MATTEO RENZI, L'ORGOGLIO E… L'ARIA FRITTA

di Emanuel Galea

Volevo avere ben chiaro il senso del termine orgoglio e mi sono quindi documentato. Posso quindi fare una sintesi di quello che ho appreso. Inizierei per dire che con "orgoglioso" si definisce una persona con una spiccata stima di se stesso e cieca fiducia nelle proprie capacità. Si gratifica di sentirsi osannato e allo stesso tempo è incapace di affrontare umiliazioni. Si nutre di applausi, lodi e ama sentirsi elogiare. L'orgoglioso ha di se un’alta opinione. Se il consenso, l’elogio e la stima degli altri verso di lui dovessero venir meno , se qualcosa non dovesse  andare secondo le sue aspettative o  desideri, allora l'orgoglioso diventa arrogante, e da sotto la crosta esce il suo vero  io, farcito di egoismo.

Bando ai preamboli. Ormai il gatto è fuori del sacco. Parlerò del personaggio politico Matteo Renzi.
Scelgo uno stralcio dal discorso che l'allora neo presidente del Consiglio fece al Senato per il voto di fiducia, diciassette mesi or sono. In quel discorso identifico l’orgoglio dell’aspirante presidente, pronto a partire con la lancia in resta, a cambiare l’Italia. Ecco il passaggio:
"Ci impegniamo a meritare la fiducia come Governo, perché pensiamo che l'Italia abbia la necessità urgente e indifferibile di recuperare la fiducia come condizione per uscire dalla situazione di crisi in cui ci troviamo. Il nostro è un Paese arrugginito, un Paese impantanato, incatenato da una burocrazia asfissiante, da regole, norme e codicilli che paradossalmente non eliminano l'illegalità: senza dover risalire alle grida manzoniane, l'idea che le norme che si sono succedute nel corso degli anni non abbiano prodotto il risultato auspicato è sotto gli occhi di tutti."

E’ tutto qui. Su questo discorso, solo su questo ”lancio programmatico”, la gente ha concesso a Matteo Renzi una “carta di credito prepagata, ricaricabile”. Gliel’hanno caricata con un consenso del 65,3% non per meriti accademici, non per onori e glorie in veste delle gesta da sindaco di Firenze. Di quell’esperienza i pareri sono contrastanti e il bilancio della sua gestione, sia alla Regione Toscana sia a Palazzo Vecchio non brilla certo di successi. La gente gli ha accordato la fiducia perché è simpatico, ha gli occhi vispi, ha la battuta pronta, è spiritoso. Berlusconi lo aveva definito quale una brava persona, intelligente e molto furbo.

Bastano queste qualità per fare di una persona il presidente del Consiglio?  Certamente no! Proprio qui il tallone di Renzi. Lui pensa il contrario, ha un’eccesiva stima di se e la presunzione non gli manca.
È più che evidente che lo slancio orgoglioso di Matteo Renzi reggeva sul nulla. Il suo orgoglio si può definire arroganza, incoscienza, perché magnetizzava gli italiani con una lenzuolata di riforme, e solo a pochi non sfuggiva il bluff.
Ha subito dimostrato la sua inesperienza e anche presunzione, il giorno stesso che solennemente, in trasmissione Urbi et Orbi annunciava la sua boutade di una “riforma al mese”. Nel nostro piccolo, avevamo scritto un pezzo “Vino nuovo in botti vecchie”, o si guastava il vino o si rompevano le botti. Ci siamo andati vicini. Il vino di Renzi si è guastato e perde consensi che calano a picco e i partiti che si erano auto- conservati in botti vecchie si sono tutti sfasciati.

Il risultato di diciassette mesi di “governo Renzi”, sono sotto gli occhi di tutti. Da parte del governo non si sente che frastuono di vasi stracolmi di vuoto e nell’ambiente s’innalza l’odore nauseabondo di aria fritta.
 Risparmio ai lettori l’elenco di tutte le riforme promesse e non mantenute, il fallimento delle città metropolitane, province e unioni di comuni che hanno fatto lievitare costi e organici. Ogni commento all’Italicum è superfluo, una legge elettorale che presta il fianco a tanti dubbi costituzionali. Quanto sia costituzionale il premio di maggioranza? Quanto il voto di ballottaggio? Quanto il nodo delle preferenze e le liste bloccate?
 Posso parlare della riforma del Senato, una beffa a danno dei cittadini un gioco di prestigio ben riuscito. Il Senato non c'è ma si vede ancora, più affollato di prima. Unica modifica è stata la cancellazione del voto popolare. Ora tocca la “riforma” della Rai, che tutto è fuorché una riforma. È un giro di  valzer, per rimodellare l’assetto delle spartizioni. Si può andare avanti, oltre la ricetta “spending  review” – maneggiare con cura.  Approdiamo alla tanta strombazzata ”buona scuola”. Di riforma non ha l’odore, è un provvedimento tutto teso verso la sistemazione di precari, l’assetto dirigenziale, la normativa per l’arruolamento del personale docente, parla di retribuzioni e di una tantum.  Mancano i riferimenti culturali e pedagogici. Si fa riferimento a un non meglio qualificata offerta formativa demandata al capo dell’istituto. Un’offerta formativa moltiplicata per tanti istituti per tanti Comuni italiani. Di ministro Giannini ne abbiamo uno solo. E meno male! Guai se ce ne fossero stati di più.

Tutto è detto e stra-detto. Tutto è stato scritto e archiviato e tutte le azioni producono un effetto. Per conoscere l’effetto basta misurare il consenso.
All’inizio della sua carriera presidenziale, il “fiorentino a Montecitorio” raccoglieva un consenso che faceva invidia al migliore pachiderma della prima Repubblica.  All’esordio godeva un consenso del 65,3%.  Renzi non ha saputo fare buon uso del credito a lui concesso, sulla parola, dalla gente. L’effetto 80 euro si è esaurito, il jobs act sta risultando una debole rimodulazione del sistema esistente e come tale inefficace contro la disoccupazione, in constante aumento. L'ultimo dato registra un ritorno a 12,7% del tasso di disoccupazione. Un quadro con uno sfondo del debito pubblico che lievita sempre e macina miliardi. Renzi annuncia che l’Italia sta uscendo dal tunnel. Uscirà senza meno, basta rimuovere quello stratosferico macigno del debito pubblico che sta ostruendo l’uscita.

Quella carta di credito prepagata sta andando in esaurimento. Il presidente ostenta finta fiducia e si rivela sempre più suscettibile alle critiche. Il suo specchio magico dei consensi lo dà in caduta libera. Oltre il 50% degli italiani non sembra più credergli. La stampa locale e nazionale che prima osannava ogni sua mossa gli sta voltando le spalle per non parlare della stampa estera, come il Financial Times. Gli italiani stanno realizzando che per governare un paese non basta avere una bella faccia, un bel sorriso, una lesta parlantina e occhi vispi. Nel caso di Renzi non c’è stata alcuna parabola.  La carriera di Renzi è calata dall’alto. La storia ci spiegherà cosa e chi abbia accomodato un sindaco senza particolari glorie, sullo scranno più alto di Montecitorio. Lo stesso quesito, all’inverso, lo avevamo posto quando Berlusconi abdicò a favore di Monti. Renzi oggi si trova a dover rifare la strada all’indietro. Citando il suo stesso discorso al Senato si può tranquillamente affermare  “senza dover risalire alle grida manzoniane, l'idea che le norme che si sono succedute con l’esordio  renziano non abbiano prodotto il risultato auspicato, dato questo che è sotto gli occhi di tutti.”

I primi ad affermarlo sono il 43,1% dei giovani disoccupati e dietro di loro segue tutto il resto.
 




METEO, CALDO TORRIDO QUESTA SETTIMANA, MA PIOGGIA A FERRAGOSTO

di A.B.
 
Mare, piscina, fontane, poi ventilatori, aria condizionata; sono queste le conseguenze di Acheronte, l’anticiclone che sta piegando l’Italia nella temibile morsa del caldo. Gli italiani piegati dalla morsa del caldo hanno affrontato e stanno affrontando questo periodo di picchi massimi con qualsiasi mezzo, pur di scappare dall’afosa cappa delle città. Mancano ormai 10 giorni al Ferragosto ed è quindi ormai tempo di maxi esodo verso le località di villeggiatura. Chi si sposterà in questi giorni dovrà mettere infatti in conto il grande caldo, derivante dall'ennesima spinta dell'anticiclone africano. Il caldo si avvertirà particolarmente intenso al Centro-Nord, con picco atteso fra venerdì e sabato quando le temperature raggiungeranno picchi di 38 gradi ed oltre: le grandi città saranno una vera fornace e pertanto chi sarà già in vacanza, lontano dal clima asfissiante urbano, ne godrà comunque un beneficio. Abbiamo certamente delle notizie incoraggianti per chi non ne può più del grande caldo: da domenica andremo infatti incontro verso una fase calante delle temperature. Nulla di eccezionale, il caldo non sparirà, anche se questa flessione termica la pagheremo a suon di temporali.
 
Il cambiamento atteso dal 10 agosto non vedrà l'intromissione in grande stile di masse d'aria fresche, tali da arrecare particolare refrigerio. Tuttavia, non vi saranno più almeno per qualche giorno gli apporti d'aria molto calda sahariana e le infiltrazioni fresche in quota saranno congeniali al diffondersi dei temporali. In qualche modo quindi le temperature caleranno, pur mantenendosi oltre la norma, con beneficio maggiore percepito sulle aree più colpite dai fenomeni temporaleschi, i quali comunque agiranno a macchia di leopardo. Non avremo più quindi gli eccessi termici dei giorni precedenti e le temperature si terranno quasi ovunque sotto i 35 gradi, nel periodo dal 10 al 13 agosto. Continuerà a far più caldo al Nord rispetto al Sud, ma senza l'afa degli ultimi giorni.
 
La goccia fredda, responsabile dell'instabilità della prima parte della prossima settimana, potrebbe allontanarsi verso est in corrispondenza del fine settimana festivo. Ecco che quindi proprio a ridosso di Ferragosto potrebbe tornare a prevalere una componente anticiclonica nord-africana, con caldo di nuovo in aumento ma probabilmente non intenso come quello precedente. Ci sono comunque ancora delle incertezze e non si esclude una maggiore ingerenza di ulteriori infiltrazioni più fresche ed instabili atlantiche. Vedremo di sciogliere la prognosi nei prossimi giorni, ma i tempi per una prima vera "rottura stagionale" non sembrano ancora maturi.
 
 



RAI, MONICA MAGGIONI E' IL NUOVO PRESIDENTE

Redazione

Una guida "rosa" che viene da una gavetta importante. L'assemblea degli azionisti della Rai, riunita oggi in viale Mazzini, ha indicato per il nuovo Consiglio di Amministrazione Monica Maggioni designata per la carica di presidente. L'altro nome indicato dall'Assemblea e' quello di Marco Fortis. Nel corso dell'Assemblea la consigliera Benedetta Tobagi ha letto un messaggio a nome della Presidente, Anna Maria Tarantola e dei consiglieri uscenti, esprimendo un ringraziamento al Direttore Generale Luigi Gubitosi, alle strutture e a tutti i lavoratori della Rai per l'impegno profuso in questi tre anni: "Auspichiamo che il nuovo Consiglio voglia proseguire nel solco del percorso avviato portando a compimento la trasformazione di Rai in Media Company con una gestione rigorosa, continuando nell'innovazione tecnologica, con i progetti di razionalizzazione delle news e di rilancio del prodotto".

"Io dico che e' un bel Cda", ha commentato il premier Matteo Renzi. "la proposta di un'autorevole giornalista della Rai", Monica Maggioni, e "di un professore che si e' occupato di economia", Marco Fortis. "Fermo restando che ero uno dei pochi che voleva cambiare le modalita' di nomina, il Parlamento ha messo esperti della comunicazione, abbiamo messo dei professionisti. A qualcuno possono piacere di piu', ad altri meno, chi oggi critica poteva approvare la riforma evitando di soffocarla sotto migiaia di emendamenti". "Chi oggi critica poteva approvare la riforma evitando di soffocarla sotto migliaia di emendamenti", ha aggiunto il presidente del Consiglio. "Se decidiamo che si deve fare la riforma della governance della Rai, cambiando le modalita' di selezione del cda, e ci sono migliaia di emendamenti che impediscono la approvazione, e' evidente che dobbiamo metterci d'accordo. Per mesi ci dicono 'non farete mica il decreto sulla Rai', abbiamo fatto il ddl che vuole togliere il meccanismo della Gasparri che porta a rappresentare i gruppi in Parlamento", ma poi "hanno presentato migliaia di emendamenti". "Il Cda scelto con la Gasparri non poteva che essere scelto dai gruppi parlamentari" ma e' comunque composto da "professionisti".
"I pensionati ci sono, si discute se abbiano diritto ad avere lo stipendio, stanno discutendo in queste ore, ma e' un non problema", ha aggiunto il premier.

Da inviata di guerra, unica giornalista 'embedded' al seguito delle truppe Usa durante la seconda guerra del Golfo, a presidente designata della Rai. Monica Maggioni, milanese, classe 1964, laureata in lingue e letterature straniere moderne, viene assunta in Rai nel 1996, e passa al Tg1 dove conduce nel '98 la serie estiva di Unomattina e nel 1999 il Tg1 del mattino. Inizia la sua lunga carriera da inviata in zone "calde" in Sudafrica e poi in Mozambico. Nel 2000 e' in Israele durante la seconda Intifada, e nel 2003, con l'invasione Usa dell'Iraq, segue la guerra insieme ai militari americani. Fino al 2005 racconta il drammatico conflitto per il Tg1 da Baghdad. Un lungo impegno sul campo che le vale il riconoscimento di Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana "per l'impegno civile come giornalista inviata in Iraq durante il recente conflitto". Raccontera' poi la sua esperienza nel libro "Dentro la guerra – il conflitto iracheno raccontato da una reporter al seguito dei militari americani".
Tornata in Italia, conduce nel 2009 Speciale Tg1, e modera nel 2012 il confronto tra Bersani e Renzi per le primarie del Pd.




RAI: ARRIVA LA NOMINA DEL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

di Angelo Barraco
 
Oggi pomeriggio sarà nominato, in Viale Mazzini, il nuovo consiglio di amministrazione Rai. La nomina era prevista per le 10 di stamane ma è stata posticipata. Intanto sono stati eletti dalla commissione di Vigilanza i sette nuovi membri del Cda Rai. I votati sono stati Carlo Freccero (M5S-Sel) che ha ricevuto 6 voti, Guelfo Guelfi (Pd) che ne ha ricevuti anch’esso 6, poi vi è sempre del Pd Rita Borioni che ha ricevuto 5 voti, Franco Siddi (Pd-Centro) con 5 voti, Arturo Diaconale di Forza Italia anch’esso con 5 voti, Paolo Messa (Ap Ncd-Udc) con 4 voti e Giancarlo Mazzucca (Centrodestra) con 4 voti. Sono stati votati, ma non eletti, Ferruccio De Bortoli, indicato dalla minoranza Pd; Giovanni Galoppi; Roberto Briglia e G. Briglia. Domani si svolgerà la riunione della commissione di Vigilanza per la ratifica a maggioranza dei due terzi del presidente della Rai. Arrivano anche i commenti dalle alte sfere politiche, Angelino Alfano riferisce: “Buoni risultati. Buoni nomi. Il patto di maggioranza ha tenuto. Siamo molto soddisfatti, per noi è andato tutto bene, andiamo avanti per una Rai migliore”.
 
 
Ma com’era il pronostico generale ieri? Confrontiamolo
I grillini avevano deciso di votare per l’elezione di Carlo Freccero nel Cda Rai, avevano promesso ieri che il loro nome sarebbe uscito oggi e così è stato e hanno reso nota la notizia sul blog di Beppe Grillo poco prima della commissione. I rappresentanti del M5S spiegano che “abbiamo deciso di proporre il nome di Carlo Freccero come consigliere di amministrazione della Rai. E oggi il M5S lo voterà in Commissione” aggiungono inoltre “Abbiamo tenuto conto della sua decennale esperienza professionale come autore e dirigente televisivo, della profonda conoscenza che ha del mezzo televisivo e del suo linguaggio e della prova di indipendenza data, in passato, mantenendo scelte editoriali coraggiose e scomode per le maggioranze in carica”. Nel comunicato proseguono dicendo che con la loro scelta si assumono la responsabilità di quanto fatto e di aver cercato un soggetto che risponda ai requisiti e che è in grado di ricoprire quel ruolo. Il loro auspicio è che arlo Freccero, coerentemente con la sua storia, lavori fino all’ultimo per un servizio pubblico che faccia dello sviluppo del senso critico la sua missione principale, che ritorni ad essere una fabbrica di cultura e creatività investendo sulla produzione di contenuti di qualità, un’azienda in grado di anticipare i tempi puntando sull’innovazione tecnologica. In questo modo darà il suo prezioso contributo affinché la Rai possa rispondere alle esigenze dei cittadini e affrontare al meglio le sfide che l’aspettano. 
 
 
E il PD come aveva pronosticato? Il Pd aveva tracciato il profilo di colui che deve essere il prossimo presidente Rai e secondo i requisiti del PD il soggetto deve avere una forte personalità, deve essere esterno all’azienda pubblica. Dal PD riferiscono che “Saranno nomi di altissimo profilo” e ciò è confermato anche da Maria Elena Boschi uscendo da Palazzo Madama ieri. Non sarà interno all’azienda ma non necessariamente estraneo alla politica e sarà in grado di “convogliare un ampio consenso”. Uno dei nomi che echeggiava nell’aria era quello di Walter Veltroni. Renzi dal Giappone, tra una riunione e un’altra, si è fatto  sentire ieri sui delicati argomenti del bel paese e ha tirato fuori un nome, Antonio Campo Dall’Orto, aggiungendo che è uno stimatissimo professionista e un grande innovatore dotato di autorevolezza e qualità, ma puntualizza il fatto di aspettare i nomi della commissione di Vigilanza e poi il Mef. Anche Forza Italia puntava su Arturo Diaconale come consiglio di amministrazione e come direttore generale invece Antonio Campo Dall’Orto.



PAPA FRANCESCO: "I DIVORZIATI NON VANNO AFFATTO SCOMUNICATI"

di A.B.
 
 
Città del Vaticano – Arrivano parole importanti e forti dalla chiesa e da Papa Francesco, a due mesi esatti dall’apertura del Sinodo straordinario sulla famiglia. Il Papa ha parlato di coloro che sono divorziati e si sono risposati dicendo che la Chiesa “sa bene che questa situazione contraddice il sacramento, queste persone non sono affatto scomunicate e non vanno assolutamente considerate come tali”. Le parole di Papa Francesco hanno risuonato nell’Aula Paolo VI davanti ad una copiosa folla di fedeli e sono state accompagnate da numerosi applausi quando ha detto: “Se lo facciamo, vediamo ancora di più l'urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un'accoglienza reale verso le persone che vivono queste situazioni, per questo è importante che lo stile delle comunità, il suo linguaggio, i suoi comportamenti siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli” ha aggiunto inoltre “sono sempre quelli che soffrono di più e si deve evitare di aggiungere altri pesi oltre a quelli che già si trovano a portare” e poi arrivano le parole forti, le parole che colpiscono al cuore e danno speranza “Come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare alla fede cristiana con esempi di fede convinta e praticata, se li tenessimo distanti come fossero scomunicati?”. Per il Papa tutti i cristiani sono chiamati a imitare il buon pastore: soprattutto le famiglie cristiane possono prendersi cura, accompagnando le famiglie ferite. 



M5S: "I GIORNALISTI VANNO DIFESI DALLA MAFIA E DALLA PRECARIETÀ"

Redazione

I pentastellati non hanno dubbi: "Votiamo favorevoli ad un'importante relazione, quella che per la prima volta analizza la condizione dei giornalisti e del giornalismo sotto attacco delle mafie. Un attacco che proviene non solo dalle mafie ma dagli stessi editori sia quando sono collusi e al servizio della criminalita' organizzata sia quando non pagano il dovuto ed espongono ad una cronica precarieta'. Tra minacce di querele e ritorsioni legali, le mafie attaccano costantemente la liberta' d'informazione, non solo con intimidazioni vere e proprie. Ma il giornalismo che narra e investiga le mafie deve anche proteggersi da se stesso, da quei giornalisti che non corrono alcun pericolo in confronto a tanti colleghi che con passione certosina indagano e scoprono legami oscuri, da uno star system del giornalismo antimafia che va a discapito di chi e' veramente esposto. La relazione e' un passo avanti ma molto deve essere approfondito". I membri M5S della commissione Antimafia premono per sottolineare le incongruenze: "Quando si parla di giornalismo e liberta' d'informazione bisogna sempre essere cauti nel distinguere chi per davvero tra i giornalisti svolge con passione e dedizione il proprio lavoro e chi invece e' contiguo, chi ha propri e specifici interessi e chi invece ha voglia solo di un'effimera affermazione. Troppi sono i giornalisti ammazzati dalle mafie e per il dovuto rispetto a questi veri e propri eroi della libera informazione a noi tocca il compito di proteggere chi e' veramente in prima linea a fare informazione, distinguendo da coloro che fanno mera opinione comodamente seduti nei salotti TV"




RAI, ECCO I NOMI DEL CDA: PD SPACCATO

Redazione

Una vittoria per l'intera Forza Italia. Sette dei membri del Cda della Rai hanno un nome. La Commissione vigilanza ha eletto la sua quota di appartenenti al consiglio di amministrazione, con qualche sorpesa assoluta e un nome che e' stato aggiunto solo questa mattina alla lista dei papabili. Ecco la lista: Franco Siddi, Carlo Freccero, Paolo Messa, Rita Borioni, Guelfo Guelfi, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. Tra i profili che spiccano quello di Freccero, grande e riconosciuta autorita' nel settore televisivo, presentato a poche ore dal voto dal M5S, e Franco Siddi, sino a pochi mesi fa presidente della Federazione Nazionale della Stampa. Paolo Messa e' attualmente presidente del Centro Italiano di studi americani, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca sono due giornalisti (uno direttore dell'Opinione, l'altro del Giorno), Guelfo Guelfi dirige il teatro Puccini di Firenze, Rita Borioni e' una storica dell'arte.
Una disanima di carattere politico porta a sottolineare che, se Freccero e' per l'appunto stato candidato dai grillini, Siddi, Guelfi e Borioni provengono dall'area Pd, mentre Messa e' stato indicato da Area Popolare e Diaconale e Mazzuca erano i candidati del centrodestra, in un momento di ritrovata unita'. Tra gli esclusi l'ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, che invece aveva il gradimento della minoranza interna dei democratici.
Ora le reazioni. Sconcerto dell'opposizione interna al Pd: Gianni Cuperlo ammette che "era da aspettarsi uno scenario diverso" e stigmatizza la bocciatura di de Bortoli ("piccoli vantaggi di notabilato sono pesati piu' della professionalita'"). Nel centrodestra Fi gongola, soprattutto in chiave della ritrovata unita' del centrodestra. Lo sottolinea Mariastella Gelmini: uniti cosi' vinceremo anche battaglie. Altre fonti del partito ci tengono a sottolineare: noi con 5 membri della Vigilanza abbiamo due esponenti nel Cda, il Pd con 16 solo tre.




IMMIGRAZIONE, OIM: ECCO TUTTI DATI IMPRESSIONANTI CHE RIGUARDANO L'ITALIA

Redazione

Sono più di 2.000 i migranti morti nel Mediterraneo nel 2015 mentre tentavano di raggiungere le coste europee: lo ha riferito l'Organizzazione Internazionale per le migrazioni. "Purtroppo abbiamo raggiunto un nuovo primato, con oltre 2.000 migranti morti fino al weekend scorso", ha spiegato il portavoce dell'Oim, Itayi Virri, da Ginevra. La principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio ha fatto sapere che sono 188.000 i migranti soccorsi nel Mediterraneo dall'inizio dell'anno e si potrebbe sfondare il muro dei 200.000 già questa settimana.

La stragrande maggioranza di loro ha perso la vita nel Canale di Sicilia, lungo la rotta del Mediterraneo centrale che collega la Libia con l'Italia, dove le imbarcazioni inadatte alla navigazione usate dai trafficanti accrescono significativamente le probabilità che si verifichino tragedie. Dati statistici alla mano, la rotta del Mediterraneo centrale è molto più pericolosa delle altre. Se Italia e Grecia hanno avuto quest'anno un numero paragonabile di arrivi (approssimativamente 97mila e 90.500 rispettivamente) il numero delle vittime è molto diverso. Circa 1.930 persone hanno perso la vita cercando di raggiungere l'Italia, 60 mentre tentavano di arrivare in Grecia. "È inaccettabile che nel 21mo secolo gente in fuga da conflitti, persecuzioni, miseria e degrado delle terre agricole debba sopportare tali terribili esperienze nei paesi di provenienza, per non parlare di quelle lungo le rotte, per poi morire alle porte dell'Europa", ha dichiarato il direttore generale dell'Oim, William Lacy Swing.

Malgrado queste tragedie l'Oim riconosce gli sforzi straordinari messi in atto dalle forze marittime nel Mediterraneo, che continuano a salvare migranti in mare ogni giorno. Le perdite di vite umane sono molto diminuite negli ultimi mesi e questo è dovuto in gran parte al miglioramento dell'operazione Triton che ora può contare su più imbarcazioni per il pattugliamento delle acque internazionali, dove la maggior parte dei migranti si trova in difficoltà. Circa 188mila migranti sono stati salvati nel Mediterraneo quest'anno e l'Oim appoggia la continuazione di questo tipo di sforzo. L'organizzazione ritiene che ancora più migranti cercheranno di raggiungere le coste mediterranee durante l'estate e che la soglia dei 200mila verrà raggiunta molto presto.




SENATO, RIFORMA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: APPROVATO IL DDL

di Angelo Barraco
 
Oggi è stato approvato il ddl, in Senato, sulla riforma della pubblica amministrazione. Nessun astenuto tra i votanti, ci sono stati 145 si e 97 no, una maggioranza cospicua ha approvato il testo. Soddisfatto anche il premier Matteo Renzi che esclama il suo entusiasmo per quanto avvenuto con un Tweet: “Un altro tassello: approvata la riforma pa #lavoltabuona un abbraccio agli amici gufi”.
 
Il testo prevede delle misure che hanno fatto storcere il naso a molti; analizziamole. Intanto gli incarichi non saranno più a vita e c’è la possibilità di essere licenziati se l’ultimo incarico ricoperto viene valutato negativamente, il testo inoltre prevede uno spostamento di risorse dal Corpo Forestale dello Stato ai Vigili del Fuoco. La norma è stata contestata e al Pantheon è stato allestito un presidio organizzato dai sindacati della Forestale. Si introduce inoltre la possibilità di pagare bollette e multe attraverso il credito del telefonino (se sono micro somme sotto 50 euro).
 
Cambiano i numeri per le emergenze, per chiedere aiuto non sarà più necessario chiamare 113, 115 o 118 ma basta chiamare soltanto il 112.
 
E dulcis in fundo, la norma introduceva un emendamento che era stato approvato in commissione Affari costituzionali alla Camera aveva sollevato i malumori di molti poiché secondo la norma, nei concorsi pubblici si doveva tenere conto non soltanto del voto di laurea ma anche dell’ateneo di provenienza. La norma era stata definita classista, discriminatoria e anticostituzionale e colui che l’ha firmata, ovvero il deputato Marco Meloni (Pd), dopo l’ok, aveva aperto un riesame della proposta e aveva spiegato che il suo intento era quello di togliere il voto minimo. Spiegando che La sua originaria proposta emendativa prevedeva semplicemente l'abolizione del voto minimo di laurea quale filtro per la partecipazione ai concorsi pubblici. Successivamente, nell'ambito di una riformulazione dell' emendamento presentata dal relatore del provvedimento d'intesa col governo, si è introdotto un criterio di delega rivolto a parametrare il voto minimo di laurea a due parametri, da precisare comunque in sede di decretazione delegata: uno, forse eccessivamente ampio e tale da definire una differenziazione tra atenei, relativo a 'fattori inerenti all'istituzione', e un altro, certamente più chiaro e condivisibile, relativo al voto medio di laurea di 'classi omogenee di studenti.
 
Dopo i malumori, dopo l’intervento di Alberto Campailla, Portavoce Nazionale di Link Coordinamento Universitario, che ha così commentato la norma: “Questa norma classista rappresenta un ulteriore attacco agli studenti e a quegli atenei, soprattutto del sud, già oggi fortemente penalizzati per via delle scarsissime risorse che ricevono dal Fondo di Finanziamento Ordinario” aggiungendo inoltre che “si tratta, di fatto, di un forte indebolimento del valore legale del titolo di studio, che si sta facendo passare in sordina, con un vero e proprio colpo di mano” arriva finalmente una bella notizia, il voto minimo di laurea viene abolito e tutto possono accedere ai concorsi pubblici, inoltre tutti potranno accedere via web ai documenti della P.A. 



RAI: OGGI IL NUOVO CDA. ECCO IL TOTONOMINE

di Angelo Barraco
 
“il rinnovo del Cda Rai si fa perché lo prescrive la legge, scorretto sarebbe continuare con la proroga” così ha esclamato il premier Matteo Renzi in seguito all’approvazione della legge di riforma della Rai. Il disegno di legge della riforma della Rai ha ricevuto un’approvazione nell’Aula del Senato di 142 voti favorevoli e 92 contrari. E’ ambita da molti la presidenza e la direzione della Rai e già martedì la commissione parlamentare di Vigilanza si prepara ad eleggere sette dei nove membri del Cda, come prevede la legge Gasparri. Intanto Forza Italia e Movimento Cinque Stelle hanno annunciato che rinunceranno, in Vigilanza,  ad un esponente per assecondare la richiesta di stabilità tra i gruppi. Attualmente siedono in commissione cinque esponenti del M5S, oltre al presidente Roberto Fico.
 
Intanto i grillini hanno deciso di votare per l’elezione di Carlo Freccero nel Cda Rai, avevano promesso ieri che il loro nome sarebbe uscito oggi e così è stato. La notizia è stata resa nota sul blog di Beppe Grillo poco prima della commissione che si svolgerà alle 14.00. I rappresentanti del M5S spiegano che “abbiamo deciso di proporre il nome di Carlo Freccero come consigliere di amministrazione della Rai. E oggi il M5S lo voterà in Commissione” aggiungono inoltre “Abbiamo tenuto conto della sua decennale esperienza professionale come autore e dirigente televisivo, della profonda conoscenza che ha del mezzo televisivo e del suo linguaggio e della prova di indipendenza data, in passato, mantenendo scelte editoriali coraggiose e scomode per le maggioranze in carica”. Nel comunicato proseguono dicendo che con la loro scelta si assumono la responsabilità di quanto fatto e di aver cercato un soggetto che risponda ai requisiti e che è in grado di ricoprire quel ruolo. Il loro auspicio è che arlo Freccero, coerentemente con la sua storia, lavori fino all’ultimo per un servizio pubblico che faccia dello sviluppo del senso critico la sua missione principale, che ritorni ad essere una fabbrica di cultura e creatività investendo sulla produzione di contenuti di qualità, un’azienda in grado di anticipare i tempi puntando sull’innovazione tecnologica. In questo modo darà il suo prezioso contributo affinché la Rai possa rispondere alle esigenze dei cittadini e affrontare al meglio le sfide che l’aspettano.
 
Intanto il PD traccia il profilo di colui che deve essere il prossimo presidente Rai e secondo i requisiti del PD il soggetto deve avere una forte personalità, deve essere esterno all’azienda pubblica. Dal PD riferiscono che “Saranno nomi di altissimo profilo” e ciò è confermato anche da Maria Elena Boschi uscendo da Palazzo Madama. Non sarà interno all’azienda ma non necessariamente estraneo alla politica e sarà in grado di “convogliare un ampio consenso”. Uno dei nomi che echeggia nell’aria è quello di Walter Veltroni e il suo nome viene confermato poiché “garantirebbe un consenso ampio, una elezione veloce”. Renzi intanto dal Giappone, tra una riunione e un’altra, si fa sentire sui delicati argomenti del bel paese e tira fuori un nome, Antonio Campo Dall’Orto, aggiungendo che è uno stimatissimo professionista e un grande innovatore dotato di autorevolezza e qualità, ma puntualizza il fatto di aspettare i nomi della commissione di Vigilanza e poi il Mef. 
 
E Forza Italia? “siamo ancora in alto mare” riferiscono alcune fonti, anche se i nomi più gettonati sono Dall’Orto-Mansi (vicepresidente di Confindustria). Alle 13 il PD terrà una seduta della Commissione di Vigilanza e verranno proposti i nomi dei candidati. I nomi dovranno essere presentati dai parlamentari questa sera o prima della riunione. E vista la situazione interna di Fi, non è affatto escluso che la dilatazione dei tempi possa essere ancora più lunga fino a dopo la pausa estiva. Fonti sostengono però che un nome Forza Italia ce l'abbia e questo nome sia quello di Arturo Diaconale, direttore dell'Opinione. Diaconale sarebbe il nome che voterebbero come consiglio di amministrazione e invece il nome del direttore generale sarebbe quello di Antonio Campo Dall'Orto, nome fatto anche da Renzi dal Giappone.  



MARSALA: BOOM DI PRESENZE ALLA 7° EDIZIONE DI "RE…ESTATE A PASTORELLA"


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di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – Anche quest’anno la Sicilia occidentale, e precisamente Marsala – in provincia di Trapani- si tinge di colori e di sapori con la settima edizione di “Re…Estate a Pastorella”, una manifestazione che unisce tradizione, spettacolo, musica e tanto altro, con un pubblico sempre caloroso e pronto alle novità e che vuole riprendere le tradizioni e riportarle alla memoria di chi non le ricorda o di chi non le ha mai conosciute.
 
Una manifestazione che ha radici profonde di 30 anni, che poi ha subito un fermo biologico e successivamente è stata presa in mano e rinnovata fino a farla diventare un evento attesissimo per la città di Marsala.
 
La manifestazione è organizzata ogni anno da un comitato ben saldo che nel corso dell’anno si impegna nell’organizzazione dei minimi dettagli che riguardano la festa.
 
L'edizione di quest'anno è iniziata lo scorso 30 luglio con un avvenimento importante, l’intitolazione ufficiale della piazza “Piazza Divina Pastorella”. Il Comitato organizzatore aveva proposto da più di un anno l’intitolazione della piazza antistante alla Chiesta Maria SS. Divina Pastorella, la settima edizione si è aperta con l’intitolazione della piazza, ha presenziato il neoeletto Sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo e il parroco Don Giacomo Marino.
 
La piazza era gremita, e man mano passavano le ore il pubblico si faceva più consistente, corposo ed affiatato. In seguito all’intitolazione della piazza è stato tagliato il nastro ed è iniziata ufficialmente la festa. In seguito alla taglio del nastro e agli abbracci del Sindaco con i Marsalesi giunti dal centro città e anche oltre, si sono recati sul palco; il Sindaco Alberto Di Girolamo, l’assessore Agostino Licari, il Consigliere Comunale Calogero Ferreri, Don Giacomo Marino, il comitato e  il presentatore che ha dato la parola a Sindaco che, oltre a complimentarsi per la serata ha spiegato che il suo programma politico era proprio quello di iniziare dalle contrare, che solitamente vengono messe a secondo posto rispetto al centro città che invece ha la priorità.
 
L’intitolazione della piazza ha dimostrato la premessa e la promessa del Sindaco in campagna elettorale. In seguito agli interventi sul palco si è passati al cuore della serata, la commedia teatrale “Parrinu pi vocazione” dove la folla concitata ha riso di gusto. A fine serata il Comitato ha deliziato il pubblico offrendo loro un piatto tipico della cucina marsalese, la “pasta cu matarocco”.
 
La seconda serata, di venerdì 31 luglio, ha visto l’esibizione in piazza di diverse scuole di ballo e poi in pista il pubblico.
 
Sabato 1 agosto si è svolto il festival canoro “Musica sotto le stelle”, un festival che ogni anno richiama piccoli e grandi da ogni parte della Sicilia e la voglia di cantare in egual modo viene sprigionata dal palco, verso una piazza gremita di gente. Proprio su quel palco, nel festival “Musica sotto le stelle”, ha tenuto il suo penultimo concerto il grande Jimmy Fontana. Quest’anno ha partecipato una giovanissima che ha partecipato al noto programma della Clerici “Ti lascio una canzone”.

Infine Domenica 2 Agosto c’è stata la tanto attesa “Sagra del pane cunzato”, ovvero il Comitato ha preparato per il pubblico il Pane Cunzato (pane condito) con pomodoro, olio d’oliva, sarde, olive, basilico, origano, pecorino. Un richiamo alle tradizioni che non lascia indifferenti i marsalesi che in tantissimi si accalcano presso gli stand a prenderlo e mangiarlo mentre risuonano in sottofondo i suoni e i canti tipici della Sicilia Antica, ormai lontana, quasi dimenticata ma sempre viva nell’animo di chi vive su quest’isola. Insieme al pane viene offerto anche del buon vino marsalese gentilmente offerto dalle migliori cantine della città, sazi i marsalesi, guardano lo spettacolo di Cabaret in attesa dei fuochi d’artificio e con una sola domanda in mente: cosa ci riserverà il prossimo anno Re…estate a Pastorella? Staremo a vedere.