Terremoto rimborsopoli per M5s: i Dem chiedono dimissioni di Di Maio

Rimborsi europei fasulli quelli che sarebbero stati usati da Cristina Belotti, responsabile della comunicazione del gruppo Cinque stelle a Strasburgo, per seguire invece la campagna elettorale di Luigi Di Maio in Italia. La notizia è stata riportata ieri dal quotidiano ‘Repubblica’ e ha già scatenato un fuoco di fila da parte dei dem che chiedono le dimissioni del leader grillino.

“Aspettiamo di conoscere le risposte grilline, ma soprattutto aspettiamo di vedere cosa fa Luigi Di Maio”

Gli segnaliamo, nel frattempo, che in Francia nei mesi scorsi, per una vicenda simile si dimisero tre ministri dell’attuale governo”, commenta il senatore dem Stefano Esposito. Mentre il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi scrive ironicamente su Facebook: “Ecco la svolta ‘europeista’ di Di Maio: far pagare a Bruxelles con i soldi dei cittadini la sua collaboratrice per la comunicazione. Cristina Belotti prende stipendio, rimborsi e diaria per lavorare all’attività Ue, ma in realtà risulterebbe essere spesso in Italia a fare campagna elettorale, come ha svelato un’inchiesta interna a Strasburgo”.




Biotestamento: malata di Sla decide di staccare la spina. Primo caso in Italia

NUORO – Ha combattuto per cinque anni la sua battaglia contro la Sla, poi ha scelto di dire basta e di staccare la spina. Patrizia Cocco, nuorese di 49 anni, se ne è andata con il sorriso, sabato scorso, stringendo la mano della madre e dei suoi cari, come riporta il quotidiano L’Unione Sarda.

E’ stata la prima in Italia dopo l’entrata in vigore della legge sul biotestamento, dopo aver dato il suo assenso ai medici per la rinuncia alla ventilazione meccanica e per l’inizio della sedazione palliativa profonda




Guidonia: l’imprenditrice Patrizia Bio candidata alla Regione Lazio con Salvini

E’ Patrizia Bio la candidata per la Lega per Salvini alla Regione Lazio. La imprenditrice di Guidonia Montecelio da sempre interessata nella gestione di circoli e palestre sportive oltre a essere impegnata nel sociale ha sottoscritto la richiesta di candidarsi partendo dalla sua Città per tutta l’area metropolitana di Roma. “ L’ho fatto per Matteo Salvini e per i suoi ideali politici in cui mi riconosco e mi sento di poter contribuire a concretizzare il progetto- ha detto Bio- Ho molto apprezzato il comportamento della consigliera della Lega a Guidonia Montecelio, Giovanna Ammaturo, che oggi è la mia più sincera supporter.

L’ho fatto per partecipare da vicino a Barbara Saltamartini che è la candidata per il tutto il centro destra nel Collegio uninominale di Guidonia. Come tutte le donne credo che nulla manchi alla figura femminile per raggiungere il traguardo di tanti uomini che hanno fatto politica partendo dal territorio eppure dopo tanti anni, qui e nel Lazio, non molto è cambiato. Occorre dare una
scossa e Salvini e la Lega offrono coraggio e stimoli ai nostri progetti ed a concretizzare le idee nell’interesse della cittadinanza anche perché è tempo di riconquistare da parte dell’elettorato quella supremazia che da troppi anni è stata dimenticata.

Vivo e lavoro in mezzo alla gente, con gli stessi sacrifici ed ho nel cuore e nella testa gli stessi desideri di tutti.
È tempo che come dicono Salvini e Saltamartini : Andiamo a Governare. Il comitato elettorale è presso la sede della Lega per Salvini a Guidonia centro via Alessandro Guidoni 14: ascoltare i cittadini e concretizzare è il nostro credo”




Macerata, mezzogiorno di fuoco: è tutta colpa di Salvini?

Chi pensa di ridurre l’episodio gravissimo del giovane Traini ad un rigurgito fascista, si sbaglia di grosso. Ventotto anni, armato di ‘una pistola semiautomatica di produzione straniera’, come recita il rapporto dei Carabinieri che l’hanno arrestato, e di due caricatori, che si suppone abbia scaricato nel suo raid anti-immigrati, già candidato per la Lega alle comunali di Corridonia del 2017, nelle quali non racimolò neanche un solo voto, allontanato dalla palestra che frequentava a causa delle sue posizioni estremiste, un dente di lupo – simbolo di Terza Posizione, movimento neo fascista fondato da Roberto Fiore, attualmente leader di Forza Nuova – tatuato sul sopracciglio destro, il giovane Luca Traini ha dato luogo nella giornata di ieri ad una corsa della morte per le strade di Macerata.

Lui stesso riferisce che la scintilla è scattata quando per radio ha sentito per l’ennesima volta parlare della morte della diciottenne Pamela Mastropietro, e soprattutto dei particolari dello smembramento del corpo della ragazza, chiusa in due trolley e gettata lungo una strada di campagna a Pollenza, vicino a Macerata. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, nella mente di una persona che non aveva mai fatto mistero delle proprie idee xenofobe. A questo punto – è sempre Traini che parla – avrebbe rinunciato ad andare nella palestra in cui si stava recando, sarebbe tornato a casa, avrebbe aperto la cassaforte, preso la sua pistola, regolarmente detenuta, e sarebbe partito, prendendo di mira i luoghi dello spaccio. Alcuni colpi sono stati anche sparati contro la vetrina della sede del PD, responsabile, a sentir lui, dell’immigrazione incontrollata che l’Italia sta subendo da anni.

Si è fatto catturare dai Carabinieri, intervenuti con prontezza, a cui ha fatto il saluto romano, avvolto dalla bandiera tricolore, lasciandosi poi docilmente ammanettare. È chiaro che non si può giustificare un gesto simile, se non riconducendolo ad una mente squilibrata: tutti gli estremismi vanno condannati. Ma è altrettanto chiaro che questa reazione – perché di tale si tratta – è soltanto la punta dell’iceberg di una situazione che gli Italiani stanno subendo da troppi anni, e che ha il suo inizio dal governo Monti.

Le manovre del primo governo tecnico hanno ridotto l’Italia in povertà, colpendo, fra l’altro, il mercato immobiliare, vera colonna portante dell’economia nazionale. La politica portata successivamente avanti da un Renzi troppe volte inadempiente nei confronti delle sue sue stesse promesse; il non aver dato ascolto alla voce dei cittadini, troppe volte insultati a torto con la definizione di ‘populisti’, al punto che oggi il populismo sembra essere la radice di tutti i mali; l’aver coniato un altro termine usato in senso dispregiativo, ‘sovranisti’, riferito a chi vorrebbe maggior rispetto per la propria nazione nei confronti di un’Europa mal sopportata, le cui incongruenze sono sotto gli occhi di tutti; l’immigrazione selvaggia imposta a tutta la nazione, insieme alle elargizioni nei confronti di ‘migranti’ – nuovo termine coniato ad hoc per sostituire quello più appropriato di ‘clandestini’ – troppo spesso ingrati e prepotenti: “Cibo no buono, non c’è la televisione, vogliamo più soldi”, a fronte di Italiani costretti dall’effetto deleterio delle iniziative del governo a vivere sotto i ponti; stupri, omicidi, spaccio di droga, aggressioni a Polizia, Carabinieri, controllori dei treni e dei mezzi pubblici, commessi da quei viaggiatori dei barconi che pensano di avere tutti i diritti; mezzi pubblici sui quali nessuno paga il biglietto, e non c’è chi possa costringere nessuno farlo; zone delle nostre città trasformate in ghetti di fatto, in cui la prepotenza di pochi impone la legge delle giungla; giovanotti di settanta-ottanta chili bene in salute che girano per le nostre città in gruppi, provvisti di smartphone e auricolari, a fronte di immagini desolanti – tese a raccogliere denaro – che passano in TV di bambini africani che muoiono di fame: eccetera eccetera. Tutto questo ha suscitato un sentimento di repulsione nei confronti di un viso dal colore scuro, comunque sia.

Qualcuno ha indicato Salvini e la Lega come responsabili morali di questa sparatoria

Noi diciamo che Salvini ha soltanto denunciato una situazione che sta sfuggendo di mano all’autorità costituita, rifiutando quel buonismo ipocrita che sembra essere tanto di moda specialmente nei nuovi ‘talk show’ della mutua così frequenti in RAI, costruiti per orientare l’opinione di un popolo che troppe volte s’è fatto suggestionare dalle parole di un Renzi marinaio. E che oggi ancora pontifica dai pulpiti elettorali, mentre i Tiggì della RAI gli offrono ogni volta non un piccolo servizio relativo alla notizia, ma un lungo monologo con domande concordate, in apertura, come fosse una tribuna elettorale: alla faccia della ‘par condicio’ di infelice memoria.

Non si tratta quindi soltanto di un rigurgito fascista, come ad alcuni fa comodo sentenziare, perché in esso è implicita la condanna anche penale di un periodo che per legge non può essere riesumato. Consigliamo poi a Roberto Saviano, se vuole assumere il ruolo di accusatore, di mettersi in gioco entrando in politica. Troppo comoda è la posizione di chi può attaccare chicchessia, – in questo caso Salvini – forte della sua passata reputazione di anti-camorra, posizione che ancora oggi gli porta non pochi vantaggi economici con poca fatica. L’Europa sta stretta a molti, in questo paese, ed è quella che oggi condiziona le scelte dei nostri politici, per qualsiasi motivo: ma non certo per l’interesse dei cittadini, vessati da troppe tasse – nonostante i proclami contrari: chi fa i conti tutti i giorno con la spesa lo sa bene – con troppe pensioni troppo basse, dovendo sopportare il sopruso delle pensioni d’oro e dei vitalizi intoccabili perchè ‘diritti acquisiti’, vittime di sprechi istituzionali, di aumento incontrollato e progressivo del debito pubblico, di numerose ingiustizie sociali quotidiane. Non per nulla abbiamo già scritto su queste colonne che la classe politica attuale è decisamente la peggiore, dal 1948 ad oggi, al punto da far dubitare del fatto che il nostro sia uno Stato democratico: e che ‘Democratico’ sia solo un aggettivo senza senso appiccicato al ‘Partito’ di Renzi pe confondere il prossimo. Se noi diciamo ‘prima gli Italiani’, non commettiamo un reato, né bestemmiamo: ci sembra sacrosanto pensare prima a chi è più vicino, a chi a noi è più ‘prossimo’, alla nostra famiglia, ai nostri figli. E se l’Europa, tanto decantata e desiderata anche da una riesumata Bonino, piace tanto ad alcuni, bene, che vadano fuori da un’Italia che non è dello stesso parere. La pace sociale non conquista imponendola dall’alto per convenienze che con la nazione non hanno nulla a che fare, come il bilancio delle banche che ormai comandano in Europa e nel mondo.

L’episodio di Macerata, gravissimo e condannabile, ha tuttavia scoperchiato un vaso di Pandora che bisogna considerare con molta attenzione, senza relegarlo a semplice reato razzista e xenofobo. Se la situazione dovesse continuare in questo senso, la pressione sociale aumenterebbe, e gli episodi come questo troverebbero numerosi e facili emulatori. L’assassino della giovane fatta a pezzi era uno spacciatore clandestino, già condannato e scarcerato, e avrebbe dovuto stare in galera o al suo paese: vogliamo anche di questo dare la colpa a Salvini?

Roberto Ragone

 




Macerata: l’ex candidato della Lega Luca Traini semina il panico e spara a quattro stranieri. Poi fa il saluto fascista

MACERATA – A Macerata spari e paura nella mattinata di oggi: una serie di colpi di arma da fuoco sono stati esplosi da un’auto in corsa in città provocando il ferimento di sei persone, tutti stranieri. Un uomo è stato fermato dai carabinieri e portato in caserma: si chiama Luca Traini, 28 anni, ha la testa rasata, è incensurato e originario delle Marche. Quando è stato bloccato ha fatto il saluto fascista.

Luca Traini era stato candidato alle elezioni amministrative del 2017 a Corridonia, nelle Marche, con la Lega Nord. In un manifesto elettorale, Traini appare insieme al candidato sindaco della Lega Nord per Corridonia, Luigi Baldassarri che presenta la sua nuova squadra. Si tratta della tornata elettorale del 11 giugno scorso. Nel programma, anche il “controllo degli extracomunitari”.

Al di là della candidatura della Lega, Traini ha posizioni di estrema destra. Sulla tempia destra ha un tatuaggio con il simbolo di Terza posizione, movimento neofascista eversivo fondato negli anni 70 da Roberto Fiore, oggi leader di Forza Nuova. Il simbolo ha origine da un simbolo tedesco e fu adottata come emblema dalla pnzer division “Das Reich” delle Ss naziste

Intanto perquisizioni nella casa di Luca Traini. Gli investigatori stanno cercando elementi utili alle indagini.

I colpi di pistola sono partiti da un’Alfa Romeo 147 nera – a bordo della quale era Traini – che si spostava per le vie della città, sparando e terrorizzando i cittadini. L’uomo, una volta bloccato, è sceso dall’auto, si è tolto il giubbetto, ha indossato una bandiera tricolore sulle spalle, salendo sui gradini del Monumento. Si è poi girato verso la piazza, ha fatto il saluto fascista. Poi sono arrivati i carabinieri, ha ammesso le proprie responsabilità e non ha opposto resistenza. A bordo dell’auto la pistola, una tuta mimetica, piume bianche.




M5S scarica Dessì: ha “menato ragazzi romeni” e paga 7 euro di affitto al mese a Frascati

Un altro scandalo M5S, un MoVimento che non si sta dimostrando poi così diverso dagli partiti. I vertici di M5S prendono le distanze da Emanuele Dessì, attivista della prima ora e candidato per il Movimento al Senato: il primo colpo, quello del balletto in palestra con il pugile poi condannato per usura Domenico Spada, lo aveva incassato bene; già meno il secondo, il post Fb in cui lui stesso, nel 2015, raccontava di aver “menato ragazzi romeni” che lo insultavano.

Poi Piazza Pulita ha dato il colpo del ko: un canone di affitto da 7 euro al mese che Dessì pagherebbe a Frascati per la casa popolare dove abita’.

Comune Frascati, assegnazione casa a Dessì è regolare  – “L’assegnazione della casa a Emanuele Dessì è regolare e non risulta moroso”. Lo precisa il comune di Frascati a proposito dell’abitazione assegnata al candidato al senato di M5S. “Per completezza di informazioni, lo stesso Dessi’ si era reso disponibile ad aumentare il valore del canone mensile corrisposto ma ciò non è stato possibile perché il Canone è correlato al reddito dichiarato”, precisa la nota del comune di Frascati. “Dalle verifiche svolte risulta che il signor Emanuele Dessi’ è in possesso di regolare assegnazione fin dal 1989 e non risulta moroso”, si legge nella nota del Comune di Frascati. L’amministrazione comunale inoltre precisa che “ha da tempo avviato un’azione di controllo, attraverso gli uffici dei Servizi Sociali, per verificare la posizione degli assegnatari degli immobili Erp. L’iniziativa mira a verificare se sussistano situazioni irregolari. Nel caso verrà posto rimedio”.

Dessì, casa? Ho provato a pagare 200 euro mi dissero no -“Ho chiesto di pagare una cifra più congrua, più alta ho provato a pagare fino a 200 euro al mese ma la legge non me lo ha permesso e mi sono stati rigettai”. Lo ha detto in diretta Fb Emanuele Dessì, il candidato M5S al Senato in merito all’abitazione assegnata. “La storia di questa casa nasce nel 1943 quando col bombardamento a Frascati la mia famiglia perse tutto. Mia nonna rimase lì fino al 1987 dove morì. Dopo una vertenza la casa venne data a me, mia madre e mio cugino nel 1999. Io non ho rubato nulla”, aggiunge.

Dessì, no ho frequentato il clan Spada ma il pugile Domenico Spada – “Durante la primavera del 2014 misi un video su una palestra in cui c’era il campione Domenico Spada. Io non frequentavo nessun clan Spada, frequentavo il pugile campione del mondo che si chiama Domenico Spada. Mi interessava il suo talento”. Lo ha detto in diretta Fb Emanuele Dessì.

Dessì, romeno picchiato? Non volevo menare nessuno – “Il video in cui litigavo con dei ragazzi romeni era pubblico da anni. Non volevo menare quella persona, è capitato. Queste cose sono uscite dopo la presentazione della lista del M5s, non è un caso. E’ stato tirati tutto fuori ad arte per colpire il partito che rappresento. Mi scuso di quel gesto. Camminavo con mia moglie all’epoca e uno di loro mi chiede una sigaretta. Io non fumo e gli rispondo di non averla, lui mi sputa sui piedi e si gira”. Lo ha detto in diretta Fb Emanuele Dessì. “Mia moglie gli ha chiesto ‘ma cosa fai’ – ha aggiunto – e lui ha detto in romeno una volgarità. Poi mi ha sputato. Forte dell’esperienza pugilistica ho colpito quell’uomo, dovevo difendere mia moglie e i miei figli. Ho sbagliato a condividere uno sfogo. Non sono un razzista”.

Dopo un pressing durato alcuni giorni, intanto , Luigi di Maiorivendica il suo ruolo di “capo politico del movimento. ‘Il mio dovere – dice – è tutelare il movimento. Grazie ai giornalisti che hanno fatto gli approfondimenti. Abbiamo avviato tutti gli accertamenti stamattina, se dovesse essere vero quello che sta emergendo, allora non avremo nessun problema sul fatto che queste persone non possono stare nel movimento, quindi dateci il tempo di fare gli accertamenti”.

A precisare la propria posizione è anche Roberta Lombardi: deputata cinquestelle che punta alla presidenza della Regione Lazio, cui Dessì è vicino. “Ma non è – precisano dall’enourage della candidata alla Pisana  – non certo il suo braccio destro”.

Il tentativo del Pd e di alcuni giornali di associare il nostro candidato al Senato Emanuele Dessi’ agli Spada o di…




Genzano: il Pd si mobilita per Piazzoni e Parente

GENZANO (RM) – Con l’ufficializzazione delle liste dei candidati alle elezioni politiche del 4 marzo il Partito Democratico di Genzano di Roma si mette in moto per la campagna elettorale che porterà al rinnovo del Parlamento nazionale e del Consiglio Regionale. “Due sfide di importanza centrale per garantire al nostro territorio quel futuro di sviluppo, innovazione e cambiamento che solo il Partito Democratico, assieme alla sua coalizione, è in grado di poter concretamente realizzare”. Lo dichiara la Segretaria del Partito Democratico di Genzano di Roma Maria Giovanna Stellato.
“Ci rende particolarmente orgogliosi la candidatura nel collegio uninominale della Camera dei Deputati di Ileana Piazzoni, nostra concittadina, che si è distinta per il grande lavoro parlamentare portato avanti in questa legislatura sul tema dei diritti e del sociale, avendo dato un contributo fondamentale nel ruolo di relatrice della legge sul Reddito di Inclusione, la prima misura di contrasto alla povertà unica a livello nazionale, che ha visto proprio in questi giorni l’avvio delle erogazioni da parte dell’Inps.
Come, allo stesso modo, siamo estremamente soddisfatti per la candidatura nel collegio uninominale del Senato di Annamaria Parente, anch’essa impegnata in prima persona sulle tematiche del sociale, relatrice al Senato, tra l’altro, della legge sul “dopo di noi”, le norme volte a garantire sostegno e la possibilità di programmare un futuro alle famiglie delle persone in condizione di disabilità grave. Due donne del territorio, che hanno contribuito ad ottenere grandi risultati nell’avanzamento delle tutele e dei diritti, da sempre attente alle persone che sono maggiormente in difficoltà: un segnale politico importante da parte del Partito Democratico e una risposta di grande attenzione ai bisogni delle nostre comunità, dove amministrazioni comunali a guida 5 stelle tagliano drasticamente le risorse per le politiche sociali (come accaduto proprio nel Comune di Genzano) o arrivano a negare servizi di fondamentale importanza (come accaduto per l’assistenza educativa scolastica ai disabili nel Comune di Ardea). Una risposta chiara anche in relazione alla volontà, mai nascosta e ora del tutto manifesta da parte del centrodestra e dei suoi alleati, di abolire conquiste storiche acquisite in questa legislatura, come le unioni civili, o di far piombare il nostro Paese nell’oscurantismo antiscientifico, basti pensare alle posizioni a dir poco ambigue in tema di vaccinazioni. Per questi motivi – conclude Maria Giovanna Stellato – convinti del valore oggettivo dei candidati in campo, sarà massimo il nostro impegno per dare al nostro territorio una degna rappresentanza e dare, allo stesso modo, continuità al grande lavoro portato avanti dal Partito Democratico in questi cinque anni.”



Elezioni 2018, al via i saldi di fine legislatura: voti uno ne prendi tre

Mai nella storia d’Italia, da quando i padri costituenti con il decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946 indissero le elezioni per la prima legislatura che si tennero il 18 aprile 1948, una campagna elettorale fu così caotica, così vuota di contenuti e così affollata da liste e listarelle di sprovveduti, di sconosciuti, di digiuni da qualsiasi conoscenza dello stato socio-economico del paese.

Durante le elezioni del 1948 per la prima legislatura i partiti in lizza furono solo tre:

la Democrazia Cristiana rappresentata dall’allora presidente Alcide De Gasperi, il Fronte Popolare Democratico con primo in lista il segretario Palmiro Togliatti e l’Unità Socialista con in cima alla lista Ivan Matteo Lombardo. Oggi sono ben 103 simboli, un vero ballo del qua qua (ra) qua composto da paperi e papere che sanno solamente fare qua qua più che qua qua. Sono liste piene di contendenti vuoti a perdere. Quelle prime elezioni del ‘48 si possono accomunare con quelle odierne solo per il fatto che i partiti principali si presentano divisi come si presentarono allora i socialdemocratici freschi di una scissione avvenuta un anno prima, guidata da Giuseppe Saragat. Oggi i “Saragat” sono più di uno e si identificano in Orlando, Bersani, Cuperlo, Civati e tanti altri ancora. Ma se la sinistra piange, la destra non ride, anche questa è lacerata tra gli ex missini, i liberali e qualche nostalgico monarchico. Tempi passati che non ritorneranno più. Vivono solo nei ricordi di pochi. Allora l’affluenza registrava il record del 92,9% e nel 1948 stravinse la Democrazia Cristiana. Altri tempi, altra politica, altri statisti.

Oggi chi ci capisce qualcosa è bravo

Nel seggio elettorale sventoleranno 103 simboli, una lenzuolata apparentemente di liste distinte però in sostanza, a giochi fatti, si raggrupperanno secondo riti e convenienze prestabilite e dopo il 4 marzo rincaseranno. L’ignaro elettore che deciderà di votare Renzi, per esempio, dopo avrà la sorpresa di trovare incartato nell’involucro un Tabacci e una Bonino. Chi si aspettava l’abolizione dell’odiato abbonamento tv e un bonus di 80 euro per ogni figlio minorenne, al loro posto troverà uno Ius Soli e il biotestamento perfezionato. Qualcun‘altro scommetterà su Berlusconi, lusingato dall’idea dell’abolizione della tassa sulla prima casa e quella sull’auto. Grande sarà la sua delusione nel trovare la Brambilla con i suoi gatti e cani, impegnatissima a difendere il loro welfare. Chi invece poserà l’occhio su Di Maio, aspettandosi lo stipendio di cittadinanza, potrebbe avere l’amara sorpresa di trovare, brillando tra le cinque stelle le lune della Boldrini e di Pietro Grasso, trainando barconi pieni di clandestini dalle sponde africane.

L’hanno chiamato “rosa-tellum” e come tutti i romanzi rosa, i più intricati, anche questo, come intrighi, misteri e nodi da sciogliere ne ha a iosa

Al Nazareno, si è venuto a sapere, che domenica c’è stata la notte dei coltelli. Urla e spinte, esclusioni e dimissioni, rinunce e delusioni. L’agenda prevedeva l’assegnazione dei candidati alle liste. Renzi ha superato se stesso. Un milanese nella lista a Palermo e una fiorentina a Bolzano. Un finimondo. A nulla è valso lo sforzo immane dei pacificatori. Matteo si è barricato dietro un drappello dei suoi fedeli. La mattina dopo si contavano i caduti sul campo. A girare in mezzo ai caduti si è visto un Ugo Sposetti sputare fuoco e fiamme contro Renzi, un Minniti offeso e sconsolato e un D’Alema, seduto sul ciglio del marciapiedi aspettando l’avverarsi delle sue profezie. Dissenzienti, dimissionari, retrocessi, licenziati e scartati hanno tutti dichiarato di sostenere il Pd e rimandare la resa dei conti a dopo il 4 marzo. Ci sta già chi parla di un nuovo congresso e nuovo segretario.

Notte scura e senza stelle per il futuro del Parlamento

La “notte dei cristalli” c’è stata anche in casa Liberi e Uguali e il bacillo della discordia ha contaminato anche i quartieri del Centrodestra. Caratteristica di queste elezioni sono i candidati sradicati dal loro territorio ed inviati a pescare voti in acque sconosciute. Grazie a questo vergognoso stratagemma, imposto dall’alto delle segreterie dei partiti, gli elettori, che forse fino ad oggi non erano convinti, ora hanno la prova provata che il voto loro conta poco e niente perché gli equilibri del Paese si decidono nelle segreterie dei mestieranti della politica.

“Andate a votare!” Votare chi? Votare per cosa?

Simboli a non finire, liste interminabili e i posti per aspiranti deputati stanno facendo gola a tutti. Giornalisti, direttori di riviste e programmi tv, ex direttore di Tg24, figlia di un ex parlamentare missino e tutto il mondo allineato dell’informazione. Programmi elettorali, a prescindere dalle baggianate a cui non si è sottratto alcuno di loro, programmi veri e propri non si sono visti. Gli argomenti che gli italiani aspettano: lavoro-povertà-casa-immigrazione-sicurezza- sono gli assenti di questa tornata elettorale. In mezzo a questo bailamme, si muovono, alzando critiche a tutti, intorpidendo ulteriormente le già confuse idee degli elettori, listarelle e listini e come cani sciolti , si aggirano tra un partito e l’altro. Fra questi si possono incontrare Alternativa Popolare, Noi con l’Italia, poi corre Tosi, Cesa e Fitto come quarta gamba di Berlusconi. Si troveranno Rinascimento e Potere al Popolo e tanti altri ma tanti da far girare la testa e non fare capire niente a nessuno.

Sembra esaurita l’era dei magistrati in politica. Matteo Renzi ha dichiarato “È ormai finito il tempo della subalternità” e poi “Basta con la politica subalterna ai magistrati.”

Ora è iniziata l’era dei giornalisti e del mondo dell’informazione. C’è stato un tempo quando abbondava la classe medica. Non c’è pace nella politica e a forza di cambiare professionalità s’abbassa sempre più la lasticina del livello di efficienza e della competenza. La pazienza è la virtù dei forti. Tutto arriva a chi sa aspettare. Passerà questa generazione di politici improvvisati e ne arriverà, auguriamoci, una con competenze e volontà per dedicarsi al bene di questo paese.

Emanuel Galea




Allarme smog: l’Italia rischia di finire davanti alla Corte Ue

A poche ore dal drammatico dossier di Legambiente illustrato proprio lo scorso lunedì nel rapporto sull’inquinamento atmosferico nelle città italiane, la Commissione europea ha lanciato un ultimatum a nove Stati membri, tra cui l’Italia, affinché presentino “al più tardi entro lunedì” nuove misure per affrontare il problema della qualità dell’aria e dell’inquinamento atmosferico, altrimenti saranno deferiti alla Corte di Giustizia dell’Ue.

“Ancora oggi, nel 2018, 400 mila persone stanno ancora morendo prematuramente ogni anno a causa dell’incapacità diffusa di affrontare il problema”, ha spiegato il commissario europeo per l’Ambiente, Karmenu Vella, dopo un mini-vertice con i ministri dell’Ambiente dei 9 paesi, incluso il nostro Gian Luca Galletti. “Il senso d’urgenza non è evidente in alcuni Stati membri”, sostiene la Commissione, che ha “chiesto ai ministri di presentare nuove misure al più tardi entro lunedì”, ha spiegato Vella. “L’unica cosa che ci può fermare dall’andare avanti con la Corte di Giustizia è la presentazione di piani che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi in modo efficace senza ritardo”, ha aggiunto il commissario. I nove paesi coinvolti sono Italia, Francia, Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria, Slovacchia e Regno Unito.

Tornando sul rapporto di Legambiente, emerge che, nel 2017, in ben 39 capoluoghi di provincia italiani è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo.

Le prime posizioni della classifica sono tutte appannaggio delle città del Nord (Frosinone è la prima del Centro-sud, al nono posto), a causa delle condizioni climatiche che hanno riacutizzato l’emergenza nelle città dell’area del bacino padano. Su 39 capoluoghi, ben cinque hanno addirittura oltrepassato la soglia di 100 giorni di smog oltre i limiti: Torino (stazione Grassi) guida la classifica con il record negativo di 112 giorni di livelli di inquinamento atmosferico oltre i limiti; Cremona (Fatebenefratelli) con 105; Alessandria (D’Annunzio) con 103; Padova (Mandria) con 102 e Pavia (Minerva) con 101 giorni. Ci sono andate molto vicina anche Asti (Baussano) con 98 giorni e Milano (Senato) con le sue 97 giornate oltre il limite. Seguono Venezia (Tagliamento) 94; Frosinone (Scalo) 93; Lodi (Vignati) e Vicenza (Italia) con 90. Situazione critica specialmente nelle zone della Pianura Padana: in 31 dei 36 capoluoghi di provincia delle quattro Regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) è stato sforato il limite annuo giornaliero; in questi stessi Comuni l’85% delle centraline urbane ha rilevato concentrazioni oltre il consentito, a dimostrazione di un problema diffuso in tutta la città e non solo in determinate zone. Non va certamente meglio nelle altre Regioni: in Campania le situazioni più critiche sono state registrate nelle stazioni delle città di Caserta (De Amicis), Avellino (Alighieri) e Napoli (Ferrovia) che hanno superato il limite giornaliero di 50 microgrammi/metrocubo rispettivamente per 53, 49 e 43 volte. In Umbria situazione critica a Terni con 48 giorni di aria irrespirabile. In Friuli-Venezia Giulia la classifica di Mal’aria vede ai primi posti Pordenone (Centro) con 39 superamenti e Trieste (Mezzo mobile) con 37. Nelle Marche, invece, è Pesaro con 38 giorni oltre i limiti a posizionarsi tra le città peggiori. La salute dei cittadini diventi una priorità.

Non si può morire per l’inquinamento. Secondo una recente indagine del CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute) finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute con la collaborazione di varie Università e centri, oltre 34.500 italiani ogni anno muoiono ‘avvelenati’ dall’inquinamento atmosferico: è come se ‘scomparisse’ improvvisamente un’intera città delle dimensioni di Aosta. ‘Veleni’ dell’aria che uccidono soprattutto al Nord, dove si registrano 22.500 decessi annuali, ma che riducono in media di 10 mesi la vita di ogni cittadino.

Marco  Staffiero




Smog, allarme in 39 città d’Italia: sul podio Torino, Cremona e Alessandria

“Aria sempre più irrespirabile, ed emergenza smog ormai cronica” in Italia nel 2017; nell’anno appena passato sono state “39 le città fuorilegge con livelli di inquinamento atmosferico da Pm10 (polveri sottili, ndr) alle stelle”.

Questa la fotografia sulla qualità dell’aria nel nostro Paese scattata da Legambiente nel rapporto ‘Mal’Aria 2018’, in cui si parla di “codice rosso per le elevate concentrazioni di polveri sottili e ozono, e da cui emerge “una situazione critica in pianura padana e, in generale, nelle città del nord”.

E, infatti, sul podio delle città più inquinate ci sono Torino con 112 sforamenti della soglia (che è di 50 microgrammi per metro cubo al giorno, fino a un massimo di 35 superamenti consentiti all’anno), Cremona con 105 e Alessandria con 103; la prima del centro-sud è Frosinone al nono posto (93 giorni).




Scandalo tedesco: cavie umane per i test di gas di scarico delle auto Diesel

GERMANIA – I gas di scarico delle auto diesel dei colossi tedeschi non sono stati provati solo su scimmie, ma anche su cavie umane. Lo scrivono Sueddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitung, rivelando nuovi particolari sui test di cui sono coinvolte Vw, Daimler e Bmw. Daimler però prende le distanze da questo nuovo caso. Secondo i media, la Società di Ricerca europea per l’Ambiente e la Salute nei Trasporti, fondata dai 3 colossi dell’auto, ha promosso “un breve studio di inalazione con ossido d’azoto su persone sane”.

“Venticinque persone sono state sottoposte a dei controlli presso la clinica universitaria di Aquisgrana dopo che avevano respirato, per diverse ore, e in diverse concentrazioni, dell’ossido d’azoto”, scrive la Sz. Stando al rapporto della stessa società di ricerca (Eugt) che ha promosso gli esperimenti, e che viene citato dal giornale, non sarebbero stati rilevati effetti sui pazienti dall’emissione del gas. La stessa società, probabilmente anche alla luce del dieselgate, è stata poi sciolta nel 2017.

 

Merkel, i test su scimmie e persone sono ingiustificabili. Occorre limitare le emissioni non mostrarne l’innocuità

Angela Merkel condanna gli esperimenti dell’industria dell’auto sui gas di scarico: “Questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile”, ha affermato il portavoce Steffen Seibert, rispondendo a una domanda a riguardo oggi in conferenza stampa a Berlino.

La cancelliera tedesca Angela Merkel sollecita, inoltre, i gruppi dell’auto tedesca coinvolti nello scandalo sui test dei gas di scarico sulle scimmie e sulle cavie umane a fare chiarezza. I consigli di amministrazione e chi ha commissionato i test dovranno ora rispondere alle difficili domande su quale fosse lo scopo dei test, ha affermato il portavoce Steffen Seibert oggi in conferenza stampa. Le industrie dell’auto avrebbero dovuto limitare le emissioni e non dimostrarne la presunta innocuità, ha aggiunto.

Weil (Bassa Sassonia), da Vw subito chiarezza sui test Stephan

Weil, presidente della Bassa Sassonia, il Land che rappresenta uno dei grandi azionisti di Volkswagen, chiede al colosso tedesco di fare subito “piena chiarezza” sui test sui gas di scarico, che stando alla stampa sarebbero stati fatti su scimmie e addirittura su alcune cavie umane. Già sabato, a proposito degli esperimenti condotti sulle scimmie, Weil aveva affermato che si tratta di procedure “assurde e nauseanti”, e questo, ha spiegato oggi in uno statement, vale ovviamente a maggiore ragione se i test sono stati fatti su persone. Weil ha affermato che va chiarito anche lo scopo: se i test non fossero stati promossi per tutelare i lavoratori in fabbrica, ma a scopi di marketing e per le vendite, “non trovo nessuna giustificazione accettabile per procedure del genere”.