Meloni, al voto o è un inganno

“Abbiamo ribadito la nostra posizione chiara e semplice. Per noi l’unico o sbocco possibile è lo scioglimento immediato delle Camere ed il ritorno alle urne. Abbiamo chiesto a Mattarella di valutarlo anche nel caso in cui M5S e Pd confermassero la loro volontà di procedere verso il ‘patto della poltrona’, che è un inganno”. Lo dice Giorgia Meloni di Fdi. “Scenderemo in piazza se questo governo dovesse nascere: a piazza Montecitorio il giorno della fiducia”. Lo dice Giorgia Meloni di Fdi invitando “anche i delusi dei partiti che fanno il contrario di quello che avevano promesso. Noi siamo dalla parte della democrazia”.




Pd5, Roberto Fiore (FN) sul piede di guerra: “Si prepara il governo più antinazionale degli ultimi 75 anni. Scendiamo in piazza”

E’ su tutte le furie Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, che
si dice “disgustato” dall’accordo che da giorni stanno discutendo Partito
Democratico e Movimento 5 Stelle. Un accordo che aprirebbe la strada a un vero
e proprio governo di sinistra come, specifica, non si vedeva da anni: “Sì sta
preparando il governo più antinazionale degli ultimi 75 anni appoggiato dal
solo 20% degli italiani. Salvini sembra aver concluso il suo ruolo, il governo
torna in mano a poteri oscuri pronti a legiferare contro l’Italia e gli
italiani. E’ una situazione inaccettabile”.

Per Roberto Fiore la via per uscire da questo inganno è solo una: “Il potere deve essere in mano al popolo. L’unica difesa, oggi, è la reazione del popolo. Scendiamo in piazza: se le urne non valgono più nulla allora gli italiani si faranno valere nelle strade”.




Verso il governo PD5, Salvini: Mattarella metta fine a questo spettacolo indecente

Ultimo giro di consultazioni al Quirinale. “Abbiamo riferito al presidente di aver accettato la proposta del M5s di indicare in quanto partito di maggioranza relativa il nome del presidente del Consiglio dei ministri. Questo nome ci è stato indicato dal M5s nei giorni scorsi”, ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti al termine dell’incontro con il presidente Mattarella. “Abbiamo altresì confermato risolutamente l’esigenza ora di costruire un governo di svolta e discontinuità”, ha aggiunto. “Sia chiaro che non c’è alcuna staffetta da proseguire e non c’è alcun testimone da raccoglie ma semmai una nuova sfida da cominciare”. Il nuovo governo porterà, ha concluso il segretario, “l’inizio di una nuova stagione, civile, sociale e politica”.

Alle 17 è la volta di Forza Italia, alle 18 la Lega, alle 19 M5s

“Qualcuno parla di bene dell’Italia, di responsabilità, temi, programmi; tradotto, si parla di poltrone. La verità squallida che sta emergendo è che alcune centinaia di parlamentari disperati sono pronti a tutto pur di non mollare la poltrone e dare la parola agli italiani”. Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in una diretta facebook, sottolineando che “non c’è una maggioranza in questo Parlamento; qualcuno pensa che il Parlamento degli opposti e dei perdenti possa dare un futuro a questo Paese?”.

“Oggi pomeriggio andremo al Quirinale e diremo a Mattarella di mettere fine a questo spettacolo indecente, vergognoso, senza dignità e onore”, ha aggiunto Salvini.

“Dal Pd non mi aspetto nulla, non cerco coerenza e dignità dove prevale la fame di poltrone. Sto seguendo però il dibattito nel M5S, nato per fare la rivoluzione e che ora fa il Governo con i massimi difensori del sistema, il Governo Ursula, telecomandato da Merkel e Macron, con il partito degli intrallazzi e degli inciuci che andava a cena per riformare la giustizia, riorganizzava gli assetti delle banche, quello di Bibbiano e della legge Fornero”.

“Oggi chiederò questo a Mattarella: lei parlava di un governo forte, con una maggioranza ampia e posizioni condivise, può far nascere un Governo il cui unico collante e l’odio verso di me e la Lega? Spero che il presidente prenda atto che questa roba non rappresenta il popolo”. Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in una diretta facebook. “Se lei è garante del legame tra popolo e Palazzo – aggiunge Salvini – metta la parola fine a questo spettacolo vergognoso e restituiamo la parola al popolo. Mi auguro che Mattarella ascolti il cuore, la testa, il bene del popolo italiano”.




Niente governo giallorosso di lunga durata: ecco perchè

Tutto secondo copione. Salvini processato in aula da Conte, e gratificato, dal presidente del Consiglio, degli epiteti di “Irresponsabile, ignorante, codardo”. Certamente il Capitano non immaginava di dover affrontare una siffatta corte, dove il giudizio aveva già subito il vaglio della Cassazione PD-Grillina, ed era passato in giudicato.

Mentre Giuseppe-Mastro Titta-Conte leggeva in aula del Senato quel famoso discorso che i tiggì per due o tre giorni ci avevano informati che lui stava “Rivedendo, limando, completando”. Tanto che il dubbio che questa affermazione non fosse reale, ma solo un fatto interlocutorio da parte dei giornalisti Rai era sorto in più d’uno. Era invece un inopinato atto d’accusa verso il vicepresidente leghista, solo contro tutti.

“La frittata è fatta” aveva sentenziato l’altro vicepresidente Giggino Di Maio. Non sapevamo che fosse così indigesta, addirittura avvelenata. Volevo bene a Conte. Oltre tutto è un mio conterraneo, e lo reputavo una persona di alto livello, come aveva dato ad intendere fino a ieri. Non sapevo, nessuno di noi poteva immaginare, che si fosse anche lui schierato con il M5S, sempre – per carità – con il suo aplomb di a “Avvocato del Popolo (italiano)”, e sempre con quell’aura di trasparenza istituzionale che lo ha contraddistinto in questi quattordici mesi.

Non c’era bisogno, infatti, di essere opachi per rovesciare addosso a Matteo Salvini qualunque insulto, arrivando perfino a stigmatizzare l’azione, stupida e ripetuta, di Salvini, di impugnare un rosario e di raccomandarsi alla Madonna. Quella se la poteva risparmiare. Ma tant’è, quando si divorzia, vien fuori tutto. Solo che io, come altri, pensavamo che Conte fosse al di sopra dei giochi: così non si è dimostrato. Un’avvisaglia era giunta, per la verità, quando aveva imposto lo sbarco di migranti dalla Open Arms, e Salvini aveva obbedito.

Conte non sta, lo ha dimostrato, dalla parte degli Italiani che non gradiscono che il loro Paese sia nel disordine più totale, con stranieri che accoltellano, che si spogliano nudi per strada, che defecano nei giardini pubblici. Senza controllo, insomma. Stranieri che se ne fregano del decreto di espulsione – l’assassino della ragazza cinese al bar era stato espulso già due volte, ma era ancora qui – stranieri che picchiano i nostri carabinieri e poliziotti, oltre ai controllori sui treni e sui mezzi pubblici. Lo dico da anni. Gli Italiani non erano xenofobi, né razzisti, e una parte di loro opera ancora l’accoglienza: ma non in questo modo. Xenofobi e razzisti ci hanno fatti diventare con le iniziative del governo PD, sei anni in cui il quarto governo non eletto ha imperato, senza democrazia. Con l’unico scopo di fare le marchette all’Europa e ai suoi lobbisti – vedi petrolieri: ne sanno qualcosa le nostre coste trivellate entro le dodici miglia per iniziativa di Renzi, nonostante fosse stato proibito per iniziativa popolare, con relativa distruzione e inquinamento dei fondali.

Ne sanno qualcosa le torri estrattive in alto mare, che resteranno lì ad imperitura memoria, anche questo un dono di Matteo Renzi ai petrolieri: infatti, nonostante il contratto di estrazione ne prevedesse lo smontaggio, l’allora presidente del Consiglio permise che il miliardo di lire che ne costituiva il costo rimanesse nelle tasche dei suoi ‘amici’. I quali, tra l’altro, pagavano all’Italia la percentuale più bassa in assoluto per l’estrazione, con la clausola che al di sotto di una certa quantità non avrebbero pagato nulla: e tutto ciò senza che nessuno andasse a controllare le quantità estratte, cioè, in pratica, GRATIS! Sapevamo che IL Bullo avrebbe ricicciato, ed eccolo qua, pronto e pimpante e con lo zaino pieno di sorprese.

Pare, ma non c’è da fidarsi, che abbia detto che vuol fare il commissario nel Parlamento Europeo, e che il governo del nostro Paese non gli interessa. Chissà! Sarebbe la prima volta che dice la verità, se fosse vero. È vero, invece, che il M5S negli ultimi tempi – e non tanto ultimi – stava bloccando l’azione del governo, cosa che aveva fatto reagire Salvini fuor dai denti, su tutti i giornali. E il giorno dei Lunghi Coltelli è arrivato. Solo che dalla parte di Di Maio & Co. c’era anche Conte. Fra le quinte, ma non tanto, riesumato alla bisogna, appare ancora una volta il professor Prodi. Vogliamo spiegarci il perchè? Se vogliamo analizzare la questione dello stacco della spina al governo che, secondo Conte, andava così bene, tanto da negare il blocco alle sue azioni operato da ministri cinquestellati, dobbiamo analizzare i fatti, e non le parole, andando indietro di un anno, e considerando – e questo è presumibilmente il nodo della questione – che l’italia è un Paese NATO, un Paese nel quale gli Americani hanno installato sotto quella autorevole egida (e non ‘egidia’, come ebbe disgraziatamente a dire uno dei meno acculturati componenti della nostra compagine governativa, e ne taccio il nome per misericordia, ma tutti se lo ricorderanno con il pugno alzato e la barbetta alla Che Guevara) un considerevole numero di impianti militari, tali da avere il controllo strategico del Mediterraneo.

Un controllo guadagnato attraverso l’entrata in guerra contro il nazifascismo, con grande dispiegamento di uomini e mezzi. Niente si fa per niente. Certo l’intervento bellico è stata l’occasione per piantare un ben robusto paletto strategico nel centro del Mediterraneo. Ma tant’è, l’Italia ha aderito allora e non ha mai manifestato l’intenzione di uscire dal Patto Atlantico. Dicevo, guardiamo i fatti, come riferito da altre fonti. Nel novembre 2018 Di Maio vola in Cina, dopo la sua visita del settembre dello stesso anno, per stabilire un complesso programma di cooperazione con il presidente Xi, che arriva a Roma il 21 marzo del 2019, per firmare il memorandum della ‘Via della Seta’. Un accordo bilaterale peraltro già impostato da Renzi e Gentiloni. Le firme definitive verranno apposte all’accordo il 23 di maggio 2019, a Villa Madama. Presenti Xi, con i suoi ministri, Conte con Luigi Di Maio. Assente Matteo Salvini, che va al Forum di Confcommercio. Nel memorandum, al capitolo ‘cooperazione bilaterale’, nonostante gli avvertimenti e le raccomandazioni degli USA, appare la parola chiave ‘Telecomunicazioni’.

A questo accordo reso pubblico il Washington Post reagisce duramente, con un articolo che stigmatizza la condotta del governo italiano, accusandolo di rompere gli accordi con gli USA, e di sfidare Trump e la sua amministrazione. Un altro fatto è che qualche mese prima della firma dell’accordo, Giorgetti era stato convocato a Washington, dove aveva dovuto rassicurare gli Americani sulla capacità politica di Salvini di fermare la svolta filocinese dei suoi partner pentastellati. Almeno sulle questioni più importanti, ma specialmente a proposito dell’adozione di Huawei come partner per il 5G, la banda larga accusata di spionaggio in quanto legata strettamente al governo cinese. Giorgetti rassicura gli alleati USA a proposito delle gare che potrebbero consentire l’adozione di Huawei come partner, e dagli States torna con in tasca un decreto di rafforzamento del Golden Power, da approvare in Senato, in pratica un decreto anti-Huawei.

Un altro fatto è che il 22 maggio del 2019 Giorgetti è a Milano, alla Camera di Commercio americana, presente l’ambasciatore americano in Italia Eisenberg, a cui il sottosegretario garantisce un cambio di governo qualora i 5 stelle non rispettassero gli accordi da lui stretti con Washington. Un fatto è che l’11 luglio 2019 il Consiglio dei Ministri approva il decreto che intensifica la vigilanza sui contatti di Huawei sulla banda larga e sullo sviluppo della connessione 5G. Il decreto quindi deve solo essere convertito in legge in Senato. Di Maio viene convocato all’ambasciata USA a Roma per una colazione con l’ambasciatore. Pare che anche in quell’occasione il vicepremier abbia rassicurato Eisenberg a proposito della ‘Via della Seta’, dicendo che si trattava di accordi già presi da altre amministrazioni, e che la firma era solo stata una doverosa ratifica. Di Maio in quell’occasione rassicura Eisenberg a proposito del nodo cruciale 5G, per il quale si stava accelerando l’approvazione del decreto legge Golden Power, che avrebbe fermato Huawei.

Un altro fatto è che, al contrario di quanto riferito all’ambasciatore americano, in Senato i 5 stelle affossano il decreto anti-Huawei, raccogliendo le lamentele dei Cinesi che lo reputano discriminatorio. La questione, per gli Americani, è di vitale importanza strategica, poiché riguarda segreti militari a proposito di infrastrutture esistenti in Italia, centro strategico del Mediterraneo. Al punto tale che gli USA hanno inserito sia Huawei Italia che il centro di ricerca Huawei di Milano in una Black List. Washington assiste incredula all’avanzata italiana di Huawei, nonostante la messa al bando da Trump perchè in odore di spionaggio per i suoi stretti legami con il governo di Pechino. Un fatto è che Eisenberg ad un certo punto, invece di convocarlo, piomba direttamente nell’ufficio del sottosegretario Giorgetti.

Non sappiamo cosa si siano detti, ma è facile ipotizzare che l’argomento, vista la incontrollabilità degli uomini Cinquestelle, sia stato un ampio rimpasto di governo, eliminando tutti i componenti filocinesi, ciò che invece Di Maio e soci non hanno voluto. La crisi di governo, quindi, si può facilmente ipotizzare – dati i contatti continui del ministro Centinaio con lo stato maggiore pentastellato – che debba servire ad un forzato rimpasto di governo, a cui guardano con attenzione Trump e la sua amministrazione. Questo il motivo per cui Salvini, a cui si è attribuita ogni colpa, ha inteso staccare la spina a questo governo, nonostante il discorso di chiusura di Conte, un vero e proprio programma elettorale; come quello, del resto, pronunciato alla Vetrata da un Di Maio che ci auguriamo si sia reso conto della figura poco felice fatta a proposito del controllo di un Movimento, che, proprio perchè tale, è sempre ‘in movimento’, con le anime più varie e diverse, incontrollabili, e più che altro estremiste. Un tale coacervo di persone che non seguono il capo senza alcun dubbio non può guidare il governo della nostra nazione, a meno di una selezione che solo Di Maio – dove sono finiti i ‘Duri e Puri’? – può mettere in atto, sfrondando il Movimento di quelle frange che agendo autonomamente, e non nell’ottica di governo, possono portare solo danni. Filocinesi sono i Piddini, come Gentiloni, che per primo ha partecipato al Forum della ‘Via della Seta’ nel 2017. C’è anche il redivivo Prodi, che sta spingendo per un governo giallorosso, non gradito agli USA. Sembra che Prodi sia un punto di riferimento delle massime cariche di governo cinese, al punto di partecipare alle riunioni a porte chiuse della China Development Bank. Ora le posizioni sono più chiare, e anche il perchè delle cose.

Da una parte Prodi, Gentiloni, il PD, che vogliono tornare a governare. Ma tornare al PD sarebbe un tornare indietro, con l’assurdo che coloro che si autodefiniscono ‘progressiti’, oggi sarebbero invece più conservatori della destra. Dall’altra il M5S, a cui si è accodato Giuseppe Conte, con il loro programma che senza dubbio è più populista dei populisti, e questo non lo dico come una diminutio. Terzo incomodo, un Centrodestra che vuole prendere in mano le redini della nazione, probabilmente la soluzione che più piacerebbe agli Americani. Anche se Trump ha detto che gli piacerebbe vedere Salvini e Di Maio riabbracciarsi. Quindi, niente governo giallorosso. O altrimenti, un governicchio che tutti dichiarano di non volere: un governo che durerebbe ‘L’espace d’un matin’. Lo spazio d’un mattino.




Accordo su nuovo Governo si allontana, M5S vuole solo Conte: “Niente scuse”. E Renzi cerca di convincere Zingaretti

Continua la trattativa tra Pd e M5s per un governo. Ma dai pentastellati, che insistono su un Conte bis, arriva l’ultimatum: “Nessun confronto è possibile davanti ai veti, come quello che continua ad arrivare su Conte”. Così fonti del M5S che aggiungono: “Dire di no a Conte per trovare altri nomi figli di strategie politiche, significa indebolire il Paese. Non vorremmo che fosse una scusa per tornare al voto. In tal caso Zingaretti e i suoi devono essere chiari”.

Il segretario del Pd, in una nuova telefonata con Luigi Di Maio, ha ribadito il no a un Conte bis, per i motivi che aveva già spiegato al leader M5s. Secondo quanto riferiscono fonti della segreteria Dem Zingaretti avrebbe espresso “malessere” per gli “ultimatum” da parte di M5s ma “si lavora comunque a una soluzione”.

I renziani spingono Zingaretti ad accettare l’accordo su Conte. “Zingaretti accetti la sfida del M5S, via libera a Conte per formare un esecutivo di svolta sui contenuti e sulla compagine ministeriale”. È quanto fanno emergere fonti parlamentari renziane. “Il segretario – affermano – si ricordi che è ancora possibile un governo con Salvini reinsediato al Viminale. Per questo il Pd deve mantenere la barra dritta, e lavorare ad una alleanza riformatrice, anche con Conte premier”.

Esplicitamente anche Grillo rilancia Conte. “Saluto con grande piacere il Professor Giuseppe Conte, lo abbiamo visto attraversare una foresta di dubbi e preoccupazioni maldestre, faziose e manierate, che ha saputo superare grazie a dei requisiti fondamentali per la carica che è destinato a ricoprire: la tenuta psicologica e l’eleganza nei modi….”. Così scrivevo a proposito del nostro Presidente del Consiglio, a maggio del 2018 e questo è il mio pensiero a distanza di un anno.” C’è anche l’incipit del post-endorsement di Beppe Grillo a Giuseppe Conte, datato 23 agosto, nel resoconto dei post della settimana che abitualmente il Garante M5S pubblica la domenica sul suo blog.

Nel pomeriggio intanto sono cominciati, presso la sede nazionale Dem, i lavori dei sei tavoli sul programma con i membri della segreteria e i capigruppo di Camera e Senato del PD.

Ieri era circolato il nome di Roberto Fico come possibile premier di un governo M5s-Pd. ma fonti vicine alla Presidenza della Camera hanno fatto sapere che Fico “intende responsabilmente dare continuità al suo ruolo”.

Dal canto suo, Conte ha smentito la telefonata al vicepremier Luigi Di Maio, riportata da alcuni giornali. Lo precisano fonti di palazzo Chigi, sottolineando che non c’è stata alcuna lamentela o doglianza da parte del premier nei confronti del capo politico dei 5stelle. Anzi, precisano le fonti, il premier è stato chiaro: in questo momento dobbiamo lasciare che i leader delle forze politiche possano lavorare per verificare se può nascere un’intesa programmatica solida e sostenibile, che possa realizzare un ampio programma riformatore.

Conte ieri ha rotto un silenzio che durava da giorni per mettere il turbo all’alleanza fra Pd e Movimento Cinque stelle: “Per quanto mi riguarda, la stagione con la Lega è chiusa e non si riaprirà”. Il messaggio è chiaro: sono disponibile a un Conte bis, ma bisogna chiudere definitivamente la porta a Salvini.

In tutto questo, Matteo Salvini ancora non ha perso le speranze. “Mai arrendersi, mai!”, ha scritto su twitter.




Sigaretta elettronica, una vittima negli Usa

Una persona nello Stato americano dell’Illinois che aveva contratto una malattia respiratoria legata all’uso delle sigarette elettroniche è morta: lo ha reso noto il dipartimento di Sanità pubblica dello Stato, secondo quanto riporta Sky News. Secondo l’emittente le autorità ritengono che questa sia la prima vittima dello svapo nel Paese.

L’identità di questa persona, che aveva tra 17 e 38 anni, e la data del decesso non sono state rese note.
   




Incendio Monte Tuscolo, Bruno Astorre: “Infinita rabbia”

“Provo un senso di infinita rabbia e di profonda tristezza nel vedere le immagini del nostro Tuscolo in fiamme ad opera di maledetti criminali. Mi auguro che gli autori di questo delitto siano individuati e per loro ci siano pene esemplari.
In questo momento il mio grazie va a tutti i soccorritori, vigili del fuoco, volontari della Protezione civile, guardiaparco che hanno operato per domare l’incendio e limitare il più possibile i danni”. Queste le parole del segretario regionale Pd e senatore della Repubblica Bruno Astorre, molto legato all’area dei Castelli Romani e fautore della riqualificazione del Parco Archeologico del Tuscolo che fortunatamente non ha subito danni.

Serena Gara, vicepresidente della Comunità Montana non vedeva episodi del genere da oltre due anni: “Non si è mai verificato un incendio di questa portata – dice – neppure cinque anni fa quando un altro grosso incendio ha colpito il Tuscolo. Fortunatamente le fasce tagliafuoco che abbiamo installato a giugno hanno evitato che l’incendio colpisse l’aria archeologica che si è salvata tranne una parte di vegetazione vicino ai sepolcri. Abbiamo messo a disposizione degli inquirenti le immagini dell’unica telecamera che punta nella zona dell’incendio che si è propagato dalla zona Anagnina a salire”.




Zingaretti, Salvini e quell’accordo non scritto…

Le cose che attengono la strategia possono anche essere incomprensibili ai più ma sono chiarissime a chi la elabora.

Salvini ha passato la palla a Zingaretti. Il primo ha aperto la crisi e il secondo ha ora in mano tutte le opzioni per chiuderla, nuovo governo o elezioni che siano. Se come tra loro c’è stata condivisione strategica allora molte delle azioni che vediamo sono di natura tattica, di posizionamento.

Nessuno può pensare che i due leader potessero far cadere il governo, sciogliere le camere e convocare gli italiani al voto, portando a termine l’intera strategia da soli. Come è noto, dopo l’apertura di ogni crisi entra in campo il Capo dello Stato che, interpretando le volontà dei gruppi parlamentari (non il popolo ma i suoi rappresentanti in parlamento) verifica le condizioni per formare un nuovo governo e in mancanza di queste ultime scioglie le camere e convoca gli italiani al voto. Quindi una strategia nata per gli obiettivi sopra menzionati non avrebbe potuto ignorare il terzo attore, il più importante, Mattarella.

Una moltitudine di soggetti negli ultimi giorni si è affannata a dichiarare “nuovo governo per il paese”, “elezioni subito”, “tradimento” Etc. Questa moltitudine di soggetti, da Renzi alla Meloni, da Grillo a Berlusconi, passando per Grasso e la Lorenzin hanno messo in atto (consapevolmente o meno) una atteggiamento tattico volto a tirare Mattarella sulla soluzione gradita.

Salvini e Zingaretti no.

I due non hanno dichiarato semplicemente la propria posizione preferita ma hanno assunto posizioni tattiche, utili a portare Mattarella sulla propria strategia.

Zingaretti all’inizio ha tentennato prima di arrivare a concedere l’assenso all’apertura della trattativa con i 5Stelle per la formazione di un nuovo governo. Poi (prima azione tattica) ha detto si ma a determinate condizioni, le quali inizialmente sono sembrate assolutamente accettabili e poi, quando declinate sui fatti concreti, sono apparse di chiusura (vedi il diniego alla riduzione dei parlamentari).

Salvini dal canto suo ha tatticamente attenuato i toni dello scontro con i 5Stelle fino a dichiarare che con Di Maio premier, Giorgetti all’economia e se stesso al Viminale si poteva continuare con il contratto di governo (riduzione dei parlamentari compresa).

Di Maio alla fine ha declamato i dieci punti irrinunciabili (di fatto il contenuto del contratto di governo con la lega che al primo punto riporta la riduzione dei parlamentari) e ha chiesto di poter trattare la formazione del nuovo governo.

Questo atteggiamento ha irritato il Capo dello Stato, il quale non ha potuto mascherare il proprio disappunto alle telecamere al termine delle consultazioni.

Con tale stato d’animo ha dato 5 giorni alle forze politiche (attenzione non al PD e a 5Stelle ma alle “Forze Politiche“ presenti in parlamento) per portare una proposta per un governo solido, stabile, duraturo e di ampio respiro.

Questi 5 giorni dovrebbero essere paragonati ai 20 giorni che la legge concede ai sindaci di comuni anche di 500 abitanti per comporre la giunta. Per dire la difficoltà intrinseca a partorire una soluzione solida, stabile, di ampio respiro per comporre il nuovo governo del paese tra due forze che fino a qualche giorno fa dialogavano a insulti e invettive.

Ora delle due l’una o Zingaretti rinuncia ai suoi 3 punti irrinunciabili, Di Maio si accorda anche con punti semiconcordati (senza scriverli sulla pietra) oppure si ripiega su un incredibile ritorno al passato con un nuovo governo giallo/verde che già in premessa recepisce i 10 punti irrinunciabili dei grillini stuzzicando DiMaio con Palazzo Chigi. È ovvio che le due dichiarazioni, i 3 punti di Zingaretti e la riapertura di Salvini sono posizioni tattiche che mirano a destabilizzare un quadro già di suo è giunto al delirio.

In 5 giorni il Pd deve mantenersi compatto, i 5Stelle devono ingoiare qualche rospo, la sirena Salvini con la sua nuova proposta deve essere ignorata da quel cinquanta percento di 5Stelle che la condivide.

Inoltre sempre in 5 giorni devono riuscire a comporre una compagine di governo PD/5Stelle da proporre a Mattarella.

Sembra che gli unici due che potrebbero avere una strategia, Zingaretti e Salvini, con le loro attuali posizioni tattiche stiano continuando a tessere la tela per riuscire ad indurre Mattarella a compiere i due passi successivi, scioglimento delle camere e voto.

Però, c’è sempre un però, la strategia potrà andare a compimento se i due, Zingaretti e Salvini, resteranno granitici difensori dell’ipotetico accordo non scritto.

All’inizio il ruolo determinante lo ha avuto Salvini e lo ha portato a compimento facendo cadere il governo ora è Zingaretti a dover essere determinato per impedire che nasca un nuovo governo.

L’interesse lo abbiamo detto c’è sia nell’uno che nell’altro ma Zingaretti ha anche sulle spalle la necessità di non tradire la granitica posizione della Sinistra Italiana dal ‘94. Una posizione che stabilisce che se esiste il rischio che nell’anno del rinnovo del Capo dello Stato possa esserci un parlamento a maggioranza di centro destra bisogna fare di tutto per non votare mantenendo la maggioranza presente in parlamento ad ogni costo fino al rinnovo della Presidenza della Repubblica

Essendo questo il caso, con le elezioni anticipate virtualmente vinte dal centrodestra, allora bisogna fare di tutto per non votare mantenendo in parlamento gli attuali assetti fino alla scadenza di Mattarella.

È ovvio che Zingaretti si gioca una partita importantissima sia nell’uno che nell’altro caso. Ora bisognerà vedere se i due leader del futuro, Zingaretti e Salvini, riusciranno a sostenere a vicenda le proprie leadership o ci ritroveremo nella palude parlamentare con un governo senza prospettiva tra PD e 5Stelle. Nel frattempo Di Battista, Gentiloni, Renzi, Centinaio ed altri stanno pensando ad agitare le acque e Orlando oggi è arrivato a chiedere, per conto del PD, una dichiarazione Grillina di chiusura definitiva del dialogo con la Lega.

Quanto fin qui asserito Potrebbe essere una deduzione fantasiosa? Vedremo

Marco Mattei




Quirinale, necessarie nuove consultazioni per Mattarella

Nuove consultazioni a partire da martedì prossimo. Così ha deciso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo la due giorni di consultazioni con i rappresentanti di tutti i partiti.

Il Presidente della Repubblica dopo aver ringraziato il dimissionario capo del Governo e tutti i ministri per “l’opera prestata” ha ricordato la motivazione per la quale si è aperta la crisi: “Una dichiarata rottura polemica del rapporto tra i due partiti che componevano la maggioranza parlamentare”.

Mattarella ha quindi detto che la crisi va risolta all’insegna di decisioni chiare e in tempi brevi: “Lo richiede l’esigenza di Governo di un grande Paese come il nostro, lo richiede il ruolo che l’Italia deve avere nell’importante momento di avvio della vita delle istituzioni dell’Unione Europea per il prossimo quinquennio.” Mattarella ha anche evidenziato il particolare momento storico di incertezze politiche ed economiche a livello internazionale.

Il Presidente della Repubblica ha poi ricordato che a fronte di queste esigenze sono possibili soltanto governi che ottengano la fiducia del Parlamento in base a valutazioni e accordi politici dei gruppi parlamentari su un programma per governare il paese.

Mattarella ha poi evidenziato il fatto che in mancanza di tutte queste condizioni la strada da percorrere è quella di nuove elezioni: “Una decisione – ha detto Mattarella – da non assumere alla leggera dopo più di un anno divita della legislatura mentre la costituzione prevede che gli elettori vengano chiamati al voto per eleggere il Parlamento ogni 5 anni “.

Elezioni necessarie, ha poi aggiunto il Presidente della Repubblica, qualora il Parlamento non sia in condizione di esprimere una maggioranza di Governo.

Mattarella ha fatto sapere che rappresentanti di alcuni partiti hanno fatto sapere di aver avviato intese politiche per iniziative finalizzate ad un nuovo governo e che è stata avanzata la richiesta di avere il tempo necessario per avanzare questo confronto. Richiesta quest’ultima espressa anche da altre forze politiche.

Mattarella ha quindi accordato altro tempo per eventuali intese politiche tra i partiti per la formazione di un nuovo governo rimandando a martedì prossimo nuove consultazioni.




Crisi di Governo durato 14 mesi: Salvini bacia il rosario in aula mentre Conte parla

L’azione del governo si arresta qui”. E’ quasi a metà del suo intervento nell’aula di palazzo Madama che ieri il premier Giuseppe Conte ha messo la parola fine ai 14 mesi di governo gialloverde aprendo ufficialmente la crisi, con le dimissioni rassegnate al presidente Mattarella che ha avviato le consultazioni a partire dalle 16. Un intervento in cui il presidente del Consiglio difende quanto fatto – “abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno” -, ricorda ancora il lavoro da fare, ma soprattutto ne approfitta per lanciare un duro affondo contro Matteo Salvini. Il premier è una furia e non usa giri di parole nel bollare Salvini come “irresponsabile” per aver aperto una crisi solo per “interessi personali e di partito”. Un crescendo di accuse che arriva dopo mesi passati a dosare e mediare ogni parola.

Conte ora è senza filtri. Ripercorre i mesi del governo elencando tutti i problemi creati dal leader della Lega, ultimo appunto la decisione di aprire una crisi con il rischio, ricorda Conte, che senza un nuovo esecutivo il Paese andrà in esercizio provvisorio e ci sarà l’aumento dell’Iva: “I comportamenti del ministro dell’Interno rivelano scarsa sensibilità istituzionale e una grave carenza di cultura costituzionale”. Il capo del governo che in diverse occasioni si rivolge a Salvini chiamandolo Matteo (Conte è seduto in mezzo ai due vicepremier) lo accusa di aver oscurato quanto fatto dall’esecutivo: “hai macchiato 14 mesi di attività mettendo in dubbio anche quanto fatto dai tuoi ministri”. Ma ad un certo punto, il capo del governo arriva a definirsi “preoccupato” da chi “invoca piazze e pieni poteri”. L’affondo non si ferma solo alla decisione di mettere fine all’esperienza gialloverde ma tocca anche dossier delicati come il Russiagate.

Conte gli imputa di non essere andato in Aula e di aver creato problemi allo stesso presidente del Consiglio. Il capo del governo non tiene fuori nulla dal suo intervento nemmeno il ricorso che Salvini all’uso di simboli religiosi. Si tratta per Conte di “uso incosciente di simboli religiosi”.

L’INTERVENTO DI SALVINI – “Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto”, ha detto il vicepremier, Matteo Salvini, intervenendo nell’Aula del Senato. “Non ho paura del giudizio degli italiani”. Sono qua “con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero”. “Se qualcuno da settimane, se non da mesi, pensava a un cambio di alleanza, molliamo quei rompipalle della Lega e ingoiamo il Pd, non aveva che da dirlo. Noi non abbiamo paura”, ha detto ancora Salvini.

“La libertà non consiste nell’avere il padrone giusto ma nel non avere nessun padrone”, ha detto Matteo Salvini citando Cicerone. “Non voglio una Italia schiava di nessuno, non voglio catene, non la catena lunga. Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario eruopeo, siamo o non siamo liberi?”. “Gli italiani non votano in base a un rosario, ma con la testa e con il cuore. La protezione del cuore immacolato di Maria per l’Italia la chiedo finchè campo, non me ne vergogno, anzi sono ultimo e umile testimone”. “Voi citate Saviano, noi San Giovanni Paolo II.., lui diceva e scriveva che la fiducia non si ottiene con la sole dichiarazioni o con la forza ma con gesti e fatti concreti se volete completare le riforme noi ci siamo. Se volete governare con Renzi auguri…”.




Il Tar Campania ordina: i bus da Israele devono circolare…Dalla serie: “Andate e inquinate”

L’ ordinanza del TAR Campania sbalordisce. Mentre tutti evidenziano un serio ambientalismo, per i giudici sembra non essere cos’ importante ridurre l’inquinamento di fonte veicolare.

A Roma i 70 autobus Euro 5 noleggiati da ATAC, usati e provenienti da Israele di cui 40 parcheggiati a Guidonia Montecelio per essere sanificati e personalizzati con le scritte dell’Urbe possono scorazzare per ogni dove.

Lo ha stabilito con l’Ordinanza 2580 il 24 luglio il TAR della Campania proposta dalla Basco srl contro il Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti e nei confronti di Ma. An. Automotive srl e ATAC spa. La prima è la Società di Olgiate Comasco che ha proposto e trovato i mezzi. Società di riferimento in Italia con fatturato al 2017 di oltre 9,2 MLN ed utili per 7.281 euro. Ma.An. Automotive srl è l’Agenzia pratiche automobilistiche e nautiche a Salerno.

I magistrati, Salvatore Veneziano, Presidente, Paolo Corciulo, Estensore e Gianluca Di Vita, Consigliere hanno invalidato quanto gli ingegneri della Motorizzazione Civile avevano negato l’8 Maggio con provvedimento 0472. Ovvero la impossibilità di immatricolare i mezzi israeliani in quanto non
euro VI. I magistrati hanno avuto diversa interpretazione ovvero che le norme antinquinamento euro VI “siano circoscritte a veicoli di nuova produzione. Mentre quelli in oggetto sono prodotti ed omologati in Europa, e relativi a periodi di costruzione risalenti al 2009 e di modello risalente al 2010, risultano di data anteriore, per cui appare sufficiente ai fini dell’approvazione di cui all’art. 76 del d.lgs. n.285/92, la loro conformità alla disciplina tecnica al tempo vigente all’atto della produzione”. Inoltre “l’impiego, medio tempore, in territori non compresi nell’Unione Europea ( erano utilizzati in Israele ndr) presenta connotazioni di neutralità con riferimento alla disciplina tecnica antinquinamento applicabile”.

La domanda cautelare è stata accolta, nel merito della sentenza occorre
attendere il 18 dicembre. Ci sarà caos dopo tale Ordinanza: da una parte ATAC e Motorizzazione che basano la negazione sull’aspetto tecnico e dall’altra le attese di Società commerciali forti di contratto.

Il Sindaco Raggi a maggio scorso, dopo le notizie stampa nel merito, ha annullato il contratto e scrisse sui social “ Chi ha sbagliato pagherà” e si affrettò a confermare che non ci saranno problemi sull’anticipo del 16% ai fornitori ( costo per nolo e
manutenzione circa 500mila euro al mese) esistendo le misure idonee per garantirsi da eventuali danni . Oltre che sull’anticipo c’è una polizza fideiussoria che tutela l’azienda da ogni inadempienza.

Intanto dalla Pagliani che con la Basco srl è interessata al contratto fanno
sapere che potrebbero far causa alla Motorizzazione. “Rimangono dei punti controversi – conferma Giovanna Ammaturo consigliere di Fratelli d’Italia a Guidonia Montecelio – verificato che l’acquisto di bus urbani Volvo M3 e similari Euro V si possono ragionevolmente rintracciare in internet con prezzi che oscillano dai 10.000 a 20.000 euro che moltiplicati i 70 sono al di sotto di tre rate mensili sottoscritte. Fa sorridere che si festeggi per la plastic free in tutte gli Uffici Istituzionali, ci si debba batte ancora per la deforestazione in Amazzonia, ci si emoziona e ci si danna della microplastica nei pesci e nei ghiacciai della Groenlandia che Trump vuol comprare con scherno internazionale, si piange sulle ricerche geologiche in
Alaska, si fanno referendum abrogativi sulla perforazione nel mar Adriatico o in Basilicata, sono avviate le crociate per il blocco delle auto anche euro VI e quello totale dei diesel a Milano nel 2029 ed a Roma forse anche dal 2024, intanto i giudici partenopei hanno ordinato che i Volvo M3 con la corona dello sterzo consumata per quanto sono stati utilizzati
possono circolare. I Romani ? si possono multare perché l’ordinanza del 5 agosto del Sindaco Raggi che vieta i sacchi della spazzatura non trasparenti è sconosciuta. Gli abitanti e i residenti limitrofi come a Guidonia? Pardon, la carne di cannone ringrazia per i 40 bus in più, che sono una discreta panacea. Certo soffriranno per l’inquinamento che aumenta e dovranno fermare le auto quando ci sarà il blocco: ma che importa? Sono cittadini, non hanno voce, le elezioni sono lontane”.