Linea Verde: domenica va in onda un focus su “l’agricoltura che resiste”

Viaggio attraverso la filiera agricola al tempo dell’emergenza

Domenica 5 aprile Linea Verde, alle 12, 50 su RAI UNO vi porta a seguire la filiera alimentare in tempi di crisi. L’emergenza Coronavirus sta cambiando la vita e le abitudini degli italiani. In questo scenario, però, c’è un comparto, quello dell’agricoltura, che va avanti pur tra mille difficoltà, per continuare a rifornire le industrie e i negozi di alimentari, non lasciare la popolazione in difficoltà, insomma per consentire agli italiani di resistere. Linea Verde racconterà la filiera agricola al tempo dell’emergenza, i passaggi, dal produttore, ai mercati generali fino al piccolo commercio che si è dovuto reinventare con le consegne a casa per non soccombere. LINEA verde, con un focus particolare su Roma, racconta questa Italia silenziosa, produttiva, l’abnegazione di un mondo che resiste in attesa del ritorno alla normalità.

Linea Verde è un programma di Camillo Scoyni e Nicola Sisto e di Giuseppe Bosin, Dario Di Gennaro, Lucia Gramazio, Carola Ortuso e Yari Selvetella

Regia di Daniele Agostini

Produttore esecutivo Federica Giancola




Misure anti Covid-19, Conte smentisce la ministra dell’interno: niente passeggiate con i bambini

Il premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di ieri dove ha annunciato il nuovo dpcm che proroga le misure anti Covid-19 fino a pasquetta ha precisato, senza esplicitarlo, l’errore grave della circolare sulle passeggiate emanata il 31 marzo dal Ministero dell’interno: “Non abbiamo affatto istituito l’ora del passeggio per genitori e bambini. La circolare del ministero dell’Interno non aveva questo scopo ed è stato chiarito. Una mamma che scende per far prendere aria al proprio piccolo è un conto. Ma se poi questa diventa l’occasione per andare a spasso, è un abuso. E – ha puntualizzato– non è consentito”.

Gallera: diamo tutti lo stesso messaggio

“O diamo tutti lo stesso messaggio o il cittadino si sente disorientato e allenta la tensione”. Così l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera è tornato sulla circolare del Viminale sulle passeggiate con i bambini, intervistato su Telelombardia. Riferendosi ai dati in calo dell’epidemia, Gallera ha sottolineato che i “questi risultati positivi sono figli del sacrificio dei lombardi”, poiché non esiste ancora un vaccino. “Il coronavirus si trasmette a una velocità enorme. Se noi riusciamo a mantenere il distanziamento sociale e l’isolamento, evitiamo che le persone si infettino e vinciamo la nostra battaglia”, ha concluso.
“Dopo 6 settimane tutti gli indicatori sono moderatamente positivi: il numero dei contagi scende e si e stabilizza su numeri contenuti. Ieri ci sono stati solo 44 ricoverati in più”, ha detto l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera sottolineando anche che “c’è una flessione anche negli accessi alle terapie intensive e nei pronto soccorso. Negli ultimi 7 giorni c’è stata una riduzione, a volte lieve a volte più forte ma costante”.




Gli “euroburocrati” e gli accademici invocano l’Europa della solidarietà contro quella degli egoismi sovranistici

di Alessandro Butticé

Nella
frenetica attesa delle decisioni economiche del Consiglio Europeo per
fronteggiare l’emergenza Coronavirus, continua il grande fermento nella
comunità italiana e internazionale a Bruxelles.

Oltre
all’iniziativa di Esperia – circolo
di ispirazione centro-destra europea, nato più sull’esempio dell’Agorà greco
che di un vero e proprio circolo politico – che ha lanciato una petizione pubblica in
favore dell’istituzione degli Eurobond,
che in poche ore ha raggiunto oltre 2000
firme.

ed
alla quale si sono aggiunti ora i tedeschi, olandesi e austriaci promotori di
altra petizione, sono ora scesi in campo anche i funzionari dell’Unione
Europea, e gli accademici europei.

Il
principale sindacato dei funzionari dell’UE, Rinnovamento e Democrazia (R&D), presieduto dall’italiano Cristiano Sebastiani, ha inviato oggi
una dura lettera aperta alla
Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Layen
.

Durante
questo periodo di emergenza sanitaria ed economica, R&D chiede alla
Commissione europea di tornare ad essere il vero motore dell’integrazione
europea e di svolgere un ruolo chiave in questa crisi.
“In tutta l’Unione, i governi hanno adottato misure coraggiose per impedire che
il virus si diffonda ulteriormente.
Anche così, e lungi dall’essere finita, migliaia di persone hanno perso la vita
in questa battaglia.
Il blocco ha radicalmente cambiato la vita di tutti noi in molti modi e ad ogni
latitudine.
Solo per citarne alcuni: scuole, università e uffici pubblici sono chiusi,
eventi culturali e sportivi sono stati rinviati e negozi, ristoranti, grandi
fabbriche, PMI, lavoratori autonomi e molti altri stanno affrontando sfide
eccezionali che porteranno sicuramente a molti fallimenti e  tassi di
disoccupazione senza precedenti.
Soprattutto, nessuno sa quanto durerà questa situazione e questo è abbastanza
inquietante.”, scrive Sebastiani.

In
questa lettera, che ha ricevuto il plauso dei funzionari delle istituzioni
europee, spesso sconcertati dalle loro guide politiche, e frustrati nei loro
sforzi di proteggere e tutelare i cittadini europei e le loro famiglie che
vivono in tutti gli stati membri, R&D ricorda che “va da sé che deve
emergere un risveglio collettivo.  Oggi più che mai l’Unione europea, e in
particolare la Commissione europea, devono svolgere un ruolo chiave, fungendo
ancora una volta da vero motore del processo di integrazione europea.”
“Come personale delle istituzioni dell’UE, siamo rimasti in silenzio a lungo
negli ultimi anni durante varie crisi passate, che hanno costantemente minato
la credibilità delle nostre istituzioni, come la recessione del 2008 e la
successiva crisi del debito sovrano, non  per citare la crisi migratoria e
la Brexit.
Tutte queste crisi avrebbero dovuto essere prese come segnali di sveglia e
opportunità per dimostrare che quelle lezioni erano state apprese”, scrive il
rappresentante dei veri euroburacrati. Criticati dall’opinione pubblica per
perseguire sempre lealmente le direttive dei vertici politici delle istituzioni
UE. E che ora vogliono rendere pubblico il loro grido e la loro frustrazione di
fronte ai veti del Consiglio.
“Oggi più che mai”, si legge nella nota “R&D richiede una vera solidarietà
europea e quindi chiede alla von der Leyen, di coordinare immediatamente tutte
le azioni nel campo della salute, per impedire ulteriormente l’aumento del
bilancio delle vittime, non solo nei settori critici della logistica e di
preziose misure restrittive,  ma anche sostenendo iniziative per l’uso
immediato di nuovi mezzi terapeutici promettenti.  Alcune azioni, come lo
stock comune di attrezzature mediche, stanno andando nella giusta direzione, ma
chiediamo molto di più.
Per questo Sebastiani, in nome di tutti i funzionari europei, chiede anche alla
presidente della Commissione Europea di lavorare a stretto contatto con il
Parlamento europeo, al fine di trovare una soluzione alle vergognose
strozzature emerse nell’ultimo Consiglio europeo, più rapidamente delle due
settimane scadenza.  “Agire con la mentalità secondo cui il giuramento di
agire nel migliore interesse dell’Unione è ora più che mai diametralmente
opposto a una formula semplice e vuota.”, conclude Sebastiani riferendosi al
giuramento di assoluta indipendenza prestato dai membri della Commissione
Europea. Esortando Ursula von der Leyen ad agire insieme a tutti i
rappresentanti politici e al personale dell’UE per difendere l’integrazione
europea, attraverso la solidarietà, il dialogo, la comprensione reciproca e il
sostegno tra i paesi europei”.

Un’altra lettera aperta alle Istituzioni Europee, ed in particolare al
Consiglio, è stata scritta, su input di Mario
Telò
, professore alla LUISS-Roma e ULB, e presidente emerito dell’Istituto
di Studi Europei di Bruxelles, assieme ad altri accademici di tutti gli stati
membri dell’UE.

Convinti che “Senza un nuovo patriottismo europeo, sia inevitabile il declino dell’UE”

Di seguito il testo della lettera, firmata da Gesine Schwan, ex Rettore Viadrina University of Frankfurt,  e due volte candidato alla Presidenza della Repubblica Federale Tedesca; Bertrand Badie, professore emerito di università presso Sciences Po Paris; Ramona Coman, professore all’ULB e presidente dell’IEEE-ULB; Biagio De Giovanni, ex rettore dell’Università dell’Est di Napoli ed ex presidente della commissione affari costituzionali del PE; André Gerrits, Università di Leyden, Paesi Bassi; Christian Lequesne, professore a Sciences Po Paris, ex direttore del CERI; Lucio Levi, Università di Torino, direttore del dibattito The Federalist; Thomas Meyer, direttore, Neue Gesellschaft / Frankfurter Hefte, Berlino; Leonardo Morlino, professore ed ex vice-rettore LUISS, Roma; Ferdinando Nelli Feroci, Presidente dell’Istituto Affari internazionali (IAI) di Roma; Ruth Rubio Marin, Professore presso l’Istituto universitario europeo (Fiesole) e presso l’Università di Siviglia, in Spagna; Maria Joao Rodrigues, ex ministro del Portogallo e presidente della FEPS; Mario Telò, professore alla LUISS-Roma e ULB, presidente emerito IEE; Luk Van Langenhove, professore presso l’Istituto di studi europei VUB, Bruxelles; Didier Viviers, segretario perpetuo della Royal Academy of Belgium; Michael Zürn, professore alla Freie Universität e direttore fondatore della Hertie School di Berlino.

“L’UE è uscita strappata dal Consiglio europeo del 26 marzo dedicato alla gestione della crisi più grave dal 1929, molto peggio di quella del 2012-2017.  Tuttavia, riteniamo che la pandemia di coronavirus e la crisi economica e sociale offrano all’Europa una straordinaria opportunità di decidere se andare verso un’unità più profonda o se declinare irreversibilmente.  Dipenderà dalle decisioni dei governi, del Consiglio europeo e delle istituzioni dell’UE;  ma anche e soprattutto la mobilitazione appassionata e competente dei cittadini e dell’opinione pubblica in ogni stato membro.  La domanda per l’Europa è questa: è una comunità del destino, una Schicksalsgemeinschaft, consapevole delle sue responsabilità globali, o è solo un’associazione strumentale di egoismo suicida nazionale, dove la scelta cieca di tutti per se stesso prevale chiaramente durante gli eventi storici? Esiste ancora un senso di appartenenza comune, basato su forti interessi comuni?
Le forze della disintegrazione e dell’estrema destra, vittoriose della Brexit, ma sconfitte alle elezioni del PE del 26 maggio, sono già lì, pronte per un nuovo attacco illimitato all’euro e all’UE: questa volta il  l’attacco potrebbe vincere, sfruttando cinicamente l’enorme disaffezione popolare causata dall’enorme sofferenza causata dalla crisi sanitaria e dalla tragedia sociale ed economica che ci attende, ma anche dall’inerzia politica delle élite europee.
Il Parlamento europeo si è chiaramente dichiarato a favore di un balzo in avanti: ma come?  La Commissione europea, che aveva comunque proposto il “pilastro sociale europeo” e lanciato il grande progetto “Green Deal”, è responsabile dell’attuale stagnazione, a causa della sua mancanza di leadership sia in termini di bilancio pluriennale che di strumenti innovatori per gestire la crisi sanitaria e le sue conseguenze economiche.
Questa crisi non è uno shock asimmetrico come quello del 2012-17: è simmetrico, riguarda tutti i paesi, anche se colpisce per il momento soprattutto quelli che erano già stati maggiormente colpiti dalla crisi dei migranti e dei rifugiati.

Un’emergenza eccezionale richiede rimedi eccezionali

La decisione della BCE di impegnare 750 miliardi di euro nel mercato obbligazionario è necessaria ma non sufficiente.  Per la crisi del 2012, meno grave, la BCE si è impegnata da diversi anni tra i 50 e gli 80 miliardi al mese (Q.E).  Inoltre, la BCE non può essere lasciata sola: le sue misure devono essere accompagnate da politiche nazionali ed europee.  La sospensione del Patto di stabilità può consentire ai governi nazionali di rispondere a questa emergenza “come una guerra”, nelle parole di Draghi (Financial Times): tutto ciò che serve per salvare la nostra industria e la nostra economia, il che implica anche il nostro livello  di lavoro.
Ma tutto ciò sarebbe insufficiente di fronte ai disavanzi fiscali che aumenteranno inevitabilmente di diversi punti del PIL e in un contesto di recessione previsto dagli ottimisti tra – 2 e – 5%.  L’UE deve imperativamente combinare una spinta alla solidarietà antivirus con una nuova solidarietà finanziaria.
Perché così poca iniziativa e creatività nelle istituzioni dell’UE?  Perché tale inerzia burocratica?  I gesti politici, simbolici di solidarietà e nuove proposte in cerca di un compromesso dinamico, aiuterebbero enormemente, in un quadro in cui sembrano manifestarsi solo gli aiuti di Cina, Russia, Stati Uniti e Cuba!
Due iniziative per due messaggi forti, ai cittadini e al mondo
La situazione nell’UE non è mai stata peggiore e le decisioni fallite possono spingere milioni di cittadini verso l’euroscetticismo e il nazionalismo con conseguenze imprevedibili, come dimostra l’esempio ungherese.
In effetti le accuse reciproche sono più dure che mai.  Da un lato, il tema del diritto olandese e tedesco del “rischio morale”: Eurobond, la messa in comune dei debiti nazionali incoraggerebbe pratiche immorali di lassità fiscale nei paesi indebitati.  D’altra parte, accusiamo i paesi del Nord, non solo della mancanza di solidarietà in una situazione che vede quasi 1000 morti al giorno e dei primi disordini sociali in Italia e Spagna, e di una svolta dell’epidemia in Francia e Belgio;  l’accusa più grave è quella di voler approfittare dell’imminente crisi finanziaria per arricchirsi e cambiare l’equilibrio di potere in Europa.  Diventa ricco?  Sì, dal desiderio di attrarre risparmi globali sulle obbligazioni nazionali.  E gli investimenti delle multinazionali, attraverso il dumping fiscale ottenuto riducendo le imposte sulle società.  Queste accuse non provengono più dalla sottocultura dei Salvini, dai Wilders, da Le Pen o dall’AfD, ma da circoli decisivi e centrali, quelli che hanno investito nella costruzione europea.  Queste reciproche accuse, questo crollo della fiducia, pubblicizzato e ripetuto mille volte, sconvolgono anche gli europei più convinti, a impantanare il nocciolo duro del consenso europeo che è stato costruito in 70 anni.  Il danno arrecato alle nostre democrazie potrebbe presto essere irreparabile.
Il Consiglio europeo ha delegato la ricerca di una soluzione all’Eurogruppo, quando quest’ultimo aveva appena delegato la mediazione, bloccata al suo interno, al Consiglio europeo.  Siamo quindi in un vicolo cieco e i prossimi giorni saranno decisivi.
Siamo convinti che non solo nelle 9 nazioni i cui governi hanno inviato a Ch. Michel la lettera per i coronabond, ma anche nelle opinioni pubbliche di Germania, Paesi Bassi, Austria e Finlandia, un grande  esiste un consenso per:
a) negoziare le condizioni per l’accesso al MES, il meccanismo europeo di stabilità, dotato di 430 miliardi, i cui prestiti sono ora troppo subordinati a un’inaccettabile subordinazione dello Stato in crisi;
b) creare un gruppo europeo di esperti qualificati, che possano proporre urgentemente nuovi strumenti con tutti i dettagli tecnici necessari.  Va bene, i 9 stati non devono accontentarsi di coronabondi come se fosse l’unica soluzione: ma a condizione di salvare l’idea di base, perché questa proposta è tuttavia ricca di promesse di efficacia (  mostra unità di fronte ai mercati globali) e simbolico (di fronte ai cittadini): non può essere liquidato come uno “slogan di propaganda”.  La cosa principale è quindi che vengano inviati due messaggi:
1.il primo messaggio di speranza deve essere fedele ai cittadini comuni, ai popoli d’Europa sconvolti dalla crisi del coronavirus e preoccupati per il loro futuro: l’UE è lì per aiutarli concretamente e si trova ad affrontare la crisi sanitaria e sociale ed economico attraverso una maggiore unità e un grande progetto di rilancio economico e sociale.
2. Il secondo messaggio deve essere inviato al mondo esterno: unità, forza e stabilità della zona euro, una garanzia, come dice Macron, della nostra “sovranità comune” di fronte ai mercati mondiali e di fronte alle potenze che cercano di dividere e distruggere l’UE.
L’UE ha effettivamente la responsabilità globale di fronte alla razza umana e alle implicazioni geopolitiche della crisi.  Gli Stati Uniti hanno sottovalutato l’epidemia e l’amministrazione centrale, nella fase preelettorale e di autoisolamento, dimostra che non ha più l’autorità politica e morale necessaria per coordinare la lotta contro il coronavirus a livello globale, anche della nuova politica economica necessaria.  In questa situazione, la Cina sta giocando il suo soft power.  Gli aiutanti sono i benvenuti.  Ma, responsabile di ritardi e mancanza di trasparenza sulla malattia e sulle sue vittime, non può costituire un modello globale, perché, di fatto, si oppone all’efficienza e al rispetto dei diritti dell’individuo.  L’India è nel caos totale e il Brasile è trattenuto da uno strano presidente che si presenta come l’ultimo negazionista dell’epidemia.  Solo l’Europa può indicare la strada, come parte di uno sforzo di cooperazione multilaterale.
Questa è l’idea centrale per un nuovo patriottismo europeo, nuovo perché deve assolutamente essere radicato sia nelle comunità nazionali rinnovate sul tema della solidarietà, sia nelle reti transnazionali.  I milioni di cittadini impegnati, volontari, membri del personale sanitario e associazioni di volontariato della società civile, attivi nelle molteplici opere essenziali per la sopravvivenza della nostra società, essenziali per resistere oggi e per il recupero di domani: questa è la base  solido umano per una nuova fase dell’idea di Europa, il modo di collegare in modo innovativo i nostri valori fondamentali e la capacità tecnica e politica di offrire al mondo un messaggio di speranza e forza contro la crisi.”




Italiani, tedeschi, olandesi e austriaci si appellano da Bruxelles alla solidarietà economica europea per fronteggiare l’emergenza coronavirus

di Alessandro Butticé

Grande
fermento nella comunità italiana e internazionale nella capitale d’Europa in attesa
delle decisioni del consiglio, rimandate di due settimane, sulle misure
economiche speciali per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Esperia – circolo
di ispirazione centro-destra europea, nato più sull’esempio dell’Agorà greco
che di un vero e proprio circolo politico – ha lanciato una petizione pubblica in
favore dell’istituzione degli Eurobond, che in poche ore ha raggiunto oltre
1.600 firme.

https://www.change.org/p/policy-experts-we-call-on-the-european-council-to-agree-a-common-eurobond

Nel
farlo ha ricordato che “in queste ore drammatiche si sta combattendo la
battaglia politica tra chi vuole cambiare l’Europa e costruire finalmente una
casa comune solidale, semplice e vicina ai popoli europei e quanti, soprattutto
nel Nord Europa, pensano che proseguire ad oltranza nella difesa dei propri
egoismi nazionali possa ancora essere la soluzione, nonostante tutto”. 

“Se
credete in una vera solidarietà Europea, con responsabilità e sforzi condivisi,
vi invitiamo a firmare, diffondere e condividere sui vostri social questa
petizione” – scrive Esperia con spirito costruttivo e certamente europeista.   “Vogliamo contribuire a costruire la
volontà politica indispensabile per andare oltre le tattiche e i bizantinismi,
con il coraggio che ebbero i padri fondatori dell’Europa alla fine della
seconda guerra mondiale”, ha dichiarato 
Antonio Cenini, uno dei promotori del Circolo.

Ma non sono solo gli ambienti italiani a mobilitarsi

Ma
anche cittadini tedeschi, olandesi e austriaci hanno lanciato analoga petizione
rivolta ai loro governi nazionali

https://www.change.org/p/deutsche-bundesregierung-europäische-solidarität-jetzt-institutionalisieren-eurobonds-gegen-die-coronakrise?recruiter=641320904&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=share_petition

“La
solidarietà europea fallisce di fronte alla crisi del coronavirus”, si legge. “Sebbene
la crisi del covid-19 colpisca tutti gli stati membri dell’Unione Europea, i
governi nazionali – e in particolare l’Aia, Berlino e Vienna – continuano a
cercare di guadagnare e sottrarsi alle loro responsabilità condivise.  Al
fine di garantire la stabilità dell’area dell’euro e consentire la
ricostruzione dell’economia europea dopo la crisi, sono inevitabili #Eurobonds,
ovvero la responsabilità solidale per i debiti che devono necessariamente
essere coperti e a beneficio dell’economia europea.

 I
nostri sistemi sanitari, e in particolare quelli del Sud europeo, sono sotto
pressione non solo a causa della diffusione aggressiva del virus corona, ma
anche e soprattutto a causa di anni di misure di austerità che sono state
imposte agli Stati membri sotto il mantra dell’austerità.  La complicità
degli stati che ora rifiutano la solidarietà è innegabile.

Come cittadini europei della Repubblica Federale Tedesca, del Regno dei Paesi Bassi e della Repubblica Federale d’Austria, invitiamo i nostri governi ad assumersi le proprie responsabilità e ad usare la crisi del Coronavirus per istituzionalizzare la solidarietà europea.  I principali economisti di tutta Europa sono a favore di questo sviluppo dell’Unione Europea e forniscono regolarmente prove dell’effetto positivo dei cosiddetti Eurobond.  Il primo ministro portoghese Costa, il presidente italiano Mattarella e il primo ministro Conte sottolineano il dramma della situazione attuale e fanno appello alla Comunità europea affinché agisca finalmente. Perfino Jacques Delors, il padre dell’euro, che di solito non si esprime più politicamente, rompe il suo silenzio e mette in guardia dalla disgregazione del progetto comune europeo di fronte al travolgente egoismo nazionale.

Ci
uniamo a questi appelli e con la presente invitiamo i nostri governi ad agire
finalmente.”




Covid-19, proroga al 13 aprile delle misure anti contagio: in serata il dpcm

Si sta lavorando in queste ore a Palazzo Chigi per chiudere il dpcm con la proroga delle misure anti contagio da Coronavirus. L’obiettivo, viene spiegato, è chiudere il provvedimento entro questa sera. Il ministro Roberto Speranza ha annunciato che la proroga varrà fino al 13 aprile.

E’ in corso, a quanto si apprende, una riunione del premier Giuseppe Conte con i capi delegazione dei partiti di maggioranza a Palazzo Chigi. All’incontro, a quanto riferiscono fonti di maggioranza, prende parte anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

“Se vogliamo aiutare tutti, nessuno deve fare fughe in avanti per piccoli tornaconti personali. Dobbiamo lavorare al decreto aprile pensando a quello di cui ha bisogno il Paese”, ha scritto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà in un post. Conte, scrive, ha chiesto “un’accelerazione degli incontri per dare risposte immediate ad un Paese che non può più aspettare. Già domani pomeriggio farò un’altra riunione con il ministro Roberto Gualtieri, i viceministri Laura Castelli e Antonio Misiani, i capigruppo dell’opposizione e i responsabili economici”.

Il governo ha deciso di prorogare fino al 13 aprile tutte le misure di limitazione alle attività e agli spostamenti individuali finora adottate, ha annunciato il ministro della Salute, Roberto Speranza, nell’informativa al Senato. “Siamo nel pieno di un’esperienza durissima e drammatica – ha detto il ministro – avremo tempo e modo di valutare ogni atto e conseguenza, ma a tutti è chiara una cosa: il Servizio sanitario nazionale è il patrimonio più prezioso che possa esserci e su di esso dobbiamo investire con tutte le forze che abbiamo. Il clima politico positivo e unitario è una precondizione essenziale per tenere unito il Paese in questo momento difficile della nostra storia. Non è il tempo delle divisioni. L’unità e la coesione sociale sono indispensabili in queste condizioni, come ha detto il presidente Mattarella”, ha sottolineato. “Attenzione ai facili ottimismi – dice ancora SPeranza – che possono vanificare i sacrifici fatti: non dobbiamo confondere i primi segnali positivi con un segnale di cessato allarme. La battaglia è ancora molto lunga e sbagliare i tempi o anticipare misure sarebbe vanificare tutto”.

Ad oggi i posti in terapia intensiva “sono 9.081, con un incremento del 75% in meno di un mese, contro i 3.595 iniziali. Sono stati cioè triplicati”. I posti letto in Pneumologia sono invece passati da 6.525 a 26.524. Inoltre, ha annunciato, “sono stati già firmati 12.000 nuovi contratti per il personale sanitario e altre procedure sono in corso”.

Le decisioni “drastiche prese – ha spiegato Speranza – iniziano a dare i primi risultati e il contagio rallenta, ma sarebbe un errore scambiare un primo risultato per una sconfitta del Covid-19”. Il ministro ha quindi indicato un obiettivo: “Dobbiamo portare sotto il livello 1 il parametro R con zero, ovvero l’indice di contagio. Questo per evitare che il Sistema sanitario nazionale venga colpito da un ulteriore tsunami, ma la strada è ancora lunga” anche perchè in mancanza di un vaccino è tutto “molto difficile”. Il ministro ha anche fatto riferimento alla necessità di “graduali misure” per evitare una ripresa esponenziale dei casi. La “fase di condivisione con il virus – ha detto – andrà gestita con l Comitato tecnico scientifico, con prudenza e conservando le pratiche dei comportamenti responsabili”. “Dobbiamo programmare il domani e lo stiamo già facendo – ha concluso – ma non bisogna sbagliare i tempi”.

Emma Bonino dopo l’informativa del ministro ha chiesto di verificare “con i tamponi tutti le persone anche asintomatiche che in questi giorni lavorano per rendere la nostra vita possibile: possono a loro insaputa e senza volerlo divulgare il contagio”. 

“Dobbiamo stare chiusi in casa fino a Pasquetta? Bene – ha detto Renzi nel suo intervento – Ma domani è la giornata dell’autismo. Pensiamo agli autistici che hanno bisogno di uscire. Rispettiamo la decisione del ministro Speranza, ma lui domani rifletta se non valga la pena di permettere agli autistici di poter uscire almeno per un periodo.  Come gestire l’emergenza non può essere affidato solo ai virologi. La riapertura deve essere graduale e prudente ma deve essere strategica per non ripetere errori che ci sono stati. Non facciamo l’errore di dare ai tecnici il potere di decidere quello che tocca alla politica. Chi chiede di tornare a pensare ad una nuova normalità lo fa anche perchè nella gestione dell’emergenza gli italiani danno il meglio; ma tornare a una normalità è cardine della nostra democrazia”.




Covid-19, attenzione alla mascherina “psicologica” non difende dal virus: ecco come riconoscerle

Mascherine e marcatura CE si dividono in tre famiglie principali. Di seguito uno schema delle mascherine protettive con o senza marchio CE

La mascherine bianche non necessitano di marcatura CE, sono prodotti generici

Servono a respirare aria meno fredda, quindi proteggono da colpi di freddo e da polveri grossolane. Non sono considerati quindi DPI (dispositivi di protezione individuale). Sono un placebo (supporto psicologico), quindi sempre utili. Tutto ciò che evita la psicosi collettiva ed il panico, che sono un pericolo più grande del virus, è utile.

Le mascherine con obbligo di marcatura CE – Mascherine come dispositivo medico

Le mascherine utilizzate in ambito medico servono per proteggere l’ammalato ed il personale medico dal reciproco contagio, dato che sono a stretto contatto e si possono trasmette piccole parti di saliva o altri liquidi corporali. Queste mascherine in quanto dispositivo medico, hanno obbligo di marcatura CE e fungono da barriera meccanica. Rappresentano una piccola protezione ed un buon placebo (supporto psicologico) ma non si pensi di entrare in un focolaio di coronavirus ed essere protetti da questa mascherina. Non ha particolari caratteristiche di ermeticità e deve rispettare la norma UNI EN 14683:2019, che ne indica le prestazioni.

Le mascherine con obbligo di marcatura CE – Come dispositivo di protezione individuale (DPI)

Le mascherine utilizzate come dispositivo di protezione individuale hanno l’obbligo di marcatura CE. Come tutti i DPI sono destinate a proteggere personale operativo, sanitario od operatori in qualsiasi altro ambiente di lavoro. Offrono protezione delle vie respiratorie dall’entrata di particelle più o meno grandi di sostanze nocive o che possono essere veicolo di sostanze nocive.

Queste mascherine devono essere obbligatoriamente presenti in tutti gli ambienti di lavoro dove esiste il pericolo di respirare sostanze moderatamente pericolose. Devono rispettare il Regolamento (UE) 2016/425 sui dispositivi di protezione individuale e le norme:

  • UNI EN 149:2009
  • UNI EN 13274-7:2019
  • e tutte quelle ad esse collegate.

In quanto DPI rientrano nella categoria II o III in base al grado di protezione offerto, mai nella categoria I.

Tutti i DPI di categoria superiore alla prima, quindi tutte le mascherine protettive DPI, oltre al marchio CE, devono riportare un numero di 4 cifre, che indica l’organismo che ha eseguito i test ed il simbolo che indica il grado di protezione.

I gradi di protezione delle mascherine come DPI sono 3:

  • FFP1,
  • FFP2,
  • FFP3

Essi indicano quanto queste mascherine proteggono dalla penetrazione di “corpi” estranei. I test su questi DPI misurano vari parametri, come:

  • l’ermeticità,
  • la depressione che si crea all’interno, che condiziona la facilità respiratoria,
  • le dimensioni delle particelle che vengono fermate da tali protezioni
  • ed altri parametri.

Le mascherine DPI forniscono certamente una protezione maggiore rispetto a quelle che sono dispositivo medico, ma per essere efficaci necessitano di essere accompagnate da altri DPI, come tuta, guanti, occhiali ed essere con questi altri DPI, completamente sigillate.




La Costituzione ai tempi del Coronavirus

di Alessandro De Pasquale*

Si parla di prorogare, per ulteriori 15 giorni, le restrizioni messe in atto dal Governo Conte in nome – giustamente – del diritto costituzionale alla salute.

Visto però che abbiamo più volte scomodato la nostra amata Carta Costituzionale, vorrei soffermarmi sui suoi “principi fondamentali”, definiti tali dai nostri Padri Costituenti perché esprimono le finalità, i valori e gli ideali dello Stato.

Evito l’esegesi di tutti gli articoli di tali principi (non credo neanche di esserne capace) ma vorrei soffermarmi, da umile sindacalista, sul primo capoverso dell’articolo 1 della Costituzione che recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Bene! Fatta questa doverosa premessa, vorrei capire dove si colloca questo fondamentale principio nelle scelte del Governo che, a colpi di “decreti” sfornati improvvisamente e comunicati in diretta Facebook, hanno di fatto fermato l’Italia, lasciando morire di fame chi ogni giorno “tira a campare”, calpestando la dignità dell’uomo che, non ha caso, è anch’essa valorizzata e tutelata dall’articolo 2 della Costituzione: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

Il Governo, in questo difficile momento di crisi sanitaria, tra le sue “impopolari” decisioni, deve comunque avere il coraggio di garantire al popolo la possibilità di lavorare, promuovendo tutte le condizioni opportune, eliminando gli ostacoli e tutelando così l’interesse economico, la libertà, la dignità e la personalità del lavoratore.

Se tutto questo non sarà possibile, non è un Governo degno della nostra amata Italia.

*Presidente Nazionale SIPPE




Negoziato con l’UE sul fronte del coronavirus: non demoliamo casa nostra, perché in dissidio col vicino del terzo piano. E non diamo etichette politiche all’unità europea

di Alessandro Butticé

Capisco che i governi contrari alle proposte italiane, e non solo, hanno bisogno del tempo necessario a ottenere il consenso politico e dell’opinione pubblica nazionale a misure apparentemente contrarie al loro interesse. Ognuno ha questioni domestiche da regolare.

Ma è più che legittima l’irritazione italiana verso il rinvio di addirittura due settimane della decisione del Consiglio Europeo sulle misure economiche europee per fare fronte, con la massima urgenza, al carattere senza precedenti dello shock causato dal Covid-19 in tutti i Paesi europei.
Ciò nonostante, tanti articoli e commenti letti sulla stampa ed i social mi sembrano testimoniare una grande confusione nel nostro Paese, che rischierà di fare molto male a tutti. Ad esempio quella che continua a identificare l’UE (l’«Europa», come viene maldestramente chiamata dalla narrativa nostrana) in alcuni governi di Stati che, come l’Italia, ne fanno parte e che possono anche avere visioni ed interessi diversi dai nostri. Come succede in tutti i condomini. E certi commenti mi fanno pensare al condomino talmente esasperato che si dichiara pronto persino a fare demolire tutto il palazzo in cui abita. Solo perché il vicino del terzo piano non vuole autorizzare la riparazione del suo appartamento allagato, e chiede un rinvio della decisione condominiale. Senza tenere nemmeno presente che l’Amministratore del Condominio (la Commissione Europea), supportata da altri condomini, sta invece sostenendo il finanziamento di quelle riparazioni.

Ma stiamo diventando matti?

Io temo che chiunque dica di voler arginare la nostra crisi più grave dalla Seconda Guerra Mondiale seminando vento, rischierà di fare raccogliere la tempesta della storia a tutto il nostro Paese.
Facciamo quindi lavorare il governo, sia sul piano dei rapporti e del negoziato con l’UE che sul fronte del virus.
Durante una manovra complicata e pericolosa è sempre insano urlare e distrarre continuamente il manovratore.
Poi, quando sarà cessato il pericolo, ci sarà il tempo per trarre conclusioni ed eventuali insegnamenti.
Ma ora siamo in situazione di grande emergenza e pericolo, che richiede quindi massima serietà ed impegno da parte di tutti. Governo, opposizioni e Unione Europea. Non disgustosa propaganda elettorale che porterebbe solo alla gestione delle macerie.

Guido Pettarin, deputato goriziano di FI, ci ha ricordato proprio oggi che non esiste solo il vicino del terzo piano, ma anche quello del pianerottolo. E che da Gorizia e Nova Gorica arriva ancora una volta un grande esempio dell’autentico spirito europeo. Il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, ha raccontato del bellissimo gesto di solidarietà ricevuto dal sindaco di Nova Gorica, Klemen Miklavic, che ha messo a disposizione uomini della protezione civile slovena, piatti caldi e respiratori per ambulanze”. Così. Pettarin ha giustamente ricordato che “questo è il vero spirito europeo. Gorizia e Nova Gorica hanno scritto insieme una pagina importante per riscaldare il sentimento europeo che oggi rischia di essere sopito e addirittura messo da molti in discussione. Questi gesti possono apparire poco significanti, ma in essi si nasconde l’anima autentica dell’Unione europea e dei cittadini europei”. Senza dimenticare inoltre che la pandemia non sta falcidiando solo l’Italia, ma tutti i paesi europei. Cui stanno facendo tutti fronte. Ognuno secondo i propri mezzi e le proprie capacità, in mancanza di una vera politica europea della salute che ne attribuisca una competenza operativa sovranazionale all’UE.

Agli amici che continuano a credere come me nell’Europa unita (per le ragioni ed anche per i timori espressi e i limiti indicati nella mia recente lettera aperta ai presidenti delle Istituzioni UE) chiedo di non dare mai nessuna etichetta politica, e tanto meno partitica, all’UE.

L’Europa è e deve essere infatti la casa di tutti. Senza colori partitici, siano essi a favore o contro.

Così come il Coronavirus è il nemico di tutti, e tutti dovremmo pertanto contribuire alla sua lotta per sconfiggerlo. Senza colorarlo politicamente come sembra farsi solo in Italia.

Il peggiore servizio che potremmo infatti offrire all’Unità Europea, unica salvaguardia dalle tragedie dei secoli scorsi – nonostante le tante modifiche auspicate, anche dei processi decisionali, come dimostrato in questi giorni – è quello di darle una connotazione politica. Sia essa progressista, conservatrice, di centro, di nord, di sud, ecc. . E di confondere il palazzo di casa nostra, con le idee di altri condomini. E per questo decidere di distruggerlo, invece che ristrutturarlo e migliorarlo. Dimenticandoci che all’interno c’è anche la nostra casa, ed in essa i nostri figli.




Coronavirus, contagi in calo: la fase di discesa potrebbe iniziare nei prossimi giorni

“Speriamo che Italia e Spagna siano quasi arrivate alla stabilizzazione, ma il virus non se ne andrà da solo e serve uno sforzo ulteriore”. Lo ha detto il dottor Mike Ryan dell’Oms rispondendo ad una domanda sull’epidemia di coronavirus nei due paesi. “La questione è non solo come stabilizzare i contagi, ma è come ridurre i contagi. E per far questo non è solo una questione di lockdown: andare giù con i contagi significa rafforzare lo sforzo sanitario pubblico per spingere giù il virus. Su questo bisogna concentrarsi, su quale strategia adottare per spingere già il virus”.

Sono complessivamente 75.528 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 1.648. Domenica l’incremento era stato di 3.815, più del doppio. Il dato è stato fornito dalla Protezione Civile. Si registrano 11.591 i morti, con un aumento rispetto a ieri di 812. Domenica l’aumento era stato di 756. 

Crescono anche i guariti. Sono 14.620 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 1.590 in più di ieri. E’ l’incremento più alto dall’inizio dell’emergenza. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile. Ieri l’aumento dei guariti era stato di 646. “Oggi registriamo 1590 guariti, il dato più alto dall’inizio dell’emergenza coronavirus” in un singolo giorno, che porta il totale dei pazienti che hanno sconfitto l’infezione a 14.620″. Lo ha detto il commissario Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione civile.

L‘Italia supera i centomila contagiati dal coronavirus. A 40 giorni dalla scoperta del ‘paziente uno’ – il 38enne di Codogno – il numero di coloro che hanno contratto il virus, comprese le vittime e i guariti, è di 101.739. “Ognuno di noi deve rispettare le indicazioni delle autorità, dobbiamo seguire l’indicazione di rimanere a casa e uscire solo per lo stretto indispensabile, perché solo rispettando queste misure riusciremo a sconfiggere il virus prima possibile”. Lo ha detto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli in conferenza stampa commentando il dato delle oltre 6mila denunce fatte ieri dalle forze di polizia agli italiani che hanno violato i divieti. “E’ un comportamento che non va tenuto – ha aggiunto – bisogna evitare il contagio di altri persone”.

“Anche in questa giornata i dati – con la sola eccezione dei deceduti, per i quali ripeto ancora per vedere un effetto serve un intervallo temporale maggiore – sono dati in linea con quelli degli ultimi giorni: calano i positivi, pur a fronte di tamponi non inferiori ad altri giorni, quello dei ricoverati in terapia intensiva non è più marcatamente alto come a inizio scorsa settimana“. Così il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) Franco Locatelli in conferenza stampa alla Protezione civile. “Stiamo andando nella direzione giusta e non dobbiamo minimamente cambiare strategia. Non sarà un processo di ritorno alla normalità dal niente al tutto, sarà graduale, ma l’obiettivo è riuscire a contenere la situazione adesso, prevenire ulteriori focolai epidemici, specie come quelli visti (al Nord, ndr) e ripristinare il più possibile un normale stile di vita”. Così il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) Franco Locatelli.

Altri due medici si aggiungono alla lista dei decessi tra i camici bianchi per Covid-19: sono, si apprende dalla Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Guida Riva, medico di Bergamo, e Valter Tarantini, ginecologo di Forlì. Il totale dei decessi sale quindi a 63. Intanto, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità relativi a ieri, sono 8.358 gli operatori sanitari contagiati, 595 in più rispetto al giorno precedente.

Sono partiti in Italia i test preclinici di cinque vaccini contro il coronavirus. Sono tutti condotti dall’azienda biotech Takis, i risultati sono attesi a metà maggio e la sperimentazione sull’uomo potrebbe partire in autunno. Lo ha detto all’ANSA l’amministratore delegato dell’azienda, Luigi Aurisicchio. I vaccini si basano su diverse regioni della proteina Spike, la principale arma con cui il virus aggredisce le cellule respiratorie umane.

LA CURVA DEI CONTAGI E IL PICCO – Si va consolidando il ritmo con il quale stanno rallentando in Italia i casi positivi al coronavirus SarsCoV2. Si va quindi verso una sorta di plateau e la fase di discesa potrebbe iniziare nei prossimi giorni. Lo indicano i fisici che curano la pagina Facebook ‘Coronavirus-Dati e analisi scientifiche’, rilevando che “il punto è la velocità con cui la curva scenderà: questo dipenderà dall’efficacia delle misure di contenimento”.  Secondo il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri “In queste ore, in cui viviamo un’altalena di speranza ed estrema lucidità per restare fedeli ai dati epidemiologici la curva dei contagi cresce ma si mostra più lineare, regolare. Questo vuol dire che, con i numeri a disposizione e le elaborazioni di virologi ed epidemiologi, possiamo aspettarci il raggiungimento del picco nel giro di 7-10 giorni e, ragionevolmente, la diminuzione del contagio“. Così Sileri sul blog delle Stelle dove sottolinea la necessità di fare più tamponi. “L’aumento del numero dei tamponi, per usare una parola che tutti conosciamo e che rimarrà nella nostra memoria, rappresenta la direzione giusta da seguire. Lo ribadisco da diversi giorni e la scelta di incrementare il numero dei test è stata portata a regime: i tamponi, o comunque i test diagnostici, per individuare i positivi, vanno condotti su tutte le persone esposte e/o venute a diretto contatto con una persona colpita dal virus” afferma Sileri che mette al primo posto la necessità di fare tamponi al personale sanitario “ad essi devono essere rivolti screening anamnestici da altri medici competenti, per verificare e tracciare che all’inizio e alla fine del turno di lavoro, possano essere insorti dei sintomi aspecifici o specifici”. Poi ci sono le altre categorie di lavoratori da sottoporre a test regolari e ciclici: le forze dell’ordine, i farmacisti, gli addetti nei supermarket; i giornalisti, ovvero tutti coloro che hanno un’esposizione al pubblico frequente e regolare sempre sulla guida di un medico competente. 

BANDIERE A MEZZ’ASTA NEI COMUNI – “Domani alle 12 noi sindaci, in tutta Italia, esporremo sulla facciata del Comune la bandiera a mezz’asta e osserveremo un minuto di silenzio. Sarà il nostro modo per ricordare le vittime del coronavirus, per onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari, per abbracciarci idealmente tutti, per essere di sostegno l’uno all’altro, come sappiamo fare noi sindaci”. Lo dichiara Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, che ha aderito all’iniziativa lanciata dal presidente della Provincia di Bergamo, Gafforelli per i sindaci del suo territorio, e l’ha allargata a tutto il Paese. “I sindaci, da destinatari e custodi delle preoccupazioni delle comunità che amministrano, sopportano una forte pressione e si fanno carico di una grande responsabilità davanti ai cittadini. Nonostante la situazione di grave emergenza che viviamo – osserva Decaro – non vogliamo far prevalere lo sconforto, ma stare uniti sia nel gravissimo lutto che colpisce più duramente alcune aree del Paese, sia nella solidarietà che deve tenerci tutti insieme”.

Mascherine, visiere, camici, e guanti: quali dispositivi usare a seconda del livelli di rischio per medici e per tutti gli operatori della sanità. Lo indica un documento di aggiornamento sull’uso delle protezioni dell’Iss, approvato dal Comitato tecnico scientifico e dal ministero della Salute. L’obiettivo, spiega il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, è garantire la protezione del personale sanitario “che sta già pagando un prezzo altissimo, e proteggere anche al meglio i pazienti alla luce delle ultime evidenze scientifiche”.

La riapertura delle attività “va programmata, altrimenti non se ne può parlare”. Lo afferma a Rainews24 il virologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti, secondo cui bisogna ad esempio fornire di dispositivi di protezione gli operai delle aziende e la diagnosi deve essere accessibile a tutti sia come test sia in termini di tamponi”. Non si può cioè, avverte, “mandare le persone a lavorare senza fare prima il test per vedere se sono positive”. Secondo il presidente  della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli bisognerà utilizzare test rapidi per capire quali soggetti hanno sviluppato immunità contro il nuovo coronavirus e possono dunque per primi tornare a lavoro quando ci sarà la ‘riapertura’ del Paese e delle attività. E’ questa una “ipotesi di lavoro” ed una “possibile soluzione”, afferma all’ANSA Anelli “una volta che tali test verranno perfezionati, si auspica a breve termine, e che l’Iss li avrà validati”




Coronavirus: partiti i test su 5 vaccini italiani. I risultati a maggio

Sono iniziati i test su cinque vaccini italiani. Sono partiti in Italia i test preclinici di cinque vaccini contro il coronavirus. Sono tutti condotti dall’azienda biotech Takis, i risultati sono attesi per metà maggio e la sperimentazione sull’uomo potrebbe partire in autunno. Lo ha annunciato l’a.d. dell’azienda, Luigi Aurisicchio. I vaccini si basano su diverse “regioni” della proteina “Spike”, la principale arma con cui il virus aggancia le cellule respiratorie dell’uomo. 

Intanto dalla comunità scientifica arrivano i primi dati positivi: si va verso una discesa del contagio. I prossimi giorni saranno fondamentali.

Si va dunque consolidando il ritmo con il quale stanno rallentando in Italia i casi positivi al coronavirus SarsCoV2. Si va quindi verso una sorta di plateau e la fase di discesa potrebbe iniziare nei prossimi giorni. Lo indicano i fisici che curano la pagina Facebook ‘Coronavirus-Dati e analisi scientifiche’, rilevando che “il punto è la velocità con cui la curva scenderà: questo dipenderà dall’efficacia delle misure di contenimento”.




Albano Laziale, il centrodestra sul rilancio dell’economia: “Sindaco, basta isolarsi. Serve piano condiviso!”

La emergenza coronavirus impone misure di contenimento della epidemia e misure di governo dell’emergenza e organizzare la resilienza della comunità di Albano, per questo motivo i consiglieri comunali della Lega, di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e di Area Democratica, Matteo Mauro Orciuoli, Massimo Ferrarini, Romeo Giorgi, Pina Guglielmino, Federica Nobilio, Edmondo Segrella e Marco Silvestroni, hanno chiesto che il Sindaco non continui a muoversi in autonomia ma sappia raccogliere tutte le forze vive della Città di Albano.

L’appello al Sindaco è volto a coinvolgere tutta la comunità politica, la comunità imprenditoriale, le associazioni di categoria e del volontariato, perché tutti sono chiamati a fare la loro parte ad offrire il loro contributo di idee a sentirsi impegnate su una azione comune.
“Non è il momento di isolarsi, – dichiara Matteo Mauro Orciuoli, capogruppo della Lega – non è il momento di uomini soli al comando, è il momento di coinvolgere tutta la comunità e, con questa, governare l’emergenza, pianificare il futuro e soprattutto la ripartenza. Per questo motivo occorre coinvolgere il Consiglio Comunale nel rispetto delle misure di sicurezza, bisogna attivare tutte le altre forze attive della città per avere un grande movimento di resistenza e di rinascita. Insieme ai consiglieri di opposizione, sentiti i segretari della Lega, di Fratelli d’Italia, di Forza Italia, di Area Democratica e della lista civica La Città, abbiamo presentato oggi una richiesta di convocazione del Consiglio Comunale, da trasmettere in diretta streaming, per discutere insieme le misure di contenimento dell’epidemia, i piani e le iniziative di rilancio delle attività economiche ed imprenditoriali per la ripresa della vita civile e sociale della nostra Città. In particolare chiediamo che venga esaminata e valutata la proposta di annullare integralmente, per l’annualità 2020, il pagamento della TOSAP, ICP e TARI per tutte le attività commerciali, produttive e di ristorazione cogliendo l’occasione per inserire all’ordine del giorno la discussione sulle misure più opportune per il sostegno delle attività produttive, commerciali e professionali cittadine