Ultimatum di Mattarella: o Governo neutrale o elezioni

Dopo il giro di consultazioni con i leader politici e i presidenti di Camera e Senato, ha parlato il presidente della Repubblica: “Non esiste una maggioranza con la sola Lega e i Cinque Stelle e si è rivelata impraticabile una maggioranza M5s con Pd ed è stata sempre affermata da entrambe le parti, l’impossibilità di un’intesa tra il centrodestra e Partito democratico. Tutte queste indi-sponibilità mi sono state confermate questa mattina”, ha detto Sergio Mattarella.

“Il governo presieduto dall’onorevole Gentiloni – ha detto ancora – che ringrazio per il lavoro che ha svolto e sta svolgendo in questa situazione anomala, ha esaurito la sua funzione e non può essere ulteriormente prorogato in quanto espresso da una maggioranza parlamentare che non c’è più”. “Ritengo che sia più rispettoso” della dinamica democratica che a “portare alle elezioni sia un governo non di parte”. “L’ipotesi alternativa è indire nuove elezioni subito ma non vi sono tempi per il voto entro giugno, si potrebbero svolgere in piena estate ma finora è stato evitato perché per gli italiani è difficile esercitare il voto, si potrebbe fissare in autunno”. “Sarebbe la prima volta che il voto popolare non viene utilizzato e non produce alcun effetto. Scelgano i partiti con il loro libero comportamento e nella sede propria parlamentare. Cerchino una maggioranza politica per un governo neutrale entro l’anno oppure nuove elezioni subito, in autunno o nel mese di luglio”.

Poi ancora: “Mi compete far presente alcune preoccupazioni: che non vi sia tempo per approvare dopo il voto la legge di bilancio entro fine anno con l’aumento dell’Iva e con gli effetti recessivi che questa tassa comporterebbe e il rischio di esporre la situazione finanziaria”. “Dai partiti fino a pochi giorni a dietro è venuta più volta la richiesta di tempo per raggiungere intese – ha detto Mattarella -. Può essere utile che si prendano ancora tempo per far maturare una maggioranza politica per una maggioranza di governo. Ma nel frattempo consentano che nasca con la fiducia un governo neutrale, di servizio. Laddove si formasse nei prossimi mesi una maggioranza parlamentare si dimetterebbe con immediatezza per un governo politico”.

Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella non cambiano la linea adottata dal M5S. “Si vada al voto a luglio”, è infatti, secondo quanto si apprende, la replica che filtra dai vertici del Movimento. “Nessuna fiducia a un governo “neutrale”, sinonimo di governo tecnico. Si vada al voto a luglio!”, ha scritto il leader del M5S Luigi Di Maio in un tweet. “Condividiamo il richiamo alla responsabilità del presidente Mattarella – ha detto il segretario reggente del Partito democratico, Maurizio Martina – e ci auguriamo che venga ascoltato da tutte le forze politiche in queste ore. Il Pd non farà mancare il suo sostegno all’iniziava preannunciata ora dal presidente”.

“Non serve un governo neutrale ma uno capace di schierarsi con gli italiani – ha detto il presidente di FdI Giorgia Meloni -. E Mattarella sa bene che nessun governo è neutrale. Non ci è chiaro perché voglia verificare se un governo di sua emanazione abbia o meno la fiducia ma non abbia voluto verificare se chi ha vinto le elezioni riuscisse a trovare quella stessa fiducia. Il tabù di dare l’incarico al c. destra è incomprensibile e non condivisibile. Non ci saranno i voti di FdI per un altro governo nato nei laboratori del Quirinale”. “E’ fondamentale che il voto degli italiani sia rispettato – ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini -. Quindi o un governo del centrodestra, oppure elezioni il prima possibile, per la prima volta in estate. Non c’è tempo da perdere, non esistono governi tecnici alla Monti, contiamo che Berlusconi mantenga la parola data e abbia la nostra stessa coerenza, poi gli italiani ci daranno la maggioranza assoluta e cambieremo l’Italia da soli”.

“Abbiamo ascoltato con attenzione e rispetto le parole del presidente Mattarella – ha detto Maria Stella Gelmini, vice capogruppo di Fi -. Fi è rispettosa del voto degli italiani e si riconosce nel cen-trodestra unito valuterà all’interno della coalizione le posizioni da assumere. Siamo pronti come sempre al voto in ogni momento ma riteniamo che il voto in estate non sia adatto per garantire la partecipazione come sottolineato anche da Mattarella”.

“Fi coerentemente con il voto degli italiani valuterà la posizione da assumere con gli alleati tenendo contro degli impegni presi tra i leader – è quanto si legge in una nota di Fi -. Non ci spaventa il voto ma l’estate non aiuta, meglio l’autunno”. Calendario alla mano, variabili varie escluse, la data più realistica per un voto a luglio sarebbe quella del 22 luglio. Lo confermano fonti parlamentari che stanno ragionando sulle procedure nel caso si dovesse tornare alle urne il prima possibile.




Spiagge italiane, bandiere blu della Fondazione per l’educazione ambientale: la Liguria conquista il 1 posto

Sono state assegnate le bandiere blu della Fondazione per l’educazione ambientale, (Foundation for Environmental Education-Fee), che premiano non soltanto la qualità del mare ma anche la gestione del territorio, gli impianti di depurazione, la gestione dei rifiuti, la vivibilità in estate, la valorizzazione delle aree naturalistiche. Questa trentaduesima edizione vede aumentare le spiagge premiate in Italia: 368, mentre nel 2017 erano 342. Tra queste 175 sono località di riviera e 70 porti. La Liguria conquista il primo posto, la Toscana il secondo, a sorpresa la Campania si classifica terza, seguita dalle Marche. Una buona notizia per il nostro Paese, da sempre a forte vocazione turistica, che da nord a sud, lungo tutta la Penisola, vanta spiagge da sogno famose in tutto il mondo per la bellezza e la varietà del paesaggio.

Susanna Donatella Campione




Lutto nel cinema, addio a Ermanno Olmi: morto a 86 anni

E’ morto ad Asiago il regista Ermanno Olmi. Aveva 86 anni, era nato il 24 luglio 1931 a Bergamo. Regista autodidatta, pioniere nel campo del documentario, creatore di un linguaggio personale e fuori da ogni schema fin da opere come ”Il tempo si e’ fermato”, ”I recuperanti” e la ”Circostanza”, sperimentatore incessante ha portato per la prima volta al cinema il dialetto come lingua (”L’albero degli zoccoli”) e i grandi miti della tradizione cristiana (”Cammina cammina”)

Dopo una dura lotta contro una grave malattia, la sindrome di Guillain-Barré, che lo tiene a lungo lontano dai riflettori, nel 1987 Olmi torna a dirigere una pellicola con il claustrofobico Lunga vita alla signora!, premiato al Festival di Venezia con il Leone d’Argento. L’anno seguente si aggiudica, invece, il Leone d’Oro grazie a La leggenda del santo bevitore, basata sull’omonimo racconto scritto da Joseph Roth adattato da Tullio Kezich e dal regista stesso. A differenza delle altre, si tratta di una pellicola per il mercato internazionale, girata in inglese e interpretata dall’olandese Rutger Hauer; l’ambientazione, poi, è a Parigi. Oltre al premio della rassegna lagunare, il film vince quattro David di Donatello.

Cinque anni dopo, nel 1993, trae Il segreto del bosco vecchio dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati; la pellicola vede come protagonista Paolo Villaggio, un evento piuttosto raro per Olmi, che privilegia attori non professionisti. Nel 1994 dirige un episodio del vasto progetto internazionale Le storie della Bibbia, a cui partecipa anche la Rai, Genesi: la creazione e il diluvio. Nel 2001 dirige Il mestiere delle armi, film storico in costume presentato con successo al Festival di Cannes 2001 e acclamato a livello internazionale. Il film si aggiudica 9 David di Donatello 2002: “miglior film”, “miglior regista”, “migliore sceneggiatura”, “miglior produttore”, “miglior fotografia”, “miglior montaggio”, “miglior musica”, “migliori costumi” e “migliore scenografia”.

Nel 2003 approda in una Cina senza tempo per raccontare epiche vicende di pirati e di arrembaggi in Cantando dietro i paraventi, anch’esso acclamato dalla critica, che vede Bud Spencer come unico attore occidentale, insieme con Camillo Grassi, in un cast interamente orientale. Nel 2005 collabora con altri due grandi registi, Abbas Kiarostami e Ken Loach, nel film Tickets. Nel 2007 esce Centochiodi, che Olmi annuncia come il suo ultimo film di finzione, avendo deciso d’ora in poi di tornare a dirigere solo documentari. Nel 2008 riceve il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Nel 2013 l’Università di Padova gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Umane e Pedagogiche per “la sua azione di valorizzazione delle radici culturali, della memoria, delle tradizioni, della grande storia e dell’esperienza quotidiana e delle piccole cose.”

Ermanno Olmi era sposato con Loredana Detto, che fu la protagonista femminile de Il posto, il suo secondo film.




Tensioni tra Salvini e Berlusconi: opzione governo di tregua sul tavolo di Mattarella

Al termine di un vertice notturno del centrodestra le posizioni restano distanti, la tensione alta. E alla vigilia dell’ultimo giro di consultazioni al Quirinale, Salvini avverte il Cavaliere: la Lega dice no a un governo del presidente, l’unica alternativa a un esecutivo politico con M5s è il voto.

Salvini e Berlusconi viaggiano sullo stesso aereo da Milano a Roma e poi con Giorgia Meloni restano riuniti per due ore a Palazzo Grazioli. Ma alla fine l’intesa non c’è, tanto che i leader del centrodestra potrebbero rivedersi questa mattina prima di andare al Colle. E’ loro la palla dopo la mossa di Di Maio, che in un’intervista tv si dice pronto a un passo indietro dalla premiership per sostenere un nome “terzo” e fare con la Lega – e magari l’astensione di FI – un governo che assicuri il via libera a “reddito di cittadinanza, abolizione della legge Fornero e legge anticorruzione”. L’alternativa, dice anche Di Maio, è solo il voto, perché M5s e Lega dicono no a governi tecnici o del presidente. Salvini mostra apprezzamento per la mossa pentastellata e prova a convincere il Cavaliere, perché un governo possa nascere senza spaccare il centrodestra. Non sarebbe sostenibile, per Salvini, l’idea del Cavaliere di appoggiare un governo del presidente nell’attesa di creare in Parlamento le condizioni per la nascita di un esecutivo di centrodestra. Se l’accordo con Di Maio si facesse, ipotizzano nel centrodestra, si potrebbero chiedere un premier come Giancarlo Giorgetti, e Salvini si farebbe garante dell’alleato.

Ma Berlusconi non accetta: andiamo al Colle a invocare l’incarico a un premier del centrodestra, continua a chiedere. E se Mattarella proponesse un governo del presidente, sostengono fonti di FI, il Cav sarebbe disponibile, pur di tenere unito il centrodestra, a dire no e accettare il ritorno alle urne. L’opzione di un governo di tregua resta dunque sul tavolo di Sergio Mattarella




Tumori al cervello raddoppiati: cellulari e smartphone nel mirino

Sono anni che diverse associazioni composte da medici, scienziati e ricercatori, sottolineano il pericolo dei telefonini come strumenti dannosi per salute dell’uomo. Ma, come spesso capita per interessi economici e qualche volta per una eccessiva superficialità delle persone viene sottovalutato questo enorme pericolo.

Un’altra ricerca lancia l’allarme a difesa della salute, che non lascia ombra di dubbio

L’incidenza dei tumori cerebrali maligni e aggressivi in Inghilterra è più che raddoppiata negli ultimi 10 anni: il tasso di casi di glioblastoma è salito da 2,4 a 5 ogni 100.000 persone tra il 1995 e il 2015, secondo uno studio pubblicato sul ‘Journal of Environmental and Public Health’. E se i dati analizzati nella ricerca riflettono solo le statistiche e non fanno luce sul perché queste tendenze potrebbero essersi verificate, i ricercatori indicano alcuni possibili fattori che potrebbero aver avuto un ruolo: fra questi, l’uso del telefono cellulare.

Ma anche l’ingestione o l’inalazione di sostanze radioattive e l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico

L’indagine segnala i dati provenienti dall’Ufficio delle statistiche nazionali del Regno Unito: ci sono stati 81.135 casi diagnosticati di glioblastoma nel periodo considerato. Confrontando i casi registrati nel 2015 con quelli del 1995, i ricercatori hanno scoperto che ci sono stati in media 1.548 tumori aggressivi in più ogni anno. Qualche mese fa anche una ricerca italiana aveva puntato il dito sull’aumento di tumori dovuto all’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza, emesse da ripetitori della telefonia mobile e a quelle, più dirette sull’organismo, emesse dai cellulari.

Anche la ricerca di qualche settimana fa dell’Istituto Ramazzini di Bologna, attraverso il Centro di ricerca sul cancro ‘Cesare Maltoni’ , parla chiaro:

l’aumento delle patologie oncologiche è di circa l’1,4%, sia per i ripetitori che per i cellulari. Una crescita contenuta, ma se si pensa al numero di persone esposte, il numero di individui che rischiano di ammalarsi è elevato. Da qui gli appelli dei ricercatori. Da una parte all’industria “perché, per quanto riguarda i telefonini, investa non solo nel miglioramento della tecnologia, ma anche in strumenti di salvaguardia. Per esempio: gli auricolari, riconosciuti come strumento per ridurre l’impatto delle emissioni sull’organismo dell’utilizzatore, potrebbero essere migliorati. Oggi li ritroviamo con i fili ingarbugliati nella borse e nelle tasche, inutilizzabili. Renderli di più facile uso sarebbe un passo avanti”.

Marco Staffiero




Parma, Federico Pizzarotti: ecco il “partito dei sindaci”

PARMA – Da Parma, la città che guida da sei anni, anche dopo la sua uscita dal Movimento 5 Stelle, il sindaco Federico Pizzarotti, 44 anni, ha dato il via ufficiale al tour del partito dei sindaci. In un’intervista all’Agi, il primo cittadino della città emiliana spiega l’origine e gli obiettivi dell’iniziativa. “La società che sogniamo è esattamente quella che creiamo ogni giorno nelle nostre città”, ha spiegato. “Qui, con fatti concreti, lavoriamo quotidianamente per migliorare la qualità della vita degli italiani”.

 

Il partito si chiama Italia in Comune e il suo slogan “La società che sogniamo, la società che vogliamo” è piuttosto ambizioso…

Il nome “partito dei sindaci” è stato coniato dai giornalisti per semplificare. L’iniziativa parte dai sindaci civici e intende aggregare tutti i sindaci che ci stanno, ma è un partito aperto e plurale, e perciò tutti i cittadini possono aderire. Cittadini e sindaci insieme. La società che sogniamo è esattamente quella che creiamo ogni giorno nelle nostre città: qui, con fatti concreti, lavoriamo quotidianamente per migliorare la qualità della vita degli italiani.

 

Civici e cittadini insieme per una idea comune di Governo: come intende operare il nuovo ‘partito dei sindaci’ e partendo da che basi?

Un fatto semplice: da una parte in Italia e in Europa cresce il populismo. Intendo per populiste quelle forze che parlano alla pancia delle persone facendo leva sulle loro paure, senza proporre mai soluzioni. Dall’altra i partiti tradizionali e i loro leader si dimostrano vecchi e in declino. Oltre a queste due realtà esistono migliaia di sindaci che non urlano, non battibeccano, non puntano il dito contro gli ultimi, semplicemente e ogni giorno rispondono ai problemi dell’Italia e degli italiani mettendo in campo soluzioni e risultati. Questo  è fare politica, in modo reale e concreto.

 

Enti locali sempre più penalizzati dai tagli del governo centrale: Italia in Comune come farà a rispondere a quello che chiedono i cittadini delusi dalla politica, ad esempio in materia di sicurezza e immigrazione?

In autunno ci sarà l’assemblea nazionale degli iscritti, e per quella data vogliamo proporre un programma che tocchi tutti i temi cari agli italiani. La sicurezza è uno di questi. Gli italiani associano sicurezza con immigrazione perché spesso i richiedenti asilo vengono tenuti dallo Stato ai margini della società. Da noi, a Parma, nessuno sta con le mani in mano: oggi, da noi, i richiedenti asilo svolgono attività di volontariato e così si integrano: puliscono piazze o strade, oppure aiutano i nostri figli ad attraversare la strada per andare a scuola assieme ai “nonni vigile”. La sicurezza deve essere scissa dall’immigrazione. Per la prima servono più investimenti, più forze dell’ordine, pene certe e norme efficaci. Per la seconda serve una sola parola: inclusione. Se non c’è inclusione c’è marginalizzazione. Se c’è marginalizzazione c’è degrado, insicurezza e infine paura. Lì nasce il populismo.

 

Si potrebbe dire una politica che nasce dalle buone idee dei sindaci e dalle ‘buone pratiche’ già sperimentate a livello locale. O qualcosa di ancora diverso? 

Questa è l’idea, ma non limitiamoci solo alle buone pratiche. Le buone pratiche nascono anzitutto dalle idee, e le idee dalla visione di Paese che abbiamo: ci sentiamo italiani d’Europa ed europei d’Italia, lasciamo ad altri le ruspe, che servono per demolire, o i muri, che servono per dividere. Siamo una forza non populista, di ispirazione democratica e che guarda alle libertà individuali come a diritti sacrosanti. I nostri ideali, del resto, li realizziamo ogni giorno: fondi di garanzia per chi non arriva a fine mese (a Parma lo abbiamo approvato tre settimane fa), politiche per la tutela dell’ambiente, investimenti per le scuole, tutela e difesa delle piccole e medie imprese, politiche di sostenibilità in campo economico. A Parma abbiamo ridotto il debito del Comune più del 50% in 5 anni, aumentando gli investimenti. Oggi siamo diventati Capitale Italiana della Cultura 2020 e prima Città Creativa della Gastronomia Unesco in Italia. I risultati si possono ottenere, basta tirarsi su le maniche.

 

Parma è la prima tappa di una serie di convention regionali che culminerà nell`assemblea nazionale degli iscritti prevista per il prossimo autunno: partirà da lì la campagna di adesioni al nuovo soggetto politico?  Attualmente com’è strutturato?

La campagna di adesioni parte con il tour delle regioni. Ci presenteremo agli italiani regione per regione, città per città. In queste ultime settimane ci stanno scrivendo da tutta Italia, sindaci civici e cittadini che chiedono di poter aderire. Dal Trentino alla Sicilia, c’è una grande voglia di partecipazione e di esserci: chiunque può far parte di questo cammino. Italia in Comune ha il suo coordinatore nazionale, che è Alessio Pascucci. Io sono stato eletto presidente. Abbiamo un coordinamento nazionale e al momento i referenti regionali. L’assemblea degli iscritti prevista per autunno servirà per eleggere i coordinatori regionali e offrire agli italiani un programma chiaro di governo del Paese.

 

L’Emilia Romagna è stato il ‘laboratorio’ politico di Italia in Comune: com’e’ nato il progetto? 

In realtà non esiste una regione come laboratorio politico. Italia in Comune nasce come movimento di buone pratiche nel 2014 grazie a una intuizione di Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri. Nel dicembre del 2017, 400 amministratori provenienti da tutta Italia, membri del movimento, si sono riuniti a Roma per dare vita a una fase costituente che sfociasse in un partito vero e proprio. Oggi è nata una nuova realtà che guarda oltre la destra e la sinistra, composta da centinaia di cittadini e da sindaci civici.

 

Obiettivo dichiarato, le regionali del 2019, non solo in Emilia Romagna ma in diverse regioni d’Italia …. Sarete pronti a vincere la sfida ?

Siamo pronti a esserci, a dare una nostra visione di Emilia Romagna e di Paese. Mettiamo al centro il lavoro quotidiano di tanti sindaci che hanno cambiato in meglio il volto delle loro città. Il declino dei partiti tradizionali e l’avanzare del populismo impongono una scelta netta: da una parte chi ci mette la faccia quotidianamente, sapendo che se non sai fare il tuo lavoro ti vengono a bussare sotto casa, dall’altra le facili e impossibili promesse di chi non ha mai amministrato, ma prende tanti soldi per stare in parlamento o nell’Europarlamento. Come ogni cittadino che ha a cuore la propria città, amiamo fare la nostra parte per l’Italia. Crediamo che ci sia tanto ancora da esprimere. Vogliamo dare soluzioni rispondendo in modo netto a chi vede solo problemi.

 

Una domanda sulla politica nazionale: dopo le politiche di marzo, gli italiani aspettano un governo che sembra sempre piu’ lontano dal nascere, con i ‘vincitori’ apparentemente sempre più distanti: giudica possibile una alleanza Lega –M5S?  Più o meno di un governo Pd-M5S? O il M5S porterà di nuovo l’Italia al voto?

Dal 5 marzo continuo a ripetere che ci vuole più responsabilità: chi ha vinto le elezioni è chiamato a governare e a dimostrare di esserne in grado. Il Movimento 5 Stelle è il primo partito nel Paese. Mi auguro abbia la possibilità di governare. Il populismo si sgonfia mettendolo alla prova dei fatti.




Governo, palazzo Grazioli: cena tra Berlusconi, Salvini e Meloni. Domani giornata decisiva

I tempi stringono. Si vedranno stasera a cena Berlusconi, Salvini e Meloni, a palazzo Grazioli, per concordare una linea unitaria per arrivare domani alle consultazioni al Quirinale parlando con una voce sola. Ma non sarà facilissimo. Perché al di là delle posizioni ufficiali ribadite in pubblico anche ieri, è dietro le quinte che si tengono i contatti incrociati e che si valutano scenari divergenti e in parte opposti.

Da una parte c’è Salvini, che continua a mantenere stretti rapporti con Di Maio e che oggi con grande interesse ascolterà quello che il leader del M5S dirà nell’intervista Lucia Annunziata a «In mezz’ora in più», visto che sarebbero attese «novità» o in un senso — apertura all’offerta di un governo a tempo — o nell’altro, chiusura su tutti i fronti.

l leader del M5s in tv rilancia la proposta a Salvini: sì a un esecutivo politico Lega- 5Stelle guidato da un premier terzo (nè l’uno nè l’altro leader, quindi), ma senza Berlusconi.

Una questione che già aveva bloccato l’intesa tre settimane fa. Di Maio annuncia il suo passo indietro dalla richiesta di Palazzo Chigi e propone un accordo sul programma (reddito di cittadinanza, via la legge Fornero, legge anticorruzione), una soluzione per evitare ‘algidi tecnici’.

Il M5s, conferma il suo leader, voterà contro ogni altro tipo di governo: ‘di tregua’, ‘del presidente’, ‘istituzionale’. Se la Lega non ci sta, i 5Stelle torneranno a chiedere il voto al più presto.

In una dichiarazione con il visto del Cavaliere, il fedelissimo Sestino Giacomoni afferma che FI è «forza responsabile» che chiede due cose: un governo che faccia quello che si aspettano gli italiani, e che sia guidato «da chi ha vinto le elezioni», ovvero un esponente di centrodestra. In teoria le posizioni collimano, in pratica i discorsi che si fanno ad Arcore sono diversi.




Sessantotto, effetti collaterali sulla società odierna

Ricorre quest’anno il 50° anniversario del sessantotto, evento che il filosofo Diego Fusaro, sul suo blog ha definito un colossale miraggio collettivo. Parliamo della così detta rivoluzione sessantottina.

Tutto iniziò nel maggio 1968

A Parigi si accesero le fiamme ideologiche. La gioventù yé-yé scese  in piazza urlando: “Ce n’est  qu’un debut  continuons le combat” (Non è che l’inizio, continuiamo a combattere).
Gli steccati e i muri degli ideali e dei principi valoriali vennero  aspramente contestati e paternalismo, la famiglia, l’autorità, le baronie  universitarie, la disciplina di fabbrica, la cultura e la scuola caddero  vittime di quella “grande stagione di lotte e di rivendicazioni”.

Qualche giorno fa, il conduttore di una trasmissione radiofonica trattava  appunto del centenario del sessantotto chiedendo ai radioascoltatori, specialmente a quelli che avevano vissuto l’evento, di chiamare in diretta per dare la loro testimonianza. Tra le telefonate quella di una signora che all’epoca  era una giovinetta appena diciannovenne. La donna ha detto di ricordare benissimo quegli anni, da lei descritti come gli anni della rivoluzione. Ha quindi raccontato con entusiasmo di avere vissuto quei momenti da protagonista. E’ stata presa tanto dall’entusiasmo che immedesimandosi nel momento storico, con euforia ha detto che quando si trovava in piazza, in mezzo all’altra gioventù urlante ad un certo momento, trasportata da un impulso intrattenibile, slacciò la camicetta, si strappò di dosso il reggiseno e gli diede  fuoco; la scena che seguiva era di  un reggiseno per terra che bruciava, accompagnato da un scroscio di applausi e le urla festose dei compagni yé-yé.

Un vero spettacolo, scene indimenticabili!

L’episodio è stato poi confermato da un altro radio ascoltatore. Anche lui si trovava lì, a pochi passi da quella diciannovenne intraprendente e ha ricordato che preso anche lui dal gioioso impulso, trascinato da quell’atmosfera del vento innovativo e trasgressivo non esitò a gettare i suoi slip sul reggiseno in fiamme. A questo punto, ha detto l’uomo, tante ragazze, assaporando l’aria del “vivere liberi senza dettami” decisero anche loro di sacrificare al fuoco le loro mutandine.

Un bel falò, applausi a non finire, canti e balli e tanto yé-yé. La piazza era tutta in delirio. Erano gli anni della rivoluzione, non esisteva l’impossibile e il motto era vietato vietare.
E’ stata una rivoluzione che ha trasformato, in modo irreversibile, le strutture profonde della società. I valori sono stati sostituiti da icone, da manifesti, da slogan e da motti come il “fate l’amore, non fate la guerra”.
Si è brindato al sesso e allo spinello libero, messa al bando la  strumentalizzazione, vietata la costrizione, messi all’indice i  legami, santificati i diritti civili e, ciliegina sulla rivoluzione, fu introdotto il sei politico i cui effetti si reperiscono oggi  tra i residuati che emergono tra le macerie della nostra società.

Il sessantotto è sempre fra di noi. Ci sono i detriti, le demolizioni, gli smantellamenti.

La decadenza ed il disfacimento lo dicono i ponti che crollano, lo lamentano i palazzi che collassano, lo certificano i pazienti che non superano la prova “sala operatoria”, lo urlano le migliaia di innocenti reclusi in attesa di giudizio e i criminali a piede libero; lo testimonia la giustizia collassata, la tanta confusione persino dentro la stessa gerarchia ecclesiastica. Sono tutti effetti collaterali di quella sotto cultura iniettata nella società della tanto osannata “ventata di progresso”. Un grande rogo e odore acre della strage dei reggiseni e delle mutande bruciate. Dappertutto una coltre di cenere lasciata dal falò sessantottino, segni visibili nella  cultura, nella scuola, nella politica, nella giustizia e nella vita sociale.

L’augurio di sempre è che arrivi un nuovo vento ristoratore, foriero di sana energia per chiudere le ferite inferte da quel colossale abbaglio sessantottino.
Emanuel Galea




Governo, Salvini rilancia a M5s su governo a tempo fino a dicembre

“Io non darò mai la fiducia a un tecnico europeo, telecomandato da Bruxelles che non porti in Europa gli interessi degli italiani. Io dame di compagnia di chi non fa gli interessi degli italiani non le voglio”. Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, al termine della riunione del Consiglio federale del partito in via Bellerio, a Milano.

Salvini apre a un “governo che si faccia carico di fare in fretta e bene poche cose:

Legge elettorale” sul “modello per le elezioni regionali”, oltre a “bloccare aumenti di Iva e accise”. Un invito ulteriore al M5S a fare un governo a scadenza, fino a dicembre. Un esecutivo, ha proseguito che “vada a Bruxelles che prima venga l’interesse italiano: la Lega mai sosterrebbe un governo che dica ‘Signor si'”. Poi ha ribadito: “Dove c’è il Pd, dove c’è Renzi e i renziani non ci sono io”. In ogni caso è esclusa una prorogatio al governo Gentiloni e un esecutivo affidato a un tecnico. “Perche’ no? L’ho sentito, ci vedremo”. Cosi’ Matteo Salvini ha risposto a chi gli chiedeva se l’ipotesi di un “governo a tempo” che intende proporre a Sergio Mattarella è condivisa da Silvio Berlusconi. In precedenza, però, su un governo a termine il leader M5S Di Maio aveva detto: “Non esiste tregua per i traditori del popolo, questo deve essere chiaro. Ma non per il Presidente che è stato fin troppo paziente. Teniamo presente che se si fa questo governo di tregua è perché Salvini si è alleato col Pd. E quindi il disegno che noi avevamo visto, con tutti contro di noi, si sta realizzando. Spero non sia così e spero che si possa tornare al voto il prima possibile, perché sarebbe un tradimento del popolo italiano.




Mattarella fa pressing sui partiti: Colle pronto a nuovo giro di consultazioni. Lunedì unico giorno

Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha convocato per lunedì un nuovo giro di consultazioni per la formazione del governo. Le consultazioni si terranno in un unico giorno. Il capo dello Stato pressa i partiti: “A distanza di due mesi – si sottolinea da fonti del Quirinale – le posizioni di partenza dei partiti sono rimaste invariate. Non è emersa alcuna prospettiva di maggioranza di governo”.

 

Oggi la Direzione del Pd

A poche ore dalla direzione, mentre proseguono i contatti tra i “big” del partito e le riunioni di correntela conta sembra l’ipotesi più probabile. Per i “non renziani” il punto irrinunciabile è un voto di fiducia al reggente Maurizio Martina: su questo sono pronti a contarsi. L’ala dura della minoranza vorrebbe un documento che confermi la fiducia al reggente fino al congresso, ipotesi a cui i renziani sono contrari perché ormai puntano all’elezione di un nuovo segretario in assemblea. Su questo si continua a trattare.

Quanto ai numeri, secondo i calcoli renziani, Matteo Renzi, che sarà in direzione, avrebbe dalla sua 125 membri della direzione, tutte le altre aree 80. Secondo fonti “governiste”, invece, il fronte che sostiene Martina avrebbe 96 voti contro i 112 dei renziani: al netto delle assenze, sostengono, i numeri sarebbero sul filo e perciò una parte della minoranza contesta il voto dei venti membri della segreteria renziana, perché in grado di condizionare il risultato.




Valle del Sacco, allarme salute cittadini: il Comitato residenti di Colleferro chiede risanamento e bonifica urgenti

COLLEFERRO (RM) – Nicola Zingaretti, riconfermato Presidente della Regione Lazio, ha recentemente indicato i 10 punti fondamentali dell’azione di governo per i prossimi anni. Tra questi non c’è il risanamento
ambientale della Valle del Sacco (e la questione idrica).
Eppure, il territorio che va da Colleferro a Ceprano, che si estende lungo tutta l’asta fluviale del fiume Sacco, comprende più di 30 Comuni per oltre 200.000 abitanti, con una serie di “emergenze”
ambientali e sanitarie, ormai strutturali, da sempre trascurate e che sembra continueranno ad esserlo.
Tutte e tre le matrici ambientali –acqua, aria, suolo – risultano in uno stato di grave degrado.
La qualità delle acque del bacino del Sacco è allo stato di “pessimo” o “scarso”, i gradini più bassi della scala di valutazione europea. A gennaio l’ISPRA ha rilevato, per l’ennesima volta, livelli
inaccettabili di concentrazione del HCH (esaclorocicloesano) nelle acque del fiume, e ha denunciato la presenza di fonti di contaminazione attive dopo oltre 20 dalla prima dichiarazione di emergenza.
E quali provvedimenti sono stati adottati a tutela della salute della popolazione? Nessuno! La valle del Sacco è sotto procedura d’infrazione in sede comunitaria per la mancata depurazione di
reflui civili ed industriali; basti pensare che il depuratore che dovrebbe servire l’area industriale di Anagni, dopo un lustro ed oltre 20 milioni di € spesi è ancora inattivo, nonostante rassicurazioni,
protocolli d’intesa ed impegni formali di tutte le Amministrazioni coinvolte: gli scarichi di più di 100 attività industriali e di circa 10.000 abitanti finiscono nel Sacco senza adeguata depurazione.
La recente Relazione di Arpa Lazio (Determina 28.32018, n. G03901) ha riconfermato che in tutti Comuni della valle del Sacco la qualità dell’aria è in classe 1, la peggiore, con l’obbligo per le Amministrazioni di adottare provvedimenti urgenti a tutela della salute dei cittadini.
A parte l’adozione – sulla carta – di Piani d’Intervento Operativo da parte dei Comuni, nessuna misura è stata avviata per interventi strutturali volti al risanamento della qualità dell’aria. La
maggior parte delle risorse regionali sono state indirizzate su Roma Capitale, lasciando la valle alla mercè della Commissione Europea, che non solo ha avviato da tempo una procedura d’infrazione ma sta per comminare una pesantissima sanzione, che ricadrà sulle nostre tasche.
Le conseguenze sanitarie dell’inquinamento atmosferico si manifestano con esiti che non è esagerato definire drammatici, esiti del tutto ignorati dagli enti preposti alla difesa della salute
pubblica.
La nuova perimetrazione del SIN Bacino del fiume Sacco approvata a novembre 2016 ha definitivamente sancito, con apposito divieto, la grave compromissione di estese parti del territorio;
basti pensare a tutte le fasce ripariali, per 100 metri dagli argini del Sacco e per tutta la sua lunghezza. Il divieto tuttora vigente viene fatto rispettare?
I siti da bonificare, fra quelli inseriti nel SIN e quelli “esterni”, sono oltre 300, come ha dichiarato il Prefetto di Frosinone nell’audizione avanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei
rifiuti svolta nella precedente legislatura.
Il Piano delle bonifiche della Regione Lazio risale al 2012 e non è mai stato aggiornato. Le risorse necessarie per le bonifiche, notevolissime, sono stimate in oltre 150 milioni di €.
Inoltre, le questioni relative alla gestione del ciclo dei rifiuti da decenni pendono come una spada di Damocle sulle teste dei cittadini della valle del Sacco.
E’ vero che nell’agenda politica del Presidente Zingaretti, tra le 10 azioni prioritarie, c’è la definizione del nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti, ma troppe sono le opacità e le
incertezze sugli indirizzi e le azioni che l’Amministrazione intende attuare: finora solo titoli generici, come il richiamo all’economia circolare e la revisione dell’impiantistica ma, in concreto,
quali saranno in sintesi i contenuti del nuovo Piano?
Il Piano Rifiuti risale al 2012 e il 31.12.2017 è scaduto il termine per la sua revisione; fin dal 2013 l’Amministrazione regionale aveva avviato il procedimento per la definizione del nuovo fabbisogno
impiantistico, vero nodo centrale: quanti impianti, quali e dove collocarli.
Solo nel 2016 con la “famigerata” DGR n.199 la Regione ha indicato il quadro del fabbisogno impiantistico in modo assai deludente: nuove volumetrie di discarica, revamping degli inceneritori
di Colleferro, potenziamento dei TMB (impianti di trattamento meccanico biologico).
Insomma, la vecchia, vecchissima, obsoleta gestione del ciclo dei rifiuti, altro che economia circolare!
Dell’anarchia del settore ne ha fatto le spese il nostro territorio che supplisce con gli impianti già esistenti alle deficienze del resto della Regione, mentre nel corso degli ultimi anni si è aperta una
vera e propria gara per collocare nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti nella valle del Sacco, impianti ad elevato impatto ambientale, non sostenibile dall’attuale situazione, così come descritta.
All’ignavia degli amministratori pubblici e dei rappresentati politici hanno risposto solo i comitati e le associazioni di cittadini con tutto lo spettro delle azioni possibili, dalla mobilitazione popolare,
all’intervento nei procedimenti autorizzativi, ai ricorsi al TAR; ne dà persino conto la Relazione finale della già citata Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: “In questo contesto l’attenzione posta dalla Commissione alla posizione di comitati e associazioni ambientaliste ha fornito il riscontro di una situazione in cui la percezione della mancanza di un quadro di riferimento programmatico da parte dei poteri pubblici genera sfiducia e la sensazione della necessità di attivarsi con interventi diretti come spinte esterne rispetto alla ritenuta inerzia
dei soggetti istituzionalmente competenti”.
Più volte comitati e associazioni hanno chiesto, inascoltate, la moratoria per la valle del Sacco, in attesa della definizione del nuovo Piano Rifiuti che la Regione non ha ancora presentato, e neppure è stata avviata l’indispensabile Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sul fabbisogno impiantistico, come pure aveva stabilito la stessa Amministrazione regionale nel dicembre 2016.
Il mancato governo del ciclo dei rifiuti lascia il settore in balia dei fragilissimi equilibri strutturali, sempre sull’orlo dell’emergenza.
E’ forse questa la vera intenzione della Regione? Gestire il ciclo dei rifiuti – anche in futuro – con provvedimenti emergenziali, infischiandosene delle ricadute ambientali e sanitarie?
E in proposito, basta rileggere le conclusioni del DEP Lazio nell’ultima Relazione del 2017 sullo stato di salute della popolazione della Valle del Sacco: “La contaminazione del fiume Sacco rimane
un disastro ambientale di proporzioni notevoli che ha comportato una contaminazione umana di sostanze organiche persistenti considerate tossiche dalle organizzazioni internazionali. Proprio perchè la contaminazione è purtroppo persistente non esistono metodi di prevenzione e di rimozione dell’inquinante”.
A nostro avviso, è mancata una reale presa di posizione degli Amministratori locali a favore della bonifica e del ripristino ambientale delle aree dei Comuni della valle, di cui sono Sindaci, Assessori
e Consiglieri.
Anche per questo e per effetto dei meccanismi elettorali nazionali e regionali il 4 marzo 2018 larappresentanza eletta è stata penalizzata e ha subito un ridimensionamento per quel discredito – non certo astratto – che circonda il mondo della politica.

In un contesto di perdita di consenso popolare, senza una reale alternativa tra le forze di sistema, un passo avanti nell’interesse della collettività è possibile se si riconosce il ruolo attivo e propositivo di comitati e associazioni.

A nostro avviso, è necessario un rapporto completamente diverso tra il territorio e il Consiglio regionale, in particolare con la Commissione Ambiente e la Commissione Rifiuti, che stanno per
insediarsi, affinchè il risanamento ambientale e la salvaguardia della salute nella valle del Sacco siano iscritte tra le questioni prioritarie dell’Amministrazione regionale.

Ina Camilli
Rappresentante Comitato residenti Colleferro