Bracciano, il Comune si riappropria del terreno di 20 mila metri quadri ceduto alla Bracciano Ambiente

Il Comune di Bracciano riesce a riappropriarsi di un terreno di 20 mila metri quadri in località Campo delle Monache che era stato dato alla fallimentare società Bracciano Ambiente.

L’amministrazione comunale ha vinto e il ricorso riuscendo a tornare proprietaria del terreno che era affidato impropriamente alla ex municipalizzata. Così è sostanzialmente scritto  in un decreto del Tribunale di Civitavecchia ammesso il 10 luglio 2019: “Una grande vittoria per il Comune di Bracciano che restituisce un bene alla collettività – ha commentato il Sindaco Armando Tondinelli – perché abbiamo presentato opposizione avverso un provvedimento di luglio 2017 con cui il Giudice fallimentare nella formazione dello stato passivo della società Bracciano Ambiente ha rigettato la domanda di restituzione del bene immobile perché il Comune è unico socio di quel terreno che tra l’altro è gravato da uso civico. Pertanto il Tribunale ha accolto in pieno il ricorso e dichiarato nullo in contratto con cui il Comune trasferiva il terreno alla società Bracciano Ambiente. Queste sono le azioni che seminiamo giorno per giorno e che stanno dando i loro frutti e sono risultati che pian piano stanno risollevando Bracciano in un percorso di gestione del buon padre di famiglia”. 




Giovanni dietro Falcone – quinta puntata: tutto non torna

Falcone atterra insieme a Francesca Morvillo alle 16 e 45 del 23 maggio 1992 a Palermo. Ad aspettarli tre auto blindate. Una croma marrone con Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Di Cillo; una azzurra con Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo e una bianca dove siedono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Giuseppe Costanza. A seguirli Gioacchino La Barbera pronto a dare il segnale ai killer. Alle 17 e 57 l’autostrada A29 che porta da Punta Raisi a Palermo, all’altezza dello svincolo per Capaci salta in aria. La croma marrone viene catapultata fuori della carreggiata, quella bianca col giudice Falcone si infrange contro un muro di detriti.

Cliccare sulla foto per guardare il video servizio

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 11/7/2019

Nella strage ancora una volta si può ravvisare il coraggio estremo degli agenti di scorta. Angelo Corbo esce dalla croma azzurra e con l’M12 in mano si avvicina al giudice. Vuole proteggerlo fino all’ultimo. Falcone e Morvillo vengono trasportati in ospedale dove moriranno poco dopo. Nello stesso momento sul luogo della strage iniziano a muoversi entità esterne a cosa nostra che provvedo a terminare il lavoro.

30 gennaio 2002 la Cassazione conferma 21 condanne tra le quali molti ergastoli. Ma sono troppi i quesiti rimasti aperti….

Perché Toto Riina decide di cambiare il luogo e le modalità di omicidio?
Perché fu sottovalutato l’allarme di Elio Ciolini (neo fascista legato ai servizi segreti deviati) che preannunciava una stagione di stragi e bombe dopo l’omicidio di Salvo Lima? Perché le preoccupazioni del ministro Sotti sulle parole di Ciolini furono definite una Patacca da Giulio Andreotti?
Quali indicazioni possono dare la pentrite e la T4 rinvenuti dall’FBI nell’esplosivo? Ma ancora, dove portano il foglietto con annotazione dell’indirizzo del Sisde, la telefonata misteriosa in America, il ritrovamento di guanti, una torcia e del dna di una donna, la presenza di un furgone della Sip, i diari di falcone, le parole di Riina e le foto sequestrate ad Antonio Vassallo e il ruolo in questa sparizione del questore Arnaldo La Barbera che oggi sappiamo esser stato al soldo del sisde col nome in codice Rutilius?




Bracciano, alberi pericolanti: al via operazione di potatura e conservazione

“La sicurezza e l’incolumità dei cittadini vengono prima di ogni altra cosa ma è importante anche conservare il verde che abbiamo cercando di non eliminare gli alberi ritenuti pericolosi ma di potarli e monitorarli per evitare un drastico abbattimento. Se gli alberi fossero stati monitorati e curati nel tempo non verserebbero in questo stato di malattia e deperimento ma adesso cercheremo di occuparcene prevedendo interventi a medio lungo termine”. 
È con queste parole che il Sindaco di Bracciano Armando Tondinelli annuncia delle operazioni di potatura di gran parte dei platani che si trovano sul territorio comunale a bordo strada e che sono stati ritenuti altamente pericolosi.
Infatti, sono state effettuate delle indagini sulle condizioni, biologiche, fitosanitarie, sulla stabilità e sul rischio degli alberi e i maggiori problemi sono stati individuati nei filari di platani radicati a lato di alcune strade.
Sui platani è stata accertata carie e degenerazione del legno soprattutto a livello delle branche di primo ordine.
Decenni di interventi distruttivi sulle chiome hanno generato malattie con insorgenza di carie. Allo stato attuale i platani presentano un pericolo estremo con classe di propensione al cedimento D (Abbattimento) e un rischio valutato con il metodo Q.T.R.A. (Quantified Tree Risk Assessment) come intollerabile con classe da 1/1 a 1/1000.
“Tenendo questi parametri le alberature dovrebbero essere abbattute – ha aggiunto il Sindaco Tondinelli – ma siamo lieti che l’approccio alla valutazione degli alberi effettuato dai tecnici incaricati sia stato però di tipo conservativo. Tranne, ovviamente, gli alberi che non hanno più vita, sono irrecuperabili e quindi verranno abbattuti e al loro posto ne verranno piantati . In pratica, per la maggioranza delle piante, è stato valutato che il rischio più elevato è legato alla possibile rottura di branche. Quindi per evitare l’abbattimento di molti esemplari di platano, è necessario ridurre il pericolo e spostarlo da estremo a moderato e il rischio da intollerabile a tollerabile, riducendo il peso delle branche almeno del 70 per cento, eseguendo un intervento di potatura  intenso, rientrando quindi sul primo taglio di capitozzatura, tentando una riconversione a  testa di salice con rientro a raso da effettuarsi ogni 2 anni sul taglio di conversione”.
Il dottore Forestale Gian Pietro Cantiani che ha presentato una puntale relazione tecnica ha fatto sapere che il monitoraggio verrà comunque effettuato ogni 2 anni come il taglio di rientro sul capitozzo: “Questa modalità di gestione – ha concluso il primo cittadino –  è l’unica possibilità che si ha per evitare l’abbattimento degli alberi, chiaramente nel preciso rispetto delle prescrizioni descritte. Mi auguro che l’aver aggiornato la cittadinanza sullo stato dei nostri alberi e le future azioni di potatura servano a rassicurare i cittadini che la sicurezza degli automobilisti e pedoni verrà garantita e allo stesso modo faremo il possibile per abbattere il minor numero possibile di alberi che cercheremo invece di preservare e curare”




Trento, città a misura d’uomo: iniziati i lavori per tredici nuovi postazioni di Bike sharing E-motion

Nell’ambito del bando del Ministero dell’Ambiente “Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro”, la Provincia ha deciso che le risorse saranno destinate al potenziamento del servizio di bike sharing “e-motion” nelle città di Trento e Rovereto e
all’estensione dello stesso nei Comuni limitrofi con l’acquisto di installazione di ciclostazioni e di biciclette a pedalata assistita e a trazione muscolare.
Per quanto riguarda nello specifico il Comune di Trento, sono iniziati ieri i lavori per l’approntamento di 13 ulteriori ciclostazioni da affiancare alle attuali 19 attive sul territorio comunale. Il contributo della Provincia si limita all’acquisto delle stazioni (colonnine) e delle relative biciclette in parte a pedalata assistita e in parte a trazione muscolare. Sono pertanto a
carico dell’Amministrazione comunale la messa a disposizione delle aree, gli oneri per la predisposizione compresi i relativi allacciamenti elettrici e l’alimentazione, per un costo totale di 100.000 €. L’intervento – che si concluderà a settembre – riguarda quindi la sola predisposizione dell’allaccio elettrico con scavo di ridotte dimensioni, posa tubazione, quadro elettrico, palina contatore e predisposizione ove necessario del terreno di posa.
L’allestimento delle ciclostazioni con le colonnine e totem annesso sarà a cura del Servizio opere stradali e ferroviarie della PAT.

Elenco stazioni:
1 Corso degli Alpini (c/o Campo Coni)

  1. Corso Buonarroti (c/o incrocio via Lampi)
  2. via Degasperi (c/o intersezione via Anna Frank)
  3. viale Verona (c/o rotatoria via Fermi)
  4. Viale Rovereto (c/o ponte dei Cavalleggeri)
  5. via Barbacovi (c/o incrocio via Brigata Acqui)
  6. cicloparcheggio ex Zuffo
  7. parcheggio ex Zuffo
  8. via Paludi (parcheggio campo sportivo)

Servizio Gabinetto e pubbliche relazioni
Progetto Comunicazione – Ufficio Stampa
via Belenzani, 20 I 38122 Trento
tel. 0461 884199
ufficio_stampa@comune.trento.it

  1. via Feininger (c/o piazzale Groff)
  2. via Maccani (c/o rotatoria )
  3. p.zza di Piedicastello
  4. via del Brennero (c/o area ex Frizzera)



Acque balneabili: l’Italia nella top ten dei Paesi europei

L’Italia entra nella top ten dei Paesi europei, collocandosi nona, per l’ottima qualità delle sue acque di balneazione, ma al contempo è anche prima in Europa per la quantità di siti, 89, con acque balneabili di bassa qualità. Il giudizio arriva dal Rapporto Ue sulle acque balenabili 2018 della Commissione europea e dell’Agenzia Ue per l’ambiente (Eea), di prossima pubblicazione sul sito del ministero della Salute.

Secondo il Rapporto, la percentuale di acque balneabili italiane classificata come ‘eccellente’ e ‘buona’ è infatti pari al 95,2% del totale. Al contempo, tuttavia, aumentano i siti con acque balneabili, sulla costa e all’interno, di bassa qualità: sono 89 ed in aumento, davanti a Francia (54) e Spagna (50). L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di acque di balneazione, circa un quarto del totale di quelle europee (22.131): sono 5.539 totali, di cui 4.871 marine e 668 interne. Seguono la Francia con 3.351, la Germania con 2.289 (acque interne), la Spagna con 2.228 e la Grecia con 1.598. Dal report emerge dunque l’ottima qualità delle acque in Italia, tanto che nella stagione 2018, sul totale delle acque il 90% è di qualità eccellente ed il 5,2% buona. Un dato che si attesta oltre la media Ue (85%), con la nostra penisola che fa meglio di Paesi come Spagna (87%), Francia (78,8%) e Svezia (72,7%), ma peggio di Germania (92,7%) o Grecia (97%). Lo scettro della classifica va a Cipro, con il 99,1% di acque balneabili eccellenti, seguita da Malta (98.9%), Austria (97.3%) e Grecia (97%).

Complessivamente, i bacini italiani analizzati rappresentano il 25% di tutte le acque balneabili nell’Ue. Per la restante quota di acque balneabili in Italia, il 2,1% risulta di qualità sufficiente, l’1,6% scarsa e l’1,2% non classificata per campionamenti insufficienti. Se il nostro Paese si colloca in ottima posizione tra quelli con un’acqua considerata ‘eccellente’, il Rapporto evidenzia però anche un dato negativo: all’Italia va infatti la maglia nera Ue per il maggior numero di siti con acque balneabili, sulla costa e all’interno, di bassa qualità (89), davanti a Francia e Spagna.

I siti balneari italiani di scarsa qualità, rileva il Rapporto, sono aumentati rispetto a un anno fa da 79 a 89 (in Spagna da 38 a 50), mentre per la Francia la situazione è in miglioramento (da 80 a 54). Resta il risultato positivo, che il ministero della Salute punta a consolidare. Attraverso il Portale Acque, il ministero offre inoltre ai cittadini la possibilità di visualizzare tutte le aree di balneazione, con i darti relativi al monitoraggio della stagione balneare in corso, lo stato di balneabilità in tempo reale e le informazioni ambientali riguardanti il profilo di costa di ogni singola area. A breve, l’obiettivo è anche quello di rendere visualizzabili sulla mappa i depuratori presenti nelle diverse aree. Una consultazione immediata e facile per i cittadini è possibile grazie all’app Portale Acque per dispositivi mobili.




Operazione liberazione dall’inferno libico, arriva la confraternita della misericordia italiana: “Alzatevi, armatevi, partite”

L’ordinanza del Gip Alessandra Vella, giudice per l’indagine preliminare presso il Tribunale di Agrigento, inerente al caso della capitana Rackete, depositata lo scorso 2 luglio e l’emergenza umanitaria degli emigranti nei lager in Libia, scuotono le coscienze ed esigono dall’Italia e dalla sua centenaria generosità e la sua innata vocazione umanitaria, un’iniziativa  a favore di quei sofferenti, in virtù del principio giurisprudenziale testé sancito a Lampedusa e cioè, il diritto ad atti violenti umanitari.

Nelle 13 pagine dell’ordinanza, il Gip, dott.ssa
Alessandra Vella, compiendo una lunghissima e meticolosa disamina, percorre il
diritto Costituzionale, la convenzione SAR, le convenzioni internazionali, il
diritto consuetudinario e la convenzione delle Nazioni Unite sulle leggi del
mare. Un’esauriente documentazione che illustra gli obblighi del capitano in
ordine alle operazioni di soccorso in mare.

Quando poi la
dottoressa arriva a fare delle valutazioni del caso in esame, convinzioni ed
opinioni personali prendono il soppravvento ed 
accantonano la documentazione.

L’interpretazione
personale sembra volere dominare il ragionamento dell’ordinanza

Si fa
riferimento al decreto sicurezza bis,  si
commenta il fatto dei porti chiusi, si legittima  la scelta di un comandante di nave che
soccorre migranti in zona Sar libica di fare rotta verso l’Italia e non spiega
perché si esclude Malta, si legittima l’attraversamento irregolare della
frontiera, nega la  natura di nave da
guerra alla barca della finanza e altre valutazioni. Il tutto sorretto in nome
del “sovrano diritto umanitario”.

Ciò nonostante, le sentenze, si dice, vanno rispettate e la presente non fa eccezione. Comunque, questa ordinanza farà giurisprudenza e avrà dei lunghi strascichi.

Per “l’inferno libico” tre sono le considerazioni da fare: l’emergenza, gli strumenti per affrontarla, le persone e le volontà disponibili

A raccontare l’orribile scenario
dei campi di concentramento in cui si tengono segregati gli emigranti che dal
subsahariano arrivano continuamente con la vana speranza di approdare in
Europa, non c’é solamente Human Rights Watch perché altri, come Avvenire,
parlamentari vari, giornalisti ,la maggior parte dei talk show televisivi e
tante omelie dei parroci e alcune pastorali dei vescovi,  tutti sono concordi a certificare gli  orrori di quell’inferno. Le torture e le
sevizie raccontate dagli emigranti fortunatamente  riusciti ad arrivare salvi  in Italia, sono delle testimonianze oculari
di quel inferno libico dove, dicono,  ci
sia un “vero sterminio di popoli sub sahariani”.

Quale persona con un
minimo di sentimento di pietà potrebbe mai rimanere indifferente al grido di
dolore che s’innalza da quei lager?

Le ragioni per una
iniziativa umanitaria ci sono tutte e l’ordinanza di Agrigento segna il
percorso da seguire. Aspettare aiuti dall’Europa è solo un sogno, interventi da
parte  dell’Onu è una chimera,
l’assistenza delle istituzioni internazionali è un’ingenuità..

L’unica speranza resta
nella  buona volontà degli italiani che
non manca. L’Italia per la sua storia, per la sua cultura civile, sempre aperta
alla solidarietà, all’accoglienza, anche se oggi non si può più dire cattolica
al cento per cento  essendo  la stragrande maggioranza diventata laicista,
pro aborto, pro divorzio, pro unioni civili, pro eutanasia, PERO’ questa grande
maggioranza rimane più che mai sensibile a un’emergenza umanitaria e certamente
non si tirerà indietro se viene chiamata a prestare aiuto a quei sfortunati.

L’ordinanza di Agrigento del 2.7.2019 sta offrendo un’opportunità unica, un  valido strumento a tutti quegli italiani che fino ad ora hanno riempito piazze, social network, giornali, ore pomeridiane di talk show, prediche sui sacrari delle chiese e delle cattedrali, sedi di partiti e movimenti sociali, tutti pro “porti aperti”, tutti pro accoglienza, tutti pro altri gommoni stivati di povera gente verso Lampedusa, altre navi Ong che trasferiscono disgraziati dalla povertà africana all’indecenza italiana.

Un’opportunità unica
anche per don Paolo Farinella che chiuse la chiesa a natale per protestare
contro Salvini. Anche per don Armando Zappolini che per protestare gettò il
presepe dentro la spazzatura.

Sulla squadriglia navale delle Ong: la Sea Watch 1-2-3, La S.O.S. Mediterranee, la Proactive Open Arms, la Sea Eye, la Mission Lifeline con Fratoianni, Magi, Orfini, Del Rio,Faraone e friends si spera di vedere Saviano, Toscani, Leuluca Orlando, Zingaretti e Matteo Renzi. L’augurio di tanti italiani è di vedere in questa crociata Famiglia Cristiana, baluardo dell’accoglienza.

 Cari migranti sub sahariani, sofferenti in
cattività, la vostra liberazione è vicina. Arriva la confraternita della
misericordia italiana e vi riporterà tutti a casa vostra.

Suonate lo shofar! Si
parte. Barra dritta. Direzione Tripoli, Zuara.

Alzatevi, Armatevi,
partite.




Radical chic o politically correct: chi comanda in Italia?

L’Italia da tempo è affetta da un morbo intellettualoide, quello dei ‘radical chic’, o, come si chiamano oggi, dei ‘politically correct’.

Sono una malagenia derivante dai comunisti con il Rolex, quelli che vanno alla guerra con il sedere altrui. Quelli che non si capisce poi bene in nome di quale principio e di quale filosofia, – not in my backyard – sono sempre contro tutto e contro tutti, tranne che contro le loro stesse nebulose idee.

L’origine di tale classe sociale non è lontana. Lo spartiacque, ancorchè portatore di un sano e necessario antigene ad un conformismo ottocentesco dei nostri genitori, che stava uccidendo l’evoluzione delle idee, lo possiamo considerare attorno agli anni ’60, con la musica rock a far da traino e da culla, con Woodstock, l’isola di Wight e Bob Dylan e Joan Baetz e tanti altri a farne da cantori. Noi abbiamo i nostri Guccini, De Andrè, Gaber, De Gregori, Vasco Rossi, Califano, Tenco.

Tutto bene, dunque. La guerra nel Vietnam, fonte di una contestazione epocale e globale – vedi i figli dei fiori – grande sconfitta degli USA, e prolungata da Nixon per motivi politici, è stata una delle più grosse catastrofi di questo secolo. Gli unici che ne hanno beneficiato sono stati i fabbricanti d’armi e i ricostruttori. Oggi il Vietnam è un paese anche turisticamente attrattivo, lasciando ormai da parte le valanghe di cannabis consumate dai militari USA e i milioni di morti da ambo le parti, per nulla. Tutto bene, se queste manifestazioni rimanessero come fatto storico, e non fossero state strumentalizzate dalla solita sinistra come fatto ideologico e partitico. In realtà il Vietnam è stato lo strumento e il teatro di un confronto militare indiretto fra la Russia e la Cina – blocco comunista – contro il gigante imperialista e capitalista statunitense.

Per cui oggi tutto ciò che non rispecchia certe idee è ‘fascista’. Il male di questa definizione, oltre che essere un falso storico – il fascismo è stato un periodo della nostra storia e ormai è morto e sepolto– insegna alle nuove generazioni concetti non esatti e non obiettivi.

Quello che infatti bisognerebbe guardare, al di là di ogni ideologia, è l’obiettività dell’insegnamento, senza della quale la mentalità ancora da plasmare dei ragazzi viene orientata – in buona o malafede, ma propendiamo per quest’ultima – in una precisa direzione, vedi anche il recente argomento arcobaleno del gender e dell’omosessualità che si vuol far passare come normalità.

Come anche la favola del fatto che la cultura esiste solo a sinistra, visto che nelle vecchie foto del ventennio sono raffigurate alcune Camicie Nere che sorridono intorno ad un falò di libri, chiaramente di stampo contrario al regime. Ma si sa, nei regimi totalitari queste cose accadono. Come oggi in Cina, dove tutti devono giurare fedeltà al Partito, pena severe punizioni. Eppure la Cina non è un paese fascista, tutt’altro: è esattamente all’opposto, un paese da falce e martello – questo lo dico per chi ancora oggi canta ‘Bella ciao’, quando i partigiani, anche loro non scevri da colpe, sono ridotti a pochi vecchietti pieni di nastrini e medagliette, con tutto il rispetto per il ruolo della Resistenza.

L’adolescenza è una bella età, e anche l’umanità, per giungere alla maturità, deve esserci passata attraverso. L’adolescenza, ci insegnano i pedagoghi dell’età evolutiva, è l’età della contestazione; l’età in cui, contestando i genitori, ci si può formare una propria personalità e un proprio carattere, senza retaggi. In realtà, l’adolescenza della nostra società, l’età della contestazione, è passata da un pezzo, da quegli inenarrabili, irripetibili anni ’60, quando tutto era una scoperta, dal sesso alla musica, alla cultura, alle letture di autori americani. Era di moda, allora, andare in cerca di un guru, segnatamente indiano, tipo Sai Baba.

Il viaggio in India era visto come una sorta di iniziazione, e il ritorno in patria del viaggiatore visto come l’avvento di un nuovo Messia, capace di spandere attorno a sé un nuovo Verbo, a dispetto delle idee cattoliche ormai cristallizzate e onuste di sensi di colpa e di castigo dei nostri genitori e dei nostri nonni. Insomma, nuove vie spirituali per la soluzione di problemi mai risolti. Anche oggi abbiamo buddisti in ritardo, che credono di trovare la quadra della vita nella filosofia dell’annullamento. Ma non siamo orientali, checché se ne voglia far apparire.

Quindi l’adolescenza della società dovrebbe essere un fatto acquisito, e tutti dovremmo sentirci più adulti e coscienti. Tranne i ‘radical chic’, o ‘politically correct’, gli adolescenti per principio, quelli che non si sa bene cosa vogliano, ma certamente sono sempre e comunque ‘contro’: ma non si capisce neanche bene contro chi o cosa, visto che in questa società vivono, lavorano, prosperano, riuniscono i loro salottini pseudo-culturali, letterari o meno, discutono dell’ultimo film di Wim Wenders o di Sophia Coppola, o dell’ultimo Premio Strega. Sempre centellinando un Veuve Cliquot e guardando al Rolex d’oro assicurato sul polsino della camicia.

Fu proprio questo tipo di società ‘bene’ a far eleggere alla presidenza della Regione Puglia Nichi Vendola, personaggio di rottura in quanto gay e di sinistra. Degli intoccabili egocentrici, parodiati e descritti molto bene trent’anni fa da Paolo Villaggio con il suo Fantozzi. Bene, tutta questa premessa serve ad una sola cosa: spiegare il perché Salvini non riesce a far bloccare i nostri porti. Operazione legittima, secondo la legge e secondo i nostri ordinamenti, e che ha ridotto al minimo le morti in mare. Ma purtroppo il muro dei radical chic e così via fa opinione, appunto, andando a combattere con il sedere degli altri, visto che nessuno di coloro che strepitano contro il respingimento, s’è mai offerto di ospitare i malcapitati. I quali, rei soltanto d’aver dato fiducia a ciò che nella loro patria gli hanno raccontato delle meraviglie dell’Italia e del loro dolce far niente, riscuotendo ogni giorno il corrispettivo di un mese di lavoro, o forse più, fra donne facili perché a capo scoperto – e scoperto non solo quello, oggigiorno – donne che si possono tranquillamente sottoporre con violenza ai bisogni dei propri straripanti ormoni; una terra in cui se protesti perché non ti piacciono le penne al sugo e il Cordon Bleu con le patate, subito lo puoi buttar via e ti danno il pollo e il riso, quello che tu (non) mangiavi a casa tua: giusto per la nostalgia. Puoi prendere i mezzi pubblici, treno, autobus, metro, senza pagare; e se ti chiedono il biglietto puoi picchiare il controllore, l’autista, i passeggeri. E se poi ti beccano, puoi picchiare i poliziotti, i carabinieri, la finanza, i vigili urbani, prenderli a morsi e scappare. E se non riesci a scappare, puoi far causa se ti fanno male durante l’arresto.

Alcuni Comuni, come quello di Milano, ino ossequio alla filosofia radical-chic e politically correct, hanno vietato perfino l’uso del taser, e lo spray al peperoncino è di dubbia legalità. E comunque, anche se vai a processo e ti condannano, stai tranquillo, perché nessuno ti metterà in galera, nessuno ti potrà espellere e rimandare nel tuo paese d’origine: i decreti di espulsione sono di carta, si piegano in quattro e si mettono in tasca. Perché questo è il paese di Bengodi, dove anche i magistrati sono dalla tua parte nell’interpretazione della legge, e dalla parte di chi, come Carola Rackete, la legge la mette sotto i piedi in almeno cinque modi diversi.

E, vedi, neanche lei ne subisce le conseguenze. Dal ‘luogo segreto’ in cui è stata portata per ‘motivi di sicurezza’ in seguito alle proteste della Germania, vedi lettera di Seehofer a Salvini – ma non era morto il Terzo Reich? Questo è il Quarto-Merkel? E perché ve la prendete con Mussolini, il ‘dittatore de noantri’? – non si sa dove sia andata a finire. Qualcuno dice in Australia, a sfogare la sua mania, anch’essa radical-chic e politically correct di donna bianca, rasta, ricca, viziata, nata dalla parte giusta del mondo, carica di opinabili tatuaggi – che brutta moda! – che nella pratica anche lei non sa che vuole. A trentadue anni, ancora adolescente. Il che sarebbe magnifico, se non denotasse una totale mancanza di maturità.

In Italia abbiamo, invece di Carola, il nostro Casarini, anche lui sempre ‘contro’. Dove c’è una legge dello Stato, fa di tutto per disobbedire, un adolescente a vita, un ‘disobbediente’ anche durante i fatti di Genova, insomma, anche pluripregiudicato. Il che non è proprio la giusta compagnia che vorremmo per i nostri figli. Casarini ha guidato l’approdo dell’Alex, la quale barca ha scaricato, stanotte verso l’una, tutti i suoi occupanti, per motivi dichiaratamente igienici. Immaginiamo la coda alle toilettes del porto di Lampedusa, dopo tanti giorni di navigazione: evidentemente non sono rimasti digiuni.

E poi parliamo di inquinamento dei mari per gli scarichi fognari delle città, dove i depuratori funzionano male o non ci sono del tutto! Un’altra nave umanitaria della Sea Eye tedesca ha preferito virare di bordo e dirigersi verso Malta, sperando di trovare meno coda ai cessi. Ma ormai il blocco dei porti non esiste più, e Salvini litiga con la Trenta perché dovrebbe mettere in atto ciò che la Meloni va predicando da anni: un blocco navale. Che non sarebbe una novità, visto che il PD, presidente del Consiglio Gentiloni, lo ha già attuato in passato. Alla faccia di Renzi che ci ha venduti per un piatto di lenticchie all’Unione Europea! Insomma, tanti migranti in Italia proprio non sappiamo dove metterli, ma pare che, secondo i 28 dell’Europa, il nostro paese sia l’unico che li può – li deve – accogliere, pena l’esser tacciati di scarsa o nulla umanità, pietà, principi cristiani, quelli stessi di cui bellamente si fottono i buddisti e gli atei, oltre che gli islamici, tranne che i profughi siano i loro. Anche il Vaticano, notoriamente inconcludente, a parte le esternazioni del Papa e dei suoi subalterni, pontifica – come è corretto dire – a proposito di accoglienza. Ma si vede che anche fra loro ci sono i radical-chic o politically correct. Perché in realtà non fanno nulla di tasca propria, tranne di recente con la Comunità di S. Egidio e le Chiese Evangeliche, creare – questo sì! – un corridoio umanitario con volicharter per profughi che realmente hanno diritto d’essere accolti, come i Siriani – perchè in Siria c’è davvero la guerra.

Allora il problema rimane insoluto. I migranti devono venire in Italia, ma dove metterli e cosa farne non si sa, se non alimentare le solite organizzazioni ‘umanitarie’ che se ne fanno carico e ci fanno la cresta. Se tutti i buonisti di maniera che protestano perchè siamo ‘cattivi e inumani’ prendessero in casa un migrante ciascuno, il problema – nostro – sarebbe risolto, ma non il loro. Perchè a loro basta protestare, anzi è un dovere civico farlo, a spese altrui. E poi? Tranne i pochi onesti, gli altri sono a spasso tutto il giorno a far danni, sapendo d’essere impuniti. E Salvini, sputtanato da Carola e dal giudice Vella, non può più reagire.

Quando un magistrato annulla l’autorità di un ministro del governo, siamo davvero a chiederci chi comanda in Italia. Sta a vedere che sono i radical-chic – o i politically correct?




Dopo la Sea Watch arriva il veliero Alex: ancora scontro fra le Ong ed il ministro dell’Interno Matteo Salvini

E’ ancora scontro fra le Ong ed il ministro dell’Interno Salvini sui salvataggi di migranti in mare e la volontà di portarli a Lampedusa.

La nave ‘Alan Kurdi’ della Ong Sea Eye, con a bordo 65 naufraghi, sfida il titolare del Viminale e si dirige verso l’isola. In un tweet la Ong afferma: “Non siamo intimiditi da un ministro dell’Interno”. E’ stallo intanto anche per il veliero ‘Alex’, con 41 profughi a bordo. Salvini insiste: “Vada a Malta”. Ma l’Ong replica: “Andare a Malta mette a rischio l’incolumità delle persone”.

“Con 65 persone soccorse a bordo ci stiamo dirigendo verso Lampedusa. Non siamo intimiditi da un ministro dell’Interno ma siamo diretti verso il più vicino porto sicuro. Si applica la legge del mare, anche quando qualche rappresentante di governo rifiuta di crederlo”. Così Sea Eye in un tweet in mattinata, sulla rotta presa dalla nave Alan Kurdi dopo il salvataggio di ieri. Una motovedetta della Guardia di Finanza ha notificato al comandante della nave il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali italiane.

“In queste condizioni andare a Malta mette a rischio sicurezza e incolumità persone. Lampedusa ora è il solo porto sicuro possibile” ha affermato Mediterranea in relazione alla situazione della nave Alex con a bordo migranti salvati dal naufragio.

Successivamente in un tweet la ong ha annunciato di far rotta verso Lampedusa. “Di fronte alla intollerabile situazione igienico-sanitaria a bordo Alex ha dichiarato lo stato di necessità e si sta dirigendo verso il porto di Lampedusa unico possibile porto sicuro di sbarco”.




Carola Rackete, un gravissimo precedente e un insulto per la legalità

Ora anche i meno complottisti del mondo si saranno resi conto della macchinazione ordita alle spalle non di Salvini, e non soltanto di lui, ma di tutto il popolo italiano, proprio quando questo governo ha dimostrato di saperci fare, portando a casa un’epica vittoria contro la dittatura europea – quella sì.

I nostri conti, hanno dovuto ammettere i tristi personaggi che ci fanno le pulci– a differenza di quanto accade con altre nazioni, vedi la Francia di Macron – sono più che in ordine, lo spread precipita e gli interessi sui decennali pure, diminuendo a vista d’occhio il nostro debito pubblico. Sì, perché il nostro tanto sbandierato debito pubblico, come se fosse il risultato di un governo scialacquatore (comunque precedente all’attuale), viene invece da interessi su quel debito che la cara Europa ci ha voluto imporre con il nostro ingresso nella federazione, pretendendo, e inserendo addirittura in Costituzione – con la complicità dei soliti noti al potere in quel momento – il pareggio di bilancio, che, notoriamente è un’idiozia contabile, oltre che un suicidio per le nazioni che lo volessero o dovessero mettere in atto.

Non contenti di questo, i soliti ‘poteri forti’ – ognuno se li può configurare come vuole, tanto non cambia niente fare i soliti nomi, li conosciamo tutti, specie dopo la pubblicazione di un libro subito sparito dopo la sua pubblicazione, ‘La Matrix europea’ del collega Francesco Amodeo, ma reperibile su ebay – si sono scatenati contro il nostro ministro dell’Interno, colpevole, a sentire i soliti ‘antifascisti’ di maniera, buoni per tutte le stagioni, di adottare metodi ‘fascisti’ per governare l’Italia.

Intanto oggi 80 cosiddetti ‘migranti’ risultano ‘dispersi’ al largo della Tunisia, e poche speranze ci sono di trovarli in vita – anzi, nessuna. Questa è la risposta alla vicenda Sea Watch da parte dei trafficanti di esseri umani, complici le navi ‘umanitarie’ che fanno servizio taxi. Queste nuove morti, architettate con sommo cinismo, caricheranno ancora di più il peso sulle spalle di Salvini, come è già accaduto. Senza tener conto che per la sua opera decisa e ferma, di Salvini, molti hanno scelto vie migratorie alternative, diminuendo esponenzialmente il numero dei morti in mare. Accogliere gli stranieri che ne hanno titolo si può, e si fa, con i voli charter organizzati dalla Comunità di S. Egidio di concerto con le Chiese evangeliche.

Non si può tollerare, invece, una migrazione selvaggia e senza regole che ci si vuole imporre, con tutte le conseguenze del caso, non ultimo, come già avvenuto, il disordine sociale e lo sfruttamento delle mafie nostrane sui contributi da erogare agli stranieri. Riteniamo che il magistrato – pare che sia di sinistra – che ha liberato Carola, non confermandone il sacrosanto arresto, non possa non essersi reso conto del gravissimo vulnus istituzionale inferto all’autorità dello Stato, e ciononostante abbia operato in quel senso.

Dobbiamo dire che la Magistratura non è di sinistra, e che le sentenze non si discutono?

Bene, fin quando sono con i piedi per terra. Ma quando si evince dai fatti che:

1) i migranti erano già stati tratti in salvo, dopo essere stati abbandonati in acqua libiche, dove la Sea Watch 3 avrebbe agevolmente potuto metterseli a bordo;

2) la fissa della comandante di volerli per forza portare in Italia, mentre aveva a disposizione, dopo 17 giorni di navigazione, i porti francesi o spagnoli;

3) l’aver forzato, nonostante i divieti e le ripetute comunicazioni delle autorità marittime, un blocco stabilito dal ministero di una nazione sovrana, almeno nelle proprie acque territoriali:

4) aver traccheggiato con i parlamentari di sinistra, sconfitti in patria e alla ricerca di una purchessia rivincita, conniventi in questa operazione illegale, affinchè appoggiassero la violazione palese della legge, a tempo e luogo voluto dalla comandante;

5) l’aver comunque voluto entrare in porto, nonostante il divieto della Guardia di Finanza, notoriamente un corpo militare, contro cui ogni azione viene classificata come di attacco;

6) l’aver costretto, con rischio per la vita dei finanzieri, la motovedetta della GdF contro il molo, schiacciandola e costringendola a cercare scampo nella fuga, motovedetta che si interponeva fra il molo e la nave ‘umanitaria’ per impedirne legittimamente l’attracco; bene, allora non si può tirare in ballo il ‘caso di necessità’, negando l’arresto di una donna che ha commesso più reati, e commettendo, a nostro parere, un ulteriore reato, quello di omissione di atti d’ufficio nel confronti di Carola Rackete, per la quale già s’era scomodata nientemeno che la Germania, senza parlare dei soliti buonisti, pronti a raccogliere centinaia di migliaia di euro per pagarle la multa di 50.000 euro, legittimamente comminata.

Dicevamo che l’azione del magistrato è di una gravità inaudita, a parere di chi scrive, e gravida di conseguenze

Stabilito il precedente, infatti, chiunque potrà ripetere le eroiche gesta di Zorro in gonnella, senza timore d’esser sanzionato in alcun modo. Ci chiediamo se questa solerte Magistratura non voglia piuttosto costituirsi in partito, visto che a Salvini è stato consigliato di vincere un concorso – in Magistratura – per poter parlare. Certo, è comodo trincerarsi dietro una presunta ‘autonomia e indipendenza’ dell’Ordine, per poter fare ciò che conviene ad una certa parte politica, senza rischio di conseguenze, come da ciò che si vede si può dedurre.

Vogliamo chiedere ad un giudice qualsiasi se secondo lui bisogna operare per il bene della nazione in cui si vive, oppure per il bene di qualche altra parte, segnatamente politica. O se colpendo Salvini si può mai pensare di fare il bene dell’Italia, visto che si tratta di un vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno, e di un governo non golpista, ma eletto dai cittadini, dei quali nessuno mostra d’aver considerazione – o ci vuole rispetto per l’Autorità costituita.

Altre volte da queste colonne abbiamo osservato che alcune sentenze – vedi la legittima difesa – non erano state emesse tenendo presente il senso comune dell’uomo della strada, ma abbiamo compreso che le leggi magari non sono chiare o sufficienti, e l’interpretazione può essere di varia natura – come quando mandate a piede libero il solito nigeriano che aggredisce a morsi i nostri carabinieri e poliziotti. Ma questa volta, scusate, dobbiamo proprio ammettere che avete superato voi stessi. In chiusura, dato che l’ho citato, è doveroso riportare il sottotiolo in copertina del libro di Francesco Amodeo ‘La Matrix Europea’, un’inchiesta giornalistica, che vi consiglio di leggere: “Organizzazioni elitarie hanno dichiarato guerra ai popoli e alle loro democrazie. L’Unione Europea è il loro quartier generale, l’Euro la loro arma. Il piano di conquista degli uomini del Bilderberg in Italia”. Vi assicuro che non vi annoierete.




Giovanni dietro Falcone – quarta puntata: un uomo lasciato solo

Paolo Borsellino aveva capito tutto. Giovanni Falcone era stato lasciato solo. Lo Stato e la magistratura gli avevano voltato le spalle. Falcone inizia a morire il 19 gennaio 1988 quando il Consiglio Superiore della Magistratura gli preferisce Antonino Meli a capo dell’ufficio istruzione. È il 23 maggio 1992, ore 17 e 57. Mezza tonnellata di esplosivo apre una voragine di 140 metri sull’autostrada A29 che dall’aeroporto di Punta Raisi conduce a Palermo. (pausa). Il primo ad arrivare è Antonio Vassallo, un fotografo. Ma cosa è successo prima della strage. Antonio Vassallo fa il nome di Giovanni Battaglia… Sulla collina, dove oggi si legge in carattere la scritta No Mafia, vengono ritrovati mozziconi di sigarette, un pizzino con il numero di telefono di un uomo dei servizi segreti…

Cliccare sulla foto per guardare il video servizio

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 4/7/2019



Racconti inenarrabili di mezz’estate: politici in barca… in cerca di gloria

Non certo di letteratura che si vuole trattare oggi, perché quello che commentiamo, nonostante descriva scenari tragi-comici, rappresenta le disavventure di superstiti, più precisamente di naufraghi, sempreché non li si voglia classificare come derelitti.

Comunque li si voglia considerare rimangono sempre dei sopravissuti all’agonia di un partito politico.

Sono tre uomini in barca, Orfini, Del Rio e Faraone, con una voglia matta di alzare la vela e prendere il largo, invece si sono trovati, loro malgrado, arenati ed impantanati in una storia che acutizza e impoverisce sempre più il già modesto bacino dei consensi della corrente ideologica a cui appartengono.

A fargli compagnia sulla barca è precipitato Riccardo Magi sognando lidi più gloriosi dopo il flop di +Europa.

In questa solenne occasione non poteva mancare Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, conosciutissimo come Maestro Cerimoniere in materia di emigrazione.

“Posti esauriti” si è sentito dire Zingaretti al telefono ed ha dovuto rimandare l’exploit a Lampedusa. Matteo Renzi è arrivato fuori tempo massimo e si è visto sulla banchina contemplando il tramonto e la decadenza degli eventi.

Sono questi racconti che proprio ci volevano, in parte comici, leggeri, spensierati da assaporare e che fanno coinvolgere sentimentalmente. Figure di spicco, altri insignificanti, movimenti nazionali, una eroina in cerca spasmodica di notorietà e una tifoseria da ultras curva sud.

E’ molto strano eppure ritornano in mente alcuni versi della canzone “Sempre” di Mario Castellucci, divinamente interpretata da Gabriella Ferri: “Ognuno è un cantastoria /Tante facce nella memoria /Le parole di tanta gente. /Tanto buio tanto colore /Tanta noia tanto amore /Tante sciocchezze tante passioni /Tanto silenzio tante canzoni”.
Canta bene Gabriella. Quanti cantastorie in giro per l’Isola ! Quanto buio nella politica odierna e quante nefandezze che di tanto in tanto affiorano, vengono in superficie con tutto il tanfo di una cloaca in ebollizione. Casi come gli orrori degli affidi di quelli di una scuola di Reggio Emilia, un vero ventaglio del male che corrompe e corrode il tessuto sociale italiano.
Quanto buonismo, falsità, moralismi da lungo predicati per rinfacciare agli altri, lì, in quella scuola si è presentata la nudità dei fatti crudi, con nomi e cognomi. Quanti silenzi, quante facce nella memoria! Quanta retorica, quante sciocchezze!
Quando è che si smette di adoperare i bambini come scudo, come merce, come cause per commuovere, per impietosire le anime? I bambini muoiono se diventano merce per guadagni, ideologia gay o finti abusi», dice giustamente don Noto, il sacerdote in prima fila contro la pedofilia.
Proprio di oggi lo scandalo delle “fake Onlus” che vede coinvolti alcuni come (“Volontari senza frontiere”, “Milano Solidale”, “Amici di Madre Teresa” e “Area solidale”.

Qualcuno, molto caro agli italiani, usava dire: “E non finisce qui”e Magda di Verdone memoria, con quella voce esasperata , ci pare ancora essere presente supplicando: “Non ce la faccio più”!

Tante storie, tanti silenzi e tanta corruzione. Ovunque si può leggere che l’attuale scandalo che investe il CSM, centro di potere che per spartirsi le nomine esternamente allo stesso Consiglio, è di una gravità senza precedenti e sta scuotendo l’Italia. A giudizio a Perugia figurerebbe anche l’ex presidente ANM.

Lo scandalo si allarga a macchia d’olio e si salvi chi può

Si rasenta il ridicolo. Gian Carlo Perego, vescovo di Ferrara vuole dedicare il porto di Lampedusa alla “capitana” paragonandola a Garibaldi.
Ma per cortesia! Caro Monsignore, non sarebbe meglio dedicarsi al Vangelo e a pascere il gregge?

“Battere il ferro finché è caldo”, pensava l’opposizione a Salvini

Lo scandalo CSM è targato PD ed è scoppiato nel momento sbagliato quando il partito, frantumato non dava segni di vita. C’è chi dice che Zingaretti ci sia ma non si vede. Renzi c’è, gira il mondo e pensa a Zingaretti. Calenda impegnato con Cuperlo nel difficile compito d’inventare un nuovo PD. Intanto, zitti zitti e mogi mogi, mentre aspettano l’ispirazione, stanno seduti sulla riva del fiume aspettando di vedere passare il corteo funebre dell’avversario politico per non diventare: “Come un vecchio ritornello /Che nessuno canta più”.

All’improvviso gli è piovuta dal cielo l’avventura Carola e vincendo lo smarrimento e l’incertezza si sono buttati sul carro vincente del momento, la barca della buona speranza.

La storia non finisce qui perché il gesto gli verrà a costare caro quando gli italiani entreranno nuovamente nella cabina elettorale. Salvini se la ride sotto i baffi mentre i vari Giannini, Lilly, Mughini,i Fazio e la sinistra chic continuano ad aspettare “ Il sole che sorge”.

Auguri e lunga vita.