Regione Lazio, ambiente: aggiornato il piano di risanamento della qualità dell’aria

La Giunta Regionale del Lazio, su proposta dell’Assessore Enrica Onorati, ha adottato l’aggiornamento del Piano di Risanamento della qualità dell’aria (A-PRQA), che sarà presentato pubblicamente nel mese di settembre 2020. L’aggiornamento del Piano, realizzato con il supporto dell’ARPA Lazio, rende aderente la situazione reale del territorio allo stato della qualità dell’aria, al fine di adottare la pianificazione e le misure necessarie per garantirne la qualità.

Il piano adottato è anche frutto del processo di partecipazione attivato dalla Regione Lazio, a partire dal 2018, nell’ambito delle fasi di consultazione previste dalla Valutazione Ambientale Strategica (VAS); una consultazione che ha coinvolto oltre 80 soggetti competenti in materia ambientale, i cui contributi sono stati valutati e, in parte, recepiti.  Con la pubblicazione a settembre dell’aggiornamento si aprirà una nuova fase di consultazione pubblica, che permetterà di acquisire ulteriori osservazioni e suggerimenti a tutela degli interessi legittimi e della trasparenza nel processo decisionale.

L’aggiornamento ha individuato un nuovo scenario emissivo che ha come obiettivo principale il raggiungimento entro l’anno 2025 dei valori limite indicati dal D.Lgs.155/2010 sull’intero territorio regionale.

L’obiettivo potrà essere raggiunto attraverso una serie di misure articolate in 42 azioni: 16 per il settore dei trasporti, 13 per il settore della combustione civile, 4 per il settore dell’industria, 6 per il settore dell’agricoltura e zootecnia e 3 per il settore delle emissioni diffuse.

Le azioni includono quelle definite dall’accordo di programma sottoscritto nel 2018 tra il Ministero dell’ambiente e la Regione Lazio per l’adozione coordinata e congiunta di misure volte al miglioramento della qualità dell’aria sul territorio regionale.

Le modalità di attuazione delle misure sono definite nelle norme tecniche di attuazione che contengono i provvedimenti per il mantenimento e il risanamento della qualità dell’aria, con un’attenzione specifica rivolta all’agglomerato di Roma e ai Comuni della zona della Valle del Sacco, le due zone più critiche della regione. In relazione ad alcune modifiche piuttosto significative previste dall’aggiornamento del piano, anche l’ARPA Lazio ha sviluppato un nuovo portale per l’aggregazione dei dati raccolti dalle stazioni di monitoraggio e per la loro comunicazione al pubblico: https://qa.arpalazio.net/.

Il Piano prevede inoltre il controllo dello stato di avanzamento delle diverse misure ed il monitoraggio dei risultati, così da verificare il raggiungimento degli obiettivi e l’efficacia delle azioni intraprese per raggiungerli. In questo modo sarà possibile individuare tempestivamente gli interventi correttivi eventualmente necessari. Il piano sarà ora sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica per poi essere inviato all’approvazione del Consiglio Regionale.




Covid 19, indagine sieroprevalenza: 1,5 milioni di italiani hanno sviluppato gli anticorpi

Sono un milione 482 mila le persone, il 2,5% della popolazione residente in famiglia, risultate con IgG positivo, che hanno cioè sviluppato gli anticorpi per il SarsCov2. Quelle che sono entrate in contatto con il virus sono dunque 6 volte di più rispetto al totale dei casi intercettati ufficialmente durante la pandemia attraverso l’identificazione del Rna virale. Sono i primi risultati dell’indagine di sieroprevalenza sul sarsCov2 illustrati da ministero della Salute e Istat
   

I risultati della campagna dei test sierologici sono “provvisori” e sono relativi a 64.660 persone che hanno effettuato il prelievo e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio. La conduzione della campagna in condizioni emergenziali non ha permesso di raggiungere completamente la numerosità originariamente programmata del campione, e pari a 150mila soggetti. Tuttavia le tecniche adottate hanno permesso la produzione di stime coerenti. sia con i dati di contagio e mortalità sia con risultati di indagini condotte a livello locale in alcune realtà del paese.

Sono 159 i contagi da Covid nelle ultime 24 ore in Italia, in ulteriore calo rispetto al giorno precedente (ieri erano stati 239). Secondo i dati del ministero della Salute aumentano però le vittime, che sono 12 (ieri erano state 8). I tamponi effettuati sono stati appena 24.036, quasi 20 mila meno di ieri, con il consueto netto calo della domenica. Cinque regioni non fanno registrare nuovi casi: Marche, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Valle d’Aosta e Basilicata. I contagiati totali sono ora 248.229, le vittime 35.166. Sono 200.589 (+129 rispetto a ieri) i guariti. Sono invece 41 (-1) i pazienti in terapia intensiva. Aumentano i ricoverati con sintomi, che sono ora 734 (+26). Le persone in isolamento domiciliare sono 11.699 (-7), gli attualmente positivi 12.474 (+18).




Anguillara Sabazia, disamina politica tra Genoveffo, Anastasio e… Cenerello

Da fine maggio sono iniziati i tavoli del centrodestra, tavoli difficili, animati da personalismi e da tanti protagonisti non disposti a fare il famoso passo indietro per il bene del Paese e dopo due mesi tondi tondi di riflessioni e pensieri, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno deciso di convergere sulla candidatura dell’avvocato Angelo Pizzigallo, figlio del pediatra Antonio Pizzigallo che dal ’95 è sulla scena politica di Anguillara. Una persona stimata da tanti senza dubbio ma certamente non un volto nuovo della politica.

Chi alla scorsa tornata elettorale aveva fatto l’ennesimo passo indietro “per il bene di Anguillara”, parliamo di Sergio Manciuria, a questo giro si è sfilato senza se e senza ma

La ragione predominante, secondo chi scrive s’intende, è stata che Pizzigallo quando nel 2016 chiese a Manciuria di sostenerlo promise altrettanto “per la prossima tornata elettorale” con una stretta di mano e di amicizia come si fa tra persone legate da una reciproca stima personale che tutt’ora rimane in piedi, non abbiamo dubbi, nonostante lo strappo. Le parole hanno un peso e Manciuria, nonostante non fosse entrato in consiglio comunale ha fatto una strenua opposizione ai pentastellati, ha messo la faccia su tante questioni senza risparmiarsi e come abbiamo sempre sostenuto anche pubblicamente, insieme a Silvio Bianchini sono stati le voci strenue e solitarie di opposizione e presenza costante ad Anguillara. Bianchini e Manciuria, senza se e senza ma.

La politica delle vecchie logiche di partito che decide dall’alto cosa deve avvenire in un campo già martoriato dai danni dei Cinque Stelle

Ma torniamo alla disanima politica. Pizzigallo (senior) che promise pieno sostegno a Sergio Manciuria ha probabilmente perso la memoria o attuato il principio molto in auge in alcuni ambienti per cui in amore e in politica tutto è concesso e il “tradimento” è una delle varianti più presenti.

Dunque Pizzigallo Junior è il candidato ufficiale del centrodestra mentre “Cenerentola Manciuria” è stato lasciato fuori da qualsiasi analisi ma, come insegna la celebre novella, potrebbe essere proprio lui a finire dritto al gran ballo del principe anche se non è il figlio legittimo della politica ma un civico che ha scelto di correre con la sua AnguillaraSvolta e lasciare da parte quelli che definisce i “riciclati”, la “politica delle vecchie logiche di partito che decide dall’alto cosa deve avvenire in un campo già martoriato dai danni dei Cinque Stelle”.

Manciuria a Falconi: “Ci vediamo al ballottaggio”

Immediate le reazioni, anche inaspettate da parte di persone che avrebbero dovuto obbedire come soldati per spirito di politica e di appartenenza. Parliamo del giovane e valente Antonio Fioroni, colui che in tempi non sospetti, per pura coerenza e onestà intellettuale, ha lasciato la maggioranza pentastellata e si è seduto all’opposizione non condividendo più le azioni dell’amministrazione Anselmo perché totalmente opposte al programma elettorale con cui i pentastellati erano arrivati al governo della città. Fioroni, tempo dopo, si è avvicinato a Fratelli d’Italia, il suo ingresso (non sappiamo se poi veramente effettivo) era stato festeggiato alla Pisana dai vertici regionali del partito della Meloni. Ebbene Fioroni, dopo pochi minuti dall’ufficializzazione di Pizzigallo Junior è uscito con un post inequivocabile su Facebook, condividendo la candidatura a sindaco di Sergio Manciuria: “Per me è una questione di rispetto della parola d’onore che cercherò di affrontare con cuore, competenza e coraggio, rimettendomi alle decisioni degli elettori e non sottostare alle vecchie logiche politiche – impostate solo per stare insieme per vincere e non per fare squadra – di coloro che i problemi di Anguillara li hanno letti sui giornali lasciando ad altri l’onere di provare a risolverli”.

Altri fermenti, altri auguri sono arrivati a Manciuria ma probabilmente per spirito di cordialità politica e stima: Giovanni Chiriatti (purgato dai Cinque Stelle nonostante abbia contribuito in maniera determinante alla vittoria della Anselmo) anche lui coerente con le idee e distante dai pseudo pentastellati che hanno malgovernato Anguillara.

E gli auguri a Manciuria sono arrivati anche da Francesco Falconi, l’avvocato che ha ufficializzato qualche giorno fa la sua scesa in campo con una lista civica. Emblematico il riscontro agli auguri di Falconi da parte del presidente di Anguillara Svolta: “Ci vediamo al ballottaggio”.

I Cinque Stelle è assai probabile che non riusciranno a fare una lista e non si presenteranno alla imminente tornata elettorale. Ed è anche probabile che, anche se rimasti una manciata disallineata e disorganizzata, riservino colpi di scena mettendosi a stampella di candidati insospettabili.

Nel centrosinistra forse aspettavano le mosse del centrodestra

Anche da quelle parti si nota paralisi e confusione. Ci sarebbero le persone valide da candidare e con ottime possibilità di vincere ma per strani influssi astrali le carte jolly non vengono ancora calate e probabilmente non verranno calate. Ancora non c’è alcuna ufficializzazione ma soltanto un gran parlare.




Vaccino anti Covid 19: Commissione Europea prenota 300 milioni di dosi dalla farmaceutica Sanofi

300 milioni di dosi di vaccino anti Covid-19 sono state prenotate dalla Commissione Europea, che venerdi ha concluso un accordo preliminare con la casa farmaceutica francese Sanofi per l’acquisto del futuro vaccino contro il Covid-19, con opzione di acquisto per tutti i 27 Stati membri dell’Ue.

Una volta che il vaccino si sarà dimostrato sicuro ed efficace contro il virus, la Commissione Europea pagherà a Sanofi le 300 milioni di dosi

L’azienda francese si è impegnata a fornire il vaccino per l’inizio del 2021. Per assicurarsi una riserva sufficiente di dosi di vaccino, la Commissione prosegue comunque trattative di acquisto anche con altre case farmaceutiche. “Garantiamo un rapido accesso al vaccino a tutti i cittadini europei” La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “La Commissione fa tutto ciò che è in suo potere per garantire ai cittadini europei un rapido accesso a un vaccino che sia sicuro e che li protegga dal Coronavirus.

Il passo di oggi con Sanofi è una prima importante pietra di una strategia europea per i vaccini. Presto seguiranno altri accordi. Siamo in trattative con diverse altre aziende farmaceutiche”. La corsa al vaccino continua Proprio venerdi Sanofi e la casa farmaceutica britannica GlaxoSmithKline (GSK) hanno siglato un accordo anche con gli Stati Uniti per 100 milioni di dosi, dopo averne firmato un altro, mercoledi scorso, con il Regno Unito per 60 milioni di dosi. Lo stesso Regno Unito aveva già siglato in precedenza contratti di acquisto con altre quattro case farmaceutiche.




Giudici a orologeria e processo a Salvini: ci risiamo

E così, anche Salvini andrà a processo. Sotto la mannaia di una giustizia ‘all’italiana’, malata non tanto di ‘autonomia’, o di protagonismo (quello lo lasciamo ai vari magistrati in cerca di pubblicità), quanto di politica, di falsa ideologia – l’ideologia ha a che fare con le idee, qui c’è solo da prendere poltrone e assicurarsi un congruo vitalizio – di istruzioni dall’alto.

Il processo di Salvini, in un momento in cui l’Italia è invasa da tutte le parti da barchini di ‘migranti’ – turisti – provenienti anche e soprattutto da nazioni in cui qualche volta si vive meglio che da noi, ma nazioni il cui ventre non è molle come il nostro, che stanziamo 100 milioni per le ONG in un momento in cui le famiglie e gli operatori economici non riescono ad andare avanti e a tenere aperti gli esercizi commerciali; nazioni in cui se sei condannato vai in galera, e che Dio ti aiuti; nazioni in cui noi Italiani andiamo anche a fare le vacanze, e magari qualcuno s’è anche comprato una casetta; nazioni che ci accolgono perché portiamo denaro: Algeria, Tunisia, per dirne un paio. Gente che potrebbe venire in Italia con un volo di linea, ma che preferisce il barchino ‘sganciato’ da una nave madre perché con l’aereo dovrebbe avere tutti requisiti per l’espatrio, e poi senza sovvenzioni. Col barchino, invece, in un paio d’ore di mare calmo, magari con un bell’olio abbronzante protezione 10, sono già bell’e arrivati. Trovano il pullman che li carica, li porta in albergo. Il ristorante che li rifocilla, lo Stato Italiano che li sovvenziona con una cifra quotidiana, le organizzazioni di accoglienza che li prenotano quando sono ancora al largo, e che ricevono fior di quattrini per gestirli… Insomma, se dovessimo andare in un’agenzia di viaggi, sceglieremmo senz’altro l’Italia. Con il barchino. È anche ammesso – consigliato – protestare per il cibo, per il wi-fi che non funziona bene, per il materasso che non è comodo: ma che gli raccontano, a questa gente, prima di imbarcarli? Alla fine della fiera, checchè ne dicano gli avversari politici, l’unico momento in cui sono diminuiti gli sbarchi, e di conseguenza gli esborsi dello Stato italiano, e di conseguenza anche i morti in mare, è stato quello in cui l’allora ministro Salvini ha operato con incisività e decisione, adottando l’unica soluzione possibile ed efficace: la chiusura dei porti. Essendo, nel frattempo, andata buca ogni altra soluzione prospettata – millantata – e mai praticata, come un accordo internazionale con la Libia ed altri paesi di transito: evidentemente le forze in campo (leggi: criminalità organizzata) non hanno permesso alcun accordo.

Diciamolo chiaramente: Salvini è pericoloso perché non è un fautore dell’Unione Europea

Già, proprio quella organizzazione sovranazionale (già il vocabolo causa rigetto) che vuole comandare, vorrebbe comandare, comanda, comanderà, continua a comandare in Italia. Tenendoci per gli attributi, cioè tenendoci per un debito pubblico dovuto in massima parte a interessi sul debito, che potremmo in un attimo decidere di azzerare, come hanno fatto alcuni. Per esempio, la Germania non ha mai pagato i suoi debiti di guerra, eppure ha goduto degli interventi economici anche dell’Italia al momento della riunificazione delle due Germanie. Ora con il Recovery Fund, riceviamo in prestito il denaro che noi stessi abbiamo versato nelle casse della UE; per impiegare il quale dobbiamo redigere un piano di spesa da sottoporre alla Commissione europea per l’approvazione. E il MES si staglia all’orizzonte, pericoloso portatore di Troka. Intanto le attività che sono l’ossatura della nostra economia chiudono, sacrificate anche dalle norme anti-covid, procrastinate fino alla fine di ottobre: salvo rimando, molto probabile.

Da Mani Pulite in poi – ma forse anche da prima – assistiamo all’uso politico della Magistratura

Mani Pulite ha distrutto il partito di maggioranza relativa, l’allora Democrazia Cristiana, e non solo. Sono passati per il tritacarne uomini politici ‘pericolosi’, come Craxi, che, anche se a qualcuno non piace, è stato un grande statista.  Un pensiero a chi si è suicidato in carcere, e a chi ha visto la propria vita distrutta. Quello che è uscito indenne da tutte le indagini è stato il PCI. Per disposizioni dall’alto? Forse i nostri pronipoti potranno saperlo, e conoscerne anche i nomi di chi ha dato gli ordini. Come i processi a Berlusconi, il processo a Salvini è un processo politico, e questo è sotto gli occhi di tutti. Come è sotto gli occhi di tutti che anche le indagini su Fontana sono orientate politicamente: nessuno si è preoccupato di indagare sugli 11 milioni di euro dei cittadini che Zingaretti ha utilizzato per acquistare mascherine che poi non s’è ben capito se sono andati in fumo o no. 11 milioni, e non 500.000 euro come nel caso lombardo. Nessuno s’è preoccupato di farcelo sapere. È sotto gli occhi di tutti che Bocelli ha dovuto chiedere scusa, e rimangiarsi ciò che aveva liberamente espresso, perché quel messaggio non doveva passare, e il cantante avrebbe perso gli agganci che sono necessari per non essere inghiottito dall’oblìo. È sotto gli occhi di tutti che Renzi ha cambiato all’ultimo il proprio voto a favore di Salvini, probabilmente perché è riuscito ad ottenere qualcosa, in cambio di un voto che avrebbe spedito il ‘Capitano’ davanti al magistrato di Palermo. Forse l’insabbiamento della indagine CONSIP, che sta trascinando Lotti, mentre Renzi Sr. ne rimane fuori? È sotto gli occhi di tutti che il governo sta sfruttando l’emergenza Covid come uno spauracchio per evitare la messa in mora di una compagine che ormai si regge sugli stecchini. È sotto gli occhi di tutti che questo governo è pasticcione, impreparato, incompetente, fazioso, e che le sue delibere sono per lo più targate DPCM, l’uomo solo al comando. È sotto gli occhi di tutti che il nostro ministro della Salute non è preparato per quel compito, e che il vero ministro è Sileri. È sotto gli occhi di tutti che la Lamorgese è una burocrate messa al posto di Salvini solo per obbedire a certe disposizioni, che certamente non contemplano misure che possano arrestare il flusso migratorio in entrata – in pratica, l’invasione – nel nostro territorio: anche lei risponde a precise istruzioni dall’alto. È sotto gli occhi di tutti – e anche sulle pagine dei quotidiani – la frase che Palamare ha pronunciato, riportata da una intercettazione telefonica, per cui “Salvini ha ragione, ma bisogna fermarlo”. Solo questo dovrebbe far cadere un governo come il nostro. Ma poi, ‘chi’ vorrebbe far cadere Salvini? Certamente il nostro governo, che risponde ai diktat europei, i quali sono frutto di un controllo superiore: infatti anche l’UE è uno strumento, come sono uno strumento i politici europei, longa manus di certi poteri. E andando a ritroso, percorrendo la scala gerarchica non dichiarata si arriva ad una ‘cupola’, i cui agenti non sono – o sono – facilmente identificabili: certamente non dall’uomo della strada, ma da chi è addentro alle segrete cose. Mentre un po’ di fumo negli occhi arriva da un Mattarella che commemora la strage di Bologna – i cui esecutori non sono mai stati individuati, nonostante gli otto ergastoli a Mambro e Fioravanti, palesemente non colpevoli almeno di quella strage – e quella di Ustica: i cui colpevoli sono evidenti ed individuati, ma non è possibile dirlo perché il colpevole è un paese che condivide con noi la presenza nella NATO.

Il processo a Salvini è un processo politico, ed è anche un processo ad orologeria, nella migliore tradizione dalla giustizia-clava adoperata da una sinistra che, quando non riesce a battere gli avversari politici nelle urne, lo fa cercando vie traverse

A settembre, se non saranno rimandate, ci sono le amministrative, e fa comodo scrivere sui giornali delle malefatte di Salvini, che ha ‘sequestrato’ i migranti della Open Arms, allo scopo di far perdere voti ad una destra che è già maggioranza nel paese. La Lamorgese lo ha fatto molto più a lungo, quando per 11 giorni ha impedito lo sbarco della Ocean Viking con 104 profughi a bordo, giusto per non compromettere la tornata elettorale in Umbria. Lo sbarco è stato autorizzato solo dopo il – rovinoso – risultato delle urne, nonostante il puerile escamotage. Con Salvini al governo, le ONG erano state attivissime nella protesta e nella denuncia di presunte violazioni da parte del ministro, con esposti alla magistratura, puntualmente accolti e tramutati prontamente in richieste – da parte dei magistrati – di procedimenti penali. Nel caso Lamorgese nulla di tutto ciò è stato fatto, né denunce da parte della Open Arms, né interventi della magistratura. Questo appalesa, se ce ne fosse ancora bisogno, la presenza di una camera di regia occulta lucida e precisa. In realtà, oltre agli onorevoli di varia estrazione partitica, anche la magistratura di Agrigento si era recata più volte a bordo delle navi al largo di Lampedusa. Nel caso Lamorgese – che non esiste, in pratica – nessun intervento. Sostanzialmente si è trattato della stessa situazione che era stata considerata passibile di procedimento penale, ma all’epoca il ministro era Salvini. Né le ONG, che secondo alcuni quotidiani sono foraggiate nientemeno che dal miliardario ebreo ungaro-americano George Soros, hanno mai inteso denunciare un governo di sinistra.

Ci auguriamo che la verità venga fuori. Ciò che l’ex ministro dell’Interno ha fatto, è stato bloccare sbarchi altrimenti incontenibili, come sta succedendo ora, nell’interesse dell’Italia e degli Italiani, riducendo anche i morti in mare. Oggi i libici sparano addosso ai migranti in fuga. Ma già, questo amore per la nostra patria e per il nostro popolo è condannato soprattutto dall’Europa, che ci vuole trasformare in ‘europei’. Già lo siamo, per acquisizione geografica. Parafrasando Metternich, possiamo dire che ‘L’Europa è una mera espressione geografica’, definizione che il conte attribuì all’Italia. Ma eravamo nel 1847. Oggi non è più così.




Scuola, Azzolina ipotizza lezioni a distanza per le superiori

“A settembre dobbiamo tornare tutti a scuola in presenza. La didattica digitale è stata pensata per le scuole superiori e si può prevedere anche per un giorno a settimana, ma è un esempio e comunque sarebbe solo per ragazzi dai 14 anni in su”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina a Uno Mattina, in merito alla possibilità di lezioni a distanza.

“In un Paese civile i concorsi andrebbero fatti ogni due anni, come succede in Europa. Il nostro obiettivo è svolgere questi concorsi e programmare il fabbisogno. Il concorso straordinario è per 32mila posti e verrà fatto a breve, entro la prima settimana di ottobre o giù di lì. E’ importante perché darà stabilità ai nostri docenti e ai nostri studenti”. 

“Ci vorranno tanti supplenti in più e quindi tanti investimenti. Nel decreto rilancio un miliardo di euro andrà ai supplenti: sia al personale docente sia al personale Ata. Si tratta di una prima tranche, con lo scostamento che abbiamo votato avremo ulteriori fondi. Avremo all’incirca più 50mila insegnanti e personale Ata, potremmo chiamarlo ‘personale Covid’ ma spero che a lungo andare possa servirci per ridurre l’affollamento delle classi e le classi pollaio”, ha detto ancora Azzolina a Uno Mattina.




Omicidio Serena Mollicone e morte Santino Tuzi, un giallo ancora tutto da chiarire: l’approfondimento con l’Avv. Leonardo Lastei

Fissata per l’11 gennaio 2021 la prima udienza del processo per la morte di Serena Mollicone, la 18 enne di Arce scomparsa il 1 giugno del 2001 e trovata morta, dopo due giorni, in un boschetto a Monte San Giovanni.

A giudizio l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Anna Maria e il figlio Marco accusati di concorso in omicidio.

Stessa imputazione per il maresciallo Vincenzo Quatrale che deve rispondere anche di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi e per all’appuntato Francesco Suprano accusato anche di favoreggiamento.

Officina Stampa del 30/07/2020 – l’Avvocato Leonardo Lastei penalista e patrocinante in Cassazione spiega quelli che potranno essere i risvolti giudiziari delle vicende Mollicone e Tuzi

Una vicenda, quella della morte di Serena, che inizialmente ha visto indagato un carrozziere, Carmine Belli, con cui si sospettava la giovane avesse un appuntamento. Ma fu poi prosciolto.

La svolta arriva nell’aprile del 2008 quando il brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi, ascoltato come persona informata sui fatti, riferisce che il giorno della scomparsa di Serena aveva visto quest’ultima in caserma dai Mottola.

Viene quindi predisposto un confronto tra il Brigadiere Tuzi e il Maresciallo Mottola ma tre giorni prima dell’incontro in Procura il Brigadiere viene trovato morto.

Serena Mollicone, dunque, la mattina del primo giugno 2001 dalle 11.30 alle 14.30, si trova nella caserma dei Carabinieri di Arce per, stando alle parole di Guglielmo Mollicone, denunciare lo spaccio di droga che avveniva in paese.

Officina Stampa del 30/07/2020 – Il video servizio che ripercorre la vicenda che vede imputate 5 persone, tra le quali l’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, per concorso in omicidio

Gli inquirenti ricostruiscono il fatto: Serena Mollicone sarebbe stata colpita mortalmente dal figlio di Mottola, Marco, probabilmente facendo sbattere la testa di Serena contro una porta all’interno della caserma o meglio all’interno dell’appartamento in dotazione al comandante della Stazione e alla sua famiglia e poi sarebbe stata portata nel bosco dell’anitrella, un luogo che ormai conserva solo dolore, cordoglio e ricordo. Un luogo che ha cambiato il suo nome da Fonte Cupa a Fonte Serena. 

Officina Stampa del 30/7/2020 – L’intervista esclusiva di Chiara Rai a Guglielmo Mollicone che parla del carcere di Arce vicino alla stazione dei carabinieri

Una morte quella di Santino Tuzi tutt’ora avvolta da una fitta cortina di mistero

Diverse le “stranezze” in un giallo dalle tinte forti tutto da chiarire. Basti pensare che dietro il sedile dell’auto di Tuzi è stato rinvenuto il fodero della sua pistola di ordinanza mentre nel verbale riportato nell’istanza di archiviazione si fa presente che il fodero della pistola si trovava nell’armadietto del Brigadiere.

Officina Stampa del 30/7/2020 – Il video servizio sulla morte del Brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi

O ancora ci si chiede come mai non sarebbe stata effettuata un’analisi dell’arma di ordinanza relativamente al proiettile rinvenuto nell’autovettura? Come si fa a dichiarare che quell’ogiva appartenga alla pistola rinvenuta sul sedile dell’auto di Tuzi? Per altro il brigadiere dopo essersi sparato al petto avrebbe avuto la calma e la lucidità di adagiare l’arma sul sedile. Inoltre sulla pistola non vengono rinvenute le impronte di Tuzi, se non una impronta parziale e latente della mano sinistra, quando Tuzi era invece destrorso.




Vaccino Moderna anti Covid, funziona sui macachi: al via la sperimentazione su 30mila volontari sani

Sembra funzionare nei macachi il vaccino anti Covid-19, sviluppato dall’azienda americana Moderna con l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive (Niaid) degli Stati Uniti, diretto da Anthony Fauci.

Sperimentato in questi primati non umani, il vaccino ha indotto la produzione e una potente attività degli anticorpi neutralizzanti, una rapida protezione nelle vie respiratorie e protetto da lesioni polmonari, secondo i dati pubblicati sul New England journal of medicine.

Il 27 luglio i National Institute of Health, di cui il Niaid fa parte, hanno annunciato l’avvio della fase 3 della sperimentazione di questo vaccino in 89 siti americani su circa 30.000 volontari sani.

Il gruppo di ricercatori guidato da Barney S. Graham, il vicedirettore del Centro per la ricerca dei vaccini presso l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, ha somministrato ai macachi rhesus due dosi di vaccino a due diversi dosaggi e poi i macachi sono stati infettati con il virus.

Quello sviluppato da Moderna è un vaccino ad Rna modificato 

I test hanno evidenziato la capacità del vaccino di indurre una marcata risposta immunitaria, con la produzione di anticorpi neutralizzanti in grado di contrastare il coronavirus. “Oltre a questo, si è visto che il vaccino ha indotto la risposta delle cellule linfocitiche, che aggrediscono il virus e aiutano a produrre gli anticorpi, e che protegge da lesioni polmonari. Si tratta di dati positivi, il vaccino sembra funzionare bene”, ha commentato il virologo Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e docente dell’università di Padova. E’ bene però ricordare, nota Palù, che se anche questo vaccino fosse disponibile per novembre, “da noi non verrebbe comunque somministrato su larga scala, cioè a tutti. Sarà infatti dato prima ai soggetti più a rischio, come medici e infermieri, in via sperimentale, come fatto con il vaccino per Ebola. Perchè arrivi a tutti bisognerà aspettare altri 2-3 anni”.




Coronavirus, prorogato lo stato d’emergenza: ecco cosa succede punto per punto

Con l’approvazione della proroga dello stato d’emergenza da parte del Senato facciamo chiarezza su cos’è e cosa comporta questo istituto.

Va ricordato che lo stato d’emergenza è regolato dalla legge 24 febbraio 1992 n. 225 (Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile) come da ultimo modificata dal D.L. n. 59/2012 (Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile), all’articolo 5 reca norme concernenti lo stato di emergenza e il potere di ordinanza ad esso connesso.

QUANTO DURA – La durata massima dello stato di emergenza, pari a novanta giorni è prorogabile o rinnovabile di regola una sola volta – previa ulteriore deliberazione del Consiglio dei Ministri – di ulteriori sessanta giorni.

QUALI INTERVENTI PERMETTE – l’organizzazione e l’effettuazione degli interventi di soccorso e di assistenza ai soggetti colpiti dall’evento; la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati e dei beni culturali gravemente danneggiati; il ripristino delle infrastrutture e delle reti indispensabili per la continuità delle attività economiche e produttive e per la ripresa delle normali condizioni di vita. Per l’emanazione delle ordinanze da parte del Capo del Dipartimento della protezione civile è necessario acquisire l’intesa delle regioni territorialmente interessate

SMART WORKING – Con il Dpcm del 25 febbraio è stato consentito di adottare lo smart working senza necessità degli accordi individuali previsti dalla legge (81/2017) nelle sei regioni più colpite dal Covid-19. Il Dpcm del 1° marzo ha consentito di adottare la modalità semplificata a tutto il territorio nazionale fino al 31 luglio. La nuova scadenza al 15 ottobre estende ulteriormente questa possibilità. Inoltre il decreto Rilancio ha riconosciuto il diritto allo smart working ai lavoratori con figli minori di 14 anni per tutta la durata dello stato d’emergenza.

SCUOLA – Lo stato di emergenza, come ha spiegato il premier Conte in aula al Senato, permette al commissario Domenico Arcuri di provvedere alle misure straordinarie per la scuola, come l’acquisto dei banchi. Il provvedimento permetterà di acquistare tutto il materiale necessario(mascherine, gel, banchi, distanziatori di plexiglas), saltando alcuni passaggi per l’affidamento degli appalti che seguono percorsi agevolati.

ZONE ROSSE – Con lo stato d’emergenza è possibile istituire delle “zone rosse” con divieti rigidi e controlli rafforzati.

STOP A INGRESSI DA ALTRI PAESI – Lo stato di emergenza consente, per motivi sanitari, anche di bloccare i voli da e per gli Stati ritenuti a rischio, oppure di limitare gli ingressi in da alcuni Paesi. In questo momento, non può entrare in Italia chi proviene (o è transitato) da 16 Paesi

NAVI PER LA SORVEGLIANZA DEI MIGRANTI – Con il permanere dello stato d’emergenza – ha ricordato Conte – “c’è anche il noleggio di navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti e non sfugge a nessuno di quanto sia attuale il ricorso a questo strumento per un ordinato svolgimento della quarantena per la tutela della sanità pubblica”.

CTS, PROTEZIONE CIVILE E GOVERNATORI – Con la proroga dello stato di emergenza non cessa il coordinamento attribuito alla Protezione Civile così come non decadono i poteri straordinari assegnati ai soggetti attuatori, che nella maggior parte dei casi sono i presidenti di Regione. Resta attiva anche la funzione del Comitato tecnico scientifico.

PENSIONI – Con la conferma dello stato d’emergenza proseguirà anche per i mesi successivi ad agosto l’anticipo dei termini di pagamento dei trattamenti pensionistici, degli assegni, delle pensioni e delle indennità di accompagnamento per gli invalidi civili: l’obiettivo è consentire un accesso contingentato e scaglionato presso gli uffici postali. La finestra prevista per la riscossione anticipata di agosto è dal 27 al 31 luglio.




Pamela Mastropietro, violentata e fatta a pezzi: la famiglia si appella alla politica per colmare un vuoto normativo

La richiesta di archiviazione, presentata dalla Procura, è stata formulata sulla base del fatto che mancava la denuncia, ovvero la querela di parte necessaria a perseguire il reato

Sono trascorsi più di due anni dalla morte di Pamela Mastropietro, la diciottenne uccisa nel 2018.

La Procura di Macerata ha archiviato le indagini sui due uomini accusati di violenza sessuale per mancanza della querela di parte

L’Avvocato Marco Valerio Verni zio di Pamela Mastropietro a Officina Stampa del 23/07/2020 si appella alla politica per colmare il vuoto normativo relativo alla procedibilità d’ufficio per i reati di violenza sessuale

Si tratta di un uomo di Mogliano che aveva dato un passaggio in auto alla ragazza, dopo che si era allontanata dalla comunità Pars di Corridonia e di un tassista di origini argentine che la avrebbe ospitata a casa sua la notte del 29 gennaio poche ore prima dell’omicidio per cui è stato condannato all’ergastolo Innocent Oseghale. Entrambi gli indagati erano accusati di aver avuto rapporti sessuali con la diciottenne approfittando del suo “evidente stato di difficoltà” e di “minorata difesa“.

La richiesta di archiviazione, presentata dalla Procura, è stata formulata sulla base del fatto che mancava la denuncia, ovvero la querela di parte necessaria a perseguire il reato

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 23/07/2020

La famiglia di Pamela – rappresentata dallo zio della ragazza, l’avvocato Marco Valerio Verni, si era opposta: come avrebbe potuto sporgere denuncia Pamela, uccisa nemmeno 24 ore dopo? 

Un vuoto normativo, come ha spiegato l’avvocato Verni, in cui nemmeno un tutore o un familiare può sostituirsi alla vittima e presentare querela al suo posto. Lo stesso giudice che ha accolto la richiesta di archiviazione ha evidenziato il difetto normativo che, in casi come questi, impedisce di fatto a terze persone di cercare e magari ottenere giustizia.

L’appello dei familiari di Pamela è ora rivolto alla politica affinché si colmi questa lacuna e che la morte di Pamela serva anche a questo.




Massimo Gargano direttore generale dell’Associazione Nazionale Consorzi di Bonifica a “Ci vediamo a via Veneto”: le nuove sfide ambientali nell’era post Covid

Quali sono i fattori che incidono di più sui cambiamenti climatici e che cosa si può fare? Per la difesa del suolo e la lotta agli allagamenti il Governo sta facendo abbastanza? La sfida del Lazio nel Green New Dial, che cosa significa in parole povere?

Interrogativi ai quali risponderà Massimo Gargano Direttore Generale dell’ANBI, l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica, ospite nella trasmissione condotta da Chiara Rai in diretta dalla prestigiosa location dell’Harry’s Bar di Roma sabato25 luglio alle ore 18.

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