Valtiberina, tornano i castori: mancavano dal 1.500

I segni sono inequivocabili: legno e corteccia divorati dal “castor fiber”, il roditore più grande d’Europa, che sembra aver riconquistato alcuni ambienti fluviali italiani ed essersi ormai insediato nella provincia aretina lungo il fiume Tevere, dove mancava dal 1500.A distanza di un anno dal primo avvistamento nell’area di Sansepolcro, arriva ora l’ulteriore conferma della stabilizzazione di nuclei dell’animale, intercettati con le fototrappole dopo avvistamenti negli anni scorsi in Friuli ed Alto Adige.Ad individuarli sono stati i tecnici del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, impegnati nell’attività di monitoraggio dei corsi d’acqua per la prevenzione del rischio idraulico.ll castoro europeo è un mammifero semiacquatico, quasi scomparso in Europa, a causa di una caccia indiscriminata soprattutto per le pellicce ed è inserito tra le specie protette, indicate dalla Direttiva comunitaria Habitat.“Questo animale viene considerato dagli esperti un ‘ingegnere ecosistemico’, perché può modificare sensibilmente l’ambiente, in cui vive” commenta Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).Confermando le nuove sensibilità presenti nei Consorzi di bonifica, in Valtiberina si è alla ricerca di una pacifica convivenza con i nuovi ospiti, mantenendo un giusto equilibrio tra sicurezza idraulica e conservazione della biodiversità.“E’ una scommessa, che giochiamo tutti i giorni, riassunta nell’accezione di manutenzione gentile: riuscire a coniugare le esigenze della sicurezza idrogeologica con la salvaguardia dell’habitat ad iniziare dal rispetto dei periodi riproduttivi per la fauna locale – rende noto Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – Altrettanto determinato è, però, il nostro impegno nel contrastare le specie invasive, che proprio in Toscana stanno registrando una preoccupante propagazione.”“La presenza di animali come i castori, che interagiscono in modo tanto importante con l’habitat fluviale, può essere gestita, solo attenzionando in modo scrupoloso il territorio – afferma Serena Stefani, Presidente del Consorzio di bonifica 2 Toscana Nord – Per questo, attraverso sopralluoghi mirati, stiamo tenendo sotto controllo le eventuali criticità idrauliche, che possono essere amplificate dalle abitudini di vita del vorace roditore.”“Proprio grazie a questa attività sono state individuate le piante più pesantemente danneggiate, che provvederemo a rimuovere per evitare eventuali conseguenze sia per il regolare scorrimento delle acque, sia per l’integrità delle opere” aggiunge Enrico Righeschi, referente della Unità Idrografica Omogenea Valtiberina.A breve partirà l’intervento di manutenzione ordinaria a valle della diga di Montedoglio, tra le località I Bagnanti e Gorgabuia




Cambiamenti climatici, ANBI: “Il Piemonte la regione con i territori più aridi della Penisola”

Gargano: “L’analisi dei dati idrologici della Penisola ribadisce la funzione fondamentale degli invasi”

Contraddicendo l’immagine consolidata, è il Piemonte la regione con i territori più aridi della Penisola: l’area centro-orientale segna un bilancio idrologico a 12 mesi, che può essere considerato ancora di siccità estrema. Ad evidenziarlo è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

Le condizioni del fiume Po restano drammatiche con portate, che rimangono largamente deficitarie a monte e che peggiorano man mano che ci si sposta verso il delta (praticamente dimezzate rispetto alla media del periodo): i valori sono ovunque inferiori all’anno scorso (a Torino : – 46%) ed a Piacenza si registra il nuovo minimo storico (306,09 metri cubi al secondo contro il precedente record di mc/s 333).

In Piemonte, la situazione risulta maggiormente compromessa nei bacini idrografici sud-occidentali, dove i fiumi Maira e Pellice (ad Ovest) hanno portate, che si aggirano intorno al 50% rispetto al già deficitario 2022, mentre la Bormida (a Sud) registra valori, che si attestano intorno al 42% dello scorso anno ed all’Orba manca quasi il 30% della portata.

“Nel breve periodo climatologico – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – si ripete una tendenza, che continua a cogliere impreparato il territorio settentrionale del Paese: ci sono più risorse idriche al Centro- Sud Italia che al Nord. L’esempio arriva proprio dal Piemonte, dove oggi sono presenti solo 4 invasi mentre altri da anni aspettano scelte concrete e poi il Piano Laghetti che ne prevede, a breve, altri 10, i cui progetti definitivi ed esecutivi sono solo in attesa di finanziamento: permetterebbero di trattenere oltre 25 milioni di metri cubi d’acqua, garantendo irrigazione a quasi 17.000 ettari di campagne.”

In Valle d’Aosta lo spessore del manto nevoso, calato rispetto ad una settimana fa, è maggiore sui rilievi occidentali, dove mediamente si aggira sui 68 centimetri (record sulle Grandes Marailles con 125 centimetri), mentre si riduce a circa 47 centimetri sui territori al confine con il Piemonte fino ad arrivare a cm. 36 circa nella fascia centrale della regione. Le portate di Dora Baltea e torrente Lys sono in leggero aumento (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta). 

Per quanto riguarda i grandi laghi, fatta eccezione per il Verbano, i cui livelli rimangono comunque inferiori di circa mezzo metro rispetto alla media storica, le percentuali di riempimento hanno valori in calo rispetto alla settimana scorsa e si attestano al 17,1% per il Sebino, al 36,4% per il Benaco (contro il 79,3% dell’anno scorso!), al 20,6% per il Lario (di poco superiore al 2022).

In Lombardia, i livelli del fiume Adda ristagnano ai minimi del precedente quinquennio e la portata scende  fino a toccare i 71 metri cubi al secondo. Rispetto alla settimana scorsa, le riserve idriche regionali segnano un incremento (+ 14,85% sull’anno scorso)dovuto alle precipitazioni nevose, che hanno interessato maggiormente i bacini di Brembo, Serio e Chiese-Eridio; nonostante ciò, però, il deficit rispetto alla media storica resta enorme: -42,3% (fonte: ARPA Lombardia), condizionato anche da un Dicembre 2022 con positivi scarti di temperatura fino a 3 gradi in pianura e neve inferiore alla media quasi dappertutto.

A Gennaio, in Veneto, la portata del fiume Adige è stata di oltre il 22% inferiore alla media calcolata dal 2004 al 2019 ed i livelli attuali sono tra i più bassi del recente decennio, pregiudicando la speranza di una ripresa nei livelli di falda. Calano anche gli altri fiumi della regione, con la Livenza ai livelli più bassi in anni recenti al pari con il siccitosissimo 2017.

In Emilia Romagna si riducono le portate di tutti i corsi d’acqua, che però mantengono valori superiori all’anno scorso. Fa eccezione la Secchia, la cui portata è fortemente condizionata dagli apporti pluviali, alternando picchi di portata a minimi storici, sotto i quali sta ora  ristagnando. Come un anno fa, gli invasi piacentini trattengono solamente 5.700.000 metri cubi d’acqua, pari al 25% della capacità dei bacini di Molato e Mignano.

Grazie alle precipitazioni invernali, è migliore la situazione nelle regioni del Centro Italia.

Seppur con molte differenze, le portate dei fiumi toscani si avvicinano alle medie storiche con l’unica eccezione del Serchio, che torna invece ad essere deficitario  (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).

Anche nelle Marche calano repentinamente i livelli dei corsi d’acqua, che però si mantengono sulle medie del recente passato; nei bacini artificiali continuano invece a confluire importanti apporti idrici (in una settimana: + 3 miliardi e 310 milioni di litri d’acqua). C’è da segnalare che, nelle Marche, il mese di dicembre è stato il secondo più caldo degli ultimi 60 anni, toccando + 6 gradi sulle medie del periodo. 

Pure in Abruzzo, le temperature di Dicembre sono state generalmente fuori norma, stazionando 5 gradi in più della media; sul fronte pluviometrico, si registra un bilancio positivo nelle aree interne, con record rilevati nella Marsica (Oricola +92,7%, Avezzano +82,6%); la fascia collinare litoranea permane, invece, in deficit con record negativo a Penne: -74,2% (fonte: Regione Abruzzo).

Il fiume Tevere cala sia nella sezione umbra che in quella laziale ed un significativo decremento di portata è stato registrato anche da Liri, Sacco ed Aniene, che però a monte si mantiene in linea con le medie storiche. Mentre i livelli dei laghi di  Bracciano e Nemi restano sostanzialmente invariati, molto positivi sono i dati rilevati all’invaso dell’Elvella, al confine con la Toscana, la cui quota, in un mese e mezzo, si è alzata di oltre 3 metri e che, rispetto all’anno scorso, trattiene 1.650.000 metri cubi d’acqua in più.

In Campania, i fiumi tornano a livelli di normalità dopo gli exploit delle scorse settimane (fonte: Centro Funzionale Multirischi Protezione Civile Campania).

I bacini della Basilicata, nonostante un calo di circa 15 milioni di metri cubi, mantengono una netta sopreccedenza (+ 61,85 milioni di metri cubi) sui volumi già abbondanti, stoccati un anno fa; analoga situazione, infine, si verifica in Puglia con un surplus di 83,35 milioni di metri cubi d’acqua rispetto a quanto invasato un anno fa, accresciuto di oltre 42 milioni di metri cubi in una sola settimana.

“L’analisi dei dati idrologici della Penisola – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – ribadisce la funzione fondamentale degli invasi. L’imprevedibilità dell’andamento meteorologico porta ad evidenti differenziazioni pluviometriche nel tempo e nello spazio, cui è necessario rispondere con la funzione calmieratrice di nuovi bacini. L’amara domanda, che riecheggerà nelle prossime settimane di prevedibile e complessa gestione idrica, sarà ancora una volta la stessa: quanta acqua stiamo lasciando scorrere inutilizzata verso il mare?”




Caso anarchico Alfredo Cospito: E’ ancora scontro tra Pd e FdI

Meloni: “Vorrei fosse chiaro che la sfida di Cospito non è al governo, ma è allo Stato”

Resta alta, anzi altissima la tensione in Parlamento sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito.

Con il centrodestra ancora all’attacco e l’opposizione che, dopo aver risposto colpo su colpo, a Palazzo Madama si divide: i senatori di Pd, M5S e Avs abbandonano l’Aula per protesta contro Fdi che accusa i Dem di “aver aperto una voragine alla mafia” andando a visitare Cospito in carcere, mentre Matteo Renzi e il Terzo Polo restano e se la prendono con Roberto Scarpinato, ex Pm ora parlamentare 5 Stelle.

Una bagarre, figlia degli scontri di ieri, cui però la premier Giorgia Meloni vuole mettere ordine. E lo fa in tarda serata, intervenendo telefonicamente su Rete 4 per scandire: “Vorrei fosse chiaro che la sfida di Cospito non è al governo, ma è allo Stato e lo Stato ci riguarda tutti. Non è un tema politico, di destra e sinistra”.

Una Meloni che si dice “allibita” delle accuse al suo esecutivo che “sta facendo il suo lavoro, senza alzare i toni” e che anzi chiede di “fare attenzione di fronte a una questione così delicata” perchè da “come si utilizzano certi linguaggi e termini si può ingigantire la cosa”. Un avvertimento che giunge però “tardi”. Tra Camera e Senato, infatti, l’informativa di Nordio viene accompagnata passo passo da un duello aspro tra maggioranza e opposizione.

La giornata comincia a Montecitorio, con Nordio, chiamato a spiegare come mai il deputato di FdI Giovanni Donzelli sia in possesso di intercettazioni ambientali riservate tra l’anarchico e due boss mafiosi che parlano contro il 41-bis e finisce con il leader del M5S Giuseppe Conte e la Capogruppo Pd Debora Serracchiani che annunciano, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altra, di aver presentato due distinte mozioni per chiedere le dimissioni del sottosegretario Andrea Delmastro (FdI) che ha ammesso di aver dato a Donzelli il contenuto delle intercettazioni.

Delmastro assicura però in tv che lui a dimettersi non ci pensa proprio. Il Guardasigilli parla prima alla Camera e la sua informativa non convince l’opposizione. Tanto che alla fine del suo intervento, soprattutto dai banchi del Pd esplode un coro di disappunto. Nordio, infatti, parla molto del caso giudiziario di Cospito ribadendo l’ intransigenza dello Stato sul 41 bis, ma al fatto che i documenti divulgati da Donzelli siano o meno riservati dedica solo poche frasi. Ammette che “tutti gli atti riferibili al 41-bis sono sensibili”, ma che ci sono aspetti che “meritano doverosi approfondimenti”. Si deve capire bene cioè quale livello di segretezza abbiano, chi possa averne conoscenza e se si possano divulgare. E per far questo ha dato incarico al suo Capo di Gabinetto di aprire una sorta di indagine.

Sul ‘caso Donzelli’, cioè sul fatto che quei documenti siano partiti o meno dal Dap e sulle responsabilità di Delmastro, non dice di più. Anche perché della questione è stata investita la Procura di Roma, su esposto di Angelo Bonelli (Avs) e pertanto si deve aspettare. Immediata la reazione soprattutto del Pd al quale ieri Donzelli ha rivolto con rabbia la domanda: “Questa sinistra dica se sta dalla parte dello Stato o dei mafiosi e dei terroristi!“.

Serracchiani ribadisce la posizione del Pd: mai messo in discussione il 41-bis e la visita a Cospito nel carcere di Sassari è stata motivata solo “da ragioni d’umanità” visto che l’anarchico, in sciopero della fame da ottobre è in grave condizione di salute. Parla di “attacco grave” e “volgare” da parte di Donzelli e accusa il deputato FdI di aver messo “a rischio” la “sicurezza nazionale” con la divulgazione di quelle intercettazioni. Poi si dice preoccupata per il “silenzio di Giorgia Meloni”.

La maggioranza difende Donzelli anche se da parte di FI, con Pietro Pittalis, arriva per lo più un richiamo a non continuare con la delegittimazione dell’avversario sottolineando come comunque l’istituzione della commissione Antimafia sia stata decisa all’unanimità. Una presa di posizione giudicata decisamente troppo “soft” da Giorgia Meloni. Così tocca a FdI alzare i toni con Alberto Balboni che al Senato accusa i parlamentari del Pd di “aver aperto una voragine alla mafia” andando in carcere da Cospito visti i suoi legami con la criminalità organizzata.




Mutamenti climatici, ANBI: “Continua il dramma del fiume Po. Nonostante le piogge, resta in secca”

E’ il Piemonte, il paradigma della preoccupante sofferenza idrica, che permane nell’Italia settentrionale a dispetto di condizioni meteo, che inducono ad una diversa percezione, giustificata invece per l’Italia centro-meridionale: è quanto si evince dal settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
 
Nella principale regione del NordOvest decrescono i livelli di tutti i corsi d’acqua (la Sesia registra un calo del 50% in una settimana), ma è il Po a meglio rappresentare l’immagine di una crisi idrologica, che pare senza fine: l’ex Grande Fiume ha attualmente una portata inferiore a quella dello scorso anno; a Torino, questo deficit si attesta attorno al 50%, ma in altre stazioni di rilevamento supera addirittura l’80%, prolungando tale condizione anche in Lombardia ed Emilia Romagna dove, a Piacenza, registra nuovi minimi storici!
 
“La critica condizione idrica del fiume Po si trascina da Dicembre 2020 e condiziona l’economia agricola, nonchè l’agroalimentare della principale food valley italiana e riconosciuta eccellenza mondiale: la Pianura Padana – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – E’ necessario un nuovo approccio nell’affrontare una situazione di crisi dall’accelerazione inattesa, che la caratterizza come ormai endemica: bisogna tesaurizzare ogni goccia d’acqua, aumentando la permanenza sul territorio di apporti idrici sempre minori. E’ indispensabile una nuova cultura, che metabolizzi come i cambiamenti climatici stiano determinando la fine dell’abbondanza idrica sul Nord Italia e quindi sia necessario creare le condizioni infrastrutturali per garantire omogenee riserve idriche al Paese, pena l’abbandono di qualsiasi prospettiva di autosufficienza alimentare.”
 
Al Nord continuano a soffrire anche i grandi laghi, i cui livelli permangono abbondantemente sotto media, seppur il Verbano superi, per la prima volta dopo molti mesi, lo zero idrometrico; i volumi trattenuti dagli altri bacini lacustri continuano a calare con Benaco e Sebino addirittura sotto le quote del 2022 (l’acqua presente nel lago di Garda è addirittura dimezzata rispetto ad un anno fa)!
 
Pure il fiume Adige ristagna a livelli più bassi dell’anno scorso in Veneto, dove è in calo la portata del Bacchiglione, ma è quella della Livenza a registrare il decremento più vistoso: -86 centimetri in una settimana.
 
In Lombardia, cala anche il fiume Adda, il cui livello è il più basso in anni recenti (siccitosissimo 2017 compreso). La neve caduta (ora sono calcolati 951,9 milioni di metri cubi contro una media di Mmc. 1644,7) ha lievemente rimpinguato le riserve idriche, cresciute di quasi il 6% sul 2022, ma inferiori alla media del periodo del 47,2% (fonte: ARPA Lombardia)!
 
A godere significativamente delle precipitazioni è invece la Valle d’Aosta (mediamente 55 centimetri di neve con punta in Valtournanche, dove ne sono caduti cm. 129), con la Dora Baltea che ha una portata quasi cinque volte superiore alla media storica di Gennaio (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta).
 
In Emilia Romagna, l’area appenninica romagnola è una delle zone maggiormente colpite dall’ondata di gelo e neve, abbattutasi sull’Italia centro-meridionale. Cresce il fiume Reno, così come Savio e Lamone registrano portate sopra la media; i flussi negli alvei di Secchia, Enza e Trebbia segnano invece una netta battuta d’arresto.
 
In Toscana, nonostante significative piogge (mm.133 a Vagli di Sotto) e nevicate (60 centimetri sull’Abetone) calano sorprendentemente le portate del fiume Arno, ma soprattutto del Serchio, che si riduce di oltre il 60%.
 
Exploit pluviometrico (mm.130 a Senigallia) sulle Marche,  dove i fiumi si sono gonfiati, facendo temere nuovi eventi alluvionali: vistose e repentine crescite di livello negli alvei di Potenza, Esino e del suo affluente Sentino. In una settimana, i volumi trattenuti nei principali invasi marchigiani sono cresciuti di 7 milioni di metri cubi e nevicate abbondanti hanno interessato tutta la regione (monte Bove, cm. 115).
 
Anche in Umbria, neve e pioggia hanno fatto alzare i livelli dei fiumi e finalmente anche del lago Trasimeno, che dopo mesi si allontana dal livello di criticità.
 
Come la neve in Abruzzo (circa 1 metro su molte località), nel Lazio si sono registrate piogge, che hanno rivitalizzato i corpi idrici: in crescita i fiumi Tevere, Aniene (+ 40%), Liri e Garigliano, così come il lago di Nemi (+ 10 centimetri).
 
E’ stata una settimana difficile in Campania dove, a seguito di “bombe d’acqua” con circa 100 millimetri di pioggia in 24 ore, si sono verificate alluvioni nel Casertano e nel Beneventano con lo straripamento dei fiumi Calore, Sarno e Volturno, il cui livello è cresciuto di oltre 6 metri in 2 giorni! Da segnalare che l’altezza del Garigliano ha toccato m. 8,58, quando un anno fa era a m. 1,38).
 
“Il riapparire di eventi alluvionali che, seppur circoscritti, hanno comportato ingenti danni, ripropone l’altra faccia di una difficile gestione idraulica, cui si può dare risposta solo attraverso investimenti multifunzionali, trasformando una minaccia in risorsa – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – I progetti per invasi, laghetti e bacini di espansione, previsti dai Consorzi di bonifica ed in attesa d finanziamento, rispondono a questa esigenza, contenendo l’acqua in eccesso per utilizzarla nei momenti di bisogno.”
 
Al proposito va segnalata la repentina crescita dei volumi trattenuti dalle dighe di Basilicata: + 114 milioni di metri cubi in 7 giorni (fonte: Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale); cospicuo infine è  tale  incremento (+ 48,39 milioni di metri cubi) anche nei bacini della Puglia dove, la settimana scorsa,  i livelli dei torrenti (Carapelle e Radicosa, ad esempio) sono saliti di 1 metro e mezzo in poche decine di minuti.
 




Roma, all’IRCCS San Raffaele la risonanza magnetica che rivoluziona la diagnostica e la TC che cattura le immagini nel tempo di un battito

La tecnologia applicata alla prevenzione, alla cura, alle terapie e alla ricerca è in grado di migliorare la qualità della vita delle persone, quando addirittura non arriva a salvarla. È per questo che l’IRCCS San Raffaele e il Consorzio Mebic (Medical and Experimental BioImaging Center) continuano a investire nell’innovazione puntando all’aumento di percorsi di prevenzione e screening basati sull’importante supporto delle più moderne tecnologie di diagnostica per immagini.
 
Punta di diamante del rinnovato parco macchine della sezione diagnostica dell’Istituto romano è la risonanza magnetica 3 tesla SIGNA Hero di GE HealthCare, la prima a essere installata in Italia e la seconda in tutta Europa. È un’apparecchiatura di ultima generazione sviluppata per aiutare a migliorare il comfort del paziente – garantendo esami silenziosi e rapidi – e per ottimizzare i flussi di lavoro migliorando l’efficienza della diagnostica grazie all’elevata risoluzione delle immagini e alla riduzione delle tempistiche di scansione per singolo esame. Il sistema è inoltre innovativo anche da un punto di vista ambientale: è infatti una RM a basso consumo che consente una riduzione di energia del 34% rispetto ai sistemi di precedente generazione e che grazie all’utilizzo di una tecnologia intelligente utilizza fino al 67% di elio in meno.
 
“Dal punto di vista pratico”, spiega Alberto Pierallini, Responsabile Diagnostica per Immagini dell’IRCCS San Raffaele, “questa apparecchiatura permette di accedere in maniera semplice e rapida all’utilizzo delle cosiddette tecniche avanzate di risonanza magnetica, quali la spettroscopia e la perfusione che sono molto utili nelle diagnosi differenziali tra tumori e altre forme di patologie e la trattografia che consente la visualizzazione ‘virtuale’ dei fasci della sostanza bianca cerebrale e il loro coinvolgimento nelle varie patologie cerebrali. Nelle altre applicazioni, come ad esempio lo studio RM delle articolazioni, consente di ottenere immagini di elevata qualità diagnostica utilizzando matrici di acquisizione fino a 1.024, con tempi decisamente più rapidi rispetto ai magneti tradizionali”.
 
La Revolution CT, realizzata sempre da GE HealthCare, il secondo macchinario installato presso l’IRCCS romano, è un’apparecchiatura di ultima generazione dotata di un detettore da 160 millimetri – il più ampio esistente al mondo – che permette di effettuare esami 4-5 volte più veloci rispetto ai sistemi tomografi tradizionali (con detettore da 40 millimetri) e con conseguente dose di radiazioni erogata 4-5 volte più bassa. Consente di cogliere immagini intere e in altissima definizione di organi come cervello, cuore, fegato o pancreas nel tempo di una singola rotazione da 0,28 secondi, con risultati clinici di alta qualità. Inoltre, grazie all’elevatissima velocità di scansione, il macchinario risulta perfetto per eseguire esami anche su pazienti pediatrici e pazienti non collaboranti senza dover ricorrere alla sedazione. “Parliamo di acquisizioni per esempio whole body in pochi secondi oppure di una TC cuore nel tempo di un battito” puntualizza Marcello De Santis, radiologo dell’Istituto, “il cuore è generalmente l’organo più complesso da studiare con la tomografia computerizzata data la necessità di acquisire le immagini in modalità cardiosincronizzata. Sapere che l’apparecchiatura è in grado non solo di acquisire il volume del cuore al di sotto del secondo, ma anche di riconoscere ed evitare eventuali aritmie (p.e. extrasistoli) che potrebbero inficiare la riuscita dell’esame, permette di ottenere risultati diagnostici in ogni paziente”.
 




Ucraina, arrivano i super tank tedeschi e statunitensi. Orologio dell’apocalisse a 90 secondi dalla mezzanotte

Antonov: “Le forze armate russe distruggeranno i carri armati M1 Abrams di fabbricazione statunitense e altri equipaggiamenti militari della Nato”

Dopo settimane di trattative e polemiche arriva la svolta sui tank per l’Ucraina: gli Stati Uniti sarebbero pronti a inviare gli Abrams M1, punta di diamante dell’equipaggiamento militare a stelle e strisce, e la Germania, dal canto suo, a fornire i Leopard finora negati.

Sono i carri armati a lungo invocati da Kiev per cambiare le sorti di un conflitto giunto ormai all’undicesimo mese e oggetto di uno scontro senza precedenti che ha rischiato di minare la coesione dell’Alleanza.

Le indiscrezioni sono arrivate dalla stampa: le notizie si sono letteralmente inseguite e alle rivelazioni del Wall Street Journal sulla fumata bianca americana hanno fatto seguito quelle dello Spiegel sulla virata tedesca. Olaf Scholz e Joe Biden avrebbero trovato l’accordo e il cancelliere, sotto pressione da giorni per aver rifiutato di far andare la Germania avanti da sola, nonostante il pressing degli americani, ottiene un importante risultato diplomatico.

E la replica di Mosca arriva con la voce dell’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov: le forze armate russe distruggeranno i carri armati M1 Abrams di fabbricazione statunitense e altri equipaggiamenti militari della Nato se verranno forniti all’Ucraina, ha promesso, secondo quanto riporta la Tass. Secondo Antonov, Washington vuole infliggere alla Russia una “sconfitta strategica”. E “l’analisi dell’intera sequenza delle azioni di Washington mostra che gli americani stanno costantemente alzando l’asticella dell’assistenza militare al loro governo fantoccio”. Secondo il rappresentante di Mosca, “se verrà presa la decisione di trasferire a Kiev gli M1 Abrams, i carri armati americani saranno senza dubbio distrutti come tutti gli altri equipaggiamenti militari della Nato”.

La vera svolta sull’invio dei carri armati, a stretto giro, si vedrà però sul terreno, dove gli ucraini potranno contare sulle “armi più forti” invocate stamani anche dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla sua prima bilaterale ufficiale con il neo ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. In ballo ci sono pe ora “un numero consistente” di Abrams americani e 14 Leopard 2A6 provenienti dalla Bundeswehr. Ma la Germania, alle prese con un inventario, sta valutando le possibilità dell’industria, e Rheinmetall ha già fatto sapere di poter inviare 139 Leopard. Abc News ha poi reso noto che con l’ok di Berlino altri 12 Paesi europei (Polonia in testa) sarebbero pronti a inviare almeno altri 100 superpanzer tedeschi (ne servirebbero 5-600 all’esercito di Kiev per lanciare una vera controffensiva e recuperare i territori persi, secondo le stime di Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa). La progressiva apertura della Germania dopo la divisione registrata a Ramstein – dove il segretario della Difesa americano Lloyd Austin ha dovuto chiudere il vertice del gruppo di contatto sull’Ucraina con un nulla di fatto, il 20 gennaio scorso – si era già avvertita nelle parole di Pistorius: i partner potranno iniziare ad addestrare gli ucraini all’uso dei Leopard, aveva detto di prima mattina a Berlino. Inoltre Varsavia ha già inviato alla Repubblica federale la richiesta di autorizzare l’invio dei Leopard a sua disposizione, e dalla cancelleria è trapelata la volontà di dare l’ok già domani. È l’intesa con Washington, però, che ha accelerato la comunicazione della decisione berlinese. Scholz aveva infatti chiarito a Joe Biden nei giorni scorsi al telefono – lo ha raccontato la Bild – che la Germania sui superpanzer sarebbe andata avanti soltanto “insieme”. Il cancelliere ne ha fatto un principio inderogabile, affiancato alla condizione – pure ripetuta quotidianamente – che “la Nato non diventi parte del conflitto”. Dopo aver già concesso i blindati Marder agli ucraini, a fronte della decisione di Washington di inviare i carri leggeri del tipo Bradley, il leader socialdemocratico ha rifiutato di andare avanti da solo sui Leopard, negando quell’autorizzazione chiesta a gran voce (perfino dai suoi alleati di governo e dall’opposizione) alla consegna dei superpanzer tedeschi. Il Kanzler aveva messo un paletto: per il suo sì, Washintgon avrebbe dovuto garantire gli Abrams, ma l’amministrazione Biden aveva respinto la richiesta. Troppo costosi, troppo complicati da usare e troppo difficile la logistica, aveva argomentato. Poi il ripensamento, malgrado le perplessità del Pentagono. Per il Wall Street Journal il via libera ufficiale di Washington potrebbe avvenire già in settimana, proprio “nell’ambito dell’accordo con i tedeschi”.

I due volontari britannici Chris Parry e Andrew Bagshaw, dichiarati scomparsi in Ucraina due settimane fa, sono stati uccisi mentre tentavano un’evacuazione umanitaria da Soledar, nell’est del Paese. Lo ha dichiarato la famiglia di Parry in una nota rilasciata dal Foreign Office citata da Sky News. Parry, 28 anni, è stato visto l’ultima volta lasciare Kramatorsk per Soledar con Bagshaw prima che i contatti venissero persi questo mese. Ora è arrivata la notizia della morte, dopo che l’11 gennaio i mercenari Wagner avevano riferito di aver trovato il corpo di uno dei due volontari, con addosso i passaporti di entrambi.

Il mondo non è mai stato così vicino all’Armageddon – Orologio dell’apocalisse a 90 secondi dalla mezzanotte

L’Orologio dell’Apocalisse segna solo 90 secondi alla mezzanotte, ovvero alla catastrofe.

Con la guerra in Ucraina e l’accentuarsi dei timori di una tragedia nucleare, le lancette del ‘Doomsday Clock’ sono state spostate quest’anno in avanti rispetto ai 100 secondi del 2022, segnalando l’avvicinarsi del giorno del giudizio per l’umanità.

“Viviamo in un periodo di pericolo senza precedenti, e l’Orologio dell’Apocalisse riflette questa realtà”, ha spiegato Rachel Bronson, il numero uno del Bulletin of the Atomic Scientists, l’organizzazione che annualmente tiene il polso dei pericoli di un olocausto nucleare e non solo. L’avvicinarsi dell’Armageddon è imputabile “in gran parte, ma non solo, all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e al rischio crescente di un’escalation nucleare”, hanno scritto gli scienziati, che quest’anno per la prima volta hanno diffuso il comunicato con la loro decisione anche in russo e in ucraino nel tentativo di far arrivare il monito alle capitali più interessate.

“Il governo americano, i suoi alleati della Nato e l’Ucraina hanno molteplici canali di dialogo. Chiediamo ai leader di esplorarli” così da poter spostare le lancette indietro e allontanare la fine, ha aggiunto Bronson. L’Orologio dell’Apocalisse “suona l’allarme per tutta l’umanità. Siamo sull’orlo del precipizio ma i nostri leader non agiscono ad una velocità sufficiente per assicurare un pianeta in pace e vivibile”, ha denunciato l’ex alto commissario dell’Onu per i diritti umani Mary Robinson. Le ha fatto eco l’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: “Siamo vicini alla mezzanotte e questo mostra come il mondo è divenuto più pericoloso sulla scia della pandemia, del clima e della scandalosa guerra della Russia in Ucraina”.




Meteo, Italia imbiancata da nord a sud

La neve alle porte della Capitale in particolare nella zona dei Castelli Romani

L’Italia piomba nell’inverno. Da Nord a Sud si registrano forti nevicate che stanno creando non pochi disagi. In Molise, è stata una notte da incubo quella appena trascorsa per centinaia di automobilisti rimasti bloccati a causa del maltempo sulla strada tra Isernia e Campobasso all’altezza di Castelpetroso.

La circolazione, mentre sulla zona nevicava abbondantemente, è rimasta paralizzata per ore, dalle 19 e fino a notte fonda, a causa dei mezzi pesanti in difficoltà e in particolare di un tir finito di traverso sulla
carreggiata.

Tante le auto rimaste intrappolate fino a sei ore e anche diversi pullman carichi di studenti e pendolari. Molte persone non sono riuscite a rientrare a casa e hanno dovuto dormire negli hotel della zona.

In molti comuni, nelle zone più in difficoltà, soprattutto in Sardegna, si sta predisponendo la chiusura delle scuole. E proprio sull’isola, nel nuorese, si registra un blackout dell’elettricità in cinque comuni. A Venezia entrerà in azione il Mose, mentre nelle zone interne, in montangna, il pericolo valanghe è passato a 3 su 5. Vesuvio inbiancato a Napoli ed allerta meteo arancione: irregolari i collegamenti con le isole del golfo partenopeo; mentre ad Ischia è stata addirittura predisposta l’evacuazione per 90 persone per il rischio di forti precipitazioni. Una violenta sciroccata si è abbattuta su Capri. La zona dei Castelli, alle porte di Roma, è imbiancata. Piano d’emergenza sull’autostrada dei Parchi in Abruzzo; mentre in Molise, Campobasso, domani le scuole resteranno chiuse. Neve anche in Toscana dove sulla vetta del monte Amiata si registrano 40 cm. Temperature ampiamente sotto lo zero in Val d’Aosta.

In Abruzzo allerta rossa per rischio valanghe
Il Centro Funzionale d’Abruzzo della Protezione civile, “tenuto conto del Bollettino Valanghe emesso in data odierna dal Servizio Meteomont dell’Arma dei Carabinieri”, comunica che per l’intera giornata di domani, sabato 21 gennaio, è prevista “criticità elevata – allerta rossa” per rischio valanghe su quattro delle cinque zone di allerta abruzzesi. In particolare la criticità elevata riguarda le aree Gran Sasso Est, Gran Sasso Ovest, Maiella e Parco Nazionale d’Abruzzo, mentre è prevista “criticità moderata – codice arancione” per l’area di rischio Velino-Sirente.

 Sardegna imbiancata
Sono tanti i paesi he hanno chiuso le scuole in provincia di Nuoro. E ci sono anche le prime difficoltà nelle strade. Già da questa mattina sono in funzione gli spazzaneve. I fiocchi bianchi sono scesi già a bassa quota sopra i 500 metri in tutta la parte centrale della Sardegna e secondo i meteorologi continueranno a scendere fino a domani mattina, poi le nevicate interesseranno solo le vette sopra i 1000 mille metri. Anche gran parrte del nord Sardegna si è risvegliato sotto una coltre di neve. Qualche difficoltà nelle principali arterie stradali con rallentamento del traffico, ma Protezione civile, Anas e Polizia stradale stanno garantendo una circolazione in sicurezza. Scuole chiuse in molti Comuni, in particolare nel Goceano, ad Anela, Benetutti, Nule, e in Gallura, a Pattada, Buddusò, Tempio Pausania, Alà dei Sardi, Luras. Nel Sassarese neve anche bassa quota, a Osilo e Nulvi (480 metri sul livello del mare)dove sono state ugualmente chiuse le scuole con ordinanza del sindaco.

 Tecnici Enel al lavoro su blackout in cinque comuni nel Nuorese
In condizioni proibitive a causa della neve che continua a cadere nel Nuorese, i tecnici dell’Enel sono al lavoro da questa mattina per rialimentare le cabine elettriche interessate dal blocco di corrente che ha causato un blackout in almeno cinque paesi del centro Sardegna: Desulo, Tonara, Belvì Gadoni e Aritzo. Secondo quanto appreso dall’ANSA l’interruzione è avvenuta sulle linee di alta tensione disalimentando le cabine di Enel. Per questo, attraverso generatori e cablaggi, si sta tentando di bypassare il blocco in attesa che i collegamenti tornino attivi.

Domani a Venezia si attiva il Mose. Prevista per le 9.55 una massima di marea di 115 centimetri
Domani Venezia tornerà a fare i conti con un’acqua alta rilevante: per questo è stata annunciata la messa in campo del sistema Mose, le paratoie a difesa della città. Per le 9.55, in base alle previsioni del Centro maree del Comune, è prevista una massima di 115 centimetri. Le temperature minime: nella notte ha nevicato anche a quote collinari. In montagna, comprese le prealpi, il pericolo di valanghe è marcato di grado ‘3’ su una scala fino a ‘5’. 

Neve in Maremma, 40 cm sulla vetta dell’Amiata. 
Nevicate in Maremma tutta la notte. Le squadre dei volontari Vab sono al lavoro nel Grossetano coi mezzi spargisale, in particolare nel comune di Roccastrada dove nelle frazioni di Sassofortino e Roccatederighi le scuole sono rimaste chiuse. Se le condizioni meteo non dovessero migliorare è previsto l’impiego di ulteriori squadre anche nel territorio di Montieri. Neve anche sul Monte Amiata dove a Prato delle Macinaie c’è una coltre di circa 30 centimetri. Sulle Vetta circa 40 centimetri. Nel fine settimana dovrebbe aprire la stazione sciistica.

La cima del Vesuvio imbiancata dalla neve e le temperature in deciso calo.
E’ ciò che hanno trovato al loro risveglio i napoletani, e con loro i residenti dei comuni alle pendici del vulcano, come conseguenza del brusco calo delle temperature. La Protezione Civile in Campania ha emanato allerta meteo arancione dalle 12 di oggi fino alle 8 di sabato con possibili mareggiate lungo le coste e neve sopra i 400 metri. Continuano i disagi nel golfo di Napoli. Il forte vento di Levante ha reso il mare molto mosso ed irregolari i collegamenti per Ischia e Procida. Per le prossime si prevede un peggioramento che potrebbe provocare ulteriori stop alle navi.  Ad Ischia evacuate 90 persone in zona Monte Vezzi – L’allerta meteo arancione ha comportato una ulteriore evacuazione dall’isola d’Ischia: oltre ai cittadini che vivono nelle zone a rischio di Casamicciola gravemente interessate dalla recente frana, dalle prime ore del giorno è iniziato l’allontanamento dalle case anche per i 90 abitanti della zona di Monte Vezzi, ad Ischia Porto, altra località su cui grava il rischio idrogeologico e dove nel 2006 si verificò una frana che uccise quattro persone. A causa dell’allerta meteo, i sindaci dell’isola hanno disposto inoltre la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado oltre che di cimiteri e campi sportivi. Una violenta sciroccata si è abbattuta su Capri, con vento che ha raggiunto picchi di oltre 40 nodi pari a 60 Km/h, mare forza 5 con onde che superano i 2 metri. Improvvisa la tempesta di acqua, vento e grandine. L’ultima partenza da Capri per Napoli per ora si è avuta alle 15.35 con la nave veloce e la nave lenta della Caremar da Napoli per Capri alle 14.20. La pioggia e il vento hanno fatto ridurre di molto la visibilità, nei porti sono stati rinforzato gli ormeggi ai natanti che si trovavano ormeggiati nel porto. Le piogge incessanti delle ultime ore hanno gonfiato ulteriormente il fiume Volturno, che ha rotto gli argini in zona Grazzanise, nel Casertano. Coldiretti Caserta stima che dal punto dell’esondazione fino alla foce a Castelvolturno, l’acqua avrebbe invaso almeno 700 ettari di terreni agricoli, distruggendo ortaggi e cereali, ma anche invadendo aziende e stalle. “La situazione è preoccupante – riferisce Giuseppe Miselli, direttore provinciale di Coldiretti – stiamo verificando attraverso i nostri uffici zona i danni e le necessità. Le immagini dall’alto sono impressionanti, il fiume è uscito dagli argini per decine di metri su entrambe le sponde. Al momento è impossibile fare una stima dei danni, ma siamo nell’ordine dei milioni di euro. Nelle prossime ore occorrerà fare una valutazione con la Prefettura e la Regione.” Ma l’ondata di maltempo si è abbattuta su tutta la Campania con frane, smottamenti ed esondazioni con piante sradicate, interi campi coltivati allagati tra frutteti, vigneti ed ortaggi e serre. La situazione in regione – informa Coldiretti – resta preoccupante nella zona di Capaccio Paestum nel Salernitano, dove il fiume Sele è uscito dagli argini allagando le coltivazioni di ortaggi invernali e le serre dove vengono coltivate le verdure della quarta gamma, mentre nel Sannio si contano i danni provocati dall’esondazione del fiume Calore, che ha invaso circa 200 ettari di vigneti tra Paupisi Solopaca.

La neve alle porte di Roma, imbiancati i Castelli
Con l’abbassamento delle temperature è arrivata la neve anche alle porte di Roma, in particolare ai Castelli Romani. Rocca di Papa, comune a pochi chilometri dalla Capitale, si è svegliata con le strade imbiancate. Il Comune ha attivato tutte le misure precauzionali con la Protezione Civile presente sul posto. “Al momento – comunica l’amministrazione – non si sono registrati problemi significativi e tutte le strade principali sono state sgombrate e rese percorribili in sicurezza. Il personale del Comune è stato allertato e pronto ad intervenire in caso di necessità”. Qualche problema di viabilità per il ghiaccio sulle strade è stato registrato nel comune limitrofo di Rocca Priora. Anche qui è caduto qualche fiocco di neve. stessa situazione ad Albano, Velletri e nei comuni che insistono sui Castelli Romani. Più copiose le nevicate ad alta quota e nelle zone montane come il Terminillo.

Attivo piano emergenza neve su A24-A25. Nevica tra Carsoli-Teramo e Torano-Torre de Passeri 
Dal pomeriggio di oggi e per le prossime 24 ore sono previste sulle autostrade A24 e A25 condizioni meteo avverse ed in particolare precipitazioni nevose nelle tratte comprese tra Carsoli e Teramo e tra Torano e Torre de Passeri e in corrispondenza dell’innesto A14. Anas sconsiglia gli utenti di mettersi in viaggio sulle due tratte autostradali, salvo per motivi di urgenza e solo dopo essersi informati sulle effettive situazioni metereologiche in corso e sulle reali condizioni della circolazione in autostrada, di programmare il viaggio, se possibile, evitando di attraversare le tratte maggiormente colpite nelle fasce orarie più critiche; viaggiare muniti di pneumatici invernali o in alternativa di catene a bordo, che in ogni caso devono essere montate esclusivamente in area di servizio o in area di parcheggio. Come stabilito dal Piano Operativo condiviso con la Polizia Stradale e con le Prefetture territorialmente competenti e in funzione dell’effettiva evoluzione dei fenomeni nevosi, possono essere attivati provvedimenti di regolazione del traffico con il fermo dinamico dei mezzi superiori a 7,5 tonnellate ed il loro accumulo, tali limitazioni attuate in via d’urgenza verranno mantenute per il tempo strettamente necessario in relazione alle previsioni meteo e alle condizioni di innevamento lungo tratte autostradali omogenee e funzionali alle esigenze operative, di sicurezza e fluidità della circolazione.

Scuole chiuse domani a Campobasso
Scuole di ogni ordine e grado pubbliche, parificate e paritarie e asili nido pubblici e privati, compresi i relativi uffici di Campobasso chiusi domani sabato 21 gennaio per l’allerta meteo. Lo ha disposto il sindaco, Roberto Gravina, con propria ordinanza “preso atto degli avvisi diffusi dal Dipartimento della Protezione civile che indicano una diminuzione delle temperature nei valori minimi che potrebbero causare formazione di ghiaccio, e precipitazioni nevose, localmente anche di forte intensità a partire dal pomeriggio oggi e per buona parte della giornata di domani 21 gennaio”. Il provvedimento, ha spiegato il primo cittadino, al fine di limitare disagi e rischi per la pubblica incolumità. 

 E’ arrivato il freddo anche in Valle d’Aosta: dopo settimane di temperature quasi miti, quelle che si registrano in queste ore sono “ampiamente sotto la media della stagione”, confermano dall’Ufficio meteo regionale. Guardando alle località turistiche, i valori minimi registrati oggi sono -19,1°C a Cogne (Cretaz), -17 a Cervinia, -15,7 a La Thuile, -13,1 Courmayeur. Scendendo ad Aosta, la colonnina di mercurio si è fermata a -7,9 °C, a Saint-Vincent -7,4. Ai 3.480 metri di quota del ghiacciaio di Plateau Rosà, sul Cervino, alle 9 di stamane c’erano -23°C. 




Silenzio assoluto e oscurantismo sul centenario della nascita dell’URSS: una compagine politica fondamentale della storia dell’Occidente

Le quindici repubbliche indipendenti e sovrane, tra cui l’Ucraina, aderirono a quella che due anni dopo divenne una Federazione destinata a durare circa settantanni

E’ indiscutibilmente una vicenda quasi irreale quella che stiamo vivendo noi cittadini europei, non solo l’acrimonia se non odio vero e proprio nei confronti della Russia ma anche il fatto che sono trascorsi un pugno di giorni dalla ricorrenza della nascita il 30.12.1922, dell’URSS, della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, cioè della compagine politica fondamentale della storia dell’Occidente e il silenzio è stato ed è, assoluto, oscurantismo completo! Le quindici repubbliche indipendenti e sovrane, tra cui l’Ucraina, aderirono a quella che due anni dopo divenne una Federazione destinata a durare circa settantanni: era l’epoca di Lenin, il creatore del nuovo stato sovietico, la configurazione politica più significativa del pianeta, una superficie che occupava e occupa quasi tanto quanto gli Stati Uniti e la Cina messi assieme! Il 30.12.1922 nel segno di una rivoluzione di cui non si era mai visto prima l’eguale per conquiste sociali e politiche ma anche per distruzioni e morti, era il proseguimento della Russia di Ivan il Terribile, di Pietro il Grande e di Caterina II la Grande con il loro notevole apporto alla grandezza e alla civilizzazione dell’immenso Paese. Spirito, cultura rivolti verso l’Europa: l’occidentalizzazione è fino ad oggi il suo marchio e la sua fisionomia, è la maggiore nazione europea. La componente asiatica, ricca di numerose razze e lingue e civiltà, evidenzia altre caratteristiche dello sconfinato Paese.

La orribile guerra Russia-Ucraina, in verità Stati Uniti, Nato e la serva Europa contro la Russia, durerà a lungo, con investimenti sempre maggiori in armamenti e appezzentimento e miseria inevitabili dei popoli europei: il bilancio, come sempre nella storia dell’uomo, fame e miseria, distruzioni e morti. E gli autori e armatori, Stati Uniti ecc. ben acquattati dietro le quinte, mandano armi e soldi e lasciano che gli altri si ammazzino e sbudellino, sotto la guida dell’amato Zelensky! Inevitabili rancore e risentimento della Russia nei confronti dell’Europa, anni e anni saranno necessari per rimuovere tali sentimenti e tornare al rispetto e alla ripresa delle relazioni.

Per ripetere Bertrand Russell, Einstein, Papa Francesco, è somma stoltizia e follia spendere soldi per ammazzarsi e distruggere e non invece migliorare le condizioni di vita, anche dei popoli in difficoltà. Nobel, l’inventore della dinamite, scrisse: i grandi criminali che trascinano i popoli verso la guerra! Sono sotto gli occhi di tutti, impuniti, grazie ai cittadini indifferenti e masochisti: una corsa verso il baratro. E le Ursule europee e italiane, sorridenti, mandano armi e soldi, per essere ligie a Biden e alla NATO, i nemici viscerali autentici, i guerrafondai! Perché tanto servilismo a Biden & Co e tanto odio verso la Russia, la sorella europea?

Allorché la politica, come quella che ci circonda, si immischia delle cose del pensiero e della cultura non può che dimostrare inadeguatezza: i Mitterand, i Malraux, i Willy Brandt, i Kohl, i Moro sono materiale raro, pregiato, ben altre le loro condotte: l’agone politico europeo è infestato anche dalla fauna più ignorante e non di rado mazzettiera e corrotta. A nome dei popoli che disgraziatamente sono chiamati a rappresentare, come si permettono i politici europei, con quale autorità morale e culturale, di seminare odio inaudito nei confronti della Russia, non solo con le loro stolte parole ma a mezzo di iniziative quando non criminali o illegittime, chiaramente ridicole e grottesche? Come si permettono di parlare a nome dei propri cittadini di cultura e di civiltà e al medesimo tempo vilipendere questo grande paese, gloria dell’Europa, per primo promotore della giustizia sociale e della uguaglianza tra la gente, salvatore reale dell’Europa in più occasioni col sangue dei propri figli, patria di titani dell’arte di ogni genere, che hanno illuminato, e illuminano, l’intero pianeta? E allo stesso tempo sostenere i vari falstaff bombaroli, dichiaratamente nazionalisti e occultamente nazisti e fascisti? Come si permettono i vari Macron, le varie Ursule della scena europea, togliere soldi ai propri cittadini e regalarli a Zelensky affinché più razionalmente possa contribuire, senza nessuna opposizione o parvenza di contestazione, alla distruzione sistematica del proprio paese e alla gestione di cifre faraoniche di soldi? Perché? A Zelensky sì e no alle altre popolazioni del pianeta bisognevoli? Che cosa è siffatta solidarietà a senso unico? E’ palesemente solo per inginocchiarsi a Biden, prevaricatore per vocazione personale e per tradizione storica. Quanto in qualche modo contribuisce alla evidente e sfacciata improvvisa avversione alla Russia è anche il fatto che in Europa oggi è politicamente evidente una forte presenza cosiddetta di destra se non autoritaria in certi stati, da sempre per costituzione ideologica, conservatrice e reazionaria, tra l’altro nemica connaturata del comunismo: quindi la cosiddetta ‘aggressione’ della Russia, in perfetta sintonia con gli Stati Uniti è occasione di insulti e rappresaglie. Abbasso la pace, evviva la guerra! La Cina è presente e guarda solamente, per ora e, a parte i pericoli suscettibili di sfociare in qualcosa di distruttivo della intera umanità, la sola compagine idonea a fungere da arbitro fattivo e intelligente verso la pace, l’Europa dunque, è ormai dichiarato e felice stuoino di Biden e NATO, senza impedimenti, tutti d’accordo, salvo la gran parte dei cittadini! La dissoluzione dell’URSS il 26.XII.1991 a seguito delle teorie e ideali del presidente Gorbaciov, la guerra in atto, risveglia, come è stato osservato, l’atmosfera in Europa degli anni venti e trenta e cioè Stalin e la nascita di Mussolini, di Franco, di Salazar, di Hitler…

Si legga quanto scritto sul Muro di Berlino, il simbolo della cortina di ferro, della divisione tra le nazioni, e si ricordino le parole di Kennedy del 26 giugno del 1963 a Berlino Ovest: Ich bin ein Berliner, sono un berlinese, a sottolineare la comunità delle genti e non i conflitti o addirittura le guerre!

Noam Chomsky, sempre univoco, ha scritto ripetutamente che l’Europa “è stata colonizzata culturalmente dagli Stati Uniti a un livello inverosimile….una brutta copia degli Stati Uniti, anche se ancora più tragico perché hanno una sensazione di grande indipendenza. Gli intellettuali d’Europa…..hanno subito dagli Stati Uniti un totale lavaggio del cervello”. E il da poco defunto presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ha scritto: “…oggi abbiamo bisogno di Europa, di un’Europa che sia e diventi uno strumento di pace”. “La pace è amicizia tra i popoli, è cooperazione tra gli Stati, condivisione di sovranità con gli organismi internazionali”. Tutto saltato in aria “..dalle armi che sparano, dalle bombe che esplodono, dal riarmo sul nucleare….”.

La sola speranza sono i cittadini europei e il loro dissenso, partecipativo.




Anbi, piano laghetti contro siccità: nel bresciano inaugurata la prima ex cava divenuta riserva idrica

Grazie ad una legge lombarda del 2017, quello di Castrezzato, nel bresciano, è il primo territorio in Italia a godere della trasformazione di un’ex cava in invaso di accumulo idrico per mitigare le conseguenze della crisi climatica: un’ormai esaurito sito estrattivo di ghiaia, presente lungo il tracciato dell’autostrada A35 Brescia-Bergamo-Milano, è diventato un bacino per assicurare la difesa idrogeologica del territorio e per accumulare acqua necessaria all’irrigazione.
“Sono le due facce di una stessa medaglia, cui l’intervento appena inaugurato dà una risposta concreta, esempio delle opportunità, previste dal Piano Laghetti, proposto dai Consorzi di bonifica e da Coldiretti” sottolinea Massimo Gargano Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Scavato su una superficie di 20.000 metri quadri, l’invaso Bargnana ha una capacità di 150.000 metri cubi, metà dei quali destinati a contenere le piene della roggia Trenzana-Travagliata, trasformando il pericolo di esondazione nell’opportunità di creare riserva idrica: un autentico “uovo di Colombo” a servizio di un reticolo idrico, che permette l’irrigazione di oltre 1500 ettari” commenta Gladys Lucchelli, Direttore Generale ANBI Lombardia.
“Non è certo l’unico modo di affrontare la siccità – dichiara Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia – ma è un intervento strutturale importante, la cui realizzazione è stata rallentata dalla troppa burocrazia.”
Con la legge regionale 34/2017 è stata infatti introdotta la possibilità di utilizzare le cave dismesse o comunque non più utilizzate come bacino di accumulo per le acque meteoriche e per la laminazione delle piene; per attuare la normativa, ANBI Lombardia, attraverso il Centro Dati Acqua e Territorio Rurale (CeDATeR), ha fornito il supporto tecnico-specialistico, censendo i siti potenzialmente idonei a tali scopi.
“Grazie al Consorzio di bonifica Oglio Mella – conclude Renato Facchetti, Neopresidente dell’ente consortile – si è potuto trasformare una cava dismessa in un invaso con due funzioni: laminazione delle piene del vicino canale e riserva irrigua.”
Queste sono solo due delle potenzialità possibili, grazie alla multifunzionalità dei laghetti: dalla produzione di energia fotovoltaica o idroelettrica alla fruizione ambientale e turistica fino alla potabilizzazione in caso d’emergenza. In Lombardia ne sono già cantierabili 10 con un incremento di 5470 ettari irrigabili; in tutta Italia i progetti definitivi ed esecutivi, cioè pressoché eseguibili, sono 223, la cui realizzazione comporterà circa 16.300 nuove unità lavorative con un incremento di quasi 435.000 ettari nelle superfici irrigabili, favorendo anche l’incremento dall’autosufficienza alimentare del Paese.
L’obbiettivo finale, però, è assai più ambizioso: 10.000 laghetti entro il 2030, di cui il 40% a gestione consortile ed il restante di proprietà delle aziende agricole. Il tutto in sintonia con il territorio e le comunità che lo abitano: insieme verso un nuovo modello di sviluppo.



COLTURAZIONE, un nuovo luogo per la politica: il Manifesto culturale

Martina Franca, in Puglia, sta diventando un vero e proprio punto di riferimento nazionale per la cultura rivolta all’educazione politica ed al dibattito

Partita nell’estate 2021, l’esperienza di Colturazione sta registrando interventi di diversi illustri; ultimamente, tra i più conosciuti Suor Anna Monia Alfieri, Massimo Nava, Rocco D’Ambrosio e pochi giorni fa l’ex Sottosegretario di Governo al Ministero delle Finanze Pino Pisicchio che ha inaugurato il 2023.

Il dibattito con il Prof. Pisicchio dello scorso 13 gennaio è stato incentrato sul tema de “La politica come mestiere”, peraltro titolo del suo ultimo libro edito Rubbettino, a cui hanno preso parte in dialogo, con la moderazione di Federica Marangio (giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno e scrittrice), Luca Conserva (giurista ed ideatore del format culturale Amore e Politica), Lella Miccolis (Presidente del Consorzio Italiano Compostatori, Vicepresidente di Confindustria Taranto, Consigliere del CdA dei Teatri di Bari, Ambassador GammaDonna) e Giulietta Marangi (avvocato ed ex consigliere comunale). I saluti dell’evento, con intro letteraria della poetessa pugliese Simona Volpe, sono spettati a Carlo Dilonardo (assessore alle attività culturali del Comune di Martina Franca) e ad Angelo Lucarella (giurista, saggista, editorialista, già vice presidente coord. della Commissione Giustizia del Ministero dello Sviluppo Economico).

Colturazione, quindi, sta ormai conquistando un ruolo di must culturale della politica (tra i prossimi ospiti Davide Giacalone, Luca Palamara, Giuseppe Sabella, Angelo Jannone, ecc.) al punto che diverse sono le prestigiose realtà che hanno patrocinato sinora il format: l’Università degli studi internazionali di Roma, le testate Formiche, Il Riformista e la La Voce di New York, la Federiciana Università popolare, ecc.

Insomma, Colturazione si candida tra gli eventi politico-culturali a cui non si può mancare. Angelo Lucarella, ideatore del progetto e del format, spiega che Colturazione ha il fine di “Coltivare la cultura” nelle sue varie forme (educativa, economica, giuridica, politica, ecc.) motivo per cui online è disponibile il Manifesto del Valore, basato su tre direttrici chiare (eguaglianza, libertà ed educazione), a cui si può liberamente aderire su www.change.org per “colturare”, come dice lo stesso Lucarella, in tutta Italia.




Sora, rischio idrogeologico: il Consorzio di Bonifica procede nella manutenzione ordinaria dei canali

Prosegue senza soluzione di continuità l’attività di manutenzione ordinaria del Consorzio di Bonifica Conca di Sora. Nelle ultime settimane di dicembre è stato eseguito l’intervento di manutenzione, in convenzione con il comune di Sora, del canale laterale Cartiere Burgo, con la rimozione e sfalcio della vegetazione che limitava il deflusso delle acque.
 
Sempre nel comune di Sora sono stati effettuati interventi di manutenzione del Torrente Lacerno, nel tratto di valle con pulizia delle sponde e dell’alveo, del Fosso Schitelli con pulizia e rimozione della vegetazione interessante l’alveo ed è stata effettuate manutenzione in forma d’affitto nel distretto tessile sito nella zona industriale, con pulizia e rimozione della vegetazione spondale. Sono stati inoltre eseguiti interventi di manutenzione del Fosso Schito, sito nel comune di Broccostella e del Rio Fontechiari, nel comune Fontechiari, dove sono state ripristinate le arginature spondali ed è stata rimossa la vegetazione in alveo.
 
“È di primaria importanza che gli interventi di manutenzione ordinaria, vengano effettuati nelle tempistiche e nelle modalità pianificate dai nostri tecnici – ha dichiarato il Commissario Straordinario del Consorzio di Bonifica Conca di Sora, Sonia Ricci – affinché gli stessi siano propedeutici alla mitigazione del rischio idrogeologico. La prevenzione deve prendere il posto dell’emergenza e questo obiettivo è raggiungibile solo attraverso una corretta e puntuale manutenzione del reticolo idrografico di pertinenza consortile”