Marche, neonata morta in un centro rifiuti: il corpo era su un nastro trasportatore

OSTRA – Il corpicino di una neonata è stato scoperto in una ditta di trattamento rifiuti di Ostra, su un nastro trasportatore. L’attività è stata immediatamente bloccata. Sul posto i carabinieri di Senigallia. Il pm di turno ha aperto un fascicolo per infanticidio e disposto l’autopsia.
L’ipotesi più probabile è che la piccola, di carnagione bianca, sia stata abbandonata poco dopo la nascita in un cassonetto: la neonata aveva ancora attaccato parte del cordone ombelicale

Il corpo è stata trovato attorno alle 14.30 di giovedì: a fare la macabra scoperta uno degli operai al lavoro sul nastro trasportatore in cui confluiscono i rifiuti da riciclare. Sulla vicenda indagano i carabinieri che stanno cercando di capire da dove possa provenire il corpo.

 




Regione Lazio: c’è un piano per far cadere subito Nicola Zingaretti

ROMA – Ormai non se ne parla più nelle stanze segrete. C’è un piano per far cadere Nicola Zingaretti ancora prima che la giunta regionale del Lazio prenda forma. A rivelarlo è il Messaggero, secondo cui il sistema che le opposizioni vorrebbero applicare ricalca quello che portò alle dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma, con la differenza che non dovrebbero fare ricorsi a ‘tradimenti’ interni alla maggioranza, dato che grillini e centrodestra, insieme con Pirozzi, raggiungono due consigliere in più del centrosinistra.

In sostanza il piano prevede dimissioni di massa dei 26 consiglieri regionali che hanno una sorta di ‘maggioranza ombra’ in consiglio pur non avendo vinto le elezioni. Nello schema, ricostruisce il quotidiano romano, si intravedono le manovre di Matteo Salvini per attirare nella sua galassia la lista del sindaco di Amatrice forte di un solo seggio e che potrebbe rappresentare l’ago della bilancia. In caso di dimissioni di massa, Zingaretti​ decadrebbe immediatamente, si dovrebbero convocare nuove  elezioni entro 60 giorni e il governatore uscente non potrebbe più candidarsi.

La mossa a sorpresa, riporta il Messaggero, è già in fase avanzata ma l’esito è ancora da scrivere. Sia Stefano Parisi, candidato del centrodestra, che Roberta Lombardi di M5s hanno confermato al giornale l’esistenza del piano, anche se poi Parisi in tv l’ha definita “un’idea lunare” mentre Pirozzi l’ha confermata all’Agi. La neo capogruppo grillina vuole però parlarne con gli altri 9 eletti del Movimento e con il capo politico Luigi Di Maio, mentre tra i sostenitori di Parisi (Energie per l’Italia, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Noi con l’Italia, per un totale di 15 consiglieri) l’idea non dispiace.

Che succede se i consiglieri si dimettono

L’articolo 43 dello statuto del Consiglio regionale del Lazio recita al paragrafo 2  che “l’approvazione della mozione di sfiducia” da parte della metà più uno dei consiglieri “comporta le dimissioni della giunta regionale e lo scioglimento del consiglio”. E’ la seconda ipotesi, preferita al momento da Parisi, per far saltare il governatore. Ma avrebbe una premessa: la partenza dei lavori dell’Aula e di tutta la macchina regionale, dalla giunta alle presidenze delle commissioni. Terreni di accordo tra il centrosinistra e le minoranze, rappresentate al momento da ben 7 gruppi, per non parlare delle varie correnti interne ai 5 Stelle o a Forza Italia. E a quel punto ogni consigliere dovrebbe fare i conti con la prospettiva di perdere circa 7 mila euro al mese, netti.




Comune di Catania, appalti su rifiuti da 350 milioni: arrestati funzionari e imprenditori tra Catania, Roma e Milano

CATANIA – La Dia di Catania sta eseguendo misure cautelari nel capoluogo etneo, a Roma e Milano nei confronti di funzionari pubblici, con ruolo apicale, del Comune ed imprenditori impegnati nel settore Ecologia e Ambiente indagati per reati contro la Pubblica amministrazione. Al centro delle indagini, dirette dal capo centro Dia Renato Panvino e coordinate dal procuratore Carmelo Zuccaro, l’affidamento di un appalto dell’importo complessivo di 350 milioni di euro suddivisi in tre anni.

Tra i destinatari del provvedimento cautelare emesso dal Gip  ci sono due funzionari dell’amministrazione ai vertici del settore Ecologia del Comune di Catania e un imprenditore romano che opera nel settore della raccolta dei rifiuti in Sicilia. Le ordinanze sono state eseguite dalla Dia di Catania nell’ambito dell’inchiesta ‘Garbage affair’ coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania.

Nell’ambito della stessa operazione la Dia sta eseguendo perquisizioni nelle casa e nei luoghi di lavoro degli indagati a Catania, Milano e Roma. Nel capoluogo etneo, personale della Direzione investigativa antimafia sta eseguendo anche perquisizioni e acquisizione di atti nell’ufficio del settore Ecologia del Comune.
Ulteriori dettagli sull’operazione saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti che si terrà alle 10.30 nella sala stampa della Procura di Catania al quale parteciperanno il procuratore Carmelo Zuccaro, il capo del secondo reparto della Dia, Maurizio Calvino, e il capo centro della Dia di Catania, Renato Panvino.




Allerta maltempo da questo pomeriggio: attesi temporali e burrasche nel Lazio

LAZIO – “Il Centro Funzionale Regionale rende noto che il Dipartimento della Protezione Civile ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse con indicazione che dal pomeriggio di domani, giovedì 15 marzo, e per le successive 24-30 ore si prevedono sul Lazio ‘precipitazioni a carattere di rovescio o temporale. Venti forti con raffiche di burrasca dai quadranti meridionali specie sui settori costieri. Mareggiate lungo le coste esposte”‘. Lo comunica, in una nota, la Regione Lazio.
“Il Centro Funzionale Regionale ha emesso pertanto un bollettino di criticità idrogeologica e idraulica con criticità idrogeologica per temporali codice giallo e attenzione per vento su tutte le zone di allerta del Lazio. La Sala Operativa Permanente ha diffuso l’allertamento del Sistema di Protezione Civile Regionale e invitato tutte le strutture ad adottare tutti gli adempimenti di competenza”.




Viterbo, terrorismo: arrestato lettone segnalato dall’FBI

VITERBO – Un cittadino italiano di origine lettone è stato arrestato dalla Polizia a Viterbo dopo che, nel corso della perquisizione nella sua abitazione, gli uomini dell’Antiterrorismo hanno trovato materiale utile a confezionare ordigni esplosivi.

L’indagine nei confronti del 24enne è nata da una segnalazione del Fbi: il giovane aveva postato sui social media una serie di apprezzamenti nei confronti di Saipov Sayfullo, l’estremista islamico che il 31 ottobre del 2017 ha investito e ucciso su una pista ciclabile di New York otto persone.

In seguito alla segnalazione del Federal Bureau Investigation, gli uomini del Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo esterno dell’Antiterrorismo hanno individuato l’autore del post, che fino a quel momento non era mai stato segnalato alle autorità di sicurezza né per atteggiamenti radicali né per posizioni politiche estreme. Nei suoi confronti sono così stati disposti una serie di accertamenti, mentre la Digos di Viterbo ne ha seguito le mosse




Lega avvicina M5S: Di Maio e Salvini e verso un accordo sulle Camere

Salvini potrebbe vagliare l’ipotesi di formare un governo con Di Maio. La guerra di posizione in atto nel centrodestra tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi riapre i giochi sugli accordi per le nomine alla presidenza delle Camera ma anche nuovi possibili scenari di governo, o per un ritorno pilotato alle urne dopo il via libera ad una nuova legge elettorale. Di Maio e Salvini sembrano sempre più voler avvicinare le loro posizioni. Anche se in serata il leader M5s rivendica con nettezza la presidenza della Camera ai pentastellati: “siamo la prima forza del Paese”, ricorda.

E’ però il leader della Lega ad assumere l’iniziativa rompendo gli indugi per formalizzare il dialogo con i 5 Stelle. In serata chiama Di Maio per una prima presa di contatto. “Abbiamo concordato sulla necessità di confrontarsi sulle presidenze delle due Camere nel rispetto del voto degli italiani”, spiega Salvini che, subito dopo, chiama Maurizio Martina e Pietro Grasso sottolineando loro la volontà di rendere operativo il Parlamento il più presto possibile. “Ho il mandato della coalizione a sentire gli altri segretari sulle Presidenze delle Camere”. Ma, spiega, “i ragionamenti sugli organismi di garanzia sono slegati da ragionamenti sul governo”.

Ragionamenti a cui, tuttavia, non si sottrae: il punto di partenza è un “no a qualsiasi governo che abbia al centro Gentiloni, Boschi, Minniti”. Tutto il resto è possibile. Intanto da Silvio Berlusconi arriva uno stop a M5s. “Ho aperto la porta per cacciarli via”, replica il leader di FI arrivando alla Camera per l’assemblea dei gruppi a chi gli chiede se avesse aperto all’ipotesi di un governo con i Cinque Stelle.

 

Il post di Di Maio

“Ieri, poco dopo le ore 20 ho ricevuto una telefonata da Matteo Salvini. Mi fa piacere raccontarvi cosa ci siamo detti perché voglio che tutto avvenga nella massima trasparenza”. Lo scrive sul blog del M5S il suo capo politico, Luigi Di Maio. Lo scambio tra i due leader, in sintesi, li ha visti riconoscersi reciprocamente la vittoria che però passa, secondo Di Maio, attraverso “l’attribuzione al MoVimento della presidenza della Camera dei Deputati” in quanto l’M5S è “la prima forza politica del Paese”.

“Ho ricordato a Salvini – si legge nel post di Di Maio – che il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica del Paese, con il 32% dei voti, pari a quasi 11 milioni di italiani che ci hanno dato fiducia, e che alla Camera abbiamo il 36% dei deputati. Per noi questa volontà è sacrosanta – sottolinea – e vogliamo che venga rispecchiata attraverso l’attribuzione al MoVimento della presidenza della Camera dei Deputati. Questo ci permetterà di portare avanti, a partire dall’Ufficio di Presidenza, la nostra battaglia per l’abolizione dei vitalizi e tanto altro”. Anche Salvini, conclude Di Maio, “ha riconosciuto il nostro straordinario risultato, e io ho riconosciuto il successo elettorale ottenuto dalla Lega”.




Firenze: cena con dibattito sulla sicurezza con il prefetto Francesco Tagliente

FIRENZE – La Sicurezza e il rispetto della Legalità è Democrazia, è un diritto, è qualità della vita, è fondamentale per una reale convivenza civile all’interno di una Comunità. Riprendono con questo tema gli incontri conviviali degli amici di Pensa libero ora anche con la Fondazione Filippo Turati Onlus – Ente Morale Associato alle Nazioni Unite, con l’Associazione «Io ci sono… per vincere la neurofibromatosi e con il Circolo Culturale 25 Aprile di Firenze che ospiterà l’evento.

Ogni serata sarà dedicata a un argomento diverso: culturale, sociale, scientifico o di attualità. Si parlerà di sicurezza, immigrati, problematiche attinenti alla salute, alla cultura, alla prevenzione rispetto alle malattie del secolo, Alzheimer e Parkinson.

E proprio alla questione di maggiore attualità è dedicato il primo incontro-dibattito, in programma a Firenze dalle ore 19.00 di domani 15 marzo, al Circolo 25 aprile, in via del Bronzino, 117. Il prefetto Tagliente torna a Firenze per parlare di sicurezza alla prima serata del ciclo di conferenze su tematiche di interesse sociale. Al prefetto Tagliente, già Questore di Firenze e Roma, è stato chiesto di trattare il tema della sicurezza e in particolare di come tutelare le persone che nella bella Firenze ci abitano, ci lavorano, ci studiano o sono di passaggio per motivi turistici. Gli è stato chiesto di affrontare anche il tema della prevenzione dei crimini predatori consumati contro gli anziani. Alla cena con dibattito sulla sicurezza con il prefetto Tagliente, fortemente voluta da Nicola Cariglia e da Graziano Cioni della Fondazione Turati, saranno presenti anche altri operatori delle Forze e Corpi di Polizia




Centrodestra compatto: mandato a Salvini per sciogliere il nodo sulle presidenze

Pieno riconoscimento alla leadership di Matteo Salvini al quale Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni hanno dato mandato a incontrare M5S e Pd per cercare una soluzione per le presidenze di Camera e Senato. E’ questa, a quanto si apprende, una delle decisioni del vertice di Palazzo Grazioli. Un incontro, si fa sapere, in cui tutti e tre i leader hanno chiuso ad ipotesi di fare accordi di governo con il Pd. La riunione a Palazzo Grazioli si è svolta in un clima cordiale. Al termine degli incontri, Salvini rivedrà gli alleati.

Il vertice si è tenuto nello stesso giorno in cui Matteo Salvini è volato a Strasburgo al Parlamento europeo. Con il M5S “i programmi sono molto diversi, ha vinto la coalizione di centrodestra, non è autosufficiente alla Camera e al Senato, ma sicuramente non posso allearmi con chi ha male governato negli ultimi anni, quindi ipotesi di governi che prevedano Renzi e Boschi o Gentiloni sono inimmaginabili”, ha detto Matteo Salvini conversando con i giornalisti al Parlamento europeo, rispondendo alla domanda su un eventuale governo con il M5S. “Nostro obiettivo è quello di un governo di centrodestra, con un programma di centrodestra, e poi chi vivrà vedrà”, ha precisato.

“Smentisco” i contatti sulle due presidenze delle Camere, “non ho sentito nessuno – ha anche detto il leader del centrodestra -. Leggo sui giornali di retroscena, non ho sentito nessuno e siccome i contatti li terrò io con tutti, ascolterò, come è mio dovere, Di Maio, Renzi, Grasso e stasera stessa incontrerò prima gli alleati, Berlusconi e la Meloni”, ha aggiunto. “Sarebbe stata una scorrettezza incontrare gli altri prima di vedere i miei alleati”, ha precisato.

“Noi stiamo lavorando ad un programma di governo partendo da lavoro ed emergenza e se su questo programma ci sarà una maggioranza mi prendo il dovere e l’onere di governare. Non ho le smanie di andare al governo con chiunque, se per andare al governo devo portare chi è stato bocciato al voto, allora no”, ha detto Salvini nella sua conferenza stampa oggi a Strasburgo al Parlamento europeo.

Io ho detto che il tetto del 3%, che fa parte delle regole, saremo contenti di rispettarlo, ma se devo trovare 31 miliardi di euro per aumentare l’Iva e le accise allora contratteremo con Bruxelles in modo sereno per rispettare le esigenze italiane – ha aggiunto Salvini – L’euro è e rimane una moneta sbagliata, non c’è un’uscita solitaria ed improvvisa, i nostri esperti stanno lavorando ad un piano B”.

 




Pordenone, ha il tumore al seno e ricorre ad un naturopata: muore a soli 46 anni

PORDENONE – Per combattere un tumore al seno chiede aiuto ad un naturopata, ma dopo pochi mesi si ritrova in fin di vita e quando finalmente si rivolge agli oncologi è troppo tardi. Vittima di questa vicenda è una donna di 46 anni, siciliana, morta circa un anno fa. A denunciare l’accaduto è stato l’oncologo del Cro di Aviano (Pordenone) Massimiliano Beretta, che mette in guardia, dalle colonne del Gazzettino, sull’affidarsi a questi “guru” che utilizzano soltanto sostanze naturali.
Toccante l’email che la paziente ha inviato dalla Sicilia al medico dell’Istituto Tumori friulano per presentare il proprio caso: “Avevo seguito i consigli di un naturopata che conoscevo da anni, ma che si è rivelato poi un lupo travestito da agnello, definizione sin troppo generosa per questo personaggio che praticava radioestesia, fiori di Bach, metodo Hamer e poi mi ha ridotta in fin di vita, dolorante”.
“Mentre lei credeva di sottoporsi a una terapia efficace, la malattia avanzava in modo ancor più aggressivo – ha spiegato all’ANSA Beretta – perché non incontrava l’ostacolo della chemioterapia, e soprattutto si diffondeva in un organismo ormai privo di difese. I dati che più ci allarmano sono quelli relativi all’autodiagnosi da motore di ricerca: una recente indagine di Medipragma ha accertato che l’81% degli italiani si rivolge al ‘dottor Google’ per trovare informazioni online su sintomi, diagnosi, malattie e cure”




Messina Denaro, colpo al clan: il capomafia sempre più solo

TRAPANI – Oltre 100 uomini tra Carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani, del Raggruppamento operativo speciale e della Dia, stanno eseguendo 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Palermo su richiesta della Dda.

Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, favoreggiamento e fittizia intestazione di beni, tutti aggravati da modalità mafiose. L’operazione nasce da un’inchiesta avviata nel 2014 su esponenti delle famiglie di Vita e Salemi, ritenuti favoreggiatori del capomafia latitante Matteo Messina Denaro.

Le indagini, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido, hanno consentito di individuare i capi dei due clan e di scoprire gregari ed estorsori delle cosche. Gli arrestati, servendosi anche di professionisti nel settore di consulenze agricole e immobiliari, sarebbero riusciti attraverso società di fatto riconducibili all’organizzazione mafiosa ma fittiziamente intestate a terzi a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname e in attività di ristorazione.

Parte del denaro derivante dagli investimenti delle cosche trapanesi di Vita e Salemi (Trapani), azzerate dai carabinieri e dalla Dia che oggi hanno arrestato 12 tra capimafia e gregari, sarebbe stata destinata al mantenimento del boss latitante Matteo Messina Denaro ricercato dal 1993. In particolare, i due clan avrebbero realizzato ingenti guadagni investendo nel settore delle agricolture innovative e della ristorazione. I Carabinieri, nel corso dell’operazione, hanno sequestrato tre complessi aziendali, comprensivi degli immobili e dei macchinari, fittiziamente intestati a terzi ma ritenuti strumento per il business dell’organizzazione criminale.

In carcere è finito anche Vito Nicastri, il “re dell’eolico”, il “signore del vento”, tra i primi in Sicilia a puntare sulle energie pulite.  Quello di Nicastri non è un nome nuovo per i carabinieri e il personale della Dia che hanno condotto l’ultima inchiesta sui presunti favoreggiatori del padrino di Castelvetrano: i suoi legami col boss gli sono costati sequestri per centinaia di milioni di euro. Di lui, tra gli altri, ha parlato il pentito Lorenzo Cimarosa, nel frattempo morto, indicandolo come uno dei finanziatori della ormai più che ventennale latitanza di Messina Denaro. Il collaboratore di giustizia ha raccontato di una borsa piena di soldi che Nicastri avrebbe fatto avere al capomafia attraverso un altro uomo d’onore, Michele Gucciardi.




Nuovo segretario Pd, la parola all’assemblea. Renzi conferma dimissioni e Berlusconi chiede nuovo governo a guida centrodestra

Questa volta sono dimissioni vere, non indiscrezioni né tanto meno una fake news. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, conferma al Corriere della Sera che il processo per la successione alla guida del partito si è di fatto aperto all’indomani della sconfitta elettorale del 4 marzo e che il suo ciclo “si è chiuso”. “Sul mio successore deciderà l’assemblea” dice “No a governi istituzionali, nessuna collaborazione possibile con i 5 Stelle o con le destre”. E sulla possibilità di un esecutivo d’unità nazionale per far fronte all’ingovernabilità uscita dalle urne, mette in chiaro: “Deve giocare chi ha vinto”. “Sono stati 4 anni difficili ma belli. Abbiamo fatto uscire l’Italia dalla crisi. Quando finirà la campagna di odio tanti riconosceranno i risultati. Ma la sconfitta impone di voltare pagina. Tocca ad altri. Io darò una mano: noi non siamo quelli che non scendono dal carro, semplicemente perché il carro lo hanno sempre spinto”.

“Mi prendo la responsabilità”

“Siamo passati da milioni di voti del referendum ai 6 milioni di domenica scorsa. Abbiamo dimezzato i voti assoluti rispetto a quindici mesi fa. Allora eravamo chiari nella proposta e nelle idee. Stavolta e mi prendo la responsabilità la linea era confusa, né carne né pesce: così prudenti e moderati da sembrare timidi e rinunciatari. Dopo un dibattito interno logorante, alcuni nostri candidati non hanno neanche proposto il voto sul simbolo del Pd, ma solo sulla loro persona”.
Se si fosse votato a maggio forse sarebbe andata diversamente, spiega Renzi. “Sarebbe cambiata l’agenda politica. L’agenda sarebbe stata l’Europa, non altro. Come è stato per Macron o per Merkel. E prima ancora come è stato in Olanda per Rune. Sull’Europa non avrebbero vinto le forze sovraniste. Ma poiché avevo visto per tempo questo rischio e l’ho illustrato più volte invano, mi sento io il responsabile delle mancate elezioni anticipate. Nessuna polemica con nessuno”.

Cosa succede ora

“Le mie dimissioni non sono un fake – prosegue Renzi – Ho seguito le indicazioni dello Statuto e dunque sul nuovo segretario deciderà l’assemblea. Rispetteremo la volontà di quel consesso. Sui nomi non mi esprimo; anche perché sono tutte persone con cui ho lavorato per anni”. Chi farà le consultazioni? “Il Pd ha sempre mandato al Quirinale i due capigruppo, il presidente e il reggente. Non ve-do motivi per cambiare delegazione”.

Con la sconfitta alle elezioni del 4 marzo e le conseguenti dimissioni di Matteo Renzi da segretario del Partito Democratico, i dem sono chiamati a decidere il percorso che li porterà ad esprimere il nuovo leader. Un percorso codificato dallo statuto del partito, che ne parla al Capo II, “Formazione dell’indirizzo politico, composizione, modalità di elezione e funzioni degli organismi dirigenti nazionali”, articolo 3, “Segretario o Segreteria Nazionale”.

Chi è e cosa fa il segretario

Il Segretario nazionale, viene sottolineato, rappresenta il Partito, ne esprime l’indirizzo politico sulla base della piattaforma approvata al momento della sua elezione ed è proposto dal Partito come candidato all’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri. Infine, il Segretario nazionale è titolare del simbolo del Partito Democratico e ne gestisce l’utilizzo, anche ai fini dello svolgimento di tutte le attività necessarie alla presentazione delle liste nelle tornate elettorali.

Dimissioni del segretario

Se il Segretario cessa dalla carica prima del termine del suo mandato, l’Assemblea può eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato ovvero determinare lo scioglimento anticipato dell’Assemblea stessa. Se il Segretario si dimette per un dissenso motivato verso deliberazioni approvate dall’Assemblea o dalla Direzione nazionale, l’Assemblea può eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato con la maggioranza dei due terzi dei componenti.

I precedenti di Franceschini e Epifani

È quanto accaduto con le elezioni di Dario Franceschini, prima, e Guglielmo Epifani poi. L’attuale ministro dei Beni Culturali, fu eletto segretario dall’Assemblea il 21 febbraio 2009 con 1047 prefe-renze, dopo le dimissioni di Walter Veltroni, sconfitto alle regionali in Sardegna. Per Epifani si parlò impropriamente di ‘reggente’ del Partito Democratico, figura non prevista dallo Statuto. L’ex segretario della Cgil, infatti, fu eletto dall’Assemblea l’11 maggio 2013, dopo le dimissioni di Bersani che non era riuscito a formare il governo in seguito alla cosiddetta “non vittoria” alle elezioni politiche. Epifani fu eletto con 458 voti a favore su 534 votanti, pari all’85,8 per cento del totale. In entrambi i casi, le segreterie durarono lo spazio di pochi mesi: da febbraio ad ottobre 2009, Franceschini; da maggio a dicembre 2013 Epifani.

Elezione del nuovo segretario

Al fine di eleggere il nuovo segretario, dunque, il Presidente del partito, in questo caso Matteo Orfini, convoca l’Assemblea per una data non successiva a trenta giorni dalla presentazione delle dimissioni. Nel caso in cui nessuna candidatura ottenga l’approvazione della predetta maggioranza, si procede a nuove elezioni per il Segretario e per l’Assemblea. Il Segretario nazionale in carica non può essere rieletto qualora abbia ricoperto l’incarico per un arco temporale pari a due mandati pieni a me-no che, allo scadere dell’ultimo mandato, non eserciti la funzione di Presidente del Consiglio dei Ministri per la sua prima legislatura. In tal caso il mandato è rinnovabile fino a che non ricorrano i li-miti alla reiterabilità dei mandati nella carica di Presidente del Consiglio.
Il parlamentino dem si riunisce quindi per decidere il percorso da intraprendere dopo la sconfitta alle elezioni del 4 marzo. Ma, soprattutto, scegliere tra due opzioni: segretario eletto in assemblea ad aprile o segretario eletto alle primarie nel 2019? La prima opzione, per la quale si schiera la maggior parte del gruppo dirigente, darebbe al Pd un segretario ‘a tempo’, il cui mandato scadrebbe tra un anno, ma forte della legittimazione dei delegati dem. La seconda opzione prevede un traghettatore, individuato nel vice segretario Maurizio Martina che vinse le primarie assieme a Matteo Renzi, per guidare il partito fino al congresso del 2019. L’esito è incerto perché le correnti, ‘congelate’ con il congresso del 2017, sono in fibrillazione e sono molti i riposizionamenti.

Cosa è e a cosa serve il parlamentino dem

La Direzione nazionale del Pd è composta da 120 membri membri eletti dall’Assemblea nazionale, con metodo proporzionale, ed è l’organo di indirizzo politico del partito. Le decisioni vengono assunte attraverso il voto di mozioni, ordini del giorno, risoluzioni politiche e svolge la sua funzione di controllo attraverso interpellanze e interrogazioni al segretario e ai membri della segreteria. Ogni riunione si svolge su un ordine del giorno a cui fa seguito una serie di interventi e, solitamente, il voto finale sulla relazione del segretario o su eventuali mozioni presentate.
La vita e le funzioni del parlamentino dem sono regolate dall’articolo 8 dello Statuto del Pd. Oltre ai 120 componenti eletti dall’Assemblea nazionale, fanno parte di diritto della Direzione il segretario; il presidente dell’Assemblea nazionale; i vicesegretari; il tesoriere; il massimo dirigente dell’organizza-zione giovanile; i Presidenti dei gruppi parlamentari italiani ed europei; i segretari regionali.

La mappa della direzione

Le primarie del 2017 videro trionfare Renzi con il 69,17% dei voti. Secondo arrivò il ministro della Giustizia Andrea Orlando con il 19,96%, terzo il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano con il 10,87%. Percentuali che determinano anche il numero dei membri di ciascuna mozione in dire-zione, più i membri di diritto. La suddivisione in direzione era di 84 componenti per l’ex premier, 24 per Andrea Orlando e 12 per Michele Emiliano. C’è da sottolineare, tuttavia, che tra i componenti della direzione che fanno parte della maggioranza ci sono anche quelli che fanno riferimento a correnti come Areadem, di Dario Franceschini, Sinistra è Cambiamento, di Maurizio Martina, e l’area guidata dal presidente del partito, Matteo Orfini.

 

Silvio Berlusconi parla alla Stampa della difficile risoluzione dell’impasse politica dell’Italia dopo le elezioni, che secondo lui hanno sancito sostanzialmente due cose. Dice il presidente di Forza Italia:

“Ciò significa due cose: che il centro-destra ha il diritto ma soprattutto il dovere di guidare il prossimo governo, e che nessuno, fra chi ha ottenuto un consenso importante dagli elettori, può pensare di non farsi carico della necessità che il Paese sia governato. I problemi dei quali tutti abbiamo parlato in campagna elettorale, la povertà, la disoccupazione fra i giovani, le difficili condizioni del sud, il pericolo sicurezza, l’emergenza immigrazione sono urgenze drammatiche, non solo temi da campagna elettorale”
Messaggio ovviamente rivolto ai 5 Stelle a cui dice piuttosto direttamente che l’incarico tocca al centrodestra, ma soprattutto messaggio al Pd, che non può escludersi dalla partita. Perché “i problemi dei quali tutti abbiamo parlato in campagna elettorale, la povertà, la disoccupazione fra i giovani, le difficili condizioni del sud, il pericolo sicurezza, l’emergenza immigrazione sono urgenze drammatiche, non solo temi da campagna elettorale”. Inoltre Berlusconi avverte Matteo Salvini – ribadendo “leale collaborazione” – di usare cautela nei prossimi passaggi istituzionali.
“Credo che in questa fase tocchi a Salvini scegliere la strada che ritiene più opportuna. Noi lo sosterremo lealmente. Certo, è evidente che se intere forze politiche dimostreranno disponibilità e responsabilità, si potrà andare verso una soluzione più stabile”.

“Credo che responsabilità significhi prendere atto del fatto che Salvini è il leader del partito più votato all’interno della coalizione più votata.

Significa anche la consapevolezza del fatto che nuove elezioni sarebbero allo stesso tempo un pessimo segnale per la democrazia e una strada probabilmente non risolutiva. Meglio, molto meglio perdere qualche settimana per un buon governo, se possibile, che mesi in una nuova campagna elettorale”. “Le presidenze delle due Camere, soprattutto in una situazione complessa come questa, devono essere figure di alto profilo istituzionale e di garanzia per tutti. Non si può ridurre la questione a delle caselle da riempire nell’ambito di un equilibrio politico complessivo”.

Berlusconi inoltre nell’intervista esclude “nel modo più assoluto” un’alleanza fra Lega e M5S

“Mi fido di Salvini”, aggiunge. Esclude anche un Governo di scopo, per rifare la legge elettorale, perché “non vedo alcuna possibilità, con questi numeri parlamentari e con questa situazione nel Paese, di fa-re una legge elettorale migliore” del Rosatellum. Esclude, infine, un futuro da partito unitario per il centrodestra, perché, dice, “il nostro futuro si chiama semplicemente Forza Italia, il nostro avvenire rimane ben distinto da quello dei leghisti che sono certo alleati leali, ma che hanno una storia diversa dalla nostra, un linguaggio diverso dal nostro, valori diversi dai nostri”.