Migranti, Salvini sveglia la Ue: verso la fine dei barconi. Fondi a Turchia e Africa

“Il Consiglio europeo dà il benvenuto all’accordo raggiunto per il finanziamento” della seconda tranche da tre miliardi “per i profughi in Turchia” ed il “Fondo fiduciario per l’Africa”: lo si legge nella nuova bozza delle conclusioni del vertice Ue, da poco in circolazione e di cui l’Ansa ha preso visione. Nelle scorse settimane, l’Italia aveva chiesto alla Commissione Ue garanzie affinché vi fossero risorse sufficienti per il Fondo fiduciario per l’Africa, ponendo la riserva sulla formula di rifinanziamento dell’accordo Ue-Turchia.

Sembra proprio che Matteo Salvini abbia svegliato la Ue. Lui che ha saldamente respinto barche piene d’immigrati portando l’Europa a prendere coscienza che l’Italia non può fare tutto da sola e non può essere l’unico Paese punto di primo arrivo. Questo anche alla luce dei 10 obiettivi presentati da Conte a Bruxelles

Sulla riforma del “Regolamento di Dublino è necessario trovare l’unanimità basata su un equilibrio tra responsabilità e solidarietà. La presidenza di turno austriaca entrante è invitata a continuare col lavoro”, si legge ancora nell’ultima bozza di conclusioni del vertice europeo di giovedì circolata.

“Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale – si legge ancora nella nuova versione della bozza delle conclusioni del summit Ue, di cui l’ANSA ha visione -, gli sforzi per fermare i trafficanti che operano dalla Libia o da altri luoghi devono essere intensificati. L’Ue continuerà ad essere al fianco dell’Italia e degli altri Paesi in prima linea. Rafforzerà il suo sostegno alla Guardia costiera libica, alle comunità costiere e meridionali, così come la cooperazione con gli altri Paesi di origine e transito”.

“I movimenti secondari dei richiedenti asilo tra Stati membri – dice l’ultima bozza di conclusioni del vertice europeo circolata – rischiano di mettere in pericolo l’integrità del Sistema comune europeo d’asilo e quello di Schengen. Gli Stati membri devono prevedere tutte le misure legislative e amministrative necessarie per contrastare tali movimenti, e cooperare gli uni con gli altri a questo fine”.

“Per smantellare il modello di business dei trafficanti, evitando tragiche perdite di vite, occorre eliminare l’incentivo ad imbarcarsi – si legge nella nuova versione della bozza di conclusioni del vertice Ue -. Questo richiede un nuovo approccio agli sbarchi di quanti sono soccorsi nei salvataggi. In questo quadro, il Consiglio europeo sostiene lo sviluppo del concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta collaborazione con i Paesi terzi, così come Unhcr e Oim”.




Tumori femminili e test BRCA: la “mutazione Jolie” e l’evento a Roma

ROMA – Si chiude a Roma il ciclo di incontri che ha fatto tappa in diverse città italiane per sensibilizzare il pubblico sull’importanza del test BRCA nella diagnosi di tumori femminili come quelli al seno e all’ovaio. Promossi da Salute Donna in collaborazione con esperti ginecologi, oncologi, genetisti e rappresentanti istituzionali, e realizzati grazie al contributo incondizionato di AstraZeneca, gli incontri hanno l’obiettivo di informare maggiormente su queste forme di tumore e sul test in grado di diagnosticare una specifica mutazione genetica, BRCA 1 e 2 anche conosciuta come “mutazione Jolie”.

I tumori ereditari al seno e all’ovaio causati da queste mutazioni genetiche (14% del totale dei tumori al seno e 10% del totale dei tumori ovarici) hanno il 50% di probabilità di essere trasmessi da entrambi i genitori ai figli, sia maschi che femmine.

Nel corso dell’evento sarà dunque possibile conoscere più da vicino queste patologie, approfondire il tema della mutazione genetica che potrebbe esserne la causa e in che modo, grazie al test BRCA, sia oggi possibile prevenire e migliorare la prognosi e il trattamento, consentendo a queste pazienti di essere curate con molecole in grado di agire in modo mirato proprio contro questo genere di tumori.

“Siamo lieti di farci portavoce di un messaggio così importante e rivoluzionario come quello del test BRCA, un semplice test genetico che può davvero fare la differenza nella vita e nel futuro delle pazienti e dei loro familiari perché in grado di predire il rischio di tumori al seno e all’ovaio e di permettere la scelta dei trattamenti più appropriati a combatterli” afferma Anna Mancuso, Presidente Nazionale dell’Associazione Salute Donna Onlus “L’obiettivo di questo ciclo di incontri è diffondere una conoscenza più approfondita dell’esistenza di queste mutazioni, dei test che sono in grado di diagnosticarle, attualmente ancora poco conosciuti, e di sensibilizzare le istituzioni affinché tutte le azioni necessarie vengano messe in atto”.

“I tumori del seno e dell’ovaio sono tra i più diffusi nelle donne: si pensi che ogni anno in Italia vengono diagnosticati oltre 50.000 nuovi casi di carcinoma alla mammella e 5.200 di carcinoma ovarico. In particolare per il tumore dell’ovaio, la diagnosi arriva nella maggior parte dei casi quando la malattia si è già diffusa fuori dalla sua sede d’origine. Considerando che circa il 10-20% di queste neoplasie sono riconducibili alla presenza di mutazioni ereditarie a carico dei geni BRCA1 e BRCA2, diventa fondamentale agire d’anticipo diagnosticando la familiarità di questi tumori attraverso i test genetici. Esistono oggi protocolli di screening personalizzati per le persone affette dalle mutazioni genetiche BRCA 1 e 2 che consentono di anticipare notevolmente la diagnosi migliorando significativamente le possibilità terapeutiche – spiega Domenico Corsi, Direttore Oncologia. Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli Isola Tiberina. La regione Lazio sta progressivamente creando la propria rete oncologica allo scopo di concentrare l’assistenza dei pazienti con patologie complesse, quali tumori femminili, in centri di eccellenza ad alta specializzazione, in modo da garantire a tutte le pazienti la migliore offerta terapeutica assistenziale e la continuità del trattamento.

“Siamo lieti di partecipare a questa iniziativa che, in linea con l’impegno della Regione Lazio, pone l’accento sull’importanza di identificare e adottare percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali che permettano il superamento di modelli di assistenza frammentari e disomogenei sul territorio in favore di una appropriata presa in carico delle donne affette da tumori al seno e all’ovaio e dei loro familiari – conclude Rodolfo Lena, Consigliere, già Presidente VII Commissione Consiliare sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria, welfare, Regione Lazio.

I TEST BRCA

I test BRCA rappresentano un prezioso strumento per identificare la presenza di eventuali situazioni di alto rischio genetico nelle pazienti con tumore della mammella o dell’ovaio e in donne sane giovani. Tali test dovrebbero dunque essere un’opportunità garantita a tutte le donne che ne potrebbero beneficiare al fine sia di individuare le terapie personalizzate più appropriate e dunque più efficaci nel caso di carcinoma mammario e/o ovarico già diagnosticato, sia di far adottare le opportune misure di prevenzione nelle donne sane che risultassero BRCA-mutate. Una maggiore diffusione di tali test rappresenterebbe anche uno strumento molto efficace per ridurre l’incidenza dei tumori femminili.

Il test BRCA può essere eseguito con due modalità: la prima consiste in un semplice prelievo di sangue, la seconda modalità è l’analisi del tessuto tumorale.

 

Salute Donna

“Salute Donna Onlus” è un’associazione di volontariato nata nel 1995 su iniziativa della presidente Anna Mancuso, che pochi anni prima aveva vissuto l’esperienza del tumore al seno. L’associazione è nata all’interno dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e ancora oggi vi collabora.

È presente con sezioni in numerose regioni, fornisce servizi ambulatoriali con visite ed esami diagnostici, promuove campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione del tumore, organizza incontri e corsi sulla corretta alimentazione e sugli stili di vita sani, offre servizi di Caf e Patronato per il disbrigo di pratiche burocratiche.

“Salute Donna Onlus” organizza per le donne in terapia incontri di sostegno psicologico (il Progetto Moira all’interno dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano), di arteterapia e di makeup. Inoltre sovvenziona borse di studio e finanzia l’acquisto di macchinari medici.

A livello nazionale dal 2014 è promotrice e capofila del progetto “La Salute: un bene da difendere un diritto da promuovere”, sottoscritta con altre associazioni di pazienti e appoggiata da onorevoli e parlamentari di tutti gli schieramenti politici.

Infine nel 2015 è nata l’anima maschile dell’associazione: “Salute Uomo” che segue le orme di “Salute Donna onlus” nella prevenzione e nell’assistenza degli uomini con patologie oncologiche.

 

 




L’Europa si sfalda sotto i colpi della migrazione clandestina

La verità è soltanto una: nessuno vuole i migranti a casa propria. I paesi dell’Unione che si erano adagiati sulla acquiescenza del governo Renzi, o sulla sua complicità per portare tutti in Italia, oggi si risentono del fatto che l’Italia chiude i propri porti alle navi ONG in odore di traffici illeciti, come ha ribadito il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. Al punto da interessare anche il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, secondo il quale ciò che rende difficile il contrasto alle organizzazioni che gestiscono il traffico dei migranti è il disordine degli interventi. Secondo il magistrato, questo rende impossibile avere a bordo delle navi agenti di Polizia Giudiziaria, il che non permette di avere immediate acquisizioni investigative, come era sempre avvenuto in passato, con grave pregiudizio per le indagini. Indegno di un organismo come l’Unione Europea è lasciare che un’organizzazione malavitosa, che si intravvede nello sfondo – tanto da interessare il Procuratore Nazionale Antimafia De Raho – possa continuare a lucrare, loro sì, sulla pelle di gente che per la maggior parte fugge da fame e miseria, e non da guerre. Per cui non ha, secondo la convenzione di Ginevra, il diritto allo status di rifugiato, e quindi va rimpatriato.

Sui rimpatri si gioca il destino dell’Unione Europea

Un rimpatrio costa soldi, e si fa prima a chiudere porti e frontiere, tacciando, al contrario, l’Italia, di poca o nulla umanità, e accendendo fuochi sui quali l’opposizione soffia, strumentalizzando la reazione di nazioni come la Francia, e di Macron, il quale tuona dal pulpito contro l’Italia, contro Salvini e questo governo, coprendoci di insulti. Mentre a Ventimiglia, dove i migranti africani hanno ristabilito i loro accampamenti a ridosso della frontiera, – e ogni giorno qualcuno viene ripreso e rimandato indietro, compreso un giovane rimasto per ore su di un costone di roccia, nel suo tentativo di arrivare dall’altra parte, per cui è stato necessario l’intervento di un elicottero per il suo recupero – chi passa il confine viene controllato meticolosamente, compresi i frontalieri italiani – non scuri di pelle – che da anni fanno avanti e indietro. Il che sa tanto di rappresaglia. Mentre a Bardonecchia i gendarmi francesi hanno sconfinato illegalmente e armati, per controllare la migrazione. Non contenti di questo, i poliziotti francesi hanno trascinato fuori dal treno una donna incinta, per evitare che lo stato di gravidanza diventasse un lasciapassare. Ancora il sindaco di Airole, Fausto Molinari, ha segnalato la presenza di un’auto della polizia francese in piazza, dalle 11 alle 16. Uno sconfinamento senza alcuna spiegazione. Macron, quindi, mentre da una parte ipocritamente insulta l’Italia, rea di avere eletto un governo che non ha le sue stesse idee, dall’altra spinge il controllo oltre confine, al di fuori della legalità. Ma nessuno, ancora, lo denuncia. Vorremmo vedere cosa sarebbe accaduto a parti invertite.

La stessa Spagna ha dichiarato, accogliendo i 629 dell’Aquarius, che i migranti economici verranno espulsi

Tanto da provocare la fuga immediata di almeno cento di loro, i quali sono spariti verso altri lidi, probabilmente più a nord. Dicevamo che nessuno vuole i migranti a casa propria, il classico ‘Not in my backyard’. A cominciare dalla Baviera, dove si svolgerà una consultazione elettorale fra circa sette mesi, e dove il neogovernatore bavarese Markus Soder ha istituito una nuova polizia di frontiera, per controllare gli ingressi dalle frontiere con Austria e Repubblica Ceca, per contrastare gli arrivi da Siria, Iraq e Afghanistan, dato che la Baviera è diventata la porta d’ingresso di quella marea umana. Lo scopo dichiarato è quello di recuperare alla CSU i voti ‘rubati’ dagli xenofobi di AfD, Alternative fur Deutschland. Lo stesso Horst Seehofer, ex governatore bavarese, per le sue proteste contro l’apertura delle frontiere stabilita dalla Merkel, è stato ‘degradato’ al rango di ministro federale degli Interni. Migranti? No grazie, perdiamo le elezioni. Erdogan, dal canto suo, – anche lui in imminenza di urne – ha chiuso al rimpatrio dalla Grecia le sue frontiere, nonostante abbia ricevuto 6 miliardi di euro dall’Unione Europea per gestirli. Come evidente ritorsione per la scarcerazione, scaduti i termini di custodia preventiva, di quattro ufficiali turchi scappati sotto il Partenone dopo il fallito colpo di Stato del 2016. Risulta quindi congelato il diritto di espulsione dalla Grecia verso La Turchia di migranti economici che non ottengono il diritto d’asilo ad Atene. D’accordo Polonia e Ungheria nel respingere le quote e i ricollocamenti di migranti stabiliti dall’UE. Piena sintonia, dunque, fra il premier polacco Mateusz Morawiecki e il nuovo premier ungherese Victor Orban. Il quale ha ribadito la sua intenzione di difendere le sue frontiere dalle ondate migratorie, mentre Morawiecki ha sottolineato l’impegno del suo governo per aiutare quelle popolazioni, colpite da fame e carestie, nei loro paesi. “In questa materia per noi è fondamentale la nostra sovranità nazionale” ha aggiunto Orban, spiegando la determinazione con la quale il suo paese difenda il diritto di decidere chi può essere autorizzato a restare sul suo territorio. Una parola a parte merita Malta, impenetrabile agli sbarchi, senza alcuna giustificazione.

Troppi nodi ci sono ancora da sciogliere

compreso quello della bandiera delle navi e delle loro autorizzazioni a navigare. Come dicevamo in apertura, nessuno vuole sul proprio territorio ondate migratorie selvagge, dettate solo da un falso senso di umanità. Gente disperata ma non troppo, che ha pagato migliaia di dollari per il passaggio, e che il più delle volte arriva a piedi scalzi, ma con il telefono satellitare in tasca. Le donne per lo più in stato di gravidanza: il che ci fa pensare che i negrieri libici o subsahariani facciano loro credere di avere automaticamente il diritto di rimanere in Italia, colpevoli le notizie sullo Ius Soli. Bene ha fatto Salvini a chiudere i porti, e bene farà a mantenerli chiusi. Probabilmente con gran disdoro del miliardario americano George Soros, che voleva, secondo alcuni, trasformare l’Italia in un ghetto a basso costo, dove gli Italiani dovessero far concorrenza al popolo dei barconi per strappare un lavoro qualunque. La fame, insomma. Quello che possiamo concludere è che l’Europa di Spinelli e Adenauer è miseramente fallita, sotto i colpi di una emigrazione clandestina voluta e procurata da chi voleva, e vorrebbe, fagocitare il nostro popolo, dopo averlo messo in miseria. Dietro questa migrazione si intravvede un disegno preciso, senza voler essere complottisti. Ma soprattutto balza agli occhi il fatto che l’Europa è fallita. Ognuno difende i suoi confini, per scopi elettorali, per lo più, e questo non è ciò che si possa definire una Unione, piuttosto una difesa dei confini, dove il tanto deprecato sovranismo – e populismo – emergono chiaramente, alla prova dei fatti. Vorremmo, in chiusura, dire al PD ai suoi residui – leggi Martina, Orfini e compagnia cantante – che l’Italia non è isolata: chiudere i porti e le frontiere l’ha messa in buona compagnia.

Roberto Ragone




Pomezia, vince M5S: Adriano Zuccalà è il nuovo sindaco

POMEZIA (RM) – Pomezia resta al MoVimento Cinque Stelle: Adriano Zuccalà (M5S) vince contro Pietro Matarese (Centrodestra). Il dato finale vede Zuccalà con il 68,76% (13.628 voti) degli aventi diritto contro il 31,24% (6029 voti) di Matasere. Il pentastellato ha sbaragliato l’avversario nonostante le sette liste che si erano alleate al ballottaggio. Il sindaco uscente, Fabio Fucci, dopo l’allontanamento dal M5S, aveva lanciato la proposta di un patto di governo a Zuccalà che però aveva rifiutato.

 




Velletri, elezioni 2018: Orlando Pocci è il nuovo sindaco

VELLETRI (RM)Orlando Pocci è il nuovo sindaco di Velletri eletto con il 55% dei voti al ballottaggio contro Giorgio Greci. Un totale di 11.684 voti contro 9.568. Ha vinto la continuità con la precedente amministrazione Servadio. Il centrosinistra è ancora ben radicato nella città. A dimostrarlo sono i numeri che vedono il Partito Democratico in pole position con 5.558 voti pari al 22,42 per cento.

Mentre riguardo il centrodestra il primo partito è Fratelli D’Italia che ha preso 3.012 voti pari al 12,15% mentre la Lega ha incassato 1.085 voti pari al 4,37%.

L’esponente di Fratelli d’Italia Giancarlo Righini, consigliere di Fratelli d’Italia alla Regione ha subito ringraziato Greci per il risultato ottenuto

Sui social tanti gli auguri al nuovo sindaco Orlando Pocci




Migranti alla deriva, li prende Barcellona. E Conte presenta 10 obiettivi a Bruxelles: “No all’Italia Paese di primo arrivo”

“In questo momento più di 1000 persone sono alla deriva su 7 barche, e l’Italia pretende di lasciarli nella mani della Libia, dove si torturano, violentano e schiavizzano le persone. Barcellona si offre come porto sicuro”. Lo scrive su Twitter la sindaca di Barcellona Ada Colao, lanciando un appello al governo di Pedro Sanchez ad aiutare l’ong spagnola Proactiva Open Arms, che si trova in zona, “a salvare vite”. Sono circa mille i migranti su diverse imbarcazioni nei cui confronti sono in atto delle operazioni di soccorso al largo della Libia. Lo rende noto la Ong spagnola Proactiva Open Arms, la cui nave si trova in zona. “1000 persone alla deriva. Ricominciano i salvataggi”, scrive su Twirtter la Ong.

“1.000 immigrati sui barconi davanti alla Libia? Lasciamo che le Autorità libiche facciano il loro lavoro di salvataggio, recupero e ritorno in patria, come stanno ben facendo da tempo, senza che le navi delle voraci Ong disturbino o facciano danni. Sappiano comunque questi signori che i porti italiani sono e saranno chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani”. Così il vicepremier e ministro dell’interno Matteo Salvini. “Caro Matteo Salvini, noi non abbiamo carne a bordo, ma esseri umani. Noi la invitiamo gentilmente a convincersi che si tratta di persone che noi abbiamo salvato dall’annegamento. Venga qui, è il benvenuto”.

E’ il tweet della ong tedesca Lifeline, la cui nave di soccorso con a bordo 239 migranti, salvati dalle acque libiche la mattina del 21 giugno, è ormai da quattro giorni in acque di ricerca e soccorso maltesi in attesa di avere l’indicazione di un porto dove approdare.

 

La strategia di Conte

La proposta italiana per la gestione dei flussi migratori è intitolata “Strategia europea multilivello”. Lo afferma il premier Giuseppe Conte nel corso del punto stampa che precede il vertice informale europeo a Bruxelles spiegando come la proposta si basi su “sei premesse” e abbia “dieci obiettivi”.

Il premier annuncia la proposta italiana sui migranti. La proposta italiana mira a “una puntuale politica di regolazione dei flussi che sia realmente efficace e sostenibile e al totale superamento del regolamento di Dublino, che noi riteniamo” legato “ad un quadro emergenziale” quando invece vogliamo una gestione “strutturale”, afferma.

“Sono appena arrivato a Bruxelles per portare la proposta italiana sul tema immigrazione: European Multilevel Strategy for Migration. L’Italia in Europa è chiamata ad una sfida cruciale. E vi garantisco che sarà un radicale cambio di approccio sul tema”, scrive su twitter il premier Giuseppe Conte.

Proposta Italia, superare criterio Paese 1/o arrivo – “Superare il criterio del Paese di primo arrivo: chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”. E’ uno dei dieci obiettivi della proposta italiana illustrata dal premier Conte a Bruxelles.

Macron: ‘Soluzione a 28 o tra gruppo di Stati’ – “Dobbiamo trovare una soluzione europea sui migranti e si costruirà solo attraverso la cooperazione dei Paesi dell’Ue, che si tratti di una collaborazione a 28 o tra più Stati che decidono di andare avanti assieme. Questo richiede la responsabilità di ciascuno e spirito di solidarietà per condividere il peso che alcuni Paesi conoscono”. Così il presidente francese Emmanuel Macron, arrivando al minivertice.

Conte al vertice tra Macron-Muscat, rompe ghiaccio con Parigi – Seduto tra i due ‘avversari’ di questi ultimi giorni, il premier maltese Joseph Muscat e il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron: il premier italiano Giuseppe Conte comincia così il vertice informale tra 16 Paesi Ue organizzato nel Palais Berlaymont. Un vertice tutto in salita, già dalle posizioni al tavolo, con l’Italia “stretta” tra Malta e Francia. Ed è con Macron, più che con un silente Muscat, che Conte, secondo quanto si vede dalle prime immagini del vertice, rompe il ghiaccio scambiando due chiacchiere e qualche risata. Nella foto di gruppo è ancora Muscat – assieme questa volta al premier lussemburghese Xavier Bettel – a stare al fianco di Conte. E il primo ministro maltese, forse sull’onda dello scontro con l’Italia sulla competenza nei soccorsi delle navi nel Mediterraneo, si mostra insolitamente freddo nei confronti del premier italiano, che finora non aveva mai incontrato.

Merkel, serve trovare accordi bi-trilaterali – “Oggi è un incontro molto importante” per trovare “accordi bilaterali e trilaterali” sul tema della migrazione, “l’aspettativa è che si possa trovare una soluzione comune in questi giorni”, in vista del vertice europeo di giovedì. Così la cancelliera tedesca Angela Merkel arrivando al mini summit a Bruxelles sui migranti. “Sappiamo che non esiste ancora una soluzione europea, quindi si tratta di trovare accordi bilaterali, di come possiamo aiutarci a vicenda e trattarci reciprocamente in modo equo e onesto”, ha sottolineato Merkel.

Muscat, erigere muri in mare non è soluzione – “Non credo che ci sia una sola soluzione” al problema migranti, “non credo che alzare un muro anche in alto mare sia una soluzione, ma credo che un approccio omnicomprensivo possa essere quello di cui abbiamo bisogno”. Così il premier maltese Joseph Muscat entrando al mini summit a Bruxelles.

Salvini, basta ong voraci,libici facciano loro lavoro – “1.000 immigrati sui barconi davanti alla Libia? Lasciamo che le Autorità libiche facciano il loro lavoro di salvataggio, recupero e ritorno in patria, come stanno ben facendo da tempo, senza che le navi delle voraci Ong disturbino o facciano danni. Sappiano comunque questi signori che i porti italiani sono e saranno chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani”. Così il vicepremier e ministro dell’interno Matteo Salvini.




Vaccini, Lega e M5S divisi. Giulia Grillo: “Sono io il ministro della Salute, tocca a me!”

Nella maggioranza Lega e 5 Stelle si dividono sulla questione dei vaccini. Cavallo di battaglia tradizionalmente grillino ma cavalcato da qualche tempo da Matteo Salvini, il quale apre a freddo la questione con un’intervista. Ma, a differenza di altri episodi analoghi che si sono succeduti nei giorni scorsi, questa volta i partner di governo reagiscono. Prima con Luigi Di Maio, che usa toni ancora felpati; poi con Giulia Grillo, che sbotta: il ministro della Salute sono io, e tocca a me.

“Già ne ho ragionato con il ministro Grillo”

In mattinata si registra l’ennesima fuga in avanti del leader della Lega. “Dieci vaccini obbligatori sono inutili e talvolta dannosi”, dice il ministro dell’Interno in un’intervista radiofonica. “Garantisco l’impegno preso – aggiunge – di permettere che tutti i bimbi possano andare a scuola, possano entrare in classe. Al governo siamo in due, c’è un’alleanza e bisogna ragionare con gli alleati. Ho già iniziato a ragionare col ministero della Salute Grillo, ma di certo questi bambini non devono essere espulsi”.

Cosa intende, il leader leghista? A tutta prima si direbbe che voglia dire: voglio l’abolizione dell’obbligo vaccinale, e già sto dando disposizioni al ministro della Salute. Che è del M5S.

La prima reazione è della Lorenzin

Risponde per prima Beatrice Lorenzin, che ha guidato il dicastero della salute fino alle elezioni del 5 marzo. “Il ministro Salvini dice di ritenere le vaccinazioni inutili, pericolose e dannose: è un’affermazione grave sia nella forma che nella sostanza.”, attacca. E poi mette il dito nella piaga: “Che sia il ministro degli Interni a dettare la linea sulla sanità è un fatto che non ha precedenti nella storia recente della Repubblica”.

Nemmeno Di Maio gradisce

Diplomatica, ma chiara, la risposta di Luigi Di Maio: “Il contratto parla chiaro. Vogliamo rivedere il decreto Lorenzin, assicurando comunque una tutela vaccinale ai nostri bambini. Poi ognuno ha la sua idea sui vaccini e la nostra la conoscete”.

Fuori del governo si affonda il colpo

La presa di distanza non basta alle opposizioni. “Ecco il povero Di Maio all’inseguimento della salvinata sui vaccini fare una dichiarazione che sintetizza la nota mancanza di idee del M5s. Imbarazzante”, scrive su twitter Alessia Morani, deputata del Partito democratico. Il tono, la scelta delle parole e la sostanza lasciano capire che sulla tendenza di Salvini a vestire i panni di tutti gli altri ministri si concentreranno gli attacchi del Partito Democratico da oggi in poi, adesso che si intravede una crepa nel muro della maggioranza.

Più distaccata nei toni, ma ugualmente pungente la posizione di Forza Italia.  “Su un tema così delicato come i vaccini ci aspettiamo che il governo abbia, nel più breve tempo possibile, una posizione comune, seria e chiara”, fa sapere Mariastella Gelmini, capogruppo del partito berlusconiano alla Camera dei Deputati. E aggiunge: “Non fanno bene fughe in avanti di singoli ministri e i contrasti all’interno dell’esecutivo. Non si scherza con la salute dei bambini!”.

Medici contro

Del resto il mondo dei medici si schiera in blocco contro l’idea di Salvini. “I 10 vaccini sono sicuri, efficaci e indispensabili a garantire la protezione di tutta la popolazione verso malattie gravi, pericolose e potenzialmente mortali”, afferma il presidente della Società Italiana di Pediatria (Sip), Alberto Villani. Gli fa eco la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri: “Sull’efficacia dei vaccini ribadiamo le nostre convinzioni, che derivano dai dati presenti in letteratura e scientificamente provati. Il governo, da parte sua, ha l’onere di mettere in atto provvedimenti efficaci e scientificamente provati per salvaguardare la salute degli italiani”.

Il ministro perde la pazienza

“Voglio ribadire ancora una volta, e non mi stancherò mai di ripeterlo, che i vaccini sono un fondamentale strumento di prevenzione sanitaria primaria. E che in discussione a livello politico sono solo le modalità migliori attraverso le quali proporli alla popolazione”. A dirlo è Giulia Grillo, titolare del dicastero della Salute e indicata, al momento del giuramento, come no vax. Un’ipotesi da lei stessa smentita subito dopo.

Ma il ministro non si ferma qui. “Tutte le polemiche sono solo strumentali e finalizzate a creare un circo mediatico che a me non interessa alimentare”, aggiunge,  “Prenderemo le decisioni opportune in accordo con gli alleati di Governo, ma chiaramente si tratta di un tema che deve essere discusso anzitutto dal ministero della Salute”. Come dire: ognuno al suo posto. È la prima volta che Salvini se lo sente dire dal giorno della nascita del governo.

Salvini chiude l’incidente

Colto quasi di sorpresa, Salvini fa circolare una precisazione che sa di volontà di chiudere la faccenda. “Ringrazio il ministro Grillo, sua è la competenza sui vaccini, condivido il suo pensiero, a questo ci atterremo e al contratto di governo”, fa sapere, “Anche a me, da papà e da ministro, sta a cuore la salute dei bambini e che a tutti sia garantito l’accesso al nido, alla scuola dell’infanzia e alle classi successive. Con tanti medici – prosegue Salvini – condivido l’idea che sia meglio educare ai vaccini piuttosto che obbligare. Ci stiamo lavorando, l’importante è che a settembre tutti i bambini possano entrare in classe”. E si spera che torni il sereno.




Italia, ecco le varie “Penelope” che sfasciano di notte ciò che altri fanno di giorno

A ripassare il testo dell’inno d’Italia, scritto nel 1847 da Goffredo Mameli, non passano certo inosservate le frasi della terza stanza e cioè : “Noi fummo da secoli/calpesti, derisi,/perché non siam popoli,/perché siam divisi”. Consultando poi il testo della Marcia Reale scritta da Giuseppe Gabetti nel 1831 su incarico di Carlo Alberto di Sa-voia, s’incontra la frase incoraggiante; “finché duri l’amor di patria fervido/finché regni la nostra civiltà”. Ebbene, nel primo caso ben emerge un quadro della situazione in cui versano i cittadini ormai da molti anni, mentre nel secondo si ravvede un messaggio augurale per tracciare un percorso di speranza da seguire per il futuro.

Le tante Penelope che sfasciano di notte ciò che altri fanno di giorno

Penelope la notte disfaceva la tela che aveva tessuto durante il giorno. Di Penelope non fu un capriccio e tanto meno un ricatto. Molti conoscono la storia e sanno che quello della moglie di Ulisse fu un semplice stratagemma effettuato a scopi benefici. Quello che sta succedendo in Italia invece – fare e disfare la tela – ahinoi, ha molto poco di incoraggiante. Appare ai più, un usurpazione strisciante del potere, trasferendolo dal padrone titolare del con-senso popolare ai tanti corpi che non hanno il suffragio del paese per detenerlo e pertanto la loro non può che essere considerata come una silenziosa e indebita appropriazione. Sono tanti Penelope che di notte disfano quello che le Istituzioni fanno di giorno.

Ancora oggi Pappagone si domanda: “Siamo uniti o sparpagliati?”

Una volta si diceva: ognuno è padrone in casa propria. Tutto cambia ed è cambiata anche questa verità, solamente non la si può affermare altrimenti si rischia di essere tacciati per volgari populisti.
Perché succede questo? Semplice, perché, per dirla in linguaggio di Gaetano Pappagone, alias Peppino de Filippo, gli italiani non sono più uniti, sono sparpagliati, come ai tempi di Goffredo Mameli, “son derisi e divisi”.

Nel 2011 l’Italia ha festeggiato il suo 150° anno di quale unità?

Un nord che si allontana sempre più dal sud, un ceto agiato gira le spalle agli indigenti, gli occupati incuranti dei senza lavoro, gli statali fanno classe a se, gli aristocratici snobbano la plebe, i mass media raccontano un’Italia onirica e le varie reti televisive trasmettono un’Italia virtuale, lontana mille miglia dal sentire proprio di un paese.

Una maggioranza vota, sceglie ed elegge un governo. Viva la democrazia!

Chi è veramente il padrone non si sa, chi comanda sono tanti. Il parlamento legifera in nome del popolo. Non ba-sta. Non sempre tutto fila liscio. Per esemplificare si cita il seguente esempio: l’associazione nazionale magistrati (Anm) una associazione come tante altre è una di quelle “penelope” pronta a disfare la legge sulla legittima difesa varata dalla Camera. Sempre la stessa “penelope ANM” , nel passato, si faceva protagonista ad osteggiare leggi dello Stato che non le andavano a genio. Si cita una fra le tante. A settembre 2014, durante il governo Renzi, la ANM bocciava senza mez-zi termini il progetto di riforma della giustizia.

Non c’è solo lo Stato centrale che viene sgambettato dai vari penelope del momento, ci sono anche i Comuni

Terni ha visto bocciare per la seconda volta il piano di Riequilibrio per salvare i conti di Palazzo Spada. Il piano già veniva bocciato dalla magistratura contabile il 14 luglio 2017 ed ora, a gennaio 2018 è stato stroncato definitivamente. I giudici contabili di Catanzaro si mettono nei panni di “penelope” per bocciare un provvedimento votato a luglio 2017 dall’Ufficio scolastico regionale.

Le opere pubbliche non escono indenni

Quello che deliberano i Comuni o le Regioni rischia di passare sotto le forche caudine della Guardia di Finanzia op-pure dei giudici contabili oppure dell’altra penelope dell’ambiente.
Come se non bastassero le penelope nazionali che sfasciano di notte quello che lo Stato, Regioni e Comuni fanno di giorno, si intromette anche l’Europa come tutte le volte quando Bruxelles è intervenuta per bocciare la legge di Stabilità e non solo. Senza in alcun modo voler sindacare il giudizio della magistratura, l’operato dei giudici contabili, l’intromissione dell’associazione Magistrati ed i vari interventi di altri enti, a torto o a ragione, riflettendo sulla situazione generale che si viene a creare, la conclusione obbligatoriamente conduce ad una constatazione: non siamo uniti, siamo sparpagliati. Sembra strano ma così pare. C’è la vaga sensazione che siano tornati i tempi di Mameli quando :“Noi fummo da secoli/calpesti, derisi,/perché non siam popoli,/perché siam divisi”.

Inoltre, e qui non si scappa, terzo non dato!

O gli amministratori dello Stato centrale, quelli delle Regioni e quelli dei Comuni peccano di leggerezza quando formulano leggi e provvedimenti oppure le varie penelope summenzionate si divertono a rallentare il passo e il cammino del paese. A questo punto piace citare Paolo di Tarso, quando rivolgendosi alla comunità dei romani scriveva : “E’ ormai tempo di svegliarsi dal sonno” e agli Efesini “Svegliati, o tu che dormi e Cristo ti illuminerà”. E’ ora di essere più vigili a che non si smontino più i provvedimenti delle istituzioni, evitando leggerezze, è l’ora di fondersi insieme, di raggiungere l’unità nazionale. “Finché duri l’amor di patria fervido/finché regni la nostra civiltà.”

Emanuel Galea




112 NUE pronto in 5 secondi? È una realtà o una speranza ?

Delle due l’una o le inchieste de L’Osservatore d’Italia hanno promosso la rimodulazione delle procedure del 112 Nue o le istituzioni forniscono una versione da riscontrare.

Nel corso della trasmissione “La Vita in Diretta Estate” di ieri sera 20 giugno, condotta da Gianluca Semprini e Ingrid Muccitelli, si è parlato anche del funzionamento e del “Numero Unico delle chiamate di emergenza 112 NUE”.

In studio, tra gli altri, Alberto Zoli Direttore Generale dell’Azienda regionale emergenza urgenza della Regione Lombardia, Carlo Bui presidente del comitato per l’innovazione del settore ICT della Pubblica Sicurezza e responsabile dell’attuazione del progetto “Numero Unico delle chiamate di emergenza 112 NUE”, Mario Giosuè Balzanelli, Presidente nazionale della Società Italiana Sistemi 118 (SIS118).

Dagli studi Rai di Bari era in collegamento il Prefetto Francesco Tagliente, già Questore di Roma, per oltre 40 anni impegnato nei diversi ruoli a potenziare le installazioni necessarie per garantire ai cittadini una pronta accessibilità al centralino di soccorso pubblico e ad assicurare la massima disponibilità degli operatori con una riposta il più rispondente possibile alle aspettative della gente. Nel 2010 Tagliente da Questore di Roma era riuscito a far ridurre i tempi di risposta al 113, in media, da 46 a 6 secondi.

In studio anche la giornalista Valentina Ruggiu che ha ripetuto in trasmissione la denuncia dell’inutile attesa di un’ambulanza ad Albano Laziale mentre il padre moriva.

Alberto Zoli e Carlo Bui si sono dichiarati soddisfatti del funzionamento del nuovo 112. In particolare Alberto Zoli sulle denunce di disservizi e la presenza in studio della figlia di un uomo deceduto dopo vari vani tentativi di richiesta di soccorso, ha dichiarato che i cittadini che si rivolgono al 112 NUE ottengono risposta mediamente entro 5 secondi.

“Ci hanno messo la faccia. Ora sappiamo chi sono i responsabili del funzionamento del 112. Mi sarei aspettato comunque un po’ più di umiltà di fronte ai gravi fatti accaduti e denunciati” scrive Tagliente sulla pagina FB dove ha postato il suo intervento nella parte conclusiva della trasmissione.

Tagliente nel corso del suo intervento ha premesso che per oltre 40 anni si è occupato di gestione del soccorso pubblico nei vari ruoli; che Firenze è stato concesso il Fiorino d’oro, la massima onorificenza della città, alla sovrintendente Manuela Bigoni, addetta al 113, per aver salvato la vita di 18 persone che avevano tentato il suicidio; che la gente chiede di essere garantita nel diritto alla vivibilità in sicurezza e le istituzioni hanno il dovere di promuovere tutte le iniziative per garantire accessibilità.

Sul tema l’osservatore d’Italia ha portato avanti una campagna di sensibilizzazione con decine di articoli raccogliendo testimonianze e denunce, anche da parte delle organizzazioni sindacali di polizia, vigili del fuoco e del 118, sulle mancate o tardive risposte alle richieste di soccorso.

La dichiarazione fatta alla Vita in Diretta Estate dal Direttore Generale dell’Azienda regionale emergenza urgenza della Regione Lombardia, farebbe pensare che le inchieste de “L’Osservatore” siano servite a far apportare dei correttivi per ridurre i disagi.

Se fosse vero che entro 5 secondi dalla chiamata il cittadino che si rivolge al 112 NUE può contare sull’invio di un equipaggio di polizia, carabinieri, vigili del Fuoco o ambulanza, sarebbe un grande passo avanti sulla sicurezza e in particolare sulla percezione della sicurezza. E’ di tutta evidenza l’importanza che un cittadino sappia che se dovesse trovarsi in una condizione di pericolo può contare su strutture accessibili pronti ad intervenire.

I rappresentanti delle istituzioni devono fare attenzione alle promesse, perché se poi non vengono mantenute possono originare reazioni imprevedibili.

Il Numero Unico per le richieste di soccorso pubblico e di pronto intervento è uno dei pilastri fondamentali per la sicurezza delle città oltre che termometro dei rapporti d’integrazione sociale.

Se il cittadino sa che chiamando il numero di emergenza lo trova libero, gli operatori rispondono subito e sono professionali, al momento in cui avverte una situazione di disagio o di pericolo, non esiterà a chiamare mettendo in condizione le forze di polizia o i mezzi di soccorso di sapere e di intervenire. Viceversa se ha avuto precedenti esperienze negative – dirette o anche per sentito dire – sarà orientato a non chiamare, alimentando così il numero oscuro dei reati e la speranza di impunità dei potenziali autori dei reati. Peraltro, tempi e qualità delle risposte al numero di soccorso pubblico e pronto intervento possono falsare o consentire una lettura distorta dello stato di sicurezza delle città.

Rispondendo in ritardo si ricevono meno telefonate e si conoscono meno i reati realmente accaduti con una forbice sempre più ampia tra sicurezza reale è percepita.

Per far capire meglio l’importanza di questo “Servizio”, Tagliente nel corso dei vari interventi fatti sul tema lo ha paragonato, con una immagine figurata, ad un dispositivo di regolazione del flusso, come un rubinetto che ha la funzione di alimentare o scoraggiare (con l’apertura o chiusura della valvola) le segnalazioni di reato da parte dei cittadini e, di conseguenza, permettere di attivare gli operatori di polizia deputati al pronto intervento (volanti o gazzelle) ed a seguire l’attività degli organi investigativi (Squadra mobile, Digos ed omologhi Uffici dei Carabinieri) e della stessa Magistratura.

Sul Numero Unico delle chiamate di emergenza l’Italia vanta una straordinaria storia di modello di riferimento

L’Italia è stato il primo paese al mondo ad aver attivato il numero di telefono unico 113.

Dal 1969 i cittadini italiani hanno avuto la possibilità di potersi avvalere di un numero unico nazionale per le richieste di soccorso pubblico e di pronto intervento gestito da persone dotate da un spiccato senso dello Stato, fortemente motivate, con una spiccata sensibilità e professionalità.

Prima dell’Italia solo l’Inghilterra aveva attivato il numero unico 999 ma non a livello nazionale, perché era operativo solo a Londra.

Per anni il 113 è stato ritenuto il modello di riferimento mondiale per la gestione del soccorso pubblico. Centinaia di delegazioni estere hanno fatto visita alla Sala Operativa della Questura di Roma per conoscere la funzionalità del servizio.

Mentre il mondo si ispirava al modello italiano, i Governi pro tempore consentivano la proliferazione dei numeri per le richieste di pronto intervento 112, 114, 115, 117, 118, 1515, 1518, 1522, 1530, ,1525, 1544 arrivando a farsi sanzionare dai giudici dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea per le inadempienze sul corretto funzionamento del numero unico di emergenza europeo 112.

Nel 1976 dopo 8 anni dalla operatività del 113, numero telefonico unico per le richieste di soccorso pubblico italiano, anche l’Europa raccomanda l’uso del numero unico decidendo di istituirlo poi nel 1991, per tutta l’Unione Europea. La scelta cade sul 112.

Dopo 49 anni dalla sua istituzione il Governo e Parlamento hanno mandato in pensione lo storico 113 e con lui hanno mandato in pensione anche il 112 nazionale gestito dai carabinieri, 115 per le richieste di pronto intervento dei Vigili del Fuoco e il 118 utilizzato per la chiamata delle autoambulanze.

Negli ultimi tempi stavano assumendo toni preoccupanti le proteste per la gestione del nuovo numero unico di emergenza 112 Europeo anche da parte di molti sindacati.

I sindacati di polizia, dei vigili del fuoco e degli infermieri che da mesi denunciavano forti criticità del numero unico organizzato come un normale call center senza nessun appartenente ai corpi e alle amministrazioni coinvolte nelle emergenze.

L’obiettivo di tale unione di forze delle varie sigle sindacali di categoria, era, e sicuramente è ancora, attuare una soluzione che permette di avere un unico filtro alla richiesta di aiuto, in un contesto di risposta multidisciplinare.

Solo per citare alcuni casi, a Torino sei sigle sindacali si sono uniti in una conferenza stampa per contestare l’istituzione del numero unico 112 in tutta Italia. Si tratta dei sindacati SAP, SIAP e SIULP per le forze dell’ordine, NurSind per gli infermieri, CONAPO e FNS Cisl per i Vigili del Fuoco.

Secondo quanto ricostruito dall’annuncio, la CUR (centrale unica di risposta) è “Un moltiplicatore di inefficienze e sprechi che con l’introduzione di un passaggio in più ha allungato i tempi di risposta, secondo una strategia scellerata che ha di fatto moltiplicato le criticità e i rischi”.

E purtroppo ci sono esempi che dimostrano il disservizio.

“Secondo i sindacati l’introduzione di un passaggio in più, ha allungato i tempi di risposta mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini. Il sindacato dei vigili del fuoco (Conapo) facendo riferimento alla morte di un bambino di 10 anni annegato a Bosio ha denunciato che la richiesta di intervento ai vigili del fuoco per salvare Leonardo Pecetto è arrivata con 15 minuti di ritardo. “Dai dati in nostro possesso – scrive il Conapo – i vigili del fuoco sono stati allertati ben 15 minuti dopo che la richiesta di soccorso è pervenuta al numero unico di soccorso 112”. A Roma Il messaggio di una signora, con il quale, la stessa, lamenta su Facebook di aver atteso 13 minuti per segnalare un incendio al numero di emergenza 112, ha alimentato centinaia di condivisioni con migliaia di like e commenti polemici molto pesanti sul funzionamento del nuovo 112 NUE.”

Il centralino del 112 NUe rappresenta uno dei principali termometri della percezione della sicurezza del cittadino, collocandosi tra i primi momenti di contatto con le persone che vivono un momento di disagio o di pericolo.




Nemi processo Bertucci, una sentenza annunciata: i reati verranno prescritti. I tempi della giustizia d’aiuto agli imputati

NEMI (RM) – L’appello di questo quotidiano finalizzato a chiarire le responsabilità degli imputati prima che cali il sipario della prescrizione rimarrà inevaso. La sentenza di prescrizione verrà emessa il prossimo 29 gennaio 2019 perché lo scorso martedì 12 giugno il GOT (Giudice Onorario Togato) non ha potuto formalmente pronunziarla. Il processo che vede imputato il sindaco di Nemi Alberto Bertucci per turbativa d’asta e frode nei pubblici incanti verrà definitivamente estinto per decorsi i termini determinati dalla legge

Con i tempi della giustizia italiana c’era da aspettarselo

Se il sindaco di Nemi Alberto Bertucci avesse voluto chiarire in sede giudiziaria la sua posizione come disse circa dieci anni fa, avrebbe potuto rinunciare alla prescrizione e farsi giudicare.

Il sindaco di Albano Nicola Marini, per esempio, ha chiesto il giudizio immediato

Nicola Marini è stato assolto per una vecchia vicenda di una municipalizzata. E anche il suo predecessore ha rinunciato alla prescrizione ed è stato assolto.

ALBANO LAZIALE: NICOLA MARINI RINUNCIA ALL'UDIENZA PRELIMINARE E CHIEDE IL GIUDIZIO IMMEDIATO

Alberto Bertucci no. Non sarà giudicato per i reati per cui è imputato perché il tempo è stato un suo ottimo alleato

Tant’è. La vicenda è chiusa e nonostante le belle frasi e slogan, i cittadini non vedranno chiarite mai le responsabilità in un processo che, come spesso avviene, parla di soldi pubblici con accuse molto pesanti che cadranno definitivamente nel dimenticatoio a gennaio 2019.




Conte al presidente del Consiglio europeo Tusk: “Impensabile che possiamo farci carico di tutti i migranti”

E’ impensabile che l’Italia, in questo momento, possa farsi carico dei cosiddetti movimenti secondari che sono negli altri Paesi europei, specie dopo che in più occasioni si è riconosciuto che il nostro Paese è quello più esposto ai flussi migratori. E’ questa, a quanto si apprende da fonti del governo, la posizione che il premier Giuseppe Conte ha espresso al presidente del Consiglio europeo nel corso del vertice di oggi a Palazzo Chigi.

Per movimenti secondari di migranti di fatto si intende la circolazione di chi sbarca sulle coste europee tra i Paesi membri Ue. Secondo quanto previsto dal regolamento di Dublino, se un richiedente asilo, la cui pratica non è stata ancora espletata, abbandona il Paese di primo approdo per recarsi un altro Stato membro europeo, quest’ultimo può “ricollocarlo” nel Paese dove era sbarcato. Conte, nel corsoi dell’incontro con Tusk, si sarebbe soffermato su questo punto, sottolineando l’indisponibilità dell’Italia alla cosiddetta “seconda accoglienza”: posizione, questa, che il governo poterà anche al vertice di domenica a Bruxelles tra 8 Paesi Ue, tra i quali Germania, Francia e appunto Italia.

“Oggi ho avuto con il Presidente Tusk un incontro molto utile. Gli ho anticipato che al pre-vertice di Bruxelles non sono disponibile a discutere dei “secondary movements” senza prima aver affrontato l’emergenza dei “primary movements” che l’Italia si ritrova ad affrontare da sola”. Lo scrive il premier su twitter in merito alla posizione italiana sulla prima e seconda accoglienza dei migranti sottolineata nel vertice con il presidente del consiglio europeo.

Salvini, nostra proposta protegge frontiere Ue  – “Ci confronteremo tra poco con il premier Conte e il vicepremier di Maio” per la proposta italiana da presentare al vertice europeo: “l’obiettivo è proteggere frontiere esterne, non è dividere il problema tra paesi europei ma risolvere il problema a monte. Se qualcuno in Ue pensa che l’Italia debba continuare ad essere punto di approdo e campo profughi ha sbagliato a capire”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini in una conferenza stampa al Viminale.

Gli 800 morti vittime quest’anno delle traversate in mare “pesano sulla coscienza di scafisti e buonisti“, ha detto il ministro dell’Internoal termine dell’incontro al Viminale con il vicepremier e con il ministro dell’interno austriaci.
“Secondo il progetto della relocation la Spagna avrebbe dovuto accogliere 3.265 richiedenti asilo dall’Italia, ma finora ne ha presi soltanto 235, quindi può accogliere anche i prossimi quattro barconi”, ha concluso Salvini.

“L’aria in Europa sta cambiando e siamo ottimisti. Siamo anche estremamente fiduciosi nella presidenza austriaca e confidiamo nel buonsenso dei colleghi europei, anche perché non vorremmo arrivare a ridiscutere il finanziamento italiano all’Unione Europea“. Così  Salvini ha risposto a chi gli chiedeva cosa succederà se l’Unione non rivedrà il trattato di Dublino.

Austria, alleati a Italia per proteggere Ue – “Serve un’alleanza di volenterosi per proteggere l’Europa da chi vuole entrare e vogliamo promuovere questa strategia in collaborazione con l’Italia, in modo da riacquistare la fiducia della popolazione”. Lo ha detto il vicepremier austriaco, Heinz Christian Strache, al termine di un incontro al Viminale col vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. L’Austria assumerà dal 1 luglio la presidenza di turno dell’Unione Europea.