I presunti abusi edilizi del padre di Di Maio finiscono in procura. M5S fa quadrato: “Luigi sotto accusa per un vincolo di sangue”

NAPOLI – I vigili urbani di Mariglianella (Napoli) hanno depositato alla Procura di Nola il fascicolo sui presunti abusi edilizi relativi a 4 manufatti, adibiti a deposito, trovati su un terreno di proprietà di Antonio Di Maio, padre di Luigi Di Maio e della zia del vicepremier. Lo ha detto il sindaco Felice Di Maiolo. “Ora si devono attendere i riscontri degli inquirenti”, ha commentato. Ieri i vigili hanno sequestrato il terreno sul quale sono stati trovati anche dei rifiuti, perlopiù scarti edili.

M5s fa quadrato intorno a Luigi Di Maio dopo l’inchiesta delle Iene sui lavoratori in nero nell’azienda del padre. E mentre dalle pagine del Corriere Antonio Di Maio si addossa e le colpe e chiama fuori il figlio, sul blog M5s in un post si denuncia la delegittimazione ai danni dei pentastellati a tutti i livelli.

“La delegittimazione del MoVimento 5 Stelle da parte del quarto potere colpisce a tutti i livelli. Colpisce i nostri sindaci, colpisce i nostri parlamentari. Colpiscono anche Luigi Di Maio in questi giorni, essendo immacolato usano i parenti sbattendo in prima pagina suo padre per storie di 10 anni fa. E attenzione non è che Luigi sia sotto accusa per aver aiutato il babbo mentre era ministro, come è stato per Renzi e Boschi ma per un vincolo di sangue”. E’ quanto si legge in un passaggio di un posto sul blog M5s.

Intanto il presidente della Camera Roberto Fico si smarca su una serie di temi ‘caldi’ per il governo. “Se la mia assenza al momento della votazione è stata interpretata come una presa di distanza dal provvedimento? Bè, avete interpretato bene”. Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico a margine del convegno sui beni comuni in corso all’accademia dei Lincei a proposito dell’assenza nel corso della votazione sul decreto sicurezza. “Perche io sono il presidente della Camera e rispetto il mio ruolo fino in fondo, diritti di maggioranza e di opposizione, mando avanti i provvedimenti che arrivano in Aula con la collaborazione di tutti i capigruppo e rimango fedele al mio ruolo istituzionale. Se poi parliamo del decreto nel merito, dopo che è passato, questo è un altro discorso”, ha concluso.

“Assolutamente sì. Ritengo che l’Italia dovrebbe dire sì al global compact ed invito tutti a leggersi davvero il contenuto di questo accordo, perche, tra l’altro,ci consentirebbe di non restare soli nella gestione del fenomeno dell’immigrazione”, ha detto inoltre Fico.

Ma da Fico arriva anche il sostegno al vicepremier. “Solidarietà a Luigi Di Maio che in questo momento sta subendo un fango incredibile”, dice il presidente della Camera. “Quando leggo articoli di stampa o ascolto una trasmissione – aggiunge – non c’è mai niente che faccia riferimento a una colpa di Luigi, niente che faccia riferimento a una sua colpa né passata né nelle sue vesti di ministro. Questo non è modo di fare, non è più politica, sono attacchi personali ingiustificati, che nella nostra società fanno solo male, non hanno senso”.




Morte di Mario Biondo: Raquel Sanchez Silva tra dichiarazioni contrastanti, condoglianze, pubblicità e… opposizione alla riapertura del caso

Raquel Sánchez Silva è stata la moglie di Mario Biondo e dal giorno che il marito è stato trovato morto, il 30 maggio del 2013 a Madrid, si è allontanata dalla famiglia di Mario e dopo i funerali non si è fatta più sentire, chiudendo un capitolo della sua vita.

Il video servizio

Dalle transazioni bancarie di Mario Biondo, risultano 2 fatture della ditta funeraria Parcesa di quasi 4 mila euro. Sánchez Silva gli ha fatto intestare le fatture, in pratica Mario Biondo si è pagato il funerale da solo, mentre le spese a Palermo le ha sostenute la famiglia di Mario. Ma non è tutto, Rachel voleva vendere le cose di Mario per recuperare i soldi spesi del funerale. Alla famiglia ha mandato un conto da 11mila euro, ha prezzato tutte le cose di Mario e a tal proposito esiste un Twitter del fratello Andrea. I due erano sposati da poco: convolarono a nozze nel giugno del 2012 a Taormina, in Sicilia. Sembra un po’ il caso di Roberta Ragusa e Antonio Logli: scomparsa Roberta, il marito ha iniziato subito una nuova vita con l’amante. Ma torniamo a Rachel che tra l’altro risulta essere stata in cura da uno psichiatra, Cesar Antolin, dal 2008 al 2012.

Ma cosa succede dopo la morte del marito?

La vedova è andata in vacanza una settimana dopo il funerale,  vacanza a Formentera,  organizzata da mesi insieme a Mario, dovevano festeggiare  il loro  primo  anniversario. Dal 2014 la conduttrice spagnola intrattiene una nuova relazione d’amore con l’argentino Matias Dumont. I due erano stati già paparazzati a marzo 2014 ma Rachel Sánchez Silva censura le sue foto per un corrispettivo di 18mila euro a una rivista spagnola. L’anno successivo pubblica un libro e a seguire presenta il “Gran Hermano”. Dà alla luce due gemelli nel settembre del 2015. Intanto non vuole più parlare di Mario Biondo; i familiari di lui, invece, vogliono capire.

Quei files cancellati dal computer di Mario Biondo

La sorella di Mario ha evidenziato un fatto singolare: dopo la morte dal computer di mio fratello sono stati cancellati 996 giga di files. Chi è stato a farli sparire e perché?
Nel 2016 i magistrati italiani che indagano sul giallo della morte di Mario Biondo volano in terra spagnola. Non l’ha presa bene Raquel Sanchez Silva. Sarebbero diverse le contraddizioni in cui è caduta su alcune circostanze relative a quel 30 maggio del 2013, quando il marito fu trovato impiccato in una libreria di casa sua.

La donna si è mostrata nervosa al cospetto dei sostituti procuratori Gery Ferrara e Claudio Camilleri, che sono andati a sentirla con le forme della rogatoria internazionale.

Raquel Sánchez Silva e le dichiarazioni contrastanti

Il 30 maggio dichiara che Mario Biondo era depresso, faceva uso di droga e le aveva confessato di volersi suicidare, dopo sei giorni decide di capovolgere totalmente la sua versione e dichiara spontaneamente il 5 giugno 2013 che Mario era una persona vitale e che non le aveva mai manifestato l’intenzione di suicidarsi.

Avrebbe poi dichiarato: “La nostra relazione andava benissimo, volevamo avere un bambino. Non è per nulla vero che mio marito era un drogato, sempre alla ricerca di avventure sessuali e frequentatore di postriboli. La famiglia Biondo e la tv italiana hanno infangato la sua memoria”.

Si scava nei rapporti privati della coppia

I magistrati italiani, grazie alle domande tradotte e poste tramite un giudice spagnolo, hanno voluto chiarire alcuni dettagli sugli orari e sulla scoperta del cadavere, scavando ulteriormente sul rapporto privato fra i due e su alcuni presunti attriti. A questo si aggiungerebbe il backup del cellulare della presentatrice spagnola Sanchez Silva, che Biondo aveva copiato sul suo computer: lì ci sarebbero conversazioni ed email che proverebbero un coinvolgimento della donna con un ex calciatore dell’Inter e del Real Madrid. E proprio su questo punto Sanchez Silva sarebbe andata in escandescenze, negando infedeltà e tradimenti.

La testimonianza del ristoratore

Sarebbero saltate fuori anche altre testimonianze ritenute interessanti, come quella di un ristoratore che ha sostenuto che del ritrovamento del cadavere si seppe già nella mattinata, a dispetto di quanto sostenuto dalla spagnola che ha sempre parlato delle quattro del pomeriggio, orario in cui avrebbe chiesto alla colf di controllare cosa facesse il marito che non si era presentato sul posto di lavoro.

In attesa degli esiti delle nuove perizie

Con la trasferta madrilena i sostituti palermitani hanno acquisito anche le foto del ritrovamento del corpo di Mario Biondo. Sulla dinamica dei fatti, secondo una consulenza di parte, Mario Biondo sarebbe stato colpito alla testa, poi strangolato e ucciso. Dunque quella della sciarpa attorno al collo, fissata su una libreria del salotto, è stata sicuramente una messa in scena tant’è che adesso è stata disposta una nuova perizia per la quale si attendono gli esiti. Tant’è che a dirlo adesso non sono soltanto i genitori di Mario che non hanno mai creduto alla tesi del suicidio fin dall’inizio.

Condoglianze e pubblicità

Altri interrogativi ruotano attorno al presunto consumo di cocaina da parte del trentenne palermitano: la moglie avrebbe indicato il suo pusher, non chiarendo come ne conoscesse l’esistenza.
Uno spettatore di Officina Stampa “Canal Arte” ci ha suggerito di riflettere su alcuni particolari oltre alle vacanze in fretta e furia dopo la scomparsa di Mario, in un’emissione per “El programa de Ana Rosa” (nota giornalista spagnola), Raquel Sánchez Silva ha detto “Ringrazio tutti voi per i vostri messaggi (si capisce, le condoglianze) arrivati a me grazie al mio Sony Xperia”… Cioè, una pubblicità pagata dalla Sony in cui lei ha usato questa scomparsa… Fa gelare il sangue. Il messaggio di Canal Arte terminava con: Potete farlo girare/scaricarlo prima che venga cancellato:
Noi lo abbiamo scaricato e ve lo proponiamo qui:

Video servizio andato in onda durante la trasmissione Officina Stampa del 29/11/2018

Sanchez Silva si oppone alla riapertura del caso

Dopo pochi mesi dalla morte di Mario Biondo Rachel Sanchez Silva ha modificato l’account Facebook di Mario  ed inoltre non sembra più esserci traccia del suo profilo Instagram: questa ulteriore iniziativa della donna, che da tempo si oppone alla riapertura delle indagini sulla tragica fine del marito, ha scatenato la protesta dei familiari di Biondo ed, in particolare, non si è fatta attendere la replica della madre, Santina: “Raquel Sanchez Silva ha reso commemorativo l’account Facebook di mio figlio, quindi di fatto lo ha bloccato, e ha rimosso la sua pagina Instagram senza il nostro consenso! Perché far sparire ogni traccia di mio figlio anche dai social?”. Questo il commento e la protesta della signora Santina D’Alessandro Biondo, che si interroga sul perché di questo gesto della moglie di Mario di cui la famiglia si è accorta soltanto nel 2016.

Per la donna, comunque, la cosa peggiore è senza dubbio scoprire che Raquel Sanchez Silva si è appellata per non fare aprire il caso, palesando inequivocabilmente le sue intenzioni.




Kenya, Silvia Romano ricoperta di fango per non farla riconoscere: sulle tracce dei rapitori

Silvia Romano, la volontaria italiana rapita in Kenya nove giorni fa, “è stata costretta a indossare un niqab” che lascia scoperti solo gli occhi, e i rapitori “le mettono sul viso e sulle mani” del fango per non farla riconoscere. Lo riferiscono all’Ansa fonti nella zona in cui la giovane è tenuta in ostaggio e a Malindi. Sempre per non farla riconoscere, i sequestratori “le hanno tagliato le treccine” con un coltello, ritrovate domenica scorsa nella foresta a nord di Malindi.

“Ottimismo sulla liberazione”

C’è “ottimismo” nella base di polizia “Tana Delta” a Garsen in Kenya, sulla liberazione di Silvia Romano, la volontaria italiana rapita la scorsa settimana (CHI È). Lo riferisce all’Ansa uno dei responsabili. Nella base, dove opera il centro di coordinamento dell’operazione per liberare la ragazza, camionette cariche di agenti e militari sfrecciano dirette verso le zone boschive nei dintorni, dove i rapitori sarebbero oramai stati “accerchiati”. In queste ore la moglie di uno dei sequestratori, arrestata domenica scorsa, starebbe “attivamente” collaborando. Negli ultimi giorni le ricerche hanno ricevuto una spinta in avanti grazie alle informazioni ottenute dai tre sospetti tenuti in custodia dalla polizia. Il raggio delle ricerche è stato ristretto a una specifica area della foresta.

Ministro Moavero Milanesi: “Necessario mantenere riserbo”

“Quanto sta accadendo in Kenya è un fatto molto grave: una nostra connazionale è stata rapita”, ha detto intanto il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi. “Noi lavoriamo in costante contatto con le autorità del Kenya per le ricerche che vengono effettuate e siamo assolutamente motivati a fare tutto il necessario per riportare la nostra compatriota a casa”. Moavero ha ribadito la necessità di mantenere “un doveroso riserbo per consentire alle indagini di andare avanti e arrivare a un risultato positivo”. La polizia del Kenya si è detta certa che Silvia Romano sia viva e che presto verrà liberata, perché il cerchio intorno ai rapitori si sta stringendo. “Ci stiamo avvicinando. Tutto indica che li abbiamo quasi raggiunti”, ha detto nei giorni scorsi il comandante regionale Noah Mwivanda.

Chi è Silvia Romano?

Milanese, 23 anni e un grande amore per l’Africa. Silvia Romano, la giovane volontaria italiana sequestrata in Kenya, è un’istruttrice di ginnastica e si è laureata lo scorso febbraio. In queste settimane era impegnata, tra le altre cose, in una raccolta fondi della onlus “Africa Milele Onlus” finalizzata all’acquisto di una cisterna per il recupero dell’acqua piovana dal tetto di una ludoteca.

Silvia Costanza Romano, lo scorso febbraio si è laureata in Mediazione Linguistica per la Sicurezza e Difesa Sociale al Ciels, il Centro di Intermediazione Linguistica Europea. La scorsa estate ha deciso di partire da sola per l’Africa, per la sua prima esperienza di volontariato in un orfanotrofio a Likoni, gestito dalla onlus “Orphan’s Dream”. Poi Silvia ha proseguito le sue attività con la piccola onlus marchigiana “Africa Milele” (che opera nel Paese africano su progetti di sostegno all’infanzia) a Chakama, prima di tornare in Italia. Ma poi ha deciso di continuare con il suo impegno in Africa, dove era tornata ai primi di novembre.

Il rapimento

La volontaria italiana di 23 anni è stata rapita durante un attacco armato avvenuto il 20 novembre sera, alle 20 ora locale, in Kenya, nella contea di Kilifi. La Farnesina conferma l’accaduto precisando che si tratta di Silvia Costanza Romano , una ragazza di Milano che lavora per la onlus marchigiana Africa Milele. Durante l’episodio, avvenuto nella zona di Chakama, a circa 80 chilometri a ovest di Malindi (LE IMMAGINI DEL LUOGO DEL RAPIMENTO), sono rimaste ferite cinque persone. Lo ha riferito all’Associated Press il capo della polizia keniota Joseph Boinnet, che ha precisato che non è ancora chiaro il motivo dell’attacco né chi l’abbia compiuto. Nella zona ci sarebbero stati rapimenti di stranieri da parte di fondamentalisti islamici con base in Somalia: una delle ipotesi è che a entrare in azione sia stato un commando delle milizie di Al-Shabaab. “Non ci sono parole per commentare quello che sta accadendo. Silvia, siamo tutti con te. Africa Milele Onlus”: questa la scritta che appare sulla homepage del sito della onlus di Fano con cui la ragazza è impegnata in Kenya.

Attivata l’unità di crisi della Farnesina, la Procura apre un’indagine

L’unità di Crisi della Farnesina si è immediatamente attivata e lavora a stretto contatto con l’ambasciata italiana a Nairobi e con la famiglia della cooperante. Come in tutti i casi di rapimenti all’estero, sottolineano le stesse fonti, la Farnesina intende mantenere il più stretto riserbo sulla vicenda “nell’esclusivo interesse della connazionale”. Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in cui si ipotizza il reato di sequestro di persona per finalità di terrorismo e, mentre si attende una prima informativa sulla vicenda, i carabinieri del Ros sono già in contatto con le autorità keniote.

Uomini armati hanno “sparato indiscriminatamente”

La polizia keniota su Twitter ha reso noto che nell’attacco gli uomini armati hanno “sparato indiscriminatamente” ferendo 5 persone, tra cui due ragazzini di 10 e 12 anni le cui condizioni sono stabili. In ospedale è stato anche ricoverato un 23enne, colpito al petto, le cui condizioni sono invece critiche, insieme ad altri due giovani feriti uno al ginocchio e l’altro alla coscia. La polizia sta lavorando “per scovare i criminali”, hanno assicurato.

Un testimone: “Schiaffeggiata e legata prima di essere portata via”

Un testimone, un ragazzo che studia grazie alla onlus per cui lavora la ragazza, sostiene che i rapitori cercassero proprio lei, e che l’hanno schiaffeggiata e legata con le mani dietro la schiena, prima di portarla via. Il giovane afferma che la banda ha fatto irruzione nell’ufficio dell’organizzazione con fucili e machete, intimando che gli venisse detto “dov’era la donna bianca”. I rapitori non gli hanno creduto quando ha detto che lei non c’era e l’hanno trovata, aggredita, legata e portata via. A parlare è stato anche Davide Ciarrapica, fondatore della Onlus Orphan’s Dream, con cui Silvia Romano aveva fatto un’esperienza di un mese di volontariato lo scorso agosto nell’orfanotrofio di Likoni: “Quando un mese fa è tornata in Kenya, Silvia mi è venuta a trovare e le ho detto di non andare a Chakama”, ha affermato Ciarrapica all’Ansa, “perché non è un posto sicuro, ma lei mi ha risposto che lì erano tutti suoi amici”.

La presidente della onlus: “Sono andati a colpo sicuro”

“Il rapimento della volontaria italiana 23enne è avvenuto in una parte del Kenya dove non ci sono centri commerciali, al massimo un negozietto dove si vendono fagioli e dove soprattutto non succede mai niente del genere”, ha spiegato Lilian Sora, presidente della onlus, smentendo le ricostruzioni iniziali. “A quanto ci hanno raccontato le persone che abitano nel villaggio – ha aggiunto – sono arrivati quattro-cinque individui armati che hanno lanciato un petardo, facendo sollevare la sabbia e hanno sparato più volte. Poi sono andati, a colpo sicuro, nella casa dove era la nostra volontaria, probabilmente perché lì sapevano che c’era un’italiana, anche se non so spiegarmi il motivo di quello che è successo. In quel momento era da sola, perché altri erano partiti e altri ancora arriveranno nei prossimi giorni”.

L’associazione attiva dal 2012
“Siamo in costante contatto con la Farnesina – ha proseguito Sora – e attendiamo risvolti positivi affinché possa essere al più presto liberata la nostra volontaria”. La fondatrice della onlus racconta di non aver mai avuto problemi, perché “si tratta di un’area tranquilla, un centro rurale in mezzo alla foresta”. Africa Milele, che ha sede a Fano, è nata nel settembre 2012, a tre anni di distanza dal viaggio di nozze della sua fondatrice, con l’obiettivo di “fare qualcosa per quel Paese al quale sono legata affettivamente”. E Milele, il nome in lingua swahili della onlus che ha fondato, significa “per sempre”. Nel tempo, Lilian Sora ha coinvolto nell’associazione anche i suoi genitori e gli amici e i progetti di Africa Milele si sono concentrati nel tempo soprattutto all’interno della comunità di Chakama, con l’obiettivo di renderla autosufficiente.




Puttane, mignotte, cafoni, burini e… onorevoli: state calmi, niente panico. State sereni, sereni!

Tempora mutantur, nos et mutamur in illis” ovvero il tempo cambia e l’uomo cambia con esso. Processo inarrestabile che va avanti dai primi inizi della terra. La vita scorre ed il tempo pure. Cambia l’uomo. Cambiano le cose, le persone, le usanze e muta il senso ed il significato del linguaggio. Quello che ieri ci scandalizzava oggi non scandalizza più. Lo stesso concetto della moralità ha perso lustro, ha smarrito il suo senso. Vittima di questa metamorfosi sono i vocaboli: puttana, mignotta, cafone, burino e non solo. Termini che qualche tempo fa, non offendevano nessuno oggi sono oggetto di dibattiti e concitate discussioni.

Cos’è mai un nome? Niente e tutto. E’ accaduto proprio questi giorni un incidente spiacevole. Dei politici hanno apostrofato la classe giornalistica con degli appellativi che oggi suonano forti ed irreverenti mentre etimologicamente sono i sostantivi più innocenti che esistono nel vocabolario. Ciò detto, sia ben inteso, non per questo si vuole venire, in alcun modo, in difesa di chi ha pronunciato quelle locuzioni. Solo per portare sul loro giusto binario quelle parole di cui al titolo di questo piccolo saggio.

La puttana:

Studi approfonditi, pur ammettendo la correlazione stretta del vocabolo puttana con putto, greco pai, paidos, avvicinano la parola alla mitologia Hindù. In molta letteratura indiana e scritture Hindù, si narra il mito di Pūtanā, considerata la nutrice di Krishna, che mentre lo allattava , in cuore suo covava di sopprimerlo con il latte avvelenato. Demone malvagio. Da questi scritti infine Pùtanā viene effettivamente descritta come un demone, tanto, si scopre, essendosi ella concessa allo stesso Krishna
Altri studi vedono tracce nel latino puteus, significato originale inteso come una cavità naturale. Vedi i pozzi dove i romani seppellivano i morti. Da qui poi il significato di grembo ipogeo ed il passo al grembo materno è stato successivo. Spiegazioni intriganti che nulla dunque hanno a che fare con il tono spregevole che il vocabolo “puttana” è venuto oggi ad assumere nell’italiano popolare.

Nel dialetto siciliano “buttana” oppure “bottana” non lascia alcun dubbio. Non è certo parente di antiche vestali e in tutta l’isola venire indicate con tale appellativo non è un complimento. Eppure anche in questi casi il tempo è riuscito a fare scempio di una parola innocente.

Si è da tempo saputo, per lo meno così raccontavano i nostri avi, che “puttana” ha tutta un’altra storia. non oserei dire nobile, ma decorosa lo si può dire tranquillamente. Si racconta che in tempi passati le nobili donzelle che tenevano tanto alla loro estetica, non allattassero personalmente i loro neonati. In paese c’erano donne, matrone che di mestiere allattavano i bambini degli altri. A queste donne allattatrici si rivolgevano anche coloro a cui per una ragione o l’altra spariva il latte. Tutti portavano “il putto” dalla donna che allattava “il putto”. Con il tempo il mestiere/l’attività hanno passato il nome al prestatore d’opera. Così da forno a fornaio, da salume a salumiere, pasticcino a pasticciere e, nel caso nostro specifico, da putto a puttana, cioè la donna che allattava il putto. Ma era così semplice? Bastava dirlo. Bastava poco che ci voleva…

La Mignotta:

Della mignotta è stato scritto peste e corna. Sono stati scomodati professori e tanti ricercatori hanno passato ore intere sfogliando documenti sulle tracce della mignotta, intendendo il vocabolo, naturalmente.

Ci sta chi fa derivare l’origine del vocabolo dal francese “mignoter”, carezzare. Altri la vogliono più parente di “mignon”, favorita. A parere di tanti, queste due definizioni, se mai, hanno seguito il moderno senso della locuzione, comportamenti tipici di queste mestieranti.
L’interpretazione giusta, a detta di tanti, sarebbe molto più logica e semplice. Sempre in altri tempi, le ragazze madri, anziche fare come alcuni che oggi usano abbandonare il neonato nei bidoni dell’immondizia, queste ragazze di allora depositavano il neonato o nella ruota girevole delle suore di clausura oppure li lasciavano nei portoni della chiesa o del convento. Il trovatello allora si portava per la registrazione all’anagrafe. L’impiegato del Registro, in mancanza dei dati genitoriali del bambino, anziché scrivere in pieno matris ignotae, abbreviava il tutto scrivendo m.ignotae, ergo mignota. Anche in questo caso la semplicità è sbalorditiva. Ai tempi nostri, con l’utero in affitto, quell’impiegato del Registro avrebbe scritto, anziché padre ignoto, pa.ignoto che con l’uso sarebbe diventato pagnotto. Un nome è un presagio, un nome è un destino, non per il “pagnotto” bensì per il bambino.

Il Cafone e il burino:

Per il “cafone “ e per il “burino” la sorte non è stata tanto diversa. L’usura del tempo ha calpestato anche il loro decoroso vocabolo e ha fatto di loro un dileggio, uno scherno. Oggi, apostrofando questi vocaboli in faccia ad una persona , senza dubbio alcuno, lo si indica come una persona dai modi incivili e rozzi. Chiamare una persona “burino” oggi, sarebbe indicare quella persona come di basso intelletto e bassi istinti oppure dalle maniere scurrili. Tutto ciò a prescindere dallo status sociale del soggetto.
Molti appassionati si dedicano a ricercare l’origine di questi vocabili. Talpe degli archivi scomodano documenti e reperti antichi, tradizioni e cenni storici. A qualcuno piacerebbe credere che cafone deriva da Cafo, un centurione che combatté al servizio di Cesare .Ugualmente si vuole fare derivare il termine “burino” dal latino “Buris,-is”, manico dell’aratro. Il ricercatore basa la sua supposizione in riferimento ai braccianti, ingaggiati come lavoratori stagionali nell’Agro Romano. Questa’etimologia secondo molti sarebbe la più plausibile. Spiegazioni suggestive.
Se dobbiamo però dare credito, poi, a quello che ci raccontavano i nostri avi dobbiamo dire che il vocabolo burino trova la sua etimologia in quei contadini che scendevano nella capitale vendendo i loro prodotti, formaggi e burro, appunto i venditori di burro ossia i burini.
Per quanto concerne il “cafone” i nostri avi davano un’altra spiegazione. Secondo questi il vocabolo troverebbe la sua origine, appunto negli stessi contadini che scendevano nella capitale, con funi a tracollo per legare le bestie. Altri collegavano il vocabolo alla fune che faceva da cintura per reggere i pantaloni del contadino.

Niente in tutto questo piccolo saggio è dogma.

Un fatto però è certo. Il tempo scorre e scorrendo cambia cose, persone, usanze e muta il senso ed il significato del linguaggio. Chi osa escludere che in un non molto lontano domani, apostrofando una persona come “un onorevole” non possa suscitare sdegno ed irrisione?

Emanuel Galea




Decreto sicurezza, approvato definitivamente. Ecco cosa prevede

L’Aula della Camera ha approvato in via definitiva il decreto sicurezza. Dopo aver incassato il voto di fiducia, il provvedimento passa a Montecitorio in via definitiva con 396 sì, 99 no. Il testo, che era già stato approvato al Senato, dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale diventerà legge.

“Sono felice, è una giornata memorabile”, ha detto il vicepremier Matteo Salvini ai cronisti a Montecitorio. E a chi gli chiede se sia soddisfatto del voto di tutto il centrodestra sul decreto Salvini risponde: “sono soddisfatto che sia rimasto qualche reduce di sinistra che pensa che l’immigrazione clandestina non sia un problema e che la sicurezza sia un tema di destra quando è un tema di tutti”.

Oltre alla maggioranza si esprimono a favore del provvedimento anche FdI e FI. La Lega esulta con una “ola” in Aula, mentre i deputati M5S restano immobili. Il Pd, insieme a LeU, fa interventi fiume anche sui vari ordini del giorno e protesta con maschere bianche sul volto.

Questo in sintesi il contenuto del decreto:

STRETTA SUI PERMESSI

Si abroga il permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito da ‘permessi speciali’ temporanei, 6 le fattispecie previste: motivi di salute di particolare gravità; calamità nel paese d’origine; atti di valore civile; vittime di tratta; violenza domestica e grave sfruttamento.

PIU’ TEMPO NEI CPR

La durata massima del trattenimento degli stranieri nei Centri di permanenza per il rimpatrio passa da 90 a 180 giorni. Si introduce la possibilità di trattenere i migranti in attesa di espulsione in altre strutture di Ps, in mancanza di posti nei Cpr, e la possibilità di trattenere i richiedenti asilo negli hotspot.

PIU’ REATI PER REVOCA ASILO, ANCHE FURTO

Si amplia la platea di reati che comportano la negazione o revoca della protezione internazionale: violenza sessuale, lesioni gravi, rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato, traffico di droga. Al Senato si aggiunge il reato di furto in abitazione, anche non aggravato.

VIA CITTADINANZA PER REATI TERRORISMO

La cittadinanza viene revocata ai condannati per reati di terrorismo.

STOP ASILO DOPO DECISIONE COMMISSIONE

Esame immediato della domanda di protezione internazionale per i richiedenti che hanno in corso un procedimento penale per un reato che in caso di condanna definitiva comporterebbe il diniego della protezione. L’esame scatta per chi ha già una condanna anche non definitiva. In caso di diniego il richiedente deve lasciare l’Italia.

SISTEMA SPRAR

Potranno accedervi solo i titolari di protezione internazionale e minori non accompagnati. Chi è già nel sistema vi rimarrà fino alla conclusione dei progetti.

FINO A 4 ANNI PER CITTADINANZA

Si ampliano i termini (da 2 a 4 anni) per l’istruttoria della domanda di concessione della cittadinanza, che verrà concessa solo se si conosce l’italiano.

LISTA PAESI SICURI

Esame accelerato delle domande di protezione per chi proviene dai paesi inseriti nella lista.

BRACCIALETTO ELETTRONICO PER STALKER

Controllo con il braccialetto elettronico degli imputati per maltrattamenti in famiglia e stalking.

CONTRATTI NOLEGGIO AUTO-CAMION A FORZE PS

Norma voluta dall’antiterrorismo per prevenire attentati con auto e camion contro la folla. I dati di chi stipula contratti di noleggio devono essere preventivamente comunicati alle forze di Polizia.

TASER A VIGILI URBANI

Si prevede la sperimentazione della pistola a impulsi elettrici anche per i corpi di polizia municipale di tutti i capoluogo di provincia.

DASPO URBANO

Si estende il Daspo per le manifestazioni sportive agli indiziati di terrorismo e si può applicare il Daspo urbano anche nei presidi sanitari e in aree destinate a mercati, fiere e spettacoli pubblici

STRETTA SU SGOMBERI

Sanzioni più severe per chi promuove od organizza l’occupazione di immobili (da 2 a 4 anni) e estensione dell’uso di intercettazioni nelle indagini nei loro confronti.

ACCATTONAGGIO MOLESTO E PARCHEGGIATORI ABUSIVI

Introduzione del reato di ‘esercizio molesto dell’accattonaggio (fino a 6 mesi che aumenta a 3 anni nel caso si impieghino minori) e sanzioni più aspre per i parcheggiatori abusivi: in caso di utilizzo di minori o di recidiva scatta l’arresto e si rischia un anno di carcere.

SINDACI DECIDONO SU ‘NEGOZIETTI ETNICI’

I primi cittadini potranno disporre, fino a 30 giorni, limitazioni agli orari di vendita degli esercizi commerciali interessati da “fenomeni di aggregazione notturna” anche in zone non centrali.

DA SQUADRE PIU’ SOLDI PER SICUREZZA STADI

Le società sportive dovranno versare più soldi per garantire la sicurezza negli stadi. La percentuale della vendita dei biglietti che dovrà essere destinata a questo scopo passa dall’1-3% al 5-10%.




Caso Giulio Regeni, la Procura di Roma pronta alla svolta decisiva

Sono i sospettati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni. Sono gli uomini che hanno messo in atto il depistaggio per complicare la ricerca della verità su quanto avvenuto tra il 25 gennaio e il 4 febbraio del 2016 al Cairo. Ne sono convinti gli inquirenti della Procura di Roma che è pronta a dare una svolta decisiva all’indagine sul ricercatore italiano procedendo con le prime iscrizioni nel registro degli indagati.

Un atto che verrà formalizzato nei prossimi giorni e che riguarderà poliziotti e appartenenti al servizio segreto civile egiziano, che erano stati nei mesi scorsi identificati dagli uomini del Ros e Sco.
Il lavoro degli investigatori italiani era finito in una informativa poi consegnata alle autorità egiziane nell’incontro svolto nel dicembre dello scorso anno. La volontà di imprimere un colpo di accelerazione al fascicolo aperto quasi tre anni fa a piazzale Clodio è stata comunicata al Cairo dalla delegazione di inquirenti, guidata dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco, nel corso del decimo vertice con gli omologhi nordafricani.

Un atto che rappresenta un passaggio formale e necessario in base al nostro tipo di ordinamento, a differenza di quello in vigore in Egitto.
Uno scatto in avanti che però, spiega chi indaga, non avrà ripercussioni sull’attività congiunta svolta in questi anni tra le due autorità giudiziarie e che durerà anche nei prossimi mesi. Nel corso dell’incontro bilaterale è stato riaffermata la determinazione ad individuare i colpevoli del sequestro, tortura e omicidio del 28enne. La delegazione italiana ha depositato gli esiti degli approfondimenti investigativi svolti sulle attività condotte da Regeni nell’ambito del dottorato di ricerca.

Dal canto loro la squadra investigativa egiziana ha presentato gli esiti degli accertamenti tecnici condotti sulle registrazioni video delle telecamere del circuito di videosorveglianza della metropolitana del Cairo del 25 gennaio 2016, e in particolare ha riferito in ordine alle ragioni delle mancate registrazioni rilevate quella sera.

In particolare, su questo punto, gli inquirenti egiziani hanno sostenuto che secondo i loro tecnici i buchi riscontrati nel ‘girato’ sono dovuti ad una sovrascrittura. Resta il fatto che dall’analisi dei video non è stato possibile individuare alcuna immagine di Regeni. I filmati analizzati rappresentano il 5% del totale ripreso il 25 gennaio 2016 dalle telecamere posizionate all’interno della metropolitana del Cairo (il restante 95% non è risultato utilizzabile). Il lavoro ha riguardato i video di tutta la linea 2 della metro e non soltanto quelli presenti nelle stazioni El Bohoth e Dokki nell’orario compreso tra le 19 e le 21.




Sequestro beni a presidente Sampdoria Massimo Ferrero

Ciclone sul presidente della Samp. La Guardia di Finanza sta eseguendo un decreto di sequestro nei confronti del presidente della Sampdoria Massimo Ferrero. Secondo quanto si apprende, il patron dei doriani è coinvolto in una indagine del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria che riguarda anche altre persone. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono appropriazione indebita, truffa, emissione e utilizzo di fatture false, autoriciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Sono 6 le persone indagate nell’ambito dell’indagine della Guardia di Finanza che ha portato al sequestro di beni nei confronti di Massimo Ferrero. Il sequestro, messo dal Gip del Tribunale di Roma, ha riguardato beni e disponibilità finanziarie per 2,6 milioni di euro. Il provvedimento è scattato anche nei confronti della Sampdoria, per un importo di circa 200 mila euro, e un immobile di pregio a Firenze.

Da casse Samp spariti 1,2 mln cessione Obiang – Sono partite dall’analisi di una serie di transazioni finanziarie anomale da parte delle società del gruppo Ferrero le indagini della Gdf che hanno portato al sequestro di beni nei confronti della Sampdoria e del presidente Massimo Ferrero. In questo quadro, secondo l’ipotesi degli uomini del Nucleo di Polizia Valutaria, dalle casse della Sampdoria sarebbe spariti 1,2 milioni, parte dei soldi incassati per la cessione al West Ham di Pedro Obiang nell’estate del 2015. Il denaro sarebbe stato distratto attraverso l’utilizzo di fatture false emesse da una società riconducibile a Ferrero, anche se amministrata da un altro soggetto, e successivamente riutilizzato sia per sanare debiti di altre imprese del gruppo sia per finanziare un film prodotto da altre due società, sempre riferibili al presidente della Sampdoria.

Dalle indagini della Gdf sono inoltre emerse una serie di finte controversie di lavoro davanti alla Direzione territoriale del Lavoro di Roma attraverso le quali sono stati conclusi 5 accordi transattivi da 100mila euro ognuno simulando l’esistenza di rapporti di lavoro subordinato con 5 società del gruppo. Soldi che, in buona parte, sostiene sempre la Guardia di Finanza, sono poi stati utilizzati per l’acquisto di un immobile di pregio a Firenze.




Nasa, atterraggio su Marte: il primo selfie dal pianeta rosso

Il lander Insight della Nasa ha aperto i pannelli solari, coronando così il successo di una discesa perfetta sul suolo di Marte. Ha anche inviato il primo selfie, postandola sul profilo Twitter della missione e commentando “Qui c’è una bellezza tranquilla. Mi guardo attorno per esplorare la mia nuova casa”.

 

L’apertura dei pannelli solari permetterà al veicolo di avere l’energia sufficiente per cominciare una lunga attività di esplorazione del sottosuolo del pianeta rosso, con una sonda che ne misurerà la temperatura fino alla profondità di cinque metri e potrà rivelare in questo modo se all’interno di Marte esista una forma di calore: questo potrebbe significare che l’acqua scoperta nel luglio scorso sotto i ghiacci del Polo Sud marziano potrebbe essere più calda di quanto si pensi.

A bordo del lander sono attivi anche strumenti italiani, grazie alla partecipazione alla missione di da Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Istituto di Astrofisica (Inaf) e Leonardo.




Strasburgo accoglie il ricorso di Berlusconi: non sarà emessa nessuna sentenza

STRASBURGO – Non si saprà mai se obbligando Silvio Berlusconi a lasciare il suo seggio in Senato nel 2013, e impedendogli di presentarsi come candidato alle elezioni, comprese quelle dello scorso 4 marzo, in base a quanto previsto dalla legge Severino, l’Italia abbia violato o no i suoi diritti.

Come chiesto dal leader di Forza Italia la Corte europea dei diritti umani ha deciso di chiudere il suo ricorso contro il modo in cui gli è stata applicata la legge Severino, senza una sentenza. Quindi senza dire se i diritti dell’ex premier sono stati violati o no.

In una lettera inviata il 27 luglio i suoi legali sostenevano che, data la riabilitazione del leader di Forza Italia da parte del tribunale di Milano, l’ex premier non aveva più interesse ad avere un pronunciamento della Corte di Strasburgo perché “non avrebbe prodotto alcun effetto positivo” per lui.

Nel ricorso Berlusconi ha affermato che la legge Severino non avrebbe dovuto essergli applicata nel 2013 perché i reati per cui era stato condannato, e per cui quindi perdeva il diritto a sedere in Parlamento e presentarsi come candidato in tutte le elezioni, erano stati commessi prima dell’entrata in vigore della legge. In virtù della legge Severino Berlusconi non è stato candidabile alle elezioni del 4 marzo scorso.




Manovra, si tratta con l’Eu: forse reddito di cittadinanza a giugno

E’ terminato dopo poco più di un’ora il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Alla riunione hanno partecipato anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e i sottosegretari all’Economia Laura Castelli e Massimo Garavaglia.

Draghi al Parlamento europeo: ‘Fiducioso in un accordo Italia-Ue’

Il rinvio, al massimo a giugno, del reddito di cittadinanza. E il restringimento della platea di “quota 100”. Sono queste le due leve su cui il governo punta per abbassare il deficit e convincere l’Europa a evitare la procedura d’infrazioni. La linea emerge al termine di un vertice di governo durato circa un’ora nella serata a Palazzo Chigi: Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini firmano una nota congiunta per dire che “non è una questione di decimali” ma che, nella sostanza, si è disponibili a cambiare la manovra.

L’idea di partenza è spostare risorse pari circa 0,2% del Pil (poco meno di quattro miliardi) dalle spese per reddito di cittadinanza e pensioni, agli investimenti. Se all’Europa non basterà, quelle stesse risorse (magari qualcosa in più) saranno destinate alla riduzione del deficit. Intanto l’apertura del governo a rompere il muro del 2,4% e ridurre il deficit piace ai mercati: cresce la borsa, cala lo spread.

Ma la trattativa nel governo non è priva di tensioni, perché dalle aperture, bisogna passare ai fatti. Perciò Conte e Giovanni Tria incontrano in serata Di Maio e Salvini a Palazzo Chigi: la Commissione europea chiede all’Italia di mettere nero su bianco il calo del deficit e il contenimento della spesa nella manovra. Ma per farlo bisogna “rimodulare” il reddito di cittadinanza e “quota 100”: rinviarli, ridurre la platea. L’intesa ancora non c’è: “Si è concordato – spiegano il premier e i vice – di attendere le relazioni tecniche” su reddito e pensioni “al fine di quantificare con precisione le spese effettive. Le somme recuperate saranno riallocate, privilegiando la spesa per investimenti”. Si proverà a sondare se a Bruxelles possa bastare la “riallocazione” da spesa corrente a investimenti. Contatti, fa sapere il portavoce di Jean Claude Juncker, sono in corso “a tutti i livelli”.

In serata fonti M5s spiegano che la platea di quota 100 si ridurrà molto probabilmente per effetto delle penalizzazioni.

Mentre per il reddito di cittadinanza l’idea è far partire la misura, causa anche tempi tecnici di riforma dei centri dell’impiego, non più ad aprile ma “con qualche settimana di ritardo”, magari a giugno. Il reddito di cittadinanza “non cambia pelle” e un decreto arriverà entro Natale, assicura il leader M5s. Ma nella Lega c’è ancora chi spinge perché la misura cambi. La proposta più “estrema” prevede la trasformazione del reddito in un taglio del cuneo fiscale: non darlo, cioè, ai singoli ma direttamente alle aziende che li assumono.




M5s, bufera su Di Maio: alle Iene operaio denuncia lavoro a nero nell’azienda del padre del vice premier

“Ho lavorato due anni in nero, mi pagava Antonio Di Maio”. Lo denuncia alle ‘Iene’ un ex operaio, Salvatore Pizzo (di Pomigliano d’Arco), che punta il dito sul padre del vicepremier e capo politico del MoVimento 5 Stelle, Antonio Di Maio. Il servizio racconta anche di un incidente sul lavoro subito dall’operaio e per il quale – sostiene Pizzo – il padre di Di Maio gli avrebbe chiesto “di non dire che mi ero fatto male nel suo cantiere. Mi consigliò di dire che mi ero fatto male in casa”.

I fatti, viene precisato nel servizio, risalgono a “un periodo antecedente di due anni a quando Luigi Di Maio è diventato proprietario al 50% dell’azienda di famiglia”. Di Maio, incalzato dall’inviato delle Iene, assicura l’intenzione di fare luce su quanto denunciato. “Io non gestisco direttamente l’azienda. E tra il 2009 e il 2010 non ero socio. A me questa cosa non risulta ma il fatto è grave, verificherò”, afferma il vicepremier.

Nel servizio Di Maio spiega che “io e mio padre per anni non ci siamo neanche parlati, non c’è stato un bel rapporto, adesso è migliorato un po’. Non sapevo di lavoratori in nero. A me non risulta ma il fatto è grave, non mi ricordo di questo operaio ma ce ne sono stati tanti. A quell’epoca avevo 24-25 anni, io nell’azienda di famiglia ho aiutato mio padre come operaio ma non gestivo le cose di famiglia. Devo verificare questa cosa, verifichiamo tutto assolutamente”.
“Se è andata così – conclude il leader del M5S – mi dispiace per quella persona. Sono sempre andato avanti nella convinzione che nella mia famiglia si rispettassero le regole, se è successo qualcosa sul luogo di lavoro con mio padre questa persona ha il dovere di dirlo, non solo a voi ma a tutte le autorità. Gli chiederò spiegazioni e vi farò sapere”.