Tensioni a Chiomonte, Salvini: “Tav va fatta”. Ma è scontro con M5S

Momenti di tensione tra polizia e manifestanti No Tav, a Chiomonte, dove questa mattina il ministro dell’Interno Matteo Salvini visita il cantiere della Torino-Lione. Alcune decine di attivisti del movimento che si oppone alla realizzazione della nuova ferrovia ad Alta Velocità si sono radunate nei pressi della centrale. Sul posto la polizia in assetto antisommossa ha reagito ad alcune provocazioni con qualche manganellata. Nella zona è in corso una abbondante nevicata.

“Se tornare indietro costa come andare avanti, io sono per andare avanti”,  ha detto il ministro al suo arrivo nel cantiere Tav di Chiomonte.

“I 5 stelle hanno ragione, il progetto è partito probabilmente sovrastimato, ma ci sono 25 chilometri già scavati nella montagna: ritengo più utile completarli anziché riempire i buchi. L’opera si può ridimensionare, il contratto di governo è chiaro. A occhio si può risparmiare almeno un miliardo di euro, da reinvestire sulla metro di Torino o per il sostegno ai comuni interessati dall’opera”.

A stretto giro arriva l’attacco dei CinqueStelle:  “Salvini non è andato a vedere il cantiere del Tav ma un buco di 5 metri. Di quale opera parla? Non esiste nessuna opera in corso. Su questo tema non bisogna fare propaganda elettorale, bisogna dire solamente la verità agli italiani. Noi vogliamo investire i soldi dei cittadini italiani per realizzare opere utili a tutti, opere che servono ai cittadini ogni giorno”, afferma, in una nota, Manlio Di Stefano, sottosegretario M5S agli Affari Esteri.

Il leader del moVimento, Luigi Di Maio afferma che non va a Chiomonte “visto che lì non è stato scavato ancora un solo centimetro: c’è solo un tunnel geognostico. Per me il cantiere di Chiomonte non è un’incompiuta ma una mai iniziata. La spesa del Tav può essere benissimo dirottata sulla metropolitana di Torino o sull’autostrada Asti-Cuneo. Lasciamo i soldi a quel territorio ma investiamoli per cose prioritarie”.

Visitando il cantiere del tunnel di base sulla linea Tav Torino-Lione, a Saint-Martin-la-Porte, la ministra francese dei Trasporti, Elisabeth Borne, ha detto che “La Francia è veramente impegnata in questo progetto. E’ più di un progetto, è una realizzazione”. Per i media francesi, Borne si è detta “fiduciosa” sulla decisione del governo italiano, che ha ricevuto un’analisi dei costi benefici, non ancora condivisa con Parigi. Borne ha rifiutato di indicare tempi e scadenze. Ha solo ricordato che bisogna rispettare il calendario per non perdere i finanziamenti Ue.




Salvini, nave Diciotti: no all’autorizzazione contro di me. Imbarazzo in casa M5s

Cambio di linea per il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che sul caso della nave Diciotti in una lunga lettera al ‘Corriere della sera’ spiega di aver agito ‘nell’interesse pubblico’ e perciò chiede che venga negata l’autorizzazione a procedere dalla giunta del Senato. ‘La mia vicenda giudiziaria è strettamente legata all’attività di Ministro dell’ Interno e alla ferma volontà di mantenere gli impegni della campagna elettorale’, evidenzia Salvini. ‘Sono convinto di aver agito sempre nell’interesse superiore del Paese e nel pieno rispetto del mio mandato. Rifarei tutto. E non mollo’.

Una scelta che rischia di creare imbarazzo in casa M5s con i pentastellati che sembrano mettere in dubbio la linea finora sempre seguita del sì all’autorizzazione a procedere: “E’ evidente – dice a Radio Anch’io il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano – che Salvini abbia cambiato idea o almeno il suo avvocato… Noi M5S lavoriamo con coerenza e abbiamo sempre dato l’autorizzazione a procedere“, detto questo “Conte e Di Maio hanno detto chiaramente che sono dispostissimi a farsi processare insieme, credo che debbano essere parte del processo perchè sono scelte collegiali di tutto governo”. 

Stessa linea dal ministro Danilo Toninelli: sul caso Diciotti, “abbiamo preso insieme, io, lui, il presidente del Consiglio e l’intero governo italiano del cambiamento la decisione: se processano Salvini, devono processare anche me e tutto il governo“. Così il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, a Mattino cinque, ribadendo che “la scelta è stata di tutto il governo”.

“Io adesso – dice invece ad Agorà il parlamentare M5s Emilio Carellinon so se voteremo sì o no, perché le cose son cambiate in queste ultime ore. Ripeto, a mio parere dobbiamo aspettare quello che si diranno poi Salvini e Di Maio in queste ore”. “Penso che – aggiunge il senatore M5S – noi dobbiamo innanzitutto prendere nota di questo cambiamento di opinione. E’ giusto e anche lecito che una persona possa cambiare opinione. Quindi Salvini chiede ora di non dare l’autorizzazione a procedere. Devo ricordare che il M5S non ha mai negato in passato l’autorizzazione a procedere. Quindi c’è una prassi del Movimento. Detto questo dobbiamo ricordare che la decisione fu collegiale, non fu solo di Salvini. Quindi Conte e Di Maio si dovrebbero ricordare di essersi associati a questa decisione e chiedere a loro volta di essere processati”. 

“Salvini ha chiesto libertà di coscienza che però non è la nostra posizione – spiega la presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Sarti (M5S) -. Avete già visto quello che ha dichiarato il vicepremier Di Maio domenica sera: la nostra posizione sulle autorizzazioni a procedere credo sia risaputa”. “Poi che questo sia un caso particolare nessuno lo mette in dubbio”, “è stata una scelta condivisa anche con altri ministeri e con il governo“, aggiunge.

La presa di posizione del leader della Lega causa la reazione dell’opposizione. Il Pd con Maurizio Martina attacca via twitter: “Sequestrare persone in mare o in un porto non ha nulla a che fare con l’interesse pubblico. È contro la Costituzione. Salvini gioca allo sceriffo, si sente sopra la legge, ma poi vuole lo scudo del Senato. Si difenda nel processo e non dal processo”. 

A bordo della Diciotti, la nave della Guardia costiera con a bordo 177 persone soccorse lo scorso agosto, c’era la possibilità che ci fossero infiltrazioni terroristiche e/o criminali: a sostenerlofunzionari del Viminale davanti ai magistrati siciliani, nell’inchiesta che vede indagato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, “anche se la ricostruzione del Tribunale dei Ministri non ne ha tenuto conto”. Lo rilevano fonti del Viminale in merito alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro.




Guerra civile, mafia nigeriana, sbarchi senza controllo… povera Italia!

In Italia è in corso una guerra civile, ma nessuno lo dice. La scintilla che ha dato fuoco alle polveri è scoccata nel momento in cui Salvini e Di Maio hanno trovato un accordo per mettere insieme una coalizione di governo, la cui guida hanno affidato – con scelta esemplarmente saggia e azzeccata – al professor Giuseppe Conte, che si sta rivelando uomo di grande saggezza, capacità ed equilibrio, al di sopra di tutti i politici che si sono succeduti durante i quattro governi non eletti – ma calati dall’alto da un compiacente Napolitano – che hanno in maniera fallimentare guidato allo sfascio le sorti della nostra bella Italia. O a dir così s’è tacciati – horribile dictu! – di populismo, o peggio di sovranismo? Una volta l’accusa che la gente con il pugno alzato, quella di ‘Bella ciao’ – che critica tanto il trascorso e mai più ripetibile ventennio, Deo gratias – che invece adotta gli stessi sistemi ‘squadristici’, era di ‘qualunquismo’, quel movimento che nelle vene probabilmente voleva essere pro cittadini: cioè senza destra o sinistra, ma solo ‘dell’uomo qualunque’, quello che oggi ci rimette regolarmente le penne.

Sempre più chiaro che l’Italia è spaccata in due

Da una parte, con la bava alla bocca, la sinistra o presunta tale – tacciata di destrismo da Di Battista: in effetti si sta diventando politicamente strabici, anche per chi soltanto voglia capirci qualcosa – e dall’altra i due vicepresidenti del Consiglio; i quali, proprio perché la loro visione non è sinottica, alla fine trovano, nel nome dei cinque anni di legislatura e della realizzazione del programma, sempre un accordo. Il che è segno di equilibrio nonostante tutto. Infatti ‘in medio stat virtus’, se vogliamo dirla con i nostri progenitori. Fatto sta che più passa il tempo, e più l’assedio al forte Apache si fa violento, portato non da una parte sola, ma da attacchi concentrici. Landini, per dirne una, il quale, giunto finalmente dove la sua ambizione lo aveva diretto da lustri, non ha perso occasione per vestirsi da capopopolo, giusto per coagulare, sotto lo sguardo compiaciuto della Camusso, gli scontenti che non mancano mai in nessuna categoria. Berlusconi, che, a sentir lui, recita novene per pregare che questo governo cada, magari abbattuto a forza di preghiere e di intenzioni velleitarie. Salvo poi, durante uno dei tanti convegni, a giocarsi la faccia raccontando le sue prodezze sessuali. Pare infatti che abbia narrato – ma quelle che si narrano sono le favole – che “Una volta ne facevo sei o sette, ma sto invecchiando perché adesso dopo la terza mi addormento”. Una favola non creata per bambini, ma in ogni caso decisamente di cattivo gusto, da umorismo che neanche in seconda media. Facendoci ricordare che questo personaggio ha collezionato le più grosse grezze in campo internazionale che l’Italia possa annoverare. E facendoci capire chiaramente quale potrebbe essere il suo contributo alla gestione della cosa pubblica, olgettine permettendo. Seguono in fila per tre con il resto di due: Martina, Minniti, Migliore, Romano, perfino il presidente della regione Campania De Luca, su di una tv privata. E per carità cristiana risparmiamo tutte le signore del PD, ospiti a turno di trasmissioni ‘eversive’ come Agorà, al mattino su Rai Tre, tralasciando per brevità tutti quelli che, a turno, si affacciano a quel palcoscenico mediatico per avere centoventi secondi di visibilità. Dimenticavamo – non per poca memoria, ma perché la loro presenza sulla scena politica è, nonostante a loro sia dedicato altrettanta attenzione quanto ad un partito vero, del tutto insignificante – LEU, Liberi (da che?) e Uguali (a che cosa?), il partito di “+ Europa”, con l’abortista storica e recidiva Bonino, amica di Soros, sempre in evidenza. Gli attacchi sono condotti con menzogne demagogiche, che il grosso pubblico, in altre faccende affaccendato, cioè il quotidiano, non ha tempo e modo di verificare. Né ci dovrebbe essere, nelle intenzioni del ‘nemico’, il tempo di constatare gli effetti positivi, o negativi tanto sbandierati, delle misure adottate per portare finalmente l’Italia fuori della grossa zampa recessiva conseguente all’austerità voluta dai ‘poteri forti’, e imposta dall’Europa e dalla Merkel alla nostra nazione, come, con effetti disastrosi, alla Grecia. Particolari ‘attenzioni’ ricevono i ministri come Savona, accusati di voler portare l’Italia fuori dalla UE. Delle intenzioni europee abbiamo avuto un campione nella recente storia, quando Giuseppe Conte è andato a discutere con Moscovici e Co. Il messaggio era chiaro: se volete sopravvivere, dovete adeguarvi al passo. Mentre chi non si adegua al passo è Macron, che è libero di sforare fino al 3,50% e oltre, se capita. Ma, come ha detto Junker, “La France c’est la France.” Il che non significa nulla, ma fa capire tutto, essendo Macron proveniente da Goldman Sachs… Il parafulmine, comunque, di tutte le attenzioni, è Matteo Salvini, dipinto velatamente da Mattarella, come ‘il male assoluto’. Soprattutto oggi, giorno della memoria delle atrocità naziste nei campi di sterminio, durante le cui manifestazioni si vuol fare intendere che l’Italia ha preso una deriva fascista e che ciò che è accaduto dal 1938 in poi potrebbe ripetersi – anzi certamente si ripeterà. Fomentando quella politica della paura che la sinistra imputa all’attuale governo. Il quale governo, è bene ricordarlo, – perché qualcuno se ne dimentica – è stato democraticamente eletto dai cittadini, con regolari consultazioni; e tutti quelli che lo vogliono abbattere non hanno alcun rispetto per il popolo costituzionalmente sovrano che lo ha eletto. La fola in circolazione, a proposito delle promesse non mantenute, è, appunto, una fola, una favola, una bugia. Nessuno ha la bacchetta magica – e il governo Renzi ce lo ha dimostrato, a proposito di favole – e per realizzare qualsiasi riforma ci vuol tempo. Non è un anno che questo governo si è insediato, e chi lo contesta su certe basi ha due possibili denominazioni: poco intelligente – per usare un eufemismo – o in malafede. Ma noi sappiamo che certe persone sono malignamente intelligenti e calcolatrici, e che, anzi, scommettono sulla poca intelligenza degli elettori: ma noi speriamo che l’Italiano vero – quello di Toto Cutugno, fiero di esserlo – apra gli occhi, andando al di là della disinformazione televisiva. Insomma, in questi giorni l’attacco frontale più minaccioso è a proposito della nave Sea Watch al largo della Sicilia con 47 migranti a bordo. Molti dei quali sarebbero – ma controllare l’esatta età e nazionalità di queste persone è sempre un’alea – minorenni ‘non accompagnati’. Ora, chiunque ascolti questa definizione si figura bambini di dieci/dodici anni piangenti e con il moccio al naso, tristi perché separati dalla mamma, e affamati. Bene, non è così. I ‘minorenni non accompagnati’ sono giovanotti di diciassette anni, quindi minorenni solo per poco ancora, e solo per legge, assimilabili ad un qualunque maggiorenne – visto che in quei climi caldi si matura più in fretta. Mandati dalla famiglia che ha raccolto i 3000 dollari necessari al passaggio in barcone – quindi con certe capacità economiche – che vengono alla ventura in Europa, o in Italia, dove sono accolti e muniti di carta di credito prepagata dell’UNHCR, oltre che di una diaria che altro che il reddito di cittadinanza! Posto che chi li ha finanziati sia stata la famiglia. Con l’ombra di Soros sullo sfondo. Vi siete chiesti mai chi finanzia le navi ‘umanitarie’ che scorrazzano per il Mediterraneo come pattini in spiaggia? Noi sappiamo, ad esempio, che un peschereccio di famiglia, per affrontare una giornata di pesca spende circa 600 euro solo di carburante – cifra probabilmente non più attuale. Ogni giorno quindi di navigazione dalle coste libiche – entro le cinquanta miglia – fino ad un porto italiano, possiamo ipotizzare che costi attorno ai mille euro, o giù di lì. Aggiungiamo le provviste di cibo, di acqua e quant’altro è necessario – oltre la paga – ad una navigazione ‘da corsa’, e ci rendiamo conto che dietro la Sea Watch e le sue compagne ci sono capitali importanti, che hanno interesse a che nel Mediterraneo ci sia sempre qualcuno che possa ‘salvare’ i naufraghi prodotti artificialmente da trafficanti che mettono in acqua non più barconi fatiscenti – le riserve sono finite – ma gommoni a scadenza, cioè che si sfasceranno dopo qualche ora, e che, pur avendo un motore – insufficiente a raggiungere una qualsiasi costa europea, – non hanno carburante di riserva. Non sono quindi salvataggi, quelli delle navi cosiddette ‘umanitarie’, ma passaggi organizzati per raggiungere le coste europee: cioè, esattamente ciò per cui i passeggeri hanno pagato. Nessuno vuole ancora morti in mare: quelli fanno comodo soltanto ai trafficanti e a chi li foraggia, in modo da costringere chiunque a trasbordare i passeggeri di turno su di una nave, o su di una motovedetta della nostra Marina Militare. Da questo, a voler morti in mare, ce ne corre. È sacrosanto soccorrere chi in mare è in difficoltà, meno lo è mettere in mare imbarcazioni fatte apposta per sgonfiarsi dopo poco. Né è obbligatorio accogliere chi questo viaggio ha voluto intraprendere, dopo averlo ‘salvato’. I centri di raccolta libici li conosciamo: fanno parte del gioco, e non dobbiamo meravigliarci se i migranti che arrivano da noi hanno segni fisici che fanno pensare a torture. Né dobbiamo dar seguito all’accordo che Matteo Renzi aveva fatto con l’UE, per cui, a fronte di uno sforamento che gli consentì la mancetta elettorale di 80 euro – prontamente ritirata – promise lo sbarco di tutti i migranti in porti italiani. Alla fine, chi è che foraggia le navi ONG? È mai possibile che, sic stantibus rebus, le stesse navi non abbiano contatti e connivenza con gli scafisti – i quali, a quanto pare trasportano anche merce clandestina, come armi e droga? E chi è dietro a tutte queste operazioni? Pare che le navi ONG siano finanziate dalle fondazioni di George Soros, almeno da una, denominata ‘Open’ – come una di quelle di Renzi. Allora, senza essere complottisti, ma realisti, ci rendiamo conto di chi vuole mettere in imbarazzo il governo e il popolo italiani, con una specie di invasione africana. Dalla quale abbiamo ricevuto un bel regalo, come la mafia nigeriana – come se già non ne avessimo abbastanza di quelle autoctone: mafia, camorra ‘ndrangheta, Sacra Corona Unita, e, poco conosciuta, La Rosa. A cui possiamo aggiungere la Yakuza – mafia giapponese – e la Triade, quella cinese. Passati i bei tempi in cui ogni atto criminoso si poteva attribuire al Marsigliesi, oggi evocarli vuol dire fare del romanticismo. Pare, da una intervista mascherata, che in barcone arrivino anche ‘chirurghi nigeriani’, che si occuperebbero di espiantare organi – fegato, reni, cuore ai malcapitati, anche spariti dopo essere giunti col gommone – e di magari reimpiantarli ai clienti che quell’organo hanno prenotato, cinquemila euro per un rene. Sembra fantascienza. Di certo c’è che la nuova mafia, quella nigeriana, è la più spietata,e che fa commercio di organi, smembrando poi i cadaveri e disperdendone i pezzi. Il che spiegherebbe l’omicidio di Pamela Mastropietro, uccisa e ritrovata in due valige lasciate in campagna, al cui cadavere pare che mancassero degli organi, come riferito da chi ha eseguito l’autopsia. Omicidio per cui è stato arrestato il nigeriano Innocent Osegale, il quale si difende dicendo che la ragazza è morta per droga e che lui ha soltanto voluto evitare d’essere incolpato. Ma purtroppo per lui, il cadavere di Pamela è stato smembrato da chi sapeva come fare, non da un dilettante. Si può ipotizzare l’intervento di una seconda o terza persona che si è occupata di espiantare gli organi con mano esperta, sezionare il cadavere e metterlo in due valigie. Così la storia non è più fantascienza, ma diventa sempre più realistica, e la premeditazione la volontarietà dell’omicidio appaiono in tutta la loro evidenza. Concludendo: i veri razzisti sono quelli che accusano di razzismo Salvini e chi lo sostiene: è una mossa fatta ad arte per suscitare odio contro chi è al governo. Pretendere di sapere e di selezionare chi deve entrare in casa nostra è un diritto. È un dovere proteggere i nostri confini e i nostri cittadini contro un’immigrazione selvaggia e incontrollata. Non è un dovere accogliere chiunque in maniera irregolare e senza alcun controllo. Non tutti quelli che arrivano hanno diritto di rimanere in Italia, secondo la Convenzione di Ginevra del 1951 (rifugiati politici o perseguitati per qualsiasi motivo), protezione sussidiaria (quando si teme che la persona, in caso di rientro in patria, possa essere in pericolo di vita), protezione umanitaria (quando la persona, pur non rientrando nelle categorie precedenti, viene giudicato soggetto a rischio per motivi di carattere umanitario). Vanno quindi respinti, secondo i trattati internazionali i cosiddetti ‘migranti economici’, a cui ignobilmente si vogliono assimilare i nostri emigranti che dall’800 in poi hanno affollato le navi per gli USA. Ben altra era la selezione, ben altre le condizioni, ben altre le accoglienze e i respingimenti. E a volte poteva accadere che le famiglie fossero separate, qualcuno che poteva rimanere in America, e qualcun altro che doveva tornare in patria.

Roberto Ragone




Francia, violenti scontri alla Bastiglia: nuova protesta dei gilet gialli

Violenti scontri sono in corso alla Bastiglia, punto di incontro dei due principali cortei di gilet gialli di oggi, undicesimo atto della protesta a Parigi. 

Persone vestite di nero, con il passamontagna, hanno preso d’assalto le strade attorno al quartiere, distruggendo barriere di cantieri e usandole come barricate.

La polizia ha reagito dopo l’attacco di un’avanguardia di manifestanti guidati – secondo quanto riferito da partecipanti al corteo dei gilet gialli – da elementi di estrema destra e casseur.

Una squadra di agenti antisommossa, spalleggiata da pompieri e una gigantesca ruspa, sta sgomberando rapidamente le barricate.

Centinaia di gilet gialli sono stati fatti arretrare sulla piazza della Bastiglia, mentre i protagonisti dei disordini sono stati spinti più lontano




Fondi, Itri, Campodimele, Lenola, Pontecorvo e Pico: è qui che si studia il lupo

Mappare le presenze, intercettare gli spostamenti e soprattutto studiare la territorialità.  Il Lupo al centro di un’importante ricerca nel territorio del Parco dei Monti Aurunci, nelle province di Latina e Frosinone e più precisamente nei territori di Fondi, Itri, Campodimele, Lenola, Pontecorvo e Pico. A promuovere lo studio è stato proprio il Parco dei Monti Aurunci. Il Presidente del Parco Marco Delle Cese ha sottoscritto due importanti convenzioni, a titolo gratuito, con l’associazione Wolf Aurunci e con l’associazione Ambiente Natura e Vita. Una ricerca che arriva alla vigilia del Piano Nazionale di Monitoraggio del Lupo che sarà avviato dall’Ispra e presentato a dicembre scorso. 
Il progetto, che sarà attivo per i prossimi 3 anni, rientra nelle finalità istituzionali dell’Ente rivolte alla conservazione e alla valorizzazione del suo patrimonio culturale. Il parco dei Monti Aurunci, infatti, sin dalla sua istituzione e dopo il recupero naturale della specie (scomparsa dalla catena degli Aurunci agli inizi del 1900 e riapparsa negli anni 70), ha avviato una serie di progetti e ricerche volti a migliorare la conoscenza del patrimonio naturalistico presente del comprensorio con l’obiettivo di calibrare in maniera adeguata le conseguenti azioni e strategie di conservazione. 
Lo studio avverrà con l’installazione di foto trappole e con l’individuazione dei branchi attraverso la tecnica dell’ululato indotto (wolf howling) preregistrato tramite strumentazione oppure a voce. Uno studio di fatto già partito e favorito, in questo periodo invernale, dalla neve che permette di isolare le piste lasciate dai lupi lungo i tragitti nel territorio del Parco. “Si tratta – ha spiegato il presidente del Parco Marco Delle Cese – di un passo fondamentale per il rilancio del patrimonio naturalistico. Avere informazioni di dettaglio sulle specie che vivono nel Parco è la missione principale dell’Ente, per questo abbiamo avviato le collaborazioni con le associazioni del territorio che ringrazio”.
“Un’attività di ricerca sulla biodiversità, con il monitoraggio e l’osservazione dei Lupi – ha aggiunto il direttore del Parco Giorgio De Marchis –  nella quale saranno impegnati i tecnici del Parco e i volontari delle associazioni.  Lo studio assume particolare importanza ed è propedeutico al piano nazionale di Monitoraggio del Lupo che sarà redatto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale su incarico del Ministero dell’Ambiente”.

Foto di Marcello De Meo




Servizio di ascolto e sostegno della persona nel “Giorno della Memoria”, L’intervista allo psichiatra Pietro Pietrini

C’è stato un grandissimo interesse per l’incontro-dibattito organizzato nella Sala Consiliare del Comune di Castel Gandolfo sul tema “La persona umana come valore fondante del nostro ordinamento Costituzionale”.
Lo psichiatra neuroscienziato Pietro Pietrini ora direttore della Scuola IMT alti studi di Lucca, socio fondatore della Società Italiana di Neuroetica ha affrontato il tema all’ordine del giorno riflettendo sul valore “Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari e abusi dalla burocrazia”, sperimentato con successo a Pisa.

Come valuta il Servizio di ascolto e sostegno messo in piedi dal Prefetto Tagliente con il vostro fondamentale contributo?

“Il Servizio di ascolto e sostegno ideato e attuato in tempi assai rapidi dal Prefetto Francesco Tagliente nel 2013, ha senza dubbio precorso i tempi, non solo cronologicamente, anticipando la risposta ad un problema sociale che lo stesso Presidente della Repubblica avrebbe portato all’attenzione delle Prefetture, ma soprattutto per il modello innovativo di approccio completo al fenomeno, quello che nella ricerca scientifica verrebbe definito un approccio multidisciplinare integrato.

Chi avete aiutato e qual’è stato il suo ruolo?

Il Servizio di ascolto e sostegno, in effetti, ha affrontato la questione degli imprenditori – industriali, commercianti, artigiani – in crisi economica in maniera scientifica, mettendo insieme i professionisti e i rappresentanti istituzionali in grado di coprire ogni aspetto possibile della situazione di chi si rivolgeva al Servizio.
Nel mio ruolo allora di Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e di specialista in Psichiatria, ho avuto il privilegio di essere stato chiamato
dal Prefetto Tagliente ad occuparmi della valutazione del bisogno di sostegno specialistico da parte di chi si rivolgeva al Servizio o dei famigliari degli stessi.

Che ruolo riveste lo studio dell’aspetto psicologico della persona nell’ambito del servizio di sostegno?

L’aspetto psicologico in questi casi, come direi in tutte le circostanze della vita, riveste un ruolo di primaria importanza. “Non è tanto importante cosa ti succede nella vita, ma come tu rispondi ad esso”, ci insegnano gli antichi pensatori. Questo è indubitabilmente vero. Di fronte alla medesima avversità, gli esseri umani possono rispondere in modi assai diversi. Questo dipende da una varietà di fattori, alcuni costituzionali, come aveva ben capito Freud oltre un secolo fa, vale a dire fattori legati ai nostri stessi geni, alla nostra neuro-biologia, alla vulnerabilità al disagio psichico, altri ambientali, vale a dire a come siamo stati allevati, educati, alle risorse morali e materiali che abbiamo avuto e sulle quali possiamo contare.

Come possibile capire la dinamica che scatta nella testa del suicida?

Sappiamo oggi che natura e ambiente, lungi dall’essere due ambiti separati, si influenzano l’uno con l’altro in una complessa ed intima relazione biunivoca. Comprendere un fenomeno così complesso e drammatico, come quello del suicidio, è impossibile se non si abbandona l’ambito della fisiologia e si entra in quello della patologia, di quelle condizioni di sofferenza dell’animo così marcate, anche se spesso altrettanto invisibili allo sguardo altrui, da rendere tutto profondamente nero, senza speranza alcuna. In quale altro modo potrebbe infatti trovare giustificazione un
atto tanto radicale qual è la soppressione del proprio esistere su questo pianeta? Esiste una condizione materiale che possa giustificare un tale atto, che possa rappresentare quello che in termini tecnici viene
definito il suicidio razionale? Definizione che, a sommesso parere di chi parla, è un ossimoro.

Quanto incide sul gesto del suicida la condizione di crisi economica, di perdita di lavoro, di difficoltà di andare avanti?

La crisi economica, il fallimento della propria impresa, della propria attività commerciale non sono né potrebbero essere la ragione per cui qualcuno si suicida, ma sono il casus belli che fa crollare un equilibrio già provato, già incrinato da un disturbo sottostante, forse latente, forse ignorato, forse negato, ma presente. Drammaticamente presente.
Quando la depressione prende il sopravvento e si impadronisce dell’animo, la ragione a poco a poco si dissolve, lasciando spazio allo sconforto più profondo, dove tutto appare a tinte cupe, più buie della notte senza luna, dove non esiste speranza, ma solo un insopportabile senso di disperazione e di disgrazia immanente e incombente.

I baluardi della critica, dell’analisi oggettiva, cadono uno dopo l’altro,
inesorabilmente. “Ma le cose poi non è che andassero così male, avevamo sì un po’ di debiti, ma ci si poteva fare, nel nostro mestiere ci sono alti e bassi…”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere frasi del genere dalla moglie, dai figli dell’imprenditore suicida, increduli e disperati per non aver saputo cogliere la sofferenza profonda che dilaniava l’animo del proprio caro? È in questo nucleo patologico, racchiuso nell’intimo della persona, che trova origine il dramma, quel dramma che porta l’individuo a porre fine al proprio universo. Il lavoro sinergico, letteralmente gomito a gomito intorno al tavolo della Prefettura, ha permesso di affrontare in maniera congiunta le questioni materiali – legali, finanziarie, burocratiche e così via – e al contempo di mettere in atto il sostegno psicologico e l’intervento psichiatrico in quei casi nei quali le rate scadute dei mutui erano il dito che punta la Luna”.

Grazie Professore

A Lei. A presto

L’incontro dibattito era stato aperto dai saluti del Sindaco di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e della giornalista Chiara Rai organizzatrice del “Premio Castel Gandolfo 2019” insieme a Maria Grazia Piccirillo.
Prima del prof Pietrini erano intervenuti l’avvocato Giuseppe Mazzotta Presidente Unione Giuristi Cattolici di Pisa; Paolo Giusti responsabile sportello di ascolto della Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura; Antonio Cerrai, presidente del Comitato provinciale CRI di Pisa; Romano Pucci, presidente Confartigianato Impresa Pisa, tutti già componenti del Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari.




Viaggio verso il “Premio Castel Gandolfo 2019” Antonio Cerrai: “Serve una risposta sinergica alle esigenze di chi attraversa un periodo critico”

Grande interesse per l’incontro-dibattito organizzato nella Sala Consiliare del Comune di Castel Gandolfo sul tema “La persona umana come valore fondante del nostro ordinamento Costituzionale”.
Dopo i saluti del Sindaco Milvia Monachesi e della giornalista Chiara Rai organizzatrice del “Premio Castel Gandolfo 2019” insieme a Maria Grazia Piccirillo è intervenuto il Prefetto Francesco Tagliente nella veste di Chairman e moderatore dell’evento premettendo una riflessione sul valore della Persona nel nostro ordinamento costituzionale e sulla importanza di rivolgere ascolto e sostegno a quelle persone che non hanno più risorse ed energie per farsi assistere da un legale, commercialista o psicologo.

Sono poi intervenuti lo psichiatra neuroscienziato Pietro Pietrini ora direttore della Scuola IMT alti studi di Lucca, socio fondatore della Società Italiana di Neuroetica; l’avvocato Giuseppe Mazzotta Presidente
Unione Giuristi Cattolici di Pisa; Paolo Giusti responsabile sportello di ascolto della Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura; Antonio Cerrai, presidente del Comitato provinciale CRI di Pisa; Romano Pucci,
presidente Confartigianato Impresa Pisa, tutti già componenti del Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari.

Il presidente Antonio Cerrai del Comitato provinciale CRI di Pisa ha affermato che “le istituzioni, opportunamente attivate, possono agire sul territorio con una risposta efficace ai bisogni delle comunità”.
Andando oltre il “Servizio di ascolto e sostegno” ha fatto riferimento alla rete di rapporti e di sinergie che si possono generare dalla disponibilità dei principali attori degli enti e del Volontariato organizzato.
Passando al vissuto operativo, ha ricordato il caso della risposta sinergica alle esigenze di una comunità, anche dal mondo del volontariato, per gestire la “sopravvenuta inagibilità serale e notturna del pronto soccorso dell’Ospedale Cisanello, per problemi di igiene e sicurezza causati da oltre 30 senza fissa dimora che avevano scelto la sala del pronto soccorso per ripararsi dal freddo. Risse e rischi igienici impedivano di fatti la fruizione della struttura sanitaria”.
“L’emergenza – ha detto Cerrai – in attesa delle ordinarie strutture di accoglienza, fu risolta con due alloggi abitativi prefabbricati della Croce Rossa Italiana di Pisa, messi a circa 600 metri dal pronto soccorso con
disponibilità di bagni chimici e docce calde, gruppo elettrogeno per riscaldamento ed illuminazione, camper per il personale delle Associazioni del terzo settore preposte all’accoglienza dei senza fissa dimora. Ai
clochard veniva fornito un pasto caldo, biancheria intima e generi per l’igiene personale, con possibilità di rimanere nelle strutture provvisorie dalle 19,00 di sera alle 7,00 del mattino successivo”.




Velletri, Banca Popolare del Lazio: dal verbale di Bankitalia a quelle strane e fortunate coincidenze (L’inchiesta 3 parte)

La banca che, finanziando un’impresa insolvente, ritardandone il fallimento, ingeneri nei creditori un’idea distorta sulle reali condizioni economiche dell’impresa, può essere ritenuta responsabile per abusiva concessione di credito se l’affidamento dei creditori sia esente da colpa. È questo il principio enunciato dalla Cassazione, nella sentenza n. 11695 del 14 maggio 2018. La Suprema Corte ricorda come in passato si sia osservato che la banca che continui a finanziare un’impresa insolvente anziché avviarla al fallimento, offre agli operatori di mercato una sensazione distorta, ingannandoli sulle reali situazioni dell’impresa finanziata e inducendoli a continuare a trattare con essa, come se fosse un’impresa sana, con la conseguenza che il suo fallimento viene artificiosamente ritardato, con pregiudizio per la posizione di tutti i creditori.

Il video servizio su Banca Popolare del Lazio (3 puntata) andato in onda il 24/01/2019 a Officina Stampa

Banca Popolare del Lazio e affidamenti facili

Torniamo quindi a parlare di quelle che appaiono come pratiche bancarie discutibili relative ad affidamenti facili che consentono a società con poche credenziali creditizie e garanzie quasi nulle di ricevere prestiti a sei zeri mentre per i piccoli imprenditori il più delle volte l’accesso al credito bancario risulta praticamente impossibile.

L’ispezione e il verbale di Bankitalia

Si ha conferma della presenza di un nutrito gruppo di ispettori della Banca D’Italia all’interno della Banca Popolare del Lazio con sede a Velletri per tutta la prima metà del 2018 dove è stato poi stilato un verbale che bacchetterebbe pesantemente la Governace ed il Collegio sindacale dell’istituto di credito.

Un verbale, quello stilato dagli ispettori della Banca d’Italia in cui si fa riferimento ad un episodio in particolare: affidamenti per oltre un milione e seicentomila euro ad una società, che operava al di fuori del territorio naturale della Banca Popolare del Lazio, priva di beni immobili e di quel minimo di garanzie che al contrario vengono rigorosamente richieste a tutti i piccoli risparmiatori.

Massimo Lucidi, una figura che torna alla ribalta come presentatore

Ma andiamo per gradi: è il 2012, tra i mesi di maggio e giugno quando presso la filiale di Viterbo della Banca Popolare del Lazio apre i propri rapporti la società Protercave Spa. A presentare la new entry è l’amministratore delegato della Banca Popolare del Lazio il ragionier Massimo Lucidi che all’epoca dei fatti ricopre la carica di direttore generale. Una figura, quella di Lucidi, che torna alla ribalta come presentatore di nuova clientela.

Massimo Lucidi e il processo sui fondi neri degli ex servizi segreti

Ricordiamo infatti, per dovere di cronaca, che Massimo Lucidi venne ascoltato come testimone nel processo sui fondi neri degli ex servizi segreti civili, perché quando era direttore della filiale Carimonte di via Quintino Sella di Roma (oggi filiale della Banca Popolare del Lazio) – aveva presentato alcuni soggetti, appartenenti al Sisde, che depositarono miliardi delle vecchie lire, soprattutto in contanti con bancanote nuove di zecca fascettate Banca d’Italia sui propri conti personali. Soggetti poi condannati per essersi appropriati indebitamente di soldi dello Stato.

Il video servizio su Banca Popolare del Lazio (2 puntata) andato in onda il 20/12/2018 a Officina Stampa

La Protercave SpA e gli affidamenti milionari tra Popolare del Lazio e Banca Popolare di Spoleto

Nel 2012, dunque, la Protercave, con sede a Perugia, amministrata da G.C., non appena aperti i conti alla Banca Popolare del Lazio chiede un affidamento per 1.600.000 euro, tra scoperto di conto corrente ed anticipo fatture che il consiglio di amministrazione della Banca decide di accordare nella misura ridotta di 1.200.000 euro, limitando l’anticipo fatture.

Una società, la Protercave Spa che nasce a novembre del 2010 a seguito della variazione di denominazione e della forma giuridica della precedente Proter Srl e che al momento della variazione presenta un capitale pari ad un milione e seicentomila euro, la stessa cifra richiesta inizialmente come affidamento alla Popolare del Lazio.

L’amministratore di Protercave anche consigliere di amministrazione di Popolare di Spoleto

Da rilevare, inoltre, che G.C. contemporaneamente al ruolo di amministratore della Protercave riveste anche il ruolo di Consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Spoleto, successivamente commissariata dalla Banca D’Italia.

E solo l’anno prima, siamo nel 2011, la Banca Popolare di Spoleto aveva già accordato alla società Protercave Spa la concessione di un mutuo ipotecario fondiario di complessivi tre milioni e cinquecentomila euro per la durata di 15 anni, oltre ad aver rinnovato gli affidamenti in essere fino alla data del 31 luglio 2012 per un totale di 1.105.000,00 euro di cui: 1.100.000,00 euro sotto forma di SBF (fido da revocare all’erogazione del mutuo di 3.500.000,00 euro e 5mila euro sotto forma di apertura di credito in conto corrente.

Operazioni bancarie garantite anche da fideiussione di Franco Chiocci e G.C., azionisti di maggioranza di Protercave Spa.
La Banca Popolare di Spoleto rinnova inoltre i fidi per complessivi 95.072,00 euro sulla posizione personale di G.C.

Dai fatti appena narrati si delinea un quadro che nel 2012 vede la Banca Popolare del Lazio aprire un conto e concedere affidamenti per oltre un milione di euro alla società Protercave Spa che proprio a luglio del 2012 ha necessità di coprire 1 milione e centomila euro di affidamenti presso la Popolare di Spoleto per poter accedere al mutuo di 3.500.000,00 euro.

Il figlio di Massimo Lucidi assunto alla Popolare di Spoleto filiale di Roma Prati

E sempre in quel mese di giugno del 2012, Fabrizio Lucidi, figlio di quel Massimo Lucidi all’epoca direttore generale ed oggi amministratore delegato di Banca Popolare del Lazio che aveva presentato Protercave Spa, viene assunto quale direttore della filiale proprio della Banca Popolare di Spoleto e non di una filiale qualunque, bensì della filiale di Roma Prati, zona che tra l’altro evitava al giovane residente a Roma di subire sfiancanti spostamenti per raggiungere il posto di lavoro.




Bruno Astorre e la nuova rotta del PD: dalle radici nel volontario cattolico ad oggi

Figlio della tradizione contadina, secondo cui: un albero che cresce è tale sia se guardato dalla finestra di una casa sia se ammirato dalla piazza di un paese. Quella tradizione contadina, però, che sa che è importante che ci sia, tanto in quella casa quanto in quel Comune che amministra, il massimo della collaborazione, della lealtà, della assunzione di responsabilità, per far sì che l’albero viva. Così si definisce Bruno Astorre senatore della Repubblica per il partito Democratico di cui dallo scorso mese di dicembre ne è il nuovo segretario regionale del Lazio.

Bruno Astorre: il video servizio

Le radici nel mondo del volontario cattolico

Astorre ha da sempre militato nelle formazioni giovanili della Democrazia Cristiana, provenendo dal mondo del volontariato cattolico. Una formazione giovanile, quella di Bruno Astorre, che lo ha visto attivo nel mondo della parrocchia dove ha affrontato un percorso intenso, una scuola che ha sostenuto la sua crescita interiore e sociale. Politicamente, con la fine della prima Repubblica e con la conclusione della grande storia della Democrazia cristiana, aderisce al Partito Popolare per poi approdare nella Margherita e oggi, dopo aver partecipato alla sua nascita, è un esponente del Partito Democratico.

“Il mio essere cristiano, cattolico, è un punto di partenza ed un porto di approdo. Da questo molo m’incammino, ogni giorno, perché ritengo necessario confrontarmi con la società. Questa esigenza nasce dal desiderio di costruire, essere al servizio della comunità, delle famiglie che la compongono, dei cittadini, tutti protagonisti in cui mi riconosco perché io a loro appartengo, con tutto il mio essere e, dunque, anche con la mia fede ed i miei errori.” Parole queste con le quali Astorre descrive quello che è il suo credo, il suo modo di vedere e affrontare le sfide che si incrociano lungo il percorso della vita e che ora fanno da preludio a quella che è la nuova mission del neo segretario Dem.

Astorre e la “nuova rotta” del PD

“La nuova rotta sulla quale il partito Democratico deve posizionarsi partendo dalle Sezioni che devono ospitare le energie per poter essere tra i più indifesi, – come ha spiegato Astorre – coi cittadini che hanno difficoltà e quindi utilizzando piccoli team di professionisti, di avvocati o di commercialisti sul modello di quelli di strada che danno una mano, fanno consulenze gratuite a tante persone che ne hanno bisogno, che desiderano un consiglio su un problema”.

Bruno Astorre: l’intervista di Chiara Rai

Una nuova rotta quella disegnata da Astorre, che durante l’ultima assemblea capitolina ha suscitato grandi entusiasmi nel popolo del PD che è tornato a sentir parlare dei suoi principi e dei suoi valori e nel corso della quale il neo segretario regionale ha concluso citando un proverbio africano ‘Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai insieme’. Andiamo uniti e andremo lontani, insieme“.




Albano Laziale: monitoraggio del campo elettromagnetico, dati ampiamente al di sotto dei limiti

Le centraline per il monitoraggio del campo elettromagnetico delle antenne delle stazioni radio base per la telefonia mobile, posizionate nelle scuole, hanno dato risultati molto confortanti, ampiamente al di sotto dei valori soglia previsti dalla normativa ambientale, in qualche caso talmente bassi da risultare addirittura non misurabili.

Le centraline sono state posizionate fra agosto e dicembre dello scorso anno ad Albano centro in Via Rossini e Via Olivella presso le due sedi dell’Istituto Comprensivo “Albano”; a Cecchina presso l’Istituto Comprensivo “Cecchina” e in Via Italia presso l’istituto di formazione “Formalba S.r.l.”; a Pavona in Via Pescara presso l’Istituto Comprensivo “Gramsci”; a Cancelliera presso la scuola di Via Pantanelle.

Si è detto soddisfatto l’Assessore all’Ambiente Aldo Oroccini: «Il livello di attenzione dell’Amministrazione Comunale nei confronti della salvaguardia dell’ambiente si traduce anche attraverso una continua azione di monitoraggio e controllo. Sono già in programma nuove analisi su tutto il territorio».

Il Sindaco Nicola Marini ha aggiunto: «I dati delle rilevazioni ci confortano molto. Il livello medio dei valori è molto al di sotto dei limiti prescritti dalla legge. Queste rilevazioni confermano l’attenta programmazione dell’Amministrazione Comunale e la validità del Piano di Riassetto Analitico delle Emissioni Elettromagnetiche Terrritoriali (P.R.A.E.E.T.), adottato dal Consiglio Comunale nel 2014. Un regolamento che assicurare un corretto insediamento delle antenne per la telefonia mobile, minimizzando l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici».

I dati sono consultabili sul sito istituzionale.




Trivelle, trovato accordo di governo

E’ stato trovato un accordo tra Lega e M5s sul tema delle trivelle inserito nel Dl Semplificazioni in esame a palazzo Madama. La conferma arriva dal presidente della commissione Lavori pubblici Mauro Coltorti a margine della riunione della commissione di questa mattina. Coltorti ha detto che dopo la riunione dei capigruppo, prevista per le 9, i lavori proseguiranno nelle commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori pubblici e che l’obiettivo è arrivare in Aula oggi per approvare domani.

Aumentano di 25 volte i canoni per le concessioni delle trivelle ma l’incremento è comunque ridotto rispetto alla proposta iniziale M5S di un incremento di 35 volte. Sarebbe questo il punti su cui è stata raggiunta un’intesa nella maggioranza sulle trivelle. Lo affermano fonti parlamentari di Lega e M5S. L’accordo prevede anche che vengano sospese per 18 mesi, nelle more dell’adozione di un piano nazionale, le ricerche di idrocarburi.

Ieri alta tensione nella maggioranza sul provvedimento

‘Passano per la valutazione di impatto ambientale, e io non le firmo. Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri, lo dico con franchezza’, aveva spiegato parlando della riforma della Commissione Via, il cui parere va sul tavolo politico. E dice no anche agli inceneritori perché, osserva, ‘volerli costruire è ideologia, non è economico’.