Maltempo, tragedia a Lamezia Terme: morti mamma e figlio. Si cerca l’altro bambino

LAMEZIA TERME – I corpi della mamma e di uno dei due figli dispersi in provincia di Lamezia Terme a seguito dell’ondata di maltempo sono stati ritrovati dai vigili del fuoco nel letto di un torrente nei comuni di San Pietro a Maida e San Pietro Lametino. Sono in corso le ricerche del secondo figlio della donna che risulta ancora disperso.

Nel corso della notte era stato il marito della donna, Stefania Signore, ad avvertire i vigili del fuoco del suo mancato rientro a casa. La vettura sulla quale viaggiava la donna era stata trovata con le quattro frecce accese e vuota a San Pietro Lametino, frazione di Lamezia Terme. Le ricerche sono in corso adesso in tutta la zona per cercare il secondo figlio anche con l’ausilio di un elicottero del Nucleo Vvf di Salerno ed un altro è in arrivo da Catania.

Torrenti esondati, allagamenti, persone sui tetti. L’ondata di maltempo che dalla serata di ieri ha investito la Calabria ha provocato danni e disagi in tutte e cinque le province.

Al confine tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, maggiormente interessate le zone delle Serre comprese tra San Vito sullo Ionio, Filadelfia, Polia, San Nicola da Crissa, Monterosso Calabro, Cortale, Maida, Chiaravalle Centrale, San Pietro a Maida, Simbario. Colpita in modo pesante la piana di Gioia Tauro e Siderno, in provincia di Reggio Calabria. Forti temporali interessano anche il crotonese in particolar modo le zone tra i comuni di Strongoli e Cirò Marina.

Sulla zona Tirrenica, la città più colpita in assoluto dalla tarda serata di ieri è Lamezia Terme dove le precipitazioni a carattere temporalesco ed il forte vento imperversano incessantemente.

Catania, si fa conta dei danni – Pezzi di asfalto e pietre per strade, commercianti che ancora puliscono negozi allagati, un rione interamente isolato, alberi caduti che vengono rimossi.

Si fa la conta dei danni a Catania all’indomani del violento nubifragio che ieri ha trasformato alcune arterie della città, come la centralissima via Etnea, in un fiume in piena, con auto posteggiate quasi coperte dall’acqua. La violenza ha ‘colpito’ anche la sede distaccata del Tribunale: in alcune zone all’interno dell’ex Pretura di via Crispi pioveva a dirotto.

Tutto testimoniato da video finiti in rete o sui social network. Gli interventi dei vigili del fuoco sono stati già 70, mentre una cinquantina sono ancora in attesa di essere eseguiti. Le zone maggiormente colpite sono quelle Industriale e aeroportuale e i rioni San Giuseppe la Rena, Villaggio Santa Maria Goretti e la Plaia.

Le previsioni di 3bmeteo indicano al Sud ancora molte nubi su tutte le regioni con piogge e rovesci intermittenti, più diffusi su Sicilia e fascia ionica. Al centro maltempo in Sardegna con nubifragi, nuvoloso con piogge sull’Adriatico, entro sera anche sul Lazio. Al Nord nubi sparse sull’arco alpino occidentale e verso sera anche su basso Veneto ed Emilia Romagna con locali piogge sulla Romagna, buono altrove.




Albano Laziale, Centro Psicologia Castelli Romani: come intervenire contro la dipendenza da internet, videogames e smartphone

A cura della Dott.ssa Francesca Bertucci

ALBANO LAZIALE (RM) – Nell’epoca della comunicazione mediata dalla tecnica ci si interroga ancora sulle nuove dipendenze che caratterizzano gli adolescenti di oggi, dipendenze che sono in aumento, destando un notevole allarme sociale. E’ sotto gli occhi di tutti come lo sviluppo esponenziale delle nuove tecnologie abbia notevolmente contribuito a trasformare le forme di comunicazione all’interno della società e a modificare stili di vita e modelli comportamentali in tempo rapido.

Si chiamano “web kids” e rappresentano il popolo degli under 18 che naviga spedito su internet, chatta on-line con la stessa naturalezza con cui le precedenti generazioni usavano il telefono, privilegia l’e-mail e gli sms come principale mezzo di comunicazione. Il web ha cambiato non solo il modo di comunicare ma anche il linguaggio.

Come il web ha cambiato il modo di socializzare, gli sms hanno cambiato la comunicazione degli affetti tra i giovani. Inoltre, il linguaggio privilegiato è quello di sintesi, che da una parte, va dritto al sodo, dando vita ad un discorso lineare e concreto, dall’altra, c’è il rischio che si taglino le gambe ai sentimenti ed alle emozioni.

Quali sono i bisogni che la rete soddisfa?
• Sicurezza: i rapporti con gli amici nel gruppo permettono di trovare alleati nei confronti degli adulti e delle loro ingerenze;
• Socializzazione: il gruppo offre la possibilità di non sentirsi soli e di trovare qualcuno con cui confidarsi in un clima non valutativo e accettante.
• Spontaneità: il gruppo fornisce uno spazio in cui riesce ad essere se stesso anche nei suoi aspetti negativi, poiché l’altro vive la stessa condizione di disagio.
• Specchio: il gruppo permette di vedere le proprie reazioni nelle azioni degli altri. Il comportamento dell’altro è un modello con il quale confrontarsi.
• Selettività: il sentirsi appartenente ad un gruppo permette di differenziarsi rispetto sia agli altri coetanei sia agli adulti.
• Transazione: il gruppo permette un graduale passaggio dallo stato di subordinazione verso gli adulti
alla parità.
Internet riflette la necessità dei giovani di uscire dai vincoli del gruppo tradizionale per approdare ad una sorta di cyber-comitiva che può riunire centinaia di elementi di ambo i sessi e di tutte le provenienze socio – culturali e geografiche. I social networks inoltre, danno voce a tendenze ambivalenti della personalità, l’immagine di sé comprende aspetti realistici e idealizzati che convivono senza conflitto; si oscilla tra realtà e finzione tra le diverse modalità di pensiero come in un gioco che consente la simulazione.

Quali sono i rischi che si corrono con un utilizzo non controllato di internet e dei videogiochi?
A farne le spese è sia la scuola che il gioco tradizionale. Attualmente quest’ultimo, è stato quasi del tutto sostituito dal videogioco, che lascia poco spazio alla creatività individuale, comportando anche la rottura della rete di relazioni interpersonali, in quanto è una forma di gioco consumata in solitudine, che implica una sfida tra l’individuo e la macchina. I bambini e i ragazzi possono incorrere in difficoltà scolastiche
dovute al poco tempo dedicato allo studio e alla scarsa concentrazione, perché distratti dal desiderio di giocare.

Quando si diventa dipendenti?
Ci sono delle situazioni in cui si è più predisposti a sviluppare tale dipendenza. Quando si attraversa un momento di difficoltà, il computer, i video-games, i cellulari riducono notevolmente lo stato di disagio, l’ansia e la solitudine, offrendo opportunità di svago e alleggerimento della mente. Altri elementi predittivi individuali, possono essere impulsività, ricerca di sensazioni (disinibizione e sensibilità alla noia)e bassa
stabilità emotiva. Infine, ma non meno importante, inadeguato sostegno e monitoraggio da parte dei genitori, scarsa qualità relazionale con i pari e isolamento sociale.
Cosa possono provocare le nuove dipendenze?
Le dipendenze da prodotti tecnologici condividono con quella da sostanze alcune caratteristiche: l’attività domina i pensieri e assume un valore primario tra tutti gli interessi; nell’uso dello strumento si prova un aumento d’eccitazione o maggiore rilassatezza; è necessario aumentare il tempo d’uso per avere l’effetto desiderato; malessere psichico e/o fisico che si manifesta quando s’interrompe o si riduce l’utilizzo degli strumenti; si creano tensioni e liti tra chi utilizza gli strumenti e le persone che sono vicine, ma la persona che ne fa uso è in conflitto anche con se stessa, a causa del comportamento dipendente; tendenza a ricominciare l’attività dopo averla interrotta. Molti sono i disturbi correlati: dell’Umore, d’Ansia, del Controllo degli Impulsi, di Personalità, problemi di autostima, disturbi del sonno, mal di schiena, mal di testa, sindrome del tunnel carpale, stanchezza degli occhi, irregolarità nell’alimentazione, alterazione dello stato di coscienza.

Come intervenire?
È importante rinforzare le strutture interne, aumentando l’autostima, sollecitando l’impegno in attività alternative più sane e la costruzione di una relazione di qualità con i pari. Inoltre, è importantissima la presenza e il sostegno da parte dei genitori che devono essere disponibili ad ascoltare e condividere i problemi dei propri figli. Nei casi più problematici è importante intervenire con un sostegno psicologico sia
per l’individuo, sia per la famiglia che si trova a fronteggiare il disagio.

Centro psicologia Castelli Romani-Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa-Psicodiagnosta dell’età evolutiva-Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.psicologafrancescabertucci.com
piazza Pia 21 00041 ALBANO LAZIALE




Anguillara Sabazia: cara sindaca… i cari estinti attendono risposte [1 puntata]

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Nessuno è a conoscenza dei rapporti, qualora ce ne fossero, tra l’amministrazione comunale di Anguillara Sabazia e l’aldilà. Si può solo immaginare, perché non potrebbe essere altrimenti, che i cari estinti siano molto infastiditi per aver creduto ed ora essere rimasti delusi. Ed è più insidiosa la maledizione di un estinto che la vendetta di un vivente.

I fatti:

Il 4 agosto 2017, la Giunta comunale guidata dal sindaco Sabrina Anselmo, con delibera n. 114 approvò il progetto di fattibilità tecnica ed economica per realizzare i lavori di ampliamento del cimitero cittadino.

La sindaca, il 10 agosto dello stesso anno annunciava, sul suo profilo istituzionale facebook: “… l’amministrazione ha ritenuto urgente e improcrastinabile questo intervento con lo scopo di poter offrire un servizio cimiteriale più efficiente ai nostri cittadini.”

Alla notizia si riusciva ad ascoltare un canto di gioia tra le tombe proveniente dall’aldilà

I cari estinti avevano creduto alle parole della Anselmo. Quest’ultimi, ai quali non si può nascondere nulla, avevano preso visione della delibera il cui testo non lasciava spazio ad alcun dubbio: “Preso atto, il progetto… (omissis) ..prevede la realizzazione su due piani di n.768 loculi… (omissis)… per un costo complessivo di euro 1.431.000,00….(omissis)….. SOMME A DISPOSIZIONE DELL’ AMMINISTRAZIONE.” E oggi i defunti ancora aspettano che il gruppo di lavoro formato dal Geometra Di Donato, Geometra Nadir Ramaccioni e Geometra Gianluca Chiavari battano un primo colpo. Alla luce di come stanno le cose, il finale della delibera 114 aggiunge – alla beffa? – chiosando “Da dichiarare il presente atto immediatamente eseguibile ai sensi dell’art.134 comma 4 del T.U.267/2000”.

Che dire? Siamo alle porte del 2019 ma l’incuria inizia molto prima

E’ proprio il caso di dire che ad Anguillara Sabazia non c’è pace per i morti. Se si clicca su questo link [CLICCARE QUI], ci si rende conto che i nostri morti sono stati sempre oggetto di “equivoci” per usare un eufemismo. Il link proposto tratta della delibera di Giunta n. 209 del 29.12.2017 dove si incontrano i soliti presenti ed i cronici assenti. La giunta fu allora convocata perché era emerso che la ATI OMERGA s.r.l. Tatangelo s.r.l. per l’affidamento in regime di concessione del completamento del cimitero comunale, dopo 10 anni, dal 13 settembre 2005, da una esamina della convenzione, il Comune si accorse di alcune inadempienze contrattuali riguardo l’ampliamento da parte della società affidataria del servizio vendita loculi. La Giunta decise di evitare un eventuale (?) contenzioso e optò per la via stragiudiziale. Seguì la solita prassi dell’incarico a un avvocato, nomina di un responsabile mentre i morti aspettavano.

Che l’ampliamento del cimitero non fosse in cima ai pensieri dell’amministrazione se ne ebbe la conferma più tardi. Intanto già si preparavano le mosse per ovviare all’emergenza, scartando l’ipotesi oppure se si vuole, rimandando a sine die i lavori dell’ampliamento del cimitero.

Quest’altro link [CLICCARE QUI] tratta invece della delibera di Giunta n. 82 del 7 giugno 2017 e sempre con i soliti 3 assessori presenti e 2 assenti si decise: “Che nelle more dell’approvazione delle modifiche al suddetto regolamento – di polizia mortuaria Ndr. – si rende necessario impartire disposizioni urgenti onde poter garantire la sepoltura in caso di decesso, così come previsto dalla normativa di riferimento in merito.”

Ad Anguillara Sabazia non c’è un’emergenza abitativa, al contrario ci sono troppi immobili in vendita sul mercato. L’emergenza è altrove

Ci sono si e no 6 agenzie immobiliari e solo chi non vuole vedere non ammette che l’emergenza immobiliare non esiste. Queste agenzie hanno elenchi interi di immobili da vendere, immobili per tutti i gusti, tutte le tasche.

Ad Anguillara Sabazia c’è solo qualche agenzia funebre che magari può disporre di qualche loculo da proporre

Ciò detto la gente ad Anguillara non capirà mai l’utilità per la comunità dei piani integrati che la sindaca Anselmo ha tenuto tanto a portare in Aula per la riqualificazione di un’area ubicata in località “I Grassi”. E la giustificazione che l’Amministrazione ha l’intenzione di utilizzare la somma spettante di 3 milioni 614 mila euro in opere pubbliche non convince. Da qualche parte qualcuno recita ancora il detto: “Campa cavallo che l’erba cresce”.

A proposito di loculi

Oggi i loculi sono all’ordine del giorno. La Giunta Anselmo si è dimostrata fedele alla sua ostinazione nel non volere ascoltare la voce del caro estinto e lo scorso 26 settembre con Ordinanza Dirigenziale è stata annunciata la temporanea requisizione dei loculi cimiteriali. Su questo provvedimento tratteniamo ogni giudizio perché ci riserviamo di ritornarci più esaurientemente in seguito. Per oggi preme concludere confermando che a proposito di loculi: Se qualcuno acquista un loculo vuol dire che c’è qualcun altro che vende un loculo; vuol dire anche che al mappale cimiteriale si dovrebbe procedere al cambio della proprietà. Ma si sa che per i loculi in concessione, l’articolo 4 del contratto di concessione “…..vieta il trasferimento a terzi sia per vendita che per donazione”. La gente comune non lo sa ma la polizia mortuaria lo sa e il caro estinto dall’aldilà guarda e annota.

Anguillara, scoppia l’emergenza tombe: la giunta Anselmo requisisce i loculi cimiteriali ai privati

Emanuel Galea




Macerata, sparatoria contro i migranti: Luca Traini condannato a 12 anni

MACERATA – Dodici anni di reclusione per le accuse di strage aggravata dall’odio razziale e porto abusivo d’arma. E’ la condanna inflitta dalla Corte d’assise di Macerata nei confronti di Luca Traini, 29 anni, autore della sparatoria contro migranti del 3 febbraio scorso. Oltre alla pena, che coincide con la richiesta della Procura, l’imputato dovrà scontare poi anche tre mesi di libertà vigilata e dovrà risarcire le parti civili con somme da quantificare in sede civile.

“Scusate, ho sbagliato” ha detto Luca Traini durante il processo con rito abbreviato (a porte chiuse) in Corte d’Assise. “Non provo nessun odio razziale – ha aggiunto leggendo frasi scritte su fogli – volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti”.

Ho avuto “un’infanzia difficile” ma “non sono né matto né borderline”, ha detto Traini al processo. “Il mio gesto – ha aggiunto – non è collegato al colore della pelle: un poco di buono può essere sia bianco sia nero”.




Sperimentazione 5G e rischio cancro: 300 primi cittadini della conferenza dei sindaci degli Stati Uniti ricorrono al tribunale

Recepiti gli aggiornamenti della ricerca internazionale, nel 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità potrebbe rivedere la classificazione degli agenti cancerogeni, inserendo l’elettrosmog in Classe 2A (cancerogeno probabile) se non addirittura in Classe 1 (cancerogeno certo). Significherebbe minare alla fondamenta la supposta innocuità delle radiofrequenze, onde non ionizzanti, con evidenti ripercussioni anche nella corsa contro il tempo ingaggiata in questi giorni dall’industria del 5G (al rialzo, prosegue l’asta miliardaria per gli ambiti lotti).

A breve, attesi in autunno, i risultati finali del Programma nazionale di tossicologia americano (NTP), la più grossa ricerca su cavie uomo-equivalenti mai condotta al mondo sugli effetti biologici delle irradiazioni da cellulari (3G-GSM, che si sappia: sul 5G non ci sono studi preliminari sul rischio salute!). Le evidenze, già negli esiti parziali di marzo, dicono: tumore e glioma maligni nel cervello, neurinomi del cuore! (notati pure cardiomiopatia e danni al tessuto cardiaco). Tutti questi dati sono racchiusi nel libro inchiesta, “Manuale di autodifesa per elettrosensibili” di Maurizio Martucci (Edizioni Terra Nuova). “Siamo al nesso tra cancerogenesi e tecnologia, dobbiamo fare molta attenzione ai prossimi passi”: forti di 147 studi recenti sul legame tra esposizione alle radiazioni a microonde e danni biologici, la coalizione statunitense Americans for Responsible Technology (52 gruppi statali e federali) ha poi chiesto alla Commissione federale per le comunicazioni di fermare il lancio (accelerato!) del 5G, mentre oltre 300 primi cittadini della Conferenza dei Sindaci degli Stati Uniti si spingeranno in tribunale pur di bloccare l’imposizione 5G, già rifiutata nelle città di San Anselmo, Ross, Mill Valley (California) e Palm Beach (Florida) per salvaguardare “la salute e la sicurezza della comunità”.

Mentre in Inghilterra c’è attesa per la sentenza sul maxi-risarcimento chiesto da Neil Whitfield (60enne britannico malato di cancro al cervello, stabilito il nesso telefonino=cancro può ricevere 1 milione di sterline da un colosso del wireless) nella sede comunale di Cracovia (Polonia) s’è svolto il 3 ° Forum internazionale “Protezione dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico, limiti di sicurezza” a cui ha partecipato anche Fiorella Belpoggi, per l’Istituto Ramazzini (Bologna) direttrice della ricerca più autorevole (10 anni di studio) sugli effetti cancerogeni delle antenne di telefonia mobile: “siamo scienziati, il nostro ruolo è di produrre prove solide per la valutazione di pericoli e rischi. La sottostima delle prove dei biotest sui cancerogeni e i ritardi nella regolamentazione hanno già dimostrato molte volte di avere gravi conseguenze, come nel caso dell’amianto e del fumo.”

Agostino Di Ciaula, Presidente ISDE-Italia (ha reiterato al Governo Conte una richiesta di moratoria, inascoltata) sostiene che “le prime evidenze che stanno venendo fuori dalla sperimentazione del 5G sono abbastanza preoccupanti. Sono state segnalate alterazione dell’espressione genica, effetti sulla cute, effetti sulla proliferazione cellulare, sulla sintesi di proteine, sui processi infiammatori”, e un nuovo appello per ONU, OMS, Europa e governi è stato lanciato dall’ennesima accreditata task force che – senza mezzi termini – parla di ‘5G come crimine contro l’umanità’: “La densità pianificata dei trasmettitori di radiofrequenza è impossibile da prevedere.

Oltre a milioni di nuove stazioni radiobase 5G sulla terra e 20.000 nuovi satelliti lanciati nello spazio, secondo le stime entro il 2020 per l’Internet delle cose avremo 200 miliardi di oggetti trasmittenti e un altro trilione di lì a pochi anni. Se i piani del settore delle telecomunicazioni per il 5G si realizzeranno, nessuna persona, nessun animale, nessun uccello, nessun insetto e pianta sulla terra sarà in grado di evitare l’esposizione 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno, a livelli di radiazione che sono decine o centinaia di volte più grandi di quello che esiste oggi, senza alcuna possibilità di fuga da nessuna parte sul pianeta. Questi piani 5G minacciano di provocare danni permanenti, effetti gravi e irreversibili sugli esseri umani”. Infine, mentre alcuni cittadini valutano azioni legali di autotutela e le pagine del libro inchiesta sui pericoli dell’elettrosmog sono nelle mani del Ministro della Salute Grillo, on-line monta una petizione da 5.000 firme per il Governo: “fermate il 5G, abbassando i limiti di irradiazione elettromagnetica!” Ma, ignara dei pericoli, l’opinione pubblica italiana (strano?) permane all’oscuro ….

Marco Staffiero




Salvini contro Juncker sulla Legge di Bilancio: “Parlo con persone Sobrie”

“Io parlo con persone sobrie che non fanno paragoni che non stanno nè in cielo nè in terra”. Così il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, risponde – intervistato dal programma Tagadà su La7 – ad una domanda sulle affermazioni del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che aveva ipotizzato un rischio Grecia per l’Italia.
“In una grande famiglia – ha aggiunto – non ci sono figli di serie A e figli di serie B. Se qualcuno straparla perche’ rimpiange un’Italia precaria e impaurita, magari per poter comprare sotto costo le aziende che sono rimaste in questo Paese usando spread e mercati per intimorire qualcuno ha trovato il ministro sbagliato ed il Governo sbagliato”.

Di Maio, minacce non ci fermano – “A qualcuno dà fastidio che l’Italia abbia cominciato a rialzare la testa e stia attuando le promesse della campagna elettorale. Ma noi non ci fermeremo davanti alle minacce, perché queste cose le dice una Commissione che non ha neanche l’1% dei consensi dei cittadini”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio, parlando della manovra, nella conferenza stampa di presentazione delle due proposte di legge di riforma costituzionale avanzate dalla maggioranza. “Questo 2,4 fa scalpore quando gli altri prima di noi hanno fatto tutto quello che volevano: ora ci criticano la manovra senza averla neppure letta, devo pensare che ci sia un pregiudizio”. Il tetto deficit-pil resta sul 2,4 per cento? “Assolutamente sì, non arretriamo di un centimetro”, ha ribadito Di Maio.
“Senz’altro siamo preoccupati per lo Spread, ma il tema è altro. Ieri a qualcuno è andato di traverso che non si era ancora alzato a 350 e nel pomeriggio i Commissari Ue e il presidente della Commissione hanno fatto dichiarazioni per creare tensioni e i mercati sono sensibili alle dichiarazioni dei commissari Ue. Ma almeno si leggessero prima il Def. Adesso lo presentiamo ma l’investitore dirà “la Commissione Ue lo ha già bocciato”. La reazione dei mercati è molto più alla reazione di questi signori che alle azioni del governo”, ha spiegato il vicepremier Di Maio.
“Facciamo un po’ di deficit per una volta, non per salvare le banche, ma per non massacrare cittadini e imprenditori. Quelli che dicevano non si può fare, oggi dicono che non si deve fare. Ma noi il deficit lo restituiremo l’anno prossimo, perché con i tagli e la crescita abbasseremo il debito”, ha sottolineato Di Maio.




Mogadiscio, autobomba coinvolge convoglio italiano

MOGADISCIO – Un blindato Lince, appartenente ad un convoglio di cinque mezzi italiani, è stato coinvolto a Mogadiscio, alle 12.10 locali, in un’esplosione al rientro da un’attività addestrativa in favore della forze di sicurezza somale. Nessun militare italiano è rimasto ferito, mentre il mezzo, con a bordo 4 soldati, è stato lievemente danneggiato ed è rientrato in base.

L’esplosione è avvenuta a 700 metri circa dalla sede del Ministero della Difesa. I militari italiani operano nell’ambito della missione europea in Somalia (Eutm), finalizzata al rafforzamento del Governo Federale di Transizione somalo (Tfg), attraverso la consulenza militare a livello strategico alle istituzioni di difesa somale e l’addestramento militare.

La missione militare dell’Ue opera in stretta collaborazione e coordinamento con gli altri attori della comunità internazionale presenti nell’area d’operazione come le Nazioni Unite, l’African Union Mission in Somalia (Amisom) e gli Usa.

Sui media circola l’informazione che “quattro bambini” sono morti per l’autobomba kamikaze. La notizia, che cita un “responsabile somalo”, viene rilanciata dal sito egiziano Mobtada.

L’attentato viene presentato come diretto a “un convoglio dell’Unione europea”. Senza porre l’annuncio in relazione con l’attentato, probabilmente perché si tratta di operazioni precedenti, il sito libanese El Nashra riferisce che l’esercito somalo ha annunciato che “cinque elementi armati del movimento terrorista Al Shabaab” sono rimasti uccisi in “scontri” con le forze armate “nel sud del Paese”. Una fonte ufficiale dell’esercito ha precisato che le forze armate hanno “liberato diverse regioni in operazioni che si sono svolte 70 km a nord di Chisimaio”, e che due soldati sono rimasti feriti.




Formello, focus sulla Sicurezza, con il Prefetto Francesco Tagliente e il Generale Tullio Del Sette

FORMELLO (RM) – Si sono conclusi, dopo tre giorni di impegno dal 28 al 30 settembre, specifici focus per incentivare la partecipazione alla vita pubblica. Uno spazio di condivisione delle competenze e di riflessione per contribuire alla definizione di nuove proposte programmatiche, affrontare e risolvere le criticità del nostro Paese.

Al centro del dibattito, nel prestigioso Palazzo Chigi di Formello: Sicurezza, beni confiscati alla mafia, lotta alla criminalità e all’usura; Economia sociale, sviluppo economico, start up; Cultura, spettacolo, turismo, politica dell’informazione; Sanità, welfare, servizi sociali; Famiglia, scuola, formazione; Enti locali, ambiente, territorio.

I lavori sono stati aperti con i saluti istituzionali del padrone di casa il Sindaco di Formello Gian Filippo Santi seguiti da quelli del Vice Presidente Consiglio regionale del Lazio Pino Cangemi, del Presidente della Fondazione Foedus Mario Baccini e dal Presidente Associazione Itaca 2.0 Gianni Sammarco.

Al focus sulla sicurezza, moderato dal giornalista Enrico Paoli ed introdotto da Rosario Vitarelli, sono intervenuti tra gli altri prefetto Francesco Tagliente, già questore di Roma, uno dei massimi esperti in teme di sicurezza e l’ex Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, ora presidente dell’Osservatorio Permanente sulla Sicurezza Eurispes.

Sono intervenuti anche il presidente dell’Associazione Nazionale dei Comandanti ed Ufficiali dei Corpi di Polizia Municipale Diego Porta, il Senatore componente del Copasir Claudio Fazzone e Don Antonio Coluccia, fondatore della comunità Opera Don Giustino Onlus, Beni confiscati alla Mafia.

Nel corso degli interventi è stato affrontato il tema dell’introduzione di norme finalizzate a rafforzare i dispositivi a garanzia della sicurezza pubblica, con particolare riferimento alla minaccia del terrorismo e al contrasto delle infiltrazioni criminali negli appalti pubblici, nonché al miglioramento del circuito informativo tra le Forze di polizia e l’Autorità giudiziaria e alla prevenzione e al contrasto delle infiltrazioni criminali negli enti locali.

La riflessione sul tema sicurezza, approfondita anche a margine del dibattito, ha consentito di approfondire la conoscenza delle disposizioni contenute nel nuovo decreto legge, approvato in C.d.M. il 24 settembre.

Non sono mancati, infatti, i riferimenti alle misure per controllo, anche attraverso dispositivi elettronici, dell’ottemperanza al provvedimento di allontanamento dalla casa familiare; alle disposizioni in materia di esecuzione delle pene; alla estensione dell’ambito di esecuzione delle pene secondo le norme e con le modalità previste per i minorenni; alle prescrizioni in materia di contratto di noleggio di autoveicoli per finalità di prevenzione del terrorismo e a quelle in materia di accesso al CED interforze da parte del personale della polizia municipale; alla sperimentazione di armi ad impulsi elettrici da parte delle Polizie municipali; alla estensione dell’ambito di applicazione del DASPO per le manifestazioni sportive e dell’ambito di applicazione del DASPO urbano; alle disposizioni in materia di blocco stradale; alle sanzioni in materia di subappalti illeciti, al monitoraggio dei cantieri, alle disposizioni per migliorare la circolarità informativa e a quelle relative alla revoca della cittadinanza per coloro che abbiano riportato condanne definitive, per delitti commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell’ordinamento costituzionale.




Rogo vicino oasi a Lecce, distrutti 50 ettari

VERNOLE (LECCE) – Sono circa 50 gli ettari di vegetazione mediterranea distrutti dall’incendio, probabilmente doloso, divampato ieri sulla costa adriatica del Salento nei pressi dell’oasi naturale de ‘Le Cesine’, nel Comune di Vernole.
Il rogo ha lambito lidi, case e strutture ricettive e fino all’alba di oggi ha impegnato 13 squadre dei vigili del fuoco oltre a personale dell’Arif, Protezione civile e Forestale.
Distrutte vaste aree di pineta e bosco. Grazie all’intervento dei soccorritori si é riusciti a spaccare il fronte del fuoco evitando che arrivasse all’oasi del Wwf. La zona ha ora uno scenario lunare, presenta ancora dei focolai ed è avvolta da una coltre di fumo.
“É difficile che una tale devastazione possa avere cause naturali”, afferma Giuseppe Bennardo, comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Lecce. “Sono intervenuti quattro aerei, due fire boss e due canadair. Solo la massima capacità operativa da parte di tutti – aggiunge – ha permesso di evitare l’interessamento dell’oasi delle Cesine”.




Migranti, quando i respingimenti non irritavano le magliette rosse: si spera che a nessuno venga in mente di codificare Dambisa Moyo fra gli iscritti della Lega

Oggi si può dire che il tema immigrazione domini la politica degli Stati. Secondo uno studio dell’equipe TrueNumbers, in Europa ci sono 2,1 milioni di persone espulse. L’incapacità di rendere le espulsioni effettive di migranti irregolari, oltre che minare seriamente la già tanta precaria credibilità dell’Unione europea nella gestione dei suoi confini “rappresenta un incentivo per l’immigrazione irregolare” come lo ha candidamente dichiarato lo stesso Parlamento europeo.

Nel 2016 , citando sempre la fonte dei dati del Parlamento europeo, dai 305,365 ordini di espulsione che gli Stati avevano emesso, solo la metà, cioè 176.223 sono andati a buon fine, i rimanenti fogli di via sono rimasti carta straccia perché i migranti irregolari sono rimasti in giro per l’Europa.
Solo nel 2016 gli ordini di espulsione emessi dagli Stati sono stati 67.033 mentre i rimpatri effettivi risultano essere stati 47.181. Nei primi 4 mesi del 2017 invece, dei 64.312 ordini di espulsione, quelli effettivi sono stati 39.536. A dispetto di quello che si può addebitare a questo governo, i respingimenti, le espulsioni ed i rimpatri sono stati sempre all’ordine del giorno di ogni governo.

Quando i respingimenti non irritavano le magliette rosse

Nel lontano 2014, ne Salvini e tanto meno Di Maio possono essere chiamati in causa, le espulsioni andavano avanti senza suscitare l’ira delle magliette rosse. In quell’anno la Francia di Francois Hollande aveva espulso 84.890 emigranti. La Grecia aveva espulso 73.670 con un crescendo di circa 30.000 espulsioni in più sul 2013. Il Regno Unito si era distinto con 65.365 espulsioni, mentre l’Italia, fanalino di coda aveva firmato 25.380 fogli di via. A queste espulsioni e rimpatri c’è da aggiungere il numero di extracomunitari rifiutati all’ingresso in Europa. Citando i dati del 2014 si trovava la Spagna con 172.185 rifiuti, principalmente marocchini. Il Regno Unito seguiva con 15.906 rifiuti. Dopo veniva l’Ungheria con 13.195 rifiuti, la Francia con 11.365 rifiuti e sempre fanalino di coda l’Italia , chiudeva le porte a 7.005 extracomunitari.

L’Italia frenata nei rimpatri, nelle espulsioni e nei respingimenti, perché?

Da un’attenta lettura dei dati appena esposti ed altri, che per brevità non sono stati riportati qui, si evince che mentre gli altri Stati governavano a piacere, e pare senza alcuna interferenza dall’alto delle istituzioni, il “piccolo Stato” ai confini con il nord Africa, in parte non riusciva a governare l’emergenza per mancanza di volontà e in parte perché osteggiato da divieti che non si capisce perché non si applicano sempre ed a tutti in ugual misura. Sta di fatto, e si cita il caso a solo titolo esemplificativo, già dal 2014 esisteva questa discrepanza tra Stato e Stato. Nei primi 4 mesi di quell’anno la Francia di Hollande aveva espulso 84.890 emigranti irregolari mentre nello stesso periodo l’Italia firmò appena 25.380 ordini di espulsioni. Perché tutto questo divario? C’è chi dice che l’Italia barattava la voce “migranti” con trattative sul fiscal compact in sede europea. Argomento che ha delle fondamenta ma non è l’unico.

Non tutti i paesi d’origine degli emigranti accettano il rimpatrio dei loro connazionali. Sarà proprio vero e casomai cosa si può fare?

Quando si dice è vero, però gli accordi sono come le leggi, sono fatti per essere modificati, corretti e se necessario cambiati. Intanto è da precisare che i paesi che hanno siglato accordi con l’Europa e con l’Italia per l’accoglimento dei relativi connazionali rimpatriati sono diversi. L’Europa ne ha siglato 17 accordi con altrettanti paesi. Da citare l’accordo con il Gambia, per l’immigrazione via mare e con la Macedonia, per i flussi migratori via terra. Il 12 dicembre 2015 l’Unione Europea ha siglato un accordo con il governo del Mali per rimpatriare i migranti irregolari provenienti dal Paese. L’accordo si inseriva nel piano adottato in un vertice a La Valletta nel novembre 2015 che prevedeva un finanziamento di 1,8 miliardi di euro da parte della UE ad alcuni Paesi africani. Sono stati stanziati 145,1 milioni di euro per contrastare il traffico di esseri umani, per migliorare i controlli di frontiera e per agevolare i giovani nella ricerca di lavoro in Mali.”
Da parte dell’Europa sono tutt’ora in corso trattative con Congo, Ghana, Senegal e Bangladesh. L’Italia ne ha che funzionano bene con Tunisia, Nigeria, Egitto e Marocco. I duri da trattare rimangono Eritrea, Siria, Somalia e Nigeria ma anche per queste un rimedio ci sarebbe.

Costi e benefici nel rimpatrio degli irregolari

I conti sono subito fatti. Ogni emigrante pesa sui contribuenti italiani euro 35 al giorno. Oppure la media di euro 1.100 al mese. Tenendo questa cifra in mente si passa ad un altro calcolo. Un’indagine del EUobserver su circa 100 operazioni congiunte di rimpatrio, dopo aver considerato alcuni eventi non previsti nelle operazioni di rimpatrio, come quando alcuni rimpatriandi si danno alla fuga, oppure si danno malati, oppure presentano domanda di asilo oppure altre questioni legali emergenti, considerando che nulla accada di tutto ciò, si è stimato che in media per il rimpatrio via aerea la spesa s’aggiri intorno a euro 5.800. Seguendo il principio di costi e benefici, contro il viaggio aereo di euro 5.800 si ha il costo del mantenimento del migrante in Italia ad euro 1.100/mese per sei mesi, con un risparmio per tutti i mesi che verranno dopo il 6° mese.

L’Accordo di Cotonou tra i Paesi dell’area ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) e l’Unione Europea

Il 23 giugno 2000 tra settantanove Paesi dell’area ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) e l’Unione Europea venne firmato l’Accordo Cotonou. L’accordo è formato da disposizioni relative alla concessione di preferenze tariffarie ai prodotti ACP nel mercato comunitario, l’erogazione di aiuti finanziari e la cooperazione industriale. Inoltre i paesi ACP possono accedere agli “accordi di partenariato economico” (APE) mentre l’Unione in cambio offre differenti regimi commerciali agli Stati partner offrendogli assistenza per “un sistema multilaterale basato su regole per affrontare le sfide globali”.

Detto tutto ciò, se fra questi Stati partner, per caso ci fosse qualcuno di quelli che dovessero rifiutare di accettare il rimpatrio di qualcuno dei loro connazionali, cosa vieterebbe all’Europa di sospendere assistenza e finanziamenti finché lo stesso Stato non venisse a più miti consigli?
– Penale
– Penale dell’economia
– Processuale penale
– Penale dell’ambiente
– Penale dell’informatica
– Giurisprudenza
A volte ci si fanno tanti scrupoli inutili e il più delle volte si danneggiano quelli che invece si vorrebbero beneficiare. L’economista nata in Zambia, Dambisa Moyo, è una vita che combatte contro i fondi umanitari che finiscono nelle tasche dei dittatori. “Si comincia a capire che bisogna cofinanziare iniziative da gestire insieme” L’ultimo suo grido è stato : “Basta aiuti a pioggia: per la mia Africa servono investimenti”.

Si spera che a nessuno venga in mente di codificare Dambisa Moyo fra gli iscritti della Lega.

Emanuel Galea




Protezione Civile Nazionale: a Velletri, al campo operativo R.N.R.E, presentate le novità per il soccorso dei dispersi

VELLETRI (RM) – Un’eccellenza Made in Italy che per il nono anno consecutivo ha organizzato tre giornate di confronto, una  occasione d’incontro sia per le unità componenti la Colonna Mobile Nazionale di pronto intervento che di tutte le strutture operative del Raggruppamento Nazionale per le Radiocomunicazioni di emergenza (R.N.R.E.). L’edizione 2018 è stata dedicata a fare conoscere e testare le apparecchiature della nuova rete DMR (Digital Mobile Radio) che rappresenterà la struttura portante collegata ai sistemi satellitari del sistema di comunicazioni in emergenza approvato dal Dipartimento.

“L’Italia è prima nel mondo per le nuove tecnologie nella copertura della connettività nelle prime 36 ore dall’emergenza”

A permettere questo primato, spiegato nei dettagli durante il campo operativo allestito a Velletri, è Fausto D’Angelo insieme ad Alberto Barbera rispettivamente presidente e vicepresidente e fondatore del Raggruppamento. Un’associazione che rientra tra i fiori all’occhiello negli interventi a supporto del Dipartimento Nazionale in caso di emergenze nazionali.

100 i volontari arrivati da tutta Italia

Ai Pratoni del Vivaro – Colle dell’Acero nel comprensorio del comune di Velletri sono stati oltre 100 i volontari arrivati da tutta Italia per confrontarsi sull’utilizzo delle apparecchiature. Tra queste una valigetta satellitare portatile e compatta che consente di avere il collegamento attraverso il satellite con internet e dotata di un sistema automatico di puntamento.

La vera sorpresa è stata un prototipo “fatto in casa” inventato dall’associazione R.N.R.E.

dopo l’evento di Rigopiano per cercare i dispersi. Una creazione geniale che dovrà essere discussa e testata ampiamente prima che venga messa in campo. La creazione è simile a un microripetitore telefonico in gsm in grado di agganciare i telefoni accesi senza campo delle persone in difficoltà. Con l’isolamento completo si captano tutti gli apparecchi ai quali si può inoltrare un messaggio che avvisa, ad esempio, che la Protezione Civile è in azione per il salvataggio delle persone.

“Uno strumento straordinario” lo ha definito così Massimo La Pietra responsabile nazionale dei volontari della Protezione Civile che ha tenuto a sottolineare che “R.N.R.E. rientra nell’Elenco centrale del Dipartimento tra l’elite delle associazioni di volontariato, perché sono volontari in grado di consentire radiocomunicazioni di emergenza nelle prime 40 ore dalla calamità naturale e avere in tempo reale notizie e immagini e poter straordinariamente parlare con la sede operativa e stabilire contatti celeri che oggi sono fondamentali per la gestione di eventi catastrofici”

Alessandro Poggio