DATI ISTAT RIVELANO UN AUMENTO DI 159MILA RISPETTO A PRIMA
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di Christian Montagna
Roma – Lo aveva detto e lo ha fatto il neo eletto presidente della regione Campania Vincenzo De Luca: attraverso un tweet ha reso noto di aver presentato in questura una denuncia a Rosy Bindi per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d'ufficio.
Dopo un calvario pre elezioni durato circa una settimana e dopo la pubblicazione della lista degli Impresentabili, un vero e proprio tsunami mediatico sta travolgendo i leader politici. Forte del suo successo, nonostante la pubblicazione del suo nome in quella lista, forse, De Luca comincia a convincersi sempre più di aver subito un torto e di essere stato diffamato.
Ma la Bindi dal suo canto replica così “Ritengo di avere diritto a un risarcimento, perche' sono molti anni che servo questo Paese, e le mie battaglie le ho sempre fatte a viso aperto. Chiedo le scuse da parte del mio partito: non si puo' arrivare a diffamare cosi' una persona che sta svolgendo il proprio ruolo istituzionale".
Il Pd dunque avrebbe sbagliato a reagire in questo modo screditando il lavoro della commissione Antimafia. Secondo Rosy Bindi infatti, l’obiettivo del suo lavoro sarebbe stato semplicemente quello di fornire informazioni utili ai votanti e non dunque screditare un partito piuttosto che un altro.
di Matteo La Stella
Roma – Anche quest'anno, la tanto attesa Festa nazionale della Repubblica è andata in scena:da Piazza Venezia a Via dei Fori Imperiali, un tappeto di italiani ha assistito alla deposizione della corona d'alloro sul sacello del Milite ignoto da parte del Capo dello Stato, prima dell'inizio della consueta parata militare in memoria del referendum del 1946, che sancì il tramonto della monarchia e l'avvento della Repubblica nazionale.
In apertura, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti e dal Capo di stato maggiore dell'Esercito, il generale Claudio Graziano, ha fatto visita all'Altare della Patria. Ad accoglierlo i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Piero Grasso, insieme al Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Così, sulle note dell'Inno di Mameli intonato dalla banda dell'esercito, e dopo lo scenografico passaggio delle Frecce Tricolore dell'Aeronautica Militare, il presidente Mattarella ha atteso l'alzabandiera solenne prima di depositare la corona d'alloro sul sacello del Milite ignoto, per poi allontanarsi dalla Piazza e passare in rassegna le truppe.
Tra gli applausi della folla, a bordo della Flaminia cabrio presidenziale scortata dai corazzieri in moto, il Capo di Stato ha raggiunto Via dei Fori Imperiali dove ha preso posto sul palco presidenziale in attesa dell'inizio della sfilata.
Durante la parata per il sessantanovesimo anniversario della Repubblica Italiana hanno sfilato circa 3.400 unità tra personale civile e militare, oltre alla neo partecipazione degli atleti militari e degli alunni dell'istituto “Elsa Morante” di Roma, tutti muniti di ombrelli tricolore.
“L'augurio per la festa della Repubblica, di fronte alle sfide che ci attendono, è che si sia capaci di rafforzare lo spirito autentico di unità nazionale, la coesione sociale e l'orgoglio di essere, insieme, italiani ed europei”-è quanto ha scritto Sergio Mattarella in merito alla festa della “cosa pubblica”, che, scelta nel '46, avrebbe -”inaugurato per il nostro Paese un periodo di pace, di sviluppo, di crescita sociale e democratica senza precedenti. Il desiderio di riscatto, l'amore per la patria, la fiducia nel futuro sono allora prevalsi sulle divisioni e le spinte disgregatrici”, ha spiegato il Capo di Stato prima di esprimere gratitudine alle Forze armate, che alle sfide emergenti:”Sanno rispondere con concretezza ed entusiasmo, attraverso una radicale ed innovativa revisione dello strumento militare come quella di recente avviata, tesa alla razionalizzazione interforze e all'integrazione europea”.
Tra le altre cose, il passo dei fucilieri della Marina Militare è stato scandito da un lunghissimo applauso da parte di tutti i presenti nel momento in cui hanno inviato un saluto a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sotto processo in India per aver fatto fuoco nei confronti di alcuni pescatori, scambiati per pirati.
A cura della Dottoressa Chiara Marianecci, Logopedista
Il rotacismo comunemente viene definito e conosciuto come “r moscia”, è una lieve difficoltà linguistica molto comune in cui la persona non riuscendo a produrre questo suono lo omette, oppure può sostituirlo con “l” o con la “j” o magari emerge un suono gutturale tipico della lingua francese, con vibrazione posteriore. Per molti il rotacismo non è causa di disagi di alcun genere, anzi è caratteristica propria della persona e di conseguenza non si cerca la risoluzione. In altri casi invece può divenire un problema, soprattutto per bambini e adolescenti, che nel loro percorso evolutivo, didattico e di confronto con i coetanei possono riscontrare in questo aspetto fonte di disagio. È interessante sottolineare inoltre che molti, pur non vivendo negativamente questa piccola difficoltà, si trovano costretti ad intervenire per partecipare a concorsi per lavori o accademie, come alcune militari. Il suono “r” è certamente tra i più complessi della lingua italiana, si caratterizza per un'elevazione dell'apice linguale verso la parte anteriore del palato con vibrazione della stessa grazie al passaggio dell'aria. Conseguentemente alla complessità d'articolazione, tale suono per molti bambini è l'ultimo ad essere acquisito, in alcuni casi lo sviluppo dello stesso può manifestarsi perfino intorno ai sei/sette anni.
Le cause del mancato sviluppo della “r” vanno sempre ricercate nella complessità del suono stesso: può esserci una causa organica, fisica in cui ad esempio il frenulo linguale non appare lungo e sviluppato abbastanza e di conseguenza è compromessa l'elevazione dell'apice linguale, o un'ipotonia e scarsa agilità della muscolatura della lingua, con scarsa coordinazione per la corretta articolazione del suono, si può riscontrare in contemporanea deglutizione atipica con postura linguale alterata e aspetti ad essi correlati. Le conseguenze possono essere prettamente linguistiche e in alcuni casi, in età evolutiva, il bambino nell'approcciare alla scrittura, può manifestare difficoltà nel riconoscerlo e discriminarlo, in questi casi è bene intervenire precocemente con il supporto di un logopedista. Per un caso di rotacismo si può intervenire con una valutazione e trattamento logopedico che possa mettere in luce le caratteristiche della persona, individuando le probabili cause per poi procedere con esercizi mirati; è bene diffidare delle terapie con esercizi trovati su siti o per passaparola perchè nella maggior parte dei casi è necessario un approccio ed un supporto specialistico adeguato affinchè si raggiunga l'obiettivo.
Logopedista Chiara Marianecci
3497296063
Chiara.marianecci@hotmail.it
di Angelo Parca
Mattarella si preoccupa del futuro della politica e con un padre un pò attempato e forse stanco di ripetere sempre le stesse cose ricorda che litigare divide ed esorta i politici a non cercare forzatamente il contrasto. "Le liti esasperate, le discussioni, la dialettica anche acuta creano sfiducia, contribuiscono con altri fattori a creare sfiducia e allontanano i cittadini". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riferendosi alla vita politico-istituzionale del Paese, ha richiamato alla necessita' di "maggiore armonia collettiva". L'eccesso di liti, infatti, "allontana i cittadini e senza di loro la democrazia si impoverisce". "Celebriamo questa Festa della Repubblica vedendo qualche segnale di speranza". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando al termine del concerto offerto al corpo diplomatico al Quirinale in occasione della festa della Repubblica. "Si intravede l'uscita dalla crisi", ha aggiunto. "L'Italia ha tante energie vitali positive. Allora occorre trasmettere fiducia e affiatamento" perche' possano dare il meglio di se'. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine del concerto per il 2 Giugno.
A. P.
I pentastellati hanno iniziato a bombardare, forti dei risultati che li hanno visti sostanzialmente un pò meglio delle elezioni europee ma decisamente discreti come esito a medio lungo termine. Il Movimento 5 stelle ha gia' "presentato un esposto contro De Luca alla Procura della Repubblica, indirizzato anche al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno, completo di dossier su Vincenzo De Luca". Lo ha annunciato la candidata M5S alla presidenza della Campania, Valeria Ciarambino, che ha voluto ricordare: "D'altra parte e' merito dei 5 stelle se De Luca e' decaduto da sindaco di Salerno". Dopo le elezioni Regionali, ha sottolineato ancora Ciarambino, c'e' un "vero e proprio caos istituzionale". Ma, ha proseguito, "l'aver ottenuto il 18% di voti puliti, non comprati, e' un successo. Al di là della quantità di voti conta la qualità. Noi stiamo restituendo fiducia agli elettori che dicono che il voto non serve piu' a nulla. In un paese dove il voto di scambio e' una vera piaga, potrei gioire del risultato ottenuto solo per il fatto che nel consiglio regionale piu' indagato d'Italia entreranno cittadini onesti. Ma – ha spiegato – non gioisco fino in fondo perche oggi il mio presidente della Regione e' un condannato". Quindi, ha ripetuto: "Vigileremo affinche' De Luca venga sospeso e non gli venga concesso di nominare un vicepresidente. Su questa battaglia saremo attentissimi"
A. De Marchis
Ma non la facessero troppo lunga: sono ancora il primo partito e nessuno li schioderà dalla poposition. Se hanno perso la Liguria è per i loro dispettucci interni e adesso chi ha fatto la parte del disturbatore si vedrà comunque danneggiato perché i "Renzies" hanno questa filosofia. Il Pd vince le regionali portando a casa 5 govenratori su 7. Conquistata la Campania con "l'impresentabile" De Luca, ma persa nettamente la Liguria. E dolorosamente. Almeno a sentire il commento dei vertici del Pd, che puntano l'indice contro la sinistra che ha scelto di appoggiare la Lista Pastorino (9,4% dei consensi). "Ovviamente ci amareggia il risultato della Liguria", dice la vicesegretaria Debora Serracchiani in conferenza stampa nella sede del partito. Una sconfitta, ha sottolineato, che c'e' stata "anche a causa della divisione del Pd e di una sinistra che ha ritenuto piu' utile far perdere il Pd piuttosto che continuare un'amministrazione di centrosinistra". Comunque il risultato delle regionali "ci colloca con chiarezza e determinazione nella prospettiva del 2018", conclude. L'altro vicesegretario, Lorenzo Guerini, accetta il responso delle urne e fa un'analisi: "Perdiamo in una regione e perdiamo perche' un pezzo di centrosinistra, per costruire nuovi equilibri politici, qualcuno ha consegnato quella regione alla destra. Ora serve fare una riflessione". Sulla stessa linea, ma ancor piu' diretto, Matteo Orfini, secondo il quale la conquista della Liguria da parte del centrodestra con Giovanni Toti e' "figlia di una sinistra irresponsabile che oggi festeggia la vittoria della destra".
Redazione
E' proprio così. Non lo ferma nessuno l'asfaltatore di queste regionali Matteo Salvini che è riuscito a superare Forza Italia in cinque regioni e che si appresta a conquistare il Paese. Ecco che il leader della Lega, indossa per l'occasione una delle sue magliette che tanto fanno parlare la stampa e poi si abbandona a Facebook: "Arrestati i due Rom che hanno investito e ucciso una donna. Galera per loro, e per i Campi Rom… Ruspa". Salvini commenta così il fermo di due givoani nomadi ritenuti responsabili dell'incidente di mercoledì scorso a Primavalle. Al post, Salvini allega una sua foto con la maglietta con su scritto "Ruspe in azione". Dunque il leader del Carroccio non ha dubbi sul da farsi: smantellare i campi.
Chiudere i campi in sei mesi. Salvini ha indossato la t-shirt blu con il segnale di pericolo e la scritta "ruspe in azione" anche durante la conferenza stampa per esaminare il voto delle regionali. Secondo Salvini inoltre "il problema dei rom, se si vuole, in sei mesi si risolve". Si chiudono i campi e la storia è finita
di Christian Montagna
Terminate le votazioni e comunicati i risultati, cala sull’Italia quel velo di angoscia che su molti incomberà per giorni in attesa di un futuro diverso. Quasi, come se quel giorno in cui si sta per scrivere una nuova pagina politica e tutto resta in dubbio per 24 ore, non dovesse mai finire. Le elezioni regionali di quest’anno si concludono con un netto 5 a 2: vince il partito di Renzi ma perde colpi il renzismo.
Quali sono i “Nuovi Divi” che occuperanno il trono più alto dei Consigli Regionali? Il partito di Matteo Renzi, che si trova ad essere finalmente scelto dal pubblico, conquista con difficoltà Umbria e Campania e resta leader in Puglia, Marche e Toscana; Forza Italia vince in Liguria con Giovanni Toti; il leghista Luca Zaia resta unico e solo preferito dal Veneto, asfaltando di gran lunga la renziana Moretti. Da queste nomination si delineano quelle che saranno le nuove coppie dell’anno.
M5S trionfa in sei regioni su sette e diventa il secondo partito più votato,( forse grazie anche all’allontanamento di Grillo dalle scene televisive?); Lega Nord appare visibilmente delusa e provata da quello che pensava essere il grande boom dell’anno a suon di ruspe e roulotte, a colpi di tweet e piazzate pubbliche in una televisione che ormai tutto affronta tranne che la politica vera. Ma ciò nonostante reagisce e finge un’allegria che ahimè non c’è. Salvini ringrazia su Facebook, elogia i suoi seguaci ma non riesce a nascondere l’amarezza di un risultato così insignificante. FI conquista terreno in Liguria ma non abbastanza da potersi considerare vincente; la destra è ormai latitante in molte regioni e sono lontani quei tempi in cui si ballava l’inno del “Bunga Bunga”.
Voglia di cambiamento o questione di leader inaffidabili? E’ questo il dilemma ma attenendoci ai dati pare che in molti casi siano state proprio entrambe le opzioni.
Sono già un amaro ricordo per molti, in primis i votanti italiani, le liste nere di Rosy Bindi “la Sanguinaria” che con grande fermezza aveva invitato soltanto pochi giorni fa a ponderare bene le scelte politiche. E meno male! Il caso più eclatante di quanto la commissione Antimafia sia stata presa in considerazione dal popolo è quello campano: De Luca, sindaco di Salerno che molto ha fatto per la sua città ma ben poco per le altre, si è riconfermato leader anche in Regione, forte dei suoi instancabili seguaci che con un abbondante 40% di preferenze, lo hanno incoronato “Presidente della Regione Campania”. Saranno stati i selfie con la Boschi durante la campagna elettorale a farlo vincere?
Selfie a parte, gli elettori di domenica hanno confermato al Pd una stima che mai avevano dato prima d’ora ma nello stesso momento con l’astensionismo record hanno inflitto un duro colpo alla screditata partitocrazia italiana. Troppi nomi e poca sostanza, troppi partiti senza grandi programmi: “bassa affluenza” e “candidature impresentabili” saranno i marchi di queste regionali.
Il Pd trionfa cinque volte su sette e stando ai numeri, ma del renzismo non vi è traccia. Il premier barcolla ma non molla: a governare le regioni non c’è un solo renziano, unica superstite in Veneto e pure sconfitta. Naufraga dunque l’idea di un partito della nazione, ovunque trionfa il caos e l’indecisione. Forse, è la stessa immagine dei leader politici a far sembrare il tutto così caotico.
Nessun Tweet, nessuna battuta: gli italiani hanno punito l'incapacità di Renzi di circondarsi di politici autonomi oltre all’impossibilità di rinnovare concretamente il partito . Le vittorie , di Renzi in queste regionali, dunque, sono l’espressione di quegli apparati che avrebbe lui stesso voluto rottamare ma ai quali ora è costretto ad aggrapparsi!
di Silvio Rossi
Le elezioni regionali hanno segnato, indipendentemente dal numero di regioni conquistate dal centrodestra o dal centrosinistra, la rottura degli schieramenti così come si erano delineati nelle ultime consultazioni.
Il centrodestra si è spaccato in alcune regioni. Il caso più clamoroso è stato la Puglia, dove l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano ha avuto vita facile nello sbarazzarsi di Schittulli e Poli Bortone, che hanno racimolato insieme meno di un terzo dei voti validi, contro quasi la metà del nuovo governatore, superati entrambi anche dalla candidata cinque stelle Laricchia. Una pacificazione tra Berlusconi e Fitto non avrebbe raggiunto forse il candidato del centrosinistra, ma avrebbe certo potuto fornire una credibilità maggiore alle proprie liste, che avrebbero potuto rosicchiare parte del vantaggio accumulato.
A parti inverse, la stessa strategia kamikaze è stata condotta in Liguria dal centrosinistra, che ha visto la propria candidata, designata da primarie che hanno lasciato uno strascico di polemiche, indebolita dal “fuoco amico” di quanti avevano puntato su Cofferati le proprie speranze, e dopo lo scorso 11 gennaio hanno preferito puntare su un candidato alternativo, piuttosto che votare Lella Paita. Una scelta che è stata determinante, se è vero che Toti ha vinto con un vantaggio di quarantatremila voti, mentre Pastorino, sostenuto dalla sinistra, ha avuto quasi sessantaduemila preferenze.
Una scelta, quella di abbandonare le ali, che si è dimostrata perdente proprio in Liguria, regione che vanta una tradizione di lotte sindacali, di movimenti, una regione che più delle regioni definite come “rosse” (Toscana ed Emilia Romagna su tutte). Tascurare la componente più radicale è stato l’errore che ha condannato Renzi a una sconfitta, che se non significa la caduta del castello –è stata l’unica regione persa, oltre al Veneto dove Zaia era un candidato troppo forte per sperare in un capovolgimento – mostra certamente qualche scricchiolio.
Un problema, quello delle “ali”, che affligge più la sinistra rispetto alla destra, perché se Renzi appartiene alla componente più moderata dello schieramento, Salvini, vero dominatore del campo opposto, è di suo un’ala, esprime sicuramente la destra più offensiva, più determinata, in cui le componenti più estreme si riconoscono facilmente.