Davide Cervia, dopo 30 anni il caso è ancora irrisolto: la famiglia all’ITT di Viterbo per non dimenticare

VITERBO – All’Istituto Tecnico Tecnologico “Leonardo Da Vinci” di Viterbo si parlerà del caso di Davide Cervia, il sergente della Marina Militare Italiana scomparso misteriosamente il 12 settembre del 1990.

L’incontro con la famiglia di Cervia è fissato per domani alle 11,00

L’intervista a Marisa Gentile (moglie di Davide Cervia) trasmessa a Officina Stampa del 16/11/2017

Oltre a Marisa Gentile, moglie di Davide Cervia, e ai suoi figli, Marco ed Erika Cervia, interverranno Gianluigi Cicinelli giornalista che ha seguito fin dall’inizio il caso e Giulietto Chiesa editore di “Pandora TV”. Modererà l’incontro il giornalista e scrittore Roberto Ragone.

La vicenda di Davide Cervia nel video servizio di Officina Stampa

Il video servizio su Davide Cervia trasmesso a Officina Stampa del 16/11/2017

Il 12 settembre del 1990 Davide Cervia non tornò a casa, dopo una giornata di lavoro presso la Enertecnel Sud di Ariccia, ditta in cui era stato assunto dopo il congedo dalla Marina Militare con il grado di sergente. Le indagini, suffragate da testimonianze oculari, pur in presenza di depistaggi “di Stato”, stabilirono che l’ex sergente della Marina era stato rapito da tre persone che lo avevano caricato su di un’auto verde scuro.

La sua Golf bianca fu fatta ritrovare dopo circa un anno parcheggiata presso la Stazione Termini, a Roma. Il 5 aprile 2000 il caso è stato archiviato dalla magistratura come “sequestro di persona a opera di ignoti” per l’impossibilità di rintracciare i responsabili. I figli Erika e Daniele insieme alla madre Marisa a settembre del 2102 hanno citato a giudizio i Ministeri della Difesa e della Giustizia davanti al Tribunale civile di Roma, chiedendo il risarcimento dei danni subìti “per la violazione di ciò che può definirsi il diritto alla verità”.

Vinta la causa e condannato il Ministero della Difesa, il nuovo ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha voluto rinunciare al ricorso in appello, consegnando anzi, di persona, l’euro chiesto come indennizzo virtuale alla famiglia Cervia. Questi i fatti. Ma tanto ancora c’è da dire su questo caso che nelle trame mostra i suoi segreti.




Albano Laziale, la sfida a Forza Italia: Palozzi e Aracri con Giovanni Toti nel feudo di Tajani

ALBANO LAZIALE (RM) – Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, parteciperà all’iniziativa “Officine del Futuro” che si terrà alle 17.30 di domani al teatro Alba Radians di Albano Laziale.

Un futuro movimento, quello pensato dal governatore della Liguria, con basi assolutamente democratiche senza congressi ma con primarie. Un “Movimento liberale e liberista” come sottolineato più volte da Giovanni Toti successivamente alla sua applaudita partecipazione durante la conferenza di Fratelli d’Italia a Torino e che ora potrebbe portare via acqua a Forza Italia.

Un incontro, quello dell’Alba Radians, che chiude il convegno dei consiglieri regionali, primo fra tutti Adriano Palozzi, e amministratori del Centro Italia (Lazio, Umbria e Marche) che con lui condividono le critiche a Forza Italia.

E la scelta della location ad Albano Laziale non sembra del tutto casuale

La città castellana è la roccaforte del collegio elettorale di
Antonio Tajani, vice presidente di Forza Italia e capolista per le Europee in
Centro Italia. Uno sconfinamento, quindi, che è fonte di fibrillazioni all’interno
del partito guidato da Berlusconi.

“È necessario tornare a dare voce a un pezzo di Italia che vuole continuare a riconoscersi in un centrodestra riformista, liberale ed europeo. – Hanno dichiarato in una nota comune il consigliere regionale del Lazio ed ex vice presidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi e l’ex senatore Francesco Aracri – Per queste ragioni, ecco “Officine del Futuro”, un laboratorio di idee e di persone che, rapportandosi quotidianamente con i territori e i suoi rappresentanti, intende elaborare e raccogliere soluzioni e proposte per un centrodestra realmente partecipato, meritocratico e radicato, quindi più vicino ai bisogni delle famiglie”.




Patrimoniale, Tria tranquillizza: “Non c’è il rischio”

La flat tax “per me concettualmente va bene. Prima di diventare ministro ne ho anche scritto a favore. Ovviamente si deve mantenere quella progressività che è anche nel dettato costituzionale“. Lo ha detto il ministro dell’economia Giovanni Tria a “1/2h in più” su Rai Tre, sottolineando che “il problema è di agire attraverso una riforma progressiva”.

Non c’è il rischio” di una patrimoniale, ha detto inoltre il ministro. “Io personalmente e concettualmente sono molto contrario. In Italia colpirebbe tutto il patrimonio immobiliare, colpirebbe al cuore i risparmi italiani e avrebbe un impatto distruttivo su crescita e consumi”, ha detto Tria, evidenziando che “solo parlarne crea una tale incertezza che fa un danno forte all’economia”. Il ministro sollecita chi ne parla a stare “molto attenti”: “di tutto abbiamo bisogno in questo momento tranne che di creare allarme”.

“Per quest’anno stimiamo una crescita dello 0,2%, ma consideriamo che questo implica una crescita sostenuta già nel secondo semestre di quest’anno, altrimenti non si può raggiungere questo livello”, ha evidenziato.




Centro Psicologia Castelli Romani, disturbo da stress post-traumatico: come riconoscere i sintomi e perché chiedere aiuto

Le persone che nella vita si trovano ad affrontare un evento
traumatico vivono una sofferenza psicologica che può essere molto variabile ma
comunque molto intensa, i sintomi potrebbero spaziare dall’ansia fino alla
paura, alla rabbia, all’aggressività e all’irascibilità ma potrebbero anche
essere caratterizzati da ritiro emotivo e sociale fino ad arrivare a veri e
propri sintomi dissociativi.

Un evento traumatico lascia un segno quasi indelebile nella
persona che lo vive, non è possibile cancellarne il ricordo ma è possibile
lavorare con le persone traumatizzate per ridurne l’impatto negativo sulla vita
personale, cercando di elaborare ed ammortizzare gli effetti psicologici
disfunzionali mettendo la persona nelle condizioni di poter integrare
l’esperienza in modo funzionale e compatibile con la propria storia personale e
le proprie risorse emotive e psicologiche.

Il Disturbo Post Traumatico da Stress è un disturbo
psicologico specifico che si verifica in persone esposte a eventi catastrofici
e come tale richiede un intervento psicologico da parte dei professionisti
della salute mentale perché sopravvivere all’evento stesso non garantisce in
alcuno modo l’annullamento degli effetti psicologici negativi derivanti
dell’essere stati esposti alla situazione traumatica.

La caratteristica essenziale del DSPT  (Disturbo da Stress Post-Traumatico) è lo
sviluppo di sintomi tipici che seguono l’esposizione ad uno o più eventi
traumatici, il tipo si sintomi che ogni individuo manifesterà è variabile e non
prevedibile, alcuni rivivranno con paura i sintomi emotivi e comportamentali in
altri saranno gli stati d’animo disforici e i pensieri negativi a creare
maggiore sofferenza, in altri ancora si manifesteranno in modo predominante i
sintomi dissociativi, in tutti comunque il livello di sofferenza sarà intenso e
doloroso fino a compromettere la qualità della loro vita.

Tra gli eventi che possono essere definiti come traumatici
possiamo indicare: una malattia importante che mette a rischio la vita, essere
esposti alla guerra, ad un terremoto, o ad una aggressione fisica come una
rapina o un scippo, una violenza sessuale, un rapimento o un attacco
terroristico fino ad arrivare ai disastri naturali più importanti. Il DSPT
potrebbe risultare particolarmente grave quando il fattore stressante è
interpersonale e intenzionale come il subire una tortura o una violenza
sessuale. L’evento traumatico può essere rivissuto in vari modi: tramite
ricordi ricorrenti intrusivi ed involontari riguardanti l’evento; sogni
spiacevoli che ripetono l’evento e che sono collegabili alle principali minacce
contenute nell’evento traumatici; la persona potrebbe sperimentare stati
dissociativi di durata variabile – da pochi secondi fino a qualche giorno –
durante i quali si rivivono  fasi
dell’evento come se lo si rivivesse in quello stesso istante con tutto il
correlato emotivo che ne consegue. 

La letteratura internazionale ha identificato alcuni criteri
diagnostici la cui presenza è necessaria perché il disturbo possa essere
identificato come post-traumatico da stress.

Vediamo in elenco i criteri diagnostici secondo la
classificazione internazionale del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi
Mentali – DSM V (2013):

A – Esposizione a morte reale o ad una minaccia di morte,
a una grave lesione, a violenza sessuale
nei seguenti modi: fare esperienza
diretta, assistere direttamente ad un evento accaduto ad altri, essere esposti
ripetutamente all’esperienza diretta o a dettagli dell’evento (questo vale in
modo particolare per agenti di polizia o per i soccorritori sanitari ad
esempio).

B – Presenza di sintomi intrusivi legati all’evento
traumatico
, la cui comparsa è successiva all’evento stesso come ricorrenti
ed intrusivi ricordi spiacevoli, sogni spiacevoli legati all’evento, avere
sofferenza psicologica in tutte quelle situazioni che possono richiamare o
ricordare o essere in qualche modo legate all’evento.

C – Evitamento di situazioni  o stimoli associati all’evento traumatico,
tentativi ripetuti di evitare ricordi, pensieri, sentimenti; evitare inoltre
persone, luoghi e situazioni ricollegabili in qualche modo all’evento
traumatico.

D – Pensieri ed emozioni negative associate all’evento traumatico;
non ricordare dettagli dell’evento, essere convinti di essere responsabili o
comunque alimentare una idea negativa di sé stessi, avere persistentemente uno
stato emotivo di tipo negativo; distacco dalla vita sociale e relazionale.

E – Alterazione della reattività, mostrando un
comportamento rabbioso ed irritabile, o spericolato ed autodistruttivo, avere
marcate difficoltà di concentrazione, difficoltà nell’addormentamento e
nel  mantenimento del sonno.

F – Tutte le alterazioni sopra elencate devono
avere una durata in termini di comparsa di più di un mese
.

G – L’alterazione generale del funzionamento deve essere
causa di disagio consistente sia in ambito sociale che lavorativo.

H – Le alterazioni non sono attribuibili ad uso di
sostanze o ad altre condizioni mediche generali
.

Potrebbe accadere di provare una forte sofferenza psicologica
quando si è esposti a eventi o situazioni che ricordano, raccontano o
simboleggiano un aspetto dell’evento traumatico – una somiglianza o essere
nello stesso luogo, avere le stesse condizioni climatiche, sentire uno stesso
odore … – infatti, il fattore scatenante potrebbe anche essere lo sperimentare
una stessa sensazione fisica. Le persone con DSPT possono mostrare una distorta
considerazione delle cause determinanti l’evento con una tendenza
continua a incolpare sè stessi come causa dell’evento
. Frequentemente
queste persone mostrano una considerevole diminuzione dell’interesse nei
confronti di attività piacevoli, persistente incapacità di provare emozioni
positive, aumentata sensibilità alle potenziali minacce sia quelle direttamente
collegate all’evento traumatico che non. Sono frequenti i problemi relativi
alla sfera del sonno sia nella fase dell’addormentamento che nella possibilità
di mantenere il sonno soprattutto a causa di incubi notturni o a preoccupazioni
relative alla propria sicurezza personale. Infine nelle situazioni più
importanti alcuni individui mostrano sintomi dissociativi sia in senso di
depersonalizzazione come sensazione di distacco dal proprio corpo che come
derealizzazione  e cioè distacco dal
mondo intorno a loro.

Lo sviluppo e il decorso del DSPT è interessante, si può
manifestare in qualsiasi età (per i bambini da 0 a 6 ani si rimanda a specifica
letteratura), i sintomi generalmente insorgono in  genere nei primi 3 mesi dopo il trauma, la
ricorrenza e l’intensificazione dei sintomi può verificarsi in risposta a
situazioni che ricordano il trauma, a fattori stressanti della vita quotidiana
o a recenti eventi traumatici appena vissuti.

Bibliografia di riferimento:

DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali,
Raffaello Cortina Editore, 2014

Dr.ssa Catia ANNARILLI

Psicologa e Psicoterapeuta – Terapeuta EMDR

Centro Psicologia Castelli Romani

cell. 3471302714

catia.annarilli@gmail.com

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Belpaese, non ci resta che piangere…

Il profeta Geremia, attivo nel Regno di Giuda tra il 626-586 a.C. circa, al 31:15 del suo Libro scrisse: “Geova ha detto questo: ‘In Rama si ode una voce, lamento e amaro pianto; Rachele piange i suoi figli. Ha rifiutato d’essere confortata per i suoi figli, perché non sono più”.

La Rachele nazionale rifiuta d’essere confortata e lamenta piangendo sul calo di tanti valori che sta subendo la società italiana,

Quello di Geremia non è altro che il ritratto profetico dei giorni nostri.

Cala la demografia, cala la produzione, calano i consumi, cala il benessere, si riduce la sicurezza, si restringe l’assistenza sanitaria, si degrada la qualità di vita, si svaluta la sacralità della fede, scarseggia la frequenza dei fedeli ai riti sacri domenicali, mentre si alza lo spread, si impenna il costo della vita, cresce il degrado, si dilaga il materiale trash negli intrattenimenti televisivi e si allunga la lista di parroci che annacquano il Vangelo, incuranti dei lamenti dei fedeli.

Europa, la prossima primavera si voterà per un guscio vuoto

Le urne si apriranno in tutti i paesi appartenenti all’UE tra il 23 e il 26 Maggio 2019 e lo scrutinio si aprirà per tutti a partire dalle ore 23:00 del 26 Maggio 2019. Sarà la nona volta che i cittadini della Comunità europea verranno chiamati ad eleggere i loro rappresentanti al Parlamento Europeo e sarà anche la nona volta, ahinoi, che si chiameranno 400 milioni di
cittadini dei paesi europei a votare per un guscio vuoto. Nei 4 paesi della Ue, Lussemburgo, Cipro, Grecia e Belgio il voto è obbligatorio, nei restanti paesi, per fortuna, il voto è libero. E’ una occasione ghiotta e non è sfuggita ai faccendieri della politica , i soliti che vegetano tra partiti e affaristi. I contrassegni per la partecipazione a questa kermesse si contano intorno a numero 47. Ci sono dei più strani come il Partito Pirata, il Movimento dei Poeti d’Azione, il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, la Liga Veneta Repubblica, La Catena, Democrazia Cristiana, l’Altra Italia e poi il Sacro Romano Impero Cattolico, il Partito Internettiano e “Fuori dalla Ue per diventare il Giappone d’Europa”.

Poi, naturalmente ci sono da aggiungere i big della “politica” come il M5S, la Lega dei popoli di Salvini, Più Europa, Zingaretti con il simbolo “Ora Unità” per il PD, Forza Italia e di tutto e di più. Si sa quanti sono, come e da chi si faranno rappresentare ma non è dato sapere cosa vogliono andare a fare al parlamento europeo, quale programma hanno in mente, cosa ci si potrà attendere dalla loro presenza , eventuale, a Bruxelles.

Con candore risponde Mirella Cece, presidente del Sacro Romano Impero Cattolico : “.. il mio programma è ambizioso ma non lo voglio anticipare perché troppo articolato”. Sarebbe troppo per il comprendonio dei cittadini capire l’articolato di Mirella Cece, bisogna votare a scatola chiusa, prendere o lasciare. Si tralascia la novità di Zingaretti, “Ora Unità” e quando mai! Viene da rispondere: domani Bella Ciao.

Con queste prospettive come fa la Rachele nazionale a non lamentarsi e
ben si capisce perché rifiuta d’essere confortata.

L’Europa non è il paese del pater familae e tanto meno una buona mamma

Tra le liste iscritte per la presentazione alle prossime europee c’è chi più di altri vende retorica dicendo: “Fuori dalla Ue per diventare il Giappone d’Europa” senza spiegare cosa affascinerebbe a questo gruppo del sistema giapponese. Poi c’è chi, con convinzione, ma non convince, insiste su “Più Europa”. Quale,domanda il cittadino, perché quella che c’è basta e avanza.
L’altro sabato, 6 aprile , nel corso della seconda giornata della Dottrina Sociale della Chiesa, evento promosso dall’Osservatorio Van Thuan e svolto nel teatro Rosetum di Milano, l’Arcivescovo di Trieste monsignor Giampaolo Crepaldi, nella sua lectio magistralis “Europa, processo di unificazione europea”, citava delle opinioni di illustri personaggi riguardo all’Europa che si riproduce qui di seguito: Remi Brague, professore emerito di Filosofia medievale e araba presso l’Università Paris, ha affermato che l’Europa non crede più in nulla; Gianni Baget-Bozzo aveva detto che l’Europa si considera una colpa ed è stretta tra nichilismo e islam;

Walter Laqueur, storico e commentatore politico, sostiene che l’Europa stia vivendo i suoi ultimi giorni; Giulio Meotti dice che l’Europa si suicida ed è alla fine; Jürgen Habermas dice che è in crisi e Benedetto XVI ha detto che l’Europa odia se stessa.

Piange Rachele meditando al crepuscolo, seduta su una polveriera con in mano la miccia a lenta combustione

Anche l’Italia, come Achille sarebbe stata immersa dai suoi costituenti in acque sicure, anche lei sarebbe stata posta su basi solide per affrontare qualsiasi emergenza e non per niente da sempre aveva conquistato l’appellativo di Belpaese. Madre natura non le aveva fatto mancare niente. Nei suoi annali vantando uomini illustri ha conosciuto momenti di gloria. Poi arrivarono i personaggi dai quali Platone avvertiva di stare lontani perché pretendevano di dare ed insegnare agli altri ciò che non possedevano e non conoscevano.

Pretendevano di amministrare il Paese creando debiti piacendo di piacere, pareggiando favori e raccomandazioni e sempre con il sorriso stampato salutavano chiunque : “ciao caro”. Grazie a loro oggi l’Italia è sommersa sotto un debito pubblico mastodontico che ostacola ogni e qualsiasi manovra. Un buon e vero amministratore, prima di gridare “più Europa” farebbe bene a convincersi per un “più Italia” ed il primo passo andrebbe fatto verso la rimozione di questo macigno.

Non più i pastori che guidano il gregge ma quest’ultimo che pasce i pastori

Per fortuna di noi credenti ancora ci sono tanti sacerdoti che dedicano la loro vita al bene degli altri. Lavorano in silenzio, affrontano pericoli e insulti e talvolta anche minacce di morte. Non indietreggiano e spesso se ne vanno senza onori come hanno sempre vissuto. Ahinoi non tutti sono cosi. Tanti altri stanno sposando il vento che tira. Sono i cosiddetti preti di frontiera, quelli d’assalto che trascinati dal gregge seguono il politically correct, accantonano il Vangelo nel cassetto ed elevano i gommoni degli immigranti agli onori dell’altare.
I profughi sostituiscono i pastorelli nei presepi, le stazioni della via crucis , l’omelia domenicale e il Sinodo dei giovani. Questi pastori guidati dal gregge predicano la carità verso il prossimo e va benissimo perché è un precetto evangelico però dimenticano di predicare che non si può amare il fratello che sta in Zambia o in Burkina Faso e fregarsene del fratello nella periferia della propria città. Questi stessi stanno facendo della Santa Messa uno show domenicale con canti e balli, chitarre e tamburi, tanti ye ye e tanti clap clap.

Scrisse Geremia : ‘In Rama si ode una voce, lamento e amaro pianto”.
Da oltre Tevere non si odono voci, nessuno lamento, l’amaro pianto
proviene dalle tante Racheli fedeli che sono costrette a subire questo
decadimento.

Primo pomeriggio ora delle trasmissioni trash e cascame a go go

L’abbiamo letto, sempre su questo giornale, in una edizione precedente, che la televisione non copre più quel ruolo di una volta, e cioè ruolo educativo. Lontani sono i tempi delle trasmissioni di Alberto Manzi “Non è mai troppo tardi”. Le conduttrici di oggi pescano le loro storie dalle periferie profonde e presentano storie di pochi, tristI storie di matrimoni falliti, figli abbandonati e altre storie di decadenza, degrado e declino.

Ha più di una ragione Rachele a piangere i suoi figli e rifiuta d’esser confortata, perché non è questa l’Italia che a lei piace vedere promossa. Non vede nulla di educativo e ciò che si trasmette non rappresenta la società italiana. C’è una parte maggioritaria del paese sana, che ride, che ama e rifiuta di essere coinvolta in questa cloaca magna di tanto trash e cascame del primo pomeriggio in TV




Def, debito sale di mezzo punto. Il Governo si dice sicuro di rispettare gli impegni con Bruxelles: Lega e M5s si confrontano su Flat Tax

Nonostante la debole crescita e il debito schizzato almeno di mezzo punto rispetto alle previsioni di appena tre mesi fa, il governo si dice sicuro di rispettare ancora gli impegni presi con Bruxelles e punta tutto su cantieri e riforma del fisco per rianimare il Pil.

Ora il confronto tra Lega e M5s si concentra sulla Flat Tax e il testo, che entra con l’indicazione di due aliquote al 15 e 20 per cento, esce senza riferimenti numerici ma con la volontà che della riduzione fiscali benefici già con la prossima manovra il ceto medio.

Il Def, fa sapere Palazzo Chigi, certifica una crescita per quest’anno di +0,2%, lontanissima dall’1,5% immaginato a settembre e anche dall’1% fissato prima di Natale, e appesa alla spinta flebile (appena uno 0,1%) dei decreti Crescita e Sblocca cantieri.

Per vedere il debito scendere sotto il 130% bisognerà attendere il 2022, mentre la disoccupazione è attesa all’11% nel 2019 e all’11,1% l’anno prossimo. Il Tesoro sottolinea come il quadro tracciato rappresenti un sentiero di crescita e inclusione programmato rispettando i vincoli dell’Ue.




Mussolini annuncia la sospensione da parte di Facebook del suo profilo

“Voglio tranquillizzare tutti: non farò campagna elettorale con fasci littori, saluti romani e fez. Trovo però inaccettabile che Facebook chiuda il mio profilo personale solo perché il mio cognome è Mussolini. Ieri sono stato bloccato fino al giorno 11 di Aprile, pur non avendo scritto nulla. Dopo una giornata di insulto libero contro la mia persona e la mia famiglia. Se poi la policy di Facebook è consentire foto a testa in giù, insulti, minacce di morte e di aggressioni, e al contempo sanzionare una persona solo per il suo cognome, allora siamo messi malissimo. Qui l’unico discriminato sono io. Facebook si comporta come un centro sociale. È inaccettabile. Sto valutando con i miei avvocati se iniziare un’azione legale”. Lo afferma Caio Giulio Cesare Mussolini, candidato di Fratelli d’Italia nella Circoscrizione Sud.




Consorzi di bonifica ed irrigazione: Alessandro Folli, eletto Presidente del Sindacato d’impresa dei Consorzi di ANBI (Snebi)

ROMA – Il milanese, Alessandro Folli, Presidente del Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi e di ANBI Lombardia, è stato eletto al vertice dello S.N.E.B.I., il Sindacato d’impresa  cui fanno riferimento i Consorzi di bonifica ed irrigazione aderenti ad ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue);  l’elezione è avvenuta all’interno del rinnovato Consiglio Nazionale emerso dall’Assemblea del Sindacato, svoltasi a Roma.

Folli, che ha una lunga esperienza come dirigente ed amministratore pubblico, subentra a Massimiliano Pederzoli, che lascia la carica dopo 14 anni e cui l’odierna Assemblea ha rivolto un sentito ringraziamento per il lungo e gravoso impegno.

Presenti: il Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon; il Presidente di ENPAIA, Giorgio Piazza con il Vicepresidente, Pier Paolo Baretta ed il Direttore Generale, Roberto Diacetti; il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi; i Segretari Nazionali di FLAI-CGIL, FAI-CISL e FILBI-UIL

Il Sindacato Nazionale degli Enti di
Bonifica e di Irrigazione (S.N.E.B.I.) è nato nel 1950, su approvazione del Consiglio
Nazionale ANBI, per rappresentare gli interessi dei Consorzi  nei settori sindacale e della disciplina
contrattuale collettiva, nella regolamentazione dei rapporti di lavoro, nonché in
materia di  legislazione sociale.

Lo S.N.E.B.I. stipula contratti e
accordi collettivi per la disciplina dei rapporti di lavoro; provvede allo
studio dei problemi di carattere generale, attinenti all’organizzazione dei
servizi e degli uffici dei Consorzi; effettua ricerche e studi nel campo del
diritto del lavoro, del diritto sindacale e delle assicurazioni sociali;
assicura uniformità di orientamenti in tema di interpretazione ed applicazione
dei contratti collettivi, dei provvedimenti legislativi e regolamentari;
provvede alla consulenza legale in materia di disciplina dei rapporti di
lavoro, di organizzazione dei servizi e degli uffici consorziali; entra a far
parte di enti, istituzioni ed associazioni, i cui compiti siano rilevanti per
l’attività dei Consorzi associati.

Dark Acc




Emergenza acqua, quasi un miliardo di investimenti e 4mila posti di lavoro: sinergia tra Consorzi di bonifica e Governo

Il Sindacato Nazionale Enti di Bonifica, Irrigazione e Miglioramento Fondiario e “l’ Associazione Nazionale Consorzi di Tutela Gestione Territorio e Acque Irrigue” (Anbi) hanno reso proficuo e interessante l’incontro dal tema “Consorzi di bonifica e capitale umano, opportunità di crescita economica e occupazionale derivante dalla sicurezza dei territori e dalla disponibilità di acqua irrigua di qualità per un made in Italy agroalimentare di eccellenza” che si è tenuto oggi (8 aprile 2019) a Roma presso l’NH Hotel Collection Roma Vittorio Veneto.

Il Piano Irriguo Nazionale e il Piano Nazionale Invasi che prevede un investimento complessivo di oltre 800 milioni di euro garantirà almeno 4 mila posti di lavoro grazie ai cantieri in fase di avvio.

I lavori dell’assemblea, come sottolineato dal presidente SNEBI Massimiliano Pedersoli, contemplano una riflessione su quanto la sicurezza, qualità dei territori e la disponibilità di intere acque di irrigazione possano essere considerate il motore di una crescita economico – occupazionale con particolare attenzione verso strutture come i Consorzi di bonifica e le loro specifiche professionalità.

Il presidente ANBI Francesco Vincenzi considera questa fase di apertura dei cantieri, un significativo tassello in favore di una agricoltura e di un territorio di qualità oggi a rischio per le conseguenze dei cambiamenti climatici: “Ringraziamo il ministro Centinaio e la struttura del dicastero per la collaborazione prestata nel Comune interesse del Paese”.

Per il Direttore Generale ANBI Massimo Gargano è una vittoria dell’Italia del Fare di cui è testimone la mole di progetti per oltre un miliardo e 300 milioni di euro presentati ai consorzi di bonifica a seguito del bando. È un patrimonio di progetti definitivi ed esecutivi che mettiamo a servizi o del Paese; per questo indichiamo la necessità di ulteriori stanziamenti in favore dei progetti già giudicati ammissibili e che non è stato possibile finanziare in questa occasione”.

Presente all’importante evento promosso da SNEBI anche il Sottosegretario al Ministero Lavoro e Politiche Sociali Claudio Durigon molto soddisfatto del “ruolo fondamentale” che hanno i consorzi di bonifica.




Flat tax, Salvini avverte gli alleati: “Abbiamo votato il reddito di cittadinanza, che non è nel dna della Lega, ora pretendiamo rispetto”

Va bene la “prudenza” di Giovanni Tria, ma la flat tax deve essere nel Def. Matteo Salvini avverte gli alleati: “abbiamo votato il reddito di cittadinanza, che non è nel dna della Lega, ora pretendiamo rispetto”. M5s ribatte che a non rispettare il contratto, con proposte che vanno dalla castrazione chimica alle armi, semmai è lui. “A quelle proposte noi siamo un argine. La flat tax va fatta ma senza aiutare i ricchi”, dichiara Luigi Di Maio che, facendo sponda a Tria, vorrebbe che la misura restasse fuori dal Def, anche per arginare l’idea leghista di fare “facile campagna elettorale” con soldi che non ci sono. Ma la Lega insiste: “O il governo attua il contratto o non ha senso”, dice Giancarlo Giorgetti.

“Serenamente”, il premier Giuseppe Conte si fa carico di risolvere anche questa grana, in vista del varo del Def in Cdm martedì. Tria resta fermo sull’idea che la flat tax vada messa a settembre in manovra, nell’ambito di un intervento fiscale complessivo. C’è infatti un tema di risorse. Con il Pil vicino allo zero e 23 mld di clausole Iva da disinnescare il presidente del Consiglio fronteggia le accuse delle opposizioni – M5s alzerà le tasse, è sicuro Silvio Berlusconi – dichiarando che il governo “farà di tutto per impedire” l’aumento dell’Iva. E’ prudente, il premier. Anche se è convinto che nei prossimi mesi l’economia migliorerà, il quadro è fosco. Perciò tutto, anche la flat tax che è “un pilastro” del contratto di governo, va modulato in manovra tenendo “conto del quadro di finanza pubblica”. Domani, annuncia Conte, ci sarà una riunione preparatoria del Def. E martedì il Documento di economia e finanza arriverà in Consiglio dei ministri. Bisogna decidere dove fissare l’asticella della crescita programmata: si oscilla tra un prudente 0,3% (0,1% in più dello 0,2% tendenziale) e un più ardito – ma meglio spendibile alle europee – 0,5%. Salvini dice che sulle stime la “prudenza” di Tria va bene e precisa che quello sulla flat tax non è un suo capriccio. Ma lo scontro tra i vicepremier è totale. Su un punto però Di Maio e Salvini concordano: aprire un nuovo fronte e chiudere i campi Rom. “Lo deve fare il ministro dell’Interno”, è la stoccata di Di Maio. Il premier e il suo vice leghista non hanno modo di confrontarsi sui nodi del governo perché non si incrociano. Tra gli stand del Vinitaly però entrambi respingono la bocciatura del governo da parte degli imprenditori riuniti sabato a Cernobbio. Salvini, felpa rossa con scritta d’ordinanza, fa notare l’applausometro dei viticoltori: “Noi siamo partiti dalle pmi ma fugheremo i dubbi anche di chi applaudiva Monti e Renzi e oggi boccia noi”. “Lavoriamo nell’interesse di tutto il Paese, non di singoli imprenditori”, concorda Conte. Conte, che si ritrova pure a brindare con Massimo D’Alema, a Luca Zaia che lo incalza sull’autonomia (“Almeno il primo passo in primavera”, chiede Salvini), replica che “si farà” ma “nel rispetto della Costituzione” e con la “partecipazione attiva” del Parlamento. Lo chiedono il M5s, presidenti delle Camere e Quirinale. Quanto all’idea attribuita ai 5S di non rinnovare Quota 100 nel 2020, Conte ribatte che “non è all’ordine del giorno”: la misura “è triennale”. L’obiettivo finale è “quota 41”, rintuzza Salvini. E’ chiaro che su tassa piatta e su autonomia il vicepremier intende dare un segnale subito, prima delle europee. E non sembra disposto ad accettare un no come risposta. M5s lo accusa di voler fare “facile campagna elettorale” su una misura che costa 12 miliardi: “Non siamo mai stati contrari ma capiamo quali sono le risorse”, dice Francesco D’Uva. “Noi siamo stati sempre leali, la Lega ‘ni'”, rimarcano fonti M5s, che sul tema flat tax sembrano dare sponda a Tria. Il ministro dell’Economia (rassicurato da Conte e da Giorgetti, che dice di non volere il suo posto) incontrerà il premier al tavolo dei risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie: varare i decreti è il primo passo per provare a ricucire la tela nel governo. E stemperare il clima.




Natura gambizzata o abbattuta, nell’indifferenza di tutti (comprese le associazioni di protezione della natura) in provincia di Frosinone

FROSINONE – In tutta la provincia di FR, non so negli altri capoluoghi, è una caccia spietata e implacabile … agli alberi! Preda particolare sono i maestosi pini che rallegrano anzi rallegravano la vista e ci danno ossigeno: ma gli abnegati e solidari giustizieri non disdegnano  le querce secolari possenti, i tigli, i lecci…. Tale perfino lascivia per gli alberi non si è divulgata ed estesa  per manutenerli e curare e magari trapiantarli, come ci si aspetterebbe in un contesto di civiltà, bensì per eliminarli, per estirparli e cancellarli: e quando non possono abbatterli per una qualche ragione, allora intelligentemente e sapientemente  ne prolungano e rendono la morte ancora più crudele, capitozzandoli cioè privandoli della ramificazione e facendo restare solo il tronco, un moncherino! Viene cancellata perfino la immagine naturale dell’albero, trasformandolo in un pezzo di legno in piedi! Ma perché tale sadismo, tale odio provinciale frusinate contro gli alberi, queste creature generose e innocue che ci danno gratuitamente vita e bellezza? Quale spettacolo nell’intera provincia si para davanti a tutti  a quelle mani ormai monche che si levano al cielo  implorando per il dolore, a quelle sagome mutilate e sciancate che nulla più  hanno delle maestose creature che una volta erano, dall’inizio della storia: non c’è nulla ad aver catalizzato l’attenzione anzi la libidine dei sindaci come la caccia ai nuovi untori,  agli alberi!

Quale penoso spettacolo

Quei pini regali abbattuti come cristi in croce lungo la Casilina e altrove e poi quegli alberi che non sono più alberi, che si levano al cielo ischeletriti e sgangherati, come sgangherata e miserevole è la provincia di Frosinone, oggi ancora di più! Nella sua esistenza ognuno di noi sicuramente non ha visto mai una amministrazione pubblica intervenire per curare e controllare lo stato di salute e professionalmente potare, un albero: non esiste, come non esiste verniciare i pali della pubblica illuminazione o una pubblica recinzione o una tabella stradale o manutenere un marciapiede: si aspetta semplicemente che venga il momento -quando arrivano gli attesi e bramati soldi della Regione o dello Stato!!- per eliminare il ‘vecchio’ e rimettere il ‘nuovo’ e così la moneta grande circola! Altro che manutenere!

La manutenzione non dà soldi né mazzette!

Questa tabula rasa di alberi in provincia nella pregiudizievole indifferenza del prefetto, delle forze dell’ordine,  nel pilatismo della magistratura, nella assenza totale anche delle associazioni di protezione della natura  e del paesaggio, portata avanti dall’ASTRAL regionale, dalla Provincia e dai Comuni entusiasti unanimi  del genocidio, si fonda su una scoperta impareggiabile fatta in provincia di Frosinone, un primato assoluto mondiale: gli alberi sono assassini! Gli alberi ammazzano il bipede!

Ci arrestiamo e lasciamo che sia il lettore a sentenziare

Ma sia rammentato che la fortuna vera degli autori e propagatori della notizia degli alberi assassini e del generalizzato massacro e annientamento di queste indifese e preziose creature  è che la gente, cioè le vittime, non si rendono conto, lascia fare, ignava e inerte, non interviene, come invece avviene nelle società civili. Questa è la disgrazia, questa è la buona sorte di questi scellerati e scomposti assassini della natura.

Nella sola città di Parigi entro il prossimo anno, 2020, in sei anni, hanno piantato ventimila alberi!  E in merito così scrive  il sindaco di Parigi: “siccome il clima sta mutando, allora diventa molto importante piantare alberi! Credo che tutti lo abbiano ormai capito. Più verde, più si respira meglio”. Parole troppo semplici ed elementari per essere comprese dai grandi uomini illuminati  della provincia di Frosinone, abituati a ben altri discorsi! In questo contesto di tragedia civile e di autolesionismo  e di massimo insulto e nocumento verso la comunità da parte di tutte le pubbliche istituzioni della provincia di Frosinone, si distingue ed eccelle la Diocesi che in questi giorni ha provveduto alla piantazione di  numerose pianticelle in un terreno del capoluogo all’iniziativa di ”adotta un albero” seguendo gli appelli del Papa. L’eterna lotta dunque tra la barbarie e la ignoranza criminale da un lato e la civiltà e la cultura da un altro.