Italia allo sbando e “Giuseppi” si rifà il bagno… con i soldi nostri

Ci mancavano anche i lavori per “Giuseppi” che a Palazzo Chigi stanno impegnando una squadra di operai per installare porte blindate e rifare il bagno secondo i suoi ‘desiderata’, compresa una doccia idromassaggio a otto schizzetti, come riferisce oggi un quotidiano bene informato, per un totale di circa 23.000 euro. Che pagheremo noi. Come pagheremo i programmati – ma non si sa se saranno in questa misura – duemila esuberi della Arcelor-Mittal, che ne pretende 5.000.

La società per cui
lo stesso Di Maio si occupò della conclusione dell’affare ex ILVA, sta facendo
piegare in avanti il dorso del nostro presidente del Consiglio fino al
raggiungimento dei fatidici 90 gradi – in senso figurato – nonostante lo
stesso, la cui maggior qualità non è certo la voce che vorrebbe avere quando
adotta certi toni stentorei, richiamanti il ventennio, o al massimo una
requisitoria in aula di tribunale, vada tuonando a destra e a sinistra – ma
soprattutto a sinistra – che la Arcelor-Mittal se la vedrà con lui.

Pare infatti che il
crack fosse programmato fin da luglio, e che riguardasse la volontà di
distruggere un nemico sul piano industriale, e non quella di rilevare
un’azienda e metterla a regime produttivo. Prova ne siano le testimonianze dei
dirigenti dell’ex-ILVA e l’ammanco di circa 500 milioni di materiale nelle
riserve dell’acciaieria, spariti per mai più tornare: come se, in definitiva,
non si volesse dar seguito ad un ciclo produttivo. Intanto rischiano il posto
20.000 operai, compresi quelli impiegati nell’indotto.

Il che,
moltiplicando per famiglie, fa, ad occhio, almeno 60.000 persone: una città,
per esempio, come Viterbo tutta intera. Non siamo d’accordo sulla negoziazione
che Conte sta mettendo in atto, che prevede, secondo lui, 2000 esuberi: il che
comunque fa 6000 persone, tranne l’eventuale perdita di lavoro sull’indotto.
Quando il ministro Di Maio ha svenduto il nostro gioiello industriale, la più
grande azienda siderurgica europea, a certi personaggi, più che delle offerte
che essi facevano sulla carta, e sugli impegni che poi sono stati regolarmente
disattesi, avrebbe dovuto indagare sulla qualità delle persone e sul loro
coinvolgimento nel mercato mondiale dell’acciaio. Ma, si sa, non si manda un
ragazzo a fare il lavoro di un uomo: lo abbiamo già scritto. È una bella cosa
avere ministri giovani e rampanti ( non sempre), ma ci vuole anche esperienza.
In campo industriale, è frequente il caso di una azienda concorrente che ne
acquisisce un’altra soltanto per toglierla dal mercato.

Ma questo,’
Giggino  er  bibbitaro’ non poteva saperlo, data appunto
la sua giovane età e la sua totale mancanza di esperienza specifica nel
ministero che si era  autoattribuito.
Temiamo ora, visti i fatti, per la politica estera, affidata a cotanto
personaggio. Purtroppo il costo di tanta ingenuità lo pagheranno gli operai che
rischiano il posto, e, alla fine della fiera, tutti gli Italiani. Dicevamo che
l’Italia è allo sbando: in realtà, allo sbando c’è questo governo
raccogliticcio, fatto di seconde linee: i più furbi si sono tenuti indietro,
già sapendo che non sarebbe durato. Oggi, fra un Conte ex Cincinnato buono per
tutte le stagioni, che crede che per risolvere i problemi basti prendere
l’aereo e andare a parlare con le persone – infatti lo vediamo dappertutto, con
e senza cravatta, secondo le occasioni, in alcuni casi con il maglione alla
Marchionne (ma magari!), ma sempre con le scarpe nere tirate a lucido – quando
poi manca, a lui come ad altri, posto che ce ne sia la capacità, il tempo
materiale per fare le cose.

Ma tant’è, Mussolini
ha tracciato una via, evidentemente, come quando, raccontava Giorgio Bracardi
ad Alto Gradimento, programma radiofonico di Renzo Arbore che i meno giovani
ricorderanno, riuscì, secondo il fido Catenacci, a fermare un’eruzione
dell’Etna – o del Vesuvio, poco importa. La filosofia è quella. Fra
l’allagamento periodico di Venezia, i fiumi che rischiano lo straripamento,
frane e smottamenti dovuti al degrado idrogeologico, tornados che buttano giù
alberi, intere foreste o pini marittimi urbani, causando danni comunque da
rifondere, il povero Giuseppi non trova pace, mentre Giggino, da parte sua, fa
il Salvini del vecchio governo, comportandosi esattamente come faceva il Matteo
tanto criticato per il suo presenzialismo, ma in effetti oggi vediamo solo lui.
Il Di Maio capopopolo dei Cinquestelle; il quale, trascurando l’attività dovuta
per il suo secondo mandato ministeriale, cioè agli Affari Esteri, si occupa
invece di tutto ciò che in italico suolo accade. Abbiamo anche capito perché
abbia voluto farlo fuori: gli faceva ombra: ciò che faceva ieri Matteo, fa oggi
Giggino, senza che un altro vicepresidente del Consiglio lo sovrasti con la sua
personalità. Vediamo anche, a 24 pollici per alcuni, ma è possibile più grande,
avendo un televisore con lo schermo di maggiore ampiezza, il faccione
sorridente a prescindere di Zingaretti in maniche di camicia, il quale prima e
dopo i pasti ci ricorda, orami da circa un mese, non avendo altri
argomenti,  che ‘loro’ hanno evitato l’aumento
dell’IVA, quello che invece Salvini non solo non avrebbe evitato, ma avrebbe
caldeggiato. Dimenticando che il ‘salasso’ era stato ordinato dall’asse
Macron-Merkel-Moscovici-Dombrowski, e non da Matteo; con il quale, comunque
avremmo evitato la ‘catastrofe’. E che comunque bisogna smontare tutto ciò che
Salvini ha realizzato, in una furia iconoclasta a cnhe questa a prescindere;
rispolverando quello ‘ius soli’, trasformatosi per breve tempo in ‘ius
culturae’, affiancato dal voto ai sedicenni e dall’esclusione dalle urne degli
anziani, nel disperato tentativo di raccattare voti per il suo Partito Decotto.
Poveretti, oggi “litigano su tutto”, dopo appena tre mesi insieme – o quattro,
ma è lo stesso. Abbiamo un governo? Meglio sarebbe di no, a questo punto. Il
tutto condito da una geniale pensata da quattro aficionados del PD e della
rete, che si sono inventati le sardine, al soldo di ‘qualcuno’. Ma, si sa,
quando si può gabellare un movimento per ‘spontaneo’, questo fa più presa nella
mentalità di chi crede ancora alla Befana.

Siamo proprio alla
frutta. È chiaro che i ragazzi fanno gruppo, non importa contro chi, anche solo
per andare allo stadio, o ad un concerto di musica rock, o ad una adunata in
piazza a capodanno. Potevano mai lasciarsi scappare questa occasione? La figura
poi delle sardine, con tanti pescetti dipinti su carta colorata, sa tanto di
Carnevale, quando noi stessi ritagliavamo le maschere da metterci sul viso con
un elastico dietro la nuca. So’ ragazzi, lasciateli giocare. Ma non venite a
dirci che questa è una manifestazione politica. La politica è una cosa seria,
perché riguarda la gestione di una nazione, e i suoi destini. O, almeno, lo
era, fino a qualche decennio fa. Basta vedere i personaggi che oggi la
popolano. Insomma, non siamo in buone mani. Qualcuno prevede elezioni in
primavera. Qualcun altro in settembre, quando maturano non i grappoli d’uva, ma
i vitalizi. Quelli che a parole avrebbero dovuto essere aboliti. Tutto ciò
mentre Salvini sospetta che il nostro presidente del Consiglio abbia usato male
i risparmi degli Italiani – leggi Cassa Depositi e Prestiti – per ingraziarsi
certi personaggi a Bruxelles, con i quali mostra perfetta sintonia, ma una
certa subalternità, al fine di salvare le banche tedesche, dall’Italia già
abbondantemente salvate in passato. Non si fanno le nozze con i fichi secchi.
Questa ‘maggioranza’, tale solo in parlamento, non avrà lunga vita, come già
avevamo pronosticato da queste colonne. Rimettiamo le cose a posto. E
ricordiamoci, quando saremo davanti alla scheda elettorale – il più presto possibile
– di tutte le menzogne, i disservizi, le faziosità, l’odio contro chi è
dall’altra parte, per poi accusarne gli avversari politici, i toni di comando e
di delirio di onnipotenza, le incapacità, le inesperienze, le trappole, i
tradimenti e quant’altro abbiamo dovuto subire, noi Italiani, da questa gente,
che s’è aggrappata ad un cavillo elettorale – una maggioranza solo
parlamentare, peraltro già scaduta – per prendere in mano le nostre sorti, a
vantaggio di una Unione Europea che ha in pratica usurpato la nostra sovranità,
facendoci i conti in tasca e costringendoci 
a manovre di austerità senza alcun motivo, se non quello di ‘avere i
conti a posto’: ma nei confronti di chi?




Roma, focus sul mercato dell’audioprotesi: spinta all’innovazione tecnologica del comparto

Il 23 Novembre audioprotesisti da tutta Italia a convegno nella capitale: in crescita del 75% la spesa annua per ricerca e sviluppo delle aziende produttrici negli ultimi 6 anni. Audioprotesi, un mercato innovativo, tecnologico e vivace che dà lavoro e soluzioni

La prevalenza in Italia dei problemi uditivi è stimata pari al 12,1% della popolazione, sono circa 7 milioni di italiani con ipoacusia con una significativa differenziazione tra le classi di età e un aumento significativo con l’invecchiamento (da percentuali che non superano il 10% della classe di età 13- 45 anni al 25% di chi ha dai 61 agli 80 anni, fino al 50% tra gli over 80). (Ricerca Censis, in collaborazione con Confindustria, ANIFA (Associazione Nazionale Importatori e Fabbricanti Audioprotesi), ANA (Associazione Italiana Audioprotesisti) e ANAP (Associazione Nazionale Audioprotesisti Professionali).

I problemi di udito in Italia: ampiezza e complessità del fenomeno

Tra il 2012 ed il 2018 è cresciuto progressivamente il numero di persone con problemi di ipoacusia del 4,8%. l’incremento maggiore si riscontra, oltre che nella classe degli ultraottantenni, nella classe d’età di età intermedia (dai 46 ai 60 anni), una quota che appare più elevata tra gli uomini. Tra i fattori di rischio di tutti i problemi dell’udito, oltre all’età, hanno un forte peso anche quelli ambientali, legati all’esposizione ai rumori in ambiente di vita e di lavoro.

L’audioprotesista è la figura chiave nel processo di applicazione protesica.

All’audioprotesista spetta il compito di selezionare la soluzione uditiva più adatta al soggetto ipoacusico, sulla base di esami oggettivi e soggettivi, e di personalizzarla in base alla morfologia della sua perdita uditiva, al suo stile di vita e alle sue conseguenti necessità di ascolto. La professione di Audioprotesista, riconosciuta nel 1994 con il Decreto Ministeriale 668, è tra le professioni sanitarie con maggior numero di occupati a un anno dalla laurea, con un dato che si attesta a più dell’80%.

Ipoacusia e deterioramento cognitivo

Un aspetto che attiene alla complessità di questo tipo di disturbi ha a che vedere con il legame tra problemi di udito e deficit cognitivi: l’ipoacusia aumenta l’impegno necessario all’ascolto degradando il messaggio e comportando un carico cognitivo durante l’elaborazione dei dati che “affatica” il cervello e riduce le risorse di attenzione e cognitive disponibili per altri compiti. Il trattamento dei deficit acustici attraverso soluzioni uditive appare dunque efficace per ritardare la comparsa di disturbi cognitivi mantenendo una buona funzionalità cerebrale e ha un enorme valore preventivo per forme patologiche fortemente connesse all’invecchiamento e dal costo scoiale particolarmente elevato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che oggi le persone con ipoacusia siano 466 milioni in tutto il mondo e che nel 2050 questo numero raddoppierà, raggiungendo circa 900 milioni di persone nel mondo. In Europa, il numero di persone con perdita uditiva autodiagnosticata è oggi di 70 milioni e aumenterà a 104 milioni entro il 2050.Ipotizzando per l’Italia un andamento simile a quello previsto per l’Europa, si può prevedere per il 2025 un numero di persone con calo uditivo autodiagnosticato pari a poco più di 8 milioni e per il 2050 compreso tra i 10 e gli 11 milioni di persone.

Prodotti tecnologie e costi

Nel 2018 sono state applicate in Italia circa 450.000 protesi acustiche, delle quali circa il 40% sono totalmente o parzialmente rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale, mentre il restante 60% è distribuito privatamente.

Il numero di dispositivi erogati nel 2015 è di circa 180.000, con una stima di dispositivi circolanti di circa 1.200.000 per circa 700.000 pazienti. Il costo totale, comprensivo di accessori, spese per la manutenzione e sostituzioni di protesi acustiche irreparabili, si è attestata nel 2015 a circa 144.000.000 euro. Il mercato privato si attesta sui 270.000 dispositivi applicati all’anno, con una crescita costante, dal 2016 ad oggi, del 5%.

In crescita anche il dato, fornito da EHIMA (Associazione Europea dei Fabbricanti di Protesi Acustiche), che riguarda la spesa annua per ricerca e sviluppo delle aziende produttrici, con un incremento – dal 2010 al 2017 – del 75%, a conferma dell’enorme spinta all’innovazione tecnologica del comparto. Si tratta di un aspetto messo in luce anche dalle precedenti ricerche del Censis sul tema del valore sociale dei dispositivi medici. In particolare, in una ricerca Censis del 2011, è emerso non solo l’ampio utilizzo di dispositivi medici tra gli italiani, ma anche il valore attribuito a questi dispositivi sotto il profilo della promozione della qualità della vita.

Sentire bene: il valore sociale dell’audioprotesi

Nella ricerca del Censis viene segnalata inoltre, l’esigenza di poter disporre di una protesi acustica poco visibile (38,5%) che richiama in causa una delle resistenze psicologiche maggiori rispetto all’utilizzo, anche in caso di disturbi conclamati.

Il settore dell’audioprotesi ha in sé un primo importante aspetto di valore sociale che lo connota e che è rappresentato dall’elemento centrale del miglioramento della qualità della vita delle persone che utilizzano direttamente i dispositivi acustici, insieme a quello dei familiari e delle persone che vi entrano in relazione.

Il 23 Novembre: audioprotesisti da tutta Italia a convegno a Roma

Presso l’hotel Sheraton Golf di Roma (Via Salvatore Rebecchini 39 dalle 09.00 alle 16.00) audioprotesisti provenienti da tutta Italia in assise. “Il 23 Novembre per Signia sarà un giorno importante- spiega Silvia Scialanca Marketing Manager di Signia, brand di Sivantos, azienda pioniera nella fornitura di soluzioni audiologiche altamente innovative- perché potremo presentare a più di 130 esperti, provenienti da tutto il territorio italiano, gli interessantissimi risultati di uno studio condotto dal CENSIS sul Valore Sociale dell’Audioprotesi”. “L’assise sarà inoltre occasione- prosegue Sandro Lombardi Ceo di Signia- per presentare anche il nuovo nato in casa Signia, Signia Xperience, un prodotto che potrà offrire al paziente ipoacusico un ascolto perfetto e su misura alle sue esigenze anche quando in movimento.”




Rousseau dice no a Di Maio e Grillo: M5s corre da solo alle regionali in Emilia Romagna e Calabria

La scelta del M5S sulle regionali in Emilia Romagna e Calabria avrà ripercussioni sul governo? “No, non ce ne saranno”. Così risponde Luigi Di Maio al termine della cena con gli altri ministri.

“Assolutamente no”. Cosi il premier Giuseppe Conte ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se il voto sulla piattaforma Rousseau potrebbe avere conseguenze sulla tenuta del governo.

Per la prima volta nella storia del Movimento 5 Stelle la base degli attivisti ha sconfessato una decisione dei vertici. La piattaforma Rousseau ha bocciato la proposta di Luigi Di Maio di prendersi una “pausa elettorale” in vista delle elezioni regionali dei 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria. Gli attivisti vogliono esserci e vogliono contarsi, anche se, dopo la batosta umbra, i sondaggi non mostrano un grande stato di salute per il Movimento 5 Stelle. Che però sarà in campo e ci sarà da solo. “I militanti 5Stelle hanno sfiduciato Di Maio e Grillo, e con loro il governo contro natura col PD. Le porte della Lega sono aperte a chi vuole davvero il cambiamento”, ha commentato immediatamente Matteo Salvini. “Gli iscritti – ha detto invece Di Maio – ci hanno dato un mandato chiaro e fortissimo: dobbiamo partecipare alle elezioni regionali con tutte le nostre forze ed è quello che faremo. Ora c’è una cosa sola da fare: mettersi a pancia a terra e dare il massimo per queste due regioni”.

Ma per Di Maio è una sconfitta pesante, e lo è anche nelle proporzioni, circa il 70% dei votanti ha bocciato l’idea della “pausa elettorale” e il risultato non potrà non pesare negli equilibri interni. La bocciatura, infatti, è arrivata sotto il fuoco incrociato della feroce opposizione dei territori, ma anche della fronda interna, della quale fanno parte anche gli ex ministri Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. Il simbolo lanciato da Beppe Grillo sarà quindi, contro il volere del suo capo politico, sulle schede elettorali delle regionali a gennaio. Ma ci sarà in una situazione delicatissima. Intanto per un risultato che nessuno si aspetta incoraggiante e che potrebbe avere profonde ripercussioni anche sull’equilibrio di governo. Poi perché si dovranno trovare, sia in Emilia-Romagna (dove si ripartirà dai consiglieri uscenti) sia in Calabria (dove il nome più accreditato è quello del docente Francesco Aiello) persone disponibili a mettere la faccia in una campagna elettorale dove, probabilmente, il sostegno del movimento a livello centrale non sarà entusiasta, nonostante le rassicurazioni di Di Maio: “Non so quale risultato raggiungeremo – ha detto – ma io sarò come sempre in prima linea e non mi risparmierò”.

L’opposizione contro la decisione dei vertici, con una convocazione del voto che ha colto tutti un po’ di sorpresa, è partita dai due territori coinvolti. Il coordinatore della campagna per le regionali in Calabria, Paolo Parentela, si è dimesso. In Emilia-Romagna il gruppo regionale ha invitato a votare per il ‘no’ alla pausa elettorale, la consigliera regionale Silvia Piccinini ha parlato di “una presa in giro inaccettabile” e la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni si è messa a capo della protesta, ritenendo la decisione uno sbaglio: “la gente non prenderà questa ‘pausa’ per un momento di riorganizzazione, ma per una deposizione delle armi a favore di un governo vacillante. Io dico che si deve combattere e non dimostrare debolezza o cedere ai ricatti per paura”. Quindi il 26 gennaio si va al voto e il M5s si misurerà con le due coalizioni. Ma i problemi interni adesso si fanno ingombranti. “Sicuramente il Movimento è in un momento difficoltà – aveva detto Di Maio prima di conoscere il risultato del voto – e lo ammetto prima di tutto io. C’è bisogno di mettere a posto alcune cose”. Probabilmente, dopo lo ‘storico’ voto su Rousseau, molte di più di quelle che il capo politico del Movimento pensava.




Il ministro Fioramonti alla Stampa estera: docenti italiani “Eroi civili”

Ai periodici incontri che i corrispondenti dei media esteri hanno a Roma con esponenti governativi o politici, recentemente è stato invitato il neoministro all’Istruzione, Lorenzo Fioranonti, (M5S), 42 anni, economista e docente universitario.

Il suo incontro con i giornalisti nell’affollata sala della Stampa Estera a Roma è risultato in una panoramica, tra domande e risposte, molto ampia e documentata sulle problematiche che interessano ed affliggono il sistema educativo nazionale.

Avendo il ministro toccato il punto della scarsa corrispondenza retributiva dei docenti italiani, da lui definiti ‘eroi civili’, a fronte di impegni gravosi e di responsabilità educative non trascurabili, lo scrivente gli ha chiesto se un certo riconoscimento per tale valore non debba provenire da un adeguamento retributivo, dato che sono tra i peggio pagati d’Europa, facendo l’esempio della Finlandia, ove un insegnante è pagato meglio del medico.

Il ministro ha replicato affermando di essere lieto di interloquire con qualcuno “che si intende di Finlandia, siccome io ho studiato il sistema finlandese ed anche visitato quel paese due volte e ritengo sia il sistema più interessante al mondo anche se poi questi studi internazionali lo collocano sempre tra i primi posti.” Se è necessario, per il ministro, l’adeguamento degli stipendi non lo è meno la valorizzazione del ruolo dei docenti “perché in Finlandia non solo vengono pagati di più ma c’è anche una valorizzazione culturale del ruolo del docente Cioè chi ha l’ambizione nella vita di voler fare l’educatore, ha la possibilità di farlo “ laddove, ha proseguito Fioranonti, “da noi si verifica l’opposto cioè che la cultura del paese tende a screditare certe professioni al punto tale che chi poi vuole magari sviluppare quella ambizione personale e professionale viene scoraggiato perché vi viene associato un cliché negativo, essendo considerata inferiore rispetto ad altre professioni”.

A questo proposito, Fioranonti ha sottolineato di considerare invece il ruolo dell’insegnante fondamentale essendo la persona che modella il futuro ed a cui si consegnano i nostri figli per gran parte della loro vita. “È paradossale consegnare le persone più importanti che abbiamo ad un’istituzione che magari è fatiscente ed a figure che non ricevono la stessa valorizzazione che ricevono in altri paesi e che gli spetta”.

Ma i riferimenti di Fioramonti al modello finlandese, ben noto in tutto il mondo, sono stati vari ed in varie occasioni. In varie interviste, per esempio, ha dichiarato di voler puntare su una scuola di qualità, spiegando che “in Finlandia, per esempio, si è ridotto l’orario scolastico, facendo insegnamenti trasversali, inserendo nuove tecnologie in modo divertente e accattivante e rendendo così la matematica più accessibile a tutti”. E proprio per tentare di importare il modello finlandese, ha precisato di aver aperto dei tavoli di lavoro su questo obiettivo.

Fioramonti non ha mancato di citare l’innovazione che è stata molto ripresa a livello dei media internazionali: ovvero che l’Italia sarà probabilmente il primo Paese ad introdurre nei programmi scolastici l’educazione ambientale, un insegnamento per 33 ore annue che sarà operativo da settembre inserite nel corso di educazione civica, materia che sarà oggetto di voto finale. “E’ una legge dello stato che conferisce al ministero dell’istruzione l’obbligo di strutturare tale insegnamento e noi lo stiamo facendo in questa direzione e senza costi ulteriori perché’ tale insegnamento sarà inserito in materie che già esistono. I costi riguardano solo la formazione degli insegnanti, ed a gennaio e febbraio partiranno i corsi di formazione per i docenti che costeranno 10 milioni di euro”, ha concluso il ministro.

Affrontando la questione del’edilizia scolastica, in gran parte costituita da molti edifici fatiscenti o maltenuti, ha affermato trattarsi di un grande tema ed anche argomento di grande contraddizione perché, pur disponendo di stanziamenti insufficienti essi tuttavia sono importanti, aggirandosi su circa 10-11 miliardi di euro tra mutui BEI, finanziamenti strutturali e finanziamenti pubblici. Ciò che ostacola l’investimento di tali risorse è la divisione di competenze tra enti locali, regioni, comuni e province, che spesso ritarda o blocca l’utilizzo di tali fondi.

Il ministro ha poi informato che, proprio per cercare di accelerare queste procedure, ha creato una ‘task force ‘di 86 tecnici su tutto il territorio nazionale: tecnici, architetti, ragionieri ieri, in generale esperti di amministrazione e di project management nonché di realizzazione di opere pubbliche per affiancare enti locali piccoli o non preparati nella predisposizione di procedure per la realizzazione di gare pubbliche e di manutenzioni di edifici o costruzione di nuovi.
Allo scopo, è stata poi ideata la nuova anagrafe dell’edilizia scolastica reperibile anche sul sito del MIUR contenente tutti i dati e tutte le informazioni aggiornate giorno per giorno per verificare lo stato dell’arte dell’edilizia scolastica del nostro paese.

Nel complesso, il ministro è apparso a suo agio e ben preparato, riuscendo a navigare con destrezza tra domande spesso insidiose di vari colleghi dei media esteri. Ha anche acconsentito ad interviste singole di alcuni media, rispondendo in inglese o spagnolo in modo scorrevole e senza esitazioni.
Non succede spesso, purtroppo, che il Italia un ministro si occupi di un settore che gli sia congeniale, ma questo non è sembrato il caso di Fioramonti.

https://srv1.selftv.video/video/stampaestera/14738




“L’inedito politico-costituzionale del contratto di governo”. L’interessante focus dell’avvocato Angelo Lucarella

Presentato a Martina Franca, il libro di Angelo Lucarella dal titolo ” L’inedito politico-costituzionale del contratto di governo”.
L’avvocato Lucarella, premiato quest’anno, per il settore tributario, dal Sole 24 Ore, tra i migliori legali d’Italia e dal Le Fonti Legal Awards come “Boutique legale d’eccellenza”, nel raccontare il suo libro, ha risposto a molte domande in merito al Governo del cambiamento, all’accordo di Coalizione, agli effetti giuridici delle norme menzionate nel Contratto di Governo in chiave politico-costituzionale.

Questi e tanti altri gli argomenti discussi durante la presentazione del libro, nella quale sono intervenuti Maria Trivisano, Pino Pisicchio e Nunzia Convertini. Tra i partecipanti all’incontro anche il Generale dei Carabinieri Francesco Zito e il prefetto Francesco Tagliente.
L’Avvocato Lucarella ha evidenziato che “Il Contratto per il Governo del cambiamento, almeno giuridicamente inteso, pur volendo rappresentare una svolta sul piano del metodo di accordo tra forze politiche contrapposte, di fatto ne diventa l’arma di condizionamento più violento”.
Chiamato a porgere un saluto, il prefetto Tagliente ha voluto omaggiare i meriti dell’autore con un significativo discorso: “Rivolgo all’Avvocato Lucarella il mio saluto, i miei complimenti e l’invito a continuare con sempre maggiore determinazione a promuovere i valori del nostro ordinamento costituzionale. Durante i miei 47 anni di servizio come Prefetto, ho sempre tenuto come filo conduttore della mia attività istituzionale i valori fondanti del nostro ordinamento costituzionale, primo fra tutti la persona umana, rivolgendo particolare attenzione a quelle persone che si trovano in una condizione di fragilità, colpite da una crisi economica incolpevole o vittime della burocrazia.
Come delegato nazionale ai rapporti istituzionali dell’Associazione nazionale insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana ( ANCRI), sto portando avanti un progetto denominato “Viaggio tra i valori e i simboli della nostra Repubblica”. L’Avvocato Lucarella è un giovane talento con radici profonde, ricco di quei valori che la nostra terra e il nostro contesto ambientale riesce a far trasmettere da padre in figlio”.
Giampiero Laera




L’ex ministra Trenta vive ancora nell’alloggio “di servizio”: la procura militare apre un fascicolo

La Procura militare della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine per accertare eventuali profili di sua competenza in relazione alla vicenda della casa dell’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Lo ha confermato all’ANSA il procuratore militare Antonio Sabino sottolineando che si è trattato di un “atto dovuto” dopo le notizie di stampa e che al momento non ci sono né indagati né ipotesi di reato.

Il fascicolo aperto dalla procura militare è a “modello 45”, che è il registro degli atti che non costituiscono notizia reato. “Faremo tutti gli accertamenti del caso – ha spiegato il procuratore – per sgomberare ogni dubbio, anche da un punto di vista amministrativo”. Al momento si tratta di una indagine, ha ribadito, di puro carattere conoscitivo.

Ieri la notizia del Corriere della sera sul fatto che l’ex ministra vive ancora nell’alloggio “di servizio” che le era stato assegnato quando era al governo. Una mìnotizia che destato diverse polemiche. Tutti, anche il suo partito, i Cinque Stelle, le hanno chiesto di lasciare l’appartamento. Ma lei ha tenuto il punto, spiegando che la casa è stata riassegnata al marito, militare, avendone pieno diritto, in osservanza di ogni regola.

Ovviamente erano stati i partiti dell’opposizione di centrodestra i più duri ad attaccarla. Maurizio Gasparri traendo spunto da questa vicenda ha definito i pentastellati “moralisti ‘un tanto al chilo’ bugiardi ed ipocriti”. “I privilegi sono ‘di casa’ per i grillini”, è stato il commento sarcastico di Fratelli d’Italia. Irritato anche il Pd: il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci ha chiesto all’ex ministra di chiarire “velocemente” e annunciato una interrogazione urgente. Infine la presa di distanza che fa più rumore, quella del suo partito che, per voce di Stefano Buffagni, le ha chiesto esplicitamente di lasciare l’appartamento.




L’Italia flagellata dal maltempo: a Roma strage di Alberi, chiusa piazza San Marco a Venezia. L’Arno fa paura

Continua a salire la marea a Venezia, toccando 141 centimetri a mezzogiorno, secondo la rilevazione della stazione di Punta della Salute. Alla diga foranea del Lido la marea è di 144 centimetri. A questo livello viene allagato il 59% del centro storico lagunare.

Valanga in val Martello – In val Martello, alle 8.50, una valanga si è abbattuta su una zona abitata. In queste ore sta nevicando intensamente su tutta la provincia, anche a Bolzano. Sono attualmente 6.500 le utenze senza energia elettrica. In val Martello è scesa la cosiddetta valanga ‘Eberhoefer’, che in passato è stata già oggetto di lavori di messa in sicurezza a causa dell’elevato pericolo che rappresenta per le case sottostanti. Per motivi sicurezza risultano chiuse 30 strade statali e provinciale, come praticamente tutte la strade secondaria di montagna. La statale della val Venosta è bloccata tra Laces e Coldrano per caduta sassi, tra Silando e Resia c’è obbligo di catene. La val Martello attualmente è isolata. Come riferisce Rai Suedtirol, che si è messa in contatto con il sindaco Georg Altstaetter, la valanga ha leggermente danneggiato alcune case. Sono in corso verifiche di eventuali dispersi. Secondo le prime informazioni, non ci sono vittime. Enorme masse di neve e di alberi sradicati si sono riversate a valle, invadendo – come una colata di lava – le strade del paese. Alcune case sono rimaste danneggiate. In alcuni punti la neve arriva al primo piano delle case.

Alberi caduti e forte vento, 200 interventi a Roma – Sono stati duecento gli interventi dei vigili del fuoco nella notte in tutta Roma per allagamenti e alberi caduti a causa del temporale e del forte vento che si stanno abbattendo in queste ore sulla Capitale. Già stamani sono cento gli interventi in coda. Si segnalano alberi sulla carreggiata sulla Salita di Sant’Onofrio, in centro; chiuso al traffico perché allagato il sottopasso in direzione via Gregorio VII sul lungotevere in Sassia; alberi in strada e relativa chiusira al transito anche in via di Donna Olimpia a Monteverde e a via Vitellia; sempre alberi caduti in via Cavriglia, zona Prati Fiscali. Su via Aurelia, tra il chilometro 14 e il 13, è caduto un cartellone pubblicitario per il forte vento. Interventi si segnalano anche a Civitavecchia e a Nettuno. Sul fronte trasporti, la circolazione della metro C è stata rallentata per un’ora nella tratta Giardintti-Pantano a causa del forte vento. Rallentata anche la ferrovia regionale Roma-Lido a causa della presenza di un albero sulla rete elettrica nei pressi di Ostia Antica. Un albero è caduto nella tarda serata di ieri ad Albano Laziale, vicino Roma, ferendo un automobilista in transito. E’ accaduto in via dei Cappuccini. L’uomo è stato portato in ospedale in codice rosso, ma non sarebbe in pericolo di vita. Sul posto vigili del fuoco e polizia. Nella notte un altro albero è caduto su via Cassia, altezza Corso Francia, a Roma. Illeso l’automobilista. Sul posto vigili del fuoco e polizia. Allagamenti e alberi caduti nella notte a Roma e provincia a causa del maltempo. Oltre duecento gli interventi effettuati dai vigili del fuoco.

Arno sopra il primo livello di guardia a Firenze – Come previsto, l’ Arno è salito sopra il primo livello di guardia a Firenze, raggiungendo i 3,50 metri sull’argine, a causa delle piogge che da ieri sera stanno interessando buona parte della regione. Lo stesso Arno ha raggiunto il secondo livello a Incisa-Figline. E’ quanto si apprende dalla protezione civile della Città metropolitana e dalla sala operativa regionale. Supera il primo livello di guardia, riferisce la Protezione civile della Metrocittà, anche il fiume Bisenzio a San Piero a Ponti ed è già al secondo livello l’Ombrone a Poggio a Caiano (Prato). Attivate le sale del servizio di piena dei Geni Civili Valdarno Superiore e Centrale. Hanno raggiunto poi il secondo livello di guardia l’Ema nella zona di Grassina e Strada in Chianti (ora è in calo) e anche l’Elsa a Poggibonsi (Siena). In aumento pure Greve e Pesa. Riguardo all’Ema da Palazzo Vecchio si precisa che in zona piazza Bacci la Protezione Civile sta effettuando controlli a seguito della piena. Chiusa poi via del Ponte a Iozzi per acqua in carreggiata che ha parzialmente invaso alcune proprietà. Disagi interessano la viabilità per frane ed alberi caduti su buona parte delle strade provinciali del Fiorentino: la Sp 72 è chiusa nel comune di Lastra a Signa, la sr 429 a Petrazzi. La Protezione civile della Metrocittà invita a prestare la massima attenzione negli attraversamenti di sottopassi e dei corsi d’acqua, e a non sostare lungo le sponde per il pericolo di cedimenti degli argini a causa di infiltrazioni.

Nel Grossetano 153 mm di pioggia, Albegna in piena – Il maltempo che sta interessando la Toscana – dove è allerta arancione su gran parte del territorio – ha colpito soprattutto il Grossetano a sud del capoluogo maremmano, tra Orbetello, Manciano e Magliano. Il fiume Albegna in piena ha superato il secondo livello di guardia e in alcuni punti della campagna, riferisce la sala della protezione civile regionale, ha tracimato senza però raggiungere alcuna abitazione. Nella zona di Polverosa è stato segnalato vento forte che, rileva ancora la protezione civile, ha scoperchiato alcuni tetti. In totale a Manciano sono stati registrati dalle 14 di ieri 153 millimetri di pioggia, di cui 120 dalle 20 di ieri. Inoltre, già venerdì erano caduti 100 millimetri di pioggia in sei ore. Nel territorio di Manciano famiglie residenti nei poderi del Quarto Albegna, fa sapere il Comune, sono state confinate ai piani alti delle proprie abitazioni. Chiuse diverse strade per allagamenti e il ponte sull’Albegna tra Marsiliana e S.Andrea. Due persone bloccate con l’auto a causa della strada invasa dall’acqua, sono state soccorse ieri sera dai vigili del fuoco in località Ghiacciobosco a Capalbio. Le altre zone dove sono state registrate le precipitazioni più forti sono l’Aretino e la Val di Chiana, nel Senese. Segnalata una frana a Loro Ciuffenna.




Cesena, musicista con tumore al cervello: operato mentre suona al piano

All’ospedale Bufalini di Cesena un musicista con un tumore cerebrale è stato operato al cervello da sveglio, mentre eseguiva alcune melodie musicali al piano. Si tratta di un intervento eseguito nei giorni scorsi utilizzando la tecnica dell”Awake Surgery’ (Chirurgia da sveglio) che consiste nell’operare il paziente in condizione di veglia con un duplice scopo: asportare la massa tumorale e, nel caso specifico, salvaguardare le abilità musicali. L’awake surgery, spiega una nota dell’ospedale, è una metodica iniziata da qualche anno nella Neurochirurgia del Bufalini, dopo un periodo di perfezionamento dei neurochirurghi cesenati in vari centri tra cui il dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Montpellier diretta dal professor Hughes Duffau (luminare in questo campo di studi). Consente al paziente di rimanere vigile e in grado di rispondere a una serie di test prestabiliti posti dal neuropsicologo, in modo da localizzare e asportare nel modo più completo e preciso possibile la massa tumorale, senza danneggiare le aree cerebrali che regolano il linguaggio, il movimento e le altre funzioni cognitive superiori. Tutto ciò al fine di salvaguardare la qualità della vita del paziente.
Nello specifico, durante l’intervento sono state mappate e monitorate tre diverse capacità di comprensione musicale: il riconoscimento dei toni melodici, il ritmo e il contorno musicale. L’operazione, durata circa cinque ore, è stata eseguita dall’equipe multidisciplinare composta dai neurochirurghi dottor Luigino Tosatto, dottor Vincenzo Antonelli, Dottor Giuseppe Maimone; dal neurofisiologo, dottoressa Chiara Minardi; dai neuroanestesisti, dottor Marco Bocchino e dottoressa Giuseppina Pugliese; dai neuropsicologi, professoressa Caterina Bertini e dottor Davide Braghittoni dell’Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Psicologia di Cesena e da personale infermieristico coordinato da Milena Maccherozzi




Celiachia, assessore D’Amato: “Ecco i presidi accreditati per la diagnosi”

Con un decreto del Commissario ad acta è stato approvato l’Elenco regionale dei presidi accreditati e centri di terzo livello per la celiachia e la sua variante dermatite erpetiforme.

“La Regione Lazio – spiega l’Assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato – ha identificato le strutture sanitarie che possiedono i requisiti per una completa valutazione del paziente con sospetto diagnostico di celiachia, ai fini di una efficace diagnosi e risposta alle esigenza del cittadino. Per questo motivo, nel Decreto si stabilisce anche che per quanto relativo alla diagnosi di celiachia e dermatite erpetiforme siano considerate valide, ai fini dell’esenzione delle prestazioni sanitarie previste e dell’erogazione gratuita degli alimenti senza glutine, soltanto quelle effettuate da tali strutture”.

16 novembre 2019

CENTRI DI TERZO LIVELLO PEDIATRICI

IRCSS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (U.O.C. di Epatologia, Gastroenterologia e Nutrizione); Azienda Ospedaliero Universitaria

Policlinico Umberto I (Dipartimento Materno Infantile, Scienze Urologiche – U.O.C. di Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica)

PRESIDI ACCREDITATI PEDIATRICI

ASL Roma 2 – Presidio Ospedaliero Sant’Eugenio (U.O.C. Pediatria); ASL Latina – Ospedale S. Maria Goretti (U.O.C. di Neonatologia – TIN – Pediatria – DEA II); Asl Frosinone – presidio ospedaliero Frosinone-Alatri (U.O.C. Pediatria).

CENTRI DI TERZO LIVELLO ADULTI

Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Umberto I (Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche – U.O.C. di Gastroenterologia, FAS); Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata (U.O.C. Gastroenterologia ed endoscopia digestiva); Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS (U.O.C. Medicina Interna e Gastroenterologia); ASL Roma 2 – Presidio Ospedaliero Sant’Eugenio (U.O.S.D. Nutrizione Clinica); Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea (U.O.C. di Malattie dell’Apparato Digerente e del fegato).

PRESIDI ACCREDITATI ADULTI

ASL Roma 2 – Ospedale Sandro Pertini (U.O.C. Transmurale di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva); Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli – Presidio Columbus (U.O.C. di Medicina Interna e Gastroenterologia); IFO IRCSS Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (U.O.S.D. Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva); ASL Latina – Ospedale Santa Maria Goretti (U.O.C. Gastroenterologia); ASL Frosinone – Presidio Ospedaliero “Fabrizio Spaziani” (U.O.C. Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva); ASL Viterbo – Complesso Ospedaliero “Belcolle” (U.O.C. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva); ASL Rieti – Presidio Ospedaliero San Camillo De Lellis (U.O.S.D. Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva); ASL Roma 1 – Presidio Ospedaliero “San Filippo Neri” (U.O.C. Gastroenterologia); Fondazione Policlinico Tor Vergata (U.O.C. Gastroenterologia); Asl Roma 6 – Ospedale dei Castelli (U.O.C. di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva) A.O. San Camillo (U.O.C. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Diagnostico operativa).




Venezia, un’altra giornata di paura. L’acqua arriva a oltre un metro e mezzo. Si ferma tutto

Venezia si appresta a vivere un’altra giornata di paura per la nuova super acqua alta prevista in mattinata.

La marea ha raggiunto alle 11.26 una punta massima di 154 alla Punta della Salute e ora, rileva l’Ufficio Meteo del Comune di Venezia, sta scendendo lentamente. Alto il valore anche a Burano dove la marea ha raggiunto i 149 centimetri e a Chioggia con 146.

L’area centrale della città è semideserta, allagata per il 70%.

Il Palazzo Ducale di Venezia è chiuso a causa dell’acqua alta eccezionale che sta nuovamente interessando la città. Lo rende noto la Fondazione Civici musei. Per lo stesso motivo il Patriarcato ha chiuso anche la Basilica di San Marco.

Con l’alta marea è stata sospesa la circolazione dei vaporetti in tutta Venezia. Il sindaco Brugnaro e il governatore Luca Zaia stanno effettuando un sopralluogo nelle zone più allagate, quelle attorno a piazza S. Marco. Ma tutta la città è di fatto allagata, con i turisti chiusi negli alberghi e i negozianti che tentano di limitare i danni.

“Il sindaco Luigi Brugnaro è stato nominato commissario per l’emergenza e con lui ho fatto un sopralluogo a Venezia. La situazione è complessa ma lo Stato c’è e il Governo è pronto a fare tutto ciò che è necessario per proteggere questa preziosa”. Così in un tweet il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.




Ilva, entro gennaio stop altiforni

Il Ministero dello Sviluppo Economico convoca azienda e sindacati (come da procedura ex 47) nel tentativo di aprire un canale di confronto istituzionale con un’azienda che finora sembra evitare il Governo in campo aperto. Per tutta risposta ArcelorMittal canta il de profundis dell’Ilva comunicando ai sindacati le date di spegnimento degli altiforni, il 13 dicembre si spegne l’Afo2, a fine dicembre l’Afo 4 e il 15 gennaio l’Afo 1, il più grande altoforno d’Europa. L’azienda è tecnicamente tenuta a partecipare all’incontro al Mise dove ci saranno anche i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo; per ArcelorMittal dovrebbe esserci l’amministratrice delegata Lucia Morselli. L’annuncio dello spegnimento degli altiforni non e’ una novità: era già stato comunicato il 5 novembre nella lettera ai sindacati che ha aperto la procedura di recessione all’Amministrazione Straordinaria (cioè allo Stato) di asset e lavoratori dell’ex Ilva. Ma in questi 10 giorni tutta l’attenzione era (e lo è ancora) rivolta allo scudo penale che in molti – sindacati compresi – chiedono di ripristinare. Il Governo continua a ripetere che ArcelorMittal non ha il diritto di spegnere gli Altiforni e minaccia risarcimenti miliardari. Lo dicono i sindacati per voce di Rocco Palombella: “ArcelorMittal non può fermare gli impianti perché sono di proprietà dello Stato” (in realtà fanno ancora capo all’Amministrazione Straordinaria cioè ai creditori dell’ex Ilva). Il governatore della Puglia Michele Emiliano ha buona voce nel mandare a dire ai Mittal che “spegnere gli altoforni equivale distruggerli” che questo gli costerà “risarcimenti di dimensioni devastanti” e che per lui le mosse di Morselli sono “tutto un bluff”.

Ad oggi l’azienda conferma di essere determinata a spegnere Taranto mentre i Commissari del Governo, dopo dieci giorni dall’atto di citazione, non hanno ancora depositato il ricorso cautelare d’urgenza (ex art. 700) contro la richiesta di recesso di ArcelorMittal. Ricorso che potrebbe permettere al Giudice di bloccare lo spegnimento. Ieri la causa avviata da ArcelorMittal in via ordinaria – leggi: tempi lunghi – è stata assegnata al giudice competente e, come da tempistica italiana, vedrà la sua prima udienza solo a maggio. Ma questo non significa che ArcelorMittal debba restare a Taranto fino a dopo Pasqua, chi si illudeva è stato smentito dall’azienda. E anzi la Morselli ha comunicato che l’acciaieria di Taranto sarà spenta a gennaio. Se sia o meno un “bluff” sarebbe il caso di scoprirlo alla svelta. Certo farlo alla vigilia di un vertice al Mise non depone per le buone intenzioni della multinazionale franco-indiana con sede legale a Lussemburgo e quotata su diverse Borse del mondo (non a Piazza Affari). Intanto le aziende dell’indotto che oggi hanno incontrato al Mise il ministro Stefano Patuanelli sono allarmatissime: “ArcelorMittal Italia sta lasciando lo stabilimento di Taranto senza aver pagato le aziende dell’indotto” denuncia Confindustria Taranto. La conclusione – aggiungono gli imprenditori – è che “non siamo nelle condizioni di garantire il pagamento degli stipendi dei nostri dipendenti”. Dalla città pugliese arrivano, via sindacati, parole rassicuranti: “Morselli ha chiarito che l’azienda rispetterà tutti gli impegni, a partire dal pagamento delle spettanze previste dal contratto di appalto” riferiscono le Rsu. Al momento, secondo indiscrezioni, ArcelorMittal sarebbe in ritardo con i pagamenti dell’ultima rata di affitto inoltre, fanno sapere i sindacati, per “motivi tecnici” ha pagato ai lavoratori della controlla Servizi Marittimi Ilva solo il 90% dello stipendio di ottobre promettendo di saldare a fine novembre.