Decreto clima: un elefante che partorisce un topolino? L’analisi del professor Andreassi punto per punto
Dopo alcune modifiche sostanziali rispetto alla prima bozza, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto clima, il primo tassello del cosiddetto “green new deal” annunciato dal Governo Conte bis. Vergognoso chiamarlo così, sia perché rispetto agli altri Paesi non sono stati stanziati fondi a sufficienza e sia perché sembra “partorito” da alieni
“Ben 450 milioni da investire sul decreto Clima è offensivo. Costa avrebbe potuto tagliare i sussidi e i fondi ai combustibili fossili”, questo una delle tante proposte / critiche emerse in occasione dell’intervento del delegato ai rifiuti del Comune di Albano Laziale Luca Andreassi nell’ambito della trasmissione web Tv Officina Stampa condotta dalla giornalista Chiara Rai.
CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE LA VIDEO INTERVISTA
Andreassi rimarca l’esiguità della cifra
“Sono 450 milioni di euro di investimenti – dice – mentre l’analogo decreto clima fatto in Germania al 2023 prevede come investimenti 50 miliardi che diventano 100 miliardi nel 2030. Dovrebbe essere un provvedimento che mette in piedi una serie di azioni per diminuire l’impatto ambientale ma in realtà si riesce veramente a ottenere questo risultato? Dovrebbe consentire di vivere in un ambiente più sano”.
Andreassi porta l’esempio del bonus rottamazione che sostanzialmente funziona così. Se si ha una macchina da rottamare o un motociclo, peraltro la rottamazione e l’accesso al bonus prevede tutta una serie di vincoli e requisiti vari come ad esempio in che Regione ci si trova ecc., si possono ottenere in cambio dei soldi da spendere in abbonamento per il trasporto pubblico locale e regionale. quale convenienza può esserci oggi a rottamare la propria auto se la rete dei trasporti non è eccellente sotto il profilo dei collegamenti? Ad esempio Andreassi con i mezzi impiega un’ora e mezza per raggiungere Tor Vergata da Albano mentre se con l’auto ci mette 20 minuti. Ecco il paradosso.
Ad ogni modo, la nuova misura si chiama Buono mobilità e prevede 1.500 euro per chi rottama entro il 31 dicembre 2021 un’auto omologata fino alla classe Euro 3 o 500 euro per chi rottama motocicli omologati fino alla classe Euro 2 ed Euro 3 a due tempi. Attenzione però, sono inclusi in questa possibilità esclusivamente i residenti nelle aree sottoposte a procedure di infrazione Ue per il superamento delle soglie di inquinamento: Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sicilia, Toscana e Veneto. Il buono mobilità può essere utilizzato entro tre anni per l’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico locale o regionale o di altre servizi integrati, oppure per l’acquisto di biciclette a pedalata assistita.
Poi c’è un piccolo, ma davvero piccolo finanziamento di cinquemila euro che mettono a disposizione per chi effettua la vendita di prodotti alla spina. Conviene davvero risvoluzionare tutto per cinquemila euro che al commerciante finiscono subito. Ci vorrebbe un altro tipo di incentivo. Ma spieghiamo meglio, i negozi che allestiranno spazi dedicati alla vendita di alimentari e detergenti sfusi, infatti, potranno beneficiare di un contributo economico fino a 5.000 euro per le spese sostenute per introdurre spazi dedicati a questa tipologia di acquisti. Ecco la beffa. La condizione è che i contenitori offerti dai commercianti non siano monouso, aspetto che apre a una serie di problematiche, in primis la remota possibilità di riutilizzare i contenitori per acquisti successivi per ragioni igieniche. Il punto vendita è infatti sempre responsabile dell’igiene dei prodotti che vengono venduti e, autorizzando la vendita tramite contenitori portati da casa, non sarà in grado di assicurare la salubrità degli alimenti. In conclusione, con tutta probabilità, i supermercati impediranno di utilizzare i contenitori propri.
Un elemento che può essere considerato “positivo”, aggiunge Andreassi, è l’identificazione di un commissario per le discariche abusive che si occupi della mappatura dei siti, strumento “utile e auspicabile”. Ma anche la realizzazione o il miglioramento del trasporto scolastico tramite mezzi elettrici o ibridi per i bambini delle scuole dell’infanzia, della primaria e secondaria che frequentano sia istituti comunali che statali. Bisogna vedere però in quante ditte di trasporto che hanno la gestione dei servizi dei Comuni vogliano attuare questa “rivoluzione”
Le foreste urbane metropolitane
Ma poi, però, arriva la ciliegina sulla torta che è l’investimento sulla piantumazione che prevede la creazione di foreste urbane metropolitane. Beh, Andreassi ha lanciato un appello: “Non ci mandate altri alberi ad Albano”. Avere in carico altri alberi significa dover necessariamente avere a disposizione dei dipendenti comunali che fanno solo questo. E lasciare gli alberi incolti significa mancanza di sicurezza per pedoni e auto, radici killer che crescono sotto l’asfalto, incuria e degrado. In sostanza, se ci fossero più fondi per assumere giardinieri andrebbe bene anche un fitto bosco per ogni Comune.
Ricapitolando, il Decreto Clima inciderà davvero molto poco sulla lotta all’emergenza climatica in corso, per cui occorrerebbero provvedimenti ben più radicali. A partire da una seria svolta pro-rinnovabili e da una drastica rimodulazione dei sussidi ai combustibili fossili per agevolarne il distacco. Francamente possiamo esigere questo dagli italiani pur sapendo che la politica energetica dell’Italia, continua a girare intorno all’utilizzo del gas naturale? Non è dunque azzardato parlare di una ingiustizia climatica e sociale. e’ assolutamente necessario fare i conti con la realtà e le previsioni più accreditate con l’onestà intellettuale di capire che tra il dire e il fare c’è ancora di mezzo un mare, attraversato da petrolio e gas fossile. Questo è un dato di fatto.
Infine Andreassi ha portato l’esempio della parlamentare democratica americana Alexandria Ocasio-Cortez che ha lanciato il Green new deal, per salvare il paese dall’ingiustizia sociale e dalla minaccia del riscaldamento globale. Il nome fa già presagire che si tratti di una misura tanto rivoluzionaria quanto fondamentale, come lo fu quella varata da Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1937 allo scopo di risollevare gli Stati Uniti dalla Grande depressione, cominciata quel famoso martedì nero del 1929.
“Ma perché non Copiamo?” si è chiesto Andreassi. “Proviamo a fare una rivoluzione culturale e umana e sociale, una rivoluzione che deve partire dal fatto che se vogliamo veramente cambiare passo deve nascere il “lavoro verde”, devono girare i soldi per costruire veramente una green economy che si basa sulla valorizzazione degli acquisti verdi e sulla vera tutela dell’ambiente. È chiaro che la rivoluzione deve essere sociale”.
CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO