Frascati, polemiche su mancata festa dell’Unità: interviene il Sindaco

FRASCATI (RM) – Ecco la versione dell’amministrazione comunale in merito alla Festa dell’Unità a Frascati. In una nota, il Sindaco Roberto Mastrosanti ha precisato e chiarito alcuni passaggi che avrebbero potuto creare confusione e malintesi non solo negli iscritti ma anche da parte di tutti i frascatani. Ecco la nota: “Non ci sono mai stati dubbi da parte dell’Amministrazione comunale di Frascati nell’autorizzare lo svolgimento della festa dell’Unita. Oggi come ieri se solo si rammentasse che lo scorso anno il Sindaco – hanno fatto sapere dall’amministrazione Comunale – per garantire il regolare svolgimento della festa, non esitò a convocare la Commissione Pubblico spettacolo a poche ore dall’apertura dell’iniziativa, per sanare la carenza di autorizzazioni relativa agli allestimenti in corso di realizzazione.

Non più tardi della mattinata di ieri lo stesso Sindaco – prosegue la nota –  accolti telefonicamente i dubbi di alcuni iscritti, ha confermato al Segretario della sezione di Frascati l’inesistenza di ostacoli all’autorizzazione, rallentata solo dalla pausa ferragostana. Tanto si doveva per precisazione, che sarebbe stata resa tranquillamente anche direttamente a chi, interpretando la mancata attuale formalizzazione dell’autorizzazione come una volontà di diniego, avesse richiesto un chiarimento invece di preannunciare un annullamento della festa.

Precisato quanto sopra l’amministrazione si rimette alla volontà degli organizzatori di confermare comunque o meno la realizzazione dell’evento, confermando la volontà del Sindaco stesso a parteciparvi, se invitato naturalmente”.




Scontro Italia – Europa, nessuna ridistribuzione migranti nave Diciotti: Conte sul piede di guerra

E’ scontro totale tra l’Italia e l’Unione europea. Casus belli è stata la riunione degli sherpa di dodici Paesi, convocati da Bruxelles per trovare soluzioni comuni a lungo termine sugli sbarchi dei migranti e finita con una fumata nera sulla ridistribuzione dei 150 bloccati a bordo di nave Diciotti, mettendo a nudo un’Italia sempre più isolata. “L’Europa non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali. Ne trarremo le conseguenze”, ha attaccato il premier Giuseppe Conte, puntando il dito contro “l’ipocrisia” dei partner, mentre dal Viminale l’esito dell’incontro veniva bollato come “l’ennesima dimostrazione che l’Europa non esiste”.

D’ora in poi, scrive su Facebook, l’Italia “si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d’azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa”. “L’Italia è costretta a prendere atto che l’Europa oggi ha perso una buona occasione: in materia di immigrazione non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali dell’ordinamento europeo”.

Nella riunione convocata d’urgenza dalla Commissione Europea, dice ancora il presidente del Consiglio, “non è stato dato alcun seguito” alle conclusioni dell’ultimo Consiglio Europeo di fine giugno. “Anzi. Da parte di alcuni Stati è stato proposto un passo indietro, suggerendo una sorta di regolamento di Dublino mascherato, che avrebbe individuato l’Italia come Paese di approdo sicuro, con disponibilità degli altri Stati a partecipare alla redistribuzione dei soli aventi diritto all’asilo”, che sono una “percentuale minima”.

A bordo della nave la situazione comincia a farsi sempre più difficile. Dopo il quarto giorno di permanenza nel porto di Catania sull’imbarcazione, gran parte dei 150 migranti ha intrapreso uno sciopero della fame. E il ministro Salvini prosegue il suo braccio di ferro con l’Europa, che stenta a trovare un accordo nonostante il vertice di oggi, e le procure siciliane. In particolare quella di Agrigento, la quale ha annunciato che domani il procuratore Luigi Patronaggio sarà a Roma per sentire alcuni funzionari del Viminale. Il vicepremier leghista, però, ribatte: “Se questo magistrato vuole capire qualcosa gli consiglio di evitare i passaggi intermedi. Siccome c’è questo presunto sequestratore e torturatore, sono disponibile a farmi interrogare anche domani mattina”. Nel frattempo in tarda serata è giunta la notizia di una nuova richiesta da parte della nave Diciotti “di autorizzare lo sbarco dei naufraghi soccorsi per l’estrema criticità della situazione a bordo”. Il ministro dell’Interno, dunque, starebbe anche valutando “la possibilità di fare procedure di identificazione e riconoscimento per individuare profughi veri, che sono la minoranza, dai finti profughi prima ancora che le persone sbarchino”. Dopo la discesa dei 27 minori non accompagnati due giorni fa, sulla Diciotti ci sono complessivamente 130 eritrei, 10 migranti delle Isole Comore, sei bengalesi, due siriani, un egiziano ed un somalo. Di questi, sono 120 le persone che da oggi hanno intrapreso lo sciopero della fame, mentre le restanti trenta, comprese le undici donne a bordo, si alimentano regolarmente. Per alcune ore, le visite dei parlamentari a bordo sono state sospese per ragioni di sicurezza.

Interviene anche il vicepremier, Luigi Di Maio, secondo il quale l’Italia ha deciso di voltare le spalle all’Italia. “A questo punto l’Italia deve prendersi in maniera unilaterale una riparazione. Non abbiamo più intenzione di farci mettere i piedi in testa”. E rilancia: “Noi siamo pronti a tagliare i fondi che diamo all’Unione Europea. Vogliono 20 miliardi dei cittadini italiani? Dimostrino di meritarseli”. “Hanno deciso di fregarsene dei principi di solidarietà e di responsabilità – incalza Di Maio – nonostante nell’ultimo consiglio europeo avessero assicurato che chi sbarcava in Italia sbarcava in Europa”




Migranti, fondi all’Europa: i particolari dell’accordo sfumato

È scontro tra Italia ed Europa sulla questione migranti. A Bruxelles il vertice tecnico dei 12 stati membri convocato dalla Commissione europea ha prodotto un nulla di fatto: nessun accordo è stato trovato sulla ripartizione dei 150 migranti presenti a bordo della nave Diciotti ferma al porto di Catania da 4 giorni. E secondo quanto trapelato, nel corso della riunione a porte chiuse, si sarebbe parlato di un'”Italia isolata” anche perché “i ricatti del governo hanno peggiorato il clima”. E lo scontro si sposta sulla quota di fondi che l’Italia paga alla Ue. “Non siamo più disposti a dare i 20 miliardi che pretendono”, tuona il vicepremier Luigi Di Maio.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte affida a Facebook la posizione del governo: “L’Italia ne trarrà le conseguenze – avverte – e, d’ora in poi, si farà carico di eliminare questa discrasia” che c’è “tra parole e fatti, che trascolora in ipocrisia perseguendo un quadro coerente e determinato d’azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa”.

L’Italia, dunque, ne trarrà le conseguenze. Come? Secondo quanto si apprende, il governo esclude l’ipotesi di ‘Italexit’ – come detto dallo stesso Luigi Di Maio stamattina – anche se l’orientamento è di mettersi di traverso e fare la voce grossa su tutti i temi che saranno affrontati in sede europea.

L’irritazione del presidente del Consiglio nasce dal fatto che a Bruxelles gli sherpa abbiano rifiutato di sottoscrivere una bozza di dichiarazione che era stata preparata dalla Commissione per una gestione comune degli sbarchi e della ripartizione dei migranti e dare così seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno. “L’Italia è costretta a prendere atto che l’Europa oggi ha perso una buona occasione – denuncia il premier Conte – in materia di immigrazione non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali dell’ordinamento europeo” e anzi, punta il dito, “da parte di alcuni Stati è stato proposto un passo indietro, suggerendo una sorta di regolamento di Dublino ‘mascherato’, che avrebbe individuato l’Italia come paese di approdo sicuro, con disponibilità degli altri Stati a partecipare alla redistribuzione dei soli aventi diritto all’asilo, che notoriamente sono una percentuale minima dei migranti che arrivano per mare”.

“Dalla Diciotti non sbarca nessuno”

Anche dal Viminale filtra la stessa posizione dura e intransigente: “Dalla Diciotti non sbarca nessuno. Su questo fronte il governo è compatto” sottolineano fonti del Ministero dell’Interno secondo cui l’esito del vertice europeo è l'”ennesima dimostrazione che l’Europa non esiste”.

Ma sul tavolo c’è un’altra questione: la minaccia ventilata ieri e ribadita oggi dal vicepremier Di Maio di bloccare i pagamenti del nostro paese all’Ue in mancanza di collaborazione nella ridistribuzione dei migranti che si trovano a bordo della nave Diciotti. E anche se il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, sottolinea che “pagare i contributi all’Ue è un dovere legale dei membri”, il ministro del Lavoro e dello sviluppo economico insiste: “Oggi l’Unione Europea ha deciso di voltare le spalle all’Italia ancora una volta. A questo punto l’Italia deve prendersi in maniera unilaterale una riparazione. Non abbiamo più intenzione di farci mettere i piedi in testa”.

Per questo, prosegue, “l’Unione Europea non vuole ottemperare ai principi concordarti nell’ultimo consiglio europeo? Noi siamo pronti a tagliare i fondi che diamo all’Unione Europea. Vogliono 20 miliardi dei cittadini italiani? Dimostrino di meritarseli e si prendano carico di un problema che non possiamo piu’ affrontare da soli. I confini dell’Italia sono i confini dell’Europa. Agli italiani non chiederemo un centesimo di piu’. Lo dico da capo politico del Movimento 5 Stelle, visto che la UE non rispetta i patti e non adempie ai suoi doveri, noi come forza politica non siamo più disposti a dargli i 20 miliardi all’anno che pretendono”.

Concorda Matteo Salvini: “Io penso che i soldi pagati da italiani e immigrati regolari in tasse devono finire agli italiani. Possiamo diminuire il contributo in quota parte sulla base di quello che l’Europa fa o non fa penalizzando l’Italia. Mi sembra un dovere ridiscutere queste spese condominiali”.

Il monito di Oettinger​

If Italy would refuse to pay its contribution to the #EUbudget, it would be the first time in the history of the EU. This would result in late payment interests. And a breach of Treaty obligations leading to possible further heavy sanctions. #cooperation-not-threats

— Günther H. Oettinger (@GOettingerEU) 24 agosto 2018

“Se l’Italia si rifiuta di pagare il suo contributo al bilancio europeo, sarebbe la prima volta nella storia dell’Ue. Questo comporterebbe interessi per i ritardi nei pagamenti, e una violazione degli obblighi del Trattato che porterebbe a possibili ulteriori forti sanzioni”, sottolinea su Twitter il commissario europeo al bilancio, Guenther Oettinger, aggiungendo l’hashtag #cooperazione-non-minacce.

Il Pd all’attacco: “Se Conte non è in grado di governare, vada a casa”

Intanto, sul fronte dell’opposizione il Pd con il segretario Maurizio Martina sollecita Conte a riferire al più presto in Parlamento e a dimettersi se incapace nel gestire l’emergenza: “Conte deve gestire la situazione se ne è capace o vada a casa perché stiamo affrontando una situazione incredibile, mai vista. Con una evidente incapacità del governo a gestirla. Se non sono in grado di governare vadano a casa per il bene degli italiani”. Quindi, conclude, “con la Ue che ci volta le spalle, è una Italia sempre piu’ isolata. Conte venga a riferire in Parlamento perché siamo oltre la soglia di guardia”.




Contratto di Governo: buono l’inizio, ora si attende la legge di stabilità

È dal 1 giugno scorso, giorno dell’insediamento a Palazzo Chigi, che il nuovo governo a matrice gialloverde, se non ha ancora potuto risolvere le questioni principali che figurano nel “contratto”, ha quantomeno ordinato le carte programmatiche della prossima legislatura. Mentre vengono rimandate a settembre alcune pratiche fondamentali tra cui la nomina del presidente della tv pubblica, dopo il caso Foa. Ma il momento che decreterà la stabilità del governo è la manovra economica d’autunno. Se l’inamovibile Tria deciderà di assentire alle richieste dei vice premier Di Maio e Salvini, entrerà inevitabilmente in rotta di collisione con l’establishment europeo: le agenzie di rating americane, prima fra tutte Moody’s, hanno iniziato a far agitare i mercati dei titoli italiani.

Il volto rassicurante del governo populista

Nel quadro di questi due mesi di governo Giuseppe Conte, outsider della politica, si ritrova ad essere il volto rassicurante del governo populista. Caldo di un consenso popolare elevato e costante, in un primo momento, si è tenuto a debita distanza dalla scena pubblica per “studiare”. I suoi primi interventi figurano con i parenti stranieri: G7 in Canada, incontri a Bruxelles, vertici Nato e dialogo con Trump di cui condivide la volontà di far rientrare la Russia nel gruppo degli Otto. Nelle ultime ore, a seguito della tempesta sullo sbarco della Diciotti, utilizza toni duri con la Commissione Europea alla quale, appena a giugno, aveva strappato l’assunto che “chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”. Sembra non bastare. Alcuni, forse a buon titolo, vorrebbero che il nuovo premier usasse il pugno duro almeno con le intemperanze verbali e non del leader leghista. Ieri sera Conte si trovava alla commemorazione in memoria del terremoto del 24 agosto 2016 ad Arquata del Tronto. Proprio la visita ai terremotati di Amatrice, come gesto simbolico, aveva segnato la sua prima uscita pubblica.

Luigi Di Maio e il dicastero più scomodo

Ma dopo l’abolizione dell’articolo 18 e di tutte quelle iniziative renziane contro la stabilizzazione del lavoro, Luigi Di Maio è, sicuramente, a capo del dicastero più scomodo e per certi versi impegnativo: molti i precari e disoccupati che confidano in questo nuovo Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro. Tra un attraversamento da via Veneto a via Molise, Di Maio ha elaborato il primo decreto del nuovo governo, il Decreto Dignità che intacca il Jobs Act e si presenta come un provvedimento di sinistra che in Italia mancava da anni. Secondo lo stesso ministro è l’inizio di una più organica revisione delle norme che regolano il lavoro. Comunque i risultati, se arriveranno, si vedranno tra qualche mese. Sicuramente Di Maio ha giocato male la mossa mediatica degli ottantamila disoccupati e il susseguente scontro con Tito Boeri dell’Inps. Soffre la veemenza del gemello verde, come dimostra anche l’ultima dichiarazione di ritirare la previsione di 20 miliardi da consegnare all’Unione Europea qualora non si arrivasse ad una soluzione sugli sbarchi. Grimaldello delle popolarità in Puglia è il dossier Ilva. Il suo ex Calenda si stava muovendo senza riscuotere eccessivi entusiasmi. Ora, invece, si è passati alla revisione della gara dall’Anac e dall’Avvocatura di Stato, cui responsi ufficiali saranno noti il 7 settembe, e il miglioramento del piano ambientale da parte di Mittal.

Matteo Salvini, l’uomo mediaticamente più forte del governo

Nello stesso Sud imperversa lo scontro sui migranti che viene gestito dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, uomo mediaticamente più forte del governo anche se contribuisce in maniera ossessiva all’imbarbarimento del dibattito politico. Un merito è quello di aver alzato la voce per quanto riguarda la gestione delle politiche migratorie, anche se in Europa manda poi Conte e Milanesi. Le statistiche sull’immigrazione ripropongono i successi del suo predecessore Minniti, ma registrano più morti in mare. Lo stesso Salvini propone di tagliare i fondi per l’accoglienza, un provvedimento che trova molti sostenitori, soprattutto al Nord dove i suoi elettori attendono con ansia il Decreto Sicurezza che arriverà solo a settembre. Rimanendo sul tema dell’immigrazione, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, se ne sta occupando nei sui cavilli più tecnici. Al fianco del premier Conte, ha ottenuto il riconoscimento della responsabilità condivisa sui migranti a fine giugno e il ricollocamento pratico di 450 migranti.

Danilo Toninelli e le infrastrutture

Mentre totalmente oscurato da Matteo Salvini, il ministro delle Infrastrutture Toninelli, cede sul famoso caso della chiusura dei porti alle Ong promossa dal vertice degli Interni e sui toni utilizzati per i migranti sulla Vos Thalassa. Per quanto riguarda le grandi opere, care al Pd, Fi, ma anche alla Lega, come la Tav si è iniziato lo studio dei costi e dei benefici. Toninelli si è mosso con fermezza per arrivare all’interruzione della fusione Anas-Fs e nella gestione del disastro del ponte Morandi di Genova: stamane ha rimosso Ferrazza, presidente dell’organo tecnico che deve indagare sul crollo e che aveva firmato una relazione che parlava dell’usura dei tiranti.

Il governo gialloverde si regge però sulla Legge di Stabilità del prossimo autunno, di cui saranno protagonisti Milanesi e il ministro dell’economia Tria. Quest’ultimo molto vicino al partito di Mattarella e all’Eurozona dovrà decidere se assicurare tutte le manovre economiche che permetteranno di trasformare il contratto di governo in realtà legislativa.

Gianpaolo Plini




Di Maio avverte l’Ue:  ci aiuti con i migranti o blocchiamo i contributi dell’Italia all’Europa

“Se domani, dalla riunione della Commissione europea, non esce nulla sulla Diciotti e la redistribuzione dei migranti, allora io e il Movimento 5 stelle non saremo più disposti a dare all’Unione europea 20 miliardi ogni anno”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio, precisando di parlare come capo politico del Movimento. “Ce ne prendiamo una parte”, ha aggiunto il vicepremier in un video postato su Facebook, “e non siamo disposti, se non ci aiutano, a votare una legge di bilancio che prevede il finanziamento di 20 miliardi all’Unione europea”.




Salvini, caso Diciotti: “Mi autodenuncio, voglio parlare con i pm”

“Se qualche procuratore mi vuole indagare e interrogare, io sono pronto a spiegare le mie ragioni”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, ospite a Rtl 102.5. “Perché aprire un’inchiesta contro ignoti? Io mi autodenuncio, sono qua, sono ministro dell’Interno – ha precisato il vicepremier – e ritengo mio dovere difendere la sicurezza e i confini del nostro Paese”. “Io non temo nulla, ho coscienza a posto – ha aggiunto – lavoro benissimo con il premier Conte, c’è una perfetta sintonia. Ieri mi ha chiesto informazioni e io gliel’ho date mentre da ministro e da padre stavo dando indicazioni per far scendere i minori dalla nave Diciotti”. “Con Di Maio lavoro bene, è una persona seria, qualcun altro invece ha tanto tempo per parlare. Mi pare che Fico, ad esempio, faccia e dica l’esatto contrario di quanto fanno e dicono altri esponenti della Lega e dei Cinque stelle”.




Caserta, Castel Vortuno e dintorni, rabbia dell’Ugl: “Infelici descrizioni su alcune guide turistiche”

CASERTA – La Ugl Caserta esprime rabbia e sgomento per le “infelici descrizioni dei territori della città e della provincia” apparse su alcune guide turistiche che sembrano assecondare i racconti delle fiction a sfondo criminale in onda sui canali televisivi.

“Non nascondiamo le criticità di questi territori, tant’è che siamo quotidianamente impegnati in prima linea contro le storture esistenti” ha dichiarato il Segretario Provinciale Ferdinando Palumbo “ma con la stessa forza deploriamo l’atteggiamento di chi dipinge terra di lavoro con un affresco a tinte fosche anche quando non sussistono motivi oggettivi.

I siti storici, le bellezze paesaggistiche, le eccellenze in campo tessile ed agroalimentare conosciute, esportate ed invidiate in ogni angolo del mondo, che fanno di Caserta e della sua provincia la tappa di turisti ed operatori economici non possono e non devono essere svilite da racconti settari ed approssimativi che giungono a negare la verità.

Bisogna oggi indignarsi e ribellarsi” ha proseguito il sindacalista “è ora di chiamare tutti a raccolta per porre fine a talune derive della narrativa che vanno tempestivamente ritirate dal commercio”. “Al congresso di Castel Volturno che mi ha eletto segretario la Ugl richiamò alla memoria il fatto che quest’angolo dello stivale era conosciuto come terra di lavoro e non come terra dei fuochi, una connotazione, la prima, che a partire dal litorale domitio che ho scelto come luogo simbolo della rinascita deve tronare a caratterizzarci più forte che mai.”




Tensioni sul caso nave Diciotti, Salvini: “O cambiate Paese o cambiate ministro”

Rompe il silenzio il ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla nave Diciotti, da due giorni a Catania, con 177 migranti a bordo. “O cambiate Paese o cambiate ministro” ha detto rivolto agli avversari della sua linea sull’immigrazione nel corso di una diretta su Facebook. “Se ci sono dei bambini possono scendere adesso, degli altri con il mio permesso non sbarca nessuno. Se vogliono intervenire il presidente della Repubblica o il presidente del Consiglio lo facciano, ma non con il mio consenso”.

Poi l’attacco al presidente della Camera Roberto Fico, che aveva chiesto di far sbarcare i migranti. “Tu fai il presidente dalla Camera – ha detto Salvini – e io faccio il ministro, con un programma e un contratto di governo ben preciso”. “Leggevo che la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo contro ignoti per sequestro di persona. Sono qua, non sono ignoto”, ha proseguito il vicepremier. “Sono ministro dell’Interno di questo Paese con il mandato preciso di difendere i confini di questo Paese, di occuparsi della sicurezza. Se bloccare una, due, tre, quattro o cinque navi mi comporta accuse e processi, ci sono”.

“Buona notizia che il governo abbia deciso di far scendere i minori dalla #Diciotti. Per me far il presidente della Camera significa fare sì che lo Stato non rinneghi mai principi fondamentali e dignità umana. Sono stato eletto per questo, rinunciando allo stipendio da presidente”. Così in un tweet il presidente della Camera Roberto Fico replica alle parole di Salvini.

La Procura di Agrigento ha infatti aperto un’indagine per sequestro di persona e arresto illegale sul trattenimento a bordo della nave Diciotti dei 177 migranti soccorsi dalla Guardia Costiera. L’inchiesta è a carico di ignoti. Le ipotesi di reato inizialmente previste potrebbero essere modificate in base a valutazioni normative ancora in evoluzione vista la complessità del caso. Qualora fossero individuate responsabilità da parte di esponenti del governo la palla passerebbe al tribunale dei ministri. Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha condotto una visita di un’ora sulla nave. “La situazione a bordo è critica. Ci sono diversi casi di scabbia. E comunque, in base alle convenzioni internazionali e alla legge italiana, i 29 minori non accompagnati hanno il diritto di sbarcare”, ha detto dopo l’ispezione. Il magistrato è titolare dell’inchiesta sul trattenimento dei profughi a bordo della Diciotti.

La Commissione Ue ha convocato una riunione, venerdì 24 agosto a Bruxelles, per concordare possibili soluzioni sulla questione dei porti di sbarco, per i migranti soccorsi. Alla riunione, organizzata dalla direzione generale Affari interni, sono invitati i consiglieri per gli Affari europei dei leader di Italia, Francia, Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Olanda, Belgio, Malta e Grecia, e Irlanda. Si apprende da fonti a Bruxelles. La Commissione vuole uscire dall’emergenza e trovare soluzioni durature.

La nave è arrivata alle 23.30 circa di due giorni fa nel porto di Catania con 177 migranti soccorsi al largo di Lampedusa. I profughi, è la linea adottata dal Viminale, non potranno lasciare il pattugliatore della Guardia Costiera in attesa della ripartizione tra i Paesi dell’Unione europea dei migranti soccorsi.

“Ma l’Europa vuole battere un colpo?”. È l’appello del premier Giuseppe Conte che in un post su Facebook avverte: “Ancora una volta l’Italia sta mostrando il suo volto umanitario, ma il prezzo non può essere rimanere abbandonata a sé stessa”. “Le Istituzioni europee, che pure su mia sollecitazione avevano accolto l’idea di una cabina di regia, cosa aspettano a intervenire per operare la redistribuzione dei migranti che sono a bordo della nave italiana Diciotti, ancorata nel porto di Catania?”, aggiunge.




Troika, Atene esce dalla crisi ed entra in rianimazione

Il 20 agosto la Troika ha lasciato Atene. L’operazione chirurgica è stata conclusa lasciando la Grecia in prognosi riservata. Come scriveva l’Avvenire “La crisi partì nel 2009 ed ebbe i suoi picchi nel 2015 e 2016. L’austerity pesa ancora su una popolazione stremata”. Il 20 agosto è giunta a termine la servitù finanziaria, chiuso il programma di aiuti da parte dei creditori internazionali ma, soprattutto, il 20 agosto è rinata la speranza per il governoTsipras di fare ripartire l’economia, con l’opportunità di tornare a finanziarsi direttamente sui mercati.

La troika lascia le coste elleniche dopo 8 anni di predominio. Bruxelles e le banche tedesche e francesi esultano e hanno ben donde. Si calcola che dei 216 miliardi di euro erogati fino al 2016, solo il 5% sono finiti nelle casse di Atene. Il 95% sono serviti per ripagare i creditori come le banche francesi e tedesche.

Quanto sia giustificata tutta questa euforia è da stabilire

Dopo questi otto lunghi anni di austerità il paese non si presenta nelle migliori condizioni. Mentre l’economia greca segnala dei primi avvisi di crescita, la vera ripresa ha ancora molta strada da fare. L’uscita della Grecia dal programma di salvataggio, forse vantaggerebbe più l’Eurozona che la stessa Grecia e non per niente che le autorità europee per prime e le banche francesi e tedesche poi, salutano “come una vittoria” il completamento del programma di salvataggio finanziario di Atene.

L’Unione europea canta vittoria ma la Grecia è al collasso

La chiusura dell’ultimo bilancio con un superattivo pari al 3,7% del Pil non poteva essere altrimenti dopo 15 tagli alle pensioni e pesanti sforbiciate allo stato sociale. Si è sicuri che sia finito l’incubo dell’austerità mentre si parla solamente dei problemi dell’economia? Al ministro delle Finanze, Euklides Tsakalotos aspettano tempi difficili. Proprio mentre scriviamo scade per Atene l’ultima tranche di prestito, 15 miliardi di euro. Ad Atene è stato concesso più tempo e potrà posticipare di 10 anni il pagamento del prestito di 110 miliardi di euro previsto dal vecchio fondo salva-Stati. Se poi non dovesse riuscire a pagare nei tempi previsti, avrà la possibilità di farlo entro altri 10 anni senza sanzioni.

Il futuro del paese è affidato alla buona sorte

Il paese esce stremato da otto anni di austerità la più rigorosa . Il paese deve ricostruire la sua economia industriale, un servizio sanitario, assistenza sociale, lotta alla povertà, alla disoccupazione. L’autunno 2019 la Grecia tornerà alle urne. Quale sarebbe il programma di Tsipras se dovesse essere eletto? I senzatetto superano il migliaio, altri migliaia occupano case abusivamente perché non possono permettersi il pagamento di un affitto.

Secondo il Financial Times , la povertà assoluta, che nel 2009 era del 2%, in appena sei anni di austerità è schizzata al 15%. Il rigore ha reso impossibile al governo Tsipras l’assunzione di medici e infermieri, riducendo così a lumicino l’assistenza sanitaria. Per chi viveva sulla strada non esisteva alcuna assistenza. Oggi è tutto da ricostruire. Molti considerano la situazione presente una vera emergenza umanitaria. Per chi conosce Atene può farsi un idea di cosa vuole dire quando si dice che da piazza Syntagma a piazza Omonoia, i portici che fiancheggiano la strada sono un dormitorio a cielo aperto. Le associazioni di volontariato hanno fatto un grandissimo lavoro di sostegno alla povertà e ai senza tetto.Volontariato come Step, Bananas, Human Aid e Help Refugees hanno rimboccato le maniche e hanno dimostrato che la solidarietà è un valore per cui vale la pena di impegnarsi. Durante l’austerità si è visto di tutto. Si racconta di profughi che sfamano i senzatetto greci.

Chi assumerà il governo del paese il prossimo settembre 2019 troverà ad attenderlo il fenomeno della prostituzione minorile, tantissime madri che non hanno più soldi per pagare il necessario ai propri bambini come omogeneizzati, occhiali, vaccinazioni e persino un ospedale per assicurare cure gratuite a chi è stato lasciato senza niente dalle politiche di austerity e per strada tanti giovani senza lavoro.

La Troika (BCE, Fondo Monetario, Commissione Europea), suona le campane a festa, la popolazione greca ancora giace con prognosi riservata in rianimazione. Ad Atene ed al suo grande popolo giungano i migliori auguri per una veloce ripresa.

Emanuel Galea




Crollo ponte, Conte: “Il Governo è con Genova”. Primi alloggi agli sfollati

Lunedì saranno 11 i nuclei familiari sfollati dopo il crollo di ponte Morandi che riceveranno appartamenti pronti mentre nelle prossime settimane saranno sistemati altri 40 nuclei familiari. Lo si apprende dai responsabili della struttura del Comune di Genova che si occupa delle assegnazioni. Priorità viene data alle famiglie con bambini e anziani o disabili. Alle 16 il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti con il sindaco di Genova Marco Bucci consegneranno i primi alloggi agli sfollati del crollo di Ponte Morandi. Alla consegna parteciperanno anche gli assessori di Regione Liguria Marco Scajola e Ilaria Cavo e del Comune di Genova Francesca Fassio.

Il premier Conte in un post su Facebook ricorda gli stanziamenti del governo e ribadisce: ‘il Governo è con Genova e con i genovesi e non solo a parole, ma con gesti concreti’. “Nell’immediatezza del crollo – ricorda il presidente del Consiglio – avevamo stanziato 5 milioni di euro per gestire lo stato di emergenza e ieri il Consiglio dei Ministri ha stanziato altri 28 milioni e 470 mila euro. Soldi che, come richiesto e quantificato dalla Regione Liguria, serviranno per realizzare gli interventi urgenti per la viabilità alternativa, per potenziare il sistema dei trasporti e per individuare sistemazioni abitative per i tanti nuclei familiari che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni considerate a rischio. Il Governo – conclude Conte – ha messo a disposizione i fondi necessari, ma adesso pretendiamo che si faccia in fretta e che sia data una dimora a queste persone. Abbiamo fatto tanto, stiamo facendo tanto e faremo ancora tanto altro. Non lasciamo sola Genova”.

Si sono concluse le operazioni di recupero e ricerca delle vittime del crollo del ponte Morandi. I vigili del fuoco continuano però ad operare tra le macerie del ponte per mettere in sicurezza l’area e bonificare le zone. Intanto ieri Genova ha salutato con i funerali di Stato 19 vittime della tragedia, mentre per altre vittime sono state scelte cerimonie in forma privata.




Stop estate? Da lunedì prima caldo Africano poi arriva l’autunno e la neve

Il metereologo Carlo Testa non ha dubbi, il tempo cambia e dobbiamo aspettarci cali repentini anche di 12 gradi. “La prossima settimana, ovvero quella che va da Lunedì 20 a Domenica 26 Agosto – scrive l’esperto Testa –  sarà caratterizzata da due importanti situazioni meteorologiche, in contrasto tra loro: la presenza dell’anticiclone delle Azzorre a cui strizzerà in parte l’occhio anche l’Anticiclone africano, e l’arrivo di un ciclone invece di stampo autunnale.

Da Lunedì 20 a Giovedì 23 la situazione meteo sarà molto simile, vale a dire che la presenza dell’alta pressione, seppur non così forte, garantirà un clima estivo contraddistinto dall’ultima ondata di calore di questa estate, ma nello stesso tempo correnti più fresche in quote mescolandosi con l’aria più calda presente nei bassi strati, innescheranno temporali pomeridiani con grandine che colpiranno principalmente Toscana meridionale, Lazio, Umbria, Campania, Basilicata, Calabria tirrenica, Sardegna e Sicilia, in misura minore l’arco alpino.
Sul resto d’Italia invece splenderà il sole.

Le cose cambieranno da Venerdì 24 Agosto – conclude il metereologo – l’avvicinamento del ciclone autunnale di origine artico-scandinava attuerà un graduale cambio di circolazione atmosferica e una diminuzione della pressione. L’instabilità si accenderà oltre che sulle regioni centro-meridionali, anche al Nord con temporali possibili anche sulla Pianura padana.
La situazione però precipiterà Sabato 25 e Domenica 26 quando il ciclone scandinavo, accompagnato e alimentato da aria di estrazione artica, farà irruzione sull’Italia provocando un repentino abbassamento delle temperature fino a 12-15°C e una fase di maltempo autunnale caratterizzata da nubifragi, temporali, grandinate, possibili trombe d’aria e alluvioni lampo… e la neve che potrebbe tornare a cadere sopra i 1900 metri”.