"ABRUZZO CAPITALE" 1° PUNTATA: QUEI RAPPORTI TRA SOLCO DI MARIO MONGE "DI MEZZO" AI LAVORATORI (LSU) ED ASL

 

La Solco di Mario Monge, vinse l’appalto con il Comune di Roma per il Nuovo Cinema Aquila, bando ora revocato, e Mario Monge, presidente della coop, tra gli arrestati nell’inchiesta Mafia Capitale.


di Chiara Rai

Declassati e pur di lavorare addirittura costretti ad accettare un contratto che non è adeguato per loro e che gli toglie quella che ancora viene riconosciuta come “dignità” del lavoratore; attualmente, dopo 14 anni di contratto cooperative al 94% a 36 ore settimanali, sono caduti dalla padella nella brace in considerazione del subentro contrattuale della nuova società appaltatrice RTI – SIAI Scarl (Servizi integrati alle imprese). Ora sono part – time al 75% inquadrati come imprese pulizie – multiservizi a 30 ore settimanali. E parliamo di autisti di autoambulanze e non di operatori delle pulizie.

Tali lavoratori, pertanto, hanno firmato – prendere o lasciare – un nuovo contratto, quello delle imprese pulizie – multiservizi part-time al 75%, 3 livello, a 30 ore settimanali, 5 giorni lavorativi, con l’aggravio di doversi recare, a proprie spese, un giorno a settimana a L’Aquila dove prestare servizio. Quale stipendio porterà in famiglia a fine mese tale lavoratore? Questo aspetto lo affronteremo nella prossima puntata ricordando che l’art.36 della nostra Costituzione recita: ”Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.

Il fatto: E nella storia che vi stiamo per raccontare, quella degli ex lavoratori Lsu – lavoratori socialmente utili – assunti come autisti di autoambulanze presso i presidi ospedalieri di Sulmona – Castel di Sangro – Avezzano, rispunta il consorzio Solco di Mario Monge, quello per intenderci che ha vinto l’appalto con il Comune di Roma per il Nuovo Cinema Aquila, bando ora revocato, e Mario Monge, presidente della coop, tra gli arrestati nell’inchiesta Mafia Capitale.
 
Questi ex Lsu sono stati all’epoca “svenduti” alla cooperativa ma ora andiamo per gradi e vediamo perché, cosa è successo e soprattutto a cosa sono dovuti questi “giri” di contratti. Ciò premesso, stiamo parlando di servizi essenziali cosiddetti "core" che in altre regioni, come l’Abruzzo sottoposto a pesanti piani di rientro, sono stati reinternalizzati in quanto si è dimostrato che appaltandoli a cooperative e/o ditte esterne i costi alla fine sono maggiori, anzi lievitano. 

Gli affidamenti alla Solco di proroga in proroga: Ma la Solco ha avuto, tra gli altri, anche l’affidamento di tale servizio dal 2001 grazie a ripetute proroghe deliberate sempre all’ultimo momento “per garantire la continuità di un servizio essenziale”  e la situazione non appare cristallina. Si tratta, infatti, di uno scandalo che non ha ancora avuto la doverosa emersione ma che ora verrà capillarmente affrontato nell’inchiesta de L’Osservatore d’Italia che ha già messo mano ai movimenti di Solco e quindi di Mario Monge. Il nocciolo è che questi 19 autisti, solo perché “svenduti” prima ad una cooperativa ed ora a una multiservizi, percepiscono un trattamento economico alla lunga inferiore rispetto a quelli della Asl con analoghe mansioni.  Dopo 14 anni questi lavoratori si ritrovano ancora con un rapporto part-time e non gli sono state corrisposte le ore di lavoro supplementari effettuate per effettive esigenze di servizio, né buoni pasto.

Pare che di recente sia intervenuto anche l'ispettorato del lavoro per accertamenti. La soluzione sarebbe quella di reinternalizzare tale servizio con relativo personale della società appaltatrice che si limita esclusivamente a retribuire i lavoratori che utilizzano mezzi della Asl, che prendono direttive dal personale della Asl, nello specifico dalla centrale operativa del 118 di L’Aquila. Inoltre, questo non è un servizio che dovrebbe essere affidato alle cooperative sociali e/o ad altre imprese che, con il benestare dei sindacati, assumono anche ex detenuti e tossicodipendenti: chi salirebbe su un'ambulanza sapendo che alla guida potrebbe esserci un ex tossicodipendente a cui magari è stata revocata la patente in passato?

L’excursus storico. La storia inizia con l'avvio dei progetti nel marzo 1998 quando, in seguito ad una selezione per titoli(ex art.16 legge 56/87) a cura del centro per l'impiego, i lavoratori vengono assunti come autisti di autoambulanze presso i P.O. di Sulmona – Castel di Sangro – Avezzano. Il progetto aveva la durata iniziale di un anno, poi prorogato fino al 2001. Nel giugno 2001,infatti, a seguito del varo di una nuova legge, i lavoratori ricevono un telegramma da parte della cooperativa appaltatrice del servizio esternalizzato, con convenzione della durata di 5 anni, che imponeva loro di sottoscrivere un contratto di lavoro a tempo indeterminato, pena la perdita del lavoro.  La convenzione sottoscritta tra Asl e cooperativa Solco prevedeva l'assunzione di circa 76 Lsu suddivisi  per vari servizi tra cui il CUP, autisti ambulanze (42) ed altri.

Accadde che non tutti accettarono di entrare in cooperativa, motivo per cui la Asl, invece di penalizzare i dissidenti, li premiò instaurando con gli stessi rapporti di Co.co.co e modificando nel novembre 2001 la convenzione con la Solco per l'assunzione di quelli invece che avevano firmato il contratto per timore di perdere il lavoro. Al termine dei 5 anni è intervenne poi una proroga senza ulteriori gare d'appalto, fino al 2009, quando la Asl bandì un avviso di selezione – concorso interno riservato sia ai 12 autisti Co.co.co sia agli amministrativi per cui vennero assunti dall'Azienda Sanitaria a tempo determinato per 3 anni.

Quelli della cooperativa presentarono domanda che venne però rigettata. Il 16 agosto 2011 arriva poi la delibera per la stabilizzazione di tutti i Co.co.co senza concorso e sulla base di una transazione giudiziale. Appare grave la circostanza che in tale delibera si siano inserite altre 7 posizioni a cui venne applicata la stessa  transazione pur non avendo presentato né ricorso né avendo partecipato ad alcuna procedura selettiva. I primi 4 soggetti erano Co.co.co de L'Aquila mentre gli altri 3, ed è questo che appare grave, erano lavoratori della stessa cooperativa, con presidio a Castel di Sangro, che dichiarano di aver svolto contemporaneamente mansioni di Co.co.co.

Qualcuno si è accorto dell'inciucio riuscendo a far sospendere la delibera almeno per i 3 di Castel di Sangro con la conseguenza di far revocare alla Asl la delibera 1386 del 16 agosto 2011, almeno nella parte in cui prevedeva di stabilizzare i suddetti con una semplice transazione.

Del caso è stata più volte informata anche la Regione nonché diverse testate televisive ma nessuno, almeno finora, si è mosso per mettere la parola fine a tale sperpero di denaro pubblico. Tali lavoratori vengono utilizzati onde sopperire ad una carenza di organico della asl nell'erogazione di servizi di una certa rilevanza, che senza l'utilizzo di tali lavoratori, non sarebbero altrimenti erogabili: infatti la delibera nr 30 del 97 affermava che l'utilizzazione di tali lavoratori avrebbe consentito l'attivazione di servizi ed attività istituzionali rilevanti sotto il profilo sanitario e sociale, non altrimenti erogabili difettando la disponibilità della pianta organica.
Tutto quanto sopra si presume possa costituire intermediazione illecita di manodopera. E poi, visto che la gara dello scorso anno è stata annullata per carenza di requisiti tecnici da parte delle ditte partecipanti, tra cui la Solco, come è stato possibile rinnovare il contratto alla stessa  in attesa della nuova procedura in corso?(delibera 1904 del 23 dicembre 2013.)

La Legge Biagi: L'art.29 del Decreto legislativo 276/2003 – legge Biagi – impone un onere aggiuntivo alla P.A. a causa del mancato controllo oltre che per culpa in eligendo: l'ente pubblico dovrebbe verificare la correttezza dell'adempimento in corso di esecuzione e pretendere il corretto pagamento di tutti gli istituti contrattuali da parte della cooperativa appaltatrice ; le amministrazioni pubbliche non rinuncino al ruolo di regolatori sociali delle attività che promuovono e governano anche solo indirettamente:al fine di evitare che la rincorsa di servizi al minor costo possibile provochi inevitabili ricadute in termini di sotto protezione sociale dei lavoratori coinvolti negli appalti che vedono lesa soprattutto la loro dignità. Alla luce dell'introduzione di recenti integrazioni nella disciplina relativa all'obbligazione di solidarietà che nel contratto d'appalto lega il committente all'appaltatore e agli eventuali subappaltatori, è evidente l'intento del legislatore di assicurare al lavoratore impiegato nei contratti di appalto le medesime tutele spettanti ai lavoratori impiegati nei rapporti di lavoro tradizionali. Anche per tale motivo, si ribadisce l'importanza di porre particolare attenzione, di riflettere e valutare i pro e contro – chiedendo parere ai consulenti specialisti in materia- prima di decidere di affidare in appalto ad una ditta l'esecuzione di un servizio.

Ci auguriamo che la Regione faccia luce su questo scandalo perchè la dignità dei lavoratori non ha prezzo. Se non lo fa la Regione ci penserà qualche giornalista o la Procura e la Corte dei Conti ad intervenire visto che parliamo di soldi pubblici.




UNA LEGGE SBAGLIATA PER ELETTORI SBAGLIATI

di Silvio Rossi

 

La sentenza che ha rigettato la sospensione di De Luca dalla carica di Governatore della Campania, ci impone due riflessioni, diverse per merito, ma che descrivono entrambe quanto sia caduto in basso il livello della politica italiana.
Senza entrare nel merito sulla colpevolezza o meno dell’ex sindaco di Salerno, o sulle motivazioni del Tribunale, non possiamo non notare come, nel giro di un mese, ben tre leggi che hanno caratterizzato il governo Monti, sono state bocciate dalla magistratura. Tre leggi senza le quali, dell’azione del professore in Loden, resta il pannicello caldo che probabilmente ci ha permesso di evitare di giungere al livello che oggi i greci stanno sperimentando sulla loro pelle, ma che ha rinviato il problema strutturale ai successivi esecutivi.
Una bocciatura, quella odierna, alla legge Severino, che si somma ai voti negativi sulla riforma Fornero alle pensioni, che tanto ha scompigliato il piano economico-politico di questi ultimi mesi, e al blocco dei contratti degli statali, che fu lanciato la prima volta da Berlusconi, ma che il professore sposò in pieno.
La seconda bocciatura determinata dalla decisione odierna, invece, è al corpo elettorale italiano, nel suo complesso, che non ha sviluppato nel tempo i giusti anticorpi per compiere una attenta valutazione, al momento di entrare nell’urna, delle caratteristiche morali dei rappresentanti che ha mandato a governare il paese, o gli enti territoriali.
In una democrazia più evoluta della nostra (non è difficile trovarle, basta fare un giretto a caso in Europa), non ci sarebbe stato neanche bisogno di una legge Severino. Non sarebbe servita perché la Giustizia negli altri paesi funziona davvero, e non bisogna attendere dieci anni per un processo che rischia di andare in prescrizione prima della pena definitiva, e soprattutto perché un politico con la fedina penale non immacolata, non verrebbe mai premiato alle urne.
Nelle democrazie con cui ci confrontiamo, un ministro che ha copiato un testo alla tesi di laurea, che si è fatto rimborsare cifre che confrontate con i nostri consiglieri sono ridicole, o ha commesso un atto che, anche se non di rilevanza penale, è moralmente poco giustificabile, ha la creanza di rassegnare immediatamente le proprie dimissioni.
Da noi invece, l’attaccamento morboso alla poltrona costringe la politica più onesta a redigere una legge, come la Severino, che dimostra però di non rappresentare la soluzione migliore al male della malapolitica. Certe questioni non vanno affrontate con leggi nuove, ma con responsabilità e coerenza, del politico e degli elettori.




SCUOLA: LA COMMISSIONE CULTURA BOCCIA I 140 EMENDAMENTI DELL'OPPOSIZIONE. APPROVATO IL DDL

di Angelo Barraco

Roma –  Sono stati bocciati dalla commissione Cultura della Camera tutti i 140 emendamenti dichiarati ammissibili e presentati dalle opposizioni al testo licenziato dal Senato e quindi non subisce modifiche. La Commissione Cultura alla Camera ha approvato il testo del ddl Scuola e ha dato mandato alla relatrice Maria Coscia (Pd) di presentare il provvedimento in aula. Ora il Ddl approderà il 7 luglio e maggioranza e governo vogliono chiudere in tempi brevi. La commissione di Bilancio alla Camera ha dato parere favorevole così come modificato dal Senato, invece la V commissione non ha espresso condizioni vincolanti. La relatrice Maria Coscia (Pd), al termine della commissione di oggi ha detto che “Abbiamo concluso e approvato il mandato al relatore. In aula si va martedì 7 luglio, sono stati esaminati circa 150 emendamenti: le opposizioni hanno continuato a mostrare la loro contrarietà; la maggioranza invece la volontà di approvare un provvedimento positivo, con significative modifiche che hanno tenuto conto di molte critiche che sono arrivate” ha aggiunto poi che “è un passo molto importante per valorizzare il lavoro che già si fa e le tante buone pratiche ci sono nelle scuole”. 

Il ddl scuola. Si punta al rafforzamento dell’autonomia scolastica con quello che a breve da disegno di legge potrebbe diventare riforma. Libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi e dei fondi a disposizione di ogni singola scuola. L’organico sarà gestito direttamente dal dirigente scolastico che potrà proporre le cattedre ai docenti (a partire dall'anno scolastico 2016/2017) e i posti utilizzando gli albi territoriali che – dal 2016 – racchiuderanno le Reti di scuole. La chiamata degli insegnanti sarà, dunque, senza più graduatorie ma sulla base degli albi (o ambiti) a cui si accederà per concorso pubblico oppure tramite il Piano straordinario di assunzioni 2015.
 
L’autonomia. Con l'articolo 1 viene ribadita l'autonomia scolastica da attuare attraverso alcuni strumenti: la possibilità di rimodulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina; il potenziamento del tempo scuola anche oltre i modelli e i quadri orari; la programmazione plurisettimanale e flessibile dell'orario complessivo. Le scuole dovranno dunque garantire “ l'apertura pomeridiana delle scuole e la riduzione del numero di alunni e di studenti per classe” o potrà prevedere “articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scuola o rimodulazione del monte orario rispetto a quanto indicato al decreto del presidente della Repubblica 89 del 2009”. Infine, le scuole potranno rimanere aperte anche d'estate. Nei periodi di sospensione dell'attività didattica, infatti, gli istituti e gli enti locali promuoveranno 'attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive' da svolgersi negli edifici scolastici.
 
Articolo 1 – La riforma nazionale del sistema di istruzione prende il via con il primo articolo, fatto passare dalla Camera alle 11:58 di venerdì 15 maggio. L'articolo 1 disciplina l'intero ddl e presenta le finalità della riforma: prima di tutto, viene stabilita l'autonomia delle scuole, anche in relazione alla dotazione finanziaria, in modo da renderle più efficienti nelle decisioni. Questa riforma renderà le scuole più autonome e con maggior potere decisionale: secondo il governo, questo porterà a un miglior utilizzo delle risorse e delle strutture scolastiche. 
 
Ogni scuola dovrà effettuare ogni tre anni un Piano dell'offerta formativa, che aumenterà l'apprendimento degli studenti e l'apertura dell'istituto verso il territorio. Il Piano, che verrà redatto dal preside e dai docenti, stabilirà il monte ore annuale di ciascuna disciplina, in vista comunque di un potenziamento del tempo scolastico e delle attività interdisciplinari. 
 
Articolo 2 – Votato con 251 sì e 83 no, l'articolo 2 disciplina l'autonomia scolastica e le maggiori responsabilità del preside. Grazie all'autonomia delle scuole, il Piano triennale stabilirà monte ore, attività extra e fabbisogno di docenti e di personale Ata. In questo articolo compare l'annosa questione del potere del dirigente scolastico. Il preside, infatti, sentito il collegio d'istituto e secondo il Piano triennale, individuerà il personale da assegnare nella scuola; inoltre, il dirigente promuoverà i necessari rapporti con gli enti locali e le istituzioni economiche, in modo da organizzare attività lavorative per gli studenti. 
 
Inoltre viene stabilito un incremento della lingua inglese, dello studio di internet e dei social network, dei nuovi media e delle leggi dello Stato. Si combatterà il cyberbullismo e verranno tutelate le minoranze linguistiche e religiose. La scuola rimarrà aperta anche il pomeriggio, per aumentare le attività extra degli studenti. Infine, viene incrementato di 126 milioni di euro annui il Fondo per le istituzioni scolastiche.
 
Articolo 3 – Tutti gli studenti saranno dotati di un curriculum personale, che verrà pubblicato anche sul portale della scuola, e che terrà conto del percorso degli studi ma soprattutto delle attività opzionali svolte dallo studente, attività di lavoro in alternanza allo studio e attività di volontariato. Le scuole introdurranno insegnamenti opzionali a partire dal secondo biennio, che potranno anche essere finanziate da soggetti esterni. Il curriculum servirà allo studente per entrare più facilmente nel mondo del lavoro. In sede di esame di Stato, inoltre, la commissione terrà conto del curriculum personale dello studente.
 
Articolo 4 – Il governo stanzia 100 milioni di euro annui per permettere agli studenti l'alternanza scuola-lavoro. Dal terzo anno in poi, i ragazzi potranno svolgere attività di stage o tirocinio presso enti privati o pubblici, individuati dal preside, per permettere un programma di iniziazione al lavoro già dalla scuola. Ci saranno 400 ore di scuola-lavoro per gli istituti tecnici e 200 per i licei. Le attività si potranno svolgere anche all'estero e aumenteranno il valore del curriculum personale di ogni studente. 
 
Articolo 5 – Questo articolo dà disposizioni per l'insegnamento negli istituti penitenziari. Viene stabilito che per questo tipo di insegnamento è istituito un ruolo speciale, al quale possono accedere docenti che abbiano almeno tre anni di esperienza.
 
Articolo 6 – Le fondazioni che gestiscono gli istituti tecnici superiori dovranno avere un fondo minimo di 100.000 euro, per permettere il normale svolgersi delle lezioni e delle attività. Inoltre, il ministero ripartirà i fondi agli istituti in base al tasso di occubabilità degli ex studenti a 12 mesi dal diploma e al numero di corsi attivati negli stessi istituti.
 
Articolo 7 – Viene approvato il Piano nazionale scuola digitale che prevede interventi strutturali tesi a: realizzare attività volte allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti; potenziare laboratori e strumenti digitali nelle scuole; formare i docenti per l'utilizzo di tali strumenti; adottare testi digitali stile e-book da dare agli studenti. Il decreto stabilisce che 90 milioni di euro, già stanziati nel 2014 per l scuola, verranno usati in questo programma di digitalizzazione. Dal 2016 verranno spesi 30 milioni di euro annui.
 
Articolo 8 – A decorrere dal 2016, viene stabilito che l'organico di ogni scuola deve essere deciso su ambito territoriale. Questo vuol dire che verranno istituiti degli uffici regionali territoriali, grandi al massimo come una provincia, che decideranno la ripartizione della dotazione organica per ogni scuola. Questa scelta permetterà anche una maggiore interconnessione tra gli istituti che si trovano nello stesso territorio.
 
Articolo 9 – Questo è uno dei punti più cruciali di tutto il testo. Il preside, in base al Piano triennale dell'istituto, deciderà quali professori assumere nell'ambito territoriale. I docenti avranno un contratto di durata triennale, rinnovabile. Il preside deve dichiarare che il docente scelto non sia imparentato con lui (fino al secondo grado). I professori che non saranno scelti dai dirigenti scolastici verranno ricollocati dall'ufficio regionale. Inoltre, gli stipendi dei dirigenti, in totale, verranno incrementati di 12 milioni per il 2015 e di 35 milioni annui successivamente.
 
Articolo 10 – Stabilisce un “un piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente per le istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado, per la copertura dei posti vacanti e disponibili nell'organico dell'autonomia”. Saranno assunti a tempo indeterminato coloro che hanno vinto il concorso pubblico per titoli ed esami a posti e cattedre bandito dal ministero dell'Istruzione. Ma saranno assunti anche coloro che sono iscritti alle Graduatorie ad esaurimento (Gae), che, successivamente, perderanno efficacia. 
 
Articolo 11 – I professori, prima di entrare a lavorare a pieno titolo, dovranno svolgere un anno di formazione e di prova, che è subordinato allo svolgimento del servizio effettivamente prestato per almeno 180 giorni, dei quali almeno 120 per le attività didattiche. Il preside, poi, dovrà valutare la prestazione del docente.
 
Articolo 12 – Il governo stanzia 381 milioni annui per istituire la “Carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. "La Carta – si legge nel testo -, dell'importo nominale di euro 500 annui per ciascun anno scolastico, può essere utilizzata per l'acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di natura didattico-scientifica, di pubblicazioni e di riviste riferite alle materie di insegnamento e comunque utili all'aggiornamento professionale, per l'acquisto di hardware e software”. 
 
Articolo 13 – Il preside, insieme a un comitato di insegnanti, attribuirà ad alcuni professori meritevoli un bonus una tantum. Il governo stanzia, per questa somma, 200 milioni di euro annui.
 
Articolo 14 – I contratti a tempo determinato dei docenti potranno durare al massimo 36 mesi, anche non continuativi. 
 
Articolo 15 – “Il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario in posizione di comando, distacco o fuori ruolo alla data di entrata in vigore della presente legge, sulla base di un provvedimento formale adottato ai sensi della normativa vigente, può transitare, a seguito di una procedura comparativa, nei ruoli dell'amministrazione di destinazione”.
 
Articolo 16 – Viene istituito il Portale unico dei dati della scuola, pubblicando in formato aperto i dati relativi ai bilanci delle scuole, i dati pubblici afferenti al Sistema nazionale di valutazione. Questa misura costerà 100mila euro all'anno.
 
Articolo 17 – “In sede di dichiarazione dei redditi, a partire dall'anno 2016, i contribuenti che intendono destinare la quota del cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche potranno indicare la scuola del sistema nazionale di istruzione alla quale devolvere la suddetta quota”.
 
Articolo 18 e 19 – Viene istituito lo school bonus. “Per le erogazioni liberali in denaro destinate agli investimenti in favore di tutti gli istituti del sistema nazionale di istruzione, per la realizzazione di nuove strutture scolastiche, la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti e per il sostegno a interventi che migliorino l'occupabilità degli studenti, spetta un credito d'imposta pari al 65 per cento”. 
 
Articolo 20, 21 e 22 – Questi tre tabella riguardano la struttura delle scuole. Ne verranno costruite una per regione, di ultima generazione, e verranno stabiliti dei criteri di valutazione sugli edifici, soprattutto riguardo ai problemi sismici che caratterizzano alcune zone d'Italia.



RIFORMA SCUOLA: BOCCIATI 140 EMENDAMENTI DICHIARATI AMMISSIBILI, COMMISSIONE APPROVA TESTO DEL DDL

di Angelo Barraco
 
Roma – Riforma della scuola; Sono stati bocciati dalla commissione Cultura della Camera tutti i 140 emendamenti dichiarati ammissibili e presentati dalle opposizioni al testo licenziato dal Senato e quindi non subisce modifiche. La Commissione Cultura alla Camera ha approvato il testo del ddl Scuola e ha dato mandato alla relatrice Maria Coscia (Pd) di presentare il provvedimento in aula. Ora il Ddl approderà il 7 luglio e maggioranza e governo vogliono chiudere in tempi brevi. La commissione di Bilancio alla Camera ha dato parere favorevole così come modificato dal Senato, invece la V commissione non ha espresso condizioni vincolanti. La relatrice Maria Coscia (Pd), al termine della commissione di oggi ha detto che “Abbiamo concluso e approvato il mandato al relatore. In aula si va martedì 7 luglio, sono stati esaminati circa 150 emendamenti: le opposizioni hanno continuato a mostrare la loro contrarietà; la maggioranza invece la volontà di approvare un provvedimento positivo, con significative modifiche che hanno tenuto conto di molte critiche che sono arrivate” ha aggiunto poi che “è un passo molto importante per valorizzare il lavoro che già si fa e le tante buone pratiche ci sono nelle scuole”. 



TERRORISMO INTERNAZIONALE, BLITZ DELLA DIGOS: ARRESTATA LA FAMIGLIA DELLA NAPOLETANA FATIMA

di Cinzia Marchegiani


La maxi operazione “Martese” della polizia contro il terrorismo internazionale è in corso dalle prime ore dell'alba. La Polizia di Stato sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 10 persone accusate a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo.

Tra le dieci le persone arrestate, 5 albanesi e un cittadino canadese sono finiti i genitori e la sorella di Maria Giulia Sergio alias Fatima, oltre lo zio. Maria Giulia è la giovane di 27 anni convertita all'Islam con il nome appunto di Fatima Az Zahra che era già al centro dell'inchiesta milanese, dove assieme alla famiglia si era trasferita da Napoli. Dalla maxi operazione sono scattati numerosi arresti e le perquisizioni nelle province di Milano, Bergamo e Grosseto ed in una cittadina dell'Albania. Nella città di Inzago nel milanese che la Digos ha catturato il padre, la madre e la sorella di Maria Giulia Sergio la giovane italiana partita tempo fa per andare a combattere in Siria. Su Facebook, qualche anno fa, Fatima si augurava in nome di «Allah» la “vittoria sui miscredenti”. Al padre e alla madre di Maria Giulia Sergio è stato contestato l'articolo 270 quater del codice penale che punisce chi organizza la partenza di combattenti con finalità terroristiche, come previsto dal decreto legge antiterrorismo approvato in via definitiva lo scorso aprile. Tra gli arrestati anche lo zio di Maria Giulia, mentre il marito albanese e la madre di quest'ultimo sono anch'essi in Siria a combattere per la Jihad. Grazie all'attività investigativa, avviata nell’autunno del 2014, coordinata dagli uomini della polizia di Stato della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, che si è potuto indagare in particolare sulla giovane donna cittadina italiana Fatima, che subito dopo la conversione ha intrapreso un percorso di radicalizzazione che l'ha poi spinta a partire insieme al marito alla volta della Siria, per raggiungere lo Stato Islamico e partecipare al jihad. Le attività tecniche condotte dalla polizia hanno consentito di ricostruire il percorso seguito dalla giovane coppia per il raggiungimento della Siria. In particolare attraverso l'intercettazione dell'utenza, in uso ad un coordinatore dell'organizzazione dei foreign fighters dello Stato Islamico, è stato possibile ricostruire l'attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere il Califfato.

Dichiarazioni della mamma di Giulia, Assunta Bonfiglio, quando era sospettata di essere una dei quattro foreign fighters italiani arruolati volontari dall'Isis in Siria: “Dietro al velo non si nasconde una terrorista. Mia figlia Fatima è buona, chi la conosce può confermarlo. E ha la forza di chi lotta per una causa giusta. e poi ancora – non ho contatti con Fatima da qualche tempo e non ho idea di dove sia, ma so che Allah la protegge”. Fatima, dopo aver sposato prima un marocchino e poi un albanese (alcuni familiari di quest'ultimo sono stati arrestati) e dopo aver frequentato anche la moschea di Treviglio (Bergamo), sarebbe partita da Roma con un aereo diretto ad Istanbul. Dalla capitale turca, poi, dopo aver attraversato il confine, avrebbe raggiunto la Siria per unirsi ai fondamentalisti del sedicente Stato Islamico.

Maxi blitz, intercetta cellula quaedista che proponeva anche la pianificazione ed esecuzione di atti terroristici in Italia e in Nord Africa. I carabinieri del Ros invece hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura della Repubblica di Roma, nei confronti di due cittadini maghrebini indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transanzionalità del reato. Un terzo indagato è già detenuto per reati di terrorismo in Marocco. Al centro delle investigazioni, una cellula di matrice qaedista dedita al proselitismo, indottrinamento e addestramento mediante un sito internet creato e gestito dagli stessi indagati. La cellula si proponeva anche la pianificazione ed esecuzione di atti terroristici in Italia e in Nord Africa. 




IMMIGRAZIONE, ECCO I DATI ONU: ITALIA INVASA DA 137MILA IMMIGRATI

di Angelo Barraco

Ginevra – L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha reso noto che i migranti che hanno attraversato il Mar Mediterraneo in direzione Europa nei primi 6 mesi del 2015 sono 137.000, ovvero l’83% in più dallo stesso periodo del 2014. Dall’organizzazione sottolineano in un nuovo progetto che la crisi del Mediterraneo ha proporzioni storiche ed è in primis una crisi di rifugiati da proteggere.
 
Ultimi sbarchi in Italia: Nel porto canale di Cagliari sono arrivati ieri 448 che sono stati soccorsi a largo della Libia, sono stati portati nel porto di Cagliari dalla nave Rio Segura della Guardia Civil Spagnola. Secondo quanto emerge, tra loro vi sono anche donne incinte. I migranti arrivano tutti dal Sudan, Eritrea, Senegal. Il piano di accoglienza disposto per loro prevede lo smistamento in diverse strutture con collaborazione con la Caritas. Intanto sono iniziate nello Stretto di Sicilia, su indicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, le operazioni di recupero dei corpi di quello che viene considerato il peggiore disastro in mare della storia, l’inabissamento del peschereccio con 700 persone a bordo avvenuta il 18 aprile del 2015. Ieri pomeriggio al porto di Palermo sono giunti 647 immigrati soccorsi nel Canale di Sicilia, tra i profughi vi sono 95 donne e minori. In 21 operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono stati salvati circa 2900 migranti. Durante le operazioni di salvataggio sono intervenuti mezzi del dispositivo Triton: CP906 Nave Corsi e ben 2 motovedette classe 300 della Guardia Costiera e vi è stato anche l’intervento di una nave militare spagnola. Nelle operazioni di soccorso sono sopraggiunte anche Nave Euro della Marina Militare Italiana e la Nave Phoenix del MOAS. 

Nuovi ingressi per gli immigrati in Italia: L’arrivo di nuovi immigrati fa storcere il naso a molti italiani per via delle strutture di contenimento. Lo stereotipo tipico che si ha degli immigrati è quello associato al barcone come mezzo di trasporto utilizzato da essi per giungere in Italia, ma per la quarta volta nell’arco di qualche settimana viene adoperato dagli immigrati un nuovo modo per entrare in Italia, le montagne. I profughi che fuggono dall’Est vanno in Friuli Venezia Giulia e non passano soltanto dalla bassa quota ma anche dalle vette prossime all’ex valico di Polava nei pressi di Cepletischis. Tale circostanza si è verificata ieri, dove ben 25 clandestini di nazionalità Afghana e Pakistana, tutti uomini di cui 5 si sono dichiarati minorenni, sono apparsi all’improvviso sulla strada che dal rifugio Pelizzo conduce a Montemaggiore. La segnalazione della loro presenza è arrivata dai cittadini li aveva visti, il gruppo di persone intorno alle 7.30 aveva raggiunto Masseris. Sopraggiunti i Carabinieri i profughi sono stati portati in caserma per essere segnalati. Il Sindaco di Savogna dice che “È il quarto caso in un ristretto lasso di tempo. Diversamente da quanto successo alcuni giorni addietro, però, i clandestini sono arrivati nei nostri paesi dall’arteria che conduce al rifugio. Un percorso ben strano, che stiamo cercando di ricostruire”. Il primo cittadino continua dicendo che ”Solo in un’occasione è stato notato il mezzo da cui sono sbarcati i profughi: si trattava di un pulmino con targa ungherese, di cui purtroppo non si è stati in grado di annotare la targa. Su una pista nel bosco, inoltre, sono stati ritrovati documenti rilasciati ai migranti proprio da autorità ungheresi”. 
 
Reazioni politiche: Sul fronte politico vi sono pareri contrastanti in merito al tema degli immigrati. Matteo Salvini, Leader della Lega Nord ieri scriveva su facebook “Nave con 647 clandestini in arrivo a Palermo. Tutte "risorse"? Buona giornata Amici” per poi proseguire oggi con il seguente post “Operazione anti-terrorismo stamattina, 10 arresti di islamici ritenuti pericolosi fra Milano, Bergamo, Grosseto e l'Albania.
Intanto gli sbarchi continuano…Al governo abbiamo degli incapaci o dei complici???” 
 
Un paese che si muove: L’integrazione è il primo passo per un’armoniosa convivenza e soprattutto è il primo passo per un miglioramento ed un accrescimento culturale. L’esempio di tale integrazione è avvenuto a Bologna, nel comune di Sasso Marconi, dove due ospiti di Villa Angeli,  punto di riferimento per la quota di rifugiati prevista nel Distretto di Casalecchio di Reno, sono stati inseriti come volontari nelle squadre di manutenzione del territorio e degli impianti sportivi. I due giovani, del Senegal e del Mali, cominceranno a luglio e il Sindaco ha detto che ha assegnato a loro questa manzione perché “sono i più motivati”.



MARO': CORAGGIO AI FUCILIERI DELLA MARINA MILITARE. LATORRE E' VICINO A GIRONE

di Angelo Parca

«Inondiamo» la bacheca Facebook del fuciliere barese Salvatore Girone di «un cuore, un bacio, una bandiera dell'Italia oppure un 'mi piacè e facciamogli sentire il nostro affetto e supporto». A lanciare la proposta su Facebook è Massimiliano Latorre, riferendosi all'altro marò, attualmente trattenuto in India, insieme a lui accusato di avere ucciso due pescatori indiani nel corso di un'operazione antipirateria. «È un Leone ma è anche un uomo – scrive Latorre – Dai tutti insieme. Son sicuro che saremo in tanti». Quattro giorni fa l'Italia ha attivato l'arbitrato internazionale sul caso dei fucilieri di Marina

 

Attivato l'arbitrato internazionale. L'Italia ha attivato l'arbitrato internazionale sul caso dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. La decisione, che il Parlamento aveva sollecitato, e' stata presa a conclusione della necessaria fase negoziale diretta con l'India e di fronte alla impossibilita' di pervenire a una soluzione della controversia. L'Italia chiedera' immediatamente l'applicazione di misure che consentano la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in patria di Girone nelle more dell'iter della procedura arbitrale. Da parte italiana, vi sara' un impegno a tutto campo per far valere con la massima determinazione le ragioni a fondamento della nota posizione italiana sulla giurisdizione e sull'immunita'. Obiettivo – si legge in una nota della farnesina – e' la conclusione positiva della vicenda, protrattasi sin troppo a lungo, dei nostri due maro' ai quali il governo rinnova la sua vicinanza. Il governo, nelle ore precedenti l'attivazione dell'arbitrato ha informato della decisione i presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato e della Camera dei Deputati. 

 

"Bene governo su arbitrato". "Esprimiamo apprezzamento per la decisione del Governo di attivare, come richiesto da tempo dal Parlamento, la procedura dell'arbitrato internazionale per la risoluzione con l'India della vicenda dei Fucilieri di Marina, attivazione della quale eravamo stati informati nelle ore precedenti". Lo scrivono, in una nota, i presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera e del Senato, Fabrizio Cicchitto, Elio Vito, Pier Ferdinando Casini e Nicola Latorre. "Ora e' il momento dell'unita' delle Istituzioni e del Paese per vedere finalmente affermati, secondo le norme del diritto nazionale ed internazionale, l'innocenza e i diritti dei Maro' e dell'Italia, dopo oltre tre anni di ingiusta detenzione.A Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rinnoviamo a nome nostro personale e delle intere Commissioni che rappresentiamo, i sentimenti di vicinanza e solidarieta' che abbiamo piu' volte manifestato", aggiungono.

 

 

Slitta ancora il caso marò dinanzi alla Corte Suprema indiana: la prossima udienza sul caso, fissata al 7 luglio, slittera' probabilmente al 14. La Corte, massima istanza giudiziaria indiana, deve decidere sul ricorso presentato da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone contro l'impiego della polizia investigativa Nia nel processo a loro carico per la morte di due pescatori indiani. A fine aprile, la Corte Suprema indiana aveva deciso di rinviare a dopo il primo luglio -dopo oltre due mesi di vacanze estive- l'esame di tutte le cause pendenti, oltre una ventina inclusa quella dei due
maro'. Cio' malgrado gli stessi giudici indiani nell'udienza del 9 aprile aveva stigmatizzato le tattiche -da loro definite, dilatorie- della difesa italiana per rinviare l'inizio del processo. L'udienza adesso sara' proprio alla vigilia della scadenza, il 15 luglio, dei tre mesi concessi a Latorre per proseguire in Italia le cure dopo l'ictus che lo ha colpito nell'agosto 2014 e l'intervento al cuore del 5 gennaio scorso. Intanto, il 7 luglio e' prevista l'udienza dinanzi al Tribunale speciale di New Delhi, che si deve occupare del processo; ma l'inizio del procedimento penale finora e' sempre stato rinviato proprio in attesa che si pronunci la Corte suprema sul merito del ricorso presentato dai due fucilieri




RUBY TER: PM, BERLUSCONI AVREBBE DATO 10 MILIONI PER PAGARE IL SILENZIO DELLE RAGAZZE

di Angelo Barraco

Milano – E’ stata chiusa dalla Procura di Milano l’inchiesta Ruby Ter in vista del processo a carico di Silvio Berlusconi, Ruby, altre ragazze e l’avvocato Luca Giuliante. Sono tutti accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari e di falsa testimonianza. L’accusa di corruzione è rivolta a Berlusconi che avrebbe versato alle ragazze, per pagare il loro silenzio sulle notti ad Arcore, circa 10 milioni di euro e beni avente cospicuo valore economico. Oltre ai 10 milioni, Silvio Berlusconi avrebbe dato 7 milioni a Ruby per aprire delle attività all’estero, come un ristorante in Messico. La procura di Milano contesta all’ex compagno di Ruby, Luca Risso, l’ipotesi di riciclaggio in merito ai sette milioni. Niccolò Ghedini e Piero Longo sono i legali storici di Berlusconi che erano indagati per corruzione in atti giudiziari nel fascicolo “Ruby Ter”. Non compaiono nell’avviso di chiusura delle indagini i loro nomi, come non compaiono i nomi di altre persone. 
 
Il procuratore Edmondo Bruti Liberati e il procuratore aggiunto Pietro Forno insieme al pm Tiziana Siciliano e al pm Luca Gaglio, titolari dell’inchiesta “Ter”, durante una conferenza hanno spiegato che Ruby, dei 7 milioni ricevuti da Berlusconi, avrebbe investo 2 milioni a Dubai. Secondo i pm, Ruby avrebbe intascato da Berlusconi soldi in contanti, compresi 800mila euro tra 2013 e metà 2014 e colui che si occupava di custodire i versamenti era l’avvocato Luca Giuliante. I pm ritengono che tra Berlusconi, Ruby e le altre ragazze, le cosiddette “olgettine”, vi fosse un accordo corruttivo risalente al periodo delle cene ad Arcore. Il pm spiega che “l'esborso di illeciti pagamenti in denaro per oltre 10 milioni di euro, oltre alla corresponsione di utilità quali concessione a titolo gratuito di case, pagamento di utenze, spese mediche e altre, unitamente a doni di elevato valore economico quali autovetture”. I pm ritengono che 3 milioni di euro sarebbero andati alle ragazze per non farle parlare e 7 milioni a Ruby. I soldi servivano per comprare il silenzio o rendessero dichiarazioni false nei due processi Ruby. Dalle indagini è emersa una 'tranche' da 400mila euro versata alla marocchina (avrebbe preso soldi fino allo scorso marzo), circa il 50% sarebbero finiti a Luca Risso. Gli inquirenti attendono una rogatoria avviata in Messico per fare ulteriori accertamenti. 



REGIONE PUGLIA: IL PRESIDENTE EMILIANO SCEGLIE LA PROPRIA COMPAGNA COME ADDETTO STAMPA

di Angelo Barraco
 
Bari – Il neoeletto presidente della Regione Puglia Michele Emiliano,  ha scelto il suo adetto stampa, ovvero la sua compagna Elena Laterza. La donna segue professionalmente il governatore da circa dieci anni, ovvero quando era Sindaco di Bari. La scelta del presidente Emiliano ha destato scalpore ma la donna ha voluto spiegare che “Il mio lavoro è sotto gli occhi di tutti ormai da undici anni. Non intendo buttare a mare la mia vita professionale”. Il nuovo capo di gabinetto è invece Claudio Stefanazzi. Non si sa ancora a quanto ammonta l’ingaggio di Elena Laterza, gli addetti stampa dei predecessori di Emiliano percepivano tra i 140mila e i 90mila lordi l’anno. Antonella Laricchia, consigliere del M5S, ritiene che la scelta del governatore Emiliano sia “una scelta abbastanza inopportuna. Tant'è che, per quanto ci riguarda, abbiamo stabilito di non assumere come collaboratori del gruppo consiliare persone a cui siamo legati sentimentalmente o con cui siamo imparentati”. Dal suo canto il governatore ha postato un Tweet, che ha rimosso subito dopo, in cui spiegava che “Non cambio il miglior addetto stampa che abbia mai avuto e che lavora per me da 11 anni solo perché ci siamo innamorati. Non sarebbe giusto”. 



IMMIGRATI: ANCORA SBARCHI SIAMO AL COLLASSO

di Angelo Barraco
 
Cagliari – Il flusso di immigrati che dalla Libia giunge in Italia nell’ultimo periodo ha avuto un incremento, gli sbarchi si sono verificati quasi ogni giorno e le strutture sono ormai al collasso. Costoro giungono da paesi in cui la guerra e la morte fanno da padroni e cercano semplicemente un’altra opportunità, ma noi siamo in grado di dare loro questa opportunità? Le strutture in Italia sono ormai al collasso e la mancata collaborazione di alcune regioni non favorisce la distribuzione degli immigrati sul territorio. Nel porto canale di Cagliari sono arrivati 448 che sono stati soccorsi a largo della Libia, sono stati portati nel porto di Cagliari dalla nave Rio Segura della Guardia Civil Spagnola. Secondo quanto emerge, tra loro vi sono anche donne incinte. I migranti arrivano tutti dal Sudan, Eritrea, Senegal. Il piano di accoglienza disposto per loro prevede lo smistamento in diverse strutture con collaborazione con la Caritas. Intanto sono iniziate nello Stretto di Sicilia, su indicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, le operazioni di recupero dei corpi di quello che viene considerato il peggiore disastro in mare della storia, l’inabissamento del peschereccio con 700 persone a bordo avvenuta il 18 aprile del 2015.  Oggi pomeriggio al porto di Palermo sbarcheranno 647 immigrati soccorsi ieri nel Canale di Sicilia, tra i profughi vi sono 95 donne e minori. Salvini commenta questo nuovo arrivo con questa frase sulla sua pagina pubblica di facebook: “Nave con 647 clandestini in arrivo a Palermo. Tutte "risorse"? Buona giornata Amici”.

Rimanendo sempre sul fronte migranti, il Sindado di Roma Ignazio Marino stamane era atteso a Palazzo San Macuto per un’audizione della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza e identificazione degli immigrati, ma ha avuto un malore la notte scorsa ed è stato ricoverato al Policlinico Gemelli. Secondo le ultime indiscrezioni, il Sindaco di Roma si trova ancora in ospedale. 
 
Integrazione: Gli immigrati vengono da noi per lavorare non per oziare, e bisogna precisare che non vengono per rubare il lavoro agli italiani come ci suggeriscono i politicanti con il muso storto. L’integrazione è il primo passo per un’armoniosa convivenza e soprattutto è il primo passo per un miglioramento ed un accrescimento culturale. L’esempio di tale integrazione è avvenuto a Bologna, nel comune di Sasso Marconi, dove due ospiti di Villa Angeli,  punto di riferimento per la quota di rifugiati prevista nel Distretto di Casalecchio di Reno, sono stati inseriti come volontari nelle squadre di manutenzione del territorio e degli impianti sportivi. I due giovani, del Senegal e del Mali, cominceranno a luglio e il Sindaco ha detto che ha assegnato a loro questa manzione perché “sono i più motivati”.
 
Ultimi sbarchi: In 21 operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono stati salvati circa 2900 migranti. Durante le operazioni di salvataggio sono intervenuti mezzi del dispositivo Triton: CP906 Nave Corsi e ben 2 motovedette classe 300 della Guardia Costiera e vi è stato anche l’intervento di una nave militare spagnola. Nelle operazioni di soccorso sono sopraggiunte anche Nave Euro della Marina Militare Italiana e la Nave Phoenix del MOAS.  
L’arrivo di nuovi immigrati fa storcere il naso a molti italiani per via delle strutture di contenimento. Lo stereotipo tipico che si ha degli immigrati è quello associato al barcone come mezzo di trasporto utilizzato da essi per giungere in Italia, ma per la quarta volta nell’arco di qualche settimana viene adoperato dagli immigrati un nuovo modo per entrare in Italia, le montagne. I profughi che fuggono dall’Est vanno in Friuli Venezia Giulia e non passano soltanto dalla bassa quota ma anche dalle vette prossime all’ex valico di Polava nei pressi di Cepletischis. Tale circostanza si è verificata ieri, dove ben 25 clandestini di nazionalità Afghana e Pakistana, tutti uomini di cui 5 si sono dichiarati minorenni, sono apparsi all’improvviso sulla strada che dal rifugio Pelizzo conduce a Montemaggiore. La segnalazione della loro presenza è arrivata dai cittadini li aveva visti, il gruppo di persone intorno alle 7.30 aveva raggiunto Masseris. Sopraggiunti i Carabinieri i profughi sono stati portati in caserma per essere segnalati. Il Sindaco di Savogna dice che “È il quarto caso in un ristretto lasso di tempo. Diversamente da quanto successo alcuni giorni addietro, però, i clandestini sono arrivati nei nostri paesi dall’arteria che conduce al rifugio. Un percorso ben strano, che stiamo cercando di ricostruire”. Il primo cittadino continua dicendo che ”Solo in un’occasione è stato notato il mezzo da cui sono sbarcati i profughi: si trattava di un pulmino con targa ungherese, di cui purtroppo non si è stati in grado di annotare la targa. Su una pista nel bosco, inoltre, sono stati ritrovati documenti rilasciati ai migranti proprio da autorità ungheresi”. 



LIGRESTI JR. RIENTRA IN ITALIA E CONCORDA I DOMICILIARI

Redazione

Si è costituito nel pomeriggio di lunedì 29 Giugno 2015 al valico di frontiera di Chiasso Paolo Ligresti, figlio di Salvatore, dopo due anni circa di latitanza in Svizzera. A carico del 'rampollo' della famiglia Ligresti pendeva dal luglio del 2013 un'ordinanza di custodia in carcere per aggiotaggio e falso in bilancio in uno dei filoni dell'inchiesta su Fonsai. Il gup Andrea Ghinetti, però, nei giorni scorsi ha disposto gli arresti domiciliari e oggi, come anticipato dal sito de 'l'Espresso', Paolo Ligresti si è costituito ed è andato ai domiciliari.

"Do il mio consenso all' estradizione verso l'Italia, ma chiedo che la misura cautelare venga convertita da carcere a domiciliari". Così, in sostanza, Paolo Ligresti, che oggi si è costituito dopo circa 2 anni di latitanza, ha fatto sapere, nei giorni scorsi, attraverso il suo legale alla Procura di Milano e al gup Andrea Ghinetti che si sarebbe consegnato a patto di non finire in carcere. Istanza accolta dal giudice. Il giudice ha dato l'ok all'istanza della difesa (avvocato Davide Sangiorgio), modificando la misura del carcere in domiciliari, perché, da quanto si è saputo, la volontà espressa da parte del figlio di Salvatore Ligresti di consegnarsi alle autorità italiane ha fatto decadere di fatto il pericolo di fuga. Inoltre, l'altra esigenza cautelare contestata nell'ordinanza d'arresto del luglio 2013, ossia il pericolo di reiterazione del reato, si è di molto attenuata, secondo il gup, dato il tempo trascorso dalla presunta commissione dei reati a lui imputati (aggiotaggio e falso in bilancio) e visto che Paolo Ligresti non ha più cariche societarie. Il giudice, nei giorni scorsi, ha trasmesso l'ordinanza di modifica della misura cautelare alle autorità svizzere, che avevano sempre negato l'ok all'estradizione, anche perché il figlio dell'ex patron di Fonsai è cittadino elvetico. Con la modifica della misura e con il consenso espresso di Paolo Ligresti, la Svizzera ha dato formalmente via libera all'estradizione e oggi l'ex componente del cda di Fonsai si è consegnato alla frontiera di Chiasso. Verrà interrogato dal gup Ghinetti probabilmente all'interno dell'udienza preliminare che si è aperta nei mesi scorsi e che proseguirà mercoledì prossimo, primo luglio.

SALVATORE LIGRESTI


Origini e carriera imprenditoriale. È nato a Paternò, in provincia di Catania, da una famiglia di agiati commercianti, ha un fratello minore Paolo, medico cardiologo e imprenditore. Ha studiato Ingegneria prima a Palermo poi a Padova[1]. Giunse a Milano per prestare servizio militare nell'Aeronautica. Congedato decise di stabilirsi nel capoluogo lombardo e aprì uno studio di progettazione. Nel 1966 sposò Antonietta Susini, detta Bambi, figlia del provveditore alle Opere pubbliche della Lombardia, Alfio Susini. Dal matrimonio nacquero tre figli: Giulia Maria, Gioacchino Paolo e Jonella.

Negli anni intrecciò importanti e proficue relazioni con l'avvocato Antonino La Russa, il finanziere Michelangelo Virgillito, entrambi originari di Paternò, l'imprenditore Raffaele Ursini ed Enrico Cuccia patron di Mediobanca. L'ascesa nel campo degli affari fu rapida, specialmente a cavallo dei primi anni Ottanta: nel 1978 dichiarò al fisco 30 milioni di Lire di imponibile, e nell'arco di pochi anni divenne uno degli uomini più ricchi d'Italia. Fu infatti in questi anni che la fortuna economica di Ligresti, soprannominato Don Salvatore, fece il salto di qualità, complice il boom edilizio della cosiddetta "Milano da bere", degli importanti appalti edilizi che riuscì ad ottenere e delle amicizie influenti.

Ligresti reinvestì i proventi ricavati dalle attività di costruzioni in una serie di partecipazioni societarie di importanti aziende italiane dell'epoca, tra le quali Pirelli, Gemina, Mediobanca e SAI. Queste partecipazioni societarie gli valsero il soprannome di Mister cinque per cento[3]. Grazie al sistema di scatole cinesi[4], ai patti di sindacato e alle azioni di risparmio, Ligresti fu in grado di controllare diverse s.p.a malgrado detenesse soltanto una piccola parte delle azioni.

Scandali giudiziari – Sequestro della moglie e sospetti legami con la Mafia. Il 5 febbraio 1981 Bambi Susini, moglie di Ligresti, venne rapita dai mafiosi Pietro Marchese, Antonio Spica e Giovannello Greco, fedelissimo di Stefano Bontate. Il sequestro si risolse un mese più tardi senza conseguenze per la Susini, che venne rilasciata a Origgio, grazie al pagamento di un riscatto di seicento milioni di lire. Due deI tre autori del sequestro, dopo essere stati individuati, furono ritrovati morti assassinati: Antonio Spica, in una discarica di Bollate alle porte di Milano, Pietro Marchese, nel carcere dell'Ucciardone, mentre Giovanni Greco scomparve nel nulla. Nel 1984 Ligresti è stato oggetto di un'inchiesta della procura di Roma e poi nel 1985 di quella di Milano per questi fatti, ma entrambe le inchieste non portarono a nulla.

Scandalo delle Aree d'oro. Nel 1986 Ligresti fu protagonista dello scandalo delle cosiddette "Aree d'oro". Il 18 marzo 1986 l'assessore all'Urbanistica, Carlo Radice Fossati[11], fece approvare una delibera con cui il Comune di Milano acquistava dei terreni agricoli di Ligresti a 5000 lire al metro quadro. In ottobre una giornalista informò Radice Fossati che la precedente giunta di sinistra aveva già concordato l'acquisto di quei terreni a prezzi molto più bassi: 500, 800 e 1000 lire al metro quadro. L'assessore allora, condotta una ricerca negli archivi comunali, trovò le lettere d'impegno, firmate dal suo predecessore Mottini e da Ligresti. Come conseguenza di questo scandalo si dimise la giunta socialista, presieduta dal sindaco Carlo Tognoli, e la magistratura aprì un'inchiesta che terminò con un'archiviazione.

Tangentopoli. Nel 1992 venne arrestato nell'ambito dello scandalo di Tangentopoli, accusato di corruzione per aggiudicarsi gli appalti per la costruzione della metropolitana di Milano e delle Ferrovie Nord. Trascorse 112 giorni presso il carcere di San Vittore e fu condannato a due anni e quattro mesi, ma con l'affidamento ai servizi sociali e lavoro per la Caritas ambrosiana al posto del carcere. La condanna definitiva del 1997 comportò la perdita dei requisiti di onorabilità richiesti per ricoprire incarichi in Premafin e Fondiaria-Sai. Per questo motivo i figli gli subentrarono negli incarichi operativi.

Il caso Unipol-Fonsai. Dopo anni di cattiva gestione Fonsai, Milano Assicurazioni e Premafin, le principali società della famiglia Ligresti, sono profondamente indebitate e sull'orlo del fallimento. Nel 2011 i Ligresti sono costretti a cederne il controllo, su pressione di Mediobanca, storico partner di famiglia, alla Unipol. Per evitare il fallimento delle tre società il management di Mediobanca, che da un simile evento rischierebbe di perdere oltre un miliardo di euro, propone a Unipol la fusione con esse. A partire da questa vicenda sono state avviate due inchieste dalle Procure di Milano e Torino.

Inchiesta della procura di Milano. Viene aperta nel 2012 allo scopo di indagare Ligresti per il reato di aggiotaggio in relazione a due trust esteri titolari del 20% di Premafin, riconducibili a Don Salvatore; un secondo filone d'inchiesta riguarda la bancarotta delle holding immobiliari di famiglia. Nel maggio dello stesso anno Ligresti e l'a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel, vengono indagati in merito ad un patto occulto in cui il primo s'impegnava a non ostacolare la fusione Unipol-Fonsai in cambio della concessione, da parte di Nagel, di una lunga lista di privilegi.

Inchiesta della procura di Torino. L'inchiesta viene aperta nell'estate del 2012, sulla scorta dell'indagine milanese, per falso in bilancio e ostacolo all'attività di vigilanza. Il 17 luglio 2013 Ligresti viene arrestato dalla Guardia di Finanza su ordine della Procura di Torino per il reato di falso in bilancio e manipolazione di mercato. La magistratura ritiene che Ligresti, agli arresti domiciliari per via dell'età avanzata, abbia celato l'ammanco di 600 milioni di euro manipolando la riserva sinistri e mancata comunicazione della cui esistenza avrebbe provocato un grave danno per le scelte degli investitori. Nell'ambito della medesima inchiesta vengono arrestate le figlie Giulia e Jonella mentre il figlio Paolo, diventato cittadino svizzero da soli 21 giorni, trovandosi nella sua abitazione sul lago di Lugano, evita l'arresto.

Partecipazioni imprenditoriali. Presidente onorario di Fondiaria-Sai. Presidente onorario di Premafin. Tra i soci di Banca Intermobiliare. Dopo la fusione Unicredit-Capitalia è passato dal consiglio di Capitalia a quello di Unicredit Group.

Premafin e Fondiaria Sai. La holding Premafin HP S.p.A. nasce nel 1986; negli anni seguenti, tramite una serie di acquisizioni di varie società, acquisisce una partecipazione di controllo della compagnia di assicurazione SAI. Nel 1986 viene quotata alla Borsa valori di Milano. Dopo l'acquisto di Montedison nel 2001, viene rilevato il 29% della Fondiaria Assicurazioni, la quale, nell'anno successivo, viene incorporata nella SAI, assumendo la nuova denominazione di Fondiaria-SAI. Nel 2012 il gruppo assicurativo Unipol conquista il controllo di Premafin, grazie all'acquisto del pacchetto di maggioranza. Fino alla fine del 2012 Premafin è stata controllata da un patto di sindacato stipulato tra società riconducibili a Salvatore Ligresti e ai suoi tre figli. ..

RCS Mediagroup. Nel 2004 entra nel consiglio di amministratore della Rcs MediaGroup, società editrice di quotidiani quali il Corriere della Sera e la free press City. Sempre attraverso Premafin, la famiglia Ligresti possedeva il 5.291% di Rcs MediaGroup e partecipava al patto di sindacato che controllava la società editrice.

Unicredit. Salvatore Ligresti è stato membro del Consiglio di Amministrazione del Gruppo Unicredit fino al 22 marzo 2011, data in cui ha rassegnato le dimissioni «…in relazione all'evolversi delle relazioni di affari del gruppo facente capo alla famiglia Ligresti con UniCredit».

Attività immobiliari. Salvatore Ligresti è stato coinvolto nei più rilevanti interventi urbanistici di Milano (Expo, Fieramilanocity e Garibaldi-Repubblica), di Firenze (Castello[22] e Manifattura Tabacchi), di Torino. A seguito della crisi immobiliare e finanziaria della famiglia, Ligresti è stato costretto ad abbandonare questi progetti.