RIFORMA DELLA SCUOLA: ARRIVA LA FIDUCIA

di M.L.S.
Roma
– Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha posto la fiducia sul maxiemendamento in merito al ddl scuola. La notizia arriva giovedì mattina dall'Aula del Senato, dove, il presidente Piero Grasso ha sospeso la seduta alla luce della della decisione presa dalla capigruppo, che ha fissato per le ore 16 la chiamata al voto di fiducia a Palazzo Madama. La seduta rimane sospesa, in attesa dei pareri della Commissione Bilancio.

La parabola del maxiemendamento. La discussione in merito al maxi emendamento era iniziata già nella giornata di mercoledì, sull'onda delle contestazioni tra maggioranza e opposizione. Non essendosi concluso l'esame in commissione, la direttiva era giunta in Aula senza il mandato ai relatori. A presentarla, in un breve riepilogo dell'iter e dei suoi contenuti, ci ha pensato così Andrea Marcucci che, tra le altre cose ha commentato:” La scuola dopo anni di marginalità è tornata a essere al centro del dibattito culturale e politico del Paese”. Il presidente della commissione Istruzione, così facendo, ha toccato gli animi della fazione di FI, insorta nell'imediato. La contropartita è giunta successivamente con la risposta del Pd, seguita poi dagli interventi di M5S, Lega e Sel.
Il decreto legge ha l'obiettivo di: “Mettere la scuola nelle condizioni di essere la spina dorsale del Paese”, ha sottolineato ancora il presidente della Commissione Marcucci. Contestazione scenografica, poi, da parte dei pentastellati, muniti di fasce al braccio con scritto r.i.p.

Con la fiducia. I senatori hanno acconsentito alla richiesta avanzata da parte del governo per bloccare la riforma, senza che la commissione Istruzione abbia concluso l'esame e, di conseguenza senza relatori, in modo tale da essere approvata dall'Aula entro la fine di giovedì, così da approdare il 7 luglio a Montecitorio, come deciso ieri dalla conferenza dei capigruppo della camera. 




SCUOLA, MAXI EMENDAMENTO AL SENATO: COSA CAMBIERA' ?

di M.L.S.


Roma – Mercoledì, sull'onda delle proteste, approda nell'Aula del Senato il ddl sulla scuola, per mano dei capigruppo di palazzo Madama. Il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti è quello delle ore 19 della stessa giornata, che determina dunque il blocco dei lavori in Commissione Istruzione al Senato.
Il testo giunge in Aula senza l'ok della Commissione e senza relatori, e, molto probabilmente, nella giornata di giovedì arriverà al voto di fiducia, che potrebbe essere attivato senza problemi dopo il via libera del Consiglio dei Ministri all'utilizzo dello stesso.


Dopo che martedì la conferenza dei capigruppo ha appreso la notizia del mandato mancato da parte della commissione Istruzione nei confronti dei relatori che hanno il compito di riferire per l'aula, verrà portato in assemblea il testo uscito direttamente dalla Camera, su cui saranno presentate una serie di potenziali modifiche da parte dei senatori che, in commissione, faranno le veci dei relatori. Sono Pugliesi del Partito democratico e Conti di Area Popolare. A questo punto è stato riunito tutto in un maxiemendamento su cui il governo potrà porre la fiducia nel caso in cui il compromesso tra i relatori venga spezzato dalle minoranze, intensionate a non ritirare i circa 3mila emendamenti presentate in merito al ddl. Successivamente il provvedimento ritornerà all'esame della Camera.

Le novità del maxi emendamento. Le principali novità contenute nel maxiemendamento presentato dai relatori riguardano l'introduzione di un membro esterno, indicato dall'Ufficio scolastico regionale per la valutazione degli insegnanti, l'inserimento nel piano di assunzione degli idonei al concorso del 2012, l'immissione di un tetto massimo di 100mila euro per le erogazioni liberali dei privati alle scuole e l'istituzione di un bando di concorso entro il 1 dicembre 2015 per l'assunzione a tempo determinato del personale docente. È previsto anche che le prime 100mila assunzioni vengano fatte entro il mese di agosto, mentre si posticipa da ottobre a dicembre il “concorsone”, già previsto per tutti coloro che non rientrano nel piano straordinario di assunzioni. Al comma 113 del maxi emendamento viene specificato che il ministero dell'Istruzione dovrà bandire, “Ferma restando la procedura autorizzatoria”, entro e non oltre il “primo dicembre 2015, un concorso per titoli ed esami utile per l'assunzione a tempo indeterminato di personale docente per le istituzioni scolastiche ed educative statali”, mirato alla “copertura, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, di tutti i posti vacanti e disponibili nell'organico dell'autonomia, nonchè per i posti che si rendano tali nel triennio”. In fine, dirigenti scolastici saranno valutati, su base triennale, in base al miglioramento degli studenti, alla valorizzazione del personale e alle competenze organizzative. Slittano, oltretutto, all'anno scolastico 2016/2017 l'autonomia e gli albi territoriali cosi' come la chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi. 




PALERMO: IL PRIMO BENE CONFISCATO ALLA MAFIA DA GIOVANNI FALCONE ASSEGNATO AGLI SCOUT

di Angelo Barraco

Palermo – Ieri è stato inaugurato a Fondo Micciulla, presso il quartiere Altarello di Baida, il primo bene che Giovanni Falcone ha confiscato alla mafia e che è stato sequestrato alla famiglia Inzerillo nel 1980. Alla fine degli anni 70 il fondo apparteneva al boss Filippo Piraino. L’immobile è stato assegnato agli scout, dopo gli interventi di riqualificazione ospiterà la sede della base internazionale dell’Agesci e vi è stato dato il nome di “Volpe Astuta”, nome totem di una scout morta nel 1997. All’inaugurazione dell’immobile c’era il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, c’era il direttore dell’Azienda nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati Umberto Postiglione e vi erano i rappresentanti di Agesci; Matteo Spanò, Marilina Laforgia, Rosanna Birollo, Ferri Cormio. Agesci Sicilia scrive “Dopo anni trascorsi tra progetti, documenti e cantieri, il bene è adesso fruibile dagli scout e dagli abitanti del quartiere. L’inaugurazione non sarà solo un momento ufficiale e formale, ma un giorno di festa perché un bene sottratto alla mafia verrà restituito definitivamente alla collettività“ . Francesco Caminita, responsabile Agesci Palermo spiega che “Oggi a 35 anni di distanza dal primo sequestro che Falcone fece di questo bene che era della famiglia Inzerillo  si inaugura una base scout internazionale e un luogo che accoglierà tutte quelle realtà del territorio che vogliono seguire percorsi di legalità e che vogliono fare promozione del territorio“. 



ROMA: DA OGGI SARA' POSSIBILE VISITARE IL QUIRINALE

di Angelo Barraco

Roma – Il Quirinale da oggi è aperto a tutti; proprio come aveva annunciato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 2 giugno, il Quirinale da domani sarà aperto al pubblico per cinque giorni a settimana e il percorso visitabile sarà raddoppiato rispetto al passato. Il Palazzo del Quirinale sarà visitabile su prenotazione e chiunque vorrà potrà ammirare le sale che racchiudono la storia d’Italia ma che racchiudono anche grande prestigio storico ed artistico. Sarà possibile visitare le stanze dove il Presidente della Repubblica riceve ospiti illustri provenienti da tutto il mondo, sarà possibile visitare lo studio alla Vetrata dove il Presidente della Repubblica svolge le consultazioni per formare i governi, i giardini, le sale napoleoniche e i famosi musei. Due settimane dopo il suo insediamento, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva dichiarato che “Il palazzo del Quirinale ha accompagnato la storia d'Italia e degli italiani, e continua ad accompagnarla come sede della Presidenza della Repubblica. Per sottolineare questo rapporto ho disposto che il palazzo sia aperto alle visite”. Il nuovo percorso prevede un percorso che passa attraverso il salone dei Corazzieri e al salone delle Feste, la cappella Paolina che fu utilizzata per quattro conclavi ma sconsacrata in seguito alla breccia di Porta Pia e dove, in seguito ai patti lateranensi, si svolsero le nozze tra Umberto e Maria Jose nel 1930 che suggellarono la pace tra Stato e Vaticano. Per la prima volta in assoluta si apre al pubblico lo studio del Presidente, la sala della musica dove vi è un fortepiano dell’800, La sala degli ambasciatori, la sala degli arazzi di Lille, il salottino Napoleonico, la sala delle Api che raffigura lo stemma dei Barberini, e quella delle Dame nel cui pavimento e' incastonato un mosaico romano, la sala dello Zodiaco, la biblioteca del Piffetti e, come accennato poc’anzi i giardini. “Il Quirinale è uno dei luoghi principali in cui si svolge la vita della Repubblica italiana” scrive Mattarella sulla nuova pagina web. “La visita del Palazzo, con l'apertura quotidiana e l'accesso del pubblico a nuovi ambienti, conduce alla scoperta di un patrimonio di arte, storia e cultura di inestimabile valore, espressione dell'operosita', della creativita' e del genio degli italiani; permette allo stesso tempo di conoscere la sede in cui il Presidente della Repubblica svolge le sue funzioni, incontra le alte cariche istituzionali, i rappresentanti degli altri Stati e degli organismi internazionali, gli esponenti della societa' civile, i cittadini”.



UNO BIANCA: L'INTERVISTA ESCLUSIVA A "BOLOGNA VIOLENTA"

di Angelo Barraco
 
L’Osservatore D’Italia ha intervistato in esclusiva Nicola Manzan, in arte Bologna Violenta, in merito al suo album che si chiama Uno Bianca. Nicola Manzan ci spiega in questa intervista il punto di vista di un musicista che ha raccontato in musica una terribile pagina della storia d’Italia che è avvenuto a cavallo tra la fine degli anni 80 e gli anni 90. Bologna Violenta è il nome del progetto one man band di Nicola Manzan, il progetto è nato nel 2005 ed è costituito principalmente da lui che, polistrumentista e diplomato al conservatorio in violino, suona la chitarra mischiando sinfonia e rock estremo. Nicola Manzan è un musicista molto versatile che vanta un’attività di produttore discografico ma anche un’attività di condivisione del palco con  gruppi di prestigio nel panorama Rock italiano come; Teatro degli Orrori, Baustelle, Ligabue, Zen Circus, Paolo Benvegnù e molti altri. 
 
 
Uno Bianca; un capitolo della storia italiana che ha scosso gli animi di un paese. Da dove e come  nasce in te l’idea di realizzare un disco che parla di quei fatti?

– L’idea mi è venuta quando mi sono trasferito a Bologna nel 2003. Ero lì da pochi giorni e una sera sono casualmente andato al quartiere Pilastro. Subito mi sono venute in mente le scene dell’eccidio dei tre Carabinieri che avevo visto nei telegiornali all’epoca dei fatti. Quando sono rincasato, su Rai 3 stavano dando la trasmissione Storie Maledette in cui Franca Leosini intervista Fabio Savi, uno della banda. Ho pensato che una storia del genere sarebbe stata un ottimo spunto per un disco di musica estrema, un po’ sulla scia della musica descrittiva di fine Ottocento.
 
Che sensazioni prova un musicista nel raccontare fatti di cronaca nera così efferati?

– Credo che sia stato il disco per me più difficile da fare, da un punto di vista emotivo. Non sono un amante dei fatti di cronaca nera che, in genere, più che interessarmi, mi spaventano. Nel corso dei mesi, studiando i vari crimini e cercando di riportarli in musica, mi sono reso conto che questa brutta vicenda mi stava coinvolgendo (in senso negativo) più di quanto avessi immaginato. La registrazione del disco si è trasformata in una specie di incubo durato alcuni mesi.
 
 E’ stato difficile per te rapportarli in musica?

– Quello che ho cercato di fare è una sorta di colonna sonora immaginaria che raccontasse i fatti senza l’uso delle parole. Sono partito dal racconto dei singoli crimini e da quelli ho fatto le strutture dei pezzi in modo che ripercorressero a grandi linee quello che era successo. Ho cercato di creare atmosfere che potessero far capire all’ascoltatore gli stati d’animo dei presenti o delle vittime, ho sottolineato gli spari, le raffiche di mitra, le fughe in auto, il terrore e la distruzione che portava la banda quasi ad ogni colpo. Non è stato molto difficile da un punto di vista puramente tecnico, ma è stato impegnativo cercare di rimanere “distaccato” emotivamente da quello che stavo raccontando.
Il mio intento era quello di raccontare una storia senza dare giudizi, senza coinvolgimenti personali e con uno sguardo da cronista, per così dire, e forse questa è stata la parte più difficile.
 
Quali sono state le tue fonti e lo studio da te fatto sul caso?

– Ho alcuni libri che parlano della banda e dei suoi crimini. Ci sono molti tabella dell’epoca che sono stati digitalizzati, quindi si trovano facilmente in rete. Ho trovato anche molti servizi speciali, telegiornali e trasmissioni televisive che hanno parlato di questa storia, anche se devo dire che alcune sono davvero fatte male, tanto da far passare i criminali sotto una luce quasi da “eroi”, cosa secondo me molto fastidiosa.
 
Hai avuto modo di rapportarti e conoscere i parenti delle vittime?

– Ho parlato al telefono e via email con la Presidentessa dell’Associazione delle Vittime della banda della Uno Bianca, perché Il resto del Carlino, il giornale di Bologna, ha fatto uscire alcuni tabella in cui mi si dipingeva come una specie di mostro che voleva fare i soldi ed avere successo parlando di una storia di cui non potevo sapere nulla (almeno secondo loro). “Non si può fare rock su tutto”, hanno scritto. Evidentemente non hanno mai ascoltato il disco, anche se mi sono premurato di farlo avere al direttore e ai vari redattori del giornale quando sono stato contattato un mese prima dell’uscita dell’album. A quel punto, dopo due tabella che non posso che definire “diffamatori” nei miei confronti, sono stato contattato da altri parenti di alcune vittime, ai quali ho raccontato i miei intenti e ai quali ho fatto avere il disco, la copertina e tutto quello che li poteva interessare.
 
Se si, come hanno reagito alla tua iniziativa di voler realizzare un album che parlasse di quella storia? Che è anche la loro storia…

– La signora Rosanna Zecchi (la presidentessa dell’associazione delle vittime) ha capito che quanto stavo per pubblicare non era un omaggio alla banda e che il mio intento era quello di ricordare le vittime raccontando una storia di umana follia. Quello che mi ha detto è stato: “Lei faccia quello che vuole. L’unica cosa che mi auguro è che le nostre vittime siano onorate e non schernite dal suo disco”. Altri parenti delle vittime si sono fatti vivi, chiedendomi delucidazioni, e dopo aver sentito il disco mi hanno perfino detto che secondo loro ero riuscito a cogliere in pieno il dramma, il dolore ed il terrore che avevano vissuto le vittime durante i crimini. Sono rimasto molto colpito da questo, soprattutto perché tali persone mi hanno anche detto di lasciar perdere tutte le stupide questioni sollevate dal quotidiano bolognese, che stava probabilmente cercando solo uno scoop per vendere qualche copia in più. 
 
Il tuo album segue un percorso cronologico degli avvenimenti, i brani hanno come titolo la data e il luogo in cui si è verificato un determinato omicidio, sparatoria ecc…Da ciò si evince uno studio certosino nel voler spiegare all’ascoltatore questa storia; come hai affrontato tutto ciò da un punto di vista emotivo?

– Come dicevo in precedenza, ho cercato di rimanere il più possibile distaccato a livello emotivo da quello che stavo raccontando. La particolarità del disco, secondo me, è che la musica, in maniera naturale, sembra mutare nel corso dei brani, un po’ come è cambiata la storia della banda. Devo anche sottolineare il fatto che i pezzi sono stati composti e registrati in ordine cronologico e la cosa importante che ne è uscita è proprio questa lenta ma inesorabile trasformazione dello stile che man mano diventa sempre più violento e spietato. 
 
Oltre alla ricerca degli avvenimenti, da parte tua c’è una ricerca sonora che tende a marcare e ad evidenziare determinati eventi come per esempio la morte che viene contraddistinta dal suono di una campana, ci spieghi meglio questa scelta?

– Il disco, come dicevo, è una sorta di colonna sonora immaginaria degli eventi. All’interno dell’album c’è una guida all’ascolto in cui vengono riportati i crimini in questione. Se la si legge mentre si ascolta il disco si può comprendere la struttura dei pezzi e si può “entrare” nella storia in maniera più completa. Durante i vari brani (e quindi i racconti) ogni volta che qualcuno viene ucciso risuona una campana. Volevo che il disco risultasse sconvolgente almeno quanto lo è la storia in sè e il suono di una campana rimanda automaticamente ad un lutto. Credo che la successione dei rintocchi, all’interno di certi pezzi, dimostri quanto brutale è stata la banda nel suo agire. 
 
Un giornalista, quando parla di cronaca nera e di determinati avvenimenti può incontrare, nel suo percorso, qualche difficoltà per via dei temi che affronta. Per te è stato semplice pubblicare questo disco, rapportarti con i fans e far capire il tuo messaggio?

– Con i fans non ci sono stati problemi e devo dire che il mio intento è stato compreso in pieno. Anzi, sembrava quasi che si aspettassero un disco “serio”, dopo tre album in cui c’era molto sarcasmo. Non è stato facile farlo capire a chi vuole fare dei titoli altisonanti sui quotidiani, ma alla fine un po’ me l’aspettavo (non a caso eravamo stati molto attenti ad evitare che la notizia arrivasse a certi giornalisti, ma evidentemente il disco ha avuto una risonanza più grande di quello che ci si aspettava). 
 
Nella copia fisica del tuo disco vi sono riportati i nomi di tutte le vittime della Uno Bianca, immedesimarsi in questa storia, immedesimarsi in quegli anni e in quelle vite com’è stato per te?

– Il disco vuole essere un omaggio a chi è morto per niente durante sette lunghi anni di terrore. E’ terribile pensare che molte persone hanno perso la vita solo perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Del resto i componenti della banda uccidevano chiunque si frapponesse tra loro e il loro scopo finale, anche inconsapevolmente. Non c’era via di scampo per chi si trovava lì, a meno che non si inceppasse un’arma, che non facesse finta di essere stato colpito da un proiettile o altre situazioni al limite dell’incredibile. Troppe persone sono morte solo perché qualcuno voleva fare dei soldi facili.
 
Concludendo, che messaggio vuoi lanciare a coloro che hanno interpretato male ciò che volevi realmente comunicare con il tuo album?

– Vorrei dire una semplice cosa: che la smettessero di trovare dei capri espiatori, di criminalizzare persone che a volte non c’entrano niente, solo per fare degli tabella in cui si parla di “mostri” o presunti tali, passando così per i “buoni” della situazione. Anche in questo modo si rovinano molte vite. La diffamazione e la ricerca dello scoop ad ogni costo non porta a niente.



CENSIS: I NUMERI DELL'IMMIGRAZIONE IN ITALIA. AUMENTO DEL +115%

di Angelo Barraco
 
Roma – Il flusso migratorio che ha condotto nel nostro paese numerosi immigrati ha creato non pochi problemi alla politica nazionale, problemi ben noti agli italiani come le accese discussioni tra presidenti di varie regioni in merito al numero di immigrati da ospitare e via dicendo. Le città più importanti d’Italia sono affollate da immigrati e soprattutto Roma che ha un numero di stranieri pari al 12,7% della popolazione della Capitale. Il numero dei migranti è raddoppiato in maniera esponenziale rispetto al Giubileo del 2000, vi è stato un aumento del +115%.
I dati Censis riportano che gli immigrati iscritti all’anagrafe di Roma sono 363.563 e invece le comunità straniere presenti sono 185. Secondo i dati la comunità più numerosa è quella Rom che è costituita da 88.384 persone (nell’anno 2014), e rappresenta il 24,3% di stranieri in Capitale. L’altra comunità con un elevato numero di individui è la comunità filippina che è costituita da 40.443 soggetti e rappresenta 11,1%, poi vi sono i bangladesi con un numero pari a 28.473 soggetti ovvero il 7.8%, la comunità cinese con 16.079 soggetti e con il 4.4%, la comunità peruviana con circa 14.271 soggetti ovvero il 3,9%. Sembra incredibile ma dal 2000 ad oggi il numero degli italiani è diminuito del 5,2%, ovvero vi sono circa 138.000 persone in meno. Più del 70% dei 94.000 stranieri registrati all’anagrafe tra il 2007 e il 2014 è concentrata in 5 dei 15 Municipi. L’elenco dei Municipi è il seguente: il Municipio VI (Torre Maura-Torre Angela) accoglie il 29%, il Municipio I (Centro storico) accoglie il 13,8%,  il Municipio V (Prenestino-Casilino) accoglie il 12,6%,  il Municipio VII (Appio-Tuscolano) accoglie l’8,8% di immigrati,  il Municipio X (Ostia-Acilia) accoglie il 7,2% di immigrati. Le zone di Roma in cui vi sono più stranieri che italiani sono Trastevere e Martignano; a Trastevere vi sono circa 108 stranieri ogni 100 cittadini italiani ed a Martignano invece vi sono 105 stranieri ogni 100 italiani, gli immigrati presenti nel cento storico sono 89 su 100 italiani e nella zona archeologica 85 su 100 italiani. Roma si era differenziata a lungo per non avere zone di concentrazione di stranieri. Come cambierà il nostro paese con la giunta di nuovi flussi migratori? È una domanda la quale risposta rimane sospesa, ma le prospettive attuali danno un’idea di come l’interazione culturale si sta attuando. 



LEGA NORD, PONTIDA: CON MATTEO SALVINI DA VERDE A TRICOLORE

di Matteo La Stella

Dopo le campagne, vittoriose o meno, del segretario leghista Matteo Salvini in giro per l'Italia, la banderuola del Carroccio torna a Pontida, ultimo baluardo del feudo leghista nella bergamasca, vegliato dalla spada del patriarca Alberto da Giussano. Il “prato sacro”, dove nel 1167 i lombardi giurarono per la loro Lega, dove Bossi cantava le politiche autonomiste padane del dopo tangentopoli, apre oggi le sue porte al seguito italiano del Matteo antagonista, alla sua seconda Pontida da segretario, che oggi più che mai la fa da protagonista.

“La Lega non cambia?" “La Lega non cambia”, questo il tormentone del novizio Matteo Salvini, a cui si accodano i: “Non diventeremo mai un partito nazionale” dei mostri sacri, Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Le parole però, se le porta via il vento, e così, alle bandiere con la croce di San Giorgio e il Leone di San Marco, si aggiungono bandiere pugliesi, abruzzesi e di “Noi con Salvini”, movimento con cui la Lega si è presentata al centro sud. E così, nei vari interventi la Padania si sostituisce all' Italia, eccezzion fatta per le graffianti parole del nostalgico Umberto Bossi che, lacrimuccia sulla guancia, vede la sua creatura ormai cresciuta, autosufficiente e pronta a spiccare il volo per qualcun altro, anche se come un “padre”, la vorrebbe ancora piccola e secessionista. Infatti, anche oggi ha ricordato urlando “Padania”, in attesa del “libera” che non tutti i militanti hanno accolto. Oltretutto, il pilastro lombardo ha risposto alla stoccata lanciata sabato dal gioiellino di casa Lega, che alla domanda sulle differenze tra la lega di Bossi e quella attuale aveva risposto :”I voti, che in politica contano”.”La Lega non ha bisogno di allearsi”, ruggisce il fondatore della Lega Nord. Un'eventuale alleanza è possibile solo con chi “è ragionevole” e “con chi capisce che il Nord non può essere schiavo dello Stato italiano, che non è mai uscito dallo Stato fascista”. “I voti non sono niente, anche in democrazia, se non sono finalizzati a cambiare il Paese. Per fare alleanze con noi ci vogliono i voti, non chiediamo voti per i voti ma per fare le riforme. Spero che la Lega sia ancora cosi”chiude il senatur.
Salvini, in barba alla Padania e alle parole del suo antico predecessore, viaggia a bordo di un'altra barca, punta alla nazione e rincara la dose esortando i sostenitori con un “liberare l'Italia e le Italie”.

La ruspa contro tutti. La Lega non rottama, rade al suolo. La bandiere di Alberto da Giussano sventolano sullo sfondo di una ruspa posta di fianco al palco, simbolo della Lega che è. Il nuovo emblema “salviniano” compare sulle t-shirt, coniate in onore dello scandalo posto in essere dopo l'evocazione di Salvini che con queste intende radere al suolo i campi rom. “Ruspe in azione”, dallo slogan sulla maglietta, indossata anche dalla figlia di 2 anni del leader leghista, alle parole dello stesso tuonate nei confronti del presidente del Consiglio:” La ruspa fa giustizia di tanti errori: la ruspa la uso per Renzi, non per qualcun altro”, assicura, e' un “simbolo di lavoro”.

Dal Papa a Renzi, non risparmia nessuno. "Mi fa piacere" che, nel corso della sua visita in Piemonte, "abbia trovato il tempo di incontrare dei rom: sono sicuro che avra' incontrato anche torinesi sfrattati ed esodati", dice provocatoriamente. "Non mi permetterei di attaccare mai il Papa", prosegue, autodefinendosi "ultimo dei buoni cristiani"; però, "rispetto chiama rispetto: e' giusto che il Pontefice chiami aiuto per tutto il mondo, ma altrettanto giusto che chi è pagato dai cittadini italiani pensi prima ai cittadini italiani. Uomo si' ma fesso no, cristiano si ma autolesionista no”. Bambini e mamme chiamati intorno al palco insieme a lui, Salvini insiste piu' volte sull'esempio di “normalità” che vuole dare con la sua Lega. "Qui non c'è rabbia, né rancore: siamo qui per costruire la speranza e il futuro dei nostri figli. La paura la lasciamo a Renzi e alle sue damigelle” sostiene. “La scelta della Lega e' una scelta di normalità – sottolinea, citando anche San Francesco -. Noi non proponiamo cose irrealizzabili e non compriamo i voti con 80 euro”.

Programma “new age” alla Salvini.
Per chiudere il leader riparte con il suo programma, sparando tutte le cartucce, anche quelle che non ha. Parla di asili nido alla francese, gratuiti fino ai due anni, parla di Europa, che definisce:”Unione sovietica criminale, che vuole ammazzare le nostre identità e le diversità”, ma anche di servizio civile per i giovani, di flet tax al più 15% e della battaglia filorussa, contro le sanzioni dirette a Mosca. Frizzante, continua sui diritti civili e le unioni, avallando il riconoscimento di alcuni diritti per tutti, ma il:”matrimonio si fa tra un uomo e una donna e i bimbi vengono adottati dalla mamma e dal papa”.”E se dalle parti del Pd si dice che questo e' un concetto medievale- chiude sull'argomento Salvini- io dico “Viva il Medioevo”, piuttosto che la barbarie che qualcuno a Bruxelles ci vuole imporre”. Salvini dice anche di sognare un'altra Pontida, una “Pontida del sud” su cui dice:”stiamo lavorando”.




RENZI E HOLLANDE: SI CERCA UN' INTESA SUI MIGRANTI

di Christian Montagna

Milano – Un pranzo domenicale con commensali di tutto rispetto come ad esempio Umberto Eco quello di oggi a Milano tra il premier Matteo Renzi e il presidente francese Hollande. L’ennesimo incontro che chissà quanto di buono avrà portato concretamente. La questione di Ventimiglia che ha letteralmente dimostrato quanto di “Unione” in Europa poco si possa parlare, ha freddato i rapporti o meglio la stima che la nostra Italia aveva per la sua vicina Francia. Diplomazia europea paralizzata, Gendarmerie intransigente e la patata bollente rimane sempre tra le nostre mani. “Serve un approccio non muscolare. Il tema degli immigrati non si affronta dicendo che e' il problema di un solo Paese. Su questo c'e' identità di vedute tra Francia e Italia”, ha affermato Renzi, “Con la Francia non c’è stata alcuna tensione”.


Renzi si rivolge ai Presidenti di Regione. Se come poc’anzi detto tra nazioni pare non ci sia intesa e solidarietà, in Italia, la collaborazione manca anche tra le regioni. Il prossimo giovedì, il premier convocherà tutti presidenti di regione per evitare polemiche e divisioni sulla tematica. Ma, viste le premesse sarà davvero difficile riuscire a coordinarli tutti.


Hollande. “Il tema del prossimo consiglio europei dovrà essere di dire quello che ogni paese può fare perché si agisca in maniera umana, rispettosa delle dignità delle persone” ha affermato il francese Hollande durante il pranzo con Renzi. Eppure, da Ventimiglia, ancora nessun via libera. I migranti che da giorni abitano la scogliera di Ponte San Ludovico, restano ancora in terra italiana.




PAPA FRANCESCO VISITA TORINO E LA SACRA SINDONE

di Angelo Barraco

Torino – Papa Francesco oggi si trova a Torino per una visita pastorale di due giorni, il primo appuntamento di questa visita è in piazzetta Reale dove incontrerà il mondo del lavoro e l'amministratore delegato di FCA, Sergio Marchionne, Alfredo Altavilla, responsabile di Fca per la Regione Emea, il presidente della Camera di Commercio di Torino Vincenzo Ilotte, il presidente di Confindustria Piemonte Gianfranco Carbonato, Lavinia Elkann. Il Papa è stato accolto con un caloroso applauso. Immancabile la visita alla Sindone nel Duomo di Torino di San Giovanni. Il Papa, dopo essere stato accolto dai fedeli presenti in piazza e dopo averli salutati, si è recato dentro il Duomo e si è seduto di fronte la Sindone e ha pregato. Erano presenti le  suore di clausura e sacerdoti ospiti delle case del Clero della Diocesi, il Capitolo dei canonici, la Commissione Sindone, alcuni parenti del Beato Piergiorgio Frassati, l'arcivescovo emerito di Torino, cardinale Severino Poletto, e i vescovi della Conferenza Episcopale Piemontese e Valdostana. Poi si è avvicinato al sacro telo e lo ha toccato con mano. 



VENTIMIGLIA: UN CORTEO A FAVORE DEGLI IMMIGRATI

di Christian Montagna

Ventimiglia – La protesta dei centri sociali. Stazione di Ventimiglia blindata per quella che è stata la manifestazione dei centri sociali per le strade. I manifestanti sono stati tenuti lontani dal confine francese dalla Gendarmerie in tenuta antisommossa. E’ terminata senza alcuno scontro la manifestazione di circa 400 persone che hanno sfilato per le strade di Ventimiglia senza creare disordini, ma intonando slogan di solidarietà nei confronti dei migranti, che da giorni abitano la scogliera di Ponte San Ludovico. Il tutto accadeva mentre in territorio francese un gruppo di anarchici ha istituito un proprio presidio parallelo.

Restano ancora 170 immigrati sulla scogliera di Ponte San Ludovico secondo le stime della Croce Rossa Italiana. Anche la scorsa notte è passata tranquilla: la maggior parte dei migranti ha accettato di trasferirsi nei centri messi a disposizione da Rfi. Intanto, in attesa di diverse collocazioni, la vita dei migranti continua tra preghiere, Ramadan, malori, scabbia e un internet point allestito dai volontari con un pc portatile per permettere ai migranti di parlare con i familiari.


Il disorientamento dei migranti. Dopo viaggi, viaggi e ancora viaggi, la maggior parte degli immigrati non sa ancora dove si trova. La Croce Rossa ha riferito di aver ricevuto la richiesta di poter leggere della carte geografiche da parte di alcuni migranti poiché disorientati. L’appello al momento è stato fatto tramite social, affinché tramite libri scolastici e cartine geografiche si possano accontentare le richieste. “Non sanno dov’è la Norvegia, l’Irlanda; alcuni di loro vorrebbero raggiungere dei parenti” ha riferito una volontaria della Croce Rossa.


Gli immigrati minacciano il turismo. Diventano una minaccia per il turismo i migranti. Le spiagge si armano di vigilanza per evitare che si possano occupare gli stabilimenti. A Forte dei Marmi, il 10% degli stabilimenti si è dotato di vigilantes; il 50% si è legato ad agenzie di sicurezza. Il timore è che si possa creare la stessa situazione di Ventimiglia ovunque. Da Cesenatico, a Riccione, a Rimini cresce la preoccupazione degli albergatori: preoccupazione e paura anche da parte della polizia sempre più carente di organico.

 

Le riammissioni in Francia. Continua senza sosta la politica delle riammissioni: si trovano migranti irregolari sul territorio francese e si inviano in Italia perché è da li che sono partiti. Non c’è solidarietà ne tolleranza: l’Italia è davvero sola in questa battaglia? Il "riaccompagnamento" dei migranti irregolari verso l'Italia "continua in modo normale", ha riferito all’Ansa un alto responsabile della prefettura delle Alpes-Maritimes. In attesa che dall’Europa possa sbloccarsi questa situazione, a Ventimiglia, è già una settimana che centinaia di immigrati abitano la scogliera. Bambini e anziani esposti al sole h24; i volontari cercano come possono di arrecare aiuto e conforto. Di fronte alla scogliera, le guardie francesi che non lasciano passare nessuno. Oggi per assistere i bambini sono arrivati anche i volontari dell'Unicef, mentre a sostenere gli altri ci hanno pensato anche quelli di Music for peace, partiti da Genova.


Serracchiani e Boldrini.
La vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani ha invitato ogni Regione a fare la sua parte e la presidente della Camera Laura Boldrini sottolinea che la situazione coi migranti che sta vivendo l'Italia "non è di emergenza perché l'emergenza è dove c'è la guerra. L'emergenza c'è nel Mediterraneo dove sono morte 1.200 persone". 




RIFORMA SCUOLA: SE L'OPPOSIZIONE RESISTE SI PASSA ALLA FIDUCIA

di Matteo LaStella


Roma –
Il Governo e il PD, durante la tavola rotonda indetta dal premier Matteo Renzi ieri mattina a palazzo Chigi, hanno deciso di accelerare sulla riforma della scuola. Il dialogo è destinato a rimanere aperto, ma, nel caso in cui l'opposizione dovesse resistere ad un percorso condiviso in merito ai 3mila emendamenti sulla “buona scuola”, l'ipotesi di fiducia diverrà fattiva. L'obbiettivo, in attesa dell'esito prodotto dalla Commissione Istruzione nella giornata di martedì, è quello di ottenere il via libera dall'Aula del Senato entro venerdì, così da portare a casa le assunzioni dei 100mila precari.

Dalla tavola rotonda. Al fianco del premier, ieri mattina, il ministro dell'istruzione Stefania Giannini, i capigruppo di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda e il presidente della Commissione Istruzione Andrea Marcucci, che in un tweet spiega: “ Il Pd fara' di tutto per approvare 'la buona scuola' in tempi brevi. Serve tenere insieme autonomia, merito e assunzioni”. Per Ettore Rosato, invece, la fiducia serve:”per impedire che l'ostruzionismo interrompa il percorso parlamentare. Si va avanti con decisione e con la massima collaborazione a trovare le intese piu' ampie possibili, ma con l'idea che i tempi sono molto stretti per procedere alle assunzioni fin dall'inizio del prossimo anno scolastico”. Quello del presidente del Consiglio, continua Rosato:”non e' un cambio di strategia, e' un messaggio molto chiaro. Chiediamo a tutti di collaborare in una riforma che serve al Paese. Noi chiediamo di rinunciare all'ostruzionismo per consentire una rapida approvazione che consenta di rispettare anche i tempi necessari e burocratici per procedere a 100mila assunzioni”.

Cercasi alleati. Da Scelta Civica, giunge invece una richiesta di coinvolgimento degli alleati, poiché, secondo il segretario politico di Scelta Civica, è giusto organizzare una riunione con senatori e deputati del proprio partito al fine di organizzare il calendario politico del futuro, purchè:”accada altrettanto con gli alleati che anche recentemente, in occasione di passaggi cruciali, hanno garantito in modo compatto al governo voti che proprio una parte del Partito Democratico gli ha invece negato”.