Il giallo della strage di Bologna e quelle “zone d’ombra” di cui parla Mattarella

“I processi giudiziari sono giunti fino alle condanne degli esecutori, delineando la matrice neofascista dell’attentato. Le sentenze hanno anche individuato complicità e gravissimi depistaggi. Ancora restano zone d’ombra da illuminare. L’impegno e la dedizione di magistrati e servitori dello Stato hanno consentito di ottenere risultati che non esauriscono ma incoraggiano l’incalzante domanda di verità e giustizia”.

Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio per il 38mo anniversario della strage di Bologna.

“Sono trascorsi trentotto anni dalla tremenda Strage di Bologna – scrive il presidente – che straziò 85 vite innocenti, con indicibili sofferenze in tante famiglie, ferendo in profondità la coscienza del nostro popolo.

Il tempo non offusca la memoria di quell’attentato, disumano ed eversivo, che rappresentò il culmine di una strategia terroristica volta a destabilizzare la convivenza civile e, con essa, l’ordinamento democratico fondato sulla Costituzione.

L’orologio della stazione, fissato sulle 10 e 25, è divenuto simbolo di questa memoria viva, di un dovere morale di vigilanza che è parte del nostro essere cittadini, di una incessante ricerca della verità che non si fermerà davanti alle opacità rimaste. Fu un’esplosione devastante, per la città di Bologna e per l’intera Repubblica.

Morirono donne e uomini, bambini e adulti. Bologna e l’Italia seppero reagire, mostrando anzitutto quei principi di solidarietà radicati nella nostra storia. Il popolo italiano seppe unire le forze contro la barbarie. Di fronte alle minacce più gravi, le risorse sane e vitali del Paese sono sempre state capaci di riconoscere il bene comune: questa lezione non va dimenticata. I processi giudiziari sono giunti fino alle condanne degli esecutori, delineando la matrice neofascista dell’attentato.

Le sentenze hanno anche individuato complicità e gravissimi depistaggi. Ancora restano zone d’ombra da illuminare. L’impegno e la dedizione di magistrati e servitori dello Stato hanno consentito di ottenere risultati che non esauriscono ma incoraggiano l’incalzante domanda di verità e giustizia. L’azione generosa che l’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage ha svolto negli anni, e continua a svolgere, costituisce una preziosa energia che riesce a propagarsi nella società e nelle istituzioni. Desidero rinnovare il mio sentimento di vicinanza ai familiari delle vittime e rivolgo un ringraziamento ai bolognesi e a tutti coloro che continuano a onorare il ricordo delle vittime con civismo e passione democratica. Proprio il senso di comunità, che i terroristi volevano spezzare, è la garanzia che non prevarrà la cultura di morte”.

“C’è un obbligo morale prima ancora che politico che ci guida: giungere ad una verità certa, libera da zone grigie e sospetti. Questo è l’unico vero modo di onorare le vittime e realizzare le legittime e sacrosante richieste dei loro familiari”. Sono le parole pronunciate da Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, nell’incontro coi familiari delle vittime della Strage di Bologna. “C’è uno Stato che per 38 anni è rimasto in silenzio, negligente e non ha voluto fare luce su verità inconfessabili su cui bisogna accendere un faro”.

“Vogliamo che possiate credere nello Stato non con le parole ma con i fatti concreti. Il tempo delle parole è finito: abbiamo siglato un protocollo triennale tra ministero della Giustizia, dei Beni culturali e Cdm per la digitalizzazione degli atti così che siano accessibili a tutti“. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, intervenendo a Palazzo d’Accursio alla commemorazione per la strage alla stazione di Bologna del 1980. Parlando davanti ai familiari delle vittime della strage del 2 agosto, il ministro ha sottolineato che questa attività di digitalizzazione della documentazione relativa alle stragi che hanno insanguinato l’Italia negli negli scorsi decenni, verrà portata avanti anche con il coinvolgimento “dei detenuti” in un’ottica di finalità rieducativa della pena. La digitalizzazione, ha concluso, riguarderà la cosiddetta “Rete degli archivi per non dimenticare”




Vigilanza Rai boccia Foa: contro la presidenza a Marcello c’è l’asse Forza Italia – Pd

Scontro aperto tra Lega e Forza Italia sulla presidenza della Rai. La frattura si apre di buon mattino, con la bocciatura di Marcello Foa in commissione di Vigilanza grazie al ‘non voto’ dei parlamentari azzurri, schierati con Pd e Leu contro la ratifica dell’ex firma del Giornale. La rottura si consuma nel tardo pomeriggio, con il fallimento definitivo dell’ipotesi di ricompattare il centrodestra sul nome di Foa.

“FI non lo rivoterà mai” avverte Berlusconi. Salvini attacca: “Hanno scelto il Pd per fermare il cambiamento” e la Lega non arretra: “Il cda della Rai è in carica e può svolgere mansioni e funzioni”. La visita, in mattinata, del ministro dell’Interno al Cavaliere, ricoverato al San Raffaele, non serve a riavvicinare le posizioni dei due (ex?) alleati: a San Macuto, gli azzurri restano compatti e la maggioranza giallo-verde raccoglie 22 voti a favore di Foa (uno in meno rispetto a quelli che aveva sulla carta con l’appoggio di Fdi), sotto il necessario quorum di 27.

“Mi rimetto alle decisioni dell’azionista”, commenta Foa, presidente ‘mancato’, lasciando subito intendere che non intende dimettersi dal cda (come fece invece Andrea Monorchio, nel 2005, dopo la bocciatura in Vigilanza) in attesa di un segnale dal governo. Apre così, da consigliere anziano, la riunione lampo del cda di Viale Mazzini che in poco più di venti minuti non può che limitarsi a prendere atto del voto della bicamerale e aggiornarsi a domani. Foa “è una persona libera che ha lavorato nell’ambito dell’informazione del centrodestra, conto che abbia il sostegno di tutto il centrodestra”, insiste da subito Salvini e sembra aprire a un margine di intesa. Più cauta la posizione del vicepremier Di Maio: “Va eletto un presidente della Rai: se ci sarà un’intesa tra le forze politiche su Foa è auspicabile che torni, altrimenti sono le forze politiche che siedono in commissione, nella loro interlocuzione, che possono trovare un’alternativa”. Ma dopo l’arroccamento di Berlusconi sul no, il Carroccio decide di forzare: il consiglio può andare avanti così com’è. Una posizione che evoca chiaramente la volontà di procedere in tempi brevi alle nomine in testate e reti, ma che pone una questione giuridica, oltre che politica. Foa è infatti il consigliere più anziano all’interno del cda, un ruolo contemplato anche dallo Statuto della Rai, e come tale ha coordinato i lavori anche oggi. Le regole prevedono però che eserciti le funzioni del presidente in mancanza di un vicepresidente, che a sua volta può essere nominato solo se la nomina del presidente è diventata “efficace”, cioè abbia avuto l’ok della Vigilanza. Insomma un rompicapo: non a caso oggi in cda Rita Borioni, eletta in quota Pd, chiede un chiarimento tecnico sui poteri del consigliere anziano. “Il cda non è legittimato, non può prendere decisioni senza un presidente reso efficace da voto Vigilanza. Se ascoltano Salvini rischiano la fine del caso Meocci: consiglieri condannati da Corte Conti a pagare 11 milioni”, avverte su Twitter il deputato dem Michele Anzaldi. Chi prova, invece, a sparigliare sono Usigrai e Fnsi, con una doppia proposta a cda e partiti: scegliere per la presidenza Riccardo Laganà, consigliere eletto dai dipendenti di Viale Mazzini, oppure un cronista sotto scorta, simbolo di quel giornalismo esemplare citato di recente anche da Di Maio. Se è stallo sulla presidenza, è già al lavoro, invece, il neo amministratore delegato Fabrizio Salini, impegnato al settimo piano nei colloqui con i primi riporti dei settori della governance e della comunicazione. E scrive ai dipendenti, invitandoli ad essere protagonisti di “una nuova pagina del servizio pubblico”. “E’ mia intenzione – assicura il manager – lavorare con impegno, coniugando creatività e rigore, consapevole che nessun obiettivo potrà mai essere raggiunto senza il pieno coinvolgimento di tutte le donne e gli uomini che, ogni giorno, tramite il proprio lavoro, rendono davvero grande questa azienda”.




Zingaretti e quella necessità di imbarcare un ex Lega e un ex Forza Italia. Tentativi di equilibrio con M5S

Il Pd imbarca in maggioranza alla Regione Lazio sia Enrico Cavallari e Giuseppe Cangemi, esponenti del gruppo misto. Il primo (già assessore al Personale della giunta Alemanno) è l’ex consigliere regionale della Lega espulso dal partito con una mail e l’altro è un ex eletto nelle fila di Forza Italia.

La mossa del leader regionale dem Nicola Zingaretti rientra nella strategia di affrancamento dai 5 Stelle nei confronti dei quali il Partito Democratico aveva ed ha la necessità di dover rendere conto per rimanere in carica, dopo l’accordo con la grillina Roberta Lombardi di far durare la legislatura almeno un anno.

Infatti, il rapporto con i pentastellati si fa sempre più esile come conseguenza delle pressioni che arrivano dai vertici del Movimento 5 Stelle ma anche dalla sindaca romana Virginia Raggi che non perde occasione di stuzzicare Nicola Zingaretti o addirittura escluderlo da tavoli strategici.
Lo stesso Presidente delle Regione Lazio trova difficoltà a gestire gli atti proposti dai consiglieri grillini, alcuni addirittura fuori dai limiti di pensiero dem come la bozza di legge di Davide Barillari sui vaccini.

Allora, l’ingresso di Enrico Cavallari e Giuseppe Cangemi certifica l’aumento dei seggi di maggioranza da 24 a 26 su un totale di 51. Ciò è avvenuto dopo la sottoscrizione di un’intesa programmatica composta di 10 punti che appare come “un’assunzione di responzabilità”, lanciata dal capogruppo dei dem Mario Buschini.

Ma solo mercoledì prossimo si farà formale quando il Pd voterà in blocco Cangemi a vicepresidente di Aula al posto dell’arrestato e quindi
decaduto Adriano Palozzi, e nominerà Cavallari a presidente di una commissione.
Data la stranezza di questo estremo cambio di casacche, accettato bipartisan considerando che “se si è fatto in Parlamento, si può fare anche in Consiglio Regionale” (Matteo Renzi, Denis Verdini e Angelino Alfano), è interessante indicare i punti salienti che sintetizzano le esperienze politiche di Enrico Cavallari e Giuseppe Cangemi.
Il primo si distingue, come abbiamo già accennato, per un passato nell’estrema destra romana e come assessore dell’ex sindaco Gianni
Alemanno per 5 anni dal 2008 al 2013, eletto con la Lega e accompagnato all’uscio dal neo coordinatore Zicchieri.

Il secondo fedelissimo assessore regionale dell’ex governatrice Renata Polverini tra il 2010 e 2012 e in giovane età parà della Folgore.
Anche se tra i dem c’è chi pensava a Massimiliano Maselli o Stefano Parisi, consiglieri più moderati ma che chiedevano correzioni profonde di alcuni programmi proposti come quello sugli inceneritori.

Gianpaolo Plini




Pensioni e previdenza: le verità taciute

In occasione della Relazione annuale dell’istituto di previdenza alla Camera , il presidente dell’Inps Tito Boeri è tornato ad avvertire il governo: “Senza immigrati non si pagano le pensioni”.

Cosa c’è che non convince nella dichiarazione di Boeri?

Nel 2015, secondo la Corte dei Conti, il patrimonio Inps era per la prima volta in rosso perché, sempre secondo questa Corte, le prestazioni furono 307 miliardi mentre le entrate contributive segnavano 215 miliardi. In quell’occasione Boeri aveva tranquillizzato tutti dicendo : “I conti sono garantiti dallo Stato, solo questioni contabili”.

A prescindere dal fatto che anche nel 2013 il patrimonio chiudeva in rosso e nessuno auspicava, giustamente, gli arrivi di barconi dei migranti, e quindi l’anomalia dell’Inps va ricercata altrove.

Boeri sa dove cercare “l’anomalia” ma preferisce fare spallucce e la trimurti Cgil/Uil/Cisl tace.

I contributi sociali sono un obbligo contributivo sul rapporto di lavoro, versati dal datore di lavoro all’ente di previdenza sociale (INPS) per far maturare il diritto del lavoratore alla pensione e alla tutela previdenziale.

In parole più semplici il lavoratore subordinato versa periodicamente all’ente una quota del suo stipendio/salario destinandola ad un’assicurazione di vecchiaia, ovviamente proporzionata ai contributi versati. E’ cura dell’ente, come tutte le assicuratrici, investire il capitale raccolto per garantire la sua giusta rivalutazione.

Da questo punto di vista si fatica a comprendere come una compagnia assicuratrice possa mai chiudere in rosso. Eppure la Corte dei Conti certifica di tanto in tanto questo fenomeno nei riguardi dell’Inps.

Perché succede questo?

Boeri lo sa che a carico dell’ente, sono state iscritte tutte le prestazioni previdenziali e tutto quello che è attinente alle prestazioni di natura assistenziale.

In forza di ciò l’assioma di Boeri viene capovolta e cioè, anziché “senza immigrati non si pagano le pensioni”, verrebbe da dire che “il pagamento delle pensioni può fare facilmente a meno degli immigrati”. Per correttezza bisogna qui chiarire che il maggior aggravio alla situazione INPS non deriva certo dalla presenza degli immigrati..

Altro è il fardello che porta l’ente, fardello che dovrebbe riguardare la fiscalità generale e non si comprende perché il lavoratore subordinato e solamente il lavoratore subordinato dovrebbe sopportare un pesantissimo carico delle prestazioni previdenziali e tutto quello che è attinente alle prestazioni di natura assistenziale.

Alle prestazioni pensionistiche sono state affiancate prestazioni assistenziali finanziate con i contributi dei lavoratori come il Rei, Reddito di Inclusione attivo dal 1 gennaio 2018. Quest’ultimo consiste in una misura di contrasto alla povertà composta, dà un supporto di tipo economico, pari a 308 euro mensili, e che risulta variabile a livello territoriale, con un intervallo tra i 242 euro della Valle d’Aosta ai 338 euro della Campania.

Secondo una pubblicazione dell’Osservatorio sul Reddito di Inclusione, nel primo semestre 2018 sono stati erogati benefici economici a 267 mila nuclei familiari raggiungendo 841 mila persone. Dal 1 gennaio 2018 il Rei ha sostituito un’altra misura di contrasto alla povertà, il SIA – Sostegno per l’Inclusione Attiva, raggiungendo così circa 311 mila nuclei.

Se si moltiplica il numero medio dei nuclei per la media del beneficio erogato si avrà una media mensile di
euro : 311.ooo x 308 = euro 95.788.000 che moltiplicata per 12 mesi si avrà la media annua di euro 1.149.456.000.

Se a questo miliardo e passa, si dovessero aggiungere poi i versamenti per gli assegni sociali, ovverosia le prestazioni assistenziali che dal 1996 sostituiscono, le pensioni sociali e che per il 2017 furono liquidati n.78.470 assegni, aggiungendo ancora il controvalore di tutti gli assegni per il nucleo famigliare dei comuni, quello per la cassa integrazione guadagni ordinaria, quello per l’indennità di accompagnamento, quello per le varie forme di indennità di disoccupazione, quello per la mobilità ovvero l’intervento a favore di particolari categorie di lavoratori dipendenti, licenziati da aziende in difficoltà, indennità che garantisce una prestazione di sostegno al reddito sostitutivo della retribuzione. Se si dovesse aggiungere tutto questo ed altro al calderone INPS, si avrà un quadro più che chiaro del carico che la contribuzione del lavoratore subordinato è costretta a sopportare indebitamente.
Che sia domani con l’introduzione del nuovo “reddito di cittadinanza”? Cercheranno la copertura e c’è da scommettere che la troveranno addossando anche questo a carico della contribuzione del lavoratore.

Con questo passo, come potrà mai tornare attivo il patrimonio dell’Inps!

Che Boeri lo sa e tace ormai ci si è fatta una ragione. Tanto per lui va tutto bene : “I conti sono garantiti dallo Stato, solo questioni contabili”.

Il fatto però che le associazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil non si fanno promotori per una separazione netta delle due gestioni, quella pensionistica e quella previdenziale, fa molto preoccupare perché questa volta non si tratta di “questioni contabili” bensì di cose serie da cui dipende il futuro di tanti pensionati.

Emanuel Galea




Roma, Mussolini e Rendina su commercio e mercati: “I 5 stelle bocciano anche le loro stesse intenzioni”

ROMA – “Roma è in balia del delirio a 5 stelle”. Così il Consigliere dell’Assemblea Capitolina Rachele Mussolini, sugli emendamenti bocciati dall’amministrazione Raggi. “Sono riusciti a bocciare perfino emendamenti che prevedevano l’applicazione di loro atti deliberativi. Ho chiesto in Assemblea Capitolina, dopo aver concertato con Paolo Rendina, Responsabile Commercio Fratelli D’Italia, l’applicazione dell’abbattimento
del canone concessorio, previsto dalla normativa vigente, a favore delle AGS Mercati, sulle maggiori occupazioni di superficie autorizzate e sui magazzini in concessione. Nulla, i 5 stelle non hanno riconosciuto neppure la loro farina. Gli operatori dei mercati romani debbono sapere che questa amministrazione non si ragione e non si sviluppano politiche di supporto”. Continua Rachele Mussolini “La riqualificazione del
commercio e dei mercati parte dalla collaborazione e dalla disponibilità dell’amministrazione, ma serve
serietà, qui manca tutto”. Così in una nota Rachele Mussolini Consigliere di Roma Capitale “Lista Civica con Giorgia” con Paolo Rendina – Responsabile Commercio Fratelli D’Italia.




Trump si complimenta con Conte: “Sui migranti l’Europa dovrebbe seguire l’esempio dell’Italia”

Il primo ministro Giuseppe Conte è stato ricevuto alla Casa Bianca con una calorosa stretta di mano dal presidente americano Donald Trump. “Grazie Giuseppe per essere qui”, ha detto il presidente Usa. “E’ un grande onore essere qui”, ha risposto il premier.
Conte ha ricevuto il via libera dal presidente americano su tre questioni cruciali: la Libia, una cabina di regia permanente per il Mediterraneo e la questione degli scambi commerciali e dei dazi. Lo affermano fonti di Palazzo Chigi al termine dell’incontro alla Casa Bianca.
Il Presidente americano – informano fonti di Palazzo Chigi – ha dato il suo via libera su tre questioni cruciali poste da Giuseppe Conte. In particolare, il primo è che l’Italia conta sull’appoggio degli USA per la Conferenza sulla Libia che si terrà nel nostro Paese, come annunciato dallo stesso Conte un mese fa al vertice NATO, e che può rappresentare un passaggio cruciale nel processo di messa a punto delle condizioni politiche, legali e di sicurezza indispensabili per lo svolgimento delle prossime elezioni politiche e presidenziali libiche. Ricevuto l’ ok di Trump. Quindi è stato ottenuto – prosegue la stessa fonte – il sostegno di Trump ad una “cabina di regia permanente” tra USA e Italia per il Mediterraneo allargato in chiave di lotta al terrorismo, maggiore sicurezza, immigrazione e soprattutto Libia. Con questa cabina di regia – da attuarsi attraverso i reciproci ministeri degli Esteri e della Difesa – l’Italia assumerebbe un ruolo di punto di riferimento, in Europa, per la Libia e di interlocutore privilegiato con gli Usa. L’idea è che Italia e USA possano insieme farsi promotori e fautori della stabilizzazione del paese nord africano. Ricevuto ok di Trump. Infine, via libera sul tema degli scambi commerciali e dazi: l’obiettivo di Conte è anche avere da Trump garanzie che gli interessi delle aziende italiane non vengano toccati, con particolare riferimento ai prodotti dell’agroalimentare. Per questo l’Italia si dichiara soddisfatta dell’accordo raggiunto tra Trump e Junker e ne auspica una rapida attuazione. Anche su questo tema via libera di Trump.

“Conte sta facendo un lavoro fantastico”, ha detto Donald Trump ricevendo alla Casa Bianca il premier Giuseppe Conte. “Sono molto d’accordo con quello che state facendo sull’immigrazione legale e illegale”, ha affermato il presidente Usa sottolineando: “Sono d’accordo con la vostra gestione dei confini”. “Molti altri Paesi in Europa dovrebbero seguire l’esempio dell’Italia” sull’immigrazione e su una posizione dura ai confini, ha spiegato il presidente Usa.




Salvini su Migranti: “La sinistra usa come scusa la bassa natalità per importarli”

“Un Paese dove non nascono bambini è destinato a morire. Alla fine di questo mandato il Governo sarà valutato sul numero di nuovi nati più che sul suo debito pubblico”. In gioco “c’è la nostra tradizione, la nostra storia, la nostra identità” e la sinistra sta usando la bassa natalità come una “scusa” per “importare migranti”. Così il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, intervistato dal Times.

In un’altra intervista al Sunday Times il ministro parla di Brexit: “La mia esperienza nel Parlamento europeo mi dice che o ti imponi o loro ti truffano”, ed esorta la premier britannica Theresa May ad adottare una linea più dura nei negoziati con la Ue sulla Brexit. Per Salvini, May dovrebbe prepararsi a lasciare il tavolo senza un accordo. “Perchè – aggiunge – su alcuni principi non c’è bisogno di essere flessibili e tu non dovresti fare passi indietro”.

Fontana: grande Salvini, stesse idee per bene Italia – “Grande Matteo Salvini sul Times: ‘Un Paese dove non nascono bambini è destinato a morire’. Stesse idee per il bene della nazione. Avanti tutta!”. Lo scrive oggi sul suo profilo facebook il ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana. Nel corso della Commissione Affari sociali sulle linee di indirizzo del suo dicastero, Fontana tre giorni fa aveva espresso lo stesso concetto: “La famiglia deve essere considerato un investimento e non una spesa. Il capitale famiglia rappresenta infatti un investimento per il welfare, per il futuro e in termini di Pil. Ogni anno perdiamo in termini demografici una città come Padova. Un problema non certo risolvibile solo allargando le maglie dei flussi migratori”.




Ombre sulla morte di Marchionne? Un uomo scomodo per molti

Fin dall’inizio le scarse notizie sul ricovero di Marchionne hanno destato qualche perplessità nel grande pubblico. Abbiamo lasciato un manager eccezionale in piena efficienza, e di colpo lo abbiamo ritrovato ricoverato e in fin di vita, come fin dall’inizio era chiaro che fosse. Gli scarsi bollettini medici parlavano di ‘rianimazione’, poi di ‘coma irreversibile’. Poi di morte. Ma qual è la verità? La convocazione d’urgenza dello stato maggiore FCA per designare il suo successore ha confermato le previsioni più pessimistiche.

Ma chi era Sergio Marchionne, ignoto fino ad un certo momento al grosso pubblico, e apparso come l’arcangelo Michele per uccidere il drago della concorrenza straniera? ‘Serghio’, come lo chiamano gli americani, è arrivato in Fiat togliendo l’osso di bocca a chi l’avrebbe acquisita per un pezzo di pane, – come è successo per tante nostre eccellenze italiane – sconvolgendo i piani di chi già la bocca se l’era fatta. Certo, nessuna ristrutturazione è indolore, ma almeno quella di Marchionne ha inteso lasciare in Italia il cuore dell’azienda, portando da noi la produzione di modelli americani, e in USA modelli italiani. Aumentando la qualità della produzione, Marchionne ha risollevato negli States la reputazione della FIAT : un acronimo che si traduceva con “Fit It Again Tony”, provaci ancora, Tony, dove quel ‘Tony’ italianeggiante mostrava tutto il disprezzo per un’auto di bassa qualità che aveva sempre bisogno del meccanico. Oltretutto portando in America modelli che avevano un consumo molto basso, fino ad allora sconosciuto.

Le cronache ci raccontano di un Marchionne alla mano con tutti, specialmente con gli operai, dei quali aveva voluto migliorare la situazione lavorativa: “Come pretendete che possano produrre cose di qualità in queste condizioni?” Personalmente ci eravamo affezionati alla presenza di uomo eccezionale come lui; uno che sapeva dove metter le mani e faceva magie, come il mago Silvan. Un vincente. E in più, come dice una canzone, un italiano vero, uno che non aveva rinnegato le sue origini e la sua patria. Alla fine della fiera, la sua azione ha avuto la sua ragion d’essere, guardando i risultati. Quello che il grosso pubblico ha compreso, e che si capiva dalla sua figura in televisione, è che l’uomo non era uno che parlasse a vanvera, e che si facesse pubblicità. La sua abitudine di indossare un maglioncino blu, anche se rigorosamente di cachemire, denotava una personalità concreta e scevra da sovrastrutture. La sua morte ha gettato nel panico le industrie FCA e quelle correlate. Il destino della FCA, come delle altre, appare compromesso. Una perdita del 15% in borsa può causare grandi perdite, ma anche grandi guadagni per chi scommette sul rimbalzo; ma certamente mette l’azienda in condizioni d’essere acquisita con un grande risparmio.

La domanda è: quali prospettive ha oggi il gruppo FCA senza Marchionne?

E a chi ha potuto far comodo, diciamo così, la morte di Marchionne, l’unico capace di aver portato l’asticella al settimo posto nel mondo, partendo da due situazioni fallimentari? E chi oggi avrebbe timore della sua presenza sul mercato, quando all’orizzonte s’affaccia un cambiamento epocale, come l’auto elettrica? Sappiamo che ‘Serghio’ aveva già avuto dei contatti con i cinesi, i primi e più avanzati produttori al mondo di batterie al litio, padroni di una tecnologia avanzatissima e capaci di una produzione a grandi numeri, proprio quelli che interessavano a Marchionne. L’intesa che possiamo ipotizzare, è quella che avrebbe visto da una parte la FCA, con un enorme mercato come quello degli States, ma non solo. Dall’altra un Marchionne con un know how insuperabile nella costruzione di auto, ed una mentalità già collaudata per le grandi imprese. Ce n’è d’avanzo per far schizzare la FCA al primo posto nel mondo. Per produrre auto che, diceva Marchionne, erano destinate alla middle class. E a chi le avrebbe vendute, ebbe un giorno a dire, se la middle class non esisteva più? Chi ha voluto la distruzione della classe media, se non qualcuno che controlla grossi capitali mondiali, al servizio del potere globale, del ‘Nuovo Ordine Mondiale’? Quello che, fatti salvi i ricchi sempre più ricchi e sempre meno numerosi , tende a globalizzare tutto, anche le classi sociali?

Imposimato un giorno in una sua intervista ebbe a dire che la responsabilità di molte stragi insolute in Italia era della Bilderberg. Siamo complottisti? Forse. La cosa certa è che sotto il primo livello di qualsiasi governo ne esistono almeno altri due, da utilizzare secondo la bisogna e la gravità della situazione. Aldo Moro, come racconta il bel libro di Gianni Fasanella ‘Puzzle Moro’, fu eliminato perché pericoloso per l’egemonia di qualche stato europeo. Enrico Mattei voleva risollevare l’Italia ad un livello che, seguendo sempre il libro di Fasanella, era stato proibito dall’incontro postbellico di Yalta. Sergio Marchionne, che potremmo definire il nuovo Enrico Mattei, era scomodo per una buona parte dell’industria automobilistica mondiale, fin da quando rifiutò alla Volkswagen la vendita dell’Alfa Romeo, che allora, grazie ad una amministrazione più che altro politica, navigava in pessime acque.

Le notizie del ricovero di Marchionne sono state fin dall’inizio viziate da un difetto di comunicazione. Mai abbiamo avuto notizie più frammentarie e incomprensibili per i malori di qualsivoglia uomo pubblico. Il diciotto di giugno Sergio Marchionne ha partecipato ad una bella cerimonia, durante la quale è stata consegnata ai carabinieri una Jeep, e abbiamo potuto sentire dagli accenti commossi del suo breve discorso quanto lui tenesse alle sue origini, a suo padre maresciallo dell’Arma e alla sua educazione ricevuta rispettando certi valori. Che poi lui aveva trasposto nella sua vita e nella sua professione. Venti giorni dopo i TG battono la notizia della convocazione urgente dello stato maggiore della FCA per la sua sostituzione. Seguono notizie strane, non precise, ma sempre senza speranza. Veniamo poi a sapere della sua operazione alla spalla destra, durante la quale ‘qualcosa è andato storto’. Sembra assurdo che qualcosa possa andare storto in una clinica svizzera, certamente un’eccellenza per quel paese, soprattutto per un’operazione che non coinvolge parti del corpo sedi di organi vitali. Non siamo in un ospedale che possa far pensare ad un caso di malasanità. Le sue condizioni, che non venivano descritte, facevano pensare, data la subitaneità del crollo, ad una emorragia cerebrale. Ma no, ci viene detto prima di una crisi cardiaca, seguita da un’altra. Poi di un’operazione, notizie frammentarie e confuse. Poi di un tumore del quale Marchionne avrebbe conosciuto l’esistenza. Poi si parla di troppe sigarette. Non siamo indovini, ma quando ci sono troppe verità, magari nessuna di esse è quella giusta. Ormai ‘Serghio’ non c’è più. Se n’è andato lasciando dietro di sé una scia di domande che non avranno mai risposta, se non quelle ufficiali che non servono a nulla. Il sospetto, in tempi come questi, che fosse troppo scomodo e pericoloso per qualcuno – come in effetti era, sul piano industriale – rimane. Siamo complottisti? Forse, anzi sicuramente. Ma, come disse una volta un apprezzato uomo politico italiano, a volte anche noi c’azzecchiamo.

Roberto Ragone




Salvini soddisfatto su nomine Rai: “Con Foa e Salini finalmente voci diverse!”

Nella tv di Stato è cambiata aria. Al vertice della Rai “noi abbiamo indicato un ad e un presidente staccati dai partiti, due giornalisti, manager, imprenditori”. Così Matteo Salvini dal palco del comizio a Fontevivo di Parma, è tornato sulle nomine del servizio pubblico. Rispetto alle critiche del Pd, il vicepremier ha aggiunto: “Hanno paura che cambi qualcosa in Rai, la loro paura è fondata. Cambieranno le cose, verranno valorizzati giornalisti dimenticati perché non erano di sinistra”.

Il ministro del Tesoro Tria ha proposto al cdm il nominativo di Fabrizio Salini come ad Rai e Marcello Foa come consigliere di amministrazione. Quest’ultimo sarà votato dalla commissione di Vigilanza per la carica di presidente dell’azienda radiotelevisiva.

“Oggi diamo il via a una rivoluzione culturale. “Ora ci liberiamo dei raccomandati e dei parassiti”, nella Rai”. Così il vicepremier Luigi Di Maio, al termine del Consiglio dei ministri, presenta ai cronisti la scelta dei nomi da parte del governo sui vertici Rai, Marcello Foa, Presidente e Fabrizio Salini Ad.

“Stiamo lavorando ai tanti dossier aperti, tanti problemi che stiamo affrontando in questi primi 50 giorni di governo”, ha affermato Di Maio.

“Finalmente ci saranno tante voci diverse alla Rai. Non ci sarà solo la voce della sinistra renziana, ma tante voci diverse”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, arrivando a Fontevivo (Parma) per la festa della Lega Emilia. E le critiche dell’opposizione sulle nomine del servizio pubblico? “Quelli del Pd sono veramente alla frutta. Auguro loro un agosto di serenità e di relax perché ne hanno bisogno”, ha risposto Salvini.

”Sono orgoglioso ed emozionato per la nomina a presidente Rai, che è giunta inaspettata nell’arco di pochissime ore. Ringrazio di cuore il primo ministro Giuseppe Conte, i vice premier Matteo Salvini e Luigi di Maio, il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’economia Giovanni Tria per la fiducia accordatami”. Scrive Marcello Foa su Fb. ”Mi impegno sin d’ora per riformare la Rai nel segno della meritocrazia e di un servizio pubblico davvero vicino agli interessi e ai bisogni dei cittadini italiani”. ”Sin dai tempi del mio maestro Indro Montanelli – aggiunge Marcello Foa -, mi sono impegnato per un giornalismo intellettualmente onesto e indipendente e da oggi rinnovo questo impegno morale nei confronti dei giornalisti e di tutti i collaboratori della Rai”. ”Grazie di cuore al Gruppo Corriere del Ticino – conclude – per questi splendidi anni trascorsi assieme. E’ stato un onore, lascio con commozione una squadra meravigliosa”.

”La Rai è una grande azienda che appartiene ai cittadini, colma di personalità, di creatività e di risorse. Il mio compito sarà quello di valorizzarle tutte per poter offrire un prodotto che rispecchi l’eccellenza italiana con contenuti diversificati, ampi e ricchi di stimoli”. A scriverlo sul suo profilo Fb è Fabrizio Salini, indicato come nuovo ad della Rai. ”Ma la Rai non è un’isola: le relazioni internazionali, così come la valorizzazione delle produzioni locali, sono parte essenziale della sua missione. Ringrazio per la fiducia che mi è stata accordata, e ringrazio i dipendenti e i dirigenti Rai per ciò che hanno fatto e per ciò che faremo insieme”, conclude Salini.

“In ottemperanza alle disposizioni di legge e di statuto e a completamento delle designazioni già effettuate dal Parlamento e dall’azienda, per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione della Rai il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, ha proposto al Consiglio dei Ministri i seguenti nominativi: Fabrizio Salini, indicandolo per la carica di amministratore delegato, e Marcello Foa per la carica di consigliere di amministrazione. E’ quanto si legge in una nota del Ministero dell’Economia. Non nasconde la soddisfazione anche il presidente del consaiglio Giuseppe Conte che in un tweet plaude al rilancio dlel’azienda con le nuove nomine




Traffico di droga dal Lazio alla Sardegna: sequestrati beni per 2 milioni di euro

CAGLIARI – Beni per quasi due milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Cagliari ad un gruppo criminale con base operativa a Villacidro e ramificazioni fino in Lazio, sgominato nel marzo del 2017 dai carabinieri di Villacidro.

In particolare le Fiamme gialle hanno sequestrato beni immobili, auto di lusso, quote societarie, polizze assicurative e conti correnti bancari per un valore pari a 1.799.547,26 euro, nei confronti di quattro soggetti italiani attualmente sotto processo a Cagliari per traffico di sostanze stupefacenti.
Gli specialisti del Gico di Cagliari hanno svolto accertamenti economico-patrimoniali, che “hanno evidenziato una rilevante sproporzione tra la disponibilità dei beni individuati in capo ai quattro e ai loro familiari conviventi e i redditi dichiarati ai fini delle imposte dirette”, spiegano dalla Guardia di finanza




Marte, storica scoperta: c’è un lago salato sotto il ghiaccio

A un chilometro e mezzo sotto i ghiacci del Polo Sud di Marte c’è un grande lago di acqua liquida e salata: lo ha scoperto il radar italiano Marsis della sonda Mars Express. Pubblicata su Science, la scoperta è stata presentata da Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), università Roma Tre, Sapienza e Gabriele d’Annunzio (Pescara), Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Ha tutti i requisiti per ospitare la vita, il grande lago sotterraneo scoperto su Marte dai ricercatori italiani che hanno utilizzato i dati del radar Marsis, a bordo della sonda europea Mars Express. Esiste da molto tempo, ha acqua liquida, sali ed è protetto dai raggi cosmici: questi, dicono gli autori della ricerca, sono elementi che potrebbero far pensare anche a una nicchia biologica.

La scoperta di un lago di acqua liquida nel sottosuolo di Marte “è una delle più importanti degli ultimi anni”: lo ha detto il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston. “Sono decenni che il sistema spaziale italiano è impegnato nelle ricerche su Marte insieme a Esa e Nasa. I risultati di Marsis – ha rilevato Battiston – confermano l’eccellenza dei nostri scienziati e della nostra tecnologia e sono un’ulteriore riprova dell’importanza della missione europea a leadership italiana ExoMars, che nel 2020 arriverà sul pianeta rosso alla ricerca.

A individuare il lago, stabile da molto tempo, con un diametro di 20 chilometri e una forma vagamente triangolare, è stato il radar Marsis (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding), attivo dal 2005 a bordo sulla sonda Mars Express, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Come il radar Marsis, ideato da Giovanni Picardi dell’università Sapienza di Roma e costruito dalla Thales Alenia Space (Thales-Leonardo), sono italiani tutti gli autori della ricerca.

Hanno presentato i risultati sono il responsabile scientifico del radar Marsis Roberto Orosei, dell’Istituto di Radioastronomia di Bologna dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e primo autore della ricerca, Enrico Flamini, docente di Planetologia presso l’Università di Chieti-Pescara e responsabile di progetto dell’esperimento Marsis per l’Asi, Elena Pettinelli, responsabile del laboratorio di Fisica Applicata alla Terra e ai Pianeti dell’Università Roma Tre, co-investigator di Marsis. Arriva finalmente la risposta alla domanda che dal 1976 avevano sollevato le missioni Viking della Nasa: i loro dati indicavano con chiarezza che in passato Marte aveva avuto laghi, fiumi e mari, ma finora non si sapeva che fine avesse fatto tutta quell’acqua.

“C’è stato un tempo in cui Marte era abitabile, con un clima simile alla Terra, ma nel tempo il pianeta ha perso la sua atmosfera e con essa l’effetto serra che riscaldava, e di conseguenza l’acqua è ghiacciata e poi è scomparsa. Restavano i segni lasciati dalla presenza dell’acqua, ma restava da capire dove fosse finita e capire dove andare a cercarla”, ha detto Orosei, dell’Istituto di Radioastronomia di Bologna dell’Inaf.

Il lagobuio e salato, è probabilmente profondo qualche metro e si trova nella regione di Marte chiamata Planum Australe, nel Polo Sud del pianeta. “E’ la prima evidenza che c’è acqua liquida su Marte, in un lago subglaciale”, ha detto Flamini. “E’ una notizia – ha aggiunto – che si aspettava da 30 o 40 anni“. I dati raccolti dal radar Marsis fra maggio 2012 e dicembre 2015 mostrano che si tratta di una massa d’acqua stabile. Il grande lago buio e salato del Polo Sud potrebbe non essere l’unico: secondo i ricercatori potrebbero essercene altri e, adesso che sanno come cercarli, continueranno a farlo.

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