GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO. MATTARELLA: "L'ITALIA HA BISOGNO DEGLI AIUTI UE"
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di Silvio Rossi
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Le ultime vicende legate a Mafia Capitale 2, con le dimissioni di Marco Vincenzi, sindaco per un decennio di Tivoli, e con il coinvolgimento di Leodori e Astorre, nomi forti del PD nei castelli, dimostrano come, nel partito del Nazareno, il tentativo di “pulizia” della federazione romana, attuata col commissariamento da parte del presidente del partito, Matteo Orfini, e col lavoro di riorganizzazione portato avanti da Fabrizio Barca, non può assolutamente risolvere la questione.
Domani, all’apertura della Festa dell’Unità cittadina, il primo intervento di Orfini affronterà proprio la relazione dell’ex ministro, chiamato a valutare la qualità dei circoli, a tagliare i rami secchi, a porre le basi per una nuova spinta.
Questo lavoro però, per il momento, è limitato alla capitale. Come se fosse Roma il problema per il partito, e non il contrario. Basta fare pochi chilometri, spostarci in uno qualsiasi dei paesi della cintura intorno all’Urbe, che ci si rende conto come l’attività politica nei circoli periferici sia ancora meno virtuosa di quanto possa apparire nelle sedi più centrali. Invece di essere palestre di idee, spesso sono luoghi dove invece di mettere a confronto i progetti, si mette in scena la battaglia su “chi ce l’ha più duro”, come avrebbe detto un leader leghista.
In molti circoli della provincia, se arriva un ragazzo nuovo che crede negli ideali del partito, non gli si chiede: “tu cosa porti”, ma “a te chi ti porta”. I contributi di idee sono ininfluenti, mentre la parolina buona del consigliere tale, è il miglior passi per portare in nuovo adepto a contare nella gerarchia del circolo.
Se il lavoro di Barca e Orfini si fermasse al Grande Raccordo Anulare, in pochi mesi, quanto fatto sarà distrutto da un’ondata di ritorno delle correnti. Solo allargandone l’azione, prima in provincia, poi nel Lazio, infine andando in altre regioni, ci sarà una possibilità di riuscita. Che in ogni caso non è scontata, perché le “vecchie glorie” non accetteranno mai di essere messi da parte, e al momento della resa dei conti, faranno di tutto per anteporre il proprio interesse a quello del partito.
di Christian Montagna
Proprio in merito alle ultime discussioni riguardo il ricollocamento degli immigrati, l’Ungheria ha fatto sapere che costruirà una barriera alta quattro metri lungo i 175 chilometri di confine con la Serbia per fermare il flusso di clandestini. Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha spiegato la decisione di Budapest di alzare un "muro" con la Serbia affermando che, mentre l'Europa discute, "l'Ungheria non puo' piu' aspettare". E meno male che si chiedeva solidarietà! Dopo Francia e Gran Bretagna arriva dunque anche il NO dall’Ungheria. E l’Italia? Sempre più sola in questa ardua battaglia che si appresta a diventare la più grande emergenza umanitaria del secolo.
Il Papa sui migranti. “Vi invito tutti a pregare perche' le persone e le istituzioni che respingono questi nostri fratelli chiedano perdono” ha così commentato il Pontefice lo scempio dell’accoglienza immigrati nel mondo. In occasione della Giornata mondiale del rifugiato del prossimo sabato promossa dall’Onu, si chiede aiuto e solidarietà anche ai fedeli. "Incoraggio, ha scandito Bergoglio, l'opera di quanti portano loro un aiuto e auspico che la comunità internazionale agisca in maniera concorde ed efficace per prevenire le cause delle migrazioni forzate".
Salvini vs Papa Francesco. Da Radio Padania, le parole del Papa vengono accolte con non poche riserve dal leader di Lega Nord Matteo Salvini che ha così replicato : “ Noi non abbiamo bisogno di essere perdonati. C'e' il Papa che dice chiediamo perdono per chi chiude la porta ai rifugiati…Ma quanti ce ne sono in Vaticano di rifugiati?". Certo "il rifugiato vero ha tutto il diritto di essere accolto ma i rifugiati veri sono un quarto di quelli che arrivano".
La risposta della Francia. Dopo gli ultimi avvenimenti, il governo francese ha fatto sapere di un piano ambizioso per creare 10.500 nuovi posti letti per accogliere richiedenti asilo e rifugiati. Il ministro dell'Interno francese, Bernard Cazeneuve ha ribadito che occorre usare pugno duro contro l'immigrazione clandestina, sul cui contrasto bisogna essere "piu' efficaci".
Ma a Ventimiglia? La situazione resta invariata. Quinto giorno di protesta per gli immigrati che sugli scogli dei Balzi Rossi, nella zona di Ponte San Ludovico attendono di poter varcare il confine.
Secondo quanto riferito dai volontari, una ventina di loro avrebbe chiesto spontaneamente di recarsi alla stazione, anche per essere sottoposti a visita medica per sospetti casi di scabbia.
Domani comincia il Ramadan. A preoccupare ora è l'inizio del Ramadan, che impone ai musulmani un mese di digiuno dall'alba al tramonto, e potrebbe ulteriormente peggiorare le condizioni di salute dei migranti. Già da giorni, in segno di protesta, gli immigrati hanno rifiutato cibo e bevande e la situazione da domani potrebbe precipitare.
I casi sospetti di scabbia. Quanto ai casi sospetti di scabbia, ha fatto sapere la Croce Rossa che "sono tutti da accertare" e comunque serve uno screening specifico. I cittadini perlopiù provenienti dal Corno d’Africa sono tuttora sorvegliati in attesa delle visite mediche. Lo stesso allarme scabbia, soltanto pochi giorni fa era stato lanciato da Roma, dal quartiere Tiburtino in cui circa 800 immigrati erano stati letteralmente abbandonati all’esterno della stazione privi di ogni genere di prima necessità.
Renzi e Cameron ad Expo. Il premier britannico David Cameron al termine dell’incontro bilaterale con Matteo Renzi ad Expo ha comunicato che la Gran Bretagna collaborerà a risolvere il problema immigrazione. Per affrontare il problema dell'immigrazione serve "un approccio globale per lavorare con i vostri servizi di intelligence in Sicilia, ha spiegato Cameron , dove noi metteremo gente e risorse per provare a interrompere i collegamenti tra la gente che cerca di partire nel Mediterraneo e gli scafisti". Al termine dell’incontro ha poi invitato l’Europa a trovare un accordo in fretta garantendo aiuti oltre che nel Mediterraneo con le navi anche con progetti in Nordafrica per tentare di stabilizzare il paese.
Non è competenza di chi scrive stabilire l’innocenza o meno del sindaco Ignazio Marino. Ci si limita solamente ad applicare l’assioma della suprema Corte di Cassazione del giudice Antonio Esposito, il presidente del collegio che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi al processo Mediaset per dire che Ignazio Marino, non poteva non sapere.
di Emanuel Galea
“Non poteva non sapere”, è ormai una frase storica, molto discussa e per la quale sono state impiegate ore, giorni, settimane e mesi di dibattiti versando fiumi d’inchiostro. Per molti è una frase che ha fatto giurisprudenza. La frase si legge nel dispositivo della condanna del processo Mediaset in cui i giudici di Cassazione riferendosi a Silvio Berlusconi scrivono: "Ad agire era una ristrettissima cerchia di persone… vicine, tanto da frequentarlo tutti personalmente, al sostanziale proprietario… Berlusconi. Un imprenditore che pertanto avrebbe dovuto essere così sprovveduto da non avvedersi del fatto che avrebbe potuto notevolmente ridurre il budget di quello che era il maggior costo per le sue aziende…." Berlusconi dunque, non poteva non sapere e fu quindi condannato. Dieci anni d’indagini e due processi infiniti. Acqua passata? Non ne siamo tanto sicuri. L’assioma storico “non poteva non sapere” potrebbe ancora trovare applicazione. La vita è un continuo divenire. Lo diceva Pirandello e lo storico ateniese Tucidide. Più specificamente ne parla il Qoelet, capitolo 1,9, senza alcuna esitazione e con convinzione recita: “Quel che è stato sarà / e quel che si è fatto si rifarà;/ non c’è niente di nuovo sotto il sole”. Possiamo non essere entusiasti dei libri sacri, eppure non possiamo scartar ad hoc la verità che questi versi racchiudono.
Il giudice Antonio Esposito è stato il presidente del collegio che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi al processo Mediaset. A sua volta fu accusato di aver violato il dovere del riserbo per un'intervista concessa prima del deposito delle motivazioni della sentenza e poi assolto dalla sezione disciplinare del Csm. Per Berlusconi fu valido il principio del “non poteva non sapere”.
Applichiamo ora il principio, allora condiviso da un largo schieramento politico, al caso odierno: la triste e squallida vicenda del “mondo di mezzo”.
Roma depredata, umiliata e trascinata nella polvere. Roma, al pari delle istituzioni nazionali si è rivelata essere una slot-machine distributrice di soldi, favori e posti di lavoro per amici e parenti. Secondo gli investigatori “Mafia Capitale” è un continuo intreccio, affare, è una fitta rete di politici e amministratori pubblici che hanno speculato su tossico-dipendenti in cura, disabili, stranieri senza lavoro, campi rom, centri di accoglienza immigrati, parcheggi, raccolta rifiuti urbani, edilizia, cura dei giardini comunali, restauro dell’aula del Campidoglio e non solo. Concedendo e favorendo commesse contro pronta mazzetta. Amministratori soggiogati da cooperative e tenuti da questi al guinzaglio come scimmie ammaestrate. Tanti nomi, i più insospettabili che durante le elezioni del 2013 ricevevano finanziamenti dalle coop riconducibili a personaggi oggi altamente indagati. Recente è la notizia che la Guardia di Finanza sta seguendo un sequestro di beni ritenuti riconducibili a Salvatore Buzzi, il “ras” delle cooperative già arrestato. Si parla di 16 milioni che per un ex detenuto, al servizio di opere “sociali”, rappresentano una cifra che agli investigatori ha richiesto approfondimenti. Il Campidoglio è sconvolto e tenuto sotto pressione da parte dell'opinione pubblica. Tanti tra gli amministratori sono indagati, altri sospettati e altri magari, informati dei fatti.
Solo il Sindaco di Roma Ignazio Marino è ignaro di tutto. Come ha scritto un giornale nazionale, “barcolla e non molla”, cercando di appoggiarsi sul movimento gay. Le cose non sono così semplici, magari! Gli ispettori della prefettura incaricati dell'accesso agli atti del Campidoglio hanno avuto sei mesi di tempo – tre mesi, poi una proroga di altri tre – per verificare e documentare il livello dell'inquinamento degli uffici messo in evidenza dall'inchiesta. Particolare attenzione è stata rivolta ad appalti e bandi di gara del Comune capitolino. Per le gare truccate ci sono stati cinque arresti. Non si è risparmiata la gara per il restauro dell’Aula Giulio Cesare. Arrestato il componente del comitato di gestione dell’agenzia del demanio accusato di aver influenzato la Direzione Regionale dell’Agenzia, avrebbe, secondo l’accusa, confezionato il bando per l’aggiudicazione della gara pubblica per la concessione dell’area intorno a Piazzale Clodio. Marco Vincenzi, capogruppo Pd al Consiglio regionale del Lazio, non indagato, però venendo a conoscenza che è stato citato nell’informativa dell’inchiesta per Mafia Capitale in merito ad alcuni presunti emendamenti che avrebbero potuto favorire il clan Buzzi, togliendo da qualsiasi imbarazzo il partito, si è dimesso. In giro c'e' tutto questo e altro. La gente in ansia domanda e protesta.
Ai piedi del Pd si è aperta questa voragine. Tutta una vita di ”oltranzisti della morale pubblica” buttato alle ortiche, si sgretola e si confonde con il liquame che tracima dalla cloaca della nauseabonda vicenda del”mondo di mezzo”. Colpisce il grido straziato di dolore di Zagrebelsky: “Il sindaco innocente, Renzi ambiguo, deve sostenerlo”.
Non è competenza di chi scrive stabilire l’innocenza o meno del sindaco Ignazio Marino. Ci si limita solamente ad applicare l’assioma della suprema Corte di Cassazione del giudice Antonio Esposito, il presidente del collegio che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi al processo Mediaset per dire che Ignazio Marino, non poteva non sapere.
Ad agire fraudolentemente, nell’Aula Giulio Cesare, c'era una cerchia di consiglieri e assessori, vicini come partito e vicini come spazio temporale, che un sindaco avveduto, dotato di una spiccata intelligenza come lo è Ignazio Marino, avrebbe dovuto essere più che sprovveduto da non avvedersi dei misfatti che si perpetrarono in Aula . Con più sagacia, acume, oculatezza, avrebbe potuto notevolmente scoprire le nefandezze che gli si matura
vano attorno.
No, Marino come Berlusconi, come Zingaretti e come lo stesso Renzi non potevano non sapere. E ora che questi signori si chiariscano con l’elettorato altrimenti il loro silenzio rischia di allargare sempre di più il varco tra la gente e le istituioni.