Governo, tensione alle stelle. Salvini avverte: “Voglio un governo che faccia le cose altrimenti la parola va agli italiani”

‘Abbiamo fatto un sacco di cose in un anno, e l’obiettivo della prossima manovra è far pagare meno tasse… Io la voglia ce l’ho, ma se mi dovessi accorgere che i litigi sono quotidiani…Mi stufo io ma anche gli italiani. Voglio un governo che faccia le cose altrimenti la parola va agli italiani’. Così Matteo Salvini a SkyTg24. Resta alta la tensione nel governo dopo lo scontro in Consiglio dei ministri sulla giustizia in particolare sul processo penale e il nodo della prescrizione. “La Lega non vota una non riforma, vuota e inutile – si legge in una nota della Lega -. Siamo al lavoro per una reale riduzione dei tempi della giustizia, per un manager nei tribunali affinché diventino realmente efficienti, perché ci sia certezza della pena: colpevoli in galera e innocenti liberi. Sanzioni certe per magistrati che sbagliano o allungano i tempi, no a sconti di pena per i criminali e un impegno per la separazione delle carriere e anche del Csm per garantire giustizia efficiente, equa e imparziale. I cittadini non possono essere ostaggi di processi infiniti”.

Tensione anche sul nome del commissario Ue che sarà proposto dall’Italia. Salvini, proporrò a Conte un politico della Lega. E Attilio Fontana: basta ‘cordoni’, Von Der Leyen parli con la Lega. Si litiga anche sui lavori sbloccati dal Cipe.

“Così come ribadito più volte, in virtù del risultato alle europee, spetta alla Lega fare il nome del commissario che andrà in Europa a rappresentare l’Italia. Per quanto ci riguarda ci teniamo a precisare che dovrà essere un profilo politico e non tecnico. Aspettiamo di conoscere il nome”. Lo dichiarano fonti del M5S.

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in conferenza stampa dal Papeete beach di Milano Marittima: “Qualora venisse meno, ad altri e non a noi, la voglia di sbloccare ed efficientare anche i tempi della giustizia, che oggi sono fuori dal mondo…”, non starò al governo perché “o una riforma della giustizia è importante, vera, pesante, significativa che dimezza davvero i tempi del processo penale, o non siamo al mondo e al governo per fare le cose a metà”.
Il governo metterà la fiducia sul decreto sicurezza al Senato? “Non lo so, spero di sì però”, ha risposto Salvini aggiungendo: “Il decreto sarà approvato” la prossima settimana.
“O la prossima manovra ha un pesante taglio di tasse o andiamo avanti con gli zero virgola, non serve all’Italia. E non potrà mai avere il sostegno della Lega”, ha detto ancora Salvini.
“Cosa c’entra Berlusconi?” Sulle intercettazioni “vi pare normale che finisca sui giornali un pettegolezzo sull’amante – ha detto Matteo Salvini a SkyTg24 -? Chi vuole il gossip compra i giornali di gossip. I pettegolezzi da spiaggia devono restare chiusi in un armadio altrimenti diteci che siamo in uno stato di polizia e chiunque è titolato ad ascoltare chiunque”. “Noi la buona volontà” per un’intesa sulla riforma della Giustizia “ce la mettiamo ma se Bonafede inizia a tirare in ballo Berlusconi,il passato e il futuro…”.
Parlando della Alan Kurdi, Salvini ha detto: “Governo tedesco avvisato mezzo salvato, ong avvisata mezza salvata: se entrano in acque italiane prenderemo possesso di quella imbarcazione. Stiamo giocando a rubamazzo? Basta, mi sono rotto le palle. Le navi saranno requisite e saliremo a bordo”.
E in mattinata erano arrivate le parole, in una diretta Facebook, del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: “La separazione delle carriere dei magistrati e la riforma delle intercettazioni sono i due punti forti della politica sulla giustizia di Silvio Berlusconi. Dico alla Lega che sono aperto a tutte le proposte, ma non stanno governando con Silvio Berlusconi. Se lo mettessero in testa”.
“Quando arrivano no a prescindere e si pescano argomenti qua e là che nulla hanno a che fare con la riduzione dei tempi dei processi, mi viene il dubbio che l’obiettivo sia far saltare la riforma della prescrizione che entrerà in vigore a gennaio – ha detto ancora Bonafede -. Mi auguro che non sia questo perché è inaccettabile fare giochini sulla carne viva dei diritti delle persone. Ho scritto la Spazzacorrotti, non permetterò a nessuno di fare giochini per far saltare la legge sulla prescrizione”.




Nuovo Ospedale dei Castelli: arrivano 52 posti letto in più

Ampliata la dotazione di posti letto dell’Ospedale dei Castelli di Ariccia, con un decreto del Commissario ad acta emanato oggi. Si tratta di un aumento di 52 posti letto in regime di acuzie, di cui 48 ordinari e 4 di Day surgery, che saranno attivi entro settembre e sono così suddivisi: 3 in Chirurgia generale, 4 in Day surgery multi specialistico, 3 in Ortopedia e Traumatologia, 4 in Neonatologia, 10 inCardiologia, 15 in Medicina generale, 2 in Psichiatria, 11 in Medicina d’urgenza. La struttura ospedaliera arriva, così, a circa 200 posti letto complessivi.

“Grazie a un incessante lavoro con la Regione Lazio in pochi mesi abbiamo attivato due terzi dei posti letto previsti dalla configurazione a regime (oltre 300) e abbiamo quasi raddoppiato la capacità recettiva con la quale eravamo partiti”, dice il Direttore generale della Asl Roma 6, Narciso Mostarda, che continua: “il 18 dicembre 2018 si è messa in moto una macchina straordinaria: in sette mesi l’ospedale è diventato il punto di riferimento della sanità pubblica dei Castelli, ha risposto alla domanda di salute del territorio accogliendo e accentrando le attività di due ospedali storici, superandoli, non solo nella quantità di prestazioni erogate, ma anche, e soprattutto, in termini di complessità e qualità. Ringrazio tutto il personale sanitario e gli operatori che stanno contribuendo al raggiungimento di questi risultati”.




Riforma della Giustizia, sospeso il Consiglio dei Ministri: è ancora scontro M5s – Lega

E’ iniziata ma è subito stata sospesa la riunione del Consiglio dei ministri. A quanto si apprende, il Cdm è iniziato perché c’era la necessità di impugnare alcune leggi regionali con urgenza ed è dunque stata deliberata l’impugnativa per dare mandato all’avvocatura dello Stato. La sospensione sembra invece legata alla necessità di sciogliere i nodi esistenti sulla riforma della giustizia.
Il Consiglio dei ministri, viene precisato, è iniziato ed è stato sospeso per ragioni tecniche: era necessario approvare presto, per la firma del presidente della Repubblica, otto proroghe degli scioglimenti di Consiglio comunali e lo scioglimento di un Comune; sono state impugnate alcune leggi regionali. Sono adesso in corso, aggiungono le stesse fonti, riunioni politiche sulla riforma della Giustizia.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha avuto un colloquio con i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini prima dell’inizio del Consiglio dei ministri. Al centro dell’incontro, la riforma della Giustizia che è oggetto di scontro tra Lega e M5s.
“Sto sentendo troppi no dalla Lega – ha detto in mattinata Luigi Di Maio – mi auguro che arrivi qualche sì”. “E’ sicuramente una proposta che si deve approvare in Consiglio dei ministri e non vedo perché la Lega si debba opporre. Sono anni che si dice che si devono ridurre i tempi dei processi. Ci siamo, approviamola”, dichiara Di Maio.
“Oggi il nostro Alfonso Bonafede porta in Consiglio dei ministri una riforma epocale sulla giustizia – ha scritto su Facebook il vicepremier Di Maio -. Una riforma che sanziona i magistrati che perdono tempo e che riduce drasticamente i tempi dei processi civili e penali rilanciando investimenti e crescita. Basta indagati a vita, chi sbaglia paga e subito. Basta aspettare anni prima di essere risarciti. Basta con le spartizioni di potere al Csm. Mi auguro nessuno pensi di bloccarla, sarebbe un grave danno al Paese”.
Il ministro Bonafede “ci mette pure la buona volontà” – attacca Matteo Salvini – ma la sua “cosiddetta riforma della giustizia è acqua”. Lo dice il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini in diretta Facebook criticando la bozza che andrà in Cdm sottolineando che serve una riforma “vera, imponente, storica e decisiva”. Questo testo, aggiunge, “non è quello che gli italiani si aspettano”. Pronta la replica: ‘Discutiamo in consiglio dei ministri, non su Facebook’.
Al tavolo del Consiglio dei ministri, al quale si rivedranno Conte, Di Maio e Salvini dopo i giorni del grande gelo per il caso Russia, i leghisti dovrebbero mettere a verbale il loro dissenso, già espresso in pubblico a più riprese dal ministro dell’Interno. La riunione preparatoria del Cdm – viene riferito da fonti presenti – si svolge in una tensione politica “palpabile” ma i rappresentanti dei ministeri leghisti non affondano il colpo. Le criticità saranno sollevate nelle sedi politiche. Nel testo mancano due temi spinosi: intercettazioni e la separazione delle carriere invocata dalla Lega. E sugli altri capitoli Bonafede, raccogliendo alcuni rilievi, apre fino all’ultimo a limature.
I nove anni di durata massima dei processi, ad esempio, sono già stati ridotti a sei. Ed è stato anche messo a punto il meccanismo di sorteggio per i membri del Csm, con un meccanismo in due fasi che prevede l’elezione. Ma alla Lega il testo ancora non piace: sarà Salvini a decidere se fare barricate in Cdm o rinviare lo scontro al Parlamento. Ciononostante, Luigi Di Maio non sembra temere l’incidente o l’apertura di una crisi. E sfida l’alleato, a partire dalla flat tax: “Se trovano i trenta miliardi noi la sosteniamo”, dichiara. A chi gli rimprovera i “no” del Movimento, il vicepremier ribatte vantando alcuni “grandi” Sì come il taglio dei parlamentari, che sarà votato a settembre alla Camera: c’è un fronte trasversale che preme per il voto, denuncia, per evitare la sforbiciata. La crisi, replicano dalla Lega, è ostacolata dal fronte di coloro che sarebbero pronti a far nascere un esecutivo tecnico, anche di minoranza, pur di proseguire la legislatura.




Crescita Italia, Pil fermo a zero. Zingaretti: “Questo governo sta uccidendo la speranza degli italiani”

Il Pil italiano nel secondo trimestre del 2019 è rimasto fermo sia rispetto ai tre mesi precedenti che su base annua. Lo rileva l’Istat nelle stime (dati corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati). Si registrano quindi variazioni nulle, ‘crescita zero’, in entrambi i confronti: congiunturale e tendenziale.

Il Prodotto interno lordo dell’Italia è risultato “stazionario” nel secondo trimestre del 2019, rallentando dopo il “marginale recupero” congiunturale del primo trimestre dell’anno. In termini tendenziali invece si registra una, sempre lieve, accelerazione: la crescita zero succede a un Pil negativo per lo 0,1%. Per l’Istat continua così la “fase di sostanziale stagnazione”, visto che per il quinto trimestre consecutivo la variazione congiunturale si attesta intorno allo zero.

La crescita del Pil acquisita per il 2019 (quella che si otterrebbe se i restanti trimestri dell’anno si chiudessero con una variazione nulla) risulta nulla.
La variazione congiunturale del Pil nel secondo trimestre del 2019 è pari a zero, ma c’è stato un arrotondamento per difetto, infatti rispetto al primo trimestre il Prodotto interno lordo guadagna circa 100 milioni. Una cifra che però non basta a far scattare il segno più davanti al dato. Fin qui la prospettiva congiunturale, a livello tendenziale invece l’aggiustamento è per eccesso, si sono infatti persi circa 180 milioni.

“Sebbene il quadro internazionale rimanga complesso, la crescita dell’economia italiana dovrebbe gradualmente riprendere nella seconda metà dell’anno. Pertanto, la previsione di crescita media annuale del Def (0,2 per cento) è ancora raggiungibile”. Così in una nota il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dopo la crescita zero del secondo trimestre certificata dall’Istat. “Dobbiamo perseverare nello sforzo di rilanciare la crescita dell’economia in un contesto di stabilità finanziaria e sostenibilità sociale ed ambientale”.

“Il dato era atteso e riflette in larga parte il rallentamento in atto nell’economia dell’eurozona”. Così il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria dopo che l’Istat ha certificato crescita zero nel secondo trimestre. Una valutazione, prosegue una nota del Mef, “in linea con le stime più aggiornate” del ministero che “descrive una situazione di complessiva stagnazione dell’attività economica”.

Il dato dato sulla crescita zero nel secondo trimestre “non ci sorprende, sono molti mesi che vediamo l’economia italiana sostanzialmente ferma”, commenta il capoeconomista di Confindustria Andrea Montanino, interpellato dall’ANSA. “Vediamo qualche piccolo segnale positivo che potrebbe ripercuotersi sull’andamento del Pil ma difficilmente nel 2019 andremo oltre la crescita zero che avevamo previsto o solo di qualche decimale”. E avverte: “Anche se avessimo una seconda parte del 2019 più positiva ormai l’anno è compromesso”.

“Crescita zero. Questo governo sta uccidendo la speranza degli italiani. Organizziamo l’alternativa: vogliamo lavoro, scuola, sanità investimenti”. Lo scrive su Twitter il segretario del Pd Nicola Zingaretti.




Omicidio Cerciello: qual’è la verità?

È notte fonda, quasi le due. All’incrocio di quella via centrale, – sullo sfondo Piazza Cavour, con il retro del ‘Palazzaccio’, la sede della Corte di Cassazione – in quartiere Prati, due carabinieri in borghese, intervenuti con un’auto civetta, aspettano i ragazzi che hanno tentato di ricattare uno dei loro informatori, tale Sergio Brugiatelli, per cercare di rifarsi della piccola truffa subita nell’acquisto di presunta cocaina, rivelatasi poi soltanto aspirina. Non sanno ancora che si tratta di due giovani studenti americani, in Italia non per motivi di studio, come in un primo tempo s’era detto, ma solo per diporto, essendo abitualmente residenti all’estero. Questo fa pensare che ambedue capiscano bene anche l’italiano e la parola ‘carabinieri’. Non sanno neanche, Varriale e Cerciello, che i ragazzi hanno con sé un’arma micidiale, progettata apposta per non lasciare scampo a chi ne venisse a contatto dalla parte sbagliata. È un coltello da Marines, un Trench Knife Ka-bar Camillus, con lama brunita da 18 centimetri, la lunghezza che serve per attingere la zona cardiaca in un uomo adulto, una impugnatura in cuoio ingrassato a noccoliera, un’arma da professionista, in acciaio speciale, affilatissimo. Sarà infatti molto facile per Elder Lee infliggere ben undici profonde ferite in pochi secondi a Mario Cerciello, vicebrigadiere dell’Arma. La prima proprio al cuore, profonda fino all’elsa. I carabinieri sono intervenuti, a quanto pare, proprio perché il derubato è uno dei loro informatori, un occhio sulla zona di spaccio fuori controllo che è ormai anche quel quartiere Prati una volta molto tranquillo e signorile: ma, si sa, dove arriva la polvere bianca o la ‘Maria’, non c’è più remissione. Il collega di Cerciello, Varriale, si apposta poco distante, dietro un angolo. Non conosciamo esattamente cosa sia accaduto all’arrivo dei due ragazzi: la dinamica di quei concitati momenti è ancora oggetto di indagini. Possiamo immaginare che Cerciello, credendo, secondo il racconto del Brugiatelli, di trovarsi di fronte a due innocui e sprovveduti ragazzini, abbia sottovalutato la situazione. Senza alcun dubbio s’è presentato qualificandosi come carabiniere, con tanto di tesserino in mano, come riferito dal Varriale, che osservava la scena. O che Varriale, secondo un’altra versione, si sarebbe qualificato insieme al vicebrigadiere. Ma ciò che avrebbe dovuto rassicurare i ragazzi, cioè il fatto di trovarsi davanti a uomini di legge e non a delinquenti, ha invece fatto esplodere la loro violenza. Avvezzi, come del resto testimoniano i loro amici in patria, ad essere violenti, avevano portato con sè dagli States un colello da Marine, nel bagaglio di Finnegan Elder Lee, l’assassino. Mario Cerciello era un uomo buono, che amava aiutare chi ne avesse avuto bisogno, e la sua espressione piena di dolcezza – quella stessa vergognosamente definita ‘poco intelligente’ da una cosiddetta insegnante, che ha aggiunto ‘uno di meno, non ne sentiremo la mancanza’, come se la morte di un uomo che ha consacrato la sua vita al servizio per i cittadini e la sua nazione fosse uno da eliminare, con altri, probabilmente, come lui – testimoniava di lui, e dei suoi sentimenti. Ambedue gli uomini della legge sono rimasti sorpresi dalla reazione dei due diciannovenni. Mentre veniva trafitto, ancora Mario gridava: “Siamo carabinieri, fermati, basta!”. Non pensando che i due avevano avuto sì paura, come i loro avvocati hanno già messo in evidenza, ma, comprendendo benissimo l’italiano e la parola ‘carabinieri’, la loro paura non fosse quella di soccombere a degli spacciatori, – con cui comunque avevano un appuntamento, e quindi non si sarebbero meravigliati di trovarseli davanti – ma di essere arrestati, imputati per rapina, estorsione e possesso di stupefacenti, e quindi di vedere la loro vita rovinata, come sarebbe successo in America se quei reati li avessero commessi in patria. Un arresto per droga, come è noto, può rovinare la carriera scolastica di un ragazzo ‘bene’, come loro erano, per appartenenza familiare e sociale. La loro paura era unicamente questa. A quel punto Mario Cerciello diventava un pericolo enorme: arresto, notizie in S. Francisco, fedina penale macchiata, curriculum scolastico kaputt. In USA non è come da noi: la scuola, la High School, il College, l’Università sono fondamentali per trovare poi un posto di prestigio nella società, con un lavoro e una carriera di centomila o più dollari l’anno. Tutto questo è passato in un istante davanti agli occhi dei due assassini, e l’ostacolo alla loro vita futura si è materializzato nel mite Mario Cerciello, vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri, grado raggiunto vincendo un concorso interno costato sacrifici e studio. La motivazione della furia di Elder Lee è soltanto questa: eliminare quel carabiniere affinchè la loro fedina penale non sia macchiata da nulla. L’intervento di Varriale, subito dopo l’aggressione, è stato ‘tamponato’ da Natale Hjorsth. Poi la fuga, mentre Mario Cerciello si accasciava al suolo, dicendo “Mi hanno accoltellato”. Cosa gli sarà passato per la mente, in quel momento? La moglie, sua da soli quarantatrè giorni, dopo un lungo fidanzamento: un colpo di fulmine, una coppia d’oro in questo mondo che proprio oro non è. La speranza di poterla rivedere, mentre, non si sa se ancora cosciente, l’ambulanza lo portava all’ospedale. Il dolore per quei figli che tanto avrebbe voluto, ma che non avrebbe avuto mai; che non sarebbero mai venuti al mondo, perché Mario, il carabiniere buono, il Cavaliere di Malta che accompagnava i malati a Lourdes con i ‘Treni bianchi’, aveva capito che stava morendo, e che non avrebbe mai più rivisto quella ragazza con cui aveva fatto tanti progetti. Scappano i due, si rifugiano nell’hotel di lusso, Le Meridien, pagato con i soldi dei genitori. Nascondono il coltello in un controsoffitto, lo zaino rubato e gli indumenti sporchi di sangue in un vaso da fiori, all’ingresso dell’albergo. Vogliono partire subito, dopo poche ore, mentre la notte si è già consumata in un omicidio, una tentata estorsione, una rapina. Una fuga. Al mattino prenderanno il primo volo per tornare a casa. Mario è a terra, in una pozza di sangue che è ancora lì, a testimoniare della violenza cieca e ‘fuori controllo’, come avrà a a dire la Gip incaricata delle indagini, e loro già pensano alla fuga. Nessun pentimento, nessun ripensamento: hanno ucciso in modo barbaro un uomo, un carabiniere, per una faccenda che tutto sommato valeva cento euro più un grammo di polvere bianca. Nessuna meraviglia che li abbiano ammanettati dietro la schiena: lo vediamo fare in tutti i film americani, perché meravigliarsi? E la benda sugli occhi non è quella di Guantanamo, o quella che i Vietcong mettevano sulla fronte dei soldati USA catturati – o viceversa, anche gli Americani hanno questa abitudine, se non peggio, per evitare reazioni poco gradire da parte dei prigionieri. Dobbiamo dire che i carabinieri della stazione Farnese hanno avuto molto autocontrollo. In un’altra nazione, presi così a caldo, non sarebbero usciti interi: questo è più che comprensibile, e smettiamola di perseguitare i nostri uomini d’ordine perché quando arrestano qualcuno lo strapazzano un po’: vorremmo vedere alla stessa bisogna uno dei buonisti di turno! Il mestiere di carabiniere è una missione, per i più. La divisa non s’indossa solo di fuori: chi è davvero carabiniere la indossa anche dentro di sé, e la porta con onore. È chiaro che in tutte le ceste ci sono anche dei frutti bacati, ma non fanno testo: non devono far testo. Ma Mario è stato tradito: è stato tradito proprio da uno dei suoi colleghi. Non quello che ha bendato il ragazzo, che comunque in quel momento non era sottoposto ad interrogatorio: l’interrogatorio, infatti, si è svolto alla presenza degli avvocati, come di legge. No, Mario è stato tradito da chi ha scattato quella foto di nascosto, e ora tutti gridano a Guantanamo. Tanto da dare anche ad una Amanda Knox il destro di attaccare ancora la nostra giustizia, e le nostre forze dell’ordine. Abbiamo anche il commento di Alan Dershowitz, l’avvocato che ha fatto assolvere O.J.Simpson dall’accusa di omicidio, professore alla Harvard Law School – e O. J. era evidentemente non proprio pulito, stando a ciò che è arrivato sui giornali, oltre ad essere fuggito per sfuggire alla cattura, ciò che in USA costituisce ammissione di colpa. Dershowirz, in cerca presumibilmente di visibilità e di denaro, dice chiaramente che “Con una foto come quella” farebbe invalidare l’intero procedimento legale. Rimane il fatto che lunedì la Rai ha trasmesso in diretta il funerale di Mario, il carabiniere buono, quello che si adoperava per gli altri, quello che con tanto sacrificio aveva superato l’esame per vicebrigadiere. Non crediamo che lo stipendio fosse molto più importante, dopo la promozione, ma certamente l’orgoglio della divisa, il desiderio di migliorare, gli davano quella spinta che dava una motivazione in più al suo essere uomo d’ordine e di legge; una ragione in più per continuare ad essere, anche agli occhi di sua moglie, una persona di cui lei potesse essere orgogliosa. Una carriera spezzata, questa sì, sul selciato di una strada di Roma, in piena notte, dalla furia cieca e criminale di un ragazzo che non voleva rinunciare alla sua vita di agi e di prestigio, e che ha finito per toglierla, quella vita, a chi la meritava senz’altro più di lui. Non è stata la paura di avere di fronte uno spacciatore, ad armare la mano d i Elder Lee, ma la paura di perdere tutti i privilegi di cui aveva goduto fino a quel momento e di cui, uccidendo Mario Cerciello, avrebbe voluto continuare a godere.




Le insopportabili fake news dell’opposizione Pd – e non solo

Sono ormai quasi due anni che l’opposizione a questo governo, che pare come l’acqua e l’olio, ma che poi finisce per accordarsi, in nome di un interesse comune – che poi è anche quello di dare un governo stabile agli Italiani – continua, tramite spot elettorali in televisione (ormai è un classico nei Tiggì la sfilata di elementi di Forza Italia, PD e sinistra in genere) a far passare alcuni messaggi: 1) il governo è allo sbando; 2) il governo è fallito; 3) l’Italia è isolata in Europa; la situazione è grave; 4) chi pagherà il conto saranno gli Italiani; 5) siamo sull’orlo della catastrofe. E tante altre trovate fantasiose, volte a metter paura agli elettori. I quali, tra parentesi, ringraziano, quelli che l’hanno fatto, di aver voluto Salvini al governo, l’unico che sta dimostrando di essere efficiente ed efficace, e non soltanto nel contrasto all’immigrazione clandestina, nonostante tutti gli dei dell’Olimpo si siano scatenati contro di lui. È di oggi, fra le notizie di economia che i Tiggì della Rai ci ammanniscono – e non c’è da dubitare dei dati dell’Istat – la notizia che quel famoso spread che fu la bestia nera di Berlusconi, e che, arrivando in maniera truffaldina a circa 600 punti, lo costrinse a rassegnare le dimissioni del suo governo nelle mani di un Napolitano che altro non aspettava, e che, anzi, mostrò di non esserne sorpreso, presentando immediatamente un governo ‘tecnico’ presieduto da un Monti che mesi prima già era stato allertato: potenza delle sfere di cristallo! Oggi il nostro spread è ai livelli del 2016, come dice il buon Paolo Gila, giornalista economista della Rai, sotto ai 200 punti, e anche ai 190, con un bel risparmio per le casse della nostra nazione, con un rendimento, sui decennali, attorno all’1,55%. La conclusione è che quelli che si chiamano ‘investitori istituzionali’ hanno sempre avuto fiducia nei nostri titoli di Stato, e hanno continuato ad acquistarli nl tempo: quando lo spread era alto perché rendevano di più, ora che è più basso, perché comunque sono titoli sicuri. Sappiamo infatti che il debito pubblico italiano è originato dagli interessi sui titoli di Stato, e più basso è lo spread, più bassi saranno gli interessi che lo Stato dovrà corrispondere agli investitori. Secondo l’Istat, l’Istituto Italiano di Statistica, la disoccupazione è scesa a livelli record, con aumento degli occupati sia a tempo indeterminato, (+27.000) che determinato, (+13.000) e sia per gli autonomi (+28.000), quindi il dato occupazionale si assesta sotto al 10%, la prima volta dal 2012. “Disoccupazione ai minimi storici dal 1977. Tagliare le tasse a imprenditori, lavoratori e famiglie è un dovere morale” ha detto il vice premier Matteo Salvini. anche se in Europa siamo terzultimi, e c’è qualcuno che sta peggio di noi. Questo sicuramente si può addebitare a politiche sbagliate dei governi precedenti a questo, dato che nel settore occupazionale i riflessi sono un po’ lenti… Confindustria deve dire da che parte sta, visto che di questo governo non le va bene niente, mentre invece quando c’era Renzi le sue reazioni erano molto diverse. A dispetto di quanto afferma Confindustria, gli indici statistici della fiducia delle famiglie sono aumentati – e questo significa che la gente spende più volentieri e fa girare più denaro – e non solo quelli, ma anche quelli della fiducia delle imprese. Insomma, per dirla tutta, se lasciamo lavorare – o se lasciano lavorare – questo governo fatto di due colori che proprio d’accordo non vanno, può darsi che, con sommo disdoro di chi comanda in Europa – Germania e Francia – l’Italia possa finalmente riprendere la posizione che le spetta, mai subalterna. Né siamo soli, in Europa, anche se il detto recita ‘meglio soli che male accompagnati’, e davvero non sapremmo quale compagnia consigliare alla nostra nazione, fra un Macron insopportabile servo di certi poteri (basta vedere da dove proviene, dalla banca Rotschild), e una tremolante Merkel, che nonostante tutto non molla la poltrona. Siamo riusciti anche ad evitare quella procedura d’infrazione che in ambito comunitario tutti non aspettavano altro che di appiopparci, facendo fallire ogni cosa. Mentre alla Francia di Emmanuel Macron non sono mai stati posti limiti di sforamento consentendo di arrivare anche oltre il 3%. Nonostante questo, negando l’evidenza per ragioni elettorali, si cerca a spallate di far leva sui cittadini meno attenti, per far cadere questo governo. Un rischio reale proviene da una certa parte dei grillini, rimasti legati col loro cordone ombelicale ad una certa sinistra. Quelli, per dirla tutta, che hanno permesso che, per una manciata di voti, fosse eletta in sede europea la candidata di Macron e Merkel, quella Ursula Von Der Leyen che continua la politica anti-sovranista della Merkel. Europeista convinta, con lei alla presidenza della Commissione Europea, non sarà possibile far passare quei cambiamenti che renderebbero l’autoritarismo europeo meno indigesto. Tutto questo per soli 9 voti, tra cui anche quelli di 14 grillini che, in controtendenza a ciò che avrebbe voluto Matteo Salvini, hanno votato con il PD. Quella di una o più correnti in seno al M5S è la bomba ad orologeria che potrebbe sfilare i Cinquestelle dal governo, ma tant’è quando si sentono parlate Fico e Di Battista, cadono le braccia. Troppo variegata a diversa è l’anima del Movimento, e questo alla fine porterà fatalmente ad una resa dei conti. Sono, comunque, e rimangono insopportabili, le affermazioni non rispondenti a verità di Zingaretti e c. che prospettano un orizzonte tempestoso e catastrofico. Chi fa politica evidentemente non la fa per il bene della nazione, riconoscendo almeno in parte, anche se obtorto collo, ciò che di buono sta avvenendo, e che è innegabile. Chi fa politica, oggi, rosica per non essere più al potere, cercando nella dialettica puerile e falsa di ingannare chi l’ascolta: vedi, ad esempio, il gran ritorno di Matteo Renzi su Facebook, che ha incassato soltanto insulti e parolacce. Pare proprio che a questa gente, di fronte alla poltrona, del bene della nazione non glie ne importi – come si dice a Roma – una beata cippa.




Roma, folla in piazza per l’ultimo saluto al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega: domani i funerali in diretta Rai1

Una folla composta, sorpresa anche da un temporale, si è radunata a Roma in piazza del Monte di Pietà per dare l’ultimo saluto al vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso due notti fa.

Fino alle 20.30 sarà possibile rendere omaggio al 35enne nella cappella a pochi passi dalla caserma dei carabinieri di piazza Farnese dove da anni Rega prestava servizio.

La moglie Rosa Maria veglia il feretro del marito, con gli occhi gonfi di lacrime. Intorno a lei, immobile nel suo dolore, il viavai delle migliaia di persone e appartenenti alle forze dell’ordine che sono venuti a dare l’ultimo saluto al vice brigadiere ucciso il 26 luglio. Seduti accanto al feretro anche la madre del vicebrigadiere, la sorella e il fratello.
Per onorare la memoria del carabiniere ucciso tutte le trasmissioni della Rai osserveranno un minuto di silenzio alle 11.30 di domani, lunedì 29 luglio.

I funerali saranno in diretta a partire dalle 11.55 su Rai1

Emergono particolari dall’autopsia. Sono state undici in totale le coltellate inferte da Elder Finnegan Lee al vicebrigadiere. L’esame sul corpo della vittima è stato eseguito ieri all’istituto di medicina legale della Sapienza. In un primo momento i colpi che hanno raggiunto il carabiniere sembravano otto ma l’esame autoptico ha individuato altri tre fendenti. Secondo l’autopsia Cerciello Rega è deceduto a causa della forte emorragia.

E’ stato inoltre individuato dai carabinieri il pusher che ha venduto aspirina al posto della droga ai due californiani arrestati. Si tratterebbe di un italiano. Sono in corso accertamenti anche sulla posizione di Sergio B., l’uomo derubato che quella sera diede l’allarme al 112. Saranno indagati per reati di droga. A quanto ricostruito, l’uomo accompagnò personalmente i ragazzi dal pusher.

E ieri sera il gip di Roma Chiara Gallo ha convalidato il fermo dei due americani accusati di concorso in omicidio e tentata estorsione.

“Siamo scioccati. Esprimiamo le più profonde condoglianze alla famiglia del brigadiere Cerciello Rega” afferma la famiglia di Finnegan Lee Elder in un comunicato. “Non abbiamo informazioni indipendenti sull’accaduto, non siamo stati in grado di avere comunicazioni con nostro figlio. Chiediamo il rispetto della nostra privacy durante questo momento difficile. I nostri pensieri vanno a coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”.
“Quel che è accaduto al vice brigadiere Mario Cerciello Rega – scrive su Facebook Luigi Di Maio – ci lascia ancora senza pace. C’è un passo in più che però possiamo compiere. Ed è quello di equiparare il trattamento delle vittime del dovere a quello delle vittime del terrorismo. È un tema dibattuto da tempo a cui il Parlamento deve rispondere. C’è già una legge del M5S depositata dal nostro senatore Gianmarco Corbetta. Spero che si riesca presto ad incardinare in commissione e che il testo trovi il supporto di tutte le forze politiche”.
Restano però ancora molti punti oscuri della vicenda: i due giovani erano in cerca di droga a Trastevere ma la sostanza acquistata era semplice aspirina: dopo essersi resi conto di essere stati ingannati hanno rubato la borsa del pusher che conteneva il suo cellulare. L’uomo ha quindi contattato i due chiamando il suo numero di telefono per avere indietro la borsa. Il pusher avrebbe poi chiamato il 112 per comunicare che era stato scippato e che si era accordato con i due americani per la restituzione della borsa. A questo punto, all’orario stabilito, i due carabinieri in borghese si sono recati in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati, una zona centrale piena di studi di avvocati e famiglie borghesi. Lì hanno incontrato i due ragazzi con i quali è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere è stato colpito con otto coltellate.




Roma, carabiniere ucciso a coltellate: confessa l’omicidio un cittadino statunitense

Uno dei due cittadini americani
fermati oggi per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ha ammesso
le proprie responsabilità affermando di essere lui l’autore materiale
dell’accoltellamento. Si tratta della persone con i capelli mesciati apparso in
una foto e ripreso da alcune telecamere.

Erano in cerca di droga a
Trastevere ma la sostanza acquistata era semplice aspirina: perciò hanno rubato
la borsa del pusher nel tentativo di recuperare i soldi. Questa la dinamica
della vicenda che ha portato all’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello
Rega. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti i due ragazzi americani si
erano recati a Trastevere per acquistare sostanze stupefacenti: dopo essersi
resi conto di essere stati ingannati, hanno strappato la borsa allo spacciatore
che conteneva il suo telefono cellulare. L’uomo ha quindi contattato i due
chiamando il suo numero di telefono per avere indietro la borsa. Il pusher
avrebbe poi chiamato il 112 per comunicare che era stato scippato e che si era
accordato con i due americani per la restituzione della borsa. A questo punto,
all’orario stabilito i due carabinieri, in borghese, si sono recati in via
Pietro Cossa. Li’ hanno incontrato i due ragazzi con i quali è scoppiata una
violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere è stato colpito con
otto coltellate risultate poi fatali.

Due persone sono state fermate
nell’ambito delle indagini sull’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello
Rega, accoltellato a morte stamani a Roma nel corso di un servizio contro un
tentativo di estorsione. I fermati sono cittadini americani. I due sono
stati portati al nucleo operativo dei Carabinieri di via In Selci, dove si
recheranno i magistrati della Procura di Roma per interrogarli. Contro i due
per ora non è stara formalizzata nessuna accusa. La Procura però procede per
omicidio e furto.

Almeno quattro persone si trovano
in caserma per essere ascoltate nell’ambito delle indagini sulla morte del
carabiniere ucciso a Roma nella notte con alcune coltellate mentre era in
servizio. “Quando ho sentito Mario urlare ho lasciato quell’uomo e ho
provato a salvarlo, perdeva molto sangue”. E’ quanto avrebbe raccontato il
collega del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso in
servizio la scorsa notte a Roma.

I funerali di Cerciello saranno
celebrati lunedì 29 luglio alle 12 a Somma Vesuviana nella chiesa di Santa
Croce in via Santa Maria del Pozzo 114, la stessa dove un mese e mezzo fa il
carabiniere si era sposato. Lo si apprende dal Comune di Somma Vesuviana.

L’aggressione
è avvenuta in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati. Da una prima
ricostruzione, il vice brigadiere 35enne durante un servizio con alcuni
colleghi stava fermando due uomini considerati responsabili di furto e
estorsione quando uno di loro avrebbe estratto il coltello ferendolo più volte,
il vice brigadiere, Mario Cerciello Rega, è morto poco dopo in ospadale. L’uomo
sarebbe stato ucciso per cento
euro
: è questa la cifra che sarebbe stata chiesta in cambio
della restituzione di un borsello rubato dai due. Quello che in gergo si chiama
“cavallo di ritorno”. I due sono al momento ricercati.

“Questa vicenda appare più
complessa di un banale ‘cavallo di ritorno'”. E’ quanto filtra da ambienti
investigativi in relazione al furto che ha causato l’operazione nella quale è
stato ucciso il vice brigadiere Cerciello Rega. In sostanza da quanto si
apprende le indagini vanno avanti non solo per appurare la dinamica dell’omicidio
ma anche per accertare le modalità e le finalità del furto della borsa
sottratta un cittadino a Trastevere. L’interrogatorio dei 2 sospetti potrebbe
risultare fondamentale anche su quest’ultimo punto.

Il carabiniere è stato colpito più volte in varie parti del corpo e avrebbe ricevuto 8 coltellate. Una di
queste all’altezza del cuore e anche una alla schiena. Il carabiniere è
arrivato in ospedale in condizioni disperate ed è deceduto poco dopo. Dalle
prime informazioni, sembra fosse in borghese. La procura di Roma indaga per
omicidio.

Me
lo hanno ammazzato
“. Straziata dalle lacrime la moglie del
carabiniere ucciso sfoga la sua disperazione fuori dalla camera mortuaria del
Santo Spirito a Roma. “Lei viveva per lui, è una tragedia”, racconta
un amico in lacrime. “Ancora non ci posso credere”, ripete un
fratello della vittima. Presenti fuori la camera mortuaria dell’ospedale romano
almeno 100 tra amici e parenti arrivati dalla Campania, regione d’origine di
Mario Rega Cerciello.

Si era sposato da poco più di un mese il
35enne originario di Somma Vesuviana accoltellato più volte nella notte nel
quartiere Prati, al centro della Capitale. Sul suo profilo Facebook le foto
delle nozze, celebrate il 19 giugno, in cui è ritratto sorridente con la
moglie.

“Bastardi maledetti…vi
ammazzo”, scrive su un suo profilo social un cugino del vice brigadiere
ucciso. Molti i messaggi di condoglianze alla famiglia pubblicati in queste ore
sui social. “Onore a questo uomo che semplicemente faceva il suo
lavoro” scrive qualcuno. “Non ci sono parole..” aggiunge un
altro.

“Ho appreso con profonda
tristezza – scrive in una nota il capo dello Stato Sergio Mattarella – la
notizia del decesso del Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega , ferito
mortalmente mentre era impegnato in un controllo di polizia. Nel confidare che
si arrivi rapidamente alla cattura dei criminali responsabili, desidero
esprimere a lei, signor Comandante Generale, e all’Arma dei Carabinieri, la mia
solidale vicinanza”.

“Stanotte
il Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega è stato accoltellato mentre era in
servizio. Stringo in un forte abbraccio sua moglie, la sua famiglia e i suoi
cari. Sono vicina all’Arma dei Carabinieri e a tutti agli uomini e le donne che
quotidianamente mettono a rischio la loro vita per garantire la nostra
sicurezza. Chiedo tolleranza zero per i delinquenti che hanno commesso questo
vile atto!”. Così il ministro
della Difesa Elisabetta Trenta
.

“Caccia
all’uomo a Roma per fermare il bastardo che stanotte ha ucciso un carabiniere a
coltellate. Sono sicuro che lo prenderanno e che pagherà fino in fondo la sua
violenza: lavori forzati in carcere finché campa”, ha detto il ministro dell’Interno Matteo
Salvini
.

“Nella
notte, a Roma, un giovane vice brigadiere dei Carabinieri è stato ucciso a
coltellate da un rapinatore. Aveva solo 34 anni. Il mio abbraccio alla famiglia
del militare e a tutta l’Arma. È un momento di grande dolore per lo
Stato”. Lo scrive
il vicepremier Luigi Di Maio sul suo profilo twitter
.




Roma, il Gip dice no all’archiviazione per Tiziano Renzi su Consip

No alla richiesta di archiviazione per Tiziano Renzi, coinvolto nella vicenda Consip per l’accusa di traffico di influenze. Lo ha deciso il gip di Roma, Gaspare Sturzo, a distanza di otto mesi dalla richiesta avanzata dalla Procura di fare cadere le accuse nei confronti del padre dell’ex presidente del Consiglio. Il giudice ha fissato la camera di consiglio per il prossimo 14 ottobre.
Oltre alla posizione di Renzi senior, il giudice ha detto ‘no’ anche ad altri 9 indagati (per alcuni dei quali la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio per altre fattispecie) nei confronti dei quali i pm di piazzale Clodio avevano chiesto di archiviare singoli capi di imputazione. Tra loro l’ex ministro Luca Lotti (rivelazione del segreto d’ufficio), il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia (rivelazione del segreto d’ufficio), l’imprenditore Carlo Russo (turbativa d’asta).
Respinta la richiesta di archiviazione anche per l’imprenditore Alfredo Romeo (corruzione e turbativa d’asta) e per l’ex parlamentare del Pdl, Italo Bocchino (corruzione e turbativa d’asta), l’allora ad di Grandi Stazioni, Silvio Gizzi (turbativa d’asta), l’ex ad di Consip Domenico Casalino (turbativa d’asta) e il dirigente Francesco Licci (turbativa d’asta).
Nella richiesta di archiviazione i pm scrivevano che Tiziano Renzi aveva reso “affermazioni non credibili” nel corso nell’interrogatorio fornendo una “inverosimile ricostruzione dei fatti”. Per i magistrati, però, “non è dato rinvenire alcun elemento” che faccia supporre un accordo illecito con l’imprenditore Carlo Russo.
Il padre dell’ex presidente del Consiglio, “interrogato, ha sì dichiarato di conoscere Russo da prima del 2012, di avere condiviso con lui sia esperienze lavorative che esperienze personali come viaggi a Medjugorie, sì di avere instaurato un rapporto tale da avere fatto il padrino di battesimo del figlio, ma esclude di avere ‘parlato mai con lui di Consip’, né di avere mai ‘spinto con lui su Consip'”. Per i pm “queste ultime affermazioni non appaiono credibili confrontate con quanto dichiarato dal testimone, ex ad di Consip, Luigi Marroni in modo dettagliato, con alcuni puntuali riscontri su luoghi e tempi degli incontri avvenuti con Renzi considerato che tale teste non aveva interesse ad affermare il falso, ricostruendo circostanze che, semmai, potevano metterlo in difficoltà”. Nel provvedimento, aggiungono i pm, Marroni ha riferito che “in due occasioni, nel settembre 2015 e nella primavera 2016, Tiziano Renzi lo avrebbe pregato di ricevere Russo per ‘dargli una mano’. Si sarebbe trattato, secondo quanto riferito da Marroni, di una generica raccomandazione che non avrebbe avuto alcun esito”. Nella richiesta di archiviazione, tuttavia, la Procura concludeva che “nonostante tutti gli approfondimenti possibili, non è dato rinvenire alcun elemento – aldilà si ribadisce di un giudizio di inattendibilità di quanto dichiarato da Renzi – che consenta di ritenere che la raccomandazione spesa in favore di Russo fosse conseguenza di un accordo con lo stesso, al fine di esercitare indebite pressioni su Marroni per alterare le gare d’appalto indette da Consip”.




E la chiamavano Europa unita: fallimento e aborto di un sogno

La chiamavano Europa Unita. Sognavano un comune sviluppo economico e quindi il benessere. Tutti solidali nel ripudiare la guerra. Sani principi, eroici propositi ma, ahinoi, onirici traguardi, miseramente disattesi affidati a mediocri statisti, sconosciuti che si spostano tra Bruxelles e Strasburgo. Così del nobile progetto non è rimasto che un indigeribile e puro monetarismo

Il naufragio del sogno dei padri fondatori nel mare del vuoto politico

Qualora ci fosse stato bisogno di dare prova della mancanza di unità tra gli Stati membri, la guerra del dazio di Trump sarebbe bastata. Questa volta la leggendaria ricchezza del vecchio continente rischia veramente. Come ha reagito a questa minaccia la così detta “Europa Unita? Autonomamente ed in ordine sparso i leader di ciascun Paese si sono recati a Washington, ognuno a curare il proprio orticello. Molti si domandano come mai i paesi di Visegrad e i vecchi alleati non risultano ostili e non sono critici verso questa “Unione Europea”. Si capisce perfettamente. Prima perché in molti non hanno aderito alla moneta unica e poi perché l’europeismo di Orban, Kurz ed altri a loro vicini gli fa comodo nel tenere in piedi il mercato unico e più importante perché beneficiano generosamente della spartizione dei fondi di sviluppo.

L’agenda del “poi poi” e la politica immigrazione del “mai mai” europea

Capifila ostili a una vera politica dell’emigrazione, sono sempre i paesi Visegrad, quelli stessi a favore e fruitori della spartizione dei fondi di sviluppo. Poi ci sono i paesi del nord che molto egoisticamente si sentono abbastanza lontani dagli sbarchi e chiudendosi bene dentro le frontiere proprie si sentono al sicuro. Francia e Germania fanno coppia e pretendono di dire agli altri quello che non vogliono che altri dicano a loro. Intanto l’emigrato africano sogna di integrarsi in questa società europea così “moderna”, così “opulenta”, i barconi continuano a partire dalle coste libiche e le Ong fanno la spola tra un barcone e l’altro, poi fanno rotta, destinazione Lampedusa, mentre l’Europa sta a guardare. Ultimo episodio del comportamento scorretto che gli Stati commettono l’uno contro l’altro lo abbiamo letto giorni fa: Poliziotti belgi fermati in Francia con autobus pieno di migranti irregolari. Gli agenti volevano semplicemente riaccompagnare i profughi al confine ma per errore lo hanno superato di cinquanta metri.

L’ambiguità e il paradosso del ripudio della guerra

A questa “Europa Unita” due terribili guerre mondiali non hanno insegnato niente. Forze armate dei suoi singoli Stati si trovano attualmente stanziate in zone dei peggiori conflitti come Siria, Iraq, Afghanistan, Libia e non solo. Li chiamano “peace makers”, portatori di pace. Sarà ma molte armi di distruzione in quelle zone sone di fabbricazione di paesi europei. I commercianti e quindi i fornitori ai paesi in guerra, sono di cittadinanza europea. Come si può coniugare ripudio della guerra e fornitura di armi di distruzione? Solo in un modo. L’Europa Unita non è unita e i vari Stati operano in ordine sparsa.

Continuano a chiamarla “Europa Unita”

Ventotto Stati quasi sovrani, sfilano a testa bassa davanti a una Commissione europea, come i capponi di Renzo, presi da una furibonda litigiosità, non fanno altro che beccarsi l’un l’altro, senza rendersene conto che senza il reciproco aiuto, tutti rischiano di finire in pentola come i capponi manzoniani.

Fra gli Stati membri una concorrenza senza quartiere

Così tutti i 28 aggiustano i loro comodi e non sdegnano di fare concorrenza l’un l’altro. Si citano alcuni esempi: Le retribuzioni nazionali minime sono una rappresentazione plastica di quanto siano distanti i paesi membri della tanto osannata Unione. Per fare chiaro il concetto secondo dati Eurofound/Eurostat, al primo gennaio 2019 queste retribuzioni minime variano dall’1,62 euro all’ora della Bulgaria alle 11,97 euro l’ora di Lussemburgo. Altro vulnus in questa Europa Unita è rappresentato dai differenti regimi fiscali adottati in piena autonomia dagli Stati membri. Spicca la pressione fiscale della Lituania al 20,9%, quella dell’Albania al 22,9%, la Croazia al 26,6%, così via per finire a sbattere in Italia che secondo l’Ufficio Studi della Cgil, nel 2019 rischia di sfiorare ed andare oltre il 43%. Onestà intellettuale vuole che si dica che l’Italia non è il Paese più tassato d’Europa. La Danimarca, la Svezia, la Finlandia e la Norvegia superano l’Italia ampiamente però garantiscono servizi efficientissimi, cosa che non sempre si può dire dell’Italia. Comunque tutto questo conferma che l’unione è solo una chimera.

Non finisce qui, si può andare ancora avanti

Sebbene l’Iva venga imposta in tutta l’Unione, sempre per non smentirci, ogni Stato membro fissa le proprie aliquote. L’osare a sindacare i vari sistemi dell’istruzione scolastica diventa un’impresa. A che età i bambini dei singoli Stati cominciano la scuola primaria? Quanto dura l’istruzione secondaria in Spagna, in Svezia, in Irlanda ed in Portogallo? Quali sono le materie obbligatorie? Le università? Andare avanti non conviene se non si vuole entrare in un labirinto. Il percorso diventa più arduo se si intraprende la strada del Welfare state, il benessere sociale. Se poi si vuole informarsi sul sistema pensionistico dell’Unione bisogna interpellare ogni singolo Stato. Non c’è un sistema comune. In Germania il sistema varia secondo categoria e settore produttivo. In Spagna c’è un unico regime, statale e obbligatorio, con pensione minima che sostituisce la vecchia “assistenza sociale”. In Italia un altro sistema ancora. Sempre un‘Europa che marcia disorganizzata in ordine sparso.

Nota dolente è la gestione dei sistemi sanitari negli Stati membri dell’Unione

Questi, del resto come ogni altra gestione, nell’Unione sono gestiti in modi molto diversi. Per fare un esempio basti dire che l’assistenza sanitaria tedesca non è gratuita ed è obbligatoria dal momento in cui si registra come residente nel Paese. Questo solleva il caso di immigranti non registrati come residenti! Cosa succede? Al lettore l’ardua risposta. Paese che vai usanza che trovi. Stato membro che vai sistemi autonomi che trovi. Così è se vi pare. Aveva più che ragione Bartali: L’è tutto sbagliato… l’è tutto da rifare.




Caldo torrido, Anbi: “Riserve idriche sufficienti, ma vanno utilizzate con oculatezza”

Di fronte al caldo torrido di questa settimana, il sistema idrico italiano sta rispondendo in maniera adeguata, esaudendo le richieste per usi umano, agricolo e produttivo (forte innalzamento nei consumi di energia anche idroelettrica per il condizionamento degli ambienti); va, comunque, segnalata la repentina discesa dei livelli dei grandi bacini settentrionali con i laghi di Como e di Iseo, abbondantemente al di sotto della media stagionale.

Analogamente sta succedendo per il lago di Bracciano a servizio della città di Roma così come per gli invasi di Puglia, Calabria e Sicilia, le cui disponibilità idriche sono comunque superiori a quelle dello scorso anno. Diversamente va in Basilicata, dove mancano all’appello oltre 76 milioni di metri cubi ed in Sardegna (– 92 milioni di metri cubi); anche in Emilia Romagna, la situazione idrica è deficitaria seppur lievemente: nei bacini piacentini mancano un paio di milioni di metri cubi.

Per quanto riguarda i fiumi: il Po ha una portata inferiore alla media stagionale, ma superiore a quella dello scorso anno; l’Adige è fortemente condizionato dai rilasci da monte, ma la sua portata è largamente superiore a quella delle stagioni siccitose 2015 e 2017. In Piemonte il Tanaro ha più acqua dello scorso anno, diversamente però da Dora Baltea e Stura di Lanzo. In Emilia Romagna sia i fiumi Savio che Secchia sono in linea con la media stagionale e con portate superiori allo scorso anno.

“Sostanzialmente – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – la situazione, nonostante le precipitazioni violente ma idricamente scarse di questo periodo, è sotto controllo a dimostrazione della necessità di un’attenta regia a contemperare le diverse esigenze, nel rispetto delle priorità di legge, di fronte ai cambiamenti climatici.”