Il corpo umano è un oggetto da guardare? Consideriamo alcuni aspetti pedagogici e filosofici

Guardare è un termine sempre molto generico e superficiale che “classifica il corpo al pari di un oggetto”. Il corpo umano in sé per sé è oggi sempre più di ieri guardato e non osservato; ciò vuol dire che la nostra attenzione è superficiale, nel senso che si limita allo stato epidermico di un corpo senza scendere nella sua profondità.

In senso pedagogico, il corpo umano non è un oggetto, ma un soggetto strettamente connesso al concetto di essere umano in carne ed ossa. Inoltre, stando nel panorama pedagogico, il corpo umano possiede un’anima che deve essere riconosciuta ancora prima di voler comunicare. Tuttavia, non limitandoci al corpo come involucro, dobbiamo saper osservare un corpo umano nella sua accezione più profonda. Il corpo umano non è un oggetto da guardare, ma un soggetto da osservare.

Nella società odierna, dove tutto si riconduce all’apparenza, è facile confondersi e limitarsi a guardare esteriormente un corpo; difatti oggi ci incontriamo con molti corpi differenti tra loro e con altrettante anime diverse, che però non sappiamo riconoscere. Pertanto, lo scopo di ognuno di noi sarebbe quello di osservare, di conoscere il soggetto di quel corpo, per poter-ci parlare, conoscere e interscambiare relazioni.

La filosofia ci conferma, già dai tempi di Cartesio, che il corpo non è distaccato dalla mente umana, ma c’è una grande affinità tra i due “elementi”: la mente non esiste senza il corpo e viceversa. Da qui i meravigliosi studi del filosofo Antonio Damasio, neurologo, neuroscienziato e psicologo portoghese che parla dell’errore cartesiano come concezione che non trova affinità con gli studi successivi tra mente-corpo. Damasio afferma, che corpo e mente non sono separati, anzi le emozioni, i sentimenti sono collegati ai movimenti del nostro corpo. Questo riferimento è per ricalcare l’importanza della connessione mente-corpo e della congiunzione dell’osservare un corpo.

Di concerto, quando noi guardiamo un corpo, in realtà lo dovremo osservare per capire, attraverso le nostre dotazioni mentali, quali sono le sensazioni che quella persona/corpo prova. È con questi riferimenti che si vorrebbe aspirare ad un mondo che non dà importanza solo all’ “oggetto” corpo, ma all’intero involucro comprensivo di anima, di sentimenti e di emotività, nonché la capacità di sviluppare la nostra intelligenza emotiva per consentir-ci con tutti i nostri sensi di connetterci all’altro.




L’intelligenza artificiale: verso un mondo sempre più complesso

Oggi il mondo intero utilizza a gran misura l’intelligenza artificiale sostituendola quasi all’intelligenza umana. Diversi studi hanno messo a confronto le due intelligenze, ponendo in evidenza le differenze fondamentali.

In primis, si è riflettuto sulla velocità e sull’efficienza: le macchine (es. pc) possono elaborare informazioni a velocità superiore rispetto agli esseri umani e possono eseguire compiti ripetitivi con una precisione molto elevata. Uno sguardo è stato dato anche alla creatività e all’intuizione: l’intelligenza umana eccelle in compiti di creatività, intuizione e comprensione contestuale, aspetti in cui l’intelligenza artificiale è ancora limitata.

La terza riflessione è sul concetto di apprendimento: l’uomo apprende mediante esperienze dirette e indirette, mentre l’intelligenza artificiale si serve di una certa quantità di dati.
Il fatto che l’intelligenza artificiale sta andando verso un mondo sempre più complesso è perché si è riscontrato un potenziale di rivoluzionare settori come la medicina, l’educazione, i trasporti e il lavoro, migliorando l’efficacia e creando nuove opportunità.
In ambito pedagogico ed educativo l’intelligenza artificiale sta portando ad un apprendimento adattivo e personalizzato.

Le cosiddette TIC (Tecnologie dell’informazione e della Comunicazione) stanno rivoluzionando il modo della didattica scolastica ed educativa, apportando notevoli modifiche anche nelle progettazioni per i bambini con deficit, oppure DSA e BES.
Le TIC prevedono un utilizzo scolastico molto frequente che apporta benefici rispetto alla didattica frontale. Siamo nell’era dove la tecnologia si sta sempre più espandendo non solo a scuola, ma anche nei contesti lavorativi. È continua la comparsa di terminali, di dispositivi digitali e multimediali.

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono risultate essere una risorsa essenziale delle organizzazioni. Per tale motivo le TIC sono strategie utili nel mettere a disposizione dati e informazioni migliori e possono aiutare le organizzazioni a ridefinire i rapporti con gli studenti, con i clienti e con i fornitori.




Monte Compatri, è scontro a colpi di post tra il sindaco Francesco Ferri ed il consigliere Marco de Carolis

Lo scontro monticiano all’indomani del Consiglio Comunale di venerdì prosegue serrato sempre a colpi di post su Fb.
Da una parte l’attuale sindaco, Francesco Ferri, dall’altra il consigliere Marco de Carolis, già sindaco di Monte Compatri.
Stavolta la “tenzone” si sposta su l’ex Centro Logistico dei Rifiuti che, con ordinanza sindacale n. 14 del 21 maggio 2024 il sindaco di Monte Compatri sceglie quale sede del Centro Operativo Comunale – C.O.C. (ricordiamo che trattasi dello stesso centro che con nota prot. 133430 portava la Tekneko a richiedere una “delocalizzazione del Centro Logistico di via delle Cannetacce in altra area, possibilmente nei pressi del Centro di Raccolta comunale sito in Pantano Borghese, in relazione all’esigenza di ottimizzare ed efficientare la gestione del Servizio di igiene urbana” confermata con delibera di giunta n. 64 del 9 maggio 2024, ed oggetto, successivamente al malore di Marco, il dipendente Tekneko licenziato, di verifica da parte dell’Ispettorato del Lavoro che stante alle parole del rappresentante sindacale Cobas “non idoneo”).

il post del sindaco di Monte Compatri, Francesco Ferri

Per primo, nelle prime ore del pomeriggio di domenica, il sindaco Francesco Ferri da “in pasto” alla rete la pec del consigliere de Carolis con un post titolato “Giù le mani dalla Protezione Civile”.

la pec del consigliere comunale, avvocato Marco de Carolis

Nella pec, datata 16 luglio 2024, il consigliere de Carolis chiede alla Polizia Locale ed ai Carabinieri di Monte Compatri di “accertare” che i lavori compiuti dentro tale struttura, tenuta in consegna da Tekneko, come indicato dalla PEC, fino al 27 giugno 2024 con la restituzione delle chiavi, fossero stati eseguiti “nel rispetto della normativa vigente urbanistica (ovvero fossero stati autorizzati dall’Ente preposto)”.
Il sindaco parla di “… lavori di “edilizia libera” indispensabili se si voleva fronteggiare con determinazione e immediatezza ogni possibile criticità. Vedi l’emergenza incendi che in queste ore sta affliggendo drammaticamente il nostro territorio …”, e prosegue indicando che “… lo stabile in prossimità del centro urbano, oltre ad essere strategico per la tempestività con cui si possono garantire i singoli interventi, riesce ad ospitare la vasca di oltre 20.000 litri a servizio degli elicotteri di Protezione Civile Regionale, non ultimo tutte quelle infrastrutture tecnologiche in grado di assolvere ad ogni risposta e comunicazione con la Sala Operatoria …”.
Nel concludere definisce la pec inviata dall’ex sindaco de Carolis “il tentativo di fuggire con un certo imbarazzo a quanto richiesto a Carabinieri e Polizia Locale” e la stessa ricalchi “… l’inadeguatezza di certi Consiglieri Comunali che preferiscono la guerriglia politica, anziché stringersi al prezioso lavoro dei Volontari …”.

il post del consigliere comunale, avvocato Marco de Carolis

Per tutta risposta, poche ore dopo, il consigliere de Carolis, con la sua “ironia proverbiale” risponde che “… sia nella mozione che nella PEC, non si menziona mai l’Associazione Beta 91 né la Protezione Civile. E non si menziona semplicemente perché la Protezione Civile non c’entra nulla …” e rincarando la dose aggiunge “… nell’intervallo temporale suddetto (dall’ordinanza sindacale del 12 maggio alla restituzione delle chiavi all’amministrazione comunale il 27 giugno nds), non c’è neanche l’ombra della Protezione Civile, nulla di nulla. Tirare in ballo il nostro Corpo di Volontari per farsene scudo a fronte di una condotta politico-amministrativa che andrebbe invece spiegata ai cittadini alimenta i dubbi, anziché fare luce su una vicenda a dir poco opaca.
Visto il precedente, con il malore di un dipendente completamente ignorato da sindaco e assessori, come consigliere di opposizione mi sembra il minimo assicurarmi della correttezza formale e sostanziale di interventi che possono incidere sulla sicurezza dei luoghi di lavoro …”
.
Quello che appare da un confronto dei due post è semplice:
Tekneko con nota 3385/24 del 12 maggio 2024 comunicava al Comune, stante la pec inviata dal consigliere de Carolis, che il Centro Logistico sarebbe rientrato nelle disponibilità del Comune ma, prosegue la PEC, “senza tuttavia procedere alla restituzione delle chiavi”;
il sindaco con ordinanza sindacale del 12 maggio destina i locali a Centro Operativo Comunale;
il 27 giugno la Tekneko restituisce le chiavi al comune e, all’ingresso nella struttura con sopralluogo da parte del Responsabile Ufficio Ambiente, Michela del Frate, l’amministrazione comunale sembrerebbe trovarsi di fronte a locali “oggetti di manutenzione straordinaria”, come indicato dalla pec a firma del consigliere de Carolis..
Una “battaglia di post” che sta portando diverse fazioni sulle opposte barricate dimenticando la necessità da parte dell’intera classe politica monticiana di dare risposte a quesiti posti e manifestati.
Quello che non è abbastanza chiaro dalle dinamiche e dalle risposte dei due post è chi sia l’autore di detti lavori e chi ne sia, chiaramente, il committente visto che il Comune rientra in possesso di detti locali solo alla data del 27 giugno 2024.

Anche stavolta proveremo a chiedere anche noi all’amministrazione di Monte Compatri chi sia stato effettivamente il committente di detti lavori e quale sia stato il motivo della lunga attesa per la restituzione delle chiavi da parte di Tekneko.

nella foto di copertina dell’articolo l’ex Centro Logistico dei Rifiuti del Comune di Monte Compatri in via Fontana delle Cannetacce, oggi sede del Centro Operativo Comunale – C.O.C.




Monte Compatri: non si placano le polemiche post Consiglio Comunale

Non si placano le polemiche all’indomani del Consiglio Comunale di Monte Compatri del 26 luglio scorso (vedi nostro articolo https://www.osservatoreitalia.eu/monte-compatri-divampano-le-polemiche-dopo-il-consiglio-comunale-del-26-luglio/).

uno dei post del presidente della Protezione Civile Beta ’91 – Monte Compatri

Stavolta interviene sui social anche il presidente delle Protezione Civile Beta’91 – Monte Compatri, Andrea Sciacqua, responsabile del cantiere Tekneko sempre nello stesso comune, che, dopo un post in cui si rivolgeva in modo “ironico” ad un consigliere comunale non meglio identificato “e anche oggi siamo andati al mare consigliere …”, oggi pomeriggio, in un lunghissimo post di sfogo attacca alcuni consiglieri di minoranza del Comune di Monte Compatri, che, stante le sue parole, “agiscono di sponda servendosi di seconde o terze persone per colpirti nel tentativo subdolo di estrometterti da ogni ruolo o ambito.”.

l’inizio del lunghissimo post di sfogo di Andrea Sciacqua pubblicato su fb

Un’accusa forte all’indirizzo di alcuni consiglieri comunali di minoranza corredata da alcune fotografie che lo mostrerebbero lo stesso Sciacqua coinvolto in una ipotesi di reato ex art. 595, comma 3, e 612 c.p. (diffamazione a mezzo stampa e minaccia n.d.s.) ed una citazione per i fatti inerenti alla rimozione, il giorno 11 marzo 2024, del lucchetto del Centro Sportivo di Monte Compatri.

la citazione ex art. 161 comma 1 c.p.p. dove si informa Andrea Sciacqua delle ipotesi di reato
la citazione sui fatti occorsi l’11 marzo 2024 presso il Centro Sportivo di Monte Compatri

Lo stesso Andrea Sciacqua risulterebbe essere, poi, lo stesso responsabile del cantiere Tekneko che consegnò l’ordine di servizio a Marco, il lavoratore poi licenziato, che la mattina del 24 aprile rischiò di morire (leggi intervista completa al link www.osservatoreitalia.eu/monte-compatri-caso-tekneko-intervista-a-domenico-teramo-responsabile-cobas/).
Una situazione preoccupante perché mostra l’acuirsi di un confronto politico ben oltre le sale di Tinello Borghese ed evidenzia, con veemenza, come la situazione locale stia scemando in un confronto più personale che sui contenuti aggravato da risvolti giuridici che corrono il rischio di poter estromettere “sulla carta”, alcune figure coinvolte, da quel ruolo di “terzietà istituzionale” che dovrebbe appartenergli.




Youtube e la libera informazione, oscurato canale Tv: come la mettiamo con la Costituzione italiana?

Presidente Mattarella: “Ogni attentato contro la libera informazione è eversivo”

Sarebbe ridicolo se non fosse tragico. Dopo una lunga campagna di notizie ‘orientate’, che ancora dura, a proposito di vaccini, effetti avversi (ignorati), morti improvvise (non c’è correlazione), green pass obbligatori; dopo la morte senza resurrezione di centinaia di ristoranti, trattorie, tavole calde, bar, colpiti da provvedimenti tesi non alla sicurezza sanitaria, ma alla distruzione di un tessuto economico prezioso, vitale per la nazione Italia, (ricordiamo la disposizione secondo la quale queste imprese avrebbero dovuto chiudere entro le 18,00) oggi si parla, da parte del Capo dello Stato, di informazione inibita e prevaricata.

Secondo Sergio Mattarella, “Ogni attentato contro la libera informazione è eversivo” un attentato alla democrazia, in un paese in cui ad ogni piè sospinto si inneggia ad una democrazia come all’invocazione alla divinità, e ad una Costituzione che in realtà è bellamente ignorata e calpestata ogni volta che la ‘ragione di Stato’ ne chieda la testa.

Robert Musil scriveva , tempo fa, che “La democrazia è la forma più avanzata di dittatura”. Dipende da che parte la si guarda. Se chi si arroga il diritto di essere ‘democratico’ si fa una democrazia a suo uso e consumo, o se il termine ‘democratico’ attiene soltanto ad una posticcia denominazione di un partito che poi influenza le scelte altrui. In questo non si avverte la partecipazione o l’assenso di una popolazione che ha affidato le proprie volontà civili a delegati che, una volta eletti, ne hanno fatto ciò che hanno voluto. Questo è uno dei motivi della crescita esponenziale dell’assenteismo elettorale.  Nella realtà dei fatti, la nostra libertà d’informazione non segue i canoni di uno Stato che si picca d’essere democratico, costruendo in tal senso una facciata di maniera suffragata dai media, anch’essi succubi (nella migliore delle ipotesi) a finanziamenti che possano garantirne la sopravvivenza, e a istruzioni della proprietà, che ha acquisito una testata giornalistica non per il desiderio di partecipare a una libera informazione, foriera di libertà e civiltà, ma per interessi personali attinenti a varie imprese e industrie, produttrici di denaro e non di diritti. Satelliti del potere politico e finanziario. Ci sono argomenti, relativi a notizie d’interesse pubblico, che dovrebbero portare come insegna quella che si mette sui pali dell’alta tensione, mutuata dal Jolly Roger del Corsaro Nero, un teschio sorridente con due tibie incrociate.  

Accade quindi che una testata on line che si esprime su YouTube (Visione TV, 260.000 iscritti e 5 milioni di visualizzazioni) venga chiusa per una settimana, per aver mostrato, tre mesi prima, in un video del 10 aprile, un titolo che il quotidiano di Belpietro, La Verità, pubblicava in prima pagina. Parla l’allora ministro Speranza: “Sapevo che il 20% degli effetti avversi era gravissimo”. Ma purtroppo gli argomenti ‘vaccini’ ed ‘effetti avversi’ hanno il cartello ‘chi tocca muore’, teschio e tibie. Gli ordini vengono dall’alto, molto probabilmente da oltre oceano e non da una persona sola, ma da gruppi di potenti che non hanno piacere che si parli male del liquido magico. La ragione ufficiale recita: “Violazione delle regole della Community, disinformazione in ambito medico”. Accuse formulate in un tribunale in cui no ci si può difendere. Inaccettabile anche la formula con cui è stata comunicata la sospensione: “Rifletti sugli errori, cambia e impara”. Il cartellino giallo, calcisticamente parlando, che precede quello rosso e l’espulsione definitiva. Se fossimo sul set de ‘Il Padrino- Parte seconda’, potremmo parlare di ‘avvertimento’. Dopo tre cartellini gialli, YouTube sventola il rosso, senza remissione. “E’ evidente che possono ripescare qualsiasi video dal passato e rinfacciarci di aver violato le regola” dice il fondatore Francesco Toscano “ed è sconcertante il tono messianico con cui veniamo redarguiti.

Non è la prima volta che Visione TV viene bloccata sui social: è accaduto anche quando aveva sostenuto le tesi di Donald Trump, (evidentemente altro argomento ‘pericoloso’) fino al punto di vedersi bloccare la monetizzazione. Non si capisce dove sia la colpa,( e la retroattività) d’aver mostrato durante la rubrica mattutina ‘Il Controcanto’, qualcosa che era già stato ampiamente divulgato a mezzo stampa, e di cui s’era fatta disamina in varie rassegne TV; né, se la notizia ha dato tanto fastidio a qualcuno da essere ripescata mesi dopo, si capisce perché lo stesso provvedimento non sia stato applicato al quotidiano che tale frase ha riportato in prima pagina, La libertà d’informazione è un diritto costituzionale, e, se guardiamo la fresa del presidente Mattarella, il comportamento di You Tube risulta eversivo e quindi terroristico.

La libertà d’informazione è un diritto costituzionale, come recita l’art. 11: “Libertà d’espressione e d’informazione – 1: Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere e comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche, e senza limiti di frontiera. 2: la libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati. L’art. 21, poi, parla più in esteso del diritto di cronaca e del diritto d’informazione, a tutela dell’attività giornalistica. Quindi le ‘regole della Community’, ci viene il sospetto che siamo anticostituzionali, e quindi da cassare. Possiamo solo dire che la manovra di You Tube è stata quanto meno avventata e dettata da uno spirito infantilmente pedissequo. Abbiamo la quasi certezza che tali sanzioni procurino un guadagno a chi le applica, prova ne sia il ripescaggio del titolo de La Verità pubblicato nel mese di aprile, e attivato, secondo una mentalità bambinesca, soltanto oggi. Vediamo una colpa senza dolo nel comportamento di You Tube che usa per i suoi scopi persone non adeguatamente preparate, né dotate di discernimento, dote fondamentale quando si tratti di temi come quello della libertà d’informazione.

La formula adoperata “Disinformazione in ambito medico” denota una puerile ricerca di qualcosa che possa essere censurata: in realtà, la disinformazione in ambito medico non esiste, e non sarebbe neanche avvenuta riportando il titolo di giornale su Visione TV. Semmai da censurare per aver legittimamente pubblicato notizie fastidiose per qualcuno sarebbe il quotidiano La Verità, che ha nel suo palmares un notevole numero di scoop giornalistici che hanno portato a risultati anche eclatanti, cioè un quotidiano che fa del giornalismo autentico, e non ha venduto la sua penna ai poteri forti. All’orizzonte si profila un ricorso che ha tutti i motivi d’essere. Ci auguriamo che la sanzione venga presto ritirata, in ossequio alla libertà in generale, e a quella d’informazione in particolare. LASCIATECI FARE IL NOSTRO MESTIERE! Sulla faccenda è intervenuto l’onorevole Marco Rizzo, coordinatore di ‘Democrazia Sovrana e Popolare’: “Ci chiediamo se un’azienda privata possa avere la meglio sulla libertà d’espressione nel nostro paese, ancora garantita dalla Costituzione”.




Monte Compatri, divampano le polemiche dopo il Consiglio Comunale del 26 luglio

Il giorno dopo il Consiglio Comunale di Monte Compatri del 26 luglio dove si è, tra i punti all’ordine del giorno, discussa la mozione a firma del consigliere comunale, avvocato Marco de Carolis, già sindaco del paese, si è acceso, sui social, un forte “botta e risposta” tra i protagonisti dell’assise monticiana.

Nell’aula consigliare di Tinello Borghese pochi cittadini hanno assistito all’ultimo Consiglio comunale prima della pausa estiva.

Il culmine della mattinata si è avuto quando l’ultimo punto all’ordine del giorno, la mozione “Criticità rifiuti – spostamento Centro Logistico Via Fontana delle Cannettacce” ha innescato un forte dibattito dialettico tra la maggioranza e le opposizioni.
Il tutto nasce dopo l’incidente che vide coinvolto il 24 aprile scorso Marco, uno dei dipendenti della Tekneko società assegnataria del bando dello smaltimento rifiuti della cittadina castellana.

Dopo questo incidente una visita dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Roma nel Centro Logistico dei Rifiuti situato in via Fontana delle Cannetacce, affianco al Campo Sportivo Comunaledi Monte Compatri, portò l’azienda stessa a richiedere con nota prot. 13340, la “delocalizzazione del Centro Logistico di via delle Cannetacce in altra area, possibilmente nei pressi del Centro di Raccolta comunale sito in Pantano Borghese, in relazione all’esigenza di ottimizzare ed efficientare la gestione del Servizio di igiene urbana”.

Tale richiesta ottenne, con delibera di giunta comunale n. 64 del 9 maggio 2024, l’ok da parte dell’amministrazione del Comune di Monte Compatri.

Trattammo già tale argomento nel nostro articolo Monte Compatri, caso Tekneko: intervista a Domenico Teramo, responsabile Cobas (2 parte) (osservatoreitalia.eu) dove il rappresentante dei Cobas, Domenico Teramo, ci informava che la visita dell’Ispettorato aveva portato a dichiarare la “NON IDONEITÀ dei bagni” assieme “ad altre irregolarità”.

In seguito a tali fatti il 30 maggio 2024 i Cobas, sindacato di appartenenza di Marco, tennero, con alcuni lavoratori, un sit-in in piazza Marco Mastrofini ma senza ricevere risposta alcuna né dalla amministrazione a guida Francesco Ferri né dalla società Tekneko tranne un tentativo riportato, a poche ore dall’inizio della manifestazione, in una nota della società Tekneko di un incontro a “a condizione che … avvenga non in pubblica piazza” aggiungendo che “nella prospettiva di discutere con maggiore serenità … la nostra disponibilità è condizionata, ovviamente, alla sospensione di qualsiasi forma di protesta avviata e della manifestazione che avete programmato per il 30.05.2024” al quale il Comune stesso ero pronto a partecipare.
Va ricordato che poi, il giorno 10 giugno 2024 Marco veniva licenziato dalla società Tekneko. (leggi Monte Compatri: caso Tekneko, licenziato il ragazzo che aveva rischiato di perdere la vita (osservatoreitalia.eu))
Quello che emerge oggi dai commenti è di sicuro un affare estremamente complesso.

Il post su Fb del consigliere comunale Marco de Carolis

Le minoranze, i consiglieri Marco de Carolis ed Agnese Mastrofrancesco continuano a richiedere alla amministrazione comunale le motivazioni che hanno portato nei giorni successivi a tali fatti ad un silenzio assordante dell’amministrazione Monticiana colpevole, scrive il consigliere comunale e già sindaco di Monte Compatri “di girarsi dall’altra parte, ignorando quali fossero le condizioni di salute del predetto dipendente (durante tutta la malattia e successivamente)”.

il post della consigliere comunale Agnese Mastrofrancesco

La consigliere comunale, Agnese Mastrofrancesco, ricara la dose contestando le affermazioni del post a firma del sindaco, Francesco Ferri che accusa un “tentativo di strumentalizzazione politica della nostra Protezione Civile di cui si sarebbe potuto francamente fare a meno.” dopo che lo stesso ha firmato un’ordinanza sindacale scegliendo l’ex Centro Logistico dei Rifiuti in via Fontana delle Cannetacce, luogo dell’Ispezione dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro, come nuova sede del COC (Centro Operativo Comunale).

il post del sindaco del Comune di Monte Compatri, Francesco Ferri

La Mastrofrancesco, con la schiettezza che la caratterizza da sempre, rammenta che “… oggi in Consiglio Comunale, il tema discusso era ben altro. Si parlava di sicurezza sul lavoro, sulle cause dell’ infortunio dell’ operatore tekneko avvenuto in data 24/04/2024 e sulla mancanza di INFORMAZIONE che questa amministrazione, ormai da quasi 3 anni a questa parte, esercita costantemente a discapito della cittadinanza …” e concludeva invitando e “sfidando” chiunque “a trovare traccia sulla mala gestione o infamia alla Protezione Civile ed i suoi volontari, che svolgono un ruolo importantissimo per il nostro territorio, per la nostra sicurezza e di certo non hanno NIENTE a che fare con le problematiche POLITICHE”.

VIDEO DELL’INTERVENTO DELLA CONSIGLIERE AGNESE MASTROFRANCESCO

Aggiungiamo, poi che lo stesso consigliere De Carolis precisa, sempre sul suo post su Fb “ci troviamo a leggere sui social un post del “dott.” Ferri che si autoproclama difensore di un’imprecisata, quanto immaginaria, aggressione alla Protezione Civile ad opera di un fantomatico nemico. Immaginaria perché non è dato sapere come sia avvenuta questa aggressione, né tanto meno chi avrebbe aggredito la Protezione Civile. In realtà ci troviamo davanti all’ennesimo infantile tentativo del “dott” Ferri di tentare di distogliere l’attenzione della comunità (da quello che possiamo indiscutibilmente definire come la polveriera della questione rifiuti) mettendosi a dare la caccia ai suoi fantasmi interiori, nel vano tentativo di cercare alibi ad una incompetenza inadempiente ed esecrabile”.

Marco, il lavoratore licenziato da Tekneko

Una querelle che fa riflettere su due punti; il primo è la situazione in cui, oggi, purtroppo, Marco si trova, senza lavoro e di certo “sommerso” da una situazione in cui è divenuto da vittima involontaria ad essere estromesso da un lavoro che, come affermato nel suo intervento durante il sit-in, è “… mia passione per il lavoro … più forte delle vicissitudini …”.
La seconda è l’apparente e “stridente” silenzio dell’amministrazione comunale sulla vicenda che può essere racchiusa nelle parole del consigliere di maggioranza (vedi link streaming consiglio comunale di Monte Compatri intervento del consigliere Luigi Nardella https://www.digital4democracy.com/seduteonline/montecompatri/play.php?flv=MNTCP_110333_130674_001_20240726&time=7491&time=7491), Luigi Nardella, che afferma che la questione del licenziamento di Marco rientra soltanto “nelle dinamiche fra il datore di lavoro e il lavoratore” e quindi “non entriamo nel merito di queste” in quanto “nessuno ha detto le motivazioni del licenziamento del lavoratore”. “Certo, aggiunge Nardella, la comprensione c’è tutta essendo un fatto traumatico per cui va benissimo che ci sia solidarietà ma bisognerebbe capire il perché sia stato licenziato”.
Nei prossimi giorni proveremo a contattare sia Marco che il sindacato Cobas per comprendere le motivazioni che hanno portato a tale licenziamento in quanto resta nostro dovere cercare di comprendere e far comprendere in pieno le ragioni di questa questione.




Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.




19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)

Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.




Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.




La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.




Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.