Elezioni, da Albano parte la candidatura di Marco Silvestroni: tenta il passo alla camera dei deputati

Roberto Cuccioletta, portavoce Fratelli d’Italia di Albano: “Accogliamo con emozione e soddisfazione la candidatura alla Camera dei Deputati di Marco Silvestroni nel nostro collegio uninominale (Velletri, Albano, Ariccia, Genzano, Lanuvio, Ardea, Anzio e Nettuno).

La sua candidatura è testimonianza dell’attenzione del nostro partito e di tutta la coalizione di centrodestra al territorio. Riteniamo Silvestroni la persona più idonea a rappresentarci soprattutto in virtù del suo percorso politico sempre attento alle esigenze non solo della nostra città ma di tutta la provincia di Roma, oggi Città Metropolitana di Roma Capitale. Sarà il candidato di tutta la coalizione ovviamente, ma per noi di Fratelli d’Italia di Albano assume un significato particolare.

E’ dal 1994 che Albano non esprime un candidato di rilievo da quando, infatti, venne eletto al Senato della Repubblica l’avvocato Umberto Becchelli nel gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale, il quale si distinse per il suo operato e ancora oggi è ricordato e stimato da tutti i cittadini della nostra città.

Oggi Albano, dopo 24 anni, ha una grossa occasione: vedere rappresentata nuovamente la nostra città nel Parlamento Italiano. Questa opportunità ci emoziona e non possiamo nascondere che con grande commozione rivolgiamo a Marco il nostro più sincero e fraterno in bocca al lupo. Ci auguriamo che tutta la città e tutti i Castelli Romani sappiano cogliere questa occasione”

Flavio Giorgi, portavoce di Fratelli d’Italia di Ariccia: “Un figlio di Ariccia candidato alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale. Come portavoce del partito di Fratelli d’Italia di Ariccia apprendo la notizia pieno di orgoglio per la mia città. Non mi sembra di ricordare, nella storia della nostra cittadina, che il centrodestra abbia mai avuto l’occasione di eleggere un deputato nel Parlamento Italiano. Per noi rappresenta un’occasione unica che nessuno di noi può permettersi di perdere. Mi auguro che l centrodestra della mia città sappia stringersi intorno al nostro concittadino per fornirgli tutto il supporto possibile. Mi auguro, inoltre, che tutti gli ariccini comprendano che avere in Parlamento una persona così vicina alla nostra città rappresenta, oggi, una necessità primaria. Il circolo “Paolo Borsellino” di Ariccia invia a Marco Silvestroni un sincero in bocca al lupo.”




Fascismo buono e fascismo cattivo: tra realtà storica e campagna elettorale

Le parole della presidente (presidenta?) della Camera dei Deputati Laura Boldrini, che asserisce che nulla di buono c’è stato nel ventennio fascista, prontamente rilanciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono durissime. Non si può pensare che siano credibili fino in fondo, dato che il regime di Mussolini, pur essendo stato una dittatura, ha realizzato -, senza l’intervento della mafia sugli appalti, senza l’ANAC e le indagini della Guardia di Finanza, e senza le mazzette – numerosissime opere pubbliche. A Roma, come in gran parte della nostra bella nazione, sono ancora presenti edifici stile ventennio, che sfidano il tempo e non collassano, come invece succede a stabili molto più giovani, costruiti con fondi statali. E’ forse molto noto l’episodio riferito al senatore Araldo Crollalanza, che fu incaricato di una delle più belle opere di quel periodo, e che dura ancora oggi intatta: il lungomare di Bari. Quando il Duce lo andò a visitare, ne apprezzò la struttura, ma si lamentò che fosse un’opera costosa. A quel punto, il responsabile dell’opera gli disse che era avanzato del denaro, che si affrettò a restituire. Tutt’altra cosa da ciò che accade oggi, quando abbiamo centinaia di opere incompiute finanziate con fondi dei cittadini, e che potrebbero essere completate soltanto con una somma molto superiore a quella prevista all’inizio per la loro realizzazione totale.

Tali mostri di cemento armato rimangono così senza tempo, in attesa di una soluzione, e la colpa si da’ alla burocrazia: ma i burocrati sono uomini

Chi conosce un po’ di storia – quella vera, non quella scritta dai vincitori – può arrivarci da solo. Le dichiarazioni delle due massime cariche dello Stato dimostrano la faziosità di chi propugna una politica di segno diverso, ed esulano dalla realtà storica. Per questo risultano, alla fine, meno credibili di quanto potrebbero essere, e meno efficaci: tranne per quei minori che sempre più si vogliono indottrinare con presunti ‘valori democratici’, in una nazione che tale regime – democratico – non conosce, ed è da indagare se l’abbia mai conosciuto. A poche ore di distanza dalla manifestazione antifascista organizzata dal PD, la presidente (presidenta?) della Camera Laura Boldrini, in un’intervista a La Repubblica, ha dichiarato: “Tutte le forze politiche democratiche dovrebbero fare fronte comune contro chi si richiama al regime fascista, che “fu di sopraffazione, di annientamento dei diversi, di discriminazione nei confronti delle donne”. Per cui, conoscendo il suo ben noto femminismo sopra le righe – anche e soprattutto esercitato da una posizione istituzionale privilegiata, il che dovrebbe consigliare una maggiore cautela nell’esprimere opinioni molto personali – non si capisce bene se il suo risentimento riguardi un regime ormai storico, o il fatto che le donne non erano emancipate come oggi, ma avevano un ruolo domestico ben definito. Si scaglia poi, la presidente (presidenta?) della Camera, – ma non dovrebbe esercitare una sorta di neutralità? – contro i “gruppi neofascisti” che “si moltiplicano, si allargano, diventano più arroganti e violenti.” E’ chiaro a tutti che i delinquenti vanno messi in galera, senza discriminazioni, ma non si può perseguitare politicamente e giudizialmente chi ha idee diverse dalle nostre. Qui sì, si scadrebbe in una sorta di regime che di democratico non ha nulla, e che sarebbe, a questo punto, fascismo, totalitarismo, discriminazione, cioè proprio quello che si vorrebbe stigmatizzare.
“In alcuni ambienti del nostro Paese”, ha detto ancora Laura Boldrini, “si è creato un clima assolutorio, si è raccontata la storia – falsa – di un fascismo buono finché non ha incontrato il nazismo cattivo. Ma il fascismo è stato da sempre violenza, aggressione, privazione della libertà. Chi invoca oggi quel regime non conosce la storia”. Bene, noi diciamo che la storia non la conosce chi fa tali asserzioni. La storia vera, non quella scritta dai vincitori. Le opere del ventennio sono sotto gli occhi di tutti, compreso quell’obelisco che la signora Laura voleva sfregiare, cancellandone il nome ‘Mussolini’ e creando un ipocrita falso storico. Alle parole della Boldrini hanno fatto eco con singolare tempismo quelle del presidente Mattarella, secondo il quale “Non esiste un fascismo buono e uno cattivo, il fascismo è tutto cattivo, e sbaglia chi dice che l’errore, oltre a quello della guerra, è nato con l’incontro con i nazisti.” Non possiamo che condannare le leggi razziali, vera ferita nella storia di un’Italia che stenta ancora a trovare il suo equilibrio, ancora oggi.

Tutto ciò, in seno alla commemorazione della Giornata della Memoria

Un massacro che non è stato soltanto degli Ebrei, perchè genocidi nel tempo ci sono stati anche altrove, nel mondo, come, ad esempio, quello degli Indiani d’America, da parte di un popolo bianco invasore che voleva appropriarsi delle loro terre. Quello che inorridisce, al contrario, sono le modalità indescrivibili che sono seguite alla deportazione. Adulti e bambini adibiti a cavie umane, oro raccolto dalle protesi dentarie dei deportati, intere famiglie strappate alla vita civile, costrette alla separazione e poi distrutte, donne giovani messe in case di piacere per i soldati tedeschi, camere a gas e forni crematori. Eccetera eccetera, fino a che può arrivare la nostra immaginazione più perversa, e anche oltre. Fatti reali e incontestabili, di cui esistono prove e testimonianze anche di prima mano, da parte di superstiti miracolosamente sopravvissuti nonostante tutto. Sbaglia chi non crede ai numeri e alla proporzione del genocidio che fu perpetrato, e che solo menti malate come quella di Hitler e dei suoi più stretti collaboratori potevano concepire.

In realtà, la persecuzione antisemita non era nei dogmi del regime fascista, e gli Ebrei non furono, all’inizio, perseguitati

Nel maggio del 1938 Hitler venne in visita a Roma. Le leggi razziali, sulla scia di quelle tedesche, furono promulgate dopo il luglio del 1938, e la consecutio è importante. Vien da pensare, checchè ne dicano altri, che Mussolini, pur non essendone stato sollecitato, abbia voluto seguire la linea tracciata dal suo alleato tedesco, trovando una facile via per sbarazzarsi anche di alcuni oppositori al regime. Papa Pio XI, che otto anni prima, forse sotto l’effetto dei Patti Lateranensi, aveva definito Mussolini come “L’uomo della Provvidenza”, nel 1937 aveva scritto un’enciclica contro l’antisemitismo dei Tedeschi, la “Mit brennender Sorge”, in cui si riferiva all’antisemitismo del Reich, perchè in Italia non c’era ancora stato alcun accenno ad una condotta antisemita. Ciò fa supporre che la questione antisemita sia nata in Germania, e che il Duce ne abbia voluto seguire le orme. L’emanazione delle leggi antisemite in Italia avvenne nell’autunno del 1938. Non era quindi una condizione essenziale per il regime fascista, nato nel 1922. Le deportazioni sono datate 1943, e sono state operate dai nazisti. Loro i rastrellamenti, loro in treni per i campi di sterminio, loro tutte le nefandezze di cui non hanno, in tempi più recenti, voluto rispondere. Sempre di Pio XI una dichiarazione, pronunziata con le lacrime agli occhi, che ci sentiamo di condividere in toto. “Non è lecito per i cristiani prendere parte all’antisemitismo. L’antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente semiti.”

Vogliamo invece smentire le parole della Presidenta della Camera dei Deputati Laura Boldrini, quando dice che “Anche in Italia c’erano quaranta campi”, facendo passare il messaggio che in Italia il fascismo avesse instaurato ben quaranta compi di sterminio

In realtà, in Italia non ci sono mai stati campi di sterminio, ma soltanto luoghi – isole o altro – di confino, in cui il regime inviava gli oppositori più pericolosi, oltre agli omosessuali, cristiani evangelici, testimoni di Geova – queste ultime due categorie forse in ossequio al Vaticano – comunisti, antifascisti ed Ebrei. Luoghi sorvegliati da Carabinieri, che non sono per nulla da paragonare ai campi di concentramento tedeschi. Il messaggio che si vuol far passare è chiaro, e non corretto. In realtà la malvagità nazista appartiene solo a loro, e non al regime italiano.
Non è intenzione di queste righe costituire una difesa d’ufficio del regime fascista: ognuno semina ciò che raccoglie. Ma tuttavia dichiarazioni come quelle che abbiamo udito dalle massime autorità dello Stato non si possono accettare, in nome della verità storica. Il regime fascista, osteggiato da molti, rimpianto da altri, è stato un regime di dittatura, con tutte le sue pecche e anche quei meriti, che oggi fa comodo non ricordare. Chi avrebbe potuto, e dovuto fare qualcosa, non la fece. Ricordiamo che Giorgio Napolitano rimase fascista fino alla caduta del regime, convertendosi prontamente al comunismo nel 1945, come si può leggere sul veicolo di notizie più facile, Wikipedia.

Roberto Ragone




M5S, Di Maio presenta i candidati esterni e attacca: “FI e Lega si rubano i voti a vicenda”

ROMA – Luigi Di Maio presenta a Roma i candidati “esterni” del M5S ai collegi uninominali. “Oggi è un giorno d’orgoglio e felicità, vi presenterò le persone che hanno risposto al nostro appello e sono tutti delle eccellenze nei loro ambiti. Il nostro obiettivo è dare all’Italia il miglior gruppo parlamentare che abbia mai avuto. Oggi vi presento un gruppo di supercompetenti che incarnano testa e cuore”.

Ci siamo! In diretta da Roma per presentare i candidati del MoVimento 5 Stelle nei collegi uninominali. Collegatevi!

Pubblicato da Luigi Di Maio su Lunedì 29 gennaio 2018

“In queste ore in tutte le Regioni d’Italia i nostri delegati stanno presentando le liste per le Politiche. I collegi uninominali li abbiamo messi a disposizione per tutti quelli che volevano mettersi in gioco con noi. domani mattina presenterò questi candidati, una squadra incredibile, c’è un tale che ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi ci sono presidenti di ordini professionali, c’è un ammiraglio, c’è un capitano dell’esercito, ci docenti universitari, imprenditori, c’è il presidente del Potenza Calcio, lucano dell’anno”, Lo afferma in un video su fb il candidato premier M5S Luigi Di Maio.

“Per gli altri – sottolinea -la composizione delle liste è stata un’esperienza devastante, e cito Matteo Renzi. Per noi è stata un’esperienza entusiasmante che ci ha permesso di portare a bordo del M5S tanta gente nuova, di cui dobbiamo essere orgogliosi della cui disponibilità siamo onorati”. “La campagna sta andando bene, sono arrivati quasi 500mila euro di donazioni ma continuate”, sottolinea ancora Di Maio che mostra gli ultimi sondaggi di Ixé che mostrano il M5S in crescita. E, in merito ai sondaggi Di Maio osserva: “FI e Lega si rubano i voti a vicenda, il centrodestra è una grande allucinazione, quando cresce il partito di Berlusconi cala quello di Salvini e viceversa. Gli unici che crescono anche quando aumenta l’affluenza al voto siamo noi. I prossimi trenta giorni valgono i prossimi dieci anni”.




Ue, emergenza smog: Torino, Milano e Napoli le città più critiche d’Europa

Continuano a destare preoccupazione i livelli di smog nelle città italiane. E nel meccanismo frenetico delle grandi metropoli si fa fatica a trovare una soluzione, che spesso tarda ad arrivare a causa di una inesistente politica ambientale. Che piaccia o no di smog si muore.

Proprio l’Italia, con Torino, Milano e Napoli è in testa alla classifica delle città europee più critiche per lo smog: i valori peggiori per concentrazione media annuale di polveri sottili (Pm10) si registrano a Torino (39 microgrammi per metro cubo), Milano (37) e Napoli (35), che primeggiano su Siviglia, Marsiglia e Nizza dove la concentrazione media annuale di Pm10 è di 29. Roma si piazza con Parigi al settimo posto con 28 microgrammi per metro cubo.

È quanto emerge da un’elaborazione fatta da Legambiente sulla base dell’ultimo report del 2016 diffuso dall’Oms

Tutte le città italiane incluse nel rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità “superano ampiamente il valore limite di 20 microgrammi/mc come media annua di Pm10 indicato dall’Oms per la salvaguardia della salute umana”, afferma Legambiente nell’elaborazione dal titolo “Che aria tira in città: il confronto con l’Europa”. Nella classifica europea basata su dati del 2013 (per le sole città francesi i dati si riferiscono al 2014) seguono Stoccarda, Barcellona, Dortmund e Berlino (24 microgrammi/mc), Glasgow (23), Bordeaux, Londra e Leeds (22), Monaco (21), Madrid (19), Valencia (17) e Liverpool (14).

Negli anni successivi al 2013, la situazione delle quattro città italiane non è migliorata, a conferma di una “cronicità delle lacune per l’inquinamento atmosferico”, spiega il coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente Andrea Minutolo, indicando che la media annuale di PM10 a Torino è stata di 35 microgrammi/mc nel 2014, 39 nel 2015 e 36 nel 2016; a Milano è stata nei tre anni 35-41-36; a Napoli è stata 29 nel 2014 e nel 2015 e 28 nel 2016.

A Roma, dai 29 microgrammi per metro cubo del 2014 si è passati a 31 nel 2015 e di nuovo a 29 nel 2016

“Un andamento che fa presupporre nuove procedure di infrazione”, osserva Minutolo spiegando che le attuali procedure per l’Italia si riferiscono agli anni 2008-2012 e 2012-2014. La scheda sulle città europee, anticipata da Legambiente all’ANSA, è contenuta nel dossier “Mal’aria di città 2018”, con l’analisi dell’emergenza smog in Italia nel 2017 che sarà pubblicato alla vigilia della riunione di martedì prossimo, 30 gennaio, a Bruxelles convocata dal Commissario Ue per l’ambiente, Karmenu Vella con i ministri di nove Stati membri, tra cui Gianluca Galletti per l’Italia, sotto procedura di infrazione. Obiettivo è trovare soluzioni per affrontare il problema smog nell’Unione europea. Repubblica ceca, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Romania, Slovacchia, Regno Unito e Italia si trovano infatti ad affrontare procedure di infrazione per aver superato i limiti concordati. Il vertice ministeriale è “l’ultima chiamata” che punta a garantire l’attuazione di misure efficaci altrimenti la Commissione non avrà altra scelta che procedere con azioni legali e rinviare tali Stati membri alla Corte di giustizia. Secondo una recente indagine del CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute) finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute con la collaborazione di varie Università e centri, oltre 34.500 italiani ogni anno muoiono ‘avvelenati’ dall’inquinamento atmosferico: è come se ‘scomparisse’ improvvisamente un’intera città delle dimensioni di Aosta.

‘Veleni’ dell’aria che uccidono soprattutto al Nord, dove si registrano 22.500 decessi annuali, ma che riducono in media di 10 mesi la vita di ogni cittadino. Eppure, il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite l’anno. La nuova mappa dell’inquinamento è ottenuta applicando sofisticati modelli previsionali delle concentrazioni degli inquinanti su tutto il territorio nazionale. Emerge così che il 29% della popolazione italiana vive in luoghi dove la concentrazione degli inquinanti è costantemente sopra la soglia di legge, ma anche che vi sono considerevoli disuguaglianze degli effetti sanitari sul territorio.

Marco Staffiero




Lotta all’antisemitismo: a Roma la conferenza internazionale

ROMA – La Presidenza italiana dell’OSCE ospita lunedì 29 gennaio la Conferenza internazionale di Roma sulla responsabilità degli Stati, delle istituzioni e degli individui nella lotta contro l’antisemitismo nell’area dell’OSCE. La Conferenza riunisce oltre 400 partecipanti provenienti da oltre 45 Stati partecipanti e Paesi partner dell’OSCE per la cooperazione, con 20 capi delegazioni governative e alti funzionari dell’OSCE, dell’ODIHR, della Commissione europea e delle Comunità Internazionali ebraica, cristiana e musulmana.

Il Presidente in esercizio dell’OSCE, il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano, aprirà la sessione plenaria insieme al segretario generale dell’OSCE Thomas Greminger, alla direttrice dell’ODIHR Ingibjörg Sólrún Gísladóttir, nonché alla presidente delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, al presidente del Congresso ebraico mondiale,ambasciatore Ronald Lauder, al presidente del Congresso ebraico europeo Moshe Kantor, al presidente del consiglio di Yad Vashem , Rabbino Meir Israel Lau, al presidente di B’nai Brith Daniel Mariaschin ed al fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi.

Il tema centrale dell’evento è la responsabilità individuale e collettiva in relazione al passato, al presente e al futuro

Successivamente, quattro panel tematici, con oltre 40 relatori, discuteranno su responsabilità dei legislatori e dei dipendenti pubblici, la religione e l’antisemitismo, il ruolo delle nuove tecnologie dell’informazione (o dei social media), nonché l’istruzione e lo sport. Questa conferenza a Roma all’inizio della presidenza italiana dell’OSCE del 2018, nel più ampio contesto delle celebrazioni della Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto, testimonia l’impegno italiano nella lotta all’antisemitismo. L’Arco di Tito e la Menorah (la lampada a sei bracci) costituiscono gli elementi stilizzati del logo ufficiale della Conferenza di Roma sull’antisemitismo nell’area dell’OSCE.

Negli ultimi anni, le manifestazioni antisemitiche in tutta Europa e nella più ampia regione dell’OSCE sono aumentate in modo significativo, spinte dalle tensioni sociali, dall’evoluzione della situazione in Medio Oriente e dal ruolo svolto dalla propaganda diffusa attraverso Internet. La Conferenza di Roma sull’antisemitismo offre l’opportunità di condividere opinioni, esperienze e migliori pratiche, al fine di individuare approcci cooperativi nell’affrontare le questioni comuni. Serve anche come piattaforma per sviluppare ulteriormente il dialogo e la cooperazione tra governi, istituzioni e singoli, in linea con il mandato dell’OSCE, “una delle grandi sedi del multilateralismo globale, in cui non è lasciato alcun posto alla discriminazione e all’intolleranza “, come l’ha definita il Presidente in esercizio Alfano. Tenendo conto dell’importanza della lotta contro tutte le forme di razzismo e intolleranza, durante il suo mandato l’Italia si impegna a concentrarsi anche sulla discriminazione verso cristiani e musulmani. La conferenza si svolge presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Piazzale della Farnesina 1, a Roma.

Gianfranco Nitti




Elezioni 2018 e la carica dei 103, anghingò questo voto a chi lo do…

Ci si domanda, e farebbe piacere che qualcuno di quelli interessati rispondesse: ma sul serio voi politici credete di convincere la gente con i vostri sproloqui nei vari talk show, nelle interviste varie oppure in qualche comizio improvvisato fuori qualche outlet o altrove? Attenzione però, fate molta attenzione su come e cosa rispondere. Se rispondete che lo credete davvero allora confermate di ritenere che gli italiani sono stupidi, se invece rispondete di non crederlo, in questo caso dovreste spiegare il perché raccontate loro tante baggianate.

E’ la Carica dei 103. E’ la scimmiottatura della famosa pellicola di Walt Disney, film d’animazione. Quella presente è invece la fiera dei sogni e dei desideri

Tutti in gara a chi la dice più grossa. Dalle alte sfere, invece, si invita gli italiani ad andare a votare. Il Presidente in primis non risparmia le raccomandazioni. Il Cardinal Bassetti gli fa eco e per conto della Cei si raccomanda agli italiani di non disertare le urne. Andare a votare, canticchiando: anghingò, questo voto a chi lo do? Eminenza, non sarebbe peccato grave andare a votare chi ha introdotto leggi contro la morale della Chiesa? Esimio Signor Presidente, secondo Lei, sarebbe un atto civile votare a farci rappresentare da chi non è stato capace di dare risposte ai 4 milioni e seicentomila famiglie in povertà assoluta e ai 10 milioni e 4 mila famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese? Sarebbe un comportamento civile, promuovere a Montecitorio degli incapaci che pensano solamente ad aumentarsi gli stipendi?

Mentre dilaga la povertà, e loro insistono a non volere capitolare sui privilegi acquisiti, cosa deve fare il cittadino?

Ma che tipo di politico è colui che sa solamente ripetere “domani faremo, domani risolveremo?” Storia vecchia, poi, poi è la strada del mai, mai. Si ripete anghingò, questo voto a chi lo do…, se nessuno di quelli che si presentano ha saputo fermare il dilagare della delinquenza, nessuno di loro ha saputo porre argini all’immigrazione incontrollata, disorganizzata e caotica? E’ facile dire andare a votare, è un dovere civile! Al contrario, votare le persone sbagliate sarebbe un errore, un grosso danno al Paese, sarebbe un’offesa alle Istituzioni. Una formula sempre vincente per aiutare a decidere se votare, a chi votare ed eventualmente come votare, ce l’abbiamo in casa, sistema indiscutibile. Non c’è bisogno di chiedere niente ad alcuno. Le risposte alle nostre domande le abbiamo a disposizione a casa nostra. Come? Quali? Incominciamo a tirare fuori le bollette delle utenze. Le tariffe sono diminuite, sono aumentate, sono rimaste invariate? Diamo un’occhiata alle cartelle delle imposte e delle tasse. Troviamo degli sgravi o degli aumenti, nuovi carichi? Domandiamo alle signore che fanno la spesa, se con lo stesso misero stipendio acquistano le stesse qualità e le stesse quantità di beni oppure ogni giorno sono costrette a sacrificare delle voci dalla lista della spesa? Il servizio sanitario è di aiuto? La sicurezza fa stare tranquilli e la Giustizia pare “giusta”? Completata questa semplice analisi, poi si gira il pensiero un po’ più in alto e cerchiamo di elencare i privilegi e la vita agiata di coloro che dovevano pensare al bene comune. Cosa ha fatto per il cittadino comune la politica durante questi ultimi 20 anni di governo? Ognuno si faccia questo esame e poi decida se, come ed a chi dare il voto.

In inglese c’è un vecchio saggio che trova nell’italiano il suo equivalente in: “il gatto scottato teme l’acqua fredda”.

Questa volta sta a ogni italiano decidere se rischiare di scottarsi nuovamente oppure imparare dal saggio felino e dopo le esperienze precedenti, avvicinarsi con molta cautela anche all’acqua fredda e aria fritta disseminata per tutta la penisola dalla carica dei 103.




Regione Lazio: Stefano Parisi è il candidato del centrodestra

Il centrodestra trova la quadra e sceglie Stefano Parisi per la candidatura a governatore del Lazio. Il leader di Energie per l’Italia, dopo giorni di indiscrezioni, scioglie la riserva e accetta di correre. L’annuncio arriva con una nota congiunta di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni: “Parisi offre la garanzia di una guida stabile e sicura, sganciata dai partiti anche se profondamente radicata nei valori liberali, cristiani, riformatori, della destra democratica”.

Ma se il centrodestra ritrova l’unità in vista delle regionali, continuano le fibrillazioni e le punzecchiature tra il leader di Forza Italia e il segretario della Lega.

Dopo i parametri europei, a far ‘litigare’ i due oggi è il tema dei dazi, ma anche il rilancio della possibile candidatura a premier di Antonio Tajani da parte del Cavaliere. Antonio Tajani ‘uber alles’, dice Silvio. ‘Neanche per sogno’, replicano a strettissimo giro di posta Giorgia e Matteo. Nuova puntata della querelle sul candidato premier, tra i leader del centrodestra. Con allegata ulteriore divaricazione Berlusconi-Salvini su un tema più sensibile per le sue ricadute al di fuori dei confini nazionali: l’ex premier si dice contro i dazi annunciati da Trump, mentre il segretario leghista sposa in pieno la linea di ‘The Donald’.

Il Cav: “Abbiamo altre due idee in serbo”

“Se fosse possibile avere Antonio Tajani come premier sarebbe un’ottima scelta”, afferma Berlusconi.

Dell’attuale presidente del Parlamento europeo, il leader FI torna a parlare come di “una persona molto stimata a livello europeo”, le cui prese di posizione sui vari temi “sono impeccabili”, con in piu’ l’atout, visto dal Cavaliere, di “un rapporto di lavoro con me ideale”. Resta anche agli atti che “abbiamo altre due idee in serbo”, spiega ancora Berlusconi e che “non abbiamo approfondito il tema” con i due alleati
Salvini e Meloni. “Penso valga la pena prima vincere le elezioni e poi parlare di questo”.
“Il premier lo sceglie chi vota il 4 marzo”, taglia corto Salvini che coglie anche l’occasione per dire che gli piacerebbe “in piccolo, fare ciò che sta facendo Trump: stupire perché mantengo le promesse”. Poco prima, Berlusconi aveva invece rinnovato i suoi elogi proprio ad Angela Merkel: “Ho letto frettolosamente i giornali e ho visto che la signora Merkel ha preso una posizione netta, e io la condivido”, per aver ricordato, cioè, “cosa hanno causato i dazi nell’economia, e cioè non un bene per i cittadini ma il contrario”. Non per Salvini: “Trump difende l’industria americana perché mette dei dazi. Sta facendo quello che ha promesso in campagna elettorale, a differenza dei politici italiani. Tutti lo attaccano, ma io voglio fare in Italia la stessa cosa. I dazi si possono
mettere”.

 

“Oggi ho ricevuto l’invito dai leader del Centrodestra a candidarmi come Governatore della Regione Lazio”. Lo scrive su Facebook Stefano Parisi.

“Come molti di voi sanno – aggiunge – su questa ipotesi già circolata nei giorni scorsi abbiamo avuto una lunga discussione all’interno della nostra segreteria e tra i Referenti Regionali. Si è trattato di una scelta difficile. Solo pochi giorni fa il Centrodestra, con una decisione incomprensibile, ci ha voluto escludere dall’apparentamento e oggi ci chiede di portare Energie per l’Italia e me stesso a supporto della corsa per il Governo della Regione Lazio. Anche in Lombardia Energie per l’Italia sarà una forza determinante per il Governo della Regione. È una scelta difficile perché tanti di voi hanno lavorato per costruire le liste e la nostra presenza alle elezioni per Camera e Senato, divenuta ora incompatibile con la mia candidatura alla guida della coalizione nella Regione della Capitale. Abbiamo tuttavia deciso di accettare perché siamo un partito nuovo, costruito in solo un anno di lavoro e dobbiamo innanzitutto consolidare la nostra presenza in tutta Italia, nelle comunità, nei territori”.




Giorno della Memoria, l’intervista al Prefetto Francesco Tagliente figlio di un deportato

In occasione del “Giorno della Memoria” istituita con legge 20 luglio 2000, vengono promosse una serie di iniziative di alto valore etico e di contenuto simbolico ed evocativo per riflettere in modo approfondito sugli accadimenti del secondo conflitto mondiale. E’ oramai consuetudine che, il 27 gennaio di ogni anno, nelle sedi istituzionali si svolgano cerimonie commemorative alle quali partecipano rappresentanti delle Istituzioni, personalità del mondo della cultura, rappresentanti delle Associazioni di ex internati e deportati, della Comunità ebraica, nonché numerose autorità politiche, civili e militari e, soprattutto, studenti. Vengono organizzate cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.

In vista della importante ricorrenza del 27 gennaio abbiamo voluto sentire alcune riflessioni sul “Giorno della Memoria” da parte di una figura istituzionale, il Prefetto Francesco Tagliente figlio di Donato Tagliente, militare che dopo l’8 settembre per essersi rifiutato di collaborare con i tedeschi, fu deportato nei campi nazisti in Germania.
Dopo la proclamazione dell’Armistizio, l’8 settembre del 1943, i nostri soldati vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco o, in caso contrario, essere deportati nei campi di lavoro in Germania. Donato Tagliente di fronte a quella difficile scelta, decise di non venire meno ai suoi doveri, nella consapevolezza che solo così la sua Patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di Nazione libera. Rifiutando l’arruolamento nelle file dell’esercito tedesco, Donato Tagliente venne fatto “prigioniero” e internato in un campo di concentramento in condizioni di vita disumane e sottoposto a privazioni di ogni sorta.

IL VIDEO SERVIZIO DEDICATO A DONATO TAGLIENTE [Officina Stampa del 26/01/2017]

Il prefetto Francesco Tagliente si mostrato disponibile a rispondere alle nostre domande chiarendo però che avrebbe preferito parlare del significato della celebrazione

Dottor Tagliente la Giornata della Memoria si celebra per non dimenticare e per far riflettere le giovani generazioni sulla immane tragedia che sconvolse il popolo ebraico e migliaia cittadini italiani, militari e civili, che internati e deportati in Germania, molti dei quali, peraltro, non fecero più ritorno in Patria. Cosa rappresenta per un Funzionario dello Stato figlio di un deportato questa ricorrenza?
La ricorrenza si colloca in un quadro storico complesso e sofferto, che ha comportato profondi turbamenti, grandi sofferenze e lutti. E’ il momento della riflessione su quello che il nostro paese ha vissuto negli anni più angosciosi della sua storia e che non vuole mai più rivivere. E’ una ricorrenza che celebriamo per non dimenticare, rivolta soprattutto a quelle generazioni di giovani lontane dagli anni dell’orrore dell’Olocausto. Questa ricorrenza deve essere l’occasione per ricordarci che dobbiamo fare tutto ciò che possiamo e dobbiamo perché il passato non si riproponga, né ora né per le generazioni future. Le motivazioni che stanno alla base dell’istituzione di questa ricorrenza devono essere tenute sempre ben presenti, nella consapevolezza della responsabilità che abbiamo, come comunità civile, di non dimenticare, neanche per un momento, la lezione che proviene dal passato e di doverla trasmettere ai giovani.

Cosa direbbe ai giovani in occasione di questa ricorrenza?
Ai giovani direi siete il futuro, dovete costruirlo nella memoria di quanti sono morti e hanno sofferto a causa del sonno della ragione, che ha generato le malvagità del XX secolo; nella memoria di quanti hanno vissuto e si sono impegnati affinché la ragione vigile facesse nascere forme di convivenza in cui l’uomo è un fine in sé stesso; nella memoria, quindi, dei nostri padri costituenti e di quel meraviglioso baluardo di civiltà che è la nostra Costituzione repubblicana, frutto dell’incontro di molteplici visioni del mondo, a volte inconciliabili, ma tese a fare in modo che ogni essere umano possa vedere riconosciuti la dignità e i diritti che, in quanto tale, gli spettano.

Vorrei concludere la nostra conversazione che lei in vista della ricorrenza del Giorno della Memoria ha voluto salutare e rendere omaggio a uno dei pochi reduci della deportazione ancora in vita, il suo concittadino di Crispiano, Vittorio Caroli. Lo ha fatto per spirito di campanilismo o cosa?
Vittorio Caroli è una delle poche testimonianze dirette ancora in vita. A 95 anni compiuti è stato colpito da un lieve ictus ma il danno cerebrale non lo ha però privato delle totali facoltà della parola dell’udito, della vista e della memoria. La malattia che lo ha colpito non ha cancellato dalla sua mente le terribili esperienze. Quelle terribili esperienze raccontate e trasmesse ai ragazzi di oggi possono avere un valore assoluto.




Elezioni 2018, chi ci salverà dall’Europa dei ragni, degli scorpioni e dei vermi?

La XVII legislatura è giunta felicemente – si fa per dire – a termine. Il 4 marzo prossimo all’Italia verrà richiesto di scegliere a “scatola chiusa”. Una legge elettorale incomprensibile e protagonisti sconosciuti si agitano per tutta la penisola. Il Viminale informa che per questa kermesse elettorale, i simboli presentati sommano a ben 103, una rissa, una calca, tutti a spingere per accaparrarsi un posto a tavola.

Si mangia! Cosa offre lo chef? Questa volta ha pensato l’Europa a suggerire il menù

Il 4 marzo l’Europa farà da ago della bilancia nella scelta dei candidati visto e considerato che, a prescindere dalle promesse bufale a gogo, nessuno dei contendenti ha saputo formulare un progetto veramente realizzabile. Intanto i primi posti a tavola vengono occupati da quelli che portano magliette con il logo “I love Europa”, tipo la maglietta preferita da Mariano Rabino. Accanto si accomodano i signori di “più Europa” con Emma Bonino, convertita dal multiforme politico Bruno Tabacci. Più Europa e così sia! L’Europa dai suoi membri esige sempre di più cose che non dovrebbero interessare il suo dominio, come le valvole ai caloriferi, la curvatura delle banane, le buste di plastica per frutta e verdura e tanto altro. Le pretese dei commensali del “più Europa” anche questa volta non rimangono disattese e da Bruxelles per l’occasione arriva il menù ad hoc.

Una legge del 2015, promulgata esattamente il 25 novembre di due anni fa, a cui si è deciso di dare attuazione solo adesso, trattando del “Novel food”, anche se in 22 pagine questo è stato richiamato solo marginalmente, dal primo gennaio 2018 potranno essere messi in commercio nuovi tipi di alimenti provenienti da “colture di cellule o di tessuti ottenute da animali, vegetali, microorganismi, funghi o alghe” e persino “nanomateriali ingegnerizzati”. Ciò detto, a pranzo e cena ci sarà da sbizzarrirsi gustando ragni impanati, carbonara coi lombrichi, vermi in salamoia, cavallette essiccate, grilli tropicali e locuste africane alla griglia e per finire il dolce al baco di seta. Tutto questo, grazie all’Europa. L’Europa lavora per te, più Europa e più menù gustosi a base di insetti esotici. Quello che forse non tutti sapevano e ce lo dice sempre e comunque l’Europa, è che: mangiare meno manzo e più insetti potrebbe salvare il pianeta. Il come ed il perché ce lo diranno forse, magari, può darsi. Marco Ceriani, fondatore della Italbugs (una realtà europea che si occupa di ricerca e sviluppo di matrici alimentari sicure, eco-sostenibili e ipoallergeniche, come per esempio le matrici di insetti.) startup nata al PTP Science Park di Lodi ma che ora lavora in Olanda, aveva dichiarato: “Sono stato audito in Commissione Agricoltura al Senato in autunno e pensavo che la situazione fosse un po’ più chiara ma mi sbagliavo”. Nulla di cui meravigliarsi. L’Europa pensa alla tua salute e non ti fa mancare la farina di baco di seta oppure l’integratore di grilli negli scaffali dei supermercati. Quello che non riesce all’Europa è trovare tempo e progetti per risolvere l’emergenza lavoro e quella dell’immigrazione. Bisogna accontentarsi, non si può avere tutto nella vita. Basta e avanza quest’Europa. Auspicarne un’altra oltre questa sarebbe un pò troppo.

Emanuel Galea




Italia, prevenzione terremoti: un quadro che resta ancora preoccupante

La terra trema sempre sulla penisola italiana. Una media di oltre 120 scosse al giorno, 5 ogni ora, cioè una ogni 12 minuti. Sono in tutto 44.459 i terremoti sul territorio italiano e nelle zone limitrofe registrati nel corso del 2017 dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Tra i 44.459 rilevati dalla RSN, circa 37.000 possono essere considerati repliche della sequenza in Italia centrale, iniziata il 24 agosto del 2016 e tuttora in corso. Il numero totale è sensibilmente inferiore a quello dell’anno precedente (circa 53.000), ma molto più alto del 2015 e del 2014 (rispettivamente 15.000 e 24.300 circa).

Quasi il 90% dei terremoti localizzati in Italia nel 2017 hanno magnitudo minore di 2.0, il che vuol dire che probabilmente non sono stati avvertiti dalla popolazione, salvo qualche eccezione (per esempio in caso di ipocentri molto superficiali). Non è una novità , che il bel paese è esposto a terremoti. Del resto i pensieri sono rivolti alle drammatiche immagini delle ultime catastrofi che hanno colpito l’Italia centrale negli ultimissimi anni. Ma di fronte ad una esposizione del genere è doveroso ricordare alcuni dati: il 35% delle abitazioni italiane è esposto a elevato rischio sismico, mentre il 55% è esposto a elevato rischio idrogeologico.

Secondo l’Ania l’Italia è il sesto Paese al mondo per danni subiti da catastrofi naturali e ogni anno il settore pubblico interviene per circa 3 miliardi di euro di danni. Altri dati confermano la criticità delle istituzioni di fronte ad un problema serio. Un’indagine di Legambiente parla da sola: quasi nove scuole italiane su 10 (l’87%) sono costruite senza criteri anti-sismici. Dall’analisi emerge che il 65,1% delle scuole è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974 e il 90,4% prima della legge in materia di efficienza energetica (1991). Un altro dato è che “Il 40% delle scuole si trova in aree a rischio sismico e il 3% in aree a rischio idrogeologico”.

Sul fronte della sicurezza antisismica, prosegue il report, “anche se cresce la percentuale media degli edifici che hanno effettuato verifiche di vulnerabilità sismica, che passa da circa il 25% dello scorso anno al 31%, rimane troppo bassa la media nazionale di quelli costruiti secondo criteri antisismici, meno del 13%. Ancora forti le differenze tra Nord e Sud: i capoluoghi di provincia del Sud dichiarano di avere 3 scuole su 4 in aree a rischio sismico e una necessità di interventi di manutenzioni urgenti che è del 58,4%”, quasi il 20% in più della media nazionale; “il nord, invece, mantiene una discreta capacità di investimenti, per esempio nella manutenzione straordinaria, con 62.807 euro ad edificio, cifre in media 5 volte maggiori delle altre aree del Paese”. Complessivamente – viene spiegato – “il 71% degli interventi avviati è stato di tipo non strutturale (19.724 interventi) e questo spiega perché non si vedono ancora grandi miglioramenti nella condizione strutturale delle nostre scuole”.

Ma, “su 5.861 edifici, il 39,4% necessita di interventi di manutenzione urgenti. Solo il 15,3% delle scuole ha effettuato indagini diagnostiche dei solai mentre il 5,3% ha effettuato interventi di messa in sicurezza. Certificazioni fondamentali come quello di agibilità, mancano al 40% delle scuole, nelle Isole all’80%, e di prevenzione incendi a circa il 58%, nelle Isole al 73%”. La sicurezza dei cittadini viene prima di tutto. L’Italia è un paese ad elevato rischio idrogeologico come spiegano gli esperti. Le scosse posso essere di lieve intensità, ma come abbiamo visto posso essere anche catastrofiche. Oggi abbiamo la capacità di studiare alcuni fenomeni. Bisogna costruire in maniera diversa, bisogna contrastare il pericolo terremoti con adeguate strutture se non si vuole piangere ancora.

Marco Staffiero




Campagna elettorale, tra dinosauri e confusione totale: questi gli effetti

Mai come questa volta, nella storia repubblicana, l’Italia è apparsa tanto allo sbando sotto elezioni. La confusione è totale, tutti contro tutti, promesse di marinaio gettate al vento come volantini pubblicitari da un aereo, come usava tanti anni fa, convegni, congressi, assemblee, adunanze, cene elettorali, propaganda casa per casa. Insomma, ognuno se ne inventa qualcuna per far giungere il proprio verbo a potenziali elettori, proprio a causa del fatto che questa generale confusione è palese, e tutti s’affannano a cercare di prendere voti in sacche di elettorato di indecisi o di astensionisti.

Il lavoro dei sondaggisti in questo periodo – manca poco più di un mese alle elezioni e l’orgasmo aumenta – è altrettanto convulso

Gli insulti ai presunti partiti in vantaggio si sprecano, a detrimento invece dell’enunciazione di un programma serio, organico e credibile, e soprattutto realizzabile. C’è chi vuole ‘abolire la Fornero’, senza specificare se si tratti della ministra in persona o della sua legge: dati i disagi, è plausibile pensare che la prima soluzione sia quella più gettonata. C’è chi vuole gli ‘Stati Uniti d’Europa’, come il nostro ineffabile mancato rottamatore don Matteo Renzi, che non riflette che gli ‘Stati Uniti d’America’ sono una nazione che ha una sola storia, una sola anima, una sola cultura, pur variamente sfaccettata, e un solo Presidente. E’ soltanto divisa in Stati e federazioni, ma si chiama, tutta intera, America. L’Europa, al contrario, è fatta di nazioni con storie, tradizioni, interessi e culture diverse, unite a forza solo in una moneta fasulla senza alle spalle un corrispettivo in oro, come sarebbe d’obbligo. L’acqua e l’olio non si potranno mai amalgamare organicamente. Ci sarà un motivo per cui in Calabria si mangia la ‘nduja e a Stoccolma le aringhe.

L’Europa è già fallita, alla prova dei fatti

Dopo lustri di Parlamento e di leggi per la maggior parte inutili e fuori dalla realtà, essa ha mostrato il suo vero volto: chi ha convenienza a tenerla ancora in vita sono le lobby: commerciali, multinazionali, finanziarie, bancarie. In tutto questo bailamme chi ti spunta, come un fungo a primavera? Proprio lei, Emma Bonino, riciclata a forza da chissà quale alchimia politica e da quale sondaggio. Qualcuno si chiederà: ma non era malata di cancro, e pareva che avesse i giorni contati, tanto che qualche lacrimuccia era scesa un po’ a tutti? Non si sa. Il fatto è che la sua lista “+ Europa” è apparsa improvvisamente fra quelle già conosciute. I sondaggi la danno al secondo posto dietro a Gentiloni, – che piace anche per gli occhiali da studente di Oxford e quel suo ciuffo sbarazzino che gli cade sempre sugli occhi, molto sexy – avvantaggiato dall’essere l’attuale Presidente del Consiglio: qualcuno preferisce quella continuità, piuttosto che perdere le posizioni acquisite. Specialmente ora che è stato annunciato che saranno erogati ai dipendenti pubblici arretrati che mai avrebbero percepito, proprio due giorni prima delle consultazioni. La minaccia di recessione, poi, è stata esplicita, in caso di cambio di guida politica, sia da parte di Gentiloni che di Moscovici.

Tutti promettono le stesse cose, e la Bonino si è adeguata al passo

Come tutti la Bonino parla di ‘crescita’, intendendo i conti pubblici e l’incremento industriale, ‘ calo del debito pubblico’, ‘crescita per le famiglie’ – proprio lei, l’abortista, madre della 194, quella che, ci sono le foto, praticava aborti di nascosto con una pompa di bicicletta, tanto era convinta che fosse un diritto delle donne – e non si capisce, dati i suoi trascorsi e mica tanto trascorsi, come mai sia diventata paladina di una istituzione che ha sempre combattuto, appunto, con gli aborti, che non fanno bene alla crescita demografica, con l’eutanasia – stesso discorso – con le unioni gay, notoriamente non produttive sotto quel profilo. A meno che non ti chiami Nichi Vendola e ti vai a ordinare un figlio in Canada, affittando l’utero altrui. Insomma, a sentir parlare Emma Bonino, par di sentire un disco rotto: tutti vogliono crescita, calo del debito pubblico, più soldi per le famiglie, acquisizione i di diritti – delle donne, Emma è notoriamente femminista, anche se oggi i rapporti si sono capovolti – e via così. Il nulla più il nulla, parole al vento corroborate da una pubblicità televisiva a cui da tempo c’è da augurarsi che i meno sprovveduti abbiano smesso di credere. Enunciare tanti bei risultati, senza spiegare come arrivarci, e soprattutto senza avere la competenza necessaria, vuol dire il vuoto più totale. A nulla vale quel manifesto ‘Più Europa’, anch’esso è vuoto di significato, fatto per suggestionare i gonzi che ancora credono che l’Europa sia un vantaggio per i cittadini italiani. Certamente lo sarà per il ministro Padoan, che s’è affrettato a mettere i conti a posto, almeno sulla carta, per fare la posta a ulteriori finanziamenti Bei e Fei, sulle spalle di chi dei finanziamenti in oggetto vede solo gli aumenti delle tasse e delle imposte, più o meno occulti. Denaro che l’Europa dovrebbe erogare all’Italia, e di cui sono già previsti l’impiego e la destinazione: ma dei quali a noi gente comune non arriverà un bel nulla, neanche sotto l’aspetto di sgravi fiscali o di più servizi, o di aumento di pensioni. Insomma, alla riesumazione periodica di Prodi eravamo abituati, come di altri personaggi ex Diccì che sopravvivono nel limbo della politica, e di cui ci si ricorda soltanto quando – come in questo caso – ogni voto è determinante. Ma la Bonino no, per favore. I dinosauri lasciamoli nei musei, o a Jurassic Park. Dove potremo portare i nostri nipotini, a guardarne gli scheletri. E ad insegnar loro che in nome di una libertà che ognuno concepisce a suo modo non si può far tutto ciò che si vuole. Neanche gli Stati Uniti d’Europa.

Roberto Ragone