Lite Berlusconi – Salvini. Dopo incontro con Casellati, Mattarella riflette due giorni

Ci sono spunti di riflessione, Mattarella saprà individuare il percorso migliore. Così la presidente del Senato, ElisabettaCasellati, dopo aver incontrato il capo dello Stato, al quale ha riferito delle sue consultazioni sull’ipotesi di un governo sostenuto da M5s e centrodestra. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deciso di prendersi due giorni di riflessione.

Intanto Silvio Berlusconi torna a chiudere ai 5Stelle (‘Sono un pericolo per l’Italia’) e chiama il Pd per un governo ‘di responsabilità’. ‘Sogna’, è la replica di Rosato. ‘Piuttosto che riportare il Pd al governo, faccio io tre passi avanti. Pronto a tutto contro un governo tecnico telecomandato da Bruxelles’, dice Matteo Salvini. E, per i 5Stelle, Toninelli taglia corto: ‘No a tirare a campare, meglio il voto‘.

Strali di Berlusconi contro M5s: ‘A Mediaset pulirebbero i cessi’. La replica: ‘Meglio che accordarsi con la mafia’. E Bugani posta una foto alle prese con la pulizia dei bagni

“Ringrazio tutti i leader per avere avviato una discussione che pur nella diversità di opinioni ha consentito di evidenziare spunti di riflessione politica. Sono certa che il presidente Mattarella saprà individuare il percorso migliore da intraprendere”, ha detto la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati al termine dell’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “In questi giorni ho svolto l’incarico che mi è stato affidato con dedizione – ha aggiunto – cercando di favorire il confronto costruttivo tra le forze politiche in grado di verificare la maggioranza parlamentare nel perimetro che ha indicato Mattarella”.

“Per prima cosa ho ringraziato Mattarella per la fiducia accordatami e per il supporto che non mi ha mai fatto mancare in questi giorni”, ha detto ancora la presidente Casellati.




Il non governo Centrodestra-M5s: scelta irresponsabile e puerile sulla pelle del Popolo

L’autorità che gli Italiani hanno delegato ai Cinque Stelle evidentemente è stata fraintesa. Avere il primo partito in Italia comporta una grossa responsabilità, esattamente quella di creare un clima di distensione per concertare la gestione della cosa pubblica, le antipatie personali, pur motivate, vanno lasciate da parte. Se Berlusconi ha un trascorso non entusiasmante sotto il profilo giudiziario – sentenze che se riferite ad una persona ‘comune’ farebbero venire i brividi – nondimeno il paventato accordo con un PD che non è da meno sotto il profilo della liceità dei suoi appartenenti, rimetterebbe in gioco un partito mandato a casa a furor di popolo dagli Italiani, e questo non deporrebbe a favore del Movimento Cinque Stelle.

Insistere puerilmente su alcune regole oggi non più ragionevoli, anche se accettabili in via di principio, toglie significato a ciò che vuol dire ‘politica’, cioè l’arte della mediazione

Era parso ieri, ad un certo punto, che ci fosse la possibilità, procurata dai colloqui con la Casellati, che Berlusconi facesse il famoso ‘passo di lato’, accettando un appoggio esterno al governo Cinque Stelle e Lega, insieme alla Meloni, visto che Di Maio caparbiamente – ma non altrettanto ragionevolmente – insiste a voler fare un accordo solo con Salvini. Questo, fra forni e fornetti, è saltato. Lapidaria la frase gonfia d’orgoglio di un Cavaliere al tramonto: “Non facciamo i servi – o i portatori d’acqua – a nessuno.” Anche queste posizioni dovrebbero trovare un ammorbidimento, in questo dialogo fra sordi. Ma nulla.

Stamattina, fuori di Palazzo Grazioli, la Ronzulli ha dichiarato che anche per FI il tempo è scaduto

Nessuno – e questo è storico – si preoccupa del cittadino ‘comune’, come amano definirci, visto che loro ‘comuni’ non sono, ma ‘speciali’. Dov’è quella bellissima poesia di Totò, “’A livella”? Il progetto adombrato avrebbe potuto salvare i proverbiali capra e cavoli: governo Di Maio-Salvini, FI e FdI in appoggio esterno, e tanti saluti al PD, che nel frattempo ha dichiarato, per bocca dei suoi maggiorenti che ‘non sono la ruota di scorta di nessuno’. Intanto nessuno di loro ha calcolato che anche i cittadini ‘comuni’ si sono stufati di questo gioco ai quattro cantoni, e che questo avrà serie ripercussioni sul prossimo voto, speriamo non troppo in là, giusto per rimettere le cose a posto. Ormai il M5S agli occhi degli elettori è diventato il Partito degli inconcludenti, e certamente se si andasse a votare ad ottobre non riceverebbero lo stesso numero di consensi, nonostante i sondaggi. Il volto di Di Maio in TV è diventato antipatico, mentre ha guadagnato in simpatia quello di Salvini, pur non essendo bellissimo – magari la Isoardi la pensa diversamente… – perché ciò che comunica è la volontà di fare.

Oggi ultimo giro di consultazioni della Casellati

Non siamo ottimisti, come invece appariva ieri Salvini nelle sue dichiarazioni, che facevano pensare appunto ad una svolta. Due muri non s’incontrano, ma possono crollare. Berlusconi e Di Maio se ne sono dette di tutti i colori, entrando nel personale, e questo ha creato una barriera insormontabile. A meno che uno dei due decida di stringere la mano all’altro, guadagnando sicuramente in immagine, da spendere per la prossima tornata elettorale, ci auguriamo con un’altra legge. Quello che la stizza impedisce ai due nemici – non più avversari politici – di vedere, è il ritorno di consensi che genererebbe un gesto di distensione. Se questo è impedito a Di Maio per la sua inesperienza e giovane età, non altrettanto dovrebbe essere per un Berlusconi che nella sua vita non ha fatto altro che il mediatore a tutto campo, ottenendo significativi successi sia nell’imprenditoria che nella politica.

Intanto il popolo sta a guardare

E viene a mente una poesia di Trilussa, a proposito dell’incontro di due re, su di una nave, al largo,con tutto il popolo che li osannava dalla riva, pensando che stessero trattando importanti argomenti per il bene del popolo tutto. Il primo re, dopo aver rassicurato il suo amico sulla salute della regina e del principino, alla domanda del secondo, che chiedeva come stesse e cosa facesse il suo popolo, rispondeva ‘er popolo se gratta’. Anche per la nazione il tempo è finito, fra liti e litarelle da cortile. Ora sarebbe il momento della serietà e della concretezza, perché quella responsabilità che ognuno vorrebbe fosse dell’altro, alla fine pesa sulla schiena di chi i voti ha voluto, cercato e ricevuto. Ora sappiano farne buon uso. Come mostra la defaillance del PD, il popolo, anche se immediatamente non può reagire, ha buona memoria.

Roberto Ragone




Governo, tensione alle Stelle: Casellati al Quirinale

Finisce con un nuovo punto interrogativo il nuovo round di consultazioni, ieri, con il centrodestra e i 5 Stelle, in una giornata sull’ottovolante tra spiragli di accordo e docce fredde. Il M5s si presenta a palazzo Giustiniani portando al tavolo della trattativa una proposta in grado di far procedere le trattative: la disponibilità ad avviare un governo che abbia un appoggio esterno di Forza Italia e Fratelli d’Italia su un programma concordato tra Lega e 5 Stelle. Ma per il resto Luigi Di Maio alza le mani: “Se poi mi si chiede di sedermi a un tavolo con tre forze politiche per concordare un programma di governo e personalità che vengono dalle singole forze politiche voi capirete che è molto complicato per noi digerire questo scenario”.

Tantomeno se questo scenario dovesse prevedere un suo passo indietro, la condizione posta dagli azzurri per sostenere questa nuova ipotesi di accordo. “E’ evidente che un governo a guida M5S non credo che potrebbe avere l’appoggio né esterno, né interno, di Forza Italia o di Fratelli d’Italia” lo gela infatti il braccio destro del Cav, Giovanni Toti che apre invece ad “un governo a guida di un nostro alleato come la Lega”. Non bastasse, la replica ufficiale degli azzurri è ancora più gelida: “il supplemento di veto pronunciato dal Movimento 5 Stelle dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, il rifiuto di formare un governo. Si tratta dell’ennesima prova di immaturità consumata a danno degli italiani”.

Una doccia fredda che arriva sul capo dello stesso Matteo Salvini che sperava in un passo avanti del Movimento. “Ci sono dei segnali di novità dal M5S, confidiamo oggi in quel che dirà Di Maio” aveva annunciato lasciando ieri palazzo Giustiniani il capo dei lumbard dove era andato prima della delegazione M5s per il nuovo round di consultazioni con tutti i leader del centrodestra uniti. Un segnale di vicinanza al Cavaliere, ricambiato da un atteggiamento composto del leader azzurro che questa volta ha stretto i denti e si è imposto di non fare alcun commento. Ma l’ottimismo di Salvini ha dovuto fare i conti con il rinnovarsi di veti incrociati. “Noi faremo di tutto per avere un governo ma gli italiani hanno scelto di premiare l’interno centrodestra, non solo la Lega. Non è che il governo lo fai solo con la Lega” avverte Salvini dopo aver ascoltato le parole di Di Maio.

Ma soprattutto lancia il suo altolà: “non vorrei che qualcuno non avesse la stessa voglia di far partire un governo subito, da tutte le parti. Secondo me c’è qualcuno che tifa a far saltare un accordo politico per inventarsi l’ennesimo governo tecnico che poi spenna gli italiani, a questo la Lega non sarà mai disponibile”. Sembra una indiretta ‘tirata di orecchie’ agli azzurri, condita da un altro avvertimento: “pur di non perdere altro tempo mi metto in campo direttamente io. Non mi interessano giochini o logiche politiche. E poi o la va o la spacca”. Lui, assicura, sta cercando di “mettere d’accordo tutti, ma se non si muove nulla il governo lo metto in piedi io. E se non ce la facciamo – mette in chiaro – si va alle urne”.

Enrico Pellegrini




Cuba, Miguel Diaz-Canel eletto presidente: è l’inizio di una nuova era

Miguel Diaz-Canel è il nuovo presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri dall’Assemblea Nazionale cubana. Diaz-Canel, il primo capo di Stato cubano dalla Rivoluzione del 1959 che non porta il cognome Castro ed è nato dopo la Rivoluzione stessa, era l’unico candidato per questi incarichi ed è stato eletto da 603 dei 604 deputati del Parlamento unicamerale dell’Avana presenti.

Miguel Diaz-Canel ha inaugurato oggi il suo mandato come presidente di Cuba con un discorso nel quale ha difeso la continuità della Rivoluzione comunista, in piena fedeltà con la “generazione storica” dei dirigenti che parteciparono nella guerra contro il regime di Fulgencio Batista. “Non c’è spazio per una transizione che comprometta l’eredità gloriosa della Rivoluzione”, ha detto Diaz-Canel ai deputati dell’Assemblea Nazionale, pochi minuti dopo la sua elezione agli incarichi di presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri. “Il mandato che abbiamo ricevuto è quello di dare continuità alla Rivoluzione”, ha aggiunto, sottolineando che “non c’è nessuno spazio per una restaurazione capitalista nell’isola” e “solo il Partito Comunista può garantire la sicurezza e il benessere del popolo cubano”.  Diaz-Canel ha reso omaggio al suo predecessore, Raul Castro, assicurando che resterà “a capo della vanguardia rivoluzionaria” in quanto segretario del Pcc e “prenderà le principali decisioni per il presente e il futuro” dell’isola. In risposta alle loro “preoccupazioni ed aspettative”, ha aggiunto, i cubani sanno che possono contare sull'”esperienza e la leadership” del Pcc, l’eredità del pensiero di Fidel Castro e l’esempio di suo fratello Raul. In quanto alla “attualizzazione del modello economico e sociale” di Cuba, Diaz-Canel ha detto che è necessario “perfezionarne l’applicazione e correggerne gli errori, che spesso irritano la popolazione e seminano cinismo ed insoddisfazione”, senza entrate nei dettagli della questione. Per quanto concerne la politica estera, il nuovo leader cubano ha assicurato che resterà “inalterabile”, in un “contesto internazionale segnato da un ordine mondiale ingiusto”, perché “Cuba non fa concessioni: mai cederemo i nostri principi in base a pressioni o minacce”. “Siamo sempre disposti a dialogare con tutti, a partire dal rispetto, dall’essere trattati come uguali”, ha indicato Diaz-Canel, prima di aggiungere che “la Rivoluzione è viva e va avanti”, continuando a svilupparsi “senza timori e senza passi indietro”.

Castro, Diaz-Canel sarà segretario del Pcc – L’ex presidente cubano Raul Castro ha detto oggi che il suo successore, Miguel Diaz-Canel, diventerà anche segretario del Partito Comunista Cubano (Pcc) “quando io verrò a mancare”. Diaz-Canel è stato eletto oggi presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri, dopo che Castro -che occupava i due incarichi dal 2008- non si è presentato come candidato alla rielezione, pur mantenendo la segreteria del Pcc fino al 2021.

Enrico Pellegrini




Governo sì, governo no: dalle stelle (cinque) allo stallo

Probabilmente, anzi, certamente, la sconfitta post-elettorale di questo governo era già nelle intenzioni di chi il Rosatellum ha preparato, come un piattino avvelenato, a chi avesse ricevuto più voti del PD a queste elezioni. La realtà è che nessuno ha vinto, ma tutti hanno perso, e questo era ampiamente prevedibile in un paese che si nutre di sondaggi politici e di intenzioni di voto. Dovessimo andare oggi a rivotare, certamente alcune posizioni si radicalizzerebbero, ma non a vantaggio della governabilità. Nel senso che M5S e Lega avrebbero più consensi, a scapito degli altri partiti, ma questo non sarebbe determinante.

Lo scenario è da prima elementare:

Ognuno dice d’aver vinto e di avere il diritto al premierato e alla creazione di un governo. Ma non è così. Certe liti le abbiamo viste da piccoli attorno ad una pista di sabbia, per stabilire chi avesse diritto a vincere tutte le biglie in gioco. Ricordate, quelle belle biglie di vetro che dentro mostravano piccole volute di colori affascinanti? Bene, questa è la lite di oggi, purtroppo. Da una parte Berlusconi, che accusa i Cinque Stelle di porre veti, pone il veto più impegnativo, non volendo rinunciare, se non altro in nome del senso dello Stato e dell’amore per l’Italia sempre proclamato, a partecipare ad un governo che senza di lui si farebbe in un minuto. Dall’altra Di Maio, che, dopo aver fatto tuoni e fulmini da sempre contro il Berlusca, a questo punto proprio non lo può accettare, pena la perdita di metà, almeno, dei suoi consensi. Per terzo, Salvini, che non può accettare l’esclusione politica del Cav, dato che senza Forza Italia la Lega sarebbe soltanto il terzo partito, dopo il PD.

D’altronde Berlusconi sa benissimo che questa è la sua ultima spiaggia:

Rimanere fuori oggi vorrebbe dire rimanere per sempre a margine di qualsiasi governo. Come un grosso avvoltoio, Martina sta sul ramo a guardare, per cibarsi dei resti dei contendenti. E sa, o spera, che alla fine tutti abbiano bisogno di lui. Tutti mostrano – ora – considerazione per la volontà degli Italiani, e sanno che un passo falso li farebbe precipitare nei sondaggi, e questa è la loro reale preoccupazione. Tutti richiamano al senso di responsabilità, ma solo a quello degli altri. Responsabilità – altrui – è la pezza a colore di chi non sa come risolvere una situazione, e cerca di scaricare il barile sulle spalle degli antagonisti. Insomma, dalle Stelle – Cinque – allo Stallo.

Il voto per i Cinque Stelle e per la Lega è stato, certamente, un voto anche, e soprattutto, contro un Renzi spocchioso, bugiardo, clientelare, eccetera

Tutti abbiamo visto e stigmatizzato alcune sue manovre, a favore di chi certamente non voleva il bene dell’Italia: una per tutte – e val la pena di ricordarlo sempre – l’abolizione del divieto di trivellazione in mare entro le dodici miglia, a favore di alcune grosse società petrolifere. Quelle stesse a cui è stato risparmiato l’obbligo – contemplato nella concessione – di smantellare le torri petrolifere una volta finita l’estrazione. Allora di chi è amico Renzi? Quando poi dobbiamo anche contemplare che il costo delle concessioni è ridotto al minimo. Ma che in realtà ogni Società può, a sua discrezione, denunciare un estratto – che nessuno controlla – inferiore al reale, per cui la concessione diventa gratuita. Oggi don Matteo siede su uno dei banchi di quel Senato che avrebbe voluto esautorare, e trasformare a sua immagine e somiglianza, con uno pseudo referendum costituzionale alla riuscita del quale ci aveva ‘messo la faccia’, e al fallimento del medesimo aveva promesso la sua rinunzia alla carriera politica. Di certe persone l’italiano medio deve avere paura.

E infatti, il rischio è che Di Maio faccia entrare nel governo il PD, anche se mascherato come unità di intenti sul programma

E che don Matteo rientri nella politica del governo neonato, portando la barra del timone dove vuole lui. Una via d’uscita non si intravede, almeno dalle nostre postazioni di osservatori. Berlusconi in questo psicodramma fa la parte di Sansone, che, pur di uccidere il maggior numero di Filistei, fece crollare il palazzetto in cui erano riuniti, e morì egli stesso. Questo vorrebbe dire andare incontro ad altre elezioni. Ma con questa legge elettorale, i risultati cambierebbero poco, specie se i tre moschettieri vorranno continuare a tenere insieme la coalizione di centrodestra. Il governo del Presidente non lo vuole nessuno, a meno che non serva a cambiare le regole elettorali.

Allora si ricomincia daccapo

Intanto, chi ha votato sperando in un aumento delle pensioni, un reddito di inclusione o di cittadinanza, l’abolizione degli iniqui ‘diritti acquisiti’ a favore della Casta, una crescita vera, e non solo quella delle banche: insomma, un miglioramento della situazione precedente, si attacca al tram. La Fornero continua a far vittime, prevedendo l’uscita dal mondo del lavoro almeno a settant’anni, con un cifra mensile ridicola. La disoccupazione galoppa, i grandi distributori di prodotti di consumo e di consumo durevole chiudono i negozi, il lavoro latita, in Italia, e continuerà sempre peggio, dati i balzelli vari che aumentano sempre, e che non potranno diminuire, dati gli impegni economici con l’UE; in attesa del ‘colpo del coniglio’ con l’aumento dell’IVA al 24% (ce lo chiede l’Europa). Ma non siete capaci di mandare a quel paese certe richieste e chi ve le fa? O siete amici del giaguaro? Non sappiamo a che titolo la Bonino si sia prestata a mettere la faccia su di un logo che vorrebbe “+ Europa”, ma sappiamo che di questa Europa ne abbiamo, come diceva tempo fa un quotidiano che fa opinione, ‘i Gentiloni pieni’. Il debito pubblico aumenta, nonostante le notizie diverse – e ciò è fatale, dati i ceppi che l’Italia ha ai piedi con l’euro, la perdita di sovranità monetaria, il patto di stabilità e il pareggio di bilancio; tutti fattori che ci costringono ogni mese a versare fior di milioni di euro alle avide casse dell’Unione Europea, accrescendo, di fatto, il nostro debito. Diceva un economista in TV, che l’usuraio teme due cose: la prima è la morte del debitore, la seconda il fatto che possa ripianare totalmente il debito. Gli usurai vivono degli interessi dei loro clienti, e nessuno, in certi ambienti, avrebbe piacere che l’Italia riuscisse a ripianare il debito pubblico. In realtà, ciò che è debito, lo abbiamo già ampiamente ripagato con gli interessi pagati, anzi, molto di più, e quindi il nostro debito andrebbe azzerato, come è stato fatto con la Germania dopo la caduta del muro di Berlino: la quale Germania non ha pagato un bel nulla. L’altra soluzione è senz’altro l’uscita dall’euro, anche con le ossa rotte.

L’Italia si potrà riprendere solo riconquistando la propria sovranità monetaria

Cioè tornando a poter autonomamente battere moneta per dare impulso all’economia. Questo è un fatto reale, non una battaglia ideologica. Quei paesi che sono usciti dall’euro hanno un’economia che vola. Naturalmente le opinioni di chi sostiene l’UE sono diverse. Allora guardiamo il quotidiano: si dice che la bontà dell’albero si veda dai suoi frutti. Facciamo un bilancio dal governo Ciampi in poi: Prodi, autore di una valutazione della lira a tutto vantaggio della Germania – un marco, 880 lire, un euro –; le dimissioni provocate del Berlusca, manovrando 400 miliardi di euro sul mercato internazionale per far salire lo spread; Monti, con il suo ‘governo tecnico’ che ha distrutto l’economia dell’edilizia; ça va sans dire, l’avvento di Renzi, e così via. Ci va di paragonare il frutto rosso e lucido dell’UE a quello che uccise Biancaneve: avvelenato.

Roberto Ragone




Governo, Mattarella affida alla Casellati una mission (quasi) impossible: governo a guida centrodestra e M5s

Sergio Mattarella ha affidato questa mattina al Quirinale il compito alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati di verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare tra i partiti della coalizione di centrodestra e il Movimento 5 Stelle. Quindi di dare una indicazione condivisa per il conferimento dell’incarico di presidente del consiglio per costituire il governo.

Mattarella ha quindi chiesto alla Casellati di riferire entro la giornata di venerdì prossimo.

“Ho ringraziato per la fiducia accordatami il presidente Mattarella che terrò costantemente aggiornato. – Ha detto Casellati al termine del colloquio con il presidente della Repubblica – Intendo svolgere questo incarico con lo stesso spirito di servizio che ha animato in queste settimane il ruolo di presidente del Senato”. Dopo aver lasciato il Quirinale, Maria Elisabetta Alberti Casellati ha incontrato il presidente della Camera Roberto Fico.

Una mission quasi impossibile per la Casellati che ora dovrà fare i conti con i pentastellati che hanno aperto alla Lega di Salvini e al partito Democratico ma che restano chiusi per quanto riguarda il partito di Berlusconi. E un Salvini che, almeno fino ad ora, non intende rompere il patto con Forza Italia.

“Il centrodestra per noi è un artifizio elettorale”, ha detto il leader M5s Luigi Di Maio, al termine dell’incontro con la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati.

“Ancora una volta abbiamo ribadito in questa sede che M5s è pronto a sottoscrivere un contratto di governo solo con la lega non con tutto il centrodestra”. “Salvini ha l’occasione per prendere consapevolezza e coscienza del fatto che le uniche forze in grado di dialogare e firmare un contratto di governo sono M5s e la Lega e dico a Salvini che di tempo non c’è più più, decida entro questa settimana il paese non può aspettare”. “Il presidente della Repubblica ha dato a Elisabetta Casellati tempi molto stretti e un mandato ben preciso e questo ci fa piacere. L’ha incaricata di verificare una maggioranza di governo tra centrodestra e m5s”. “Qui non è ‘comandiamo noi o niente’, Salvini deve comprendere l’importanza di un contratto di governo che può dare alla Lega e a Salvini di fare le cose che hanno sempre promesso. Salvini deve fare una scelta il tempo è poco”.

Ora tocca alla Lega. Un’occasione per difendere la democrazia dai “nemici della libertà, esteri ed interni alla nostra società” per Forza Italia chiamata dalla Presidente a palazzo Giustiniani un’ora dopo mentre FdI sarà ricevuta alle 19,30 con Giorgia Meloni che dirà “Siamo per un governo con un guida di centrodestra”. Le consultazioni sono mirate su questi attori, altri partiti non sono previsti. E non si esclude un secondo giro domani.

Sono premesse che allo stato non sembrano cambiare l’approccio delle forze politiche coinvolte dall’esplorazione “mirata” e che si chiuderà quindi già stasera.

E che fanno commentare al presidente dei senatori leghisti, Gian Marco Centinaio: la possibilità che Casellati “riesca a ottenere un risultato sarebbe un miracolo per come stanno le cose”. Il gruppo di Palazzo Madama della Lega si è riunito a stretto giro dall’annuncio del Quirinale, poi Matteo Salvini – che non andrà ma invierà all’incontro i capigruppo – annuncia: alla Presidente “ripeteremo quello che stiamo dicendo da un mese: che i due che hanno vinto hanno il dovere di governare, ma se tutti rimangono sui loro no non andiamo da nessuna parte. Noi siamo pronti a fare tutto, tranne che col Pd.




Omicidio Ilaria Alpi, colpo di scena: nuovi documenti potrebbero far riaprire il caso

Importanti novità sull’omicidio di Ilaria Alpi, inviata del Tg3 in Somalia e Miran Hrovatin, operatore tv: entrambi uccisi in circostanze misteriose il 20 marzo 1994 a Mogadiscio.

Una serie di intercettazioni tra somali che parlavano della morte di Ilaria e Miran, risalenti al 2012, potrebbero far riaprire l’indagine sull’omicidio

La scottante intercettazione è depositata tra le carte di un’inchiesta della Procura di Firenze in merito al traffico di camion dismessi dell’Esercito italiano verso la Somalia. Poche settimane fa, la procura di Firenze ha trasmesso alla procura di Roma gli atti in merito all’inchiesta sul traffico di mezzi militari italiani e che ha portato a 15 indagati, 4 dei quali Somali. Omar Hashi Hassan, il somalo che ha scontato da innocente 17 anni di reclusione dei 26 con la terribile accusa di duplice omicidio, ha partecipato al sit in fuori dal Tribunale di Roma. “Sono venuto qui oggi per dare sostegno a Luciana, la mamma di Ilaria Alpi, – ha detto Hashi – e per avere giustizia dopo tanti anni. Luciana e il papà di Ilaria, Giorgio, – ha aggiunto Hashi – mi hanno sempre aiutato e hanno sempre sostenuto la mia innocenza, fin dal primo giorno”. Hashi ha ottenuto –dalla Corte di Appello di Perugia- un risarcimento di 3,1 milioni per l’errore giudiziario che gli è costato la libertà e una ingiusta condanna. La famiglia Alpi ha proclamato la sua estraneità all’omicidio sin dal primo momento, chiedendo l’immediata scarcerazione e gli è stata vicina fino alla tanto attesa assoluzione definitiva.

Cosa è accaduto veramente in quel fatidico 20 marzo 1994 a Mogadiscio?

Tutt’oggi è un mistero. Ilaria e Miran si trovavano nel corno d’Africa per seguire le operazioni tra fazioni che stava colpendo il paese e la missione Onu “Restor Hope” promossa dagli Usa ma appoggiata da diverse nazioni compresa l’Italia, con l’obiettivo ultimo di porre fine ristabilire una stabilità ormai desueta in Somalia. I loro corpi arrivarono in Italia pochi giorni dopo, ma non venne disposta nessuna autopsia sul corpo di Ilaria, mentre sul corpo di Miran si.

Emergono sin da subito i primi misteri

La sparizione di alcuni nastri di Miran e alcuni taccuini di Ilaria, si inizia a parlare di esecuzione e torna alla mente l’ultima intervista fatta da Ilaria Alpi prima di morire al sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Bogor, e proprio in quell’occasione aveva annotato tutto in un taccuino. L’uomo viene indagato nel 1995 ma la sua posizione verrà archiviata in seguito. Il 12 gennaio 1999 viene arrestato Omar Hashi Hassan per concorso in duplice omicidio, comincia il processo e in primo grado viene assolto ma la sorpresa avviene il 24 novembre 2000, quando la Corte d’Assise d’Appello di Roma ribalta la sentenza e condanna all’ergastolo Hassan. Ma tutto cambia quando l’uomo che ha accusato Hassan, ovvero Ahmed Ali Rage detto “Jelle”, rivela ai microfoni della trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?” di non aver visto chi ha sparato ad Ilaria e Miran perché non si trovava li. L’uomo risultava irreperibile per l’Italia ma la giornalista Chiara Cazzaniga lo ha raggiunto e a lei ha rivelato che gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e in cambio di una sua testimonianza gli hanno promesso dei soldi e così lui indicò Hassan.

Nell’ottobre del 2016, abbiamo intervistato  la giornalista  di “Chi l’ha visto?” Chiara Cazzaniga in merito all’assoluzione di Hashi Omar Hassan 

L’uomo è innocente e si è arrivati a questa assoluzione a seguito delle parole del supertestimone “Jelle” rintracciato e intervistato dalla giornalista nel programma “Chi l’ha visto?”. Abbiamo chiesto cosa le ha raccontato: “Ti faccio un piccolo preambolo, marzo 2014, quando nel 20esimo anniversario della morte di Ilaria e Miran su Rai3 andò in onda una trasmissione per commemorare Ilaria e Miran. All’interno di questa trasmissione c’erano vari contributi, c’era per esempio Federica Sciarelli in studio, c’erano altri colleghi e quant’altro. Al termine di questa trasmissione a Federica Sciarelli è venuta in mente questa cosa, ovvero, dato che Hashi Omar Hassan era finito sostanzialmente per l’accusa di questo testimone, di questo Jelle perché l’altro, l’autista di Ilaria, era una testimonianza assolutamente inverosimile che era stata completamente smontata in primo grado quindi in realtà il testimone principale è uno, questo Jelle e dato che questo Jelle appunto depose davanti alla Digos e al Pm Ionta e poi scappò senza presentarsi al processo, senza riconoscere, senza niente, senza un incidente probatorio. Cioè la cosa più grave, al di là che questo se ne è andato ed è scappato, è che non c’è mai stato un riconoscimento tra i due: Jelle ha detto “è stato Hashi Faudo”, Faudo è un soprannome dopodiché a Jelle non hanno fatto vedere una fotografia o gli hanno messo davanti Hashi. La Sciarelli mi disse che la testimonianza è molto dubbia anche perché questo qua perché è scappato? Che motivo ha di venire a deporre, dice una cosa del genere davanti alla Digos, davanti al Pm e poi si da alla macchia e nessuno lo cerca e mi dice “prova a vedere se riesci a trovarlo”.

Come hai trovato Jelle? Risultava irreperibile per l’Italia però sei riuscita a trovarlo…

Risultava irreperibile e molto sinceramente non so se l’abbiano mai cercato. Io ho chiesto aiuto alla comunità somala perché non avevo altri mezzi perché c’era un indirizzo dell’Interpool però già due colleghi erano andati a suonare a quell’indirizzo e lui non c’era e poi abbiamo scoperto solo qualche mese fa che in realtà era l’indirizzo di un’altra persona cioè di un omonimo. Io ho chiesto aiuto alla comunità somala e mi hanno messo in contatto con una mia fonte qui a Roma, mi ha messo in contatto con la comunità somala inglese di Manchester e di Birmingham e grazie a loro io ho raggiunto Jelle.

Pensi che i mezzi utilizzati da te, se fossero stati utilizzati dagli inquirenti, avrebbero potuto portare molto prima all’individuazione di Jelle?

Secondo me si anche perché comunque io ho dei mezzi esimi nel senso che comunque, come tu ben sai, facciamo i giornalisti e quindi non è che possiamo predisporre di intercettazioni telefoniche o guardare l’elenco dell’anagrafe, son tutte cose giustamente tutelate dalla privacy. Secondo me se avessero chiesto aiuto a qualche esponente più importante della comunità somala o quant’altro perché non era irraggiungibile Jelle anche perché comunque in Inghilterra non è che lui vivesse sotto protezione o sotto scorta o in una grotta. Vive a  Birmingham, ha famiglia e guida gli autobus.

Una vita alla luce del sole sostanzialmente…

Assolutamente si, guida gli autobus di linea della compagnia cittadina.

Jelle ha riferito inoltre che gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e hanno offerto del denaro a lui in cambio di una sua testimonianza…

Quando io sono arrivata da lui e mi ha detto “guarda che io non ero li, ero all’Ambasciata Americana e quindi non ho visto niente, non sono un testimone oculare, non so chi ha sparato perché non li ho mai visti”, cosa che per altro –apro parentesi- durante il processo di primo grado c’erano dei testimoni somali che avevano detto che appunto Jelle non era sul luogo dell’attentato bensì all’Ambasciata Americana e nessuno dei testimoni presenti si ricordava che Jelle fosse li al momento dell’attentato quindi anche questa è una cosa da prendere in considerazione e soprattutto c’erano tre testimoni somali che dicevano che Hashi era a 300 chilometri da  Mogadiscio, tutte cose che ovviamente in primo grado sono state prese in considerazione visto che è stato assolto Hashi in primo grado, in secondo grano ma io non ho mai capito perché senza nessun elemento probatorio nuovo lui è stato condannato quindi io non capisco proprio la logica di questa cosa. Quando Jelle mi disse appunto che non era li, io gli chiesi perché avesse detto una bugia del genere cioè che aveva fatto finire in carcere un innocente e lui mi disse che gli italiani avevano fretta di chiudere il caso -calcola che tutto questo succede nel 97, quindi tre anni dopo la morte di Ilaria e Miran- quindi a lui avevano offerto dei soldi e soprattutto un passaporto cioè un lasciapassare per andare via dalla Somalia in guerra e lui a me ha detto: “guarda io non l’ho fatto tanto per i soldi” anche perché poi a me lui ha raccontato che di soldi ne ha presi ben pochi perché comunque non ha portato a termine il lavoro, portare a termine il lavoro significava andare in Tribunale e testimoniare contro Hashi mentre lui ha testimoniato solo davanti alla Digos, davanti al Pm poi è scappato. Lui mi ha detto “io avevo raggiunto il mio scopo che era quello di andare via dalla Somalia” e mi ha anche detto “e non pensavo che se non mi fossi presentato a processo un innocente sarebbe finito in carcere e soprattutto pensavo che qualcuno comunque avrebbe verificato quanto da me raccontato” .

Lui ti ha detto chi sono stati gli italiani che lo hanno aiutato…

Certo, lui fa sempre un nome cioè quello dell’Ambasciatore Giuseppe Cassini. Ambasciatore che ovviamente io ho intervistato per il diritto di replica perché comunque è un’accusa grave e infamante e che poi è stato sentito comunque anche dalla Corte di Perugia durante la revisione del processo. Ovviamente Cassini dice che non è assolutamente vero, dice che lui non ha mai dato dei soldi a Jelle. Gli unici soldi che lo Stato italiano ha dato a Jelle sono quelli dell’aereo da Mogadiscio a Roma e un minimo di sostentamento. Tra l’altro avevano trovato anche un lavoro a Jelle, lui ha lavorato per qualche mese che è rimasto in Italia –prima di scappare- in un’autofficina di un soggetto che riparava le automobili del Ministero degli Interni. Dopodiché in aula Cassini dice che comunque “quando io ho saputo che Jelle era irreperibile ho fatto tre telefonate e ho scoperto esattamente dov’era. Era in Germania” e da l’indirizzo di dov’era, “quindi come l’ho fatto io poteva farlo chiunque, potevano andare a riprenderlo” questo lui lo dice durante il processo di revisione. Cassini ovviamente dice che non ha dato soldi a nessuno; lui si è presentato e ha detto di aver visto tutto quanto “io l’ho portato in Italia” dopodiché se lui fosse un test attendibile o no ovviamente non lo doveva stabilire l’Ambasciatore Cassini bensì la Procura o chi lo ha interrogato.

Hassan come ha reagito a seguito dell’assoluzione e come ha reagito a seguito dell’intervista che hai fatto tu a Jelle che ha portato alla sua assoluzione…

L’intervista che ho fatto io a Jelle ha permesso ai suoi avvocati di chiedere il processo di revisione e la Corte di Perugia ha accolto la revisione del processo in base a quest’intervista dopodiché se è stato assolto è perché la corte ha valutato sia l’intervista che ho fatto io, sia la rogatoria internazionale che dopo un anno è passa è stata fatta a Jelle, sia tutta una serie di testimoni che sono tornati a testimoniare appunto a Perugia. Il merito mio, il merito di “Chi l’ha visto?” è quello di aver fatto riaprire il processo di revisione.

Secondo te quali sono gli interessi che gravitano attorno a questa storia e che hanno impedito l’immediata individuazione della verità?

Tu mi fai una domanda a cui io non so rispondere. Luciana Alpi da sempre dice “io voglio sapere chi sono i mandanti dell’omicidio di mia figlia e di Miran Hrovatin”. Quindi non sappiamo, forse possiamo soltanto immaginare chi sono i mandanti ma non lo sappiamo con certezza perché con certezza non sappiamo il motivo per cui sono stati uccisi perché poi parte delle inchieste sono state fatte da bravissimi colleghi che collegavano questa morte al traffico di armi collegato ai soldi della cooperativa internazionale piuttosto che al traffico di rifiuti tossici…cose del genere. Noi la certezza non ce l’abbiamo quindi non possiamo sapere chi sono i mandanti, sicuramente c’erano degli interessi enormi perché comunque questo è dimostrato da subito nel senso che da subito iniziano i depistaggi, da quando Alfredo Tedesco che era l’uomo del Sismi a Mogadiscio manda un fax a Roma dove scrive determinate cose ovvero scrive che il contingente Onu in Somalia minimizzare l’accaduto,  vuole farlo passare per una rapina quando in realtà non sembra per niente una rapina, questo documento viene corretto a penna e viene trascritto in un modo completamente diverso.

Anche la posizione dei corpi era stata oggetto di discussione se non ricordo male…

In realtà la storia dei corpi è il fatto che quando Jelle, il supertestimone, descrisse a Ionta la scena del crimine, descrisse una scena sbagliata e disse che Ilaria era seduta davanti al Pickup e Miran sul sedile inferiore mentre era il contrario. Il problema è che sti due ragazzi, Ilaria e Miran, vengono tirati giù dalla macchina e vengono portati a Porto Vecchio dal signor Giancarlo Marocchino che non è un militare. L’esercito italiano, noi ricordiamoci che è vero per carità che la stragrande maggioranza dei nostri militari era sulle navi perché si stava ritirando il contingente erano i giorni del rientro, però c’erano Carabinieri, c’erano tanti militari italiani a Mogadiscio, c’era la nostra ex rappresentanza diplomatica dove c’erano dei militari anche italiani che erano a 50 metri da dove sono stati uccisi Ilaria e Miran: come mai nessuno va a vedere che cosa è successo? La cosa fa pensare che comunque in tutti i modi abbiano voluto far passare questa cosa come una rapina quando sti due sono stati freddati perché si sono beccati una pallottola a testa, è stata un’esecuzione quindi c’erano dietro sicuramente degli enormi interessi. Ci sono state tante piste seguite, dalla CIA al fatto che lei potesse aver scoperto delle malefatte dell’esercito italiano, i rifiuti, tante tante cose però qual è la verità? Purtroppo non lo sappiamo ancora, la sapremmo mai? la cosa vera, con tutto che abbiamo saputo sempre che Hashi Omar Hassan era innocente, però adesso è sancito legalmente il fatto che Hashi sia innocente quindi vuol dire che a 23 anni di distanza Ilaria Alpi e Miran

 Hrovatin non solo non sappiamo il perché sono morti ma non abbiamo ancora i colpevoli. Nel 2002 Jelle chiamò un giornalista somalo che lavorava alla BBC dicendogli che “ho visto che Hashi Omar Hassan è finito in carcere, ma come è possibile, io non sono venuto a processo, quello che ho detto non era vero, io l’ho fatto per scappare dalla Somalia” praticamente ha raccontato la stessa cosa che poi ha confermato a me anni dopo. Il problema è che quella telefonata, il giornalista somalo, l’ha registrata e quando l’ha portata all’Avvocato di Hashi e l’Avvocato di Hashi l’ha portata in Procura, si è sentito rispondere che dato che non c’era una registrazione dell’interrogatorio di Jelle, le voci non potevano essere messe a confronto quindi dall’altra parte poteva esserci chiunque. C’è stato anche un processo per calunnia che è finito con l’assoluzione di Jelle perché non c’era un riscontro audio per fare un riscontro con la telefonata e seconda cosa c’era una foto fatta nell’immediatezza, subito dopo l’attentato, dove sullo sfondo c’era un tizio. In primo piano ci sono l’autista di Ilaria e la guardia del corpo e sullo sfondo c’è un tizio. Jelle disse “io sono questo qua”. In realtà si era presentato un signore dicendo “quello sono io” , “quello nella foto sono io”, ma nonostante questo è andata così.

A dare l’input in questa determinante intervista realizzata da Chiara Cazzaniga e che ha portato all’assoluzione di Hashi Omar Hassan è stata Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha Visto?” che si è sempre occupata del caso essendo stata  collega di Ilaria Alpi. Sin dal principio Federica Sciarelli ha posto il dubbio a Chiara Cazzaniga in merito all’incarcerazione di Hashi sulla base di un testimone che poi si è dato alla fuga.

Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato in esclusiva Federica Sciarelli in merito alla vicenda

Come avete rintracciato Jelle?

Guarda, intanto lo abbiamo cercato perché non lo aveva cercato nessuno, non lo aveva cercato né la Procura di Roma né i ROS. L’abbiamo cercato come si fanno le inchieste giornalistiche infatti io ho dato a Chiara Cazzaniga il compito di contattare tutti i somali che stanno diciamo in Italia  e spiegargli qual’era la situazione cioè che c’era un innocente in carcere, Hashi Omar Hassan, se ci aiutavano a parlare con questo Jelle per stabilire la verità e loro ci hanno aiutato.

Jelle ha parlato di soldi che sarebbero stati dati da parte degli italiani…

Ma in realtà Jelle ha detto che lui non ha preso soldi, lui se ne voleva andare via dalla Somalia e ha preso questo passaggio, ha detto questa fesseria diciamo alla Digos e a Ionta però pensando che poi doveva andare a processo e invece se n’è scappato via, se n’è andato in Inghilterra e lui stesso ci dice “tutto potevo immaginare tranne che lo condannavano” sulla base di false dichiarazioni.

Siccome lui parlava del denaro in riferimento al fatto che gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e avrebbero dato dei soldi a lui in cambio di una falsa testimonianza…

Io so che glieli hanno promessi e che non glieli hanno dati. Questo è ciò che ci dice lui naturalmente.

Angelo Barraco

 

 

 




Vetralla, MoVimento Cinque Stelle: “Tutto tace in tema di utilizzo del glifosato”

VETRALLA (VT) – Il MoVimento Cinque Stelle di Vetralla in prima linea contro l’utilizzo del glifosato. In una nota i pentastellati fanno il quadro della situazione a Veltralla: “La primavera è arrivata, l’erba cresce e come ogni anno puntualmente torna il problema della gestione degli erbicidi.

Poche settimane fa nel nostro Comune sono tornate le famigerate strisce giallo/arancio ai bordi delle strade, in prossimità di campi coltivati e corsi d’acqua, causato dall’uso del glifosato.

Era l’Aprile dello scorso anno – ricordano dal MoVimento Cinque Stelle di Vetralla –  quando la maggioranza bocciò la nostra richiesta di istituire un’ordinanza contro l’uso del glifosato, ritenuto dannoso da numerosi studi scientifici. In compenso la Giunta Coppari si era impegnata a organizzare dei tavoli per aiutare gli agricoltori locali ad utilizzare meno “chimica”. Da allora è stato organizzato un solo incontro, molto superficiale, a cui non è stato dato nessun seguito. L’Ass. Pasquinelli invece ci aveva fatto intendere di essere in contatto con l’Anas per trovare una soluzione alternativa, ma basta farsi un giro sull’Aurelia per rendersi conto del contrario.

Ogni giorno il numero di Sindaci che vietano l’uso di tali sostanze è in costante aumento, e sempre più Comuni provano a valorizzare i prodotti e i produttori locali che usano metodologie alternative e sostenibili. Un esempio che conosciamo nella nostra provincia è quella di Corchiano che ha istituito il riconoscimento “Agricoltura Consapevole” dedicato a chi decide di seguire un protocollo di coltivazione sperimentale per un’agricoltura di qualità, i cui principali obiettivi sono la razionalizzazione dei trattamenti chimici (in particolare per il nocciolo) al fine di ridurre l’uso e avere un prodotto caratterizzato da una maggiore salubrità e da una migliore qualità. Stessa strada la sta seguendo il Comune di Castel Sant’Elia.
Ronciglione ha emesso in questi giorni un’ordinanza sugli erbicidi e sta lavorando per una sui fitosanitari.
È sufficiente fare una semplice ricerca su Google per trovare numerosi Sindaci, preoccupati per la salute dei propri cittadini, seguire la stessa strada. A Vetralla invece tutto tace.

L’agricoltura è una delle nostre fonti di ricchezza. È necessario diffondere una cultura basata sulla sostenibilità ambientale e sulla qualità – concludono –  i due pilastri principali dove poggiare il nostro futuro. Il Consigliere Grego, durante l’ultimo consiglio, ci ha assicurato di riprendere a breve gli incontri con gli agricoltori. Noi ci impegneremo affinché mantenga la promessa”.




Stretta dell’Europa sui terroristi per colmare le lacune: ecco le misure che propone oggi la Commissione

L’Europa corregge il tiro in tema di sicurezza e mette in campo nuove proposte per limitare sempre di più la libertà di soggetti ritenuti potenziali terroristi. La Commissione presenterà una serie di nuove proposte di sicurezza volte a prevenire la frode documentale e l’uso di false identità e norme più severe su esplosivi e controlli sull’importazione e l’esportazione di armi da fuoco. Oltre a controlli ancora più severi sui soggetti ritenuti potenzialmente pericolosi e che hanno un curriculum stilato dai servizi segreti di uno o più stati membri. Le proposte saranno presentate oggi stesso. La serie di nuove proposte in materia di sicurezza vanno a colmare le lacune legislative rimanenti in materia di sicurezza oltre alla pubblicazione della 14a relazione sullo stato di avanzamento verso un’Unione di sicurezza efficace e autentica. I commissari Dimitris Avramopoulos, Věra Jourová e Julian King presenteranno le proposte oggi dopo la riunione del Collegio a Strasburgo.

Juncker impegnato sul fronte della sicurezza

Dall’inizio del mandato della Commissione Juncker, la sicurezza è stata una priorità politica – dagli orientamenti politici del presidente Juncker del luglio 2014 al più recente discorso sullo stato dell’Unione nel 2017. Creare un’Europa che protegga anche le caratteristiche della dichiarazione congiunta sulla legislazione dell’UE è la priorità per il 2018-2019.

L’agenda europea sulla sicurezza guida il lavoro della Commissione in questo settore, definendo le principali azioni per garantire un’efficace risposta dell’UE al terrorismo e alle minacce alla sicurezza nell’Unione europea. Dall’adozione dell’Agenda sono stati compiuti progressi significativi nella sua attuazione, spianando la strada a un’efficace e autentica Unione della sicurezza.

La creazione di un portafoglio specifico del Commissario per l’Unione di sicurezza dimostra l’importanza che la Commissione Juncker ha attribuito alla costruzione della sua capacità di recupero e alla sua risposta alla minaccia terroristica.




Palermo, una giornata immersi nel parco più grande d’Italia: pronte le repliche per “La Domenica Favorita”

PALERMO – Anche se per una sola giornata, il parco della Favorita è stato chiuso alla circolazione per dar vita all’iniziativa dal nome “La Domenica Favorita” che ha consentito a podisti, ciclisti e tanti curiosi di trascorrere una giornata immersi nel parco più grande d’Italia, polmone verde che separa la città di Palermo con il mare di Mondello.

L’iniziativa sempre graditissima dai palermitani ha riscosso uno strepitoso successo ed è riuscita anche nell’intento della valorizzazione delle bellezze naturali e salutari del capoluogo siciliano lontani dallo stress e dai rumori sordi del caos cittadino

Il cielo non è stato propriamente clemente e a tono con l’atmosfera festosa delle centinaia e centinaia di palermitani accorsi nel parco ma il coraggio e la determinazione, tanto comune nei caratteri dei palermitani, hanno permesso lo svolgersi dell’iniziativa al pari come se nel cielo splendesse un sole cocente di inizio estate. Il successo dell’iniziativa ha raccolto l’interesse anche dei molti turisti già presenti nell’isola e ha incoraggiato il ripetersi della chiusura alle vetture per altre tre domeniche. Molti salutisti hanno approfittato dell’occasione per una corsa nel parco e molti ciclisti ne hanno approfittato per fare sport e percorrere avanti e indietro tutto il parco. Notevoli vantaggi di spostamento da una parte all’altra del parco è stato garantito dal una navetta con biglietto unico valevole tutta la giornata che nel suo giro continuo copriva le distanze opposte del parco. Aree attrezzate con panche hanno consentito ai passanti la comodità di poter sostare seduti per riposarsi e poi riprendere le passeggiate. Alcuni eventi si sono tenuti all’interno del parco in zone specifiche.

Nello spiazzo vicino il Museo Pitrè la banda dei Bersaglieri ha suonato l’inno di Mameli con la presenza autorevole del primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando che ha assistito anche alle performance sonore della Balarm Sax del Conservatorio Bellini e della Marching Band del Brass Group.

Per lo stupore dei ragazzi e dei bambini sono stati esposti in zona grandi mezzi militari come i gommoni della Guardia Costiera e i carri armati dell’Esercito. Il successo e il gradimento non si è fatto attendere ma qualche disagio lo hanno vissuto quei cittadini che ignari dell’iniziativa fra transenne e Polizia Municipale hanno dovuto compiere, loro malgrado, percorsi e dirottamenti alternativi. L’informazione sull’evento era stata comunque promulgata ma non tutti i cittadini si tengono informati leggendo i giornali o guardando i consueti notiziari televisivi.
Paolino Canzoneri




Esorcismi, crescono le richieste. Il Cardinale Simoni: “Ne faccio 4-5 al giorno con il cellulare”

ROMA – Sembra impossibile da immaginare ma il fenomeno c’è. Crescono le richieste di esorcismi e la Chiesa si attrezza: sono da qualche anno più numerosi i sacerdoti autorizzati a fare questi riti e la formazione è a livello universitario. Non ci sono infatti più solo i riti magici o la stregoneria da contrastare. “Il padre della menzogna è sempre più ricercato e questa maggiore ricerca viene potenziata da internet e dai social network”, spiega p. José Enrique Oyarzun, pro direttore dell’istituto ‘Sacerdos’ tra gli organizzatori del corso “Esorcismo e preghiera di liberazione” in corso all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Sono arrivati a Roma oltre 250 sacerdoti provenienti da 51 Paesi del mondo.
Tra i nuovi temi da esplorare quello della pedofilia, “fermo restando la responsabilità delle persone”, precisa p. Pedro Barrajon, professore di teologia. La prima testimonianza è stata quella del card. Ernest Simoni, albanese, quasi novantenne, forse l’unico, o tra i pochi, cardinale esorcista. “Faccio quattro-cinque esorcismi al giorno con il cellulare”, ha rivelato.