Coronavirus, svolta: isolati gli anticorpi che combattono la pandemia

Aprono a nuovi farmaci e vaccini. Isolati gli anticorpi che ad ora mostrano di essere i più efficaci contro il nuovo coronavirus, fra tutti quelli prelevati dai malati di Covid-19. Identificati alla Columbia Univesity di New York e pubblicati sulla rivista Nature, potrebbero potenzialmente essere prodotti si larga scala e dare una spinta alla ricerca di nuovi farmaci e vaccini. Lo indicano i test finora condotti sugli animali, ma i dati definitivi potranno arrivare dai test sull’uomo.




Roma, malattie rare. Tuona Di Stefano (Asitoi) al direttore dell’Umberto I: “Basta giocare con le parole sulla pelle dei malati”

Per 1300 pazienti è rimasto un solo medico. Chiediamo l’intervento di Zingaretti e dell’Assessore D’Amato.
“Il Direttore Generale del Policlinico Umberto I di Roma ha rilasciato una dichiarazione all’Agenzia Giornalistica Repubblica sulla soppressione della Unità Operativa “Malattie Rare Displasie Scheletriche Malattie del Metabolismo Osseo in Età Pediatrica ed Evolutiva . La dichiarazione del Direttore Vincenzo Panella è generica e fonte di equivoci. La questione è già oggetto da alcuni mesi di un serrato confronto con le associazioni dei malati ed anche di un ricorso giudiziario avanti il TAR del Lazio”, ha spiegato l’Avv. Raffaele Di Stefano , legale che si sta occupando degli aspetti legali della vicenda anche per conto di As.It.O.I. – Associazione Italiana Osteogenesi Imperfetta Onlus.
Di Stefano ha fatto presente che con l’atto aziendale del giugno 2019 è stata soppressa l’Unità Operativa Semplice Dipartimentale per l’erogazione delle cure delle malattie rare. Nel mese di ottobre 2019, a fronte della notifica del ricorso giudiziario avverso l’atto aziendale, è stata formalmente garantita dall’azienda ospedaliera la continuità nell’accesso e nell’erogazione delle cure, ed il mantenimento dell’equipe di medici specialisti, infermieri e posti letto. Inopinatamente, rileva As.It.O.I., con la nota del 28 maggio u.s. il Panella ha ritrattato l’impegno assunto ed ha cancellato il gruppo medico di assistenza, sparpagliando i medici tra reparti diversi.
“ Ad oggi per circa 1300 pazienti è rimasto un solo medico. Al Direttore Generale Vincenzo Panella rispondiamo allora: basta giocare con le parole sulla pelle dei malati. Nessuno ha mai detto che il servizio malattie rare è stato chiuso. E’ vero invece che è stato drasticamente ridotto tanto da non garantire, allo stato, a nostro giudizio, il diritto all’accesso delle cure ed un livello minimo di cura ed assistenza almeno pari a quello esistente prima dell’intervento del Panella”, ha proseguito Di Stefano.
“ Stiamo spiegando alle istituzioni di governo e di controllo che il problema è stato causato dalla soppressione della Unità Operativa (UOSD) dedicata alle “Malattie Rare Displasie Scheletriche Malattie del Metabolismo Osseo in Età Pediatrica ed Evolutiva” e che nell’atto Aziendale sembrerebbe che la Direzione Generale abbia voluto dare priorità non alle patologie, bensì alla ricollocazione o alla creazione di nuove Unità Operative dove posizionare figure apicali che riteneva meritevoli di promozione”, ha spiegato Di Stefano.
“Da parte del Panella quindi non ci sono state azioni di rafforzamento ma al contrario solo azioni di demolizione. Non ci risulta ad oggi la stabilizzazione della pediatra esperta di Osteogenesi Imperfetta, né l’attribuzione del servizio analogo al preesistente ad un Direttore della clinica pediatrica. Al Panella facciamo notare che il riconoscimento all’eccellenza della struttura si tributa non a parole ma con atti concreti. E l’onorabilità del Policlinico si difende garantendo l’accesso dei malati alle cure ed a dignitosi livelli di assistenza e non con le minacce. Al Presidente Zingaretti, all’assessore D’Amato ed al sottosegretario Zampa che nel corso di questi mesi, per diverso titolo e responsabilità hanno conosciuto la vicenda, chiediamo di intervenire e ripristinare i diritti dei più deboli, e non continuare a voltarsi dall’altra parte”, ha proseguito Di Stefano.
Di Stefano ha concluso annunciando che nelle prossime ore verrà notificato il ricorso per motivi aggiunti per i fatti del 28 maggio u.s., perché, nell’immobilismo delle istituzioni, si richiede l’intervento del Giudice di Roma e del Giudice di Bruxelles.




Petizione contro il TMB di Guidonia. E San Gregorio vota per una nuova discarica

Ora la possibile riattivazione del TMB di Guidonia incute timore. Anche oltre i confini comunali, al di là della Tiburtina, nel versante est del Municipio Roma 6, che ospita la discarica di Castelverde, tra via Massa San Giuliano e Lunghezzina, e l’altro TMB, quello di Rocca Cencia, finito in parte commissariato dalla Procura di Roma,stante la scarsa qualità dei rifiuti prodotti dalla struttura. Un incubo rispetto al quale è sorto il “Comitato Spontaneo” che, in questa prima fase, ha lanciato una petizione sulla piattaforma change.org, chiedendo «la dismissione e la delocalizzazione immediata dell’impianto» [per sostenerla cliccare qui].

La petizione rileva come l’esercizio del TMB è stato sospeso nel 2014 per «le note vicende giudiziarie» e che nel giugno scorso l’impianto è stato «dissequestrato con sentenza del Tribunale di Tivoli». Pronto all’uso, in definitiva, salvo ripensamenti. «Questa iniziativa nasce per pungolare le Istituzioni», riferisce il Comitato, «l’impianto si trova in un’area vincolata, nel parco naturalistico dell’Inviolata, e si inserisce in un quadrante, compreso tra Guidonia e il Municipio Roma 6, già fortemente compromesso sotto il profilo ambientale e sanitario, che ha già dato in termini di rifiuti. Dove, tra l’altro», incalza, «è stata riscontrata un’alta percentuale di malattie oncologiche e respiratorie per la concentrazione di siti industriali. Solo a Guidonia se ne contano 5, senza considerare la discarica dell’Inviolata. Altra immondizia, altro viavai di camion. È mai possibile che si ricordano di noi solo per scaricare rifiuti? Mah!».

Tra i destinatari Marco Cacciatore, consigliere e presidente della commissione rifiuti della Regione Lazio, uscito dal M5S, perché in forte contrasto, e approdato al Gruppo Misto. Il quale sulla vicenda, annosa, ha presentato, nei giorni scorsi, un’interrogazione dettagliata, in segno di protesta. «Il via libera consente il trattamento di una quantità di rifiuti molto maggiore rispetto alle necessità del territorio limitrofo. Tutto fa pensare che l’autorizzazione riguardi quindi anche i rifiuti della Capitale, altrimenti perché si parlerebbe di 190.000 tonnellate? E arriva proprio quando, con la discussione sul Piano Regionale Rifiuti alle porte, è in ballo una decisione sull’autosufficienza di Roma che, se approvata, renderebbe inutile autorizzare l’impianto a trattare una così grande quantità di scarti».

Al Movimento non risparmia critiche: «Il M5S Lazio, al di là dei proclami, non produce atti e proposte per i territori ma si orienta in base alle prossime elezioni, agli equilibri interni o ai rapporti con altre forze politiche. I colleghi del M5S Lazio che provengono da territori funestati dalla pessima gestione di Roma, presentano emendamenti (o peggio ancora non li presentano), esattamente rispondenti alle esigenze di una Capitale, che preferisce esportare il problema anziché fare la differenziata e risolverlo». Conclude augurandosi «che la voce dei territori non debba ancora una volta soccombere alle logiche più o meno esplicite delle alleanze politiche, o dei profitti che prevalgono sui diritti» e promettendo «battaglia in Aula» proprio in occasione della discussione sul Piano Rifiuti. Prevista per il 28 luglio prossimo, giorno da cerchiare sul calendario.

Nel correre sul web, la petizione riscuote l’assenso e la firma di Claudio Zarro, consigliere comunale di Guidonia del Gruppo Misto, fuoriuscito dalla maggioranza pentastellata capitanata dal Sindaco Micheal Barbet, che sarà ricordato, quasi certamente, per le sue abilità funamboliche nel rimanere in sella all’Amministrazione. Altra storia. «Bene l’iniziativa del Comitato Spontaneo», esordisce l’esponente. «In termini ambientali il nostro territorio ha già dato e continua a dare, abbiamo il cementificio Buzzi Unicem, Chimeco, la Basf, le cave, la subsidenza e i roghi quotidiani nelle frazioni di Albuccione, Collina del Sole, Villalba e Villanova».

«Il problema sono l’ATO e l’AIA: la prima perché l’Area Metropolitana di Roma dovrebbe avere un ambito territoriale ottimale», prosegue il consigliere, «e noi non possiamo ricadere in quello, altrimenti Roma continuerebbe a sversare i suoi rifiuti a Guidonia; la seconda, l’AIA, cui le autorizzazione fanno riferimento, è stata rilasciata nel 2010 e prevedere la lavorazione di 190.000 tonnellate di rifiuti all’anno rispetto alle 90.000 previste nel 2015. Un abbassamento che, se rispettato, avrebbe un impatto minore sull’ambiente. Mi domando, in previsione del Ryder Cup a Marco Simone, prestigioso torneo di golf, posticipato al 2023, ha senso il TMB dell’Inviolata? Assolutamente no, altrimenti le olimpiadi del golf si svolgeranno in un territorio dove l’olezzo sarà di casa». Zarro, infine, annuncia una manifestazione di protesta «all’inizio di agosto».

Il tempo di rilassarsi sembra non esserci.Da San Gregorio da Sassola arriva una nuova sciabolata, sotto forma di delibera. La numero 18 per l’esattezza, votata dal Consiglio nella seduta del 14 luglio scorso. E prevede, tanto per rimanere in tema, la realizzazione di un «impianto di messa in riserva e trattamento di rifiuti speciali non pericolosi di natura inerte», in virtù della domanda della «AS Appalti stradali S.r.l. assunta al protocollo generale 3594 dello 09/07/2020». Così recita il documento.

L’impianto sorgerà un appezzamento agricolo sulla via Polense alle pendici di Villa Adriana, Villa d’Este e San Vittorino.Sempre nel quadrante magico, poco distante dall’area nella quale sarebbe dovuta sorgere nel 2013 il sito alternativa a Malagrotta, un mostro purulento, e dall’ex-cava della Salini, individuata, nel 2018, per realizzare la discarica dove collocale i detriti del terremoto. Iniziative entrambe fermate dalle contestazioni delle associazioni e dai cittadini. Ma alla fine, qualcosa da quelle dovrà essere sepolto. Pare non esserci scampo. Certo, non si tratta del trattamento della maleodorante “monnezza”, ma perché proprio qui? In un’area ricchissima di preziose falde acquifere, esposta molto più di tante altre ai rischi di un inquinamento presenti anche nei rifiuti inerti?

La notizia della delibera non è rimasta inosservata. «Siamo stanchi da far da spettatori», tuona Marco Manna del Comitato Periferia Roma Est. «Le notizie ci calano dall’alto, all’improvviso, senza alcun preavviso. Siamo preoccupati per l’accanimento terapeutico su questo territorio, che comprende anche Guidonia, al riguardo esprimiamo la nostra solidarietà ai suoi abitanti. È necessario coinvolgere i cittadini, avviare un processo partecipativo, un nuovo patto con la cittadinanza per arrivare a un progetto di sistema del riciclo dei rifiuti condiviso».




Un test che diventerà di routine: con un prelievo si scoprono 5 tumori 4 anni prima

Una tecnica basata sull’analisi del sangue riconosce cinque forme di tumore comuni con un anticipo di quattro anni rispetto alle tecniche tradizionali. Lo indica la ricerca internazionale pubblicata su Nature Communications e coordinata dall’Università della California a San Diego. La tecnica, chiamata PanSeer, riconosce precocemente nel 91% dei casi, i tumori di stomaco, esofago, colon retto, polmoni e fegato in persone senza sintomi, e in futuro potrebbe entrare nella routine delle analisi di controllo.

Coordinata da Kun Zhang, dell’Università della California a San Diego, il test promette di avere importanti ricadute sulla sopravvivenza dei malati di tumore grazie alla diagnosi molto precoce, che permette di intervenire con farmaci o con la chirurgia quando il tumore è gli inizi della sua formazione.

Non si tratta certamente, rilevano i ricercatori, di ‘indovinare’ se una persona si ammalerà: quelli che il test va a cercare sono i segnali, estremamente precoci, di un cambiamento in atto nel modo in cui si replica il Dna. La tecnica va infatti a cercare nel sangue le firme della metilazione, ossia del processo che in condizioni normali accompagna la replicazione del Dna, ma che in presenza di tumori può subire delle alterazioni.

La tecnica è stata messa alla prova su 605 individui asintomatici, a 191 dei quali in seguito è stato diagnosticato un tumore. A questi test si sono aggiunti quelli condotti su 223 persone con tumore e su 200 tessuti tumorali. Il risultato è stato incoraggiante perché ha dimostrato di poter fare una diagnosi per cinque forme diffuse di tumore.




Summit Europa, 209 miliardi all’Italia: raggiunto l’accordo sul Recovery Fund e il bilancio

I leader europei hanno raggiunto l’accordo sul Recovery Fund e il Bilancio Ue 2021-2027 al termine di un negoziato record durato quattro giorni e quattro notti, nel summit più lungo della storia dell’Unione Europea. ‘Una giornata storica per l’Europa’, secondo i protagonisti. Il fondo ha una dotazione di 750 miliardi, di cui 390 di sussidi. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi. ‘Con 209 miliardi l’Italia ha migliorato l’intervento a suo favore rispetto alla proposta originaria della presidente von der Leyen’, ha detto il premier Conte, aggiungendo che la costruzione di una task force per le riforme è la priorità, ‘perché dovrà partire al più presto’.

“Siamo al lavoro per elaborare un programma di rilancio incisivo che affronti anche i problemi storici dell’Italia e per far crescere gli investimenti” fra cui quelli “in infrastrutture, digitalizzazione”, risponde il ministro Gualtieri a chi gli chiede come l’Italia spenderà i fondi decisi al Vertice Ue. “Stiamo definendo un piano preciso e dettagliato già a ottobre per partire” con il piano di “rilancio dell’economia italiana” ha aggiunto. Gualtieri ha sottolineato che “Il governo ne esce rafforzato” e il ” presidente del Consiglio Conte “ha giocato un ruolo decisivo” aggiungendo che “è stato un negoziato duro e difficile, ha prevalso non la posizione italiana ma la ragionevolezza e il diritto europeo”. “Un’altra novità – ha proseguito il ministro – è che è passato un articolo che consente di anticipare il 10% delle risorse” del Recovery and Resilience facility come pre-finanziamento nel 2021 e un altro che consente di “considerare per questo progetto anche le spese fatte a partire da febbraio di quest’anno, purché coerenti con il programma generale, e questa è una novità assoluta”.

“Apprezzamento e soddisfazione per l’importante esito del Consiglio Europeo, che rafforza il ruolo dell’Unione e contribuisce alla creazione di condizioni proficue perché l’Italia possa predisporre rapidamente un concreto ed efficace programma di interventi”. Questo è quanto ha espresso il presidente Sergio Mattarella nel corso dell’incontro odierno al Quirinale con il premier Giuseppe Conte. Lo si è appreso da fonti del Quirinale.

I leader europei hanno raggiunto lo storico accordo sul Recovery Fund ed il Bilancio Ue 2021-2027 al termine di un negoziato record durato quattro giorni e quattro notti. Si tratta del summit più lungo della storia dell’Unione Europea. Il Recovery Fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi.




Vaccini anticovid: test più che positivi da Oxford-Pomezia e dalla Cina

Nello stesso giorno, la rivista scientifica Lancet pubblica due studi che accendono la speranza, anche se l’invito resta quello alla cautela: il vaccino anti-Covid ChAdOx1, messo a punto dallo Jenner Institute della Oxford University con la collaborazione dell’italiana Irbm, ha indotto una “forte risposta immunitaria” contro il virus SarsCov2 con il quadruplicarsi degli anticorpi nel 95% dei partecipanti alla sperimentazione ad un mese dalla vaccinazione.

Tuttavia, è ancora presto per cantare vittoria, ha avvertito il ministro della Salute Roberto Speranza. “Serve ancora tempo e prudenza. Ma i primi riscontri scientifici sul vaccino dell’Università di Oxford, il cui vettore virale è fatto a Pomezia e che verrà infialato ad Anagni, sono incoraggianti. L’Italia, con Germania, Francia e Olanda – ha commentato -.è nel gruppo di testa per questa sperimentazione. Continuiamo ad investire sulla ricerca scientifica come chiave per sconfiggere il virus”.

Anche l’Oms parla di “buona notizia” ed il premier britannico Boris Johnson ha definito i risultati “molto positivi”: il successo e l’efficacia del vaccino Oxford “non sono ancora garantiti – ha rilevato – ma si tratta di un passo importante nella giusta direzione”. Il vaccino dello Jenner Institute, infatti, ha indotto immunità fino al 56/mo giorno della sperimentazione in corso secondo i risultati preliminari riferiti alla fase 1-2 dei test che ha coinvolto 1.077 adulti sani. In tutti i partecipanti è stata indotta una risposta immunitaria con cellule T, mentre l’ attività neutralizzante contro SarsCov2 è stata evidenziata nel 91% dei partecipanti ad un mese dalla vaccinazione e nel 100% di quelli che hanno ricevuto una seconda dose. Tuttavia “ulteriori studi – avvertono i ricercatori – sono necessari per confermare se il vaccino protegga effettivamente dal Covid-19” e la fase II-III di sperimentazione è già in corso in Gran Bretagna, Brasile e Sud-Africa e, a breve, negli Usa. Intanto, accordi per il rifornimento di oltre 2 miliardi di dosi di vaccino sono stati già fatti con Gran Bretagna, Usa, India e varie organizzazioni europee, fa sapere l’azienda produttrice AstraZeneca che ribadisce l’impegno per un “ampio ed equo accesso”.

Risultati altrettanto positivi si sono registrati anche per il vaccino cinese, testato in fase II su oltre 500 soggetti e tecnicamente simile al prototipo di Oxford (entrambi utilizzano degli adenovirus come vettori): è sicuro e ha indotto una risposta immunitaria nel 95% dei partecipanti al trial, misurata fino a un mese dall’immunizzazione. I test di fase III sono in corso. 




Zingaretti e Raggi accusati di danni all’erario per 90 milioni di euro

Danni all’erario per 90 milioni di euro. Questa l’accusa formulata dalla Procura della Corte dei Conti del Lazio nei confronti del segretario PD e Governatore del Lazio Nicola Zingaretti e della sindaca di Roma e della Città Metropolitana Virginia Raggi che sono stati raggiunti dall’invito a dedurre e che ora hanno trenta giorni per depositare le proprie deduzioni ed eventuali documenti.

L’accusa riguarda anche altri 24 politici che ricoprono o hanno ricoperto, nei rispettivi mandati, ruoli all’interno dell’ex Provincia di Roma, oggi Città Metropolitana.

Nel computo dei 90 milioni di euro sono compresi i 20 milioni di euro contestati agli 11 ex componenti del cda di Bnp Paribas. La vicenda relativa il palazzo “inagibile” di Luca Parnasi all’Eur Castellaccio, venduto all’ex Provincia nel 2012 per una cifra di circa 220 milioni di euro, quando presidente dell’Ente era proprio Nicola Zingaretti. In Bnp confluirono 20 immobili in parte rimasti invenduti e in parte svalutatisi.

L’accusa specifica per Virginia Raggi è invece quella di aver rinnovato l’affare “concludendo la procedura per selezionare la nuova Sgr, individuata in Antirion, che a settembre del 2019 è formalmente subentrata alla Bnp nella gestione del Fondo”.

Oltre a Zingaretti e a Raggi, la Guardia di Finanza di Roma ha notificato inviti a dedurre ad altri esponenti in vista delle attuali amministrazioni regionale e capitolina.

In particolare, fra gli indagati spiccano da una parte Mauro Alessandri, attuale assessore regionale ai Trasporti; Massimiliano Smeriglio, ex vicepresidente del Lazio e attuale eurodeputato Pd e Marco Vincenzi, capogruppo regionale del Pd; dall’altra Giuliano Pacetti e Paolo Ferrara, attuale ed ex capogruppo M5s in Campidoglio e Maria Teresa Zotta, consigliera capitolina e vicesindaca della Città Metropolitana. Tra gli indagati anche Maurizio Venafro, storico capo di Gabinetto di Nicola Zingaretti (fino al 2015) condannato a 1 anno di reclusione (pena sospesa) nel processo sul Mondo di Mezzo, che secondo chi indaga avrebbe fatto parte del gruppo di lavoro che nel 2012 ha portato a termine l’operazione, “pur in presenza delle perplessità” di uno studio di Cassa Depositi e Prestiti.




Guidonia, Giovanna Ammaturo (FdI): “La colla sulle poltrone dei politici ora si chiama responsabilità”

GUIDONIA (RM) – Riceviamo e pubblichiamo da Giovanna Ammaturo Consigliere comunale per Fratelli d’Italia a Guidonia.

Ecco la nota:

La ex consigliere del M5S Loredana Terzulli ritorna con il  Sindaco Barbet che in cambio della Presidenza gli offre l’opportunità di appannaggio di centomila euro per i prossimi due anni.

Sembrava un branco di cavalli Mustang ma in fondo si sono scoperti come un gregge di pecore – ha detto Giovanna Ammaturo consigliere di FdI a Guidonia Montecelio- sono i pentastellati con il sindaco Michel Barbet che dopo aver cacciato 11 assessori e perso per strada 6 consiglieri, avocato più deleghe che le ore di luce nella giornata, verificata la mancanza dei numeri per continuare   ha chiesto  “responsabilità” a tutti i gruppi politici. Poi da finto predicatore ha affibbiato il peccato del potere e dell’attaccamento alla poltrona ai comunisti democrati colpevoli a suo dire di aver chiesto troppo: ma si sa gli usurai in politica come nella vita chiedono. Michel Barbet ex saldatore ed ex camionista francese, dal 1990 dipendente di ANCE (Ass. Naz. Costruttori Edili) a Roma, che con 200 euro si è finanziato la campagna elettorale nella seconda città d’Italia non capoluogo di provincia, ha saputo tenere duro. Abituato alla strada non ha tremato davanti ai pezzi da novanta del PD intanto scrutava  meglio chi si era allontanato dal M5S. Un gruppo che aveva rifilato tre anni fa la sola di 11 pagine di promesse elettorali e slogan mai applicati, oggi diviso da   correnti e faide.  Una tesi che gli ha dato ragione pescando una ex grillina  (Terzulli Loredana) che, in cambio della presidenza del Consiglio a 1.600 euro al mese, è ritornata sulle considerazioni che appena sei mesi orsono l’avevano allontanata dal M5S con dichiarazioni di fuoco. Ci assilla, ora, il silenzio del gregge. Di chi è rimasto fermo e muto vantandosi di usare gli apriscatole non sapendo usare la penna e la lingua.  Quei  “yes man” che in tre  anni in aula di consiglio non hanno mai detto una parola. Gli è bastato alzare la mano e rispondere all’appello. Barbet a costoro non ha offerto nulla forse perché già generosamente beneficiati di sedere sullo scranno del consiglio. In democrazia tutto è possibile ma esiste un decoro etico e personale che può non prescindere dalla volontà propositiva. Ci saremmo aspettati un rigurgito di orgoglio da chi predicava il dramma contro una vecchia classe dirigente ma sono riusciti a stracciarli tutti a fare il peggio del peggio. Il silenzio di un delegato del popolo fa comprendere l’assoluta inutilità. Molto meglio la frequenza al circolo della briscola: è più divertente. Ma il demerito di tanta sciatteria politica velata con la supponenza che qualcuno possa intendere come “responsabilità” verso la Città è solo una coperta corta. E’ sufficiente ascoltare l’intervista dell’ottimo giornalista de Il Tiburno, Marcello Santarelli alla Terzulli, per sperticarsi dalle risate dopo i conati di vomito, per comprendere fino a che punto è scesa nel pozzo la politica, del dramma che si prepara per i Guidoniani.  La colla sulla poltrona, di questi tempi di vacche magre, l’hanno messa tutti, ma infierire sulla Terzulli è come sparare alla Croce Rossa.  Ma neanche la ex consigliere ed ex opposizione può sparare nel mucchio. Qui l’unica ad aver fatto il contrattino come l’ha definito è stata lei: a 1.600 euro full time  che è meglio di un superenalotto. Ci piacerebbe conoscere il pensiero del gregge lasciato ad alzare la manina inebetito.  Quando il sindaco di Guidonia Montecelio ha proposto un incontro istituzionale a FdI uscendo avevamo un comunicato stampa e in  trasmissione televisiva riferivamo di aver consigliato a Barbet un tono di umiltà e le dimissioni. Barbet ci ha ringraziato, si fa per dire, per la discrezione avuta con un sms a cui rispondevamo che la politica di FdI e della sottoscritta era sempre tesa alla trasparenza ed alla pubblicità dell’operato. Quindi è ultroneo rappresentare che la Terzulli che non può permettersi di generalizzare e denigrare con i vernacoli casarecci e dilettantistici   un partito che è solo   passione politica fondata sul rispetto personale e reali valori etici e sociali senza assumersi le responsabilità del caso. Se la Terzulli è la comparsa il burattinaio con il merito di questo ciarpame  politico va iscritto in capo a Barbet, il sindaco meno loquace della storia della nostra Città che solo per indennità di carica dal 2017 percepisce   44.622 euro all’anno. Il doppio del suo Mod 730 del 2016. Oltre alla Zoe elettrica (non blu, perché rappresenta una iconoclastia tra le più ortodosse e truffaldine del M5S) pagata con i soldi dei contribuenti e tutti gli altri fringe benefits per un sindaco di una Città con centomila residenti. Oltre alla azione di rivalsa. Ovvero nessuno perde lo stipendio del precedente impiego che è onorato dalla Prefettura. Ad occhio sono oltre centomila euro che Barbet si metterebbe in tasca per i prossimi due anni. Chi sa se il gregge ha capito chi riceve cosa da tanta “responsabilità”. La politica è passione e teoremi, visioni future e programmi concreti. La Terzulli nell’intervista ha lasciato comprendere i quattro punti cardinali del nuovo Barbet: TMB, Palazzo dello Sport, Cave e Ryder Cup. E in tre anni dov’era? Per quanto riguarda FdI fin dal primo giorno dell’investitura abbiamo chiesto in Aula una commissione per fare luce sulle passate legislature: per il mancato introito di oltre 93 milioni di euro per crediti vantati ed accertati dalla Corte dei Conti, di 20 mln di euro di royalties  arrivate nelle casse comunali per lo sversamento di rifiuti all’Inviolata da parte di 42 Comuni del Lazio, il mancato adempimento di 17 progetti ambientali annuali dal 2004, i motivi che hanno fatto lievitare i costi del palazzetto da 1,6 mln iniziali ad oltre 7 attualmente, i motivi di una ipoteca di 1,2 mln di euro su una palestra comunale e tanto altro ancora a cui l’amministrazione Barbet  negazionista nei fatti ha    voluto dire sempre di NO.  La coscienza del gregge di Barbet sta nel prendere atto che la mistificazione della realtà con l’intenzione di confondere gli elettori è terminata. Se Barbet lasciasse  la sedia entro il 26 luglio permetterebbe alla Città di ritornare al voto  già a settembre:  avere una diversa classe politica ed un nuovo sindaco più leale e trasparente  con i Cittadini. Questa è la concreta responsabilità che va additata.  L’intera e vera opposizione ha sensibilizzato il vice presidente ad un immediato e risolutivo Consiglio comunale dopo quello di giovedì deserto per mancanza del numero legale. Il modus operandi nella P.A. è regolato dalla Costituzione e da Leggi con cui si identifica una sola finalità: l’interesse pubblico salvaguardato dai principi della legalità, efficacia, economicità, efficienza, imparzialità, pubblicità e trasparenza.  E’ sfacciata l’intenzione di offendere i Guidoniani nascondendosi dietro un dito adulterando la realtà, leggi sedia e indennità, e gettando discredito sull’operato di chi la politica la fa da anni per passione, rimettendoci del suo al di sopra di ogni interesse personale. E’ imputabile anche ai silenti la corresponsabilità. È fin troppo evidente la manipolazione per ingannare i Cittadini che non si possono ulteriormente abbindolare mentre i guitti teatranti si riempiono le tasche.”




Europa Verde Albano: l’educazione alimentare e all’ambiente parte dai banchi di scuola

L’importanza dell’educazione alimentare nella scuola di oggi ha acquisito un peso maggiore soprattutto in relazione al fenomeno che assiste, ormai da diverso tempo, ai casi di obesità infantile. Stili di vita e abitudini alimentari errate che generano spesso rischi sanitari e rappresentano sempre più una minaccia per bambini ed adolescenti.

Per questo è essenziale che i ragazzi imparino sin dai banchi di scuola l’importanza di una nutrizione corretta, recuperando i valori della tradizione mediterranea e apprendendo quelle che sono le buone pratiche alimentari dentro e fuori le mura di casa.

Officina Stampa del 16/07/2020 – L’intervista a Elisabetta Rossi e Giorgio Simonetti (Europa Verde Albano)

E le attività di educazione alimentare nelle scuole vengono svolte in gran parte dagli insegnanti di area linguistico-umanistica che secondo la ricerca effettuata dalla Fondazione Italiana per l’Educazione Alimentare rappresentano il 26 percento, seguono poi quelli di area logico-matematica (23%), scientifico-tecnologica (18%), educazione fisica (5%) e nello specifico i docenti di scienza e cultura dell’alimentazione il cinque percento.

La ricerca ha messo in evidenza il fatto che il momento della ristorazione scolastica è una occasione educativa importante ma allo stesso tempo, però, la ristorazione a scuola è spesso indicata dai docenti come un momento problematico, che si evidenzia quando si tentano di mettere in pratica le nozioni di educazione alimentare trasmesse agli studenti durante le lezioni.

Officina Stampa del 16/07/2020 – Il video servizio su Alimentazione e ambiente

La principale ragione è che quasi sempre l’occasione quotidiana di convivialità, per mettere in pratica quanto appreso in classe sull’alimentazione sana e sostenibile, offerta dal momento del pasto collettivo non è adeguatamente valorizzata. E in relazione agli appalti delle aziende di ristorazione, molti docenti hanno fatto notare che spesso i cibi proposti non sono sempre in linea con i principi trasmessi in classe e in alcuni casi, addirittura, sembrano contro corrente. Come emerso, agli insegnanti e alle scuole spesso risulta molto difficile intervenire nella scelta operate dalle società appaltatrici del servizio di ristorazione scolastica, poiché in questi casi il loro potere d’intervento è molto limitato.

L’attenzione al tema della salute resta la motivazione principale che spinge i docenti a realizzare queste attività, seguita dall’attenzione al tema ambientale, all’economia circolare e allo spreco e ai corretti stili di vita.

Resta il fatto che la Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’Unesco nel 2010 quale perfetto stile di vita, mette insieme salute, sostenibilità ambientale, prodotti e ricette locali, gusto e convivialità. Oggi più che mai dobbiamo quindi educare le nuove generazioni a tutto questo per ridurre i rischi di danni alla salute e all’ambiente.




Magistratura, politica, la grande stampa, il vaso di Pandora e Babbo Natale Conte

Il vaso di Pandora nella mitologia greca rappresenta il contenitore di tutti i mali che si riversano nel mondo dopo la sua apertura mentre nella storia della malagiustizia nazionale, rappresenta invece il male cronico della penisola.

C’è una strana e misteriosa intesa che scorre silente e scava impietosa, infilandosi nei gangli della vita sociale senza farsi notare. Scorre come un fiume carsico modellando nel profondo l’assetto del paese.

La magistratura propone, la politica dispone e la grande stampa esalta

Il patto scellerato già emergeva nel 1983 in quella notte all’Hotel Plaza di Roma durante l’arresto osceno ad orologeria di Enzo Tortora. Al riguardo ancora oggi echeggia nell’aria l’impudenza del procuratore Diego Marmo quando rivolgendosi a Tortora lo apostrofava come “un cinico mercante di morte”. Nella prima metà degli anni novanta ci fu poi quella definita dalla magistratura l’operazione di “mani pulite” e per la grande stampa “tangentopoli”. Anche in questo caso, nel 1996 l’allora pubblico ministro Antonio Di Pietro ebbe la sfrontatezza di rassicurare i colleghi, nel tribunale di Brescia, dicendo: “ci vado io e quello lo sfascio”.

“Quello”, allora, era Berlusconi, già presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Di Pietro, allora voleva amministrare la giustizia sfasciando il convocato. Tanto nel primo caso quanto nel secondo, la grande stampa annuì e “legava l’asino dove voleva il padrone”. Sono passati quasi 40 anni da quei vergognosi episodi di malagiustizia, dell’abdicazione della politica e del servizio “a piacere e compiacere” della grande stampa.

Nulla è cambiato. Oggi è come ieri e domani sarà come sempre

La politica è ormai diventata il “serbatoio di travaso” cioè il sistematico passaggio in politica di magistrati, pubblici ministri e a volte, di qualche procuratore. Con questo sistema si è certi che tutto ciò che la magistratura propone, potrebbe trovare in sedi appropriate la giusta applicazione. Casi che all’inverso, cioè dalla grande stampa oppure dalla politica alla magistratura, è difficile trovare. Come mai? Non ci vuole tanto per intuire. Oggi è come ieri e più di ieri.

Lo scandalo CSM, il caso Occhionero e la confusione dell’ANM hanno aperto il vaso di Pandora della Giustizia

Partendo dal senso mitologico greco non sarebbe surreale pensare. che il vaso scoperto dal caso Palamara non potrebbe essere altro che il contenitore di tante crisi passate e presenti. Un paese che non riesce ad amministrare la “giustizia” è un paese destinato al declino. Quante tragiche storie di mala giustizia si possono raccontare! Secondo la AIVM – Associazione Italiana Vittime di Malagiustizia, ogni anno in Italia si verificano centinaia di casi di malagiustizia. Questo vuol dire tante famiglie ridotte sul lastrico, imprese fallite, carriere distrutte e reputazioni sporcate. Tutto questo per le vittime poiché i responsabili dell’ingiustizie commesse non rispondono, non pagano ma al contrario, tanti di loro si vedono promuovere a ranghi superiori.

Poi tutti, chi più chi meno, ha seguito il travaglio del Csm e le faide all’ANM

Certezza della pena è solo un sogno. Processi celeri da scordare. Carceri sovraffollati e senza alcuna speranza. Criminali liberati per scadenza dei termini. Cittadini innocenti riconosciuti tali dopo anni e anni di processi. Questa malagiustizia oltre che incidere sul benessere, sulla salute e sulla sicurezza dei cittadini, è pure responsabile dell’allontanamento di molti investitori stranieri da un paese siffatto. Soffre l’economia, l’industria e il commercio.

Un paese tutto da ricostruire. Si parla tanto di “decreto rilancio”. Come si può costruire su un terreno marcio, debole, franoso? Non si costruisce o si rilancia un paese distribuendo “mancette”.
Dice un vecchio saggio: Dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. Arriverà il giorno infausto quando dal sacco di “babbo natale Giuseppe Conte” non rimarrà altro da distribuire che carbone.

L’ultima notizia dello scorso 14 luglio conferma che è iniziato il conto alla rovescia per la generosa distribuzione delle mancette. Dice la notizia che già sono terminate le risorse per il bonus baby sitter, quelle per i sanitari e persino quelle per la polizia. Altri regalini nel sacco natalizio “DL. Rilancio” non pervenuti.

Migliaia di cittadini sognano un reddito di lavoro piuttosto che redditi di emergenza.
Il lavoro non cade giù dagli alberi ma bisogna produrlo. Ogni regione ha la sua peculiarità e la peculiarità è una forma di esclusiva, una diversità che altri non possono imitare e che sarebbe la chiave per il “rilancio Italia.”

Certamente il lavoro non disturba il sonno del governo

La pappa c’è e la poltrona pure. Tutto sta nel rinnovare la scadenza dello stato di emergenza, prolungarla il più possibile. Il 21 luglio ci sarà il processo disciplinare a carico dell’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara. Quest’ultimo ha chiesto che insieme a lui, ad aprire il vaso di Pandora “malagiustizia” ci siano 133 testimoni, nomi scelti che faranno storia.
Palamara promette di chiarire l’accaduto mentre la grande stampa ha già chiarito tutto per conto proprio.

I fatti faranno storia ma la storia già è fra di noi e la crisi pure. C’è ben poco da chiarire, così è se vi pare! “Domani è un altro giorno”, disse Rossella O’Hara, però non ci sperare tanto fino a che si rimane in emergenza.




Italia e Finlandia collaborano per dispositivi anti-pandemia

La filiale italiana della società finlandese Ahlstrom-Munksjö continua a sviluppare la sua capacità a Torino per soddisfare la domanda di dispositivi di filtraggio ad alta prestazione per mascherine chirurgiche in Italia. Dopo aver ricevuto i suoi primi ordini a marzo, lo stabilimento di Torino è riuscito ad espandere la capacità attraverso il miglioramento delle linee e l’ottimizzazione della produzione e sta pianificando di produrre materiale per maschere equivalenti a oltre 60 milioni di mascherine chirurgiche al mese. Il che, per il resto del 2020, ammonta a un totale di 500 milioni di pezzi. L’obiettivo iniziale era produrre materiale per 20 milioni di maschere facciali al mese, come annunciato nell’aprile scorso. “Sono orgoglioso del lavoro svolto dal team; in pochi mesi, collaborando con i partner della regione, abbiamo sviluppato una gamma di mezzi di filtrazione ad alte prestazioni per maschere chirurgiche e creato un fornitore considerevole e affidabile per il mercato locale, aiutando la lotta COVID-19 in Italia ”, ha dichiarato Giuseppe Costa, Vice Presidente Filtrazione EMEA e Asia. Tra questi partner le aziende piemontesi Oscalito e Pertile e la lombarda ICF Group. Dall’inizio della pandemia, Ahlstrom-Munksjö ha ampliato offerta e capacità per soddisfare la forte domanda di prodotti sanitari onde contrastare la pandemia COVID-19. La società continua a esplorare tutte le opzioni per espandere ulteriormente la capacità produttiva per soddisfare la crescente domanda di materiali di protezione a livello globale. La tecnologia utilizzata è unica e i macchinari sono in grado di produrre anche altri prodotti con fibre molto fini ed anche di realizzre diversi polimeri con protezione meccanica grazie a una distribuzione dei pori molto fine, migliore di quella attualmente disponibile sul mercato. Il prodotto finale è realizzato con materiali filtranti in fibra fine che proteggono le persone e un prefiltro che conferisce morbidezza e proprietà ergonomica. Il filtro a fibra fine viene prodotto nello stabilimento di Torino e il prefiltro nello stabilimento di Brignoud in Francia. I primi ordini sono stati ricevuti a metà marzo e il team sta ora potenziando significativamente la produzione di tessuti. Il progetto in fibra fine è un buon esempio di eccellente coinvolgimento della comunità  in quanto ha approfondito la collaborazione di Ahlstrom-Munksjö con le università di Torino, Milano e Bologna, e la collaborazione ha consentito di fornire materiali e capacità di collaudo nel suo stabilimento torinese a seguito di tutte le richieste delle autorità locali. Lo stabilimento di Torino ha inoltre donato tessuti di fibre pregiate alle comunità locali. “Essendo una grande azienda in un’area in cui ci sono molti piccoli comuni, volevamo contribuire e donare alcuni tessuti di fibre pregiate per due municipi, in modo che i piccoli produttori locali fossero in grado di produrre maschere per i loro dipendenti o per le persone che lavorano negli ospedali ”, spiega Giuseppe Costa.

Ahlstrom-Munksjö in breve

Ahlstrom-Munksjö è leader globale nei materiali a base di fibre, con vendite nette annuali di circa 3 miliardi di euro e impiego di circa 8000 addetti.  A sua volta, Ahlstrom-Munksjö Turin S.p.A. è uno speciale stabilimento per la produzione di carta appartenente alla multinazionale. Presente a Mathi, in Piemonte, dal 1963, il gruppo è leader nella produzione di una vasta gamma di applicazioni per l’uso quotidiano. Un’eccellenza industriale nata dalla collaborazione tra Italia e Finlandia a crescita continua grazie ad investimenti regolari, come dimostra la nuova linea di impregnazione per materiali filtranti dello stabilimento Mathi,  che conferma lo stabilimento piemontese tra i più tecnologicamente avanzati in tutto il mondo. Ahlstrom-Munksjö Torino impiega circa 600 dipendenti, per un fatturato annuo di quasi 230 milioni di euro e il 90% di esportazioni. In particolare, lo stabilimento di Mathi si è distinto nel corso degli anni per il suo impegno per l’impatto ambientale e la sicurezza sul lavoro, dimostrando che l’etica ecologica e sociale non costituisce un’azione di frenata ma piuttosto un valore aggiunto nell’azienda economica. C’è un altro stabilimento a Sassoferrato, nelle Marche, con ca. 50 impiegati.  Approfondimenti:  https://www.ahlstrom-munksjo.com/