Quando il debito pubblico correva senza freni e gli onorevoli discutevano ore e ore sul gender ed il sesso degli angeli: ecco i desaparecidos ed i descamisados della nuova Italia

I desaparecidos e i descamisados, ben si sa, appartengono in particolar modo alla storia argentina del recente passato. Con la caduta del regime militare, il grido liberatorio di un popolo fu “Nunca mas”, mai più a regimi di terrore e di malgoverno. L’avvicinamento alla scomparsa del PD in questo contesto è prettamente metaforico, il PD è sì , scomparso, ma i suoi componenti sono felicemente vegeti e vivi. I suoi ex elettori hanno dichiarato una chiara e tonda “Nunca mas” al PD e lo stanno ribadendo ogni volta che si presentano le elezioni amministrative. Il movimento dei descamisados, capeggiato da Evita Peron, fu un momento di liberazione ed ebbe inizio quando un popolo si radunò davanti all’ospedale dove fu forzatamente ricoverato Juan Domingo Peron dal regime militare. Essendo quella stata una giornata di un caldo insopportabile, gli uomini si tolsero la camicia, agitandosi contro il regime, ed ecco la provenienza del termine descamisados. Il movimento peronista fu talora definito populista unendo il socialismo, il patriottismo e la terza via economica. Tra le sfumature si potrebbe intravedere il movimento leghista, i descamisados di Salvini. Dopo una Pontida spettacolare, con una partecipazione mai vista, con la buona pace di un sempre crescente consenso dal profondo sud all’estremo nord, Salvini sta felicemente concorrendo al titolo, di leader spirituale della nazione, onorificenza riconosciuta allora ad Evita dal popolo argentino. Certo che questa è una provocazione, però, dopo l’esito di quel l’exploit a Pontida, non si può mai dire mai.

Intanto la sinistra cerca affannosamente di uscire dall’angolo

mentre l’Europa si infrange sullo scoglio “emigranti”. Peggio della sconfitta, dicono molti, ci sono solo le analisi sbagliate della sconfitta. L’accusa, o se volete la critica ricorrente a questo governo, è che, trovandosi in oggettive difficoltà per realizzare subito quanto promesso nella campagna elettorale e quanto messo nero su bianco nel tanto discusso contratto, e non avendo ancora iniziato a realizzare le riforme promesse, è accusato di portare avanti temi che non sono altro che una foglia di fico per coprirsi o, se volete ancora, un tappeto sotto il quale nascondere il polverone alzato durante la campagna elettorale. Preso di mira dal fuoco dei desaparecidos del partito Pd ed in particolare dalla testata di Repubblica e da tanti arruolati, tutti in fila indiana con in testa l’intellettuale Saviano, Salvini, in cima al movimento dei descamisados della Lega non indietreggia e come un coraggioso stallone si scaglia contro il fuoco nemico e “senza curarsi di loro guarda e passa”. Altri salvatori della patria, e guarda caso altri Matteo, con aria di sfottò, gonfiando gli zigomi ed allungando il mento come usava fare un famoso personaggio degli anni trenta, prometteva tante riforme, una al mese.

I tramortiti del 4 marzo 2018, senza esclusione di colpi, mostrano la faccia dura contro Salvini e lo bersagliano da ogni dove

Senza lesinare apprezzamenti denigratori non digeriscono il fatto che il nuovo ministro degli interni, con la sua irruenza abbia sollevato il problema immigrazione svegliando dal lungo letargo i 28 Stati dell’Europa unita mai nata. Chi lo aveva votato vede che finalmente un ministro ha svegliato l’Europa reclamando il diritto dell’Italia a sedersi con gli altri partner con pari dignità a difendere i propri diritti, mentre i governi precedenti sono stati sempre chini e ossequiosi, con il cappello in mano come si suol dire, arrossendo e balbettando, cedendo sempre il passo, baciando le mani, facendo l’inchino. A casa promettevano una riforma al mese ed impossibilitati di adempiere alle promesse fatte, riempivano il vuoto con tanti “altri diritti”. Mentre la povertà aumentava il governo si occupava della legge Cirinnà. I consumi scemavano e a Montecitorio si discuteva la legge sul biotestamento. La disoccupazione dei giovani sprofondava ed il Parlamento si occupava dell’eutanasia.

Il debito pubblico correva senza freni e gli onorevoli discutevano ore e ore sul gender ed il sesso degli angeli

Lo scorso 4 marzo il paese ha votato e satollo di quegli “altri diritti” ma impoverito, disoccupato e socialmente non rassicurato, ha dato il benservito a quella parte politica, giusto in tempo per fermarli dal legiferare sulla legalizzazione della droga ed altri “diritti”. Questi sono i desaparecidos della politica, esiliati in patria che anziché analizzare gli anni del loro malgoverno, si lanciano in piroette di ridicole accuse che a chi li sente non può che esclamare: ma senti un po’ da quale bocca vengono le prediche! L’Europa si infrange sullo scoglio emigranti e il paradiso può attendere.

Emanuel Galea




Più naufragi, più morti annegati. Migranti come “scudi umani”: i soliti noti scatenati contro Matteo Salvini reo di essersi ribellato in nome dell’Italia stanca e oberata

Scudi umani. Null’altro sono i migranti per chi vuole portare l’Italia in stato di soggezione e di destabilizzazione. L’ondata di arrivi con gommoni molto insicuri, praticamente fatti a quattro soldi, per durare poche ore in mare – dopodiché, più gente muore e meglio è per chi li ha messi in mare, tanto hanno già pagato – gommoni ‘usa e getta’, dove il ‘getta’ arriva prima dell’’usa’, è stata stoppata da una decisione di Salvini. Ma che avrebbe potuto essere presa dalla amministrazione precedente, se davvero avesse voluto mettere riparo ad una situazione insostenibile. Dovevamo aspettarci, come già stanno avvenendo, più naufragi, più morti annegati, dei quali dare la colpa a chi ha gettato il sasso nello stagno, cioè Matteo Salvini e questo governo. Reo di essersi ribellato, nel nome di un’Italia stanca e oberata, allo strapotere occulto dei ‘soliti noti’. Ci tacceranno di complottismo, ma non importa. La situazione è stata creata ad arte da chi vuole ridurre l’Italia ad un ghetto a basso costo, come ha già fatto in passato influenzando il cambio lira-euro.

Migranti, scudi umani per qualcuno

Oggi i migranti, alla luce di quanto sta accadendo, e guardando i commenti dei giornali che fanno capo ad una certa proprietà, sono null’altro che scudi umani, sui quali speculare in modo ignobile per scalzare posizioni politiche non altrimenti rimovibili. Il classico sassolino nel ben oliato ingranaggio, il cui lavoro – dell’ingranaggio che sta stritolando la nostra nazione – è iniziato con Ciampi, che ha separato la Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro, caldeggiato dallo stesso ministro del Tesoro Beniamino Andreatta. Manovra ormai storica, propedeutica all’avvento dell’euro. Manovra che tolse l’appoggio della Banca d’Italia al Tesoro per l’acquisto dei titoli di Stato invenduti, emessi per finanziare la nazione, e che di fatto tolse all’Italia la sovranità monetaria. Successivamente, appunto, il cambio fatto da Prodi lira-euro, svalutando la lira del 600% – dichiarato dallo stesso Prodi – fece raddoppiare i prezzi e dimezzare gli stipendi. Stavamo ancora riprendendoci a fatica, quando arrivò, dopo Berlusconi, il colpo del coniglio, rappresentato dal governo tecnico di Mario Monti. Il quale, da esperto economista, docente della materia alla Bocconi, applicò un aumento esponenziale dei valori catastali, volendo intenzionalmente colpire al cuore la nostra economia, il bene primario degli Italiani, la casa, visto che da noi l’85% degli Italiani era – ora forse non più – proprietario della casa di abitazione. E visto che l’edilizia costituiva – ora forse non più – il nerbo dell’economia nazionale. I successivi governi Letta, Renzi, Gentiloni, hanno continuato sulla stessa traccia, favorendo la penetrazione straniera nell’orto di casa nostra, in totale dispregio di un sia pur minimo ‘amor di patria’, al grido non di ‘siamo tutti antifascisti’, come si sbrigano ad insegnare ai migranti coloro che li accolgono, il che la dice lunga su chi li accoglie e su chi li propizia; ma di ‘siamo tutti europei’, quando ancora invece, fatta l’Italia, come disse Massimo d’Azeglio, dobbiamo fare gli Italiani. Ci tacceranno di complottismo, ma non importa. Le cose vanno viste in prospettiva, quella creata dal tempo, riunendo i puntini per creare un disegno preciso, come quelli dei giornali di enigmistica. Ridurre in braghe di tela l’Italia, tuttavia, non è facile, dato il carattere nazionale. Ci siamo arrampicati su ben altri specchi, in passato. Così è arrivata l’onda nera, dall’Africa, un continente zeppo e traboccante delle più grandi ricchezze naturali, a cominciare dal petrolio. Ma proprio per questo da sempre sottoposto a sfruttamenti colonialistici, che non s’interrompono neanche negli anni 2000. Mattei fu ucciso per questo motivo, perché voleva sottrarre quelle fonti energetiche a chi fino ad allora aveva fatto il buono e il cattivo tempo. Si disse che a mettere la bomba nel suo aereo privato erano state le ‘sette sorelle’, cioè le più grandi compagnie petrolifere del mondo. In realtà, chi aveva un interesse pressante alla sua scomparsa erano gli Inglesi, a cui aveva fatto le scarpe in Iraq, scalzando la British Petroleum, e la Francia, da sempre desiderosa di acquisire le immense riserve petrolifere libiche. La prova è che più volte il francesi hanno cercato di uccidere Gheddafi, vedi la strage di Ustica e altri avvenimenti successivi. Fino a riuscirci.

Oggi la Francia con Macron vuole tenere l’Italia fuori dalla nazione libica, proprio per interessi petroliferi

Un’altra vittima illustre della capacità politica italiana – definita dagli Inglesi ‘Talento naturale’ – e della altrettanto capace bravura di espandersi nello scacchiere mediorentale, con la sua apparente flemma, ma che mascherava una decisione e fermezza nel perseguire i disegni politici di grande respiro, che avrebbero portato l’Italia ad essere la prima in Europa, fu Aldo Moro, di cui in quest’anno ricorre la prematura scomparsa. Che tutti attribuiscono alle Bierre, ma che in realtà fu operata da chi non aveva interesse che Moro portasse a termine il suo disegno politico ed economico. E non fu, – o almeno non solo per quello – come si disse, per paura che i comunisti arrivassero al governo, cosa che un Berlinguer ormai staccatosi dal PCUS non avrebbe voluto realizzare, almeno nell’immediato. Coloro che tramarono per l’eliminazione di un uomo politico che stava facendo troppo bene per l’Italia, nonostante le minacce esplicite, sono ancora oggi i nostri avversari europei. Giustamente Maria Fida Moro rivela che suo padre fu ucciso perchè voleva un’Europa diversa da quella che oggi siamo costretti a subire. In una sua intervista all’ANSA, così si esprime Maria Fida: “Credo che papà fosse un europeista nel senso mazziniano del termine: credeva in una Europa solidale, neutrale ma non distaccata e credeva che l’Europa dovesse divenire non una confederazione bensì un luogo di accoglienza e di formazione culturale. Purtroppo quello che non e’ successo e che è stato il vero motivo sua uccisione”. Il vero obiettivo, dice ancora Maria Fida, riguardava non solo la distruzione di questo progetto politico, ma anche l’eliminazione dell’unica persona che sapesse portarlo avanti. E allora bisogna chiedersi a chi giova che l’Europa che noi oggi vediamo sia preda delle lobby e delle ‘massonerie’ più o meno occulte? Crediamo di non sbagliare – a rischio, ancora una volta, d’esser chiamati complottisti – attribuendo un forte interesse a questa situazione da parte della Bilderberg; che, nonostante tutto, esiste, anche se molti la vogliono ignorare, e bisogna vedere perché. Anche in Sicilia si negava l’esistenza della mafia. Tra gli appartenenti e presenti alla riunione annuale del Gruppo Bilderberg notiamo diversi uomini politici e imprenditori italiani, fra gli altri, reperibili sul web, Carlo De Benedetti, già finanziatore del PD renziano, che ha di recente rinunziato alla presidenza del gruppo editoriale, comprendente anche La Stampa e Il Secolo XIX, a favore del figlio Marco De Benedetti, affiancato dagli altri due fratelli: il che spiega le copertine e gli articoli contro Salvini e la sua politica.

La realtà è molto più semplice: la mossa di Salvini ha spiazzato il grande regista internazionale, il miliardario ungherese americano ebreo George Soros

Quello che nel 1992 realizzò enormi profitti speculando sulla nostra lira, come lui stesso ha ammesso. E che portò la nostra moneta ad un passo dal baratro. Oggi, con un patrimonio calcolato oltre i 14 miliardi di dollari, dopo aver ricevuto perfino il Premio Terzani, viene definito un ‘filantropo’. Peccato che la sua politica ed il suo enorme potere lo portino ad esser uno dei nemici più aspri di chi la nostra identità di nazione vuole conservare. I suoi progetti partono da molto lontano, come dimostra la sua altrimenti inspiegabile amicizia con Emma Bonino, anche lei nel circo della Bilderberg. Una Emma Bonino fautrice di aborti clandestini – lei stessa dichiarò di averne commessi 10141, clandestini e pericolosi, perché effettuati con una pompa di bicicletta; comunque, uscì dal carcere dopo una settimana – definendo l’aborto un ‘diritto’. Un’operazione che comunque va contro l’unità della famiglia tradizionale, l’unica che oggi possa sostenere una crescita demografica e una solidità politica, culturale ed economica; e della quale invece si vogliono minare le basi con le famiglie ‘arcobaleno’ e con la difesa di pretesi diritti. Oggi Soros, a quanto pare, attacca l’Italia con gli sbarchi incontrollati, minando alla base la stabilità della nostra nazione. Pare che 500.000 migranti o presunti tali siano pronti a venire a sbarcare sulle coste italo-europee. Tante persone non si radunano spontaneamente, perché un giorno hanno deciso di farlo, per venire da noi. È chiaro che alle spalle c’è un’accorta regìa, una componente propagandistica che fa pubblicità e raduna questa gente raccontando frottole. Altrimenti non si spiegherebbe il successo, in termini numerici, di questa operazione di emigrazione di massa. Crediamo di non sbagliare attribuendo anche questo ad un unico regista, George Soros. Oggi i migranti diventano carne da macello, scudi umani da interporre tra lui e Salvini. Per cui aspettiamoci pure altri naufragi di massa, provocati facilmente ad arte dai traghettatori. Dei quali poi accusare Salvini e la sua politica. Intanto la decisione italiana di chiudere i porti sta facendo traballare perfino la Germania, in una Europa che ha subito mostrato la sua poca solidità. Segno del fatto che dietro un paravento molto sottile, ogni nazione coltiva ancora la propria identità. I problemi dell’Africa, che è il paese più ricco al mondo di risorse naturali, si potranno risolvere non andando ad invadere altre nazioni già civilizzate da tempo, portando scompiglio e destabilizzazione; ma soltanto quando gli Africani stessi potranno mettersi a tavola con quelli che ora vogliono tutto per sé, e ne potranno dividere i proventi. Oggi l’Africa è solo una terra di conquista e di sfruttamento. E i ‘neri’, i ‘migranti’, solo scudi umani.

Roberto Ragone




Ecco il Piano di Salvini contro gli sbarchi dalla Libia

Il “Piano Salvini” per rafforzare la partnership con la Libia e mettere un freno all’immigrazione passa per “la fornitura di gommoni, equipaggiamenti e veicoli a Guardia costiera, Marina e Guardia di frontiera libiche”. Sono i dettagli del programma resi noti da fonti diplomatiche dopo una riunione della Commissione bilaterale italo-libica che si è tenuta lunedì a Tripoli. Presieduto dall’ambasciatore d’Italia in Libia, Giuseppe Perrone, l’incontro è il “primo esito concreto” della missione compiuta nella capitale libica il 25 giugno dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, proprio per dare immediata attuazione alle linee presentate dal vicepremier, è stato sottolineato. Tra gli altri punti dell’accordo, ci sono:

  • Un’accelerazione della manutenzione delle unità libiche
  • L’effettuazione dei sopralluoghi, chiesto in particolare per quello a Ghat, nel sud del Paese.

Il costo dell’accordo

Per l’operazione il governo italiano stanzia 1 milione e 150 mila euro, più altri 1,3 milioni in due anni per la manutenzione dei mezzi e la formazione del personale della Marina e della Guardia Costiera libica. È quanto prevede la bozza del decreto legge all’esame del pre consiglio dei ministri. Il decreto – si legge sul Sole24Ore – si compone di 4 articoli.

Il primo stabilisce che “è autorizzata, conformemente a specifiche intese con le competenti autorità” libiche e “nel rispetto delle vigenti disposizioni internazionali ed europee in  materia di sanzioni”, la cessione a titolo gratuito “fino ad un massimo di 10 unità navali Cp, classe 500, in dotazione al Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera” e “fino ad un massimo di 2 unità navali, da 27 metri, classe Corrubia, in dotazione alla Guardia di Finanza”. Per “il ripristino in efficienza, l’adeguamento strutturale e il trasferimento» in Libia, l’articolo 1 del decreto prevede uno stanziamento di un milione e 150mila euro. Un milione e 370mila euro sono invece stanziati nell’articolo 2 “per la manutenzione delle unità navali, per lo svolgimento di attività addestrativa e di formazione del personale” della Guardia Costiera e della Marina libica, “al fine di potenziarne le capacità operativa nel contrasto all’immigrazione illegale e alla tratta di esseri umani”.

L’accusa della Guardia costiera libica

Domenica la Libia sembrava voler respingere l’offerta dell’Italia pronta a donare 12 motovedette per i salvataggi in mare. Il portavoce della Guardia costiera di Tripoli, l’ammiraglio Ayoub Qassem, contattato dall’Agi, ha bollato come “propaganda politica” l’invio delle motovedette annunciato nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Matteo Salvini all’indomani del fragile accordo raggiunto dai paesi europeo basato appunto sulla capacità di soccorso in mare della Libia. Una presa di posizione però che contrasta con quella del Capo di Stato maggiore della Marina libica, l’ammiraglio Salem Rahuma. Rahuma ha infatti al contrario auspicato che l’Italia fornisca “il prima possibile” altri mezzi alla Guardia costiera di Tripoli per affrontare il traffico di esseri umani e fare “il bene” dei migranti. “Abbiamo un una collaborazione molto forte con l’Italia: sono sicuro che l’Italia appoggerà ancora di più la Marina e la Guardia costiera” libiche, ha detto l’ammiraglio all’Ansa. “Vorrei che questi aiuti arrivino il prima possibile. Sono sicuro che arriveranno per il bene dei migranti”, ha aggiunto.

La flotta della Guardia costiera libica

La “flotta” della Guardia costiera libica, spiega Repubblica, è però ancora quella: quattro motovedette, classe Bigliani, dismesse dalla Guardia di finanza, donate da Berlusconi a Gheddafi nel 2011, danneggiate durante la guerra, riportate in Italia per riparazioni e ridonate l’anno scorso, prima due e poi altre due, dal governo Gentiloni. Mezzi vecchi, con pochissime dotazioni di bordo e un numero limitato di personale all’altezza formato nei mesi scorsi in Italia. Le 10 motovedette della Guardia Costiera “Classe 500” previste dall’accordo sono barche di dieci metri in vetroresina, con un’autonomia di 200 miglia e una velocità massima di 35 nodi; le due unità navali “Classe Corrubia” della Gdf sono invece imbarcazioni da 27 metri che possono raggiungere i 43 nodi e hanno un’autonomia – alla velocità di crociera di 21 nodi – di 800 miglia, vale a dire 36 ore. L’equipaggio è composto da 14 persone.




Messina, corruzione: arrestato ex giudice Giuseppe Mineo

 MESSINA – E’ stato arrestato per corruzione l’ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliano Giuseppe Mineo. Il provvedimento è stato disposto dal gip di Messina su richiesta della Procura diretta dal procuratore Maurizio de Lucia.

Corruzione è il reato contestato dai pm Antonio Carchietti, Antonella Fradà e Federica Rende a Mineo e ad Alessandro Ferraro, il “facilitatore” dell’operazione che, tramite un conto corrente di Malta, avrebbe fatto pervenire la somma richiesta dal giudice (115.000 euro) in favore di un suo amico fraterno, l’ex presidente della Regione siciliana Giuseppe Drago, gravemente ammalato e poi morto a settembre 2016, per curarsi in una clinica della Malesia.

Mineo è personaggio conosciuto perché due anni fa fu indicato dall’ex premier Matteo Renzi nella lista dei nuovi giudici del Consiglio di Stato nonostante fosse stato sanzionato per il ritardo con cui depositava le sentenze. Macchia che, alla fine, alla verifica dei requisiti, gli costò l’esclusione dal massimo organo della giustizia amministrativa

Dopo gli arresti di febbraio, una spinta all’inchiesta sulle sentenze pilotate è stata data grazie alle confessioni dei due principali protagonisti, gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore

Una “promozione” che, nonostante la giovanissima età (aveva 44 anni quando la soglia minima per il Consiglio di Stato è 55) era stata assicurata a Mineo proprio dagli avvocati e Calafiore per “ringraziarlo” del suo lavoro, come giudice relatore, a sostegno della decisione favorevole a due società, la Open Land e la Am Group, in una maxirichiesta di risarcimento che nel 2016 rischiò di mandare in default il comune di Siracusa.




Cassazione su truffa di Bossi da 49 milioni: sequestrare conti Lega Nord. Salvini: “Attacco alla democrazia”. Incontro con Mattarella

“Ovunque venga rinvenuta” qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord – su conti bancari, libretti, depositi – deve essere sequestrata fino a raggiungere 49 milioni di euro, provento della truffa allo Stato per la quale e’ stato condannato in primo grado l’ex leader leghista Umberto Bossi. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni che accolgono il ricorso del pm di Genova contro Matteo Salvini contrario ai sequestri a ‘tappeto’. Il Riesame ora deve sequire le indicazioni degli ermellini’. Finora bloccati 1,5mln di euro.

Ad avviso dei supremi giudici, la Guardia di Finanza può procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro, emesso lo scorso 4 settembre dal pm di Genova, senza necessita’ di un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto. Invece, secondo Giovanni Ponti, legale della Lega, le uniche somme sequestrabili sono quelle trovate sui conti “al momento dell’esecuzione del sequestro” con “conseguente inammissibilità delle richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme ‘depositande’”. Secondo la difesa della Lega, il pm potrebbe chiedere la confisca “anche delle somme future” solo durante il processo di appello.

Ma la Cassazione ha obiettato che i soldi sui conti potrebbero non essere stati trovati al momento del decreto “per una impossibilita’ transitoria o reversibile”, e il pm non deve dare conto di tutte le attività di indagine svolte “altrimenti la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa durante il tempo occorrente per il loro compimento”.

‘La decisione diventa eseguibile a condizione che la sentenza del Riesame segua il principio affermato dalla Cassazione’, dice il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, commentando il pronunciamento della Cassazione sul sequestro dei fondi della Lega. Il tribunale del Riesame non ha ancora fissato una data per la discussione.

La Lega intende chiedere un incontro al Capo dello Stato Sergio Mattarella appena ritornerà dalla Lituania. “Si tratta di un gravissimo attacco alla democrazia – riferiscono fonti della Lega – per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Un’azione che non ha precedenti in Italia e in Europa”.

Si tratta – proseguono le stesse fonti – di un attacco alla Costituzione perché si nega il diritto a milioni di italiani di essere rappresentati. È una sentenza politica senza senso giuridico. La Lega non ha paura, c’è clima di grande tranquillità e serenità anche se c’è la consapevolezza che “ci vogliono impedire di lavorare ed esistere“.

“Siamo stupiti di apprendere dalle agenzie, prima ancora che dalla Cassazione, le motivazioni della sentenza per cui dovrebbe proseguire il sequestro relativo a 48 milioni di euro di rimborsi elettorali”. “Forse l’efficacia dell’azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così”, Così Giulio Centemero, deputato della Lega e amministratore del partito.

“Consci della totale trasparenza e onestà con cui abbiamo gestito il movimento – si legge ancora – con bilanci da anni certificati da società esterne, e non avendo conti segreti all’estero ma solo poche lire in cassa visti i sequestri già effettuati, sarà nostra premura portare in monetine da 10 centesimi al tribunale di Genova tutto quello che abbiamo raccolto come offerte da pensionati, studenti e operai durante il raduno di Pontida. Forse l’efficacia dell’azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così”.

Da ambienti Lega filtra che sono in fase di perfezionamento e stesura decine di querele nei confronti di chi, osservano fonti leghiste, “parla a sproposito di soldi rubati dalla Lega”.

“Quei 49 milioni di euro non ci sono, posso fare una colletta, ma è un processo politico che riguarda fatti di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini al programma ‘In onda’ su La7, commentando le motivazioni della della Cassazione sui fondi della Lega.




Animali, Caramanica: “Rivoluzione animalista unico partito nato per la difesa dei 4 zampe”

ROMA – “In questi giorni leggiamo sui giornali molte notizie in merito al presunto fallimento dei movimenti animalisti italiani. Non è nostro intenzione guardare in casa di altri o entrare nel merito delle singole realtà territoriali, piuttosto quello che ci preme affermare è che è nata da qualche settimana un nuovo contenitore politico, un vero e proprio partito a difesa dei quattro zampe, chiamato “Rivoluzione Animalista”. Una novità nel panorama del nostro Paese, con un programma ambizioso e innovativo, totalmente basato sulla tutela degli animali e dell’ambiente. Abbiamo presentato la nostra agenda politica in occasione della manifestazione, svoltasi sabato 23 giugno sotto Montecitorio: l’avvio di un percorso sociale e territoriale, teso a difendere e valorizzare i diritti degli animali, con l’obiettivo di portare le istanze animaliste sui tavoli istituzionali che contano: dagli enti comunali alle Città Metropolitane, dalla Regioni al Parlamento. Dunque, Rivoluzione Animalista è un aggregatore di anime, voci, che con una attività fondata su concetti di cooperazione e impegno politico, intende difendere i diritti dei nostri amici animali. Tutti gli animali. Siamo e saremo presenti in tutta Italia e, non a caso, sono già numerose le associazioni ambientaliste e animaliste che ci hanno contattato per entrare a far parte del nostro progetto; il prossimo mese di settembre ci presenteremo ufficialmente alla platea pubblica e istituzionale, raccontando le nostre attività e facendo il punto sulla campagna di tesseramento – già partita – e sulla organizzazione territoriale del nostro partito”. Così, in una nota, il segretario nazionale di Rivoluzione Animalista, Gabriella Caramanica.




Di Maio, decreto dignità: interventi sul contratto a tempo determinato. Stretta su aziende che lasciano l’Italia

“Il preconsiglio dei ministri è oggi. Ma anche il consiglio dei ministri è stasera perché non c’è solo il decreto dignità da discutere, ma anche altri temi”. Lo afferma il vicepremier Luigi Di Maio in conferenza stampa anticipando che il decreto conterrà “interventi sul contratto a tempo determinato e a tutele crescenti”. Di Maio rispondendo alle domande dei giornalisti sulla convocazione del Cdm ha detto che avrebbe chiamato immediatamente palazzo Chigi per avere ulteriore conferma.

Il decreto dignità sarà “un primo passo in avanti”, dice il ministro del Lavoro, “però io so benissimo che il nostro intervento non potrà prescindere dall’abbassamento del costo del lavoro” e “questo nella legge di bilancio ci sarà”. “Il nostro obiettivo – dichiara – è abbassare il costo del lavoro per permettere alle persone di avere contratti con più tutele possibile e questo obiettivo richiede anche che le imprese devono smettere di spendere costi per la burocrazie per avere più risorse” per creare valore e lavoro.

Pacchetto fisco ‘light’ con ritocchi al redditometro, slittamento della scadenza dello spesometro al 28 febbraio (dal 30 settembre) e stop allo split payment solo per i professionisti. Lo prevede una delle ultime bozze del decreto dignità, che l’ANSA ha visionato, al vaglio dei tecnici al preconsiglio dei ministri prima di arrivare sul tavolo del governo.

Rivista, nell’ultima bozza del decreto dignità che l’ANSA ha visionato, la norma sulle delocalizzazioni che farà scattare multe da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto per le imprese che delocalizzano “entro cinque anni dalla data di conclusione dell’iniziativa agevolata”. Una prima versione indicava un arco temporale di 10 anni. La stretta resta sia per chi lascia l’Italia per un Paese extraeuropeo si per chi trasferisce l’attività, anche in parte, in uno dei Paesi dell’Unione. Il beneficio, inoltre, andrà restituito con gli interessi maggiorati fino a 5 punti percentuali.

Tutte confermate, tranne la cancellazione dello staff leasing, le misure per contrastare il precariato in arrivo con il decreto dignità. Nell’ultima bozza infatti salta la misura che impediva contratti di somministrazione a tempo indeterminato. Si prevede comunque che nel caso di somministrazione a tempo determinato valgano le stesse regole degli altri contratti con scadenza. Quindi, per tutti i tempi determinati non si potranno avere più di 4 proroghe, con un limite di durata massima comunque non superiore a 36 mesi. Le nuove norme valgono anche nei casi di rinnovo dei contratti attualmente in corso. In caso di rinnovo, e per i contratti oltre 12 mesi, tornano le causali: temporanee e oggettive o per esigenze sostitutive; connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria; per picchi e attività stagionali. A ogni rinnovo i contratti avranno un costo contributivo dello 0,5% in più rispetto all’1,4% che già è a carico del datore di lavoro e che finanzia la Naspi.

Migranti: bozza dl, 10 motovedette e 2 navi a Libia – L’Italia donerà alla Libia dieci motovedette della Guardia Costiera e due unità navali della Guardia di Finanza. E’ quanto prevede la bozza del decreto legge all’esame del pre consiglio dei ministri che stanzia anche poco meno di un milione e 400mila euro in due anni per la manutenzione dei mezzi e la formazione del personale della Marina e della Guardia Costiera libica




Voglia di Salvini, nel Lazio pronti gli spostamenti di massa. Tersigni avverte: “A Nemi la Lega è opposizione”

La politica, si sa, è opportunità e ci sono determinati politici, ottimi comunicatori, talmente elastici e smart che riescono ad orientarsi subito a seconda del vento che tira. Adesso c’è l’ondata Salvini che sta letteralmente sgominando anche gli M5S. Salvini, fino a ieri bistrattato da alcuni, una gran fetta di perbenisti della politica a dir la verità, è diventato il soggetto del desiderio. Ora che Governa a maggior ragione. Abbiamo perciò assistito nel giro di un anno ad una migrazione verso la Lega come fosse l’unica arca della salvezza a cui aggrapparsi. La Lega continua il suo radicamento sul territorio. Sono infatti sempre più numerose le adesioni di amministratori che condividono il progetto politico di Salvini e le politiche del Governo. A L’Aquila dieci amministratori sono passati alla Lega Abruzzo.

Non parliamo del sud dove tanti amministratori sono passati da Forza Italia alla Lega, abbandonando definitivamente l’ammiraglia del Cav per puntare sul cavallo vincente del centrodestra. Sindaci, assessori, consiglieri comunali si sono buttati tra le braccia di Salvini dopo le elezioni. In Campania a guidare le truppe salviniane ci sono la onorevole Pina Castiello, ex Pdl in buoni rapporti con Cosentino e i Cesaro e come Cantalamessa, figlio di un notabile campano dell’Msi che fu seguace fedele di Almirante. Noto anche il passaggio con Salvini del dissidente forzista Domenico Di Giorgio, consigliere provinciale di Salerno ed ex sindaco di Montecorvino Pugliano, e dell’ex direttore generale dell’Asl Antonio Squillante.

Anche nel Lazio la Lega è cresciuta moltissimo

Da indiscrezioni il gruppo del centrista di Ciocchetti potrebbe decidere di passare nella Lega. Addirittura avrebbe un appuntamento fissato per mercoledì. Ma sono solo voci che provengono dai vari corridoi politici pieni di spifferi. Se così fosse il gruppo di Ciocchetti e del suo caudillo Giovanni Libanori potrebbero seguire la strada che ha già intrapreso prima di loro il giovane consigliere Stefano Tersigni che da Fratelli d’Italia è passato alla Lega con la nomina di coordinatore della Lega a Nemi.

Sull’ipotesi di un imminente passaggio del gruppo di Ciocchetti nella Lega di Salvini abbiamo sentito proprio Tersigni il quale, almeno per il momento fa spallucce ma allo stesso tempo mette subito i paletti che dai toni sembrano difficili da buttare giù: “Ho sentito anche l’On. Durigon (coordinatore provinciale della Lega) il quale non ha nessuna notizia in merito ma in qualsiasi caso, se dovesse esserci questo passaggio, Libanori ed eventualmente i Consiglieri Comunali a lui vicini dovrebbero passare all’opposizione. La Lega su Nemi la rappresento io in qualità di Coordinatore Comunale nominato ufficialmente dal Coordinatore Regionale l’On Francesco Zicchieri e la Lega a Nemi è e rimarrà all’opposizione”. Questa dunque la posizione di Tersigni: ben venga il passaggio ma a Nemi la Lega è all’opposizione. Staremo a vedere che piega prende questa ennesima storia politica. Occhio agli spifferi.

L’intervista a Luciano Ciocchetti a Officina Stampa del 30/03/2017




Alfano chiude con la politica: “Torno a fare l’avvocato”

L’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano torna a fare l’avvocato e da lunedì prossimo diventerà consulente per lo studio legale BonelliErede su questioni di diritto e diplomazia internazionale. La novità è stata annunciata dallo studio milanese in una nota, in cui si afferma che Alfano sarà ‘of Counsel’, ossia consulente esterno, inserito in un focus team di professionisti su ‘Public International Law & Economic Diplomacy’.

All’interno del gruppo, si afferma, verranno integrate le competenze di Angelino Alfano con quelle di molti professionisti che si occupano di materie collegate al diritto internazionale pubblico come, ad esempio, anticorruzione, arbitrati internazionali, fiscalità e regolatorio. L’obiettivo è assistere non solo le aziende, ma anche Stati, Enti, Istituzioni dell’area del Mediterraneo, Africa e nel Medio Oriente per favorire gli investimenti. “Dopo aver definitivamente lasciato la politica, ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla libera professione, con un particolare orientamento allo scenario e ai mercati internazionali e l’opportunità di BonelliErede ha rappresentato una scelta naturale in questa direzione”, ha commentato Alfano. “Intraprendo questo nuovo percorso professionale con l’entusiasmo e la voglia di un progetto a lungo termine, in cui valorizzare al massimo le mie esperienze pregresse, pur in discontinuità rispetto ai ruoli da me ricoperti in passato”.

Alfano, 47 anni, ha ricoperto la carica di ministro in tre occasioni: dal 2008 al 2011 è stato ministro della Giustizia, successivamente dell’Interno dal 2013 al 2016, quindi ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale nel biennio 2017-2018. Inoltre, dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 ha ricoperto la carica di vicepresidente del Consiglio dei ministri. Laureato in giurisprudenza nel 1993 presso l’Università Cattolica di Milano, con dottorato di ricerca in Diritto dell’Impresa presso l’Università degli Studi di Palermo, Alfano è abilitato all’esercizio della professione forense dal 1996. BonelliErede ha inoltre annunciato l’ingresso nel proprio team di un altro consulente, l’avvocato ed economista egiziano Ziad Bahaa-Eldin, già a capo della Egyptian Investment Authority e ministro della Cooperazione; sarà anche managing partner di Bahaa-Eldin Law Office, law firm egiziana appena costituita che lavorerà in collaborazione con BonelliErede.

“Per la nostra organizzazione – hanno commentato i co-managing Partner Stefano Simontacchi e Marcello Giustiniani – l’ingresso di Angelino Alfano e di Ziad Bahaa-Eldin rappresenta un salto in avanti. La loro vasta competenza nell’ambito della diplomazia economica, unita alla loro sensibilità nello sviluppo internazionale, rafforzeranno il nostro presidio in Africa e nel Medio Oriente. Da tempo avevamo in programma di sviluppare servizi di consulenza per Stati e Istituzioni che affiancassero quelli alle imprese e riteniamo che Angelino Alfano rappresenti il profilo giusto per aiutarci a realizzarli. Con Ziad e la costituzione della nuova struttura rafforzeremo inoltre in modo significativo la nostra presenza in Egitto”.




I giudici di Caltanissetta su Borsellino: “Si è trattato di uno dei più gravi depistaggi della storia”

PALERMO –  “Le dichiarazioni di Vincenzo Scarantino sono state al centro di uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”. Nero su bianco, per la prima volta, i giudici di Caltanissetta scrivono del clamoroso depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino. Nelle motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater, depositate ieri sera, la Corte d’assise dedica un lungo capitolo al falso pentito Scarantino.
A distanza di un anno e due mesi dalla pronuncia del dispositivo, è stata depositata la motivazione della sentenza che ha condannato all’ergastolo i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino e a dieci anni per calunnia i falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci. Le motivazioni, lunghe 1.865 pagine, ricostruiscono anche il clamoroso depistaggio delle indagini sulla strage costata la vita a Borsellino e agli agenti della scorta.




Fico difende le Ong e chiede solidarietà, la rete lo copre d’insulti: “Boldrino”

Basta farsi un giro su Twitter per vedere che il paragone è stato fatto già migliaia di volte in poche ore. Fico difende il lavoro delle Ong, e sui social lo si schernisce dandogli della Boldrini, un po’ in ogni declinazione. Apre le danze Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: “Aggiornaci anche quando vai in visita dai terremotati italiani” e poi l’hashtag: “#Boldrino” in chiusura del tweet. E lo fa rispondendo direttamente ad un post del presidente della Camera.

Aggiornaci anche quando vai in visita dai terremotati italiani. #Boldrino

— Giorgia Meloni ن (@GiorgiaMeloni) 30 giugno 2018

A ruota seguono decine di commenti al suo tweet dove Fico viene duramente criticato, accusato di avere da presidente della Camera una posizione molto simile a quella di Laura Boldrini che alla presidenza di Montecitorio lo ha preceduto. “Abbiamo cacciato lei, cacceremo anche te”, scrive un utente. “Continua così e voteremo tutti per la Lega invece che 5 stelle”, scrive un militante dei pentastellati. “Hai già dimostrato diverse volte che non sei degno di questa carica”, “ha cabiato tessera, adesso è del Pd”, “Deve esserci qualcosa di strano in quella poltrona. Non può essere una coincidenza due su due…”, “Pensa a mettere in regola le domestiche di casa tua”, e diversi insulti di chi sostiene che Fico “non ama gli italiani”. Al presidente anche la solidarietà di molti utenti della rete, anche se in numero nettamente inferiore. Difendere le ong, chiedere solidarietà per i migranti o umanità davanti ai fatti di cronaca sembra decisamente impopolare oggi in Italia.

Incredibile sequela di insulti per @Roberto_Fico solo per aver dimostrato umanità. In ultimo la battuta di @GiorgiaMeloni che lo ha definito #boldrino.Che sia fuori moda occuparsi degli altri, degli ultimi con concreti gesti di vicinanza?Meglio la sola propaganda #salvinidimaio ?

— Laura Puppato (@LauraPuppato) 30 giugno 2018