Manovra, è caos maxiemendamento: in serata si vota
Il
maxiemendamento ancora non c’è
Il voto
della Manovra nell’aula del Senato continua a slittare. “Siamo in zona
Cesarini”, ha ammesso il premier Giuseppe Conte. “Ci rendiamo conto –
ha detto – che abbiamo creato nostro malgrado un rallentamento dei lavori
parlamentari. Confidiamo che nella giornata di sabato il testo possa essere
approvato”. Il maxiemendamento, infatti, è atteso per sabato alle 14 e in
serata dovrebbe esserci il voto di fiducia.
I lavori
al Senato riprendono alle 14 di sabato
L’ulteriore
ritardo era apparso inevitabile fin dal primo pomeriggio: del maxiemendamento
governativo, atteso entro le 16 di venerdì, nessuna traccia. E una conferenza
dei capigruppo è stata convocata (e si è protratta oltre due ore) per stabilire
un nuovo calendario dei lavori. Tra le proteste delle opposizioni il presidente
del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ha annunciato la nuova convocazione
dell’assemblea per sabato alle 14, con la discussione sulla fiducia a partire
dalle 16. L’esito del voto di fiducia è quindi atteso per le 22:30.
Il monito della presidente Casellati
“Pur
comprendendo le difficoltà del governo, anche nell’interlocuzione con l’Unione
europea, mi corre l’obbligo di invitare la maggioranza e il governo ad avere un
percorso legislativo più regolare, non con questa tempistica a singhiozzo. Un
percorso rispettoso dell’Assemblea del Senato”, è stata la bacchettata
della presidente Casellati.
Protestano le opposizioni: “Siamo contro la Costituzione”
Durissimo il capogruppo dem Andrea Marcucci, secondo cui “non abbiamo ancora il testo che cambierà completamente la Manovra. Il Parlamento non ha avuto modo di vederla. Siamo contro la Costituzione”, ha tuonato, annunciando l’occupazione dell’aula da parte del Pd, durata circa mezz’ora dopo la fine della seduta. Per la presidente dei senatori forzisti Annamaria Bernini “siamo alla Caporetto politica del governo che fa una cosa sconcia contro il popolo italiano. Prendere in giro il Parlamento per venti giorni è uno sfregio ai loro elettori”.
Posticipata anche la conferenza stampa del premier Conte
A sobillare le opposizioni anche la decisione di Palazzo Chigi di tenere proprio al Senato la tradizionale conferenza stampa del presidente del Consiglio. Una decisione presa quando il calendario dei lavori prevedeva che, sabato mattina, la Manovra avesse già traslocato a Montecitorio per la terza lettura ma che, con il nuovo slittamento, ha creato un’ulteriore difficoltà. “Chi umilia, chi offende il Senato della Repubblica qui non può avere ospitalità”, ha tuonato ancora Marcucci, mentre Bernini ha annunciato di voler aspettare il premier perché “racconti a noi, in casa nostra, prima che agli italiani, i contenuti che purtroppo il Parlamento ancora non conosce”. Un’occasione che non ci sarà, perché poco dopo è arrivata la comunicazione che “alla luce del prolungamento dei tempi di approvazione della legge di bilancio” la conferenza è posticipata alla prossima settimana.
Alle critiche il governo risponde facendo quadrato
“Se avessimo approvato una Manovra sotto dettatura, come accaduto coi governi precedenti, non ci troveremmo sotto Natale ad approvarla – è la difesa del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini -. L’Italia si è fatta finalmente sentire. Se negli anni passati tutto filava liscio senza che a Bruxelles, Parigi o Berlino volasse una mosca, è perché andava bene a loro e non a noi”. Anche per il premier “nessun imbarazzo o senso di colpa per il ritardo, no – ha tagliato corto -. Io avrei concluso il giorno dopo il negoziato con l’Ue e non mi devo giustificare se si è protratto cosi’ a lungo”.