Governo Pd5, anche Rousseau dice si. Conte prepara la squadra di governo

Dalla piattaforma Rousseau arriva il sì all’accordo di governo tra i pentastellati e il partito Democratico. Secondo quanto reso noto il 79 percento dei penta votanti pari a 63.146 unità ha dunque dato il via libera al governo giallo-rosso mentre 16.488 persone avrebbero espresso un voto contrario.

Il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte potrebbe recarsi nella mattinata al Quirinale per presentare la squadra dei ministri del suo governo e sciogliere la riserva. E’ quanto trapela da fonti parlamentari. A quel punto il nuovo governo potrebbe giurare in serata o, più probabilmente, giovedì.

A Palazzo Chigi si prospetta una notte di lavoro per definire la squadra di governo

Ancora tanto è in discussione, incluse alcune caselle che in serata venivano considerate chiuse. Secondo fonti parlamentari sarebbe aperta la partita anche per l’incarico delicato di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il premier incaricato Giuseppe Conte vorrebbe infatti un nome di sua stretta fiducia come quello del segretario generale della presidenza, Roberto Chieppa. Ma il M5s starebbe spingendo per assegnare l’incarico a un proprio esponente, come Vincenzo Spadafora o l’attuale ministro Riccardo Fraccaro. Il premier ha ricevuto la delegazione di Leu, composta dai capigruppo Federico Fornaro e Loredana De Petris. I dirigenti di Leu nel pomeriggio si erano riuniti a Montecitorio e al termine dell’incontro è emersa la richiesta di entrare nel governo con pari dignità. In questa chiave viene considerata in pole position per un ministero la deputata Rossella Muroni.




Salvini garantisce: “porte aperte” ai grillini delusi”

“Le porte della Lega sono e saranno sempre più aperte. Nei mesi passati abbiamo detto tanti no, se c’è comunanza di idee vedremo”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, ha risposto a chi gli chiedeva se fosse pronto ad imbarcare i grillini delusi nel Carroccio. “Rispetto – ha detto al suo arrivo alla Berghem Fest ad Alzano Lombardo – la coerenza e la dignità di quegli elettori ed eletti dei 5 Stelle che dicono: ‘Io sono entrato in politica per contrastare il Pd e Renzi e voi mi ci mandate al governo'”.

Salvini ha spiegato di non aver attaccato Luigi Di Maio in questi giorni perché lo vede “vittima di Conte”. “Ho letto oggi che Zingaretti e Franceschini non vogliono vicepresidenti, anche Conte non vuole più vicepresidenti”, ha aggiunto, “il regista del tutto è Conte, perché la Merkel ha telefonato a Conte, perché i poteri forti stanno spingendo Conte, perché il primo a scaricare i 5 stelle è stato Conte”. Sul M5s, il leader della Lega ha aggiunto: “Non entro nel merito delle dinamiche dei 5 Stelle anche perché in molti ci stanno scrivendo e chiamando. Però non posso entrare in casa altrui, posso solo attendere che votino i loro militanti sulla piattaforma Rousseau, perché l’alleanza con il Pd per molti è indigeribile”. E se le trattative Pd-M5S dovessero fallire? “Si vota”, ha concluso Salvini.

“Un governo telecomandato da Berlino”

“La novità di oggi è che abbiamo scoperto che stanno costruendo un monocolore Pd al governo, dove i Cinquestelle fanno da tappezzeria. L’esatto contrario di tutte le elezioni che ci sono state in Italia negli due anni”, ha proseguito Salvini, “non sarebbe Salvini al suo arrivo alla Berghem Fest organizzata dal Carroccio ad Alzano Lombardo – un governo Pd- Cinque Stelle ma un governo Pd-Pd, con il presidente del Consiglio del Pd, il vicepremier se c’è del Pd, il sottosegretario se c’è del Pd. Allora se qui le elezioni non servono perché vince sempre il Pd ditecelo”.

Il leader della Lega è poi tornato ad appellarsi al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per tornare al voto e scongiurare la nascita del governo M5s-Pd: “Io chiedo ancora al presidente della Repubblica di ragionare, di ascoltare il Paese che non vuole questo governo telecomandato da Berlino. La Merkel perde a casa sua e prova a imporre il suo governo in Italia. Non è il governo Conte ma Merkel-Macron”.

Salvini ha infine smentito la fine della sua relazione con Francesca Verdini: “È surreale, è tre giorni che sono in giro con lei ed è tre giorni che lei mi ha mollato. Hanno sentito il tizio che lei non sente da 5 anni, è surreale. Era a Padova l’altroieri, a Pinzolo ieri, adesso sta studiando però è a casa mia”.




Governo Pd5, tensione alle stelle dopo i diktat di Giggino: timori per rinuncia al mandato di Conte

E’ alta tensione negli ambienti politici impegnati nella formazione del nuovo governo. Il presidente del consiglio incaricato Giuseppe Conte si è recato al Quirinale a colloquio con il Capo dello Stato Sergio Mattarella.

Dopo l’incontro al Colle sono emersi in ambienti parlamentari della maggioranza timori che Conte stia anche ipotizzando la possibilità di rinunciare al mandato conferitogli dal Presidente della Repubblica, alla luce delle difficoltà emerse nelle ultime ore dopo la consegna di Luigi Di Maio di 20 punti programmatici del Movimento Cinque stelle.

Si è svolto il nuovo vertice sul programma previsto inizialmente per le 9.30 e slittato alle 12 tra delegazioni Pd-M5S e lo stesso Conte. Tutto il Pd chiede un chiarimento. “Ci aspettiamo che avvenga da qui a breve, ma non era sul tavolo” dell’incontro di Palazzo Chigi. “Abbiamo lavorato sui punti”: dice il capogruppo Pd al Senato Andrea Marucci ai cronisti dopo la riunione.

“Negli incontri siamo sempre stati costruttivi, ieri i 10 punti sono diventati 20 e si è si è detto o questi o non si fa il governo. A me sembra un ultimatum ed è totalmente inaccettabile che si pongano ultimatum al presidente del Consiglio. Adesso vediamo con che spirito ci si siede a questo tavolo, se con aut aut o volendo discutere per il bene degli italiani”: così il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio, entrando a Palazzo Chigi.

“Non mi risultano mal di pancia” nel M5S, “è chiaro che stiamo tenendo il punto sul programma, sull’agenda politica”, afferma il capogruppo M5S Francesco D’Uva. “Abbiamo parlato di programmi e del documento che abbiamo già condiviso – ha aggiunto – per vedere se si può andare incontro alle istanze di tutte le forze politiche interessate. Si sta lavorando per andare avanti. I tempi? Il prima possibile”.

“Ieri alcuni esponenti del Partito Democratico hanno parlato di “ultimatum” del Movimento 5 Stelle. È davvero paradossale il fatto che quelli del Pd considerino “ultimatum” idee e soluzioni sacrosante per il benessere collettivo. Luigi ha parlato come ha il dovere di parlare il Capo politico del Movimento. Ha parlato come avrei parlato io e migliaia di attivisti. Ha parlato a nome di un Movimento che un anno e mezzo fa ha vinto le elezioni proprio perché ha proposto gli stessi temi di ieri”. Così, in un post su Fb, Alessandro Di Battista.

Il leader della Lega, Matteo Salvini si rivolge al Capo dello Stato. “Presidente Mattarella, basta, metta fine a questo vergognoso mercato delle poltrone, convochi le elezioni e restituisca la parola e la dignità agli Italiani”.
Intanto il segretario del Pd Nicola Zingaretti prova a guardare oltre.

“L’apertura di una nuova possibile fase politica e di Governo già ci ha fatto guadagnare 600 milioni di euro. In prospettiva potrebbero essere fino a 15 miliardi. Euro che tornano alle famiglie e alle imprese italiane. Ecco perché continuiamo a chiedere una stagione nuova e un governo di svolta. Per un Italia che scommette sul lavoro, l’ambiente, la scuola e la ricerca, gli investimenti pubblici e privati” dice in un post su Facebook. Zingaretti accompagna il post con la foto della prima pagina del Sole 24 Ore di oggi che, in apertura, sottolinea che ‘dal calo dei tassi per i Btp dopo l’avvio della soluzione della crisi di governo’ possono arrivare ‘preziosi risparmi per le casse dello Stato’.

Si tratta, scrive il giornale che ha elaborato i dati, di risparmi sugli interessi del debito che potrebbero arrivare fino a 15 miliardi. ‘Se le aste di questa settimana, in cui sono stati collocati 9,25 miliardi di euro, fossero state effettuate il 9 agosto, subito dopo l’annuncio della sfiducia al primo governo Conte, i costi per interessi sarebbero stati 600 milioni in più. Se i tassi restassero ai livelli attuali anche nel 2020 – sottolinea il Sole 24 Ore – il ‘bonus’ potrebbe arrivare a ridosso dei 15 miliardi di euro’.




Governo Pd5, attesa febbrile per il vertice sul programma

E’ alta tensione negli ambienti politici impegnati nella formazione del nuovo governo. Il presidente del consiglio incaricato Giuseppe Conte si è recato al Quirinale a colloquio con il Capo dello Stato Sergio Mattarella.

Dopo l’incontro al Colle sono emersi in ambienti parlamentari della maggioranza timori che Conte stia anche ipotizzando la possibilità di rinunciare al mandato conferitogli dal Presidente della Repubblica, alla luce delle difficoltà emerse nelle ultime ore dopo la consegna di Luigi Di Maio di 20 punti programmatici del Movimento Cinque stelle.

C’è attesa dunque per il nuovo vertice sul programma previsto alle 9.30 e slittato alle 12 tra delegazioni Pd-M5S e Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Ieri è sembrato vacillare l’accordo per un governo 5S-Pd dopo le dichiarazioni di Di Maio. DE tutto il Pd chiede un chiarimento.

“Negli incontri siamo sempre stati costruttivi, ieri i 10 punti sono diventati 20 e si è si è detto o questi o non si fa il governo. A me sembra un ultimatum ed è totalmente inaccettabile che si pongano ultimatum al presidente del Consiglio. Adesso vediamo con che spirito ci si siede a questo tavolo, se con aut aut o volendo discutere per il bene degli italiani”. Così il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio, entrando a Palazzo Chigi per l’incontro con il premier incaricato Giuseppe Conte e la delegazione del M5s.
Il leader della Lega, Matteo Salvini si rivolge al Capo dello Stato. “Presidente Mattarella, basta, metta fine a questo vergognoso mercato delle poltrone, convochi le elezioni e restituisca la parola e la dignità agli Italiani”.




Governo Pd5, partito il totoministri: riflettori puntati su Economia e Viminale

Prima il programma, poi la squadra, avvertono Giuseppe Conte il M5S e il Pd. Ma tra i corridoi dei palazzi romani è partito già il totoministri.

I fari sono puntati su Economia e Viminale. Al Mef in pole ci sono personalità tecniche: da Salvatore Rossi (ex direttore generale Bankitalia) a Daniele Franco (ex Ragioniere generale) e Lucrezia Reichlin, con la variabile politica di Roberto Gualtieri.

Il nome per il Viminale dipende, più di tutti gli altri, dal nodo vicepremier. Se il Pd otterrà la carica a Palazzo Chigi dovrebbe finire Dario Franceschini e in quel caso, all’Interno potrebbe arrivare un tecnico alla Franco Gabrielli o alla Mario Morcone. Nel caso in cui Conte scelga di non indicare dei vicepremier, al Viminale potrebbe finire un nome “forte” come quello di Andrea Orlando, profilo adatto anche per dare una netta discontinuità rispetto a Salvini sull’immigrazione. Difficile che Franceschini entri nel governo se non da vicepremier, mentre Marco Minniti più che per il Viminale sembra in corsa per la Difesa. Tra i renziani (sostenitori della mozione Martina alle primarie) che entrerebbero nel Conte-2 in pole ci sono Lorenzo Guerini (ipotesi Affari Regionali), Ettore Rosato o Teresa Bellanova. Tra gli “ultra-renziani” circola il nome di Anna Ascani per Beni Culturali. In corsa anche Maurizio Martina, direzione Agricoltura o Mise, casella verso la quale guarda anche Paola De Micheli. Paolo Gentiloni, infine, resta un nome collocabile agli Esteri o come commissario Ue.

Molto dipenderà anche dalla collocazione di Di Maio. Se il leader M5S non sarà vicepremier potrebbe tornare a chiedere un ministero pesante (Viminale o Farnesina) o “accontentarsi” del Lavoro o della Difesa.
Il M5S punta a confermare nel governo Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede alla Giustizia, la “promozione” di Stefano Patuanelli, con possibile destinazione Mit, è quasi scontata. Così come lo è l’ingresso nel governo di Vincenzo Spadafora, magari come sottosegretario alla presidenza di Consiglio. Meno chiaro il destino dell’altro capogruppo Francesco D’Uva, in bilico tra ministro e viceministro.

Guardando al “Nodo rosa” ha qualche chance, tra gli ortodossi, Marta Grande. Quella di Nicola Morra all’istruzione, per ora, è solo una voce che circola mentre l’Ambiente potrebbe finire a Leu (con Rossella Muroni) anche se è forte il pressing M5S.




Gioco online, un business europeo. Italia alle spalle della Gran Bretagna

Stando a quanto emerso da una ricerca pubblicata recentemente da Gaming Insider, il gioco online, nel mercato globale, vale una cifra pari a circa 56 miliardi di euro. Nella ricerca sono stati evidenziati dei dati particolarmente interessanti, ovverosia che il 48% delle giocate complessive è rivolto alle scommesse sportive, il 47% invece ai giochi da casinò online. Il mercato dominante, invece, è quello europeo: nel Vecchio Continente si consuma il 45% del totale globale per quel che riguarda il giocato.

La
situazione in Italia segue il trend europeo, dal momento che dai dati raccolti
riferiti all’anno 2017, è emerso che il gioco ammonta, per quantità di spesa, a
26,9 miliardi. Il paese dominante è il Regno Unito, capace di superare i 137
miliardi di incasso. Seguono tutte le altre realtà europee: sottratte, a questi
dati, le vincite, troviamo Spagna a 13,3 miliardi e Francia a 7,1. Nel 2017
l’Erario, in Italia, ha raccolto un totale di 305 milioni di euro, mentre la
Gran Bretagna ha destinato 756 milioni al Ministero del Tesoro. Seguono sempre
Francia (443 milioni) e Spagna (53 milioni). In UK il gioco online ha raggiunto
una percentuale altissima, pari al 37,3%. Buon trend anche per l’Italia, a
quota 7,2, segue poi la Spagna a 6,1. Nel nostro Paese l’online, e relative
scommesse, rappresentano il 55% del mercato del gaming, percentuale che sale in
Francia, Spagna e Germania (72% del totale) e si acuisce ancor di più nel Regno
Unito, fino ad arrivare all’82%. In
Inghilterra i giocatori online sono complessivamente sette milioni, cifra
sensibilmente più alta rispetto ai 2,2
milioni di Italia,
Francia e Germania e agli 1,5 milioni di spagnoli.

Nello studio è venuto fuori che il
mercato del gambling online, tra il 2013 ed il 2018, è cresciuto del 7%,
superando 400 miliardi di euro in raccolta, per una spesa che per i giocatori
ha significato circa 43 milioni di euro. In questo contesto le scommesse
sportive hanno rappresentato, nel mercato del 2017, il 48,3% del mercato,
crescendo fino all’8,0% rispetto all’11,7% del settore dei casinò e del poker
online che, da soli, rappresentano il 46,9% del mercato. L’Europa si è
confermata l’area maggiormente attiva nel mondo del gioco, con una quota che,
da sola, rappresenta il 45% del mercato globale. Il Nord America è cresciuto
del 44,6% nello stesso quadriennio di cui sopra.

Dallo studio è emerso che il gambling
ha dato un fondamentale contributo alle economie nazionali, aumentando sempre
più però il monitoraggio per limitare potenziali rischi sempre all’orizzonte
per i consumatori. Lo studio è volto anche alla ricerca di soluzioni per
offrire riflessioni utili ai regolatori e policy makers. Infatti, è evidente
che uno sviluppo ordinato e sostenibile del comparto gambling online debba
rappresentare un obiettivo comune per un singolo Stato e per i suoi
concessionari a lungo termine. Per quel che riguarda il mercato del gioco,
online ed offline, a livello mondiale, dal 2015 al 2017, in due anni, si è
passati a 897 miliardi, dai 783 iniziali. Una crescita dovuta soprattutto alla
maggior partecipazione dell’universo femminile nel settore storicamente dominato
dagli uomini.




Albano Laziale, caccia ai rifiuti: ecco la chiave per “numeri” virtuosi

Controlli serrati della polizia locale di Albano anche in queste ultime giornate di agosto. Non si sono mai fermati gli agenti della Municipale che hanno individuato molti trasgressori in tema di rifiuti abbandonati.

Il Consigliere comunale di Albano delegato ai Rifiuti Luca Andreassi ha voluto ricordare la cifra virtuosa dell’82 per cento raggiunta grazie a una fattiva collaborazione dei cittadini, grazie ai controlli a tappeto degli agenti della polizia municipale per tutto il territorio, degli operatori della società Volsca Ambiente Ambiente e Servizi e non ultimo all’installazione di fototrappole nei punti più sensibili della Città.






Governo Pd5, pensionati con l’opzione “Quota100” o che ne hanno fatto richiesta o che vorranno farne richiesta… che fine fanno?

Sono ormai diversi anni che la vita di pensionandi e neo-pensionati è costellata da pensieri che offuscano la tranquillità a cui avrebbero diritto, impedendogli di fatto di godersi a pieno un meritato riposo dopo aver lavorato per decenni.

La riforma del sistema pensionistico, legata alla professoressa Elsa Maria Fornero Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, redatta in soli 20 giorni nell’ambito del decreto Salva-Italia presentato il 4 dicembre 2011 ha “tolto il sonno” a decine di migliaia di lavoratori “pensionandi” creando di fatto una nuova categoria di lavoratori (o meglio ex-lavoratori): gli “esodati” ovvero “color che son sospesi” tra il lavoro che non avevano più e la pensione a cui, in virtù di tale Riforma, non avevano più diritto nonostante, in virtù di accordi tra il precedente Governo e i Datori di Lavoro, avessero ricevuto da quest’ultimo un bonus come incentivo all’esodo e dal Governo la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali (mobilità) come accompagnamento all’età pensionabile che invece era stata “elevata” dalla Riforma Fornero. Ci sono volute un bel po’ di “salvaguardie” per risolvere le problematiche di questi lavoratori “esodati” che dalla sera alla mattina si sono ritrovati a non avere più diritto alla pensione, nei termini e nei tempi previsti nonostante accordi ben precisi tra le parti Sociali. E il problema sembra non sia stato risolto per tutti gli “esodati”: sembra che ci sia ancora qualche migliaio di lavoratori vittima di questa Riforma.

Lo scorso 28 Gennaio 2019, il Governo gialloverde (M5S-Lega) approvava, in via sperimentale fino a tutto il 2020, con un decreto legge (il n.4 del 2019 convertito con modificazioni dalla legge 28 marzo 2019 n. 26 e pubblicato sulla G.U. n. 75 del 29 marzo 2019) una nuova possibilità o opzione (quindi restano comunque valide le norme previste dalla Riforma Fornero in materia pensionistica) che consente ai lavoratori di andare in pensione con almeno 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi.

Lo stesso decreto n. 4, e successiva conversione nella legge n. 26, prevede per i soli dipendenti pubblici che decidono di andare in pensione avvalendosi dell’opzione Quota100 o con le norme previste dalla Riforma Fornero di richiedere un anticipo del pagamento del TFS/TFR fino alla somma di 45.000 euro (gli interessati potrebbero essere dai 170.000 ai 230.000). Questo potrebbe sembrare un “beneficio” per i dipendenti pubblici, ma in effetti tale non è perché non fa altro che ridurre il gap esistente nei tempi per il pagamento del TFS/TFR tra lavoratori privati e lavoratori pubblici che a differenza dei primi che si vedono liquidare quanto loro dovuto dopo circa 100 giorni dall’uscita dal mondo del lavoro, devono attendere circa 2/3 o più anni dalla data di pensionamento per vedersi riconosciuto quanto spetta loro e a rate (in virtù di una vecchia norma secondo me ormai superata e di cui si potrebbe discutere in altra occasione). L’anticipo del TFS/TFR è demandato agli istituti bancari convenzionati e prevede il pagamento di un interesse, a carico del beneficiario, parzialmente coperto da una parziale detassazione delle somme erogate. Per questa possibilità di “anticipo” però è necessario un “decreto attuativo” di competenza del Ministro della Pubblica Amministrazione.

La situazione che si è venuta a creare con la crisi di Governo formalizzata lo scorso 21 agosto preoccupa non poco per le conseguenze che potrebbe avere soprattutto su coloro che sono in pensione con l’opzione Quota100 o che ne hanno fatto richiesta o che vorranno farne richiesta. Ne avranno ancora la possibilità?

Saremo protagonisti di nuovi scenari simili a quelli post riforma Fornero creando una nuova tipologia di “esodati”? Il blocco dell’aumento dell’età pensionabile in base all’adeguamento alla speranza di vita sarà mantenuto dal nuovo Governo? Senza la possibilità di richiederne un anticipo, quando i dipendenti pubblici potranno vedersi liquidato il TFS/TFR? Dopo 7 o più anni dall’uscita dal mondo del lavoro? Per quanto riguarda quest’ultimo punto mi preme ricordare che il decreto legge n.4 del 2019 (convertito nella legge n. 26 del 2019) nel prevedere la possibilità per il dipendente pubblico di chiedere un anticipo del TFS/TFR ribadisce (nell’articolo 23 – Anticipazione del TFS) che << …….. omissis …… il riconoscimento dell’indennita’ di fine servizio comunque denominata al momento in cui tale diritto maturerebbe a seguito del raggiungimento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico, ai sensi dell’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, tenuto anche conto di quanto disposto dal comma 12 del medesimo articolo relativamente agli adeguamenti dei requisiti pensionistici alla speranza di vita. ……. omissis ……. >> Questo significa che un dipendente pubblico che decide di avvalersi dell’opzione Quota100 si vedrà riconosciuta l’Indennità di Fine Servizio o al raggiungimento di 67 anni di età (pensione di vecchiaia) o al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (pensione anticipata) per cui diventa di vitale importanza un “finanziamento” che consenta, anche se con un minimo di interessi da pagare a carico del percettore, di fruire del TFS al momento dell’uscita dal lavoro con Quota100, fatti salvi i tempi previsti dalla legge (75 giorni dalla presentazione della domanda) e i tempi previsti dalla banche per perfezionare l’erogazione del finanziamento.

Due esempi di casi limite per chiarire meglio questo concetto:

· dipendente pubblico 62 anni di età e 38 anni di contributi maturerà il diritto a vedersi riconosciuto il TFS a 67 anni (non maturerà mai i requisiti per la c.d pensione anticipata non lavorando e quindi non maturando anni di contribuzione) più i 2/3 anni oggi previsti per il pagamento. In pratica senza finanziamento per l’anticipo percepirebbe il TFS dopo una attesa che va dai 5 ai 7/8 anni.

· dipendente pubblico 62 anni di età e 42 anni di contributi (o 41 se donna): maturerà ugualmente il diritto a vedersi riconosciuto il TFS a 67 anni in quanto, non lavorando, non maturerebbe mai i requisiti per la pensione anticipata sebbene per pochi mesi. In pratica senza finanziamento per l’anticipo percepirebbe il TFS con un “ritardo” di 5 anni rispetto ai 2/3 anni e qualche mese di attesa se avesse optato per quanto previsto dalla Riforma Fornero per andare in pensione

“Sono enormemente preoccupato per quello che potrebbe essere il futuro dei lavoratori che hanno aderito a quota 100 cosicchè, se dovesse rendersi necessario porremo in essere, come segreteria provinciale della Ugl Pensionati di Caserta tutte le iniziative che riterremo più opportune per i fruitori di “quota 100”.

UGL Caserta Segretario Provinciale Unione Territoriale del Lavoro Ferdinando Palumbo




Governo Pd5, Fiore (FN) accoglie le parole della Meloni (FDI): “Questo inciucio è una dichiarazione di guerra agli italiani”

Crisi, Fiore accoglie l’appello della Meloni agli italiani: “Dichiarazione di guerra agli italiani. Il giorno del voto saremo in piazza a Montecitorio”.

“Cambia il volto politico del Paese: l’inciucio tra M5S e PD, oltre a profilarsi anche come coalizione alle regionali spacca di fatto il centrodestra filosovranista a favore di un centrodestra europeista.” E’ questo in sintesi il pensiero di Roberto Fiore.

Arbitro della partita nel centrodestra, secondo il leader di Forza Nuova, ancora una volta Silvio Berlusconi: “Questo nuovo governo stravolge gli assetti politici. Non solo il populismo, sconfitto, ma anche tutto il centrodestra, Lega in primis, ne esce stravolta.

“Le parole di Berlusconi, – prosegue Fiore – uomo chiave e di raccordo con i poteri forti, del resto sono chiare: no al sovranismo, si all’Europa della Merkel”.

Fiore e il suo movimento, che da sempre nel suo dna ha la piazza, chiama i suoi alla battaglia: “Questo inciucio è una dichiarazione di guerra agli italiani. In molti in queste ore invitano gli Italiani alla mobilitazione nel giorno del voto al Parlamento. Forza Nuova sarà in piazza con tutti coloro che trovano inaccettabile questo colpo di mano del governo giallorosso e sarà in piazza a difendere l’integrità e le libertà degli italiani ”.




Governo Pd5: Mattarella ha affidato l’incarico a Conte

Mattarella ha conferito a Conte l’incarico di formare il governo. Il premier incaricato ha accettato con riserva. Oggi stesso avvierà le consultazioni con tutti i gruppi parlamentari: si terranno a Montecitorio. Il presidente del Consiglio incaricato, dopo aver lasciato il Quirinale, si è subito recato a palazzo Giustiniani, dove è a colloquio con la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, cui comunica di aver ricevuto l’incarico di formare un nuovo governo.

Il discorso di Conte al Quirinale

“Non sarà un governo ‘contro’ ma un governo per modernizzare il Paese e per i cittadini. Realizzerò un governo nel segno della novità è quello che richiedono anche le forze politiche”, ha affermato il premier dopo aver ricevuto l’incarico al Quirinale. “Siamo agli albori di una nuova legislatura Ue e dobbiamo recuperare il tempo perduto per consentire all’Italia il ruolo da protagonista che merita. Il Paese ha l’esigenza di procedere speditamente”, ha detto Conte.

Tra le priorità indicate la manovra di bilancio

“Mi metterò subito all’opera per una manovra che contrasti l’aumento dell’Iva, tuteli i risparmiatori, dia una solida prospettiva di crescita e sviluppo sociale”, ha detto. Conte ha parlato di “stagione riformatrice, di rilancio, di speranze, che offra al paese certezze”. Lavoreremo per “un Paese migliore, un Paese che abbia infrastrutture sicure, reti efficienti, che si alimenti con energie rinnovabili, che valorizzi i beni comuni, che integri stabilmente nella propria agenda politica il benessere eco-sostenibile, che rimuova diseguaglianze di ogni tipo”.
“Deve essere un Paese di riferimento nella protezione delle persone con disabilità, che non lasci che i giovani si disperdano con esperienze all’esterno ma che sia un paese attraente per giovani che sono all’estero, che veda un Mezzogiorno rigoglioso. Un Paese nel quale la pubblica amministrazione non sia permeabile alla corruzione, un Paese con una giustizia più equa ed efficiente dove le tasse le paghino tutti, ma proprio tutti, ma le paghino meno”. Lo afferma Giuseppe Conte al termine dell’incontro con Mattarella. “Molto spesso negli interventi pubblici sin qui pronunciati ho evocato la formula di un nuovo umanesimo, non ho mai pensato fosse lo slogan di un governo ma l’orizzonte ideale del Paese”.




Governo Pd5: accordo su Conte premier

C’è l’accordo Pd-M5s su Conte premier. E’ quanto emerso dall’ultimo giro di consultazioni al Quirinale. “Abbiamo riferito al presidente di aver accettato la proposta del M5s di indicare in quanto partito di maggioranza relativa il nome del presidente del Consiglio dei ministri. Questo nome ci è stato indicato dal M5s nei giorni scorsi”, ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti. “Abbiamo altresì confermato risolutamente l’esigenza ora di costruire un governo di svolta e discontinuità”, ha aggiunto. “Sia chiaro che non c’è alcuna staffetta da proseguire e non c’è alcun testimone da raccoglie ma semmai una nuova sfida da cominciare”. Il nuovo governo porterà, ha concluso il segretario, “l’inizio di una nuova stagione, civile, sociale e politica”.

‘C’è un accordo politico con il Pd per Conte premier’: lo ha detto Luigi Di Maio, al termine delle consultazioni

“Siamo sempre stati un movimento post ideologico, abbiamo sempre pensato che non esistano schemi di destra o sinistra ma solo soluzioni. Ci hanno accusato dell’essere dell’una o dell’altra parte. Questi schemi sono ampiamente superati”, ha aggiunto Di Maio, al termine dell’incontro con il presidente della Repubblica.

“Il ruolo di Giuseppe Conte ci fa sentiti garantiti sulle politiche che vogliamo realizzare”, ha proseguito Di Maio. “Si sono alimentate tante polemiche sulla mia persona – ha rilevato – e mi ha sorpreso che in una fase così delicata qualcuno abbia pensato al sottoscritto piuttosto che al bene del Paese. La Lega mi ha proposto di propormi come premier per il M5s e mi ha informato di averlo comunicato anche a livello istituzionale. Li ringrazio con sincerità ma con la stessa sincerità dico che penso al bene di questo Paese e a non me”. A proposito dell’apprezzamento espresso da Trump a Conte, Di Maio ha detto: ‘Ci indica che siamo sulla strada giusta’.
“Lasciatemi dire infine che i cittadini hanno assistito a un dibattito poco edificante su ruolo e cariche. Come capo politico – ha aggiunto – chiederò che il percorso di formazione del nuovo governo parta dalla redazione di un programma omogeneo. Solo dopo si potrà decidere chi sarà chiamato a realizzare le politiche concordate e su questo chiediamo che si rispettino alle prerogative del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio”.