Anguillara Sabazia, la piroga: la solita storia degli amministratori che la vogliono raccontare ma poi s’addormentano

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Visitando il sito ufficiale del Museo della Navigazione nelle Acque Interne (MNAI) si ha il piacere di assistere al primo incontro della “piroga” con il pubblico di Anguillara Sabazia. In un breve video l’allora Consigliere delegato alla Cultura del Comune di Anguillara Sabazia, Vanessa Roghi, illustrava la storia del rinvenimento del reperto archeologico storico portato alla luce nel 2002 nei pressi della località “La Marmotta”, lago di Bracciano.

Un gioiello archeologico abbandonato al suo destino

Con rammarico si deve constatare però, che da quel giorno a oggi, quel gioiello archeologico, risalente a 8000 anni fa, è stato abbandonato al suo destino, segregato in un museo/magazzino.

Escludendo l’associazione sportiva Dragolago alla quale si deve il progetto “Salviamo la piroga” e qualche altra persona di buona volontà, in pochi si sono interessati alla salute della millenaria piroga, in questi ultimi anni specialmente, il prezioso reperto è stato compromesso definitivamente.

Una responsabilità condivisa tra amministrazioni

E le responsabilità di questo scempio sono da addebitare sia alla presente che alle passate amministrazioni. Di questo reperto archeologico, sempre su questo giornale nel passato, sono stati versati fiumi di parole. Ahinoi, tutti hanno fatto orecchie da mercante e mostrato un’impietosa ed apatica indifferenza.

ANGUILLARA, ANCORA UNA SPERANZA PER LA PIROGA?

Aspettative disattese

Con la nomina della dottoressa Viviana Normando, ASSESSORE alla Cultura del Comune di Anguillara Sabazia, considerando il ricchissimo curriculum vitae di cui si pregia l’assessore, ad Anguillara Sabazia gli appassionati della cultura tiravano un sospiro di sollievo certi che finalmente avrebbero potuto usufruire delle ricchezze che schiudono i tanti reperti archeologici e fra questi, certamente la piroga millenaria. Tutti si aspettavano un’apertura imminente del Centro Visite del Neolitico, sito nell’ex Consorzio, dove è custodita la piroga. A rafforzare queste attese del cittadino è stato lo stesso Comune. Nel 2016, rendicontando le attività svolte dall’Amministrazione nei primi sei mesi della Consiliatura Anselmo, si leggeva, fra l’altro:

“ – Incontri periodici e contatti costanti con il Sistema Museale territoriale “Maneat” Musei di Arte natura Etnografia Archeologia del territorio (Comuni di Campagnano di Roma, Formello, Mazzano Romano, Sutri e Trevignano Romano)”.

Più avanti in quella relazione dei primi sei mesi, è stato dedicato un capitolo a sé alla voce “Piroga” che qui, per l’importanza dell’impegno allora assunto da questa amministrazione, si riproduce integralmente:
“Per la Piroga: – acquisizione dagli Uffici Comunali e studio del materiale inerente la situazione della Piroga e constatazione di una mancata convenzione per la gestione della piroga tra Comune di Anguillara Sabazia e già Speciale alla Preistoria;

– Controllo e verifica settimanale della piroga e del suo stato di conservazione;

– Attività “Emergenza Piroga”. Riunioni con la Direzione del Museo Pigorini ai fini di una imminente stipula di convenzione tra la Città di Anguillara Sabazia e il Museo della Civiltà, di cui oggi fa parte lo stesso Museo, già Sovrintendenza Speciale alla Preistoria. Ciò anche al fine del reperimento dei fondi necessari per il restauro della quinta piroga del più antico villaggio di sponda dell’Europa Occidentale, sito ad Anguillara Sabazia in Località La Marmotta;– studio di un adeguato piano gestionale del Centro Visite del Neolitico, sito nell’ex Consorzio;– individuazione, tramite Museo Pigorini, della società tecnica specializzata, Hydra Ricerche affinché, con titolo di ispezione onoraria della Sovrintendenza alla Preistoria, a titolo volontario, controlli una o due volte la settimana la piroga (e il materiale neolitico esterno alla teca della piroga, ligneo o fittile), di proprietà dello Stato Italiano, ai fini della sua tutela e per segnalare eventuali emergenze”.

Il testo è chiaro e gli impegni solenni

Il dopo è la solita storia degli amministratori che la vogliono raccontare ma poi s’addormentano. Dopo circa due anni e mezzo da quella trionfale marcia della cultura, allora inaugurata da Viviana Normando, ASSESSORE alla Cultura, a tanti venne voglia di visitare il Centro Visite del Neolitico, annunciato dalla stessa Normando.

L’impatto con il cancello chiuso, lo stato di abbandono ed il pensiero che là dentro, in quella desolazione e coperti da tanta incuria, ci siano reperti che altri paesi pagherebbero chi sa cosa per averli esposti nei loro musei, cara ASSESSORE Cultura Viviana Normando, fa venire in mente “…il povero ragazzo (che) voleva raccontarla e s’addormì”. Questo viene in mente davanti ad un simile spettacolo indecoroso.

Si potrebbe replicare che l’Amministrazione, con atto di Giunta comunale ha già disposto la spesa di 300mila euro quale compenso rimborso alla Società Hydra Ricerche per il servizio di monitoraggio della piroga, come per dire che l’Amministrazione non dorme ma si da fare.

Va bene monitorare, misurare la febbre, magari somministrare anche l’aspirina, ma la gente vuole visitare il malato, vuole conoscere il suo stato di conservazione.
Ai cittadini di Anguillara, amanti della cultura piacerebbe sapere come procede la “Emergenza Piroga”- Riunioni con la Direzione del Museo Pigorini ai fini di una imminente stipula di convenzione” e ancora piacerebbe conoscere qualcosa al riguardo del “reperimento dei fondi necessari per il restauro della quinta piroga del più antico villaggio di sponda dell’Europa Occidentale”

Benvenute le feste dei rioni, le mostre mercato dell’artigianato, va benissimo il festival del gusto, il festival degli “Artisti di Strada”, nulla da eccepire sui 3 giorni di concerti, teatro nel centro storico sul lago e neanche sulla mostra di pittura “Creatività ad Anguiilara Sabazia” ed infine anche al passaggio di moto e scooter d’epoca , ma tutto ciò non perdona l’incuria e l’indole passiva che si dimostra verso questo prezioso reperto e verso tutti gli altri reperti archeologici racchiusi in quel museo/magazzino ed in altri magazzini del Comune di Anguillara Sabazia.

Tremonti diceva che con la cultura non si mangia. Qualcun altro, più accreditato di Tremonti, diceva che non si vive di solo pane. Una civiltà che snobba la cultura e rinnega il suo passato storico, prima o poi soccomberà. Più prima che poi!

Emanuel Galea




Amministrazioni Comunali sotto la lente: Marino Laziale

Come verificare se un sindaco e la sua amministrazione rispettano le promesse fatte in campagna elettorale? Un buon metodo può essere quello di consultare il DUP (Documento Unico di Programmazione) che i Comuni devono rendere pubblico anche sul proprio sito istituzionale. Abbiamo quindi deciso di passare in rassegna questo documento per alcuni Comuni e dopo aver dato un’occhiata ad Albano Laziale e a Genzano di Roma ci occupiamo di quello di Marino Laziale guidato dal sindaco pentastellato Carlo Colizza.

Il DUP di Marino Laziale presenta le linee programmatiche da realizzare nel corso del mandato 2016-2021, che sono state approvate il 7 luglio del 2016 e che si diramano in otto aree strategiche. Non poteva mancare nel documento della programmazione il riferimento al ridotto impatto ambientale, cavallo di battaglia del M5S che il sindaco Colizza vuole realizzare insieme all’integrazione sociale, alla valorizzazione culturale ed alla prosperità economica.

Nella prima sezione dedicata al lavoro ed allo sviluppo, l’amministrazione grillina sottolinea la necessità di dare “nuovo impulso alle piccole e medie imprese locali”.
Questo prospetto, però, non trova d’accordo i consiglieri di Liberi e Uguali che hanno denunciato la risibilità e l’inadeguatezza della proposta così strutturata che non rispecchierebbe la realtà industriale del comune castellano. Gli stessi consiglieri si rifanno ad altre proposte suggerite dalla giunta a cinque stelle le quali devono rappresentare “le priorità delle priorità” come l’ufficio per lo sfruttamento delle risorse sovracomunali e l’attivazione di collaborazioni tra comune, università ed imprese per la realizzazione di progetti di ricerca e di sviluppo sostenibile che oggi giacciono, però, inermi nel loro stato embrionale.

Mentre il sindaco Colizza si è dedicato con fervore al tema della speculazione che riguarda il Divino Amore, avallata dal Pd anche nella persona del Governatore laziale Nicola Zingaretti definito dal primo cittadino “ambientalista a targhe alterne”. L’edificazione, dal valore di un miliardo, è prevista per un terreno di 1,3 milioni di metri cubi ed interessa 15mila abitanti ma anche le falde acquifere di ricarica del lago Albano. Stiamo parlando di Marino2, voluta dal costruttore Luca Parnasi (poi condannato), l’ex sindaco Adriano Palozzi e l’allora presidente laziale Renata Polverini. Riguardo poi l’attenzione all’acqua pubblica, un altro cavallo di battaglia grillino, l’amministrazione ha rivisto gli accordi con ACEA ATO2 mentre, per informare i cittadini circa la prevenzione sismica, l’amministrazione propone una conferenza a palazzo Colonna (il prossimo novembre) alla quale parteciperanno ingegneri qualificati.

Da segnalare nell’ambito dei “servizi sociali e parità di genere” la volontà di aiutare le famiglie in difficoltà. Marino Laziale è uno dei primi comuni italiani a dotarsi del reddito di cittadinanza con una delibera del 28 febbraio 2018). A L’Osservatore d’Italia, il primo cittadino spiega che questa misura coinvolgerà 600 nuclei familiari fornendo loro la possibilità di trovare lavoro con l’interessamento dei centri per l’impiego. Sulla stessa lunghezza d’onda, l’amministrazione risulta essere molto attenta alla questione della sensibilizzazione circa la violenza e l’abuso nei confronti delle donne come dimostra l’evento organizzato il 26 novembre 2016 nella sala consiliare del palazzo comunale.

Stessa cosa non si può dire per i prospetti di creare una banca del tempo, la casa delle associazioni e del volontariato e tantomeno per quanto concerne l’introduzione del baratto amministrativo contenuto nello Sblocca Italia. Quest’ultima misura prende forma di contratto tra l’amministrazione pubblica ed il cittadino, il quale attraverso l’espletamento di lavori utili può sanare la propria posizione debitoria. Non può mancare nel DUP la voce dedicata alla democrazia diretta. Anche se risulta facilitato l’accesso agli atti pubblici, finora si trovano solo poche dirette streaming delle sedute comunali.

Gianpaolo Plini




Omicidio Desirée Mariottini, frase shock dei tre fermati: “Meglio lei morta che noi in galera”

C’è anche un italiano tra i ricercati dagli inquirenti che indagano sulla morte di Desirée Mariottini: Marco, questo il nome fornito da altri testimoni presenti quel giorno all’interno dello stabile abbandonato di San Lorenzo. Nel palazzone della droga Marco è il fornitore delle pasticche di psicofarmaci che sarebbero state usate per comporre il mix con cui la 16enne è stata stordita.

“Mero oggetto di soddisfazione sessuale”

Il gip che ha confermato il carcere per i senegalesi Brian Minteh e Mamadou Gara, il nigeriano Alinno Chima e il ghanese Yusif Galia ha le idee molto chiare su come si sarebbero svolti i fatti quel giorno. Desirée si era recata nel palazzo della droga per comprare stupefacenti ma non aveva soldi. I suoi aguzzini se ne sarebbero approfittati facendole assumere un mix di pasticche e psicofarmaci fornite da Marco, l’italiano ancora a piede libero. Gli arrestati, scrive il gip, “erano perfettamente consapevoli del fatto che fossero potenzialmente letali per abusarne, poi ne hanno abusato lungamente e ripetutamente, infine l’hanno lasciata abbandonata a se stessa senza adeguati soccorsi, nonostante l’evidente e progressivo peggiorare del suo stato, fino ad impedire ad alcuni dei presenti di chiamare i soccorsi per aiutarla”. Hanno trasformato la vittima in un “mero oggetto di soddisfazione sessuale”.

“Meglio lei morta che noi in galera”

Il giudice aggiunge che i fermati hanno posto in essere “condotte estremamente lesive in danno di un soggetto minore giungendo al sacrificio del bene primario della vita”. Nell’ordinanza il gip cita anche una frase shock che secondo alcune testimonianze, tre dei quattro fermati avrebbero pronunciato: “Meglio che muore lei che noi in galera”.
Negli interrogatori di garanzia solo Minteh ha deciso di rispondere alla domande del giudice. “Non sono stato io a uccidere – ha affermato – ma altre persone, posso fornirvi anche i nomi”. Parole dette a fatica, in un francese incerto, ma che potrebbero allargare il campo dei responsabili. Dal canto suo il nigeriano Chima parlando con il suo difensore, si è professato innocente aggiungendo: “non mi sarei permesso neanche di sfiorare Desire’e perche’ si vedeva che era solo una bambina”.

Dodici persone presenti

Al momento per chi indaga erano circa 12 le persone che in quelle ore gravitavano in via dei Lucani, nello storico quartiere romano di San Lorenzo. Si tratterebbe per lo più di pusher che utilizzavano i locali fatiscenti dell’immobile come piazza di spaccio. Proprio in una di quelle stanze all’alba di venerdì scorso gli agenti di polizia hanno trovato, dopo una segnalazione anonima al 118, il corpo della minorenne. Deisirée per almeno due giorni, secondo quanto accertato, sarebbe stata in mano ai suoi aguzzini.




Maltempo, 4 morti nel crotonese a causa di una frana

Tragico incidente sul lavoro nel Crotonese. Quattro persone sono morte la notte scorsa a Isola Capo Rizzuto a causa di una frana durante l’esecuzione di alcuni lavori di emergenza a una condotta fognaria danneggiata dal maltempo. Tra le vittime c’è anche Massimo Marrelli, 59 anni, titolare dell’omonimo gruppo a cui fanno capo diverse strutture sanitarie nel Crotonese. Gli altri sono 3 operai: Santo Bruno, 53 anni di Isola Capo Rizzuto, Luigi Ennio Colacino, 45 anni di Cutro, Mario Cristofaro, 49 anni di Crotone.

La dinamica dei fatti

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, i tre operai, accompagnati da Marrelli, erano usciti davanti alla casa dell’imprenditore, in località Sant’Anna, per riparare una condotta fognaria danneggiata da una frana, ma intorno alla mezzanotte il terreno ha ceduto nuovamente, travolgendoli. Difficili le operazioni di recupero dei corpi e solo all’alba di oggi si è riusciti ad estrarre tutte e quattro le persone prive di vita. La zona è interessata da una pioggia battente ed era stata diramata un’allerta arancione che interessa gran parte della Calabria per la giornata di oggi.

I corpi sepolti sotto metri di terra

I corpi erano stati sepolti da diversi metri di terra. Sono stati liberati e recuperati dai Vigili del fuoco di Crotone. Sul posto sono intervenuti, e hanno avviato le prime indagini, i Carabinieri della compagnia di Crotone, con il supporto del personale dell’Ispettorato del lavoro.

La Protezione civile: sbancamento incauto

“Una frana questa notte ad Isola Capo Rizzuto ha provocato 4 morti. Si tratta di un incidente sul lavoro prodottosi a seguito di un movimento di terra innescato da un incauto sbancamento”. E’ quanto scrive la Protezione civile della Regione Calabria sulla propria pagina Facebook.

Aperta un’inchiesta

La Procura della Repubblica di Crotone ha aperto una inchiesta. Il sostituto procuratore Andrea Corvino, che questa mattina ha effettuato un sopralluogo sul posto della tragedia, dopo gli accertamenti medico legali ha disposto la riconsegna della salme alle famiglie.




No Tap, è rabbia in Salento contro M5s: “Dimettetevi”

Le contestazioni, nel centro salentino a pochi chilometri da Lecce, sono riprese con foga venerdì sera, dopo che il premier Giuseppe Conte ha comunicato che – dopo le valutazioni del ministero dell’Ambiente, che non ha riscontrato illegittimità nell’iter autorizzativo del gasdotto – la costruzione dell’opera può continuare, perché interromperla significherebbe sottoporre l’Italia al rischio di pagare penali miliardarie.

“Questa terra non è in vendita”, “M5s dimettetevi”: è quanto scritto sui manifesti degli attivisti No Tap nel corso della manifestazione organizzata questa mattina sul lungomare di San Foca di Melendugno contro il governo Conte e contro la costruzione del gasdotto Tap che ha recentemente ricevuto l’avallo di legittimità dall’esecutivo.

L’incontro si svolge davanti alla Torre della marina di Melendugno, luogo simbolo delle battaglie dei No Tap. Il leader del movimento No Tap, Gianluca Maggiore é tornato a chiedere le dimissioni dei portavoce pentastellati eletti in Salento. La manifestazione é presidiata, ma senza grandi dispiegamenti di forze, da carabinieri, vigili urbani e personale della Digos.

Alcuni attivisti hanno bruciato le proprie tessere elettorali e le foto che ritraevano i volti dei parlamentari del M5S eletti in Salento, compresa quella del ministro del Sud, Barbara Lezzi, e il simbolo del Movimento pentastellato. Lo hanno fatto perché – hanno spiegato – si sentono traditi da coloro che aveva promesso in campagna elettorale che il gasdotto Tap sarebbe stato bloccato in due settimane, invece il governo Conte ha ora avallato la costruzione dell’opera.

“Barbara Lezzi, vattene dal Salento” hanno urlato gli attivisti e mentre bruciavano la bandiera con il simbolo del M5S hanno scandito: “Questo meritate, questo meritate, il fuoco”. Obiettivo principale dei manifestanti è la ministra salentina Barbara Lezzi, con delega al Sud, che durante la campagna elettorale ha promesso che i pentastellati, una volta al governo, avrebbero fermato la costruzione del gasdotto Tap, invece nei giorni scorsi il governo ha dato il via libera definitivo all’opera.




Duevirgolaquattro, tutti pazzi per l’economia: tre settimane per riflettere… in ginocchio sui ceci

Col tempo viene a galla la verità, che è sotto gli occhi di tutti, mentre tutte le Cassandre continuano fino allo sfinimento a ripetere gli stessi ritornelli, ormai scaduti come lo yogurth: il punto di partenza del livello deficit/PI è quello ereditato dal PD, cioè il 2 per cento. Uno sforamento controllato di un ulteriore 4% non dovrebbe, in una condizione obiettiva, suscitare scandalo, quando altri paesi – leggi Francia – sono arrivati ben oltre, al 3%, senza colpo ferire.

E non è reale il fatto che l’economia francese sia più solida della nostra:

si vede ciò che si vuole vedere. Mentre le banche tedesche sono indagate per un’evasione fiscale di decine di miliardi di euro, il che ha danneggiato anche l’Italia. Ma no, i cattivi siamo noi, e tutti gli altri i buoni, compresa quella Merkel che contro le sue abitudini tiene un profilo stranamente basso.
Il rifiuto della manovra economica di questo governo non è dettato da una reale capacità tecnica di comprendere, ma da un fatto politico. Fin dal suo annunzio sia la UE, in tutti i suoi componenti e tutte le sue sfumature – in realtà sembra una banda di paese, dove ognuno suona uno strumento e si esibisce, a turno, dietro a quel pulpito, suonando il suo ‘assolo’, con note diverse, ma la musica è sempre quella – che l’opposizione tutta si sono scagliati contro il provvedimento. Che, a nostro parere, è di una grande apertura.
Non siamo economisti, ma persone con senso comune. Se si vogliono risollevare le sorti di un’azienda, servono capitali da investire, per creare un circolo virtuoso che porti al recupero del reddito e al riavvio dell’economia in positivo. Questo è ciò che i nostri stanno facendo, e però sembra che sia in UE che in Italia questo principio elementare non sia compreso. Dobbiamo sospettare, quindi, che alla base ci sia malafede, e che ciò che si dice non sia la realtà dei fatti, ma una critica a prescindere. Diciamo anche un’altra cosa: se la UE dovesse soccombere alle richieste degli Italiani, questo creerebbe un pericoloso precedente. Come, ad esempio, quello della Brexit. O dell’Islanda, scivolata fuori dall’euro e dalla UE senza colpo ferire, alla chetichella.

E a nessuno, a Strasburgo, fa comodo parlarne

Il muro eretto contro il governo gialloverde, più che contro la manovra, dimostra ampiamente che la strada intrapresa da Salvini e Di Maio porta ad uscire dalla situazione ‘lacrime e sangue’ di Monti, ciò che da una certa parte nessuno vuole. L’intenzione della UE e dei suoi mentori internazionali – ormai allo scoperto – è quella di tenere sempre l’Italia sotto il tallone. L’Italia è un paese estremamente affidabile, ma si vuol fare finta che non lo sia, per speculare in sicurezza sui suoi titoli di Stato. Non sappiamo bene perché, anche se molti economisti ce lo dicono, la Germania in particolare, e l’Unione Europea in generale, hanno tanta paura di una Italia con la briglia sul collo. Dietro le reprimende variamente targate in Europa, in realtà c’è la paura che l’Italia esca da questa gabbia, che si è dimostrata tale fin dall’inizio, nonostante le propaganda di chi è stato in malafede fin dall’inizio, e ce l’ha presentata con uno spot pubblicitario di grande progresso.
Sentire in televisione tuonare Berlusconi, Martina, il solito Renzi, Tajani, più le comparse di Forza Italia e PD, contro una manovra che nessuno ancora conosce nei particolari, non è solo sospetto, è rivelatore: l’intenzione è quella di far cadere questo governo e di prenderne il posto, e questo si realizza in maniera assolutamente scorretta. Già le prime avvisaglie s’erano manifestate ante litteram, in fase di gestazione. Questo dimostra che l’opposizione alla manovra non è tecnica, ma politica. Cioè, che tutto ciò che questo governo fa, è da buttare, senza guardare se vada bene o no, senza un contraddittorio, che sarebbe poi la ragion d’essere di una opposizione che facesse il suo mestiere onestamente. Senza essere schierata pro UE e suoi accoliti – leggi lobby e Bilderberg – e contro l’unico governo eletto dopo le dimissioni di Berlusconi nel 2011, e senza alcun rispetto per gli Italiani e le loro scelte, ma soltanto per la riconquista di un potere che qualcuno ritiene di sua esclusiva proprietà. Già Martina in questi giorni ha parlato di ‘alternanza nella democrazia’: proprio quell’alternanza che ‘loro’ non vogliono riconoscere ed accettare.

Ora ci hanno dato tre settimane di tempo per riflettere

in ginocchio sui ceci, come si faceva una volta, e qui si concretizza il braccio di ferro fra governo italiano e governo europeo. Sullo sfondo il commissariamento dell’Italia, che ci porterebbe ad un governo tecnico che, come Monti, rimetterebbe a posto i conti con l’Europa delle banche; oppure ad una espulsione dall’Unione che certamente a Strasburgo non vogliono considerare. Alla luce di uno spread che già è stato utilizzato come piede di porco per scalzare il governo del Cavaliere. Lo spread, le agenzie di rating e le loro classifiche sono tutti strumenti per costringere l’acqua del fiume ad andare nella direzione voluta. La realtà è che lo spread non c’entra con la manovra del governo, se non nella misura in cui il parlamento europeo ne dice male.
Quindi non è la manovra colpevole, né chi l’ha messa sulla carta, ma soltanto chi ne maldice, provocando piccoli e redditizi terremoti finanziari sui ‘mercati’, a vantaggio dei soliti investitori.
Sentiamo Tajani parlare di ‘danno per le banche’, ma più raramente, e con minore sincerità, di ‘danno per gi Italiani’, anche se le sue parole adombrano un minaccioso ‘danno’, senza altre spiegazioni, per gli italici risparmi. I quali, senza dubbio, sono distribuiti su Fondi d’Investimento e non su solo titoli italiani a lungo termine – BTP a trent’anni – tanto cari alla finanza internazionale. Titoli dei quali, all’asta, possono essi stessi, acquirenti, stabilire la rendita che potrebbero avere, qualora – ma non è così, perché presto si trasformano in qualcosa di molto simile a titoli azionari – li tenessero in portafogli fino a scadenza. Ma rende molto di più ‘giocare’ con i nostri BTP, facendo salire e scendere lo spread e rendendoli oggetto di compravendita. Il nostro governo, vivaddio, tiene duro.

Finalmente qualcuno con la schiena dritta che vuole realmente sanare i guasti europei, e non solo.

Ci viene da chiedere perché, fino ad ora, non si è cercato nel risparmio privato, che la statistiche ci dicono sostanzioso, una fonte di denaro che ci consentirebbe di uscire dalla tagliola delle grandi banche internazionali, o, come si dice, i ‘mercati’, che a nulla pensano se non al loro profitto, e sono proprietà dei soliti noti che vogliono piallare l’umanità intera a basso reddito, senza più nazionalità e di etnia indefinita, come vuole il ‘filantropo’ George Soros: il Nuovo Ordine Mondiale. Quello per il quale tutti avremo un microchip sottopelle e saremo controllati più che nel libro profetico di Orwell, “1984”. Basterà spegnere il microchip e tutti saremo spariti dalla circolazione, senza più identità, conto corrente, tessera sanitaria, documenti, e praticamente non esisteremo più. Tranne quelli al posto di comando. Tornando alla nostra Cassa Depositi e Prestiti, si potrebbero emettere titoli a breve scadenza – tre mesi, sei mesi, un anno, tre anni – con un interesse positivo anche basso, dallo 0,50 al 2 o 3 per cento, e così ci autofinanzieremmo, e diremmo addio alla BCE e compagni. Non è nostra questa teoria, l’abbiamo copiata da chi se ne intende: vedremo come andrà a finire questa prova di forza. Noi, da bravi populisti e sovranisti, propugnatori della costituzionale sovranità del popolo italiano, facciamo il tifo per Conte, Salvini, Di Maio, Tria e Savona. Alle prossime elezioni europee avremo uno screening più preciso della situazione, con forze che emergeranno e altre, come già accade in altri ambiti, che sprofonderanno; e secondo noi queste ultime saranno quelle che meno pensano al bene del cittadino, e molto di più a quello di una Unione Europea che nessun medico ci ha prescritto e che in tanti, finalmente, incominciano a sentire come un cappio al collo. E a capire che il tabù è infranto, il re è nudo, e l’uscita dal recinto europeo e da questo simulacro di moneta unica non è più uno spauracchio, anzi: molti di noi se lo augurano, e presto.

Roberto Ragone




Omicidio Desireé: rintracciato a Foggia il quarto uomo sospettato

È stato rintracciato il quarto uomo sospettato della morte di Desiree Mariottini. È un cittadino del Gambia ed è stato rintracciato a Foggia. La sua posizione è al vaglio degli inquirenti per capire il ruolo che ha avuto nella vicenda. I primi tre fermati sonoi immigrati irregolari accusati di omicidio volontario, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Ascoltate in Questur, fino a tarda sera, alcune persone informate dei fatti.

Il cittadino del Gambia sospettato di essere il quarto uomo implicato nella morte di Desiree Mariottini e bloccato a Foggia era in possesso di circa dieci chilogrammi di marijuana. Secondo fonti investigative, lo stupefacente era nella baracca dove è stato trovato l’uomo nella baraccopoli che circonda il Cara – Centro richiedenti Asilo politico di Borgo Mezzanone

“La coesione sociale è il mezzo fondamentale per costruire il resto della comunità solidale. Anche nei momenti difficili non ci vogliono ruspe ma più amore e partecipazione. Bisogna essere costantemente nei quartieri difficili senza lasciare mai nessuno solo”. Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico. “Non servono ronde, ma cose come il controllo di vicinato che stiamo già sperimentando. Un’attività corale che vede come perno i cittadini che forniscono indicazioni a supporto delle forze dell’ordine. Mi oppongo a qualunque tipo di visione che proponga l’uso della forza privata indiscriminata per risolvere questioni ordine pubblico e sociale”, ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi, riferendosi all’annunciata manifestazione di Forza Nuova domani a San Lorenzo.

LE INDAGINI SULLA MORTE DI DESIREE – I primi tre fermati sono due senegalesi, irregolari in Italia, Mamadou Gara di 26 anni e Brian Minteh di 43. Il terzo è un nigeriano di 40 anni. Hanno tutti e tre precedenti per spaccio di droga. I capi di imputazione sarebbero gli stessi: omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di stupefacenti.

Mamadou Gara aveva un permesso di soggiorno per richiesta d’asilo scaduto ed aveva ricevuto un provvedimento di espulsione. L’uomo si era reso irreperibile. Era stato poi rintracciato dal personale delle volanti a Roma il 22 luglio 2018 ed era stato richiesto nulla osta dell’autorità giudiziaria per reati pendenti a suo carico.




Governo, manovra di bilancio. Vertice a tre (Conte – Salvini – Di Maio) per fare il punto

Vertice serale a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini dopo il Cdm che ha varato il decreto concretezza. “E’ stata una riunione per fare il punto” sui dossier più di attualità, spiegano fonti di governo. Probabile, quindi, che al centro del vertice ci sia stata la manovra, nel giorno dell’avvertimento del presidente della Bce Mario Draghi e alla vigilia del giudizio di Standard & Poor sull’Italia.

“Se mi si chiede cosa si può fare riguardo alle banche, dato l’allargamento dello spread negli ultimi sei mesi – ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, parlando dell’impatto dello spread sulle banche italiane -, una prima risposta è ridurre lo spread e non mettere in dubbio la cornice istituzionale che sorregge l’euro”.

“Non ho la palla di cristallo, se sarà 300, 400 o quant’altro. Certamente questi bond sono nel portafoglio delle banche, se perdono valore intaccano il capitale delle banche”, ha evidenziato Draghi.

Assolutamente non è nostro compito” mediare nel negoziato fra l’Italia e l’Unione europea, ma “alla fine portare le parti a una qualche forma di accordo è questione di buon senso, la percezione di ciò che è bene per il paese, dell’interesse per le famiglie e imprese”, ha spiegato Draghi.

Sono fiducioso che si troverà un accordo“, ha detto Draghi a proposito del negoziato sulla bozza di bilancio italiana.

Anche l’Italia, come Brexit e la guerra commerciale, è fra le incertezze per lo scenario economico dell’Eurozona‘, ha affermato Draghi. “Il rialzo dello spread – ha detto ancora il presidente della Bce – sta causando un rialzo dei tassi a famiglie e imprese.

“Non vediamo nessun rischio”. Così Draghi, risponde alla domanda se la Bce rischia di finire in una situazione in cui prevalgano le esigenze di bilancio dell’Italia piuttosto che quelle di politica monetaria. “Finanziare i deficit non è nel nostro mandato” – ha ribadito Draghi – “abbiamo l’Omt come strumento specifico, per il resto siamo in un regime di dominanza monetaria”, non di bilancio.

“Non c’è stata una grande discussione sull’Italia. C’era Dombrovskis, gli ho chiesto il permesso di citarlo, nel dire che occorre osservare le regole di bilancio, ma cercare anche il dialogo” ha anche detto Draghi, rispondendo alla domanda se l’Italia abbia fatto parte degli argomenti discussi oggi dal consiglio direttivo della Bce.


“E’ fondamentale per i Paesi altamente indebitati rispettare le regole del Patto di Stabilità e Crescita” europeo, “in modo da assicurare una solida posizione di bilancio”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, sollecitando i governi dell’eurozona ad “accelerare con le riforme strutturali“.

“Forse c’è qualche ricaduta, ma limitata” ha aggiunto Draghi, rispondendo alla domanda se confermasse la recente valutazione secondo cui la crisi italiana non ha finora mostrato segni di contagio ad altri partner europei.

Una serie di tagli del rating sovrano dell’Italia, tali da portarla a un livello speculativo da parte di tutte le principali agenzie, avrebbero la conseguenza di mettere le banche italiane al di fuori dei meccanismi ordinari di approvvigionamenti di liquidità tramite la Bce. Lo ha confermato il presidente della Bce rispondendo a una domanda specifica: “ci sono regole che prevedono esattamente quello che lei ha detto”.

La Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi d’interesse invariati: il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. La decisione è in linea con le attese del mercato.

La Bce conferma che il Qe proseguirà fino a dicembre e al ritmo di acquisti di 15 miliardi mensili, e “anticipa che in seguito, se i dati più recenti confermeranno le prospettive di inflazione a medio termine, gli acquisti netti giungeranno a termine”. L’Eurotower aggiunge che “intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo” dopo la fine del Qe e “finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”.

Savona, rimanderemo la manovra identica a Bruxelles – “Non c’è alcun dubbio” che il governo rimanderà la manovra “tale e quale” a Bruxelles, nonostante la bocciatura. Lo ha detto il ministro per gli Affari europei Paolo Savona in un’intervista alla direttrice di Sky TG 24 Sarah Varetto.

In seguito Savona ha commentato le parole del presidente della Bce Draghi: “Ognuno si assuma le proprie responsabilità“.

Salvini, Draghi spera accordo? Ma su nostre posizioni  – “Anche io sono per un accordo, ma sulle nostre posizioni”. Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini risponde al Senato a chi gli chiedeva un commento sull’auspicio formulato dal presidente della Bce Mario Draghi che si arrivi ad un accordo in merito alla manovra economica dell’Italia. Salvini ha anche ribadito che “la manovra non cambia, non potete farmi ogni giorno la stessa domanda”.

Di Maio, da Bce strali ma non lasciamo Euro – Dalla Bce “vedo che arrivano strali sulla questione del pericolo dell’economia italiana per lo spread. Il governatore Draghi sa che il problema dello spread non è legato alla manovra ma alla paura dei mercati che il paese possa uscire dall’Euro. Problema facilmente risolvibile, col fatto che noi nel contratto abbiamo inserito chiaramente che non vogliamo uscire dall’euro”. Così Luigi Di Maio aggiungendo che i mercati quindi “non devono avere questi timori e faremo in modo di rappresentare la nostra posizione di restare nell’euro e nell’Ue in tutte le sedi istituzionali competenti”.

M5s, Draghi? Smetta attacchi a Italia  – “Non vogliamo uscire dall’euro, né uno scontro con la Ue. Speriamo che il messaggio arrivi chiaro a Bruxelles. Se i mercati stanno prezzando la possibile uscita dall’euro è perché ogni giorno da parte dei commissari europei e, ci duole dirlo, anche del governatore della Bce, arrivano attacchi all’Italia. Se smettessero di evocare la nostra uscita dall’Euro i mercati tornerebbero a prezzare i nostri titoli al pari di quelli degli altri paesi membri”. Lo riferiscono i deputati della Commissione Bilancio del Movimento 5 Stelle.

Tria, Ue ritrovi il senso dello stare insieme – Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nel suo intervento a Parigi, ha lanciato un forte appello all’Europa affinché smetta di guardare solo alla “stabilità finanziaria”, ma si concentri sulla “crescita e la stabilità sociale” a “beneficio dei cittadini”. L’Europa “non può essere solo “procedure e obiettivi contabili”, ha aggiunto invitando l’Ue ha “ritrovare il senso dello stare insieme”. Parlando della manovra, Tria ha osservato che “se l’Italia cresce” anche gli altri partner ne beneficeranno. “Sono sicuro che l’Europa trarrà vantaggio dalla nostra strategia”. “Noi italiani abbiamo contribuito a costruire la casa” dell’Unione europea. “Non vogliamo lasciare una stanza vuota, non vogliamo in alcun modo andare via”, ha detto ancora Tria, nel corso del suo discorso dinanzi agli assicuratori riuniti a Parigi.




Manovra bocciata da Bruxelles, il Governo tira dritto: “Non si cambia”

Braccio di ferro Italia – Europa. La manovra non cambia. Dopo la bocciatura dell’Ue al provvedimento il governo italiano tira dritto. Lo puntualizza il leader della Lega Matteo Salvini. “Da Bruxelles possono anche mandare 12 letterine, ma la manovra non cambia“, ha ribadito il ministro dell’Interno E ancora: “I rilievi di Mattarella? Terremo conto di tutto, ascolteremo tutti ma nessuno mi riuscirà a far tornare indietro sulla legge Fornero. E neanche sul deficit/pil, neppure se arriva Gesù Bambino…”.

Anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria evidenzia che “per ora non ci sono dei motivi – risponde – perché pensiamo che la manovra sia corretta. E’ corretta perché il contesto economico è cambiato da giugno ad oggi. Credo che un Governo si deve muovere seriamente nel contesto in cui opera: mi fa pensare che dobbiamo avere questo tipo di manovra espansiva”.

Qualche cautela in più, invece, c’è sullo spread. A 320 punti “è un livello che non possiamo considerare di mantenere troppo a lungo”, ha detto il ministro  evidenziando d’altra parte che “non ci sono motivi fondamentali” che giustifichino questi livelli: “I fondamentali dell’Italia sono solidi“. Il problema “é l’incertezza politica su dove il Governo vuole andare a finire”. Come sull’euro che, ribadisce, nessuno mette in discussione.

E sempre sull’ipotesi che lo spread salga e superi i 400 anche Di Maio evidenzia: “Noi andiamo avanti con la manovra, la storia non si scrive con i se“.

Intanto Salvini continua a farsi sentire anche in Europa e avverte: ‘Attenta analisi del prossimo bilancio europeo, posizione chiara del governo italiano: non ci sarà il nostro voto a favore se ci saranno tagli per investimenti, lavoro, agricoltura, sicurezza e immigrazione.No a nuove tasse europee che pesino sui cittadini e le imprese’

Noi sosteniamo la Commissione Ue nel suo lavoro, questo è il suo ruolo“. Lo ha detto il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, rispondendo in conferenza stampa a una domanda sulla bocciatura del bilancio italiano da parte della Commissione Ue. “Il mantenimento delle regole del patto di stabilità e crescita, solide finanze pubbliche: questi sono importanti presupposti per quello che vogliamo tutti, e cioè un sviluppo positivo e sostenibile dell’economia per i cittadini”, ha aggiunto.

“Se insistono a tirare schiaffoni a caso mi verrebbe voglia di dare più soldi agli italiani”, ha sottolineato Salvini. “Tutte le manovre passate negli anni scorsi a Bruxelles – ha aggiunto – hanno fatto crescere il debito di 300 miliardi di euro”.

“Noi siamo qua per migliorare la vita degli italiani, mi sembra un attacco pregiudiziale, la contestazione principale è che non bisogna toccare la legge Fornero che è nel programma del 90% dei partiti tranne che del Pd: è un attacco all’ economia italiana perchè qualcuno vuole comprare le nostre aziende sottocosto”. Lo ha detto a Rtl il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, commentando la bocciatura della manovra a Bruxelles.




Usa al voto per rinnovare il congresso: l’economia americana vola. Si punta su Trump?

L’America dell’era Trump va al voto per rinnovare il Congresso e per decidere se la strada del tycoon verso le presidenziali del 2020 sarà in discesa verso la rielezione, oppure irta di ostacoli come solo un biennio da ‘anatra zoppa’ può esserlo per un presidente americano. Ma proprio per il loro impatto sull’agenda della Casa Bianca, le elezioni di metà mandato di martedì 6 novembre sono attese con grande interesse ovunque nel mondo, per capire se la dottrina dell’America First troverà piena attuazione nei prossimi due anni oppure se il progetto anti-globalista e protezionista subirà un’inevitabile frenata.

Lo scenario resta incerto, con i democratici che hanno buone ragioni per sperare in quella ‘blue wave‘ che farebbe loro riconquistare almeno la Camera dei Rappresentanti, rinnovata in tutti i suoi 435 seggi.

A due settimane dal voto i sondaggi li danno ancora in vantaggio, ma solo per pochi punti. I giochi dunque restano aperti. Mentre al Senato le chance di vittoria per i dem sono quasi vicine allo zero. Due i punti di forza che potrebbero rivelarsi fondamentali per lo sgambetto dei democratici a Trump: l’affluenza record, secondo le previsioni mai così alta per le midterm da almeno 40 anni, e nell’era del #metoo il voto delle donne, con il primato assoluto di candidate al Congresso, ben 257 su entrambe i fronti.

Sul fronte dei repubblicani invece si punta soprattutto sull’effetto Trump, la cui popolarità continua a volare, forte soprattutto di un’economia americana che continua a correre come non mai. Senza parlare di come il tycoon, che sta battendo a tappeto il Paese, si senta a suo agio nel fare della questione immigrazione il punto di forza del rush finale verso il voto. Tra l’altro con una carta ancora da poter giocare: quella di un ulteriore taglio delle tasse per la classe media.

Ma più di uno spettro aleggia sulla Casa Bianca. Il primo è la marcia della carovana dei 7.000 migranti verso gli Usa, che rischia di trasformarsi in una vera e propria crisi nazionale e umanitaria proprio alla vigilia delle elezioni. C’è poi la preoccupazione più grande per il tycoon: negli Usa la chiamano ‘October surprise’, la temutissima mossa prima di ogni elezione che in questo caso potrebbe arrivare all’improvviso dal Russiagate. E se il Congresso dovesse tornare, almeno in parte, in mano ai democratici, è chiaro che la campagna per un’impeachment o per una destituzione del presidente assumerebbe un vigore finora mai visto.

Nel dettaglio ai dem servirebbero 23 seggi per vincere alla Camera, a partire da quelli oggi occupati da repubblicani ma espressi nei distretti in cui nel 2016 vinse Hillary Clinton.

n tutto sono 75 i match più incerti per un posto alla Camera bassa, e riguardano 30 Stati Usa: dal nordest (vedi New York) al Midwest (vedi l’Iowa), dalla Florida alla traballante roccaforte repubblicana del Texas. Al Senato, dove ai repubblicani basta confermare i 51 seggi di oggi, i confronti più avvincenti sono in Nevada, Arizona, Missouri. Ma soprattutto c’è la supersfida in Texas tra Ted Cruz e il giovane astro nascente dei democratici Beto O’Rourke, che in molti vedono candidato alla Casa Bianca contro Trump nel 2020.




Dj Fabo, la Consulta sospende il giudizio sul caso e dà un anno alle Camere per legiferare sul fine vita

La Consulta dà un anno di tempo alle Camere per legiferare sul fine vita, colmando così un vuoto legislativo, e nel frattempo sospende il giudizio sul caso dell’aiuto al suicidio assistito da parte del Radicale Marco Cappato a dj Fabo.

L’attuale assetto normativo sul fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti.

Per consentire – dice la Corte –  in primo luogo al Parlamento di intervenire con un’appropriata disciplina, la Corte Costituzionale ha deciso di rinviare la trattazione della questione di costituzionalità dell’articolo 580 codice penale, sull’aiuto al suicidio, all’udienza del 24 settembre 2019.

Resta ovviamente sospeso il processo a quo, ossia il procedimento nei confronti di Marco Cappato di fronte alla corte d’assise di Milano, che aveva inviato gli atti alla Consulta.

La questione di legittimità sull’art. 580 del codice penale era infatti stata sollevata dalla Corte d’Assise milanese nell’ambito del processo a Cappato, imputato di aiuto al suicidio, per aver accompagnato in una clinica svizzera, dove scelse di morire, dj Fabo.

“Risultato straordinario”

“La Corte ha riconosciuto le nostre ragioni”, afferma Marco Cappato dopo la sentenza. “E’ un risultato straordinario, arrivato grazie al coraggio di Fabiano Antoniani. E’ dunque di fatto un successo, un altro, dopo la vittoria sul biotestamento, di Fabo e della nonviolenza, oltre che delle tante persone malate che, iniziando da Luca Coscioni e Piergiorgio Welby e finendo con Dominique Velati e Davide Trentini, in questi 15 anni hanno dato corpo alle proprie speranze di libertà”. “Ora il Parlamento ha la strada spianata per affrontare finalmente il tema, e per discutere la nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale, come sta accadendo nel Parlamento spagnolo”.

“E’ una decisione storica, che a mia memoria non ha precedenti – commenta Filomena Gallo, uno dei legali del caso Cappato-Dj Fabo e segretario dell’associazione Coscioni -, perché dà un monito con una data entro cui deve legiferare. Si tratta di un modello mutuato dalla Corte costituzionale tedesca, che ha poteri ordinatori nei confronti del Parlamento”.

“La decisione della Consulta è un’occasione importante per il Parlamento. Serve più che mai adesso aprire il dibattito su un argomento delicato rispetto al quale ci deve essere attenzione e sensibilità. La politica affronti il tema”. Lo scrive su twitter il presidente della Camera Roberto Fico.