Vaccino anti covid-19, continua la corsa dei ricercatori: ad Aprile le prime sperimentazioni cliniche

Un primo lotto del vaccino anti Covid-19, prodotto dalla casa farmaceutica Moderna insieme al National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) e al NIH, National Institute of Health’s, è stato spedito ai ricercatori del governo degli Stati Uniti. La società entro la fine di aprile potrebbe iniziare un test clinico su circa 20-25 volontari sani, testando se due dosi del vaccino sono sicure e inducono una risposta immunitaria in grado di proteggere dall’infezione. E i primi risultati dovrebbero essere già disponibili per luglio o agosto.

Oltre alla Moderna, anche la casa farmaceutica Inovio starebbe lavorando al vaccino anti covid-19 che potrebbe essere testato in Usa e in Cina già all’inizio dell’estate.

E a studiare il coronavirus sono anche i ricercatori dell’Università australiana di Queensland che, in tre settimane, hanno prodotto un vaccino candidato alla corsa basato sulla tecnologia ‘molecolar clamp’ (morsetto molecolare) che, a loro dire, potrebbe essere ancora più efficace nel creare una risposta immunitaria al virus.

Alla corsa per il vaccino partecipano anche colossi della farmaceutica come Johnson & Johnson, GlaxoSmithKline e Sanofi la cui divisione specializzata Pasteur sta collaborando con gli Usa, in particolare con il Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA) del Dipartimento della Salute.

In prima pole position sono però proprio i ricercatori Cinesi che si sono mobilitati in massa per far fronte all’emergenza coronovirus nel loro paese. Zheng Zhongwei, direttore del Centro per lo sviluppo della scienza e della tecnologia della Commissione sanitaria nazionale ha annunciato che sono in fase di sperimentazione su animali diversi prodotti messi a punto da diverse università ed enti di ricerca cinesi e che, molto probabilmente, questi nuovi vaccini sarebbero disponibili per la sperimentazione clinica già ad aprile.




Emergenza coronavirus, l’agricoltura ed i consorzi di bonifica non si fermano: esteso in tutte le marche il servizio whatsapp irriguo

Alla vigilia dell’avvio ufficiale della stagione irrigua in tutta Italia, il Consorzio di bonifica delle Marche ha concluso la sperimentazione, durata oltre un anno, di un nuovo sistema informativo via WhatsApp per gli utenti irrigui: i risultati ottenuti a Pesaro, nel comprensorio del Foglia (zona del test), sono stati eccellenti e, proprio in questi giorni, il servizio è stato esteso a tutta la regione.

Oggi, ogni comprensorio ha un proprio numero ed un
sistema di comunicazione “a due vie”: dall’ente consortile agli utenti con le
informazioni utili sull’impianto, ma anche viceversa con la possibilità di avere
chiarimenti o fare segnalazioni.

“In un momento delicato come l’attuale – commenta
Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per
la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI)
– grazie
a questo sistema nasce un rapporto migliore, seppur a distanza, tra
consorziati e tecnici: è un piccolo segnale di speranza nel
futuro
.”

Il servizio WhatsApp tiene tempestivamente aggiornati
sulla disponibilità dell’irrigazione soprattutto nei casi di interruzioni o
ripristini dell’erogazione, turnazioni e così via.

“E’ un complemento – aggiunge Massimo Gargano,
Direttore Generale di ANBI
– al sistema irriguo “esperto” Irriframe, a
disposizione dei Consorzi irrigui in tutta Italia e che comunica, sul computer o
sul device dell’agricoltore, quantità, nonchè tempistica ottimali per la
distribuzione d’acqua alle colture; ciò grazie all’analisi di una serie di
parametri, utilizzando anche tecnologie satellitari.”

“Con questa iniziativa – conclude Alessandro
Apolloni, responsabile settore dighe, impianti idroelettrici, di sollevamento ed
irrigui del Consorzio di bonifica delle Marche
– si stringe un proficuo
rapporto con l’utenza a vantaggio di tutti.”




Coronavirus e i dilettanti allo sbaraglio…

Il termine romano ‘peracottari’ forse si adatterebbe ad una classe politica che negli ultimi anni ha inteso soltanto risparmiare sulla spesa pubblica adottando tagli orizzontali dettati da burocrati a tavolino o da ‘ministri’ – o ‘ministre’ – desiderosi soltanto di compiacere la propria parte politica; o di attuare un piano premeditato partorito dalla mente di chi quella parte politica aveva in gestione.

Chiudere i piccoli ospedali, gangli vitali della sanità in paesi lontani da grandi ospedali, adottando soltanto il criterio del calcolo degli ingressi annuali, quando gli ingressi, si sa, al Pronto Soccorso diminuiscono esponenzialmente in vista della chiusura, e quando chi rimane a presidio comunque ti rimanda ad un ospedale più grande – e più lontano – dicendoti che non sono neanche autorizzati a fare un prelievo di sangue; quando un ospedale come quello di Ronciglione in provincia di Viterbo – situazione che conosco da vicino – che serviva decine di piccoli centri limitrofi, e i cui malati oggi sono costretti ad andare a Viterbo, all’ospedale Belcolle, se va bene mezz’ora di strada tutta curve e in alcuni momenti con ghiaccio e qualche volta neve, (in attesa di ampliamento con lavori iniziati quarant’anni fa), intasando il Pronto Soccorso e sovraccaricando le corsie e gli infermieri, oltre che i medici; quando i 110 posti letto che conta l’ospedale S. Anna (Ronciglione) non sono in grado di essere a disposizione; quando si tagliano le lauree in medicina con il numero chiuso; quando le liste di attesa si allungano come un elastico di Bungee-Jumping, e molti rinunciano, tutto questo perché appoggiate ad un solo nosocomio, che non riesce neanche a contenere la auto nel proprio parcheggio; quando si conta sul fatto che i vecchietti rinuncino a curarsi, così risparmia il Ministero, ma anche l’INPS, e chi ci guadagna sono le imprese di pompe funebri: allora bisogna proprio dire che siamo in mano a gente senza umanità, dilettanti che giocano con la vita e la salute dei cittadini.

Oggi è arrivata l’ora della verità, e non si sa fare altro che metterci agli arresti domiciliari, costringendo tutti a rifornirsi di generi alimentari e di prima necessità per evitare di uscire di casa una volta in più, svaligiando gli scaffali dei supermercati: quei supermercati che dovranno chiudere nel fine settimana, e in cui abbiamo trovato strisce adesive sul pavimento, che in teoria dovrebbero distanziare i clienti di UN METRO! Mentre è di dominio pubblico uno studio cinese, pubblicato da un autorevole quotidiano in versione telematica, che stabilisce che il raggio d’azione del virus copre ben 4 METRI E MEZZO! Uno studio, ricavato da un filmato di sicurezza girato su di un mezzo pubblico – in Cina i mezzi pubblici hanno le telecamere di sicurezza, e Dio volesse che ci fossero anche d noi, visti gli abusi che gli operatori sono costretti a subire! – che evidenzia il fatto che un soggetto portatore di virus, poi identificato come A, che già manifestava i sintomi della malattia, passeggero di un autobus a lunga percorrenza, durante un viaggio durato quattro ore, ha potuto infettare sette passeggeri senza mascherina, pur essendo seduto in fondo al veicolo, ad una distanza di circa quattro metri e mezzo.

Dopo la sua uscita dal bus, circa mezz’ora dopo la fine della corsa, un altro gruppo di persone è salito sull’autobus, e uno di loro, che non indossava la mascherina, è rimasto infettato, probabilmente dai passeggeri che avevano ricevuto il virus precedentemente. Il soggetto A, nel frattempo, è salito su di un minibus, contagiando altre due persone, una delle quali si trovava appunto alla distanza di circa quattro metri e mezzo.

La conclusione dei ricercatori è quella che bisogna indossare le mascherine soprattutto quando si prendono i mezzi pubblici, o comunque si è in ambienti chiusi non arieggiati, ad una distanza pari o inferiore a quella calcolata nell’indagine, cioè circa quattro metri e mezzo – e non un metro come si è deciso di fare in Italia. La priorità non è quella di impedire lo spostamento di tutti gli Italiani nel paese, misura che anche un bambino di sei anni avrebbe potuto immaginare, senza sedute della Protezione Civile fino alle 2 di notte.

È assodato che il virus si propaga attraverso le prime vie aeree: quindi MASCHERINE PER TUTTI, DISTRIBUITE DAI COMUNI, DALLE PREFETTURE, o da chi volete voi. Impedire che ci sia la corsa all’accaparramento delle mascherine, e che sia possibile creare vere e proprie truffe, arrestandone poi gli autori. Le mascherine andavano previste e distribuite gratuitamente a tutti i cittadini, altro che segregarli in casa con la minaccia di arresto. Questa è la soluzione di chi s’è trovato di fronte ad un problema troppo grande per il suo cervello, e ha cercato di ovviare come poteva, senza mezzi, senza infrastrutture, senza competenze (il nostro ministro della salute è un commercialista), senza ospedali, chiusi per imbecillità da chi sa solo fare i conti a tavolino. Le mascherine andavano messe al primo posto, visto che abbiamo (si fa per dire) chiesto 7 miliardi e mezzo, che poi diventeranno 15, e Salvini, più lungimirante, ne ha chiesti 30. Pare oggi che la lotteria si sia fermata a 25.

Mascherine per tutti, gratis, distribuite dai Comuni come si fa per i sacchetti dell’immondizia. Altro che coprifuoco. Perché anche se andremo al supermercato, e saremo sprovvisti di mascherine, basterà un soffio per contagiarci. Altro che stare a casa, lavarsi le mani, starnutire nel gomito, usare fazzoletti usa e getta… mia nipote di quattro anni avrebbe potuto elaborare le stesse ridicole raccomandazioni.

La verità è che da tempo siamo in mano ad una politica incapace, inconcludente, autoreferenziale; ad un governo che ha la maggioranza solo in Parlamento. Anche se oggi Pagnoncelli con i suoi sondaggi (ordinati da chi e perché?) certifica che il premier Conte (che ha chiesto pieni poteri: non vi ricorda qualcosa?) ha il 48% di gradimento da parte dei cittadini! E ci credo, visto che in TV va sempre lui, e tutti pendono dalle sue riverite labbra, come da quelle dell’Oracolo di Delfi; un premier che oggi appare come il salvatore della patria, l’uomo del coniglio da cappello, il risolutore delle situazioni. Non è così. Anche lui si deve barcamenare, e senza grande fantasia.

Mettere tutti a casa, e farlo ripetere ogni giorno in Tv fino alla consumazione dei nostri cosiddetti, non risolve nulla. Saremo sempre tutti in pericolo. Se il virus entra per il naso e la bocca, è inutile raccomandarci di non toccare naso, bocca e occhi. Bisogna che naso e bocca siano protetti, vista la pericolosità e la perniciosità del virus. I guanti, grazie a Dio, ancora si trovano. Ma le mascherine, Di Maio, invece di regalarle ai Cinesi (400.000) poteva ben mandarle ai nostri Comuni, per la distribuzione gratuita. Bell’amor di patria!

Grazie alla disorganizzazione di questo governo di improvvisati, che hanno la stessa coesione di una maionese impazzita, oggi non c’è una mascherina in giro, la gente si tira sul viso il maglione o si copre con una sciarpa, soluzione antigienica, e non c’è un gel igienizzante, né un goccio di alcol nei negozi, tranne grappa, vodka, whisky… Useremo quelli per disinfettarci? E tutto ciò viene ampiamente elogiato e santificato da Von Der Leyen e Co. Evviva l’Europa, di cui Conte è figlio e referente in Italia.

Intanto i contagi aumentano, i morti pure, i medici e gli infermieri sono stravolti, e il governo (i suoi componenti) si sentono bravissimi perché fanno le due di notte a trinciare soluzioni puerili e non risolutive. La verità è che, come all’8 settembre, il ‘tutti a casa’ sono cazzi nostri, (perdonate il francesismo) senza se e senza ma, come piace dire ai politici in TV. Possiamo contare solo su noi stessi, nell’individuare qualche negozio – le farmacie ormai sono fuori gioco – che ancora possa fornire quelle mascherine a cui il nostro premier ha consapevolmente voltato le spalle, perché non sono nelle ‘raccomandazioni’: e invece avrebbero dovuto essere la prima cosa a nostra disposizione, se veramente vogliamo sopravvivere.

Una parola per le rivolte nelle carceri. Ha ragione Emiliano: il piano era preordinato, ed è scattato alla minima notizia della restrizione, già prevista e segnalata da qualche ‘gol profonda’, delle visite in carcere. Pronti i detenuti, pronte le mogli, figlie, madri, sorelle: sono quelle che in piazza fanno più chiasso e non possono essere fermate con la forza che si potrebbe usare con un uomo. Intanto chi doveva evadere è evaso, leggi i boss della mafia del Gargano, ed è ancora uccel di bosco. Ma tant’è quando si pensa alla poltrona, e si crede di essere pressocchè un inviato da Dio, certi pensieri non vengono. Dodici detenuti morti, alcuni ‘per overdose’: posto che l’overdose esista. E gli altri? Regolamenti di conti e vendette, secondo il codice della ‘buia’? Nessuno per caso. C’è da riflettere. E il nostro ‘servizio informazioni’ all’interno degli istituti penitenziari non ha segnalato nulla: posto che ci sia, e sarebbe gravissimo se non ci fosse.

Con le ‘disposizioni’ che sono state messe nottetempo in Gazzetta Ufficiale, valide al mattino seguente, forse riusciremo ad interrompere la catena di contagi. Ma come ci troveremo, dopo, in che condizioni la borsa, il commercio, le imprese e tutto ciò che è la parte attiva della nazione? Non vorremmo sentirci dire che “L’operazione è riuscita, ma il paziente è morto.”




Coronavirus, l’OMS dichiara la pandemia

“Abbiamo valutato che il COVID-19 può essere caratterizzato come una situazione pandemica”. Lo ha annunciato il capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing da Ginevra sull’epidemia di coronavirus. “L’Oms ha valutato questa epidemia giorno dopo giorno e siamo profondamente preoccupati sia dai livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione”. “Nei giorni e nelle settimane a venire prevediamo un aumento del numero di casi, del numero di morti e del numero di Paesi colpiti”, ha detto ancora il direttore generale dell’Oms.




Coronavirus, Cina pronta a inviare personale sanitario in Italia

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha tenuto ieri un colloquio telefonico con il suo omologo e consigliere di Stato cinese, Wang Yi, ribadendo l’amicizia tra i due Paesi e i nuovi progressi attesi in termini di rapporti bilaterali nella lotta all’epidemia di COVID-19.

In questa occasione, Di Maio ha informato Wang circa gli ultimi sviluppi dei contagi e sulle attività di prevenzione e contenimento dell’epidemia in corso nel territorio italiano, ringraziando la Cina per la sollecitudine e il sostegno offerto all’Italia, un fatto che dimostra appieno la tradizionale amicizia tra i due popoli.

Sottolineando la gravità dell’attuale situazione nella penisola, il ministro degli Esteri ha ribadito la grande attenzione posta dal governo all’esperienza cinese nel contrasto al nuovo coronavirus, da cui Roma sta apprendendo molto, adottando forti misure per prevenire la diffusione della malattia.

L’Italia, ha sottolineato Di Maio, sta affrontando una carenza di forniture e attrezzature mediche, ma spera che la Cina possa contribuire a far fronte a questa urgenza.

I cinesi d’oltremare che vivono in Italia, ha aggiunto il ministro, hanno svolto un ruolo attivo nella lotta all’epidemia. Il nostro Paese, ha quindi promesso Di Maio, continuerà a prendersi cura della loro salute e sicurezza.

Il ministro degli Esteri e consigliere di Stato cinese, Wang Yi, ha per parte sua ribadito la piena comprensione da parte della Cina delle sfide che l’Italia si trova ad affrontare, in qualità di Paese amico e partner strategico globale.

L’epidemia, ha osservato Wang, non conosce frontiere e rappresenta un comune nemico dell’umanità. Il ministro cinese ha così chiesto la solidarietà della comunità internazionale per contrastare il virus.

A sostegno della visione di una comunità umana unita dal futuro condiviso, ha proseguito Wang, la Cina si impegna non solo a fare di tutto per garantire la salute e la sicurezza dei cinesi, ma anche a contribuire alla salute pubblica globale.

Non molto tempo fa, la Cina ha donato almeno 20 milioni di dollari all’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) per sostenere la cooperazione internazionale nella lotta ai contagi di COVID-19.Il Paese, ha aggiunto il ministro cinese, offre inoltre aiuti, nei limiti delle proprie possibilità, a quelle nazioni dove la situazione dell’epidemia è più grave o le condizioni sanitarie sono insufficienti.

Il popolo cinese, ha osservato Wang, non dimenticherà il prezioso sostegno offerto dall’Italia alla Cina nel momento più difficile della lotta al nuovo coronavirus. Il Paese, ha aggiunto il ministro cinese, resterà ora fermamente al fianco del popolo italiano.

Il ministro degli Esteri cinese ha aggiunto che, nonostante la Cina stessa abbia ancora bisogno di una grande quantità di materiale sanitario, il Paese, superando le proprie difficoltà, offrirà assistenza all’Italia mettendo a disposizione prodotti medicali, comprese mascherine per il viso, e accelererà e migliorerà le esportazioni di forniture e attrezzature per soddisfare le urgenti necessità italiane.

Se l’Italia lo richiederà, ha proseguito Wang, la Cina è disposta a inviare personale sanitario in Italia per aiutare a contrastare il nuovo coronavirus. Secondo il ministro, anche le città e le province, così come le imprese cinesi che godono di rapporti di amicizia e gemellaggio con le controparti italiane offriranno il proprio sostegno e aiuti all’Italia.

La battaglia comune contro il nuovo coronavirus, ha spiegato Wang, contribuirà ad approfondire le relazioni bilaterali tra i due Paesi e a rafforzare l’amicizia tra i rispettivi popoli.

La Cina, ha aggiunto il ministro, apprezza il fatto che la controparte italiana abbia prestato grande attenzione alla salute e alla sicurezza dei cittadini cinesi in Italia e spera che Roma continuerà a offrire loro il necessario aiuto e sostegno. Fianco a fianco, ha concluso Wang, Cina e Italia prevarranno infine sull’epidemia.




Coronavirus, il farmaco Tocilizumab sembra funzionare: provato con successo a Napoli su due pazienti gravi migliorati in 24 ore

All’ospedale Cotugno di Napoli nella cura al Coronavirus si sono avuti risultati positivi grazie al farmaco Tocilizumab, approvato nel 2010 negli Stati Uniti per l’artrite reumatoide, e commercializzato in Italia dalla casa farmaceutica Roche, con il nome di Actemra. Il farmaco è stato somministrato a due pazienti gravi affetti da polmonite severa covid-19 e sono migliorati in 24 ore.

Il farmaco è stato inserito, pochi giorni fa, dalla National Health Commission cinese nelle linee guida per il trattamento dei casi gravi da coronavirus: in Cina sono guariti 21 pazienti trattati con Tocilizumab, che hanno mostrato un miglioramento importante già nelle prime 24-48 ore.

La somministrazione di Tocilizumab è avvenuta sabato scorso per la prima volta in Italia ed è stata possibile grazie a una stretta collaborazione tra il direttore della Uoc di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, Vincenzo Montesarchio; il direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto “Pascale” di Napoli, Paolo Ascierto insieme al virologo Franco Buonaguro e alcuni medici cinesi, tra cui Wei Haiming Ming del First Affiliated Hospital of University of Science and Technology of China e il team composto da tutto il personale del Cotugno e che ha visto in prima linea, tra gli altri, Rodolfo Punzi, direttore del dipartimento di Malattie infettive e urgenze infettivologiche; Roberto Parrella, direttore della Uoc Malattie infettive ad indirizzo respiratorio; Fiorentino Fragranza, direttore della Uoc Anestesia rianimazione e terapia intensiva; Vincenzo Sangiovanni, direttore della Uoc Infezioni sistemiche e dell’immunodepresso; Nicola Maturo, responsabile del Pronto Soccorso infettivologico del Cotugno e Luigi Atripaldi, direttore del laboratorio di Microbiologie e virologia.




Emergenza coronavirus, #iorestoacasa: tutta l’Italia zona protetta

“I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante delle persone in terapia intensiva e purtroppo delle persone decedute. Le nostre abitudini vanno cambiate ora: dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se tutti collaboreremo e ci adatteremo a queste norme più stringenti”. Lo dice il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l’espressione “io resto a casa”. Ci sarà l’Italia come zona protetta”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Sulla nuova misura del governo c’è stato “il plauso delle Regioni”. Lo dice il premier Giuseppe Conte che annuncia di aver informato il presidente della Repubblica “Ho informato il presidente della Repubblica”, ha aggiunto.

Non c’è ragione per cui proseguano le manifestazioni sportive, abbiamo adottato un intervento anche su questo”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il decreto sarà firmato questa sera ed entrerà in vigore domani mattina.

Portiamo la sospensione dell’attività didattiche sino al 3 aprile su tutta la penisola isole comprese” annuncia il premier Giuseppe Conte.

Sono 7.985 i malati per coronavirus in Italia, con un incremento di 1.598 persone rispetto a ieri. Il nuovo dato è stato fornito dal commissario Angelo Borrelli nella conferenza stampa alla Protezione Civile. Le persone guarite sono 724, 102 in più di ieri ha affermato il commissario per l’emergenza.

Sono 463, 97 in più di ieri, i morti legati al coronavirus in Italia. I  malati ricoverati in terapia intensiva sono 733 per coronavirus, 83 in più rispetto a ieri. Il dato è stato fornito dal commissario Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione Civile. Di questi 440 sono in Lombardia, che ha avuto un incremento in un giorno di 41 casi. Sono invece 4.316 i malati con sintomi ricoverati e 2.936 quelli in isolamento domiciliare.

Da domani distribuiremo 100 mila mascherine negli istituti penitenziari, dove sono state montate 80 tende di pre-triage” per lo screening del coronavirus nelle carceri.

In conferenza stampa sta lavorando ad una ‘progressiva omogenizzazione delle regole su tutto il territorio nazionale”. Lo ha detto il ministro Francesco Boccia, parlando in conferenza stampa alla Protezione civile. Boccia ha precisato che oltre alle regole si sta lavorando anche con le regioni per “prescrizioni e disciplina” omogenee su tutto il territorio nazionale, operazione che verrà fatta anche attraverso il confronto politico.

“Abbiamo deciso di chiudere tutti gli impianti sciistici del Paese da domani mattina con un’ordinanza di Protezione civile”. “Dobbiamo prendere atto che il buon senso che spesso abbiamo chiesto non solo non c’é stato ma c’è stata anche una operazione di marketing vergognosa. Ci riferiamo alla sollecitazione ad alcuni studenti liberi da impegni scolastici ad andare in montagna”. Lo ha detto il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia sottolineando che “operazioni pubblicitarie e di marketing come quella fatta sull’Abetone è un esempio di quello che non va fatto”.

La riunione che si è tenuta oggi in videoconferenza alla Protezione Civile con gli enti locali “sarà una riunione quotidiana per avere un coordinamento automatico con tutte le Regioni, il Presidente dell’Anci, il Presidente dell’Upi, riunito in seduta permanente ogni giorno alle ore 15 attraverso una videoconferenza presso la Protezione Civile con tutti i ministri competenti“. Lo ha detto il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia al briefing alla Protezione Civile riferendo che oggi, oltre a lui e al ministro della Salute Roberto Speranza, c’era anche la ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli.




Stop coronavirus, stiamo a casa il tempo necessario perché questa crisi si risolva: ascoltiamo gli esperti!

Dopo le ultime norme antivirus, i protagonisti della musica, del cinema e dello spettacolo hanno lanciato una campagna sui social network per dire #iorestoacasa. Da Jovanotti a Fiorello, Chiara Ferragni, Ligabue, Cristiana Capotondi, Tiziano Ferro e tanti altri.

Un invito rivolto soprattutto ai ragazzi, che potrebbero avere atteggiamenti più imprudenti, a tutela della salute di tutta la popolazione

“Stiamo a casa il tempo necessario perché questa crisi si risolva, ascoltiamo gli esperti, seguiamo le direttive – esorta Jovanotti in un video -. Non c’è scuola non perché è vacanza ma perché c’è un’emergenza che riguarda tutti. Dobbiamo fermare il contagio, ognuno faccia la sua parte, non possiamo mandare in crisi il sistema sanitario, stiamo a casa”.

“Visto il periodo perché non restiamo un po’ a casa, tutti a casa? Potete giocare a Monopoli, Risiko e al Karaoke. Evitiamo di uscire in questo periodo, si sta tanto bene sul divano”: è l’appello di Fiorello. Che si aggiunge a quello di @chiaraferragni: “Non facciamo cose stupide in questo periodo, sacrifichiamoci un attimo. Se ci affidiamo alle precauzioni che ci sono state date, come lavarsi spesso le mani ma soprattutto evitare l’assembramento di persone, questa epidemia avrà una vita molto più breve. Niente panico, stiamo uniti, usate il cervello”.

A scendere in campo anche l’attrice Capotondi: “Siate responsabili e rimanete in casa. Io resto a casa”. Il cantante dei Negramaro Giuliano Sangiorgi, ha postato un brano inedito, composto dopo aver visto le immagini di tutte quelle persone che sabato sera scappavano da Milano e assalivano i treni. “E intanto noi restiamo a casa, così… In quel cassetto ho molti libri e un bel film. Facciamo finta che là fuori piove e che quel sole tarda ad arrivare. Ma è solo tempo da rispettare. Che ne dici, potremmo fare l’amore?” è una delle strofe che intona.

Tra gli artisti che si sono mobilitati per incoraggiare gli italiani a proteggersi e proteggere gli altri dal contagio del nuovo coronavirus anche Tiziano Ferro, Maria Grazia Cucinotta, Paolo Sorrentino, Antonella Clerici, Paola Turci, i Pinguini Tattici Nucleari, Barbara Foria. E poi Amadeus, Carlo Conte e Mara Venier.




Coronavirus e trasporti: chi risolve il sovraffollamento di treni e bus?

Quarantena, zone rosse, incontri
pubblici vietati, e guai a salutarsi con la stretta di mano o scambiarsi
effusioni amichevoli o amorose in pubblico. Occorre stare a un metro di
distanza dalle persone, si ripete, perché il coronovirus «è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere
trasmesso a distanza ravvicinata». Poi però si è costretti – per svariate
ragioni – a fruire dei mezzi pubblici e a quel punto, una volta salito a bordo
vettura, ci si accorge che quelle raccomandazioni sono acqua fresca.

Succede ogni giorno di viaggiare
ammassati nei treni delle metropolitane o delle ferrovie ex-concesse, nei bus
come tram e filobus romani. Di camminare gomito a gomito lungo le banchine,
emblematico quanto accade nella stazione di Piazzale Flaminio, di stare, essenzialmente, al di sotto della
distanza di sicurezza, raccomandata dal Governo e dal Comitato Scientifico. Circa
1miliardo e 200milioni i cittadini potenzialmente coinvolti, per essere chiari,
tanti quanti sono i passeggeri trasportati ogni anno da Atac, secondo le stime rese note dalla stessa azienda. Ai quali si
sommano e si incrociano gli utenti di Cotral,
l’altra importante società pubblica del comparto, con circa 70milioni. Esclusi nel conteggio il
personale front-line delle rispettive
aziende e dei rispettivi esercizi.

Nei confronti di questi ultimi Atac, al
pari della altre aziende di TPL italiane, dispone (D.O. 53 del 7 marzo) che «a partire da lunedì prossimo, 9 marzo, il personale di guida, salvo
casi di emergenza, non aprirà la porta
anteriore delle vetture
per le quali non è disponibile l’accesso separato
alla cabina guida. Sarà consentito l’utilizzo della porta centrale e/o posteriore. La misura rimarrà operativa fino al
termine dell’emergenza sanitaria».

La disposizione non riguarda le vetture di ultima generazione di 12 e 18 metri, quelle che, in definitiva, hanno l’accesso segregato alla cabina guida, i bus a due porte e quelli elettrici (Gulliver) nonché i tram di ogni tipologia. Ma nelle ultime ore è emerso che alcuni bus di colore rosso, serie Urbanway Inveco, arrivate tre fa nelle rimesse, avrebbero una cabina non adeguatamente chiusa. Una riprova le immagini scattate da alcuni lavoratori, durante il servizio.  

Le cabine bus Urbanway messe sotto accusa
Banco di manovra treno Linea B

Sul fronte metroferroviario, un’altra
immagine mostra la sporcizia che sarebbe stata trovata sul banco di manovra di
un treno della Linea B, e ciò fa
pensare che le operazioni di pulizia e di igienizzazione effettuate dovrebbero
essere rafforzate, ripetute nel corso della giornata. A rimarcarlo anche le RSU nella nota trasmessa a poche ore di
distanza dalla disposizione Atac. «Riconoscendo le iniziative messe in campo»,
esordisce il documento dei rappresentanti dei lavoratori, «richiedono un incontro
per ulteriori chiarimenti riguardo: le tipologie e modalità di esecuzione degli
interventi di sanificazione, incluse tempistiche e frequenze; pulizie delle
cabine di guida, bagni e box di stazione; pulizie dei filtri e delle condotte d’aereazione
del sistema di climatizzazione delle cabine guida dei materiali in servizio;
tipologia e utilizzo dei prodotti e loro integrità, impiego delle mascherine,
dotazione di un interfono nei box di stazione; comportamenti da adottare verso
i passeggeri». A complicare la situazione, il fatto che il personale delle
ferrovie ex-concesse, Roma-Viterbo, Roma-Lido e Roma-Giardinetti, entri in contatto coi passeggeri durante le
operazioni di cambio-banco, differentemente dai colleghi delle metropolitane.

Sulla RomaTpl, società che gestisce il 30% dei chilometri di superficie
di Roma Capitale, la tensione resta alta.
Complice le note sindacali di SLM
Fast-Confsal
e USB, secondo le
quali la Società non avrebbe «provveduto ad alcuna azione preventiva». Secca la
smentita della diretta interessata, arrivata a stretto giro di posta, anche se
«non notiamo nessuna massiccia azione di pulizia», rimbecca Cosimo Andretta (Fast-Confsal), «almeno
dicono che lunedì 9 marzo dovrebbero arrivare i kit per il personale». Partita
sospesa. Per il momento.

Fin qui le misure di prevenzioni nei
riguardi dei dipendenti, legittime seppur con dei lati oscuri. Rinforzate dal comunicato 7 del 5 marzo con la quale Atac,
nella persona di Cristiano Ceresatto,
direttore del personale, riconosce l’emergenza sanitaria e, in ottemperanza del
D.P.C.M. del 04/03/2020, invita i
lavoratori, tra l’altro, a «evitare le strette di mano ed
attenersi alla distanza minima di 1 metro».

E questo non fa altro che riportare l’attenzione all’interrogativo iniziale: cosa si fa per l’utenza? Ben poco si direbbe, al di là dei proclami. Treni e bus continuano a viaggiare pieni zeppi, nelle banchine delle stazioni/fermati si sgomita per raggiungere quanto prima l’uscita. È normale? Il Comitato Pendolari RomaNord si è rivolto direttamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «i treni affollati sono un veicolo privilegiato per il contagio e noi come pendolari ogni giorno rischiamo di ammalarci», si legge nella lettera, «purtroppo né la Regione Lazio, proprietaria della ferrovia, né Atac, gestore del servizio, sembrano aver appieno compreso il pericolo e continuiamo a viaggiare stipati come bestie, da sempre, in treni sporchi, affollati e quindi insalubri. Inoltre pensiamo anche a chi porta questi mezzi, persone come noi e quindi esposte al contagio, esattamente come noi». Come dargli torto? «La sanificazione è doverosa in quanto si tratta di una prescrizione obbligatoria e ci chiediamo come mai non sia stata fatta prima e con regolarità», aggiunge il Presidente Fabrizio Bonanni. «Per i treni della ferrovia Roma-Viterbo ad esempio, come si fa a garantire la distanza di sicurezza tra i passeggeri se le corse sono sempre di meno e quindi la gente si ammassa sui pochi treni circolanti, soprattutto in tratta extraurbana? Noi abbiamo la quarantena dietro l’angolo».

L’affollamento è quotidiano su treni e bus Atac

«Il sovraffollamento dei mezzi è un problema serio e va affrontato con concretezza», rincara l’associazione TrasportiAmo, «intanto sarebbe opportuno, per tutelare la salute dei passeggeri, intensificare le operazioni di igienizzazione delle vetture, delle banchine e degli atrii delle stazioni/fermate».




Governo disattento e un popolo incapace di essere comunità: si salvi chi può

Un governo disattento che si lascia sfuggire un decreto cosi epocale. E un qualcuno che fa uscire quel decreto prima ancora che venga firmato, probabilmente preso dalla solita foga della corsa a chi fa prima a pubblicare.

Conseguenza? Un popolo del sud che abbandona il nord per tornarsene a casa, scordando nel panico totale il senso civico, l’amore per gli altri e per sé stessi.

E così diventiamo un popolo incapace di essere comunità. E ora cosa si fa? Servirebbe un governo con pieni poteri militari si, un governo per salvare il salvabile. Noi italiani dobbiamo forse, in questi casi, essere governati solo attraverso un autoritarismo forte? ‪E i noborders che dicono di fronte al rischio di morte? Forse si deve usare la frontiera, e tornare alla Nazione e allo Stato?

“La nostra Costituzione non prevede né l’uso dello stato d’assedio né quello di stato di eccezione, che consenta di sospenderla. Per cui per agire bisogna per forza di cose uscire dalla Costituzione, cioè di fatto stracciarla.” Così il professor Marco Gervasoni in un suo post su facebook.

Se non siamo capaci di autodisciplinarci in un caso simile non credo si possano avere altre vie. Bisogna rivalutare la virtù del nazionalismo perché, ripeto, siamo un popolo incapace di senso civico e autodisciplina.

I nostri ospedali sono al collasso, le rianimazioni sono al collasso e si paventa una scelta aberrante tra chi ha priorità di vita.




Noi, ai tempi del coronavirus… [La riflessione]

“Noi ai tempi del coronavirus”, noi all’epoca dell’informazione flash, delle notizie che viaggiano a livello globale ed in tempo reale, noi che eravamo abituati a credere di avere ‘Il Tutto’ sotto il nostro controllo e sicuri di poter monitorare con un click la vita degli altri, fino a quando solo poche settimane fa all’improvviso è arrivato “Lo Tsumani” della Sanità, il Covid-19. Il coronavirus che fino al 12 gennaio era conosciuto solo agli addetti ai lavori, insieme alla parola “Covid-19” dal 23 al 29 febbraio 2020 sono state fra le parole più cliccate su Google.

All’improvviso la nostra visione antropocentrica viene messa in discussione da un nemico infinitamente piccolo, ma infinitamente grande, tanto che sta tenendo banco in tutto il mondo.

È stato definito “Il Cigno nero” un evento inaspettato che ha cancellato “con un battito d’ali” certezze che avevamo, nel giro di un paio di settimane la nostra vita, le nostre abitudini sono state cambiate da un nemico inaspettato.

Questo è un momento storico difficile, surreale, strano e delicato, il governo italiano chiede agli italiani di essere responsabili del proprio destino e delle persone che ci circondano, ma difficile da accettare per molti, di voler essere accentrati da qualcosa che sembrava fino a poco tempo fa debellato, all’improvviso la nostra presunzione sembra incredibilmente messa in discussione.