Alluvione Emilia Romagna, Osservatorio ANBI: “La crisi climatica obbliga a ripensare le priorità del Paese”

Voncenzi (Presidente ANBI): “Senza sicurezza nella gestione delle acque non può esserci sviluppo”
 
 
“Della drammatica alluvione in Romagna ci ricorderemo giusto il tempo di rendere omaggio alle vittime; poi ciascuno dovrà rimboccarsi le maniche e da solo ricostruirsi la vita, perché solidarietà delle parole e concretezza dei fatti, spesso rallentati da un’estenuante burocrazia, non vanno di pari passo: è quella, che chiamiamo la liturgia degli stati d’emergenza, consci che solo una piccola parte dei danni potrà essere ristorata dall’intervento pubblico, senza contare le conseguenze sulla vita economica e sociale del territorio. Se una lezione si vuole trarre da quanto accaduto è la necessità di ripensare le priorità ed i necessari investimenti per il futuro del Paese, perché senza sicurezza nella gestione delle acque non può esserci sviluppo”: a dirlo è Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI Emilia Romagna oltre che dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue.
 
“Sarebbe miope tacere che quanto accaduto in Emilia Romagna ha colpito una delle regioni più attente alla sicurezza idrogeologica, evidenziando l’impotente esposizione del nostro Paese alle violente conseguenze della crisi climatica – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – L’alluvione di questi giorni ha fatto facilmente ricordare l’analogo evento di pochi mesi fa nelle Marche, ma l’attenzione, in realtà, dovrebbe concentrarsi sulle troppe emergenze idrogeologiche, evitate per semplice casualità nelle scorse settimane, pur in quadro complessivo di siccità. E’ necessaria una nuova cultura del territorio, perché l’estremizzazione degli eventi atmosferici non è più un’eccezione, ma un ricorrente pericolo, che grava sulla vita delle nostre comunità.”
 
I dati del settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche confermano, pur in un quadro di drammaticità, come la violenza degli eventi meteo, che si sono rovesciati sull’Italia, avrebbe perfino potuto comportare conseguenze più gravi.
 
Impressionante è osservare l’evoluzione delle piene in decine di torrenti concentrati in una zona piuttosto limitata dell’Emilia Romagna e riflettere su come, di fronte alla velocità dei cambiamenti climatici, ciascuno degli oltre 7600 corsi d’acqua del nostro Paese possa rappresentare una potenziale minaccia per il territorio.
 
Molti dei torrenti ora esondati segnalavano insufficienza idrica fino a qualche settimana fa; infatti, il bollettino di Arpae (Agenzia Prevenzione Ambiente Energia Emilia Romagna) ricorda che Aprile era stato fortemente carente di piogge con un deficit pluviometrico, che a livello regionale aveva toccato il 66,2%! Gli aumenti repentini dei livelli registrati da fiumi e torrenti, evidenziano come siano in grado in poche ore di sprigionare una potenza distruttiva, che rende inadeguata l’attuale rete idraulica ed obbliga ad una riflessione anche sui criteri di manutenzione.
 
A dimostrarlo sono, ancora una volta, i numeri: sui bacini montani romagnoli, soggetti a progressivo spopolamento (come nel resto d’Italia) e dove nasce la maggior parte dei fiumi interessati dalle piene, nell’ultima settimana sono mediamente caduti 145 millimetri d’acqua, preceduti da due settimane piovose su terreni inariditi dalla prolungata siccità; analoga situazione si è registrata sui bacini di pianura (mm.121 di pioggia in una settimana). In poche ore il risultato è stato devastante: Lamone (esondato) cresciuto di 9 metri; il Savio (esondato) cresciuto di m. 8 ; il Ronco, + 8 metri;  il Senio, + 7 metri; il Montone, + 6 metri; l’Uso, + 5 metri; l’Ausa,+ 3 metri; il Pisciarello, + m.2,5 metri; il Marzeno, + m. 4,30 metri; il Voltre, + 3 metri. Al di fuori della “zona rossa romagnola”, da registrare l’esondazione del Ravone a Bologna e la piena del torrente Tiepido a Modena (cresciuto di oltre 6 metri e mezzo); altri fiumi sotto osservazione sono Santerno, Sintria, Rabbi, Rubicone (fonte: Arpae).
 
Quanto accaduto nella confinante Romagna ha creato grande apprensione anche nelle Marche dove, sul Nord della regione, si sono registrate analoghe piogge: lungo il bacino del fiume Foglia, cresciuto di circa 4 metri in 10 ore, sono mediamente caduti un centinaio di millimetri d’acqua in un giorno e mezzo (fonte: Centro Funzionale Protezione Civile Marche); saliti anche i livelli di Esino (+ m.1,20) e dell’affluente Sentino (+ m.1,10).
 
Sul resto della Penisola, dove non hanno causato danni, le piogge di Maggio hanno inciso su una situazione di prolungata carenza idrica.
 
Tra i grandi invasi del Nord va evidenziato il lago d’Iseo che, con una crescita di oltre 20 centimetri, tocca la soglia massima di riempimento, raggiungendo ora il 97,9% della capacità; bene il riempimento di Maggiore (91,9%) e Lario (74,1%), mentre anche il Benaco registra finalmente un importante aumento di livello, raggiungendo il 57,9% di riempimento, pur rimanendo ancora abbondantemente sotto media.
 
In Valle d’Aosta decrescono le portate della Dora Baltea e del Lys.
 
Crescono tutti i fiumi piemontesi, tra cui spiccano le performances di Tanaro, Pesio e Stura di Lanzo.
 
In Lombardia dove, da un anno e mezzo,  lo scarto negativo della quantità di riserva idrica rispetto alla media storica si manteneva a livelli molto preoccupanti, le piogge di Maggio hanno ridotto il gap ad un pur sempre marcato -36%. A beneficiare delle precipitazioni sono anche i fiumi: in primis, la portata dell’Adda, che tocca i 179 meri cubi al secondo, ma positivo andamento anche per Serio, Mincio ed Oglio, che cresce di oltre mezzo metro.
 
In Liguria, dove le recenti piogge hanno interessato soprattutto la provincia di Genova, aumentano i livelli dei fiumi Vara, Entella, Magra ed Argentina.
 
Nel NordEst la prolungata crisi dei corpi idrici viene mitigata da precipitazioni abbondanti e costanti: in Veneto, dopo molti mesi, spicca la crescita  di oltre un metro e mezzo del fiume Adige, mentre il livello della Livenza si alza di oltre 2 metri ed aumentano anche le portate di Piave, Brenta e Bacchiglione.
 
Per il fiume Po, la crescita delle portate degli affluenti comporta un riavvicinamento, dopo moltissimi mesi, alle portate medie del periodo: lungo tutta l’asta, infatti, si registra un aumento esponenziale d’acqua in alveo (in Emilia, portate raddoppiate).
 
In Toscana, nella settimana, le cumulate più consistenti di pioggia si sono registrate nel Grossetano (a Scansano mm. 129), in Lucchesia (mm. 126 a Lucca) e nel Massese (Massa, mm. 105); nell’arco dei 30 giorni, invece, il record viene segnato da due comuni della provincia di Firenze: Firenzuola (mm.255,6) e San Godenzo (mm. 232,6). A beneficiarne sono i fiumi, compreso il Serchio, che torna finalmente a superare i livelli di portata media del mese di maggio.
 
In Umbria la pioggia fa finalmente crescere il livello del lago Trasimeno (+ cm. 5), nonché i fiumi Nera,  Chiascio e Tevere.
 
A Roma la portata media del fiume Tevere si attesta intorno ai 124 metri cubi al secondo superando, in alcune stazioni a monte, il livello massimo delle ultime annate; in crescita sono anche i livelli di Aniene ( torna ad essere in linea con la media del periodo), così come quelli di Liri e Sacco, nonché i livelli dei bacini lacustri di Bracciano, Nemi ed Albano.
 
Il fiume Volturno, sia nella sezione molisana che in quella campana, è in linea con le migliori performances stagionali degli ultimi anni; in Campania si registrano crescite di portata anche nei fiumi Sele e Garigliano, favorite da copiose piogge (a Napoli oltre 130 millimetri).
 
In Basilicata, sul fronte dello stoccaggio della riserva idrica nei bacini regionali, viene segnato un nuovo importante apporto con + 8 milioni di metri cubi in una settimana; nella vicina Puglia, lo scarto positivo è pari a 5 milioni di metri cubi in una settimana.
 
Infine si registrano copiose precipitazioni anche in Sicilia, dove era stato diramato un livello di allerta rossa: il record viene toccato nell’entroterra dai comuni di Aidone e P.zza Armerina con oltre 100 millimetri di pioggia. 
 




Emilia Romagna, il Consiglio dei Ministri pronto a deliberare lo stato di calamità

Annunciato il blocco dei mutui e delle riscossioni tributarie

Continua lo stato di emergenza in Emilia Romagna dove durante la scorsa notte e la mattinata di oggi si sono allagati due centri importanti della provincia di Ravenna come Lugo e Cervia.

Nel primo caso l’acqua ha cominciato a risalire dalla parte sud della pianura, lato via Emilia, per le esondazioni del Senio e del Santerno, che scorrono il primo ad ovest e il secondo a est della città, ed è arrivata in centro storico.

A Cervia molte vie sono piene d’acqua. Ordini di evacuazione sono scattati anche per altri territori del Ravennate: Villanova, Filetto, Roncalceci.

Faenza, ieri una delle realtà più colpite dall’inondazione del Lamone, si è risvegliata nel fango. Sotto un cielo grigio, con la speranza che almeno oggi non cada una goccia. Si va in bici per le strade, tante due ruote che si muovono lentamente, con attaccate buste e borsoni, scarponi sporchi e pantaloni arrotolati. Il confine tra fango e acqua è sottile e via Lapi è ancora un fiume. A Cesena, con un passaparola via chat, diversi giovani sono scesi in strada per spalare e aiutare.

Decine sono le strade interrotte o chiuse per frane o allagamenti in provincia di Bologna. Uno smottamento ha creato problemi sull’A1 verso Firenze, con lunghe code tra Sasso Marconi e la Direttissima: Aspi ha ripristinato il traffico su due corsie.

“La portata della devastazione del maltempo è quella di un altro terremoto: saranno danni quantitativamente minori, ma saranno di qualche miliardo di euro. Come per il terremoto ricostruiremo tutto”, ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini che oggi incontrerà il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto.

Al Consiglio dei ministri di martedì 23 maggio “verrà deliberato lo stato di calamità” per le zone colpite dall’alluvione e “si risponderà ai primi interventi. E’ già stato annunciato il blocco dei mutui e delle riscossioni tributarie”, ha detto il ministro. Secondo il monitoraggio di Coldiretti sono finite sott’acqua oltre cinquemila aziende agricole.

Continuano le operazioni della task force di Autostrade per l’Italia nelle aree colpite dall’emergenza maltempo, grazie al lavoro delle squadre e al miglioramento meteo dell’ultima fase, è stato possibile riaprire il tratto compreso tra Rimini Nord e Cesena Nord in direzione Bologna e il tratto compreso tra Forlì e Cesena Nord in direzione Ancona.

Restano invece chiusi al traffico i tratti autostradali della A14 Bologna – Taranto tra il bivio con la diramazione di Ravenna e Forlì in direzione Ancona oltre a quello tra Cesena Nord e Faenza in direzione Bologna. Resta sulla A14, in direzione nord per i veicoli con massa complessiva superiore 7,5 tonnellate, l’uscita obbligatoria ad Ancona Nord, per poi proseguire lungo la strada statale 76 in direzione Fabriano/Perugia.

Sulla A1 sono state riaperte al traffico due corsie verso Firenze, dopo lo smottamento tra Sasso Marconi nord e il bivio con la A1 Direttissima in direzione Firenze: continuano le operazioni della task force di Autostrade per l’Italia nelle aree colpite dall’emergenza maltempo. Le squadre di Aspi sono impegnate in operazioni di ripristino della piena fruibilità del tratto, costantemente monitorato. È stata rimossa la corsia in deviazione sulla carreggiata opposta, installata nelle prime ore della mattina, e attualmente il traffico transita, appunto, su due corsie in direzione Firenze. Nel tratto si registrano 15 km di coda verso Firenze e 9 km in direzione Bologna. Per ridurre la congestione in corrispondenza del nodo bolognese, i veicoli con massa oltre le 7,5 tonnellate che percorrono la A1 in direzione Bologna verranno obbligatoriamente deviati all’altezza di Parma lungo la A15 Parma – La Spezia da cui proseguire lungo la A12 in direzione Pisa e la A11 in direzione Firenze per poi reimmettersi in A1. Lo stesso percorso è consigliato ai veicoli leggeri che da Milano sono diretti verso Firenze/Roma.

Sono decine le strade chiuse o danneggiate dalle frane o dagli allagamenti nel territorio della provincia di Bologna. “La viabilità è compromessa in gran parte del territorio metropolitano. Si invita la popolazione a non effettuare spostamenti se non per reali necessità anche per agevolare il transito dei mezzi di emergenza e soccorso”, scrive la Città metropolitana.

La Provincia di Modena comunica di aver provveduto alla chiusura al transito dei ponti ‘Pioppa’, sulla strada provinciale 11, e quello di Concordia, sulla provinciale 8, a causa della piena del fiume Secchia che ha portato al raggiungimento dei livelli idrometrici di sicurezza. Sempre nel Modenese, fa sapere ancora la Provincia, restano chiusi il ponte Motta a Cavezzo e il ponte Navicello Vecchio sulla diramazione della strada provinciale 255 tra Modena e Nonantola, sul fiume Panaro.

Due persone, che erano rimaste isolate a Lutirano, frazione di Marradi (Firenze) in Alto Mugello, sono state recuperate questa mattina dopo che è stata aperta la strada ai mezzi leggeri. L’apertura grazie al lavoro del gruppo operativo speciale. Altre tre persone sono rimaste, invece, in una struttura ricettiva a Badia della Valle. Durante la giornata, fanno sapere i vigili del fuoco, verranno effettuate ulteriori verifiche alla viabilità e agli edifici. Al momento non sono in atto precipitazioni.




Comunali, Schlein: “il Partito e’ in ottima salute”. La segretaria annuncia battaglia per i ballottaggi

Giorgia Meloni vede in queste comunali una conferma dell’onda lunga che l’ha portata a palazzo Chigi. E, forte del risultato parziale delle amministrative, rilancia con decisione sulle riforme. Al momento l’unica certezza è che il primo tempo è finito 4 a 2 per il centrodestra: sono quattro i capoluoghi che andranno a loro sin dal primo turno avendo superato la soglia del 50% più 1.

Ma il Pd, analizzando i dati scorporati, il giorno dopo tira un sospiro di sollievo e mostra a sua volta ottimismo spiegando di essere il primo partito in quasi tutti i capoluoghi (dato peraltro confermato da un’analisi di Youtrend). Quindi mostra soddisfazione anche il segretario del Pd Elly Schlein che annuncia battaglia per il secondo turno.

Amministrative, Schlein: ‘Il Partito e’ in ottima salute’

“In questa tornata ci rialziamo con slancio, la destra frena. Guardiamo con grande ottimismo al secondo turno”, spiega Schlein dal Nazareno. “Il centrodestra conferma la sua forza di coalizione di governo, il valore della stabilità e della chiarezza di fronte agli italiani”, gli replica Meloni rilanciando subito la carta delle riforme: “il risultato del voto amministrativo – argomenta commentando i risultati delle comunali – è una ulteriore spinta all’azione del governo, il consenso degli elettori ci sprona ad accelerare sulla realizzazione del programma di riforme economiche, sociali e istituzionali”. Ma l’ analisi forse più puntuale del voto viene da Matteo Renzi che rileva come “ancora non abbia vinto nessuno: la vera partita si gioca ai ballottaggi”.

Infatti i ballottaggi del 28 e 29 maggio ad Ancona, Brindisi, Vicenza, Pisa e Siena saranno decisivi per stabilire il vincitore. Nel primo turno il centrodestra ha conquistato quattro sindaci nei comuni capoluogo di Latina, Sondrio, Treviso e Imperia con l’ex ministro dell’Interno e sindaco uscente Claudio Scajola, il centrosinistra due, a Brescia e Teramo. L’affluenza è scesa di poco, al 59,03% (-2,19% rispetto al voto precedente). In silenziosa attesa resta il Movimento Cinque Stelle che sembra avere difficoltà ad esprimersi sui risultati non certo lusinghieri di questo primo turno. Oggi a parlare per tutti ci ha pensato il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri che si è mostrato assai prudente: “dobbiamo aspettare il verdetto. Il M5S è al ballottaggio in molti comuni e grandi città come Brindisi. Il M5S ha sempre avuto difficoltà storiche sul territorio. Ma abbiamo avviato con Conte un progetto per un maggiore radicamento”.

Ma nascosti dall’anonimato alcuni parlamentari non nascondono un certo malumore. Non va meglio nel Terzo Polo dove continuano le schermaglie tra Renzi e Calenda: l’ex premier annuncia l’ingresso nella sua forza politica di Naike Gruppioni, imprenditrice bolognese eletta con Azione e di Giulia Pigoni di Sassuolo. Piccata la replica di Carlo Calenda che parla di “scippo” e aggiunge: “mi permetto solo di notare che, per rispetto alla comunità che l’ha eletta sei mesi fa quasi senza conoscerla, una comunicazione preventiva sarebbe stata più elegante”.




Maltempo, in Romagna e Marche i Consorzi di Bonifica pronti a contenerte le piene

“Pur non essendo i fiumi in diretta competenza, i Consorzi di bonifica sono in stato di allerta, collaborando con le Autorità locali – rende noto Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – In caso di emergenza, sono, infatti, pronti a contenere le masse d’acqua attraverso esperte manovre idrauliche, sperando che improvvisi  cedimenti o sormonti arginali non facciano collassare anche la rete idraulica minore, come già verificatosi ad inizio Maggio proprio in Romagna.”
 
“I dati raccolti dal nostro Osservatorio sulle Risorse Idriche evidenziano che purtroppo sta piovendo soprattutto su Romagna e Marche, cioè territori già colpiti recentemente da gravi alluvioni e per questo ancor più fragili”: a sottolinearlo è Francesco Vincenzi, Presidente ANBI
 
In entrambe le regioni, impressionante è la crescita delle portate fluviali in poche ore, a seguito di abbondanti precipitazioni.
 
In Romagna,  alle prime ore del mattino di ieri sono caduti 80 millimetri di pioggia a Santa Monica, mm. 90 a San Cassiano sul Lamone, mm. 76 a Cesena, mm.85 a Monte  Romano, mm. 88 a Castrocaro; il livello del fiume Savio è cresciuto di 6 metri e mezzo, il torrente Uso di m.5, il Marzeno di quasi 4 metri e mezzo, il Voltre di m.3, l’Ausa di 3 metri ed il Pisciarello di 2 metri e mezzo.
 
Nelle Marche, a Pesaro sono caduti oltre 80 millimetri di pioggia, così come a Fano ed in generale sulla fascia più settentrionale della regione (entroterra e costa), mentre a Senigallia sono caduti 66 millimetri; di conseguenza il fiume Foglia è cresciuto di quasi 4 metri in 10 ore, mentre il Misa si è alzato di 3 metri in 6 ore, raggiungendo il livello di piena.
 




A Padova il primo trapianto con un cuore fermo da 20 minuti

E’ stato eseguito nell’Azienda ospedaliera di Padova il primo trapianto di cuore da un organo che aveva cessato ogni attività elettrica da 20 minuti.

In passato era accaduto che fossero stati eseguiti trapianti con cuore ‘fermo’ da pochi minuti. Ma la legge italiana, in questi casi, prescrive che il prelievo da cadavere possa avvenire solo quando il cuore ha cessato l’attività da almeno 20 minuti.

“Per primi al mondo abbiamo dimostrato che si può utilizzare per un trapianto cardiaco un cuore che ha cessato ogni attività elettrica da 20 minuti” ha detto Gino Gerosa, direttore della cardiochirurgia padovana. Il donatore era un uomo colpito da ‘morte cardiaca’, con contestuali, irreversibili danni cerebrali, da rendere vano ogni accanimento terapeutico.

“Questo risultato straordinario potrebbe portare ad un incremento del 30% nel numero dei trapianti, in un arco di tempo relativamente breve”, ha spiegato Gerosa, che ha guidato l’equipe padovana.  L’operazione è stara effettuata lo scorso 11 maggio, su un uomo di 46 anni, cardiopatico, già operato in età pediatrica, e in lista d’attesa per un trapianto da due anni.

L’importanza dell’intervento è stata sottolineata, nella conferenza stampa di annuncio, anche dal residente della Regione Veneto, Luca Zaia. “Si tratta di una notizia emozionante – ha dichiarato – si apre una nuova pagina di storia sul fronte del trapianto di cuore, risultato di un lavoro di squadra eccezionale portato avanti dalla sanità veneta e da questi medici professionisti di grandissimo spessore”.




Banca Popolare del Lazio, Capitani: “Cari soci vi basti la parola del Presidente!!!”

Riceviamo e pubblichiamo la nota dell”imprenditore agricolo e socio della Banca Popolare del Lazio Domenico Capitani.

“Forse l’errore del Presidente di chiamarsi Banca Popolare del Lazio e non presidente del CDA, nel presentare la lista dei candidati unici al “nuovo” CDA, pur rimanendo un errore formale, sottace la vera natura dell’uomo di sentirsi “padrone” della banca.

Cosa che si rileva anche in altre occasioni, come per esempio nei comunicati stampa o pseudo interviste in cui parla di acquisizioni o scelte strategiche che avrebbero bisogno dell’approvazione della vera proprietà della banca ovvero “l’assemblea dei soci” in presenza, VERA SOVRANA , essa si, della banca, così come si sbandierano i successi, se successi fossero, come il “salvataggio” della Banca della Tuscia, banchetta con un unico sportello e non si cita il fallimento molto dispendioso della BPL dell’acquisizione più volte annunciata della Banca Val Camonica.

Così come non si parla della anch’essa annunciata, con comunicati e articoli stampa, ristrutturazione dell’Ottobre 2020 che prevedeva la collaborazione con Banca Cassinate e Popolare di Fondi (che smentiranno immediatamente).

Sembrerebbe per noi umani che andiamo a “tentoni”. Si parla dell’aumento delle filiali come fosse una conquista napoleonica. La BPL sono 30 anni che aumenta le sue filiali, loro evidentemente hanno solo il merito di averne regalate tante Banca Blu che non è di proprietà 100% BPL. Chi ci avrà guadagnato?! Per non parlare dei risultati di bilancio, si fanno percentuali sull’anno precedente che non esisteva e si ottiene un prestigioso + 80,26%.
In verità ci sarebbe molto da discutere sul risultato ottenuto, dieci filiali ottengono un utile di 7,8 milioni , 53 filiali Blu Banca ottengono un utile di 11,1 milioni. Forse era meglio tenersele.
Apprendiamo inoltre dal comunicato che la banca avrebbe acquisito una società di brokeraggio assicurativo finalità diventare banca-assicurazione.

Cari soci vi basti la parola del Presidente!!!”




Velletri, elezioni: tutto pronto per eleggere il nuovo sindaco

A Velletri, 52 mila abitanti, sono sei i candidati a sindaco in lizza. Per il centrodestra corre unito portando l’avvocato Ascanio Cascella in ticket con Chiara Ercoli, già designata vicesindaca in caso di successo. Sono quattro le liste collegate a Cascella: Forza Italia, Lega, Fratelli D’Italia, Difendere Velletri con Paolo Felci, Per Cascella ci sono molte aspettative visti i risultati di Fratelli D’Italia alle ultime regionali che hanno espresso il consigliere regionale Giancarlo Righini e hanno premiato la costanza e presenza sul territorio del referente della Lega Tony Bruognolo.

Si ricandida per il secondo mandato l’attuale sindaco uscente Orlando Pocci di orientamento di cetrosinistra, sostenuto da sei liste: PD, M5S, la coalizione Europa Verde insieme a Velletri e beni comuni, Energia per Velletri, Viviamo Velletri, Velletri Noi Domani.

In lizza anche il predecessore di Pocci e suo ex sostenitore Fausto Servadio già sindaco per due mandati sostenuto dalla civica Insieme per Velletri e dalla coalizione di Italia Viva insieme ad Azione.
Aspirante alla poltrona di primo cittadino anche e l’ex assessore Romano Favetta che si è dimesso a due mesi della scadenza della consiliatura per potersi candidare. Favetta è sostenuto da due civiche: Movimento popolare per Velletri e Buona Velletri a tutti.

Unica corsa rosa l’avvocata Clorinda Ricci, candidata con la lista Forza del Popolo.

In Corsa anche Roberto Romagnoli con il Partito Socialista Italiano.
Quasi sicuramente Velletri andrà al ballottaggio a meno che non ci sia un passaggio clamoroso al primo turno.
Il primo turno delle elezioni amministrative comunali si terrà domenica 14 e lunedì 15 maggio 2023. Per i Comuni sopra i 15 mila abitanti, in caso di mancata vittoria con una preferenza superiore al 50 per cento, si dovrà attendere il ballottaggio che si terrà il 28 e 29 maggio sempre di domenica e lunedì. I candidati a sindaco sostenuti da più di due piste sono il sindaco uscente Pocci e il candidato di centrodestra Cascella. Tutti i candidati hanno condotto campagne elettorali serrate, entrando nel merito dei temi da affrontare e dei programmi. Il braccio di ferro a questo punto sembra essere, comunque tra il nuovo e l’esperienza. Com’è giusto che sia, sarà una sfida all’ultimo voto.




Governo, decreto Siccità: l’ANBI audita in Senato

“Ringraziamo il Governo per l’attenzione e la sensibilità dimostrata con il Decreto Legge Siccità, che però offre risposte ad una situazione emergenziale. A questo bisogna affiancare soluzioni infrastrutturali per uscire da una persistente condizione di insufficienza idrica, che sta colpendo ampie zone del Paese. Per questo poniamo con forza la necessità di un piano pluriennale per realizzare bacini irrigui multifunzionali, indispensabili a garantire la produzione di cibo, l’occupazione agricola e l’equilibrio ambientale.
Il Piano per invasi medio-piccoli, il cosiddetto Piano Laghetti ecocompatibili e da noi proposto con Coldiretti fin dal 2017, va nella direzione di incrementare l’11% d’acqua piovana attualmente trattenuta al suolo, aumentando le riserve idriche per avvicinarci al 35%; non sono opere grigie, perché a basso impatto ambientale e perché tutelano la biodiversità, favorendone la fruibilità da parte delle comunità locali”: a dichiararlo è Francesco Vincenzi, Presidente dall’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), audita dalle Commissioni congiunte Ambiente ed Agricoltura del Senato in sede di consultazioni per l’esame del Decreto Legge Siccità.
Si è evidenziata la necessità di un ulteriore approfondimento rigoroso sulle conseguenze ambientali dell’ipotizzata desalinizzazione di acque marine per contrastare la siccità, da parte di Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI intervenuto nella stessa sede.
“Oggi, solo il 40% dell’acqua trattata diventa dolce, il residuo è una salamoia inquinante e complesso da smaltire; oltre a ciò, vanno considerati gli importanti costi energetici, che possono essere sostenuti con facilità da economie, che hanno nel sottosuolo gas come Israele o petrolio come i Paesi Arabi, ma non certo dall’agroalimentare italiano – prosegue Gargano – Nel nostro Paese, la desalinizzazione può andare bene solo per situazioni localizzate, come le piccole isole, perché sostitutiva del traffico di “bettoline”, che attraversano il mare per rifornirle d’acqua dolce.”
“Stiamo inoltre lavorando – conclude il Presidente di ANBI – con tutte le componenti interessate per trovare una soluzione finalizzata ad un maggiore utilizzo delle acque reflue; accanto a ciò è necessario continuare ad investire in innovazione. I Consorzi di bonifica ed irrigazione lo stanno facendo e sono pronti con soluzioni immediatamente operative. Recentemente alla Fiera internazionale Macfrut di Rimini, siamo orgogliosi di aver presentato il progetto GocciaVerde, un marchio di certificazione sull’uso e la gestione sostenibile dell’acqua.”



Banca Popolare del Lazio, elezioni CdA: tra pareri favorevoli e conflitti di interesse. Drin drin… c’è qualcuno? [Parte 2]

Nove componenti del nuovo CdA della Banca Popolare del Lazio sono stati eletti lo scorso 4 maggio nel corso dell’Assemblea dei soci tenutasi in modalità online.

Una nota, protocollata in Banca prima delle elezioni dai soci Marco Picca e Domenico Capitani, mette a rischio di invalidazione tutta la procedura elettiva che, come evidenziato dai due soci, ha visto dapprima presentare la Lista 1 (con i 9 nominativi poi eletti) a nome della Banca quindi non ottemperando alle norme statutarie che identificano invece tra i soggetti legittimati alla presentazione della lista dei consiglieri candidati il C.d.A. visto, in quel contesto, come soggetto distinto da quello rappresentato e non invece in “nome” della Banca che rappresenta per presentare la lista dei 9 candidati e con ciò potenzialmente viziando la volontà della platea dei soci chiamati a intervenire in Assemblea per nominare i componenti del Consiglio di Amministrazione. Un primo errore formale al quale si è poi messa una “pezza” attraverso una nota integrativa presentata fuori tempo.

La nota dei due soci – Picca e Capitani – evidenzia però altre criticità che vanno ben aldilà del mero errore formale, qualora così qualcuno lo voglia intendere, quello di aver presentato la lista a nome della Banca e non del CdA.

Si parla di incompatibilità di alcuni degli eletti e soprattutto degli amministratori indipendenti che ne hanno avallato la presentazione

Con nota scritta pubblicata sul sito della Banca il Presidente del C.d.A. comunicava ai soci, con informativa ex art. 12 del Regolamento Assembleare: Candidature alla carica di consigliere di amministrazione – Lista l presentata dal CdA che … il Comitato Amministratori Indipendenti ha espresso parere favorevole in ordine alla rispondenza delle candidature, alla composizione quali-quantitativa ottimale preventivamente individuata dal Consiglio di Amministrazione, affermando, pertanto, che la lista dei candidati consiglieri risponde a tutti i requisiti di candidabilità sanciti dallo Statuto Sociale.

Ora se, da un lato, la lista n. 1 appare sicuramente rispettosa della rappresentanza di genere, seppure nel limite statutario minimo che indica in due il numero minimo del genere meno rappresentato, dall’altro è assolutamente carente, quanto meno riguardo per alcuni dei 9 candidati consiglieri, dei requisiti soggettivi di candidabilità.

I due soci, hanno infatti segnalato preventivamente che alcune candidature riguardano profili che nell’ultimo triennio risultano avere ricoperto funzione di amministratore, rispettivamente, in società partecipate da enti pubblici e in enti pubblici.

Ecco dunque che il Comitato Amministratori Indipendenti, con il parere favorevole rilasciato, hanno attestato la sussistenza dei requisiti soggettivi di candidabilità alla carica di Consigliere di amministrazione di tutti i componenti della Lista n. 1 benché, come ben evidenziato da Picca e Capitani, alcuni di loro fossero palesemente incandidabili, con ciò violando i doveri del loro ufficio.

Il secondo capoverso del terzo comma dell’articolo 30 dello Statuto Sociale della Banca Popolare del Lazio vieta il contemporaneo svolgimento di incarichi politici, così come definiti al primo capoverso del richiamato terzo comma dell’articolo 30, e della carica di amministratore e che la contestuale ricorrenza degli incarichi è causa di decadenza dalla carica di amministratore.

Un parere, quello del Comitato Amministratori Indipendenti, in ordine alla rispondenza delle candidature, alla composizione quali-quantitativa ottimale preventivamente individuata dal Consiglio di Amministrazione che è stato rilasciato in una situazione di evidente conflitto di interessi.

Indipendentemente dalla effettiva composizione del suddetto Comitato, non è revocabile in dubbio, infatti, che chi lo compone si è candidato alla nomina di “nuovo” consigliere della Banca. La circostanza diviene rilevante in questo caso proprio perché il Comitato ha rilasciato il richiamato parere favorevole nonostante la sussistenza dell’evidente incandidabilità di alcuni dei nove canditati Consiglieri.

Torna il tema dei conflitti di interesse che tante volte hanno interessato le vicende di quella che una volta veniva definita la “Banca del Territorio” e chissà se “qualcuno” avrà tempo e voglia di far luce su queste singolarità, tanto per usare un eufemismo…




Morte in culla, intervista all’ostetrica Bellasio su Sids

In relazione al tragico caso di “morte improvvisa del neonato” (SIDS, Sudden Infant Death Syndrome), avvenuto a Roma (Artena) nella notte tra il 6 e il 7 maggio, Alessandra Bellasio, Ostetrica e divulgatrice sanitaria con quasi 190mila follower su Instagram, fondatrice di UniMamma.it, si è così espressa: “La SIDS (Sudden Infant Death Syndrome) è una condizione tragica che consiste nel decesso entro i primi 12 mesi di vita. Questo disturbo si riferisce a una morte improvvisa e inaspettata che rimane inspiegabile dopo un’attenta valutazione medica e che rappresenta una delle principali cause di morte nei neonati. Il picco del rischio viene raggiunto tra i 2 e 4 mesi di età, in particolare durante l’inverno. Diventa più raro l’insorgere della sindrome dopo i primi 6 mesi. Nonostante gli sforzi degli esperti per comprendere le sue cause, non c’è ancora una soluzione definitiva al problema. Tuttavia, esistono alcune misure per ridurre le possibilità di SIDS, tra le quali: l’adozione della posizione supina, la condivisione della camera ma non dello stesso letto, l’uso di una superficie di sonno semirigida e non inclinata priva di cuscini, paracolpi, peluche o lenzuola sfuse e il mantenimento di una temperatura adeguata nella stanza per evitare il rischio di surriscaldamento. È fondamentale che i genitori siano messi al corrente di tali pratiche, eppure spesso non vengono informati dal personale sanitario e la grande varietà di prodotti per l’infanzia, disponibili sul mercato, contribuisce a creare confusione. In effetti, sebbene sia nota l’inadeguatezza di alcuni accessori per il sonno dei bambini, purtroppo si assiste ancora troppo spesso alla loro promozione come se fossero indispensabili. È dunque fondamentale porre l’accento su questa tematica di primaria importanza che riguarda la sicurezza dei nostri figli e richiede la nostra massima attenzione”.

Alessandra Bellasio – UniMamma Alessandra Bellasio, 37 anni, membro del consiglio direttivo dell’ordine professionale delle ostetriche di Como, Lecco e Sondrio, è consulente certificata a livello internazionale in allattamento (IBCLC), insegnante di manovre di disostruzione pediatrica e divulgatrice sanitaria. Bellasio supporta le donne nel delicato percorso della maternità, durante la gravidanza e nei primi anni di vita del bambino, proponendo videocorsi e consigli pratici attraverso la piattaforma digitale UniMamma, fondata nel 2021, e la pagina Instagram ostetrica_alessandra_bellasio, seguita da 190mila follower. Bellasio è anche nel comitato scientifico dell’ente formativo Mediadream Academy, accreditato presso Agenas, e ha formato oltre 1000 professionisti sanitari in tutta Italia.




Velletri, il ministro Schillaci al Colombo. Nuove prospettive per l’ospedale

Ieri pomeriggio il ministro della Salute Orazio Schillaci ha fatto visita all’ospedale Paolo Colombo di Velletri. Insieme al suo staff, diretto da Marco Mattei, Schillaci è arrivato intorno alle 19, dopo una riunione a Pomezia con alcuni dirigenti sanitari del posto.

Ad attenderlo i dirigenti medici ed infermieristici dell’ospedale, il direttore sanitario della Asl Roma 6 Roberto Corsi e il nuovo commissario straordinario Francesco Marchitelli e l’assessore al Bilancio della regione Lazio, il veliterno Giancarlo Righini.

Il ministro ha visitato il Pronto Soccorso, ha parlato con i medici e i primari dei vari reparti, dopo la visita al reparto di ginecologia, pediatria e al punto nascita chiuso 3 anni fa dalla gestione Zingaretti-D’amato-Mostarda, si è svolta una conferenza stampa nella sala riunioni.

Qui dopo la presentazione dei lavori che inizieranno a breve del “Paolo Colombo”, spiegati dal ds Roberto Corsi, ha preso la parole l’assessore regionale al Bilancio, Giancarlo Righini.

L’assessore veliterno, che ha seguito da sempre, le vicende legate all’ospedale di Velletri ha affermato davanti ai molti operatori sanitari presenti: “L’ospedale, il nostro ospedale, sarà rilanciato. È in programma la riapertura del punto nascita, il potenziamento il reparto di radiologia, che ha macchinari vecchi e obsoleti, un aumento dei posti letto e sono previsti dei lavori di ampliamento e ammodernamento. Questo avverrà, ed abbiamo già firmato tutti gli atti amministrativi, dopo anni e anni di totale abbandono, chiusure di reparti vitali, importanti, come il punto nascita veliterno, che ha visto nascere negli anni migliaia di bambini. Poi chiuso improvvisamente senza reali motivi, solo per una scellerata politica di risparmio sulle spalle dei cittadini inconsapevoli e inermi davanti a tale incapacità di gestione degli anni passati”.

Presenti all’incontro anche il deputato e sindaco di Lanuvio Andrea Volpi, il sindaco di Genazzano Alessandro Cefaro, che è primario di chirurgia a Velletri, altri dirigenti Asl di vari settori e consiglieri comunali dei veliterni e di altri comuni dei Castelli Romani.

A fare gli onori di casa i dirigenti sanitari della struttura, il dottor Ferrante e il dottor Felicetto Angelini, il primario del pronto soccorso Antonio Romanelli, che ha espresso a Schillaci le difficoltà lavorative in cui operano, in una struttura, obsoleta, stretta e angusta, mentre Matteo Orciuoli, coordinatore degli affari generali della Asl Roma 6 ha curato ogni aspetto della visita del ministro.

Orazio Schillaci, al termine della sua lunga visita, ha ringraziato tutti gli operatori sanitari presenti per il grande lavoro svolto durante il Covid e per quello attuale. Ed ha assicurato loro di voler rafforzare i presidi ospedalieri della provincia con lo stanziamento di diversi milioni di euro dal governo alla Regione Lazio, affinché venga valorizzata la professionalità degli operatori e aumentata l’efficienza delle strutture sanitarie con strumenti e macchinari di ultima generazione .

Sono intervenuti anche i primari di vari reparti del Noc, come il professor Fabio Cerza, che dirige l’ortopedia, il dottor Gabriele Maritati della chirurgia vascolare, la dottoressa Diana Di Pietro, dirigente del dipartimento salute mentale, il tecnico delle strutture tecnologiche Daniele Panichelli, il direttore f.f. UOC Ufficio Tecnico e Patrimonio Dottoressa Irene Tagliente, il suo collaboratore geometra Franco Quaranta, la dirigente infermieristica della Asl Roma 6 Cinzia Sandroni, le posizioni organizzative degli altri ospedali del territorio e di Anzio e il direttore del distretto sanitario veliterno dottor Menchini.

Il ministro della salute ha lasciato l’ospedale intorno alle 20.30 per raggiungere piazza Mazzini, dove c’è stato in incontro con alcuni politici locali e con il candidato sindaco del centro destra Ascanio Cascella. L.S.