Governo, cdm: pace fiscale fatta tra Lega e M5s

Accordo raggiunto sul decreto fisco tra M5S e Lega. E’ quanto filtra dal Consiglio dei Ministri in corso – da fonti di maggioranza del M5S – dopo tre ore di riunione tra il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

L’accordo, si apprende ancora, prevede lo stralcio del cosiddetto “scudo penale” e della questione dei capitali e beni all’estero

E’ in corso a palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei ministri che dovrà esaminare una seconda volta il decreto fiscale. In agenda anche la lettera dei rilievi alla manovra inviata dall’Unione europea all’Italia. L’appuntamento è stato anticipato da un vertice tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, prima del Cdm che dovrà esaminare decreto fiscale e risposta alla lettera Ue sulla manovra. E’ quanto riferisce una fonte del governo.

“A nome del governo smentisco che si sia pensato a una riduzione del deficit che resta al 2,4%. Se dovessimo ridurlo non avremmo la riforma alla Fornero, il reddito di cittadinanza”. Lo puntualizza il vicepremier Luigi Di Maio, parlando con i cronisti fuori Palazzo Chigi dice di di accogliere “il responso di Moody’s con un grande sorriso, ce l’aspettavamo: ad ogni modo si parla di un Italia con un risparmio solido”.

Il vice premier ritiene invece superato il nodo del condono. “Ora smettiamola con il dire che c’è panna montata. Non la buttiamo in caciare, togliamo di mezzo il condono per gli evasori e andiamo avanti”. E aggiunge: “Ci fa molto piacere e siamo felici del no della Lega al condono. Sono amici ritrovati”, ha aggiunto.

“Oggi c’è un importante Consiglio dei ministri in cui chiariremo la questione del condono – ha detto ancora Di Maio -: daremo due copie del testo a Salvini, così non si sbaglierà più: l’articolo 9 non è mai stato letto. Ma ora smettiamola e andiamo avanti senza condono”.

“Alla Lega non interessa nessun condono – dice il vicepremier Matteo Salvini, in una nota diffusa prima del Consiglio dei Ministri -, nel contratto si parla di saldo e stralcio delle cartelle di Equitalia solo per chi ha fatto la dichiarazione dei redditi e non è riuscito a pagare tutto. Manteniamo gli impegni, rispettiamo il contratto e aiutiamo gli Italiani onesti, noi saremo felici e contenti”.
E Di Maio è arrivato a Palazzo Chigi, dove si trova già il premier Giuseppe Conte. In precedenza era giunta Laura Castelli, sottosegretario all’Economia. Anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria è arrivato a Palazzo Chigi. Anche il vicepremier Matteo Salvini è a Palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri che ha all’ordine del giorno l’esame del decreto fiscale e la risposta alla lettera Ue con i rilievi sulla manovra.




Governo, tensione alla stelle: botta e risposta tra Salvini e Di Maio sulla pace fiscale

Alta tensione tra i due vicepremier Salvini e Di Maio sul condono fiscale Salvini non cede sul decreto fiscale: ‘Di Maio sapeva tutto del condono’, ma ‘non c’è una crisi all’orizzonte’, certo se cambiamo la pace fiscale ‘si crea un precedente pericoloso’.

Non si fa attendere la risposta di Di Maio e sullo stesso terreno del responsabile del Viminale, una diretta Facebook. “Da bugiardo non voglio passare e anche per questo quando mi si dice che ero distratto io non ci sto”, aggiunge, replicando a quanto affermato in una precedente diretta Facebook da Matteo Salvini. Al Cdm di lunedì scorso “Conte ha enunciato i principi generali dell’accordo sulla pace fiscale” ma “non si è mai parlato di condono penale e di fondi esteri”. Lo precisa il vicepremier Luigi Di Maio su Fb, sottolineando che “quando si dice che ‘Conte leggeva e Di Maio scriveva’ si dice una cosa non vera”.

Oggi Salvini sarà al Cdm e sul possibile stralcio della parte ‘incriminata’ del decreto e dice ‘tutto si può fare, sono qui per risolvere’ però ‘quando la gente legge e approva una cosa, sia convinta di quello che legge e approva’ perché sennò, ha aggiunto, ‘inizio ad arrabbiarmi’.

Ottimista il ministro per i rapporti con il parlamento, Riccaro Fraccaro: “Ho letto tutte le dichiarazioni di Salvini. Ha anche detto che è ragionevole e io lo confermo, perché abbiamo lavorato insieme in questi mesi. E domani si risolverà tutto”.

Il vicepremier Matteo Salvini avverte: “Io sentirò tutti, però inizio ad arrabbiarmi, perché in quel Consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva. In quel Cdm un uomo indicato dai 5 stelle leggeva, ed è il presidente del Consiglio, e il leader dei 5 stelle scriveva, ed è Di Maio”. Alla domanda se ciò sia avvenuto per l’intero documento, Salvini ha risposto : “Sì, il documento oggetto di scandalo di cui alla Lega e a Salvini non frega nulla è stato letto dal presidente del Consiglio e verbalizzato dal ministro Di Maio”. “Se non hanno capito, se hanno cambiato idea, se hanno iniziato a litigare – ha ripetuto – è un problema loro. Non può essere il governo a risentire dei cambi di umore dei Cinquestelle o delle distrazioni dei 5 stelle. Noi – prosegue – siamo persone ragionevoli. Se i 5 stelle hanno cambiato idea, basta dirlo. Se Fico è Di Maio hanno cambiato idea, basta dirlo, noi siamo qui. Se lo spread arriva a 350 perché questi litigano è un problema. Io domani vado a Roma, sereno, riscriviamo e rileggiamo tutto, però, ripeto, la verità è che in quel Consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva”. Ad affermarlo è il vicepremier Matteo Salvini, parlando da Mezzocorona, in Trentino, nel tour elettorale per le provinciali.

Tensione anche sul decreto sicurezza. M5s ha presentato 80 emendamenti sul decreto scatenando le ire di Salvini

“La scadenza per la presentazione degli emendamenti è oggi: perché i 5Stelle hanno presentato 81 emendamenti come se fossero all’opposizione? Ragazzi non è così che si lavora, non è cosi che si fa tra alleati. Io poi sono ben contento se c’è qualcosa è da migliorare” dice il ministro dell’Interno.

La risposta di Fraccaro in un primo momento è netta: “Su dl sicurezza c’è già un tavolo. Se ci sono 81 emendamenti, vuol dire che ci sono 81 buone idee per modificarlo”. Così il ministro per i rapporti con il parlamento, Riccardo Fraccaro, dopo che Salvini ha parlato di atteggiamento “da opposizione”. “Le proposte stanno arrivando anche dal ministero dell’interno – ha aggiunto Fraccaro – e abbiamo sempre detto che le proposte del governo possono e devono essere migliorate in Parlamento”. In serata poi la situazione sembra ricomporsi tanto che Fraccaro precisa: “ok solo a emendamenti condivisi”.

“Il confronto, che a tratti può essere anche acceso, tra le forze della maggioranza non intacca il buon lavoro che stiamo facendo. Andiamo avanti consapevoli della responsabilità che abbiamo – specie nei confronti dei cittadini – di non disperdere le nostre energie e di rimanere concentrati sugli obiettivi che vogliamo raggiungere per il bene del Paese”. Lo scrive su facebook, facendo riferimento allo scontro sul dl fisco, il premier Giuseppe Conte. “Guido un governo che ha finora dimostrato di saper fare squadra e sintesi e così continueremo a fare”, aggiunge.




Di Maio e l’annuncio in Tv (di Stato) sulla presunta manomissione del decreto fiscale. Salvini: Ccà nisciuno è fesso

“Uno leggeva il testo e uno scriveva, verbalizzava. Chi leggeva era il presidente Conte, che ha tutta la mia stima, che sta battagliando in Europa per difendere l’Italia. Lui leggeva e Di Maio verbalizzava”. Salvini mette i puntini sulle i nel corso di una diretta Facebook e avverte che “quando ci vuole, ci vuole”. “A me del condono non me ne frega niente, ma per scemo non passo. È legittimo cambiare idea, sono pronto a riscriverlo il decreto. Ma patti chiari e amicizia lunga”. Quel decreto c’era “quei fogli sono a Palazzo Chigi, lo dico a anche beneficio degli elettori 5 stelle” e ripete più volte che “io ero in mezzo tra i due, Conte aveva i fogli e Di Maio verbalizzava con me in mezzo ma passare noi per quelli che hanno fatto il condono proprio no”.




Governo, pace fiscale: è caos. Conte blocca l’invio del decreto al Quirinale

Il governo sbanda sulla pace fiscale quando il “bubbone” che scoppia nel tardo pomeriggio sul dl fisco, proprio mentre il premier Giuseppe Conte è impegnato a difendere la manovra a Bruxelles, svela il delicato momento dei rapporti tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Rapporti così logori che, secondo fonti circostanziate, non solo dopo il caos sul decreto i due non si sarebbero sentiti ma il leader del M5S avrebbe telefonato al vicepremier alleato senza ricevere risposta. A tarda sera, così, a metterci la faccia è Giuseppe Conte. Il premier blocca l’invio del decreto al Quirinale (invio che Di Maio dava a Porta a Porta per cosa già avvenuta accusando una manina tecnica o politica di aver manipolato il testo) ma, sottolineano fonti di Palazzo Chigi, il capo del governo con il suo intervento “non smentisce” il suo vicepremier confermando che, al Colle, in via informale, una bozza di testo è stata inviata.

“Venerdì torno a Roma e si chiude”. Lo afferma il premier Giuseppe Conte rispondendo ai cronisti che lo attendevano in albergo sul caso del testo decreto fiscale, che secondo il M5S sarebbe stato modificato. “Abbiamo approvato un testo in Cdm, quello deve essere”, spiega Conte ribadendo che, al suo ritorno dal Consiglio europeo e dal vertice Asem, “visionerà articolo per articolo” il decreto che contiene la misura della pace fiscale.

E il premier, alla luce del caos di oggi, quasi avverte i due alleati: il testo sarà visionato dal capo di governo personalmente. Ma le parole di Di Maio irrompono con un certo fragore nell’alleanza di governo. La reazione della Lega, raccontano fonti del Carroccio, è un misto tra stupore, irritazione e gelo. “Noi siamo seri”, dicono esponenti leghisti in una nota, a sottolineare che gli alleati non si stanno mostrando altrettanto seri: se Di Maio non è in grado mantenere i patti, problema suo, è il senso del messaggio della Lega. Tra l’altro la bozza di dl fiscale era ben nota ai Cinque stelle, che ne parlavano come di un testo quasi definitivo, raccontano fonti parlamentari sottolineando come lo scudo per i capitali al’estero contro cui si è scagliato di Di Maio, nella bozza non c’è. E,di qui in poi – sottolineano ancora dalla Lega – qualche limatura è sempre possibile ma alla base c’è un accordo politico: se M5S lo mette in discussione, allora si ridiscute tutto, anche misure sgradite alla lega come pensioni d’oro e pensioni di cittadinanza. Dall’altra parte, tuttavia, lo stop di Conte al decreto rischia di aprire un vaso di Pandora. Anche perché, alla base del blitz di Di Maio, c’è un pressing della base parlamentare (e non solo) del M5S su una misura, come la pace fiscale, che si fa davvero fatica a digerire. Tanto che, poco prima che Di Maio parlasse a Porta a Porta, una fonte parlamentare del M5S commentava così l’ultima bozza circolata: “così, non esiste proprio”. Quanto a Giancarlo Giorgetti, lo scudo dei leghisti è totale. A Di Maio che in tv chiama in causa chi ha verbalizzato il cdm, viene fatto notare che lunedi’ il sottosegretario ha lasciato il consiglio in anticipo e non ha firmato il verbale finale.

Domani, insomma, i due alleati sono chiamati ad una ricucitura, perché a rischiare ora è l’intero impianto di una manovra che Conte, proprio in queste ore, difende strenuamente a Bruxelles trovando – sottolineano fonti di Palazzo Chigi – una sponda positiva in Angela Merkel per tentare un ultimo dialogo in Europa. Anche se sono proprio Di Maio e Salvini (e le loro dichiarazioni) ad alimentare lo scetticismo in Europa. Bisogna costruire un clima di fiducia reciproca per il dialogo, sottolinea Merkel a Conte, che assicura, in un faccia a faccia di venti minuti, la sostenibilità dei conti italiani e l’effetto positivo del superamento della Fornero. Ma in Ue, ammette in serata il premier belga Charles Michel, sulla manovra italiana “c’è inquietudine”. E’ l’incertezza che in queste ore circonda il testo della legge di bilancio non aiuta.




Omicidio Daphne Caruana Galizia. 10 domande dei giornalisti italiani al governo maltese e all’unione Europea

“Un documento e 10 domande all’Unione Europea e al governo maltese per sapere la verità sulla morte di Daphne e mettere spalle al muro chi ne ha responsabilità. Perché Daphne si poteva salvare”. A un anno dall’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia, messa a tacere per sempre con una bomba sotto la sua macchina il 16 ottobre 2017 a Malta, a lanciare l’iniziativa è il gruppo di 60 giornalisti italiani già firmatari del Manifesto per Daphne.

“Il suo omicidio, come quello di Jan Kuciak in Slovacchia a febbraio, dimostra che l’Europa non è più un luogo sicuro per i giornalisti – dice l’inviata del TG1 Maria Grazia Mazzola, oggi alla sede della Stampa Estera – Entrambi indagavano su flussi di denaro, affari illeciti, corruzione e politica, Panama Papers. Daphne era una giornalista investigativa esemplare, uccisa anche grazie all’isolamento da parte dei colleghi. Ma anche in Italia cresce il numero dei giornalisti minacciati e aggrediti”.

Le indagini, le domande e le risposte

A oggi le indagini sull’omicidio Caruana Galizia lasciano più domande che risposte, come ricostruiscono Carlo Bonini, inviato di Repubblica e unico italiano del gruppo Daphne Project che ha ripreso i fili della sue inchieste, e il blogger maltese Manuel Delia, oggi bersaglio di minacce e ritorsioni. In carcere, tre killer, almeno uno dei quali, Alfred De Giorgio, collegato al ministro laburista dell’Economia maltese, Chris Cardona, con cui sarebbe stato visto in tre occasioni, al bar e, notizia recente, in una festa di addio al celibato. Così l’isola di Malta rivela l’altro suo volto, segnato da mafie, fiumi di denaro di ogni provenienza, vendita di passaporti a peso d’oro e polizia non indipendente, mentre “due figure chiave del gabinetto – dice Bonini – sono titolari di società offshore”. L’elenco delle intimidazioni subite da chi in questi mesi ha tentato di scoprire la verità è lungo: la stessa Daphne nel suo paese aveva 47 cause civili e penali e per Delia e la collega Caroline Muscat è stata aperta una raccolta fondi di sostegno.

L’iniziativa dei giornalisti italiani

“Ora – spiega la Mazzola – prepareremo 10 domande per l’Ue e per il governo maltese. Vogliamo sapere dai vertici europei quali provvedimenti intendano prendere. Non parole, ma provvedimenti. Malta è in Europa: chiediamo come proteggono i giornalisti minacciati. Vogliamo sapere perché il responsabile della Pilatus Bank sia stato arrestato negli Usa e non a Malta. Perché Cardona frequenta criminali noti”. “Ci dobbiamo chiedere se l’appartenenza all’Unione Europea passi solo per il rapporto debito-Pil o se ci sia anche altro da considerare – aggiunge il segretario dell’Associazione Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo – In Italia crescono le querele temerarie: 9 su 10 non producono nulla, ma sono vere e proprie aggressioni che spingono i giornalisti a smettere, a fare altro”. “L’assassinio di Daphne è un attacco alla libertà di stampa – conclude Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai – Dobbiamo stare attenti anche a quello che è accaduto in Bulgaria alla collega Victoria Marinova. Si sminuisce dicendo che è stato stupro. Guarda caso, stava indagando sui fondi europei, come Kuciak. Forse servirebbero un Consorzio investigativo permanente e un Osservatorio legale per assistere i giornalisti, magari a livello europeo”. L’appuntamento è per il 16 ottobre a Malta, alla protesta contro censure e campagna d’odio contro la memoria di Daphne, i suoi colleghi e la famiglia. E il 2 novembre all’End of punity Day per dire stop all’impunità di chi uccide i giornalisti.




“Bye, Bye vitalizi”: il Senato approva la delibera sui tagli

Il consiglio di presidenza del Senato ha approvato la delibera sul taglio dei vitalizi. “La delibera è stata approvata con 10 voti favorevoli, un astenuto e altri che non hanno partecipato al voto”. A dirlo è stato il questore del Senato Paolo Arrigoni (Lega).

Con un doppio striscione con la scritta “56 milioni di euro risparmiati” e “#bye bye vitalizi”, i senatori del Movimento 5 Stelle stanno festeggiando l’approvazione della delibera sul taglio dei vitalizi davanti all’ingresso principale di Palazzo Madama. Ci sono anche bandiere del M5s e palloncini gialli.

“Detto, fatto. Promessa mantenuta. Bye bye vitalizi anche per gli ex senatori. Questo privilegio non esisterà più per nessuno. Evviva!”. Così il vicepremier Luigi Di Maio commenta su Instagram.

“Anche il Senato dice stop a vecchi e assurdi privilegi. Abbiamo agito in tempi rapidissimi, per portare avanti una battaglia della Lega e per mantenere una promessa che le forze del Governo del Cambiamento hanno fatto ai cittadini. Dalle parole ai fatti, contro i privilegi di pochi, in favore di tutti gli italiani”, dichiarano i senatori della Lega Paolo Arrigoni, Roberto Calderoli, Tiziana Nisini e Paolo Tosato, a margine del Consiglio di Presidenza di Palazzo Madama che ha approvato il taglio dei vitalizi per gli ex parlamentari.




Verità e giustizia per Daphne Caruana Galizia: davanti l’ambasciata di Malta il sit in dei rappresentanti dei giornalisti italiani

Verità e giustizia per Daphne Caruana Galizia. E per Jan Kuciak, Viktoria Marinova, Jamal Khashoggi. Per Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Andrea Rocchelli e per tutti gli operatori dei media che nel mondo hanno dato la vita per raccontare la verità e sulle cui vicende ancora non si è avuta giustizia.

I rappresentanti dei giornalisti italiani sono tornati in piazza, davanti all’ambasciata di Malta, nel giorno del primo anniversario dell’omicidio della reporter maltese per ribadire che non “lasceremo cadere nell’oblio le storie delle donne e degli uomini rimasti uccisi per adempiere il diritto-dovere di informare. Non possiamo tollerare che mandanti ed esecutori dei loro omicidi restino impuniti”, ha detto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, aprendo il presidio.

“Siamo qui – ha ribadito – per Daphne e per tutti i cronisti e le croniste ammazzati in Europa, che in questo momento vengono ricordati anche Malta e Bruxelles dai rappresentati dei sindacati dei giornalisti di tutto il continente”.

Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna, ha chiesto di “continuare a ‘illuminare’ le storie dei colleghi uccisi per via del loro lavoro. Dobbiamo continuare ad andare nei luoghi dove hanno perso la vita e dove è stata assassinata la libertà di stampa – ha incalzato – per raccontare quella verità che esecutori e mandanti non volevano venisse a galla”.

Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha ricordato i tanti, “troppi colleghi, italiani e stranieri, per i quali ancora oggi chiediamo verità e giustizia” e ha poi lanciato una proposta: “Celebriamo tutti insieme il 2 novembre (Giornata mondiale per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti) e il 3 maggio (Giornata internazionale per la libertà di stampa) e facciamolo a Malta in ricordo di Daphne e di tutti i cronisti morti per raccontare la verità”, ha detto.

Lidia Galeazzo, in rappresentanza dell’Usigrai, ha voluto ricordare che “siamo qui oggi perché Daphne non muoia di nuovo” ed Elisa Marincola, portavoce dell’associazione Articolo21, ha chiesto “l’impegno delle autorità internazionali per tutelare il lavoro degli operatori dei media” e invitato “a ricordare i colleghi uccisi riprendendo e continuando le loro inchieste”. Marino Bisso, della rete NoBavaglio, ha infine esortato ad “adoperarci tutti per far sì che non dobbiamo mai più provare rammarico come in questa circostanza”.

Malta, omicidio Daphne Galizia: una democrazia al bivio

Il presidio di Roma si è chiuso con la lettura da parte del segretario Lorusso del messaggio inviato alla Fnsi da Corinne Vella, sorella di Daphne Caruana Galizia.

Intanto anche a La Valletta Federazione nazionale della Stampa italiana e Federazione europea dei giornalisti, insieme ad un gruppo di organizzazioni internazionali che operano in difesa della libertà di stampa e per la sicurezza dei giornalisti, continuano a chiedere verità e giustizia per Daphne.

E a Bruxelles è stato osservato un minuto di silenzio nella sala stampa della Commissione europea per ricordare Daphne Caruana Galizia, Juan Kuciac e gli giornalisti uccisi o intimiditi per via del loro lavoro. “Oggi dobbiamo alzare la voce e dire che l’Europa deve essere un posto sicuro in cui i media possono parlare liberamente. In Europa i giornalisti non devono mai essere intimiditi, spaventati o uccisi. La nostra democrazia deve essere aperta e libera”, ha detto il portavoce dell’esecutivo Ue Margaritis Schinas.

Di seguito il messaggio inviato alla Fnsi da Corinne Vella

La morte di mia sorella Daphne e il modo in cui è stata uccisa sono stati una sciagura per la libertà di espressione a Malta e nel resto d’Europa. Dopo un anno intero di impunità per i suoi assassini, la situazione è peggiorata, con gli omicidi di Jan Kuciak e Martina Kusnirova in Slovacchia, l’agguato a Olivera Lakic in Montenegro, il piano di attentato a Paolo Borrometi in Italia.
Come i giornalisti italiani sanno per via delle esperienze dei loro colleghi uccisi, l’assassinio è solo il primo passo per far sparire qualcuno. Il passo successivo consiste nel cancellare il suo lascito, distruggerne la reputazione, sabotarne il lavoro ed emarginare chi cerca di tener vivo il suo ricordo lottando per ottenere giustizia o conducendo campagne per investigare sui crimini che ha denunciato.
Il ministro dell’Interno maltese ha derubricato l’omicidio di Daphne come un ‘caso sfortunato’, il ministro delle Finanze ha detto che l’indignazione globale che è seguita alla sua morte è stata ‘esagerata’. Due mesi dopo il funerale di Daphne, il primo ministro ha dichiarato che era giunto il momento di andare oltre. A La Valletta, una delle capitali europee della Cultura di quest’anno, i manifestanti che davanti al tribunale cercano di lasciare fiori e messaggi per chiedere giustizia vengono contestati e minacciati.
Un piccolo monumento spontaneo, sorto davanti al tribunale, è stato distrutto o rimosso già 20 volte. Gli striscioni appesi in memoria di Daphne vengono continuamente tolti e riposizionati per poi essere di nuovo tolti. Le veglie tenute ogni 16 del mese per celebrare il giorno in cui Daphne è stata uccisa non sono mai segnalate dall’emittente pubblica statale.
Ci sono politici, funzionari pubblici, agenti di polizia, persone che non hanno mai letto nulla che Daphne abbia scritto, ma che sono contenti che sia morta. Alcuni di coloro che dovrebbero garantire la giustizia sono contenti che nessuno più riferisca delle loro pratiche corrotte. Chi governa, e controlla i media statali e le forze dell’ordine, dice che Daphne ha pubblicato notizie false, che è stata uccisa perché ‘se l’è andata a cercare’. Si prendono gioco di quelli che la ricordano, incoraggiano gli altri a dimenticarla, sperando che anche il suo lavoro venga dimenticato. Nel frattempo, chiunque abbia ordinato, commissionato e pagato per l’assassinio continua a godere di completa impunità.
Il lavoro di Daphne ha ispirato migliaia di persone a Malta e altrove a contrastare l’abuso di potere, a mobilitarsi per chiedere che chi ha sbagliato paghi, a chiedere di porre fine all’impunità. Ora Daphne non ha più bisogno di protezione fisica. Ma la sua memoria e il suo lavoro continuano ad essere presi di mira da persone potenti che sono decise a distruggere la sua eredità. Non possiamo lasciare che questo accada.
Ricordare Daphne oggi significa contribuire a proteggere la sua memoria e il suo lascito e ad avvicinarci alla giustizia: non la giustizia dei tribunali per la sua morte, ma un altro tipo di giustizia, che riconosce il lavoro della sua vita come un arricchimento per tutti noi e il suo assassinio come un crimine contro tutti noi.




Gendarmeria francese “scarica” migranti al confine con l’Italia. Salvini: “Pretendiamo chiarezza!”

Un furgone della gendarmeria francese è stato avvistato dalla polizia italiana a Claviere (Torino), al confine, mentre faceva scendere un paio di uomini – presumibilmente migranti di origine africana – in una zona boschiva. L’episodio è accaduto venerdì scorso. Il mezzo è poi tornato oltreconfine: è stata annotata la targa e sono in corso delle indagini, si apprende da fonti del Viminale.

“Sono in attesa di sviluppi: non voglio credere che la Francia di Macron utilizzi la propria polizia per scaricare di nascosto gli immigrati in Italia. Ma se qualcuno pensa davvero di usarci come il campo profughi d’Europa, violando leggi, confini e accordi, si sbaglia di grosso. Pretendiamo chiarezza, soprattutto da chi ci fa la predica ogni giorno, e non guarderemo in faccia a nessuno!”, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, concludendo: “Invito il collega Moavero a chiedere chiarimenti all’ambasciatore”.

La procura di Torino ha aperto un fascicolo sul caso. Al momento non ci sono ipotesi di reato. I magistrati hanno ricevuto dalla Digos un’informativa.

E in un’intervista di Matteo Salvini, che verrà pubblicata il 18 ottobre sulla rivista ‘Politique Internationale’, Macron “ha il diritto di proteggere i suoi confini, ma non venga a darmi lezioni o farmi la morale”. “Da quando sono al governo – ricorda Salvini – Macron, i suoi e il suo partito non hanno smesso di attaccarmi, di dire che sono ‘egoista’, che faccio ‘vomitare’. Non ho l’abitudine di impicciarmi dei fatti di un altro Paese, ma al terzo insulto mi sono fatto comunicare i dati sui respingimenti a Ventimiglia: sono 48.000 da gennaio scorso!”.




Cucchi: mercoledì Ilaria incontra il ministro della Difesa Trenta e il comandante dei carabinieri Nistri

Mercoledì 17 ottobre è previsto un incontro tra il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, Ilaria Cucchi e il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri. “L’incontro è stato fortemente voluto dal ministro Trenta e si svolgerà in sede al ministero”, fanno sapere dalla Difesa.

Ieri la sorella di Stefano Cucchi, parlando a Domenica In, ha sottlineato che sulla vicenda: ‘Nessuno mette sotto accusa l’Arma dei carabinieri ma singole persone‘.

“Ci sono persone che sentono l’esigenza di difendere l’Arma dei carabinieri ma qui nessuno ha messo sotto accusa l’Arma ma singole persone“. Così Ilaria Cucchi in un’intervista a Mara Venier a Domenica In.

“Però abbiamo un problema serio quando i carabinieri che vengono a testimoniare hanno paura a dire la verità, anche perchè vediamo il trattamento riservato a Riccardo Casamassima, il carabiniere che con le sue dichiarazioni ha permesso la riapertura delle indagini e il nuovo processo -ha aggiunto Ilaria Cucchi- So perfettamente che la maggioranza di chi indossa la divisa sono persone perbene che compiono il loro dovere e lo fanno per noi”. Sull’invito rivoltole dal Ministro Salvini, Cucchi ha ribadito che “anche se molte dichiarazioni di questi giorni sono significative io credo che la mia famiglia per prima cosa meriti delle scuse perchè oggi sappiamo verità e noi in questi anni siamo stati lasciati soli: noi non abbiamo mai mollato, Stefano era ultimo ed è morto da ultimo ma i diritti non sono mai sacrificabili”.

Quella avvenuta al processo Cucchi è una svolta “importantissima” e la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria “è stata bravissima a tenere la balla dritta nonostante le molte pressioni, anche da parte di politici e gli insulti”.

A parlare così, è Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi – il 18enne ucciso a Ferrara nel 2005 durante un controllo di Polizia – in una intervista all’edizione bolognese de ‘la Repubblica’.

Intervista in cui la donna che racconta di di avere “avuto uno scambio di messaggi con lei”, riferendosi a Ilaria Cucchi, ricorda come dopo le condanne passate in giudicato a chiedere scusa, nel caso della morte di suo figlio, sia stato “soltanto l’ex capo della Polizia, Antonio Manganelli. Nessun altro”.

Nella vicenda, sottolinea in un altro passaggio del colloquio, ci sono state “solo illusioni e speranze” e, conclude, “le uniche azioni sono arrivate dall’autorità giudiziaria e da quella di sorveglianza. Dalla Polizia, cioè dallo Stato, nulla”.




Papa Francesco proclama 7 nuovi santi: alla messa solenne oltre 70mila fedeli

Paolo VI, Oscar Romero, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e Nunzio Sulprizio “li iscriviamo nell’Albo dei Santi, stabilendo che in tutta la Chiesa siano devotamente onorati tra i Santi”. Lo ha detto Papa Francesco pronunciando la formula di canonizzazione. Tra i sette nuovi santi Paolo VI e l’arcivescovo Oscar Romero, ucciso in El Salvador nel 1980 dagli squadroni della morte. Attesi molti capi di Stato.

Anche il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è a Piazza San Pietro per assistere alla messa. Sono 70mila i fedeli che hanno partecipato a san Pietro alla messa di Papa Francesco per le canonizzazioni. Lo riferisce la sala stampa vaticana.

“Senza un salto in avanti nell’amore – ha detto Papa Francesco – la nostra vita e la nostra Chiesa si ammalano di autocompiacimento egocentrico: si cerca la gioia in qualche piacere passeggero, ci si rinchiude nel chiacchiericcio sterile, ci si adagia nella monotonia di una vita cristiana senza slancio, dove un po’ di narcisismo copre la tristezza di rimanere incompiuti”.
“Gesù interroga – ha proseguito – ciascuno di noi e tutti noi come Chiesa in cammino: siamo una Chiesa che soltanto predica buoni precetti o una Chiesa-sposa, che per il suo Signore si lancia nell’amore?”. “Chiediamo la grazia di saper lasciare per amore del Signore: lasciare le ricchezze, lasciare nostalgie di ruoli e poteri, lasciare strutture non più adeguate all’annuncio del Vangelo, i pesi che frenano la missione, i lacci che ci legano al mondo”.




Genova, Bucci ipotizza nuovo ponte entro natale 2019

“Se l’autorità giudiziaria dispone il dissequestro, possiamo partire con la demolizione per Natale. Non ho mai detto che è facile, ma è il nostro obiettivo. Fatti i conti, potremmo avere il nuovo ponte per Natale 2019”. Lo afferma, a due mesi dal crollo del viadotto Morandi, il sindaco di Genova e commissario straordinario per la ricostruzione, Marco Bucci. Anche secondo il governatore della Liguria, Giovanni Toti, Natale 2019 “è una data possibile”.
Toti: “Ricostruire in fretta” – “L’importante è che il ponte si ricostruisca in fretta. L’emergenza non terminerà finché il ponte non sarà ricostruito e il quartiere riqualificato – ha spiegato Giovanni Toti durante “1/2 ora in più” – . Se la magistratura dissequestrerà tutto entro novembre, possiamo cominciare a lavorare presto”. “Riapriremo le strade sotto il ponte solo quando i sensori ci diranno che i cittadini possono passare in sicurezza”, ha quindi aggiunto.

“Agire bene e con serietà” – “Dobbiamo agire in fretta e fare in modo che i cittadini liguri e dell’Italia riabbiano una autostrada funzionante. Abbiamo bisogno di onorare le 43 vittime con un lavoro serio da parte di tutti e più attenzione c’è su quanto è accaduto più e’ facile che la politica, le istituzioni e le persone che devono collaborare per questo risultato si impegnino affinché venga raggiunto in tempi molto rapidi”, ha detto poi il governatore della Liguria, intervenendo ad Alba (Cuneo) alla Fiera internazionale del tartufo bianco, che ha dedicato la giornata a una iniziativa di solidarietà verso la popolazione di Genova.