Smartwatch, la nuova frontiera contro gli infarti

Lo smartwatch può essere uno strumento utile per aiutare il medico a eseguire una diagnosi tempestiva di infarto, migliorando le possibilità di sopravvivenza. Cambiano le linee guida per le cure in caso di infarto, andando nella direzione di un intervento meno standard e più basato sulla reale situazione del paziente. E aumentano le possibilità di diagnosi, aprendo la strada all’utilizzo dello smartwatch come alternativa di emergenza all’elettrocardiogramma. Mettendolo in 9 posizioni sul torace può riconoscere l’attacco cardiaco con una sensibilità simile a quella dell’elettrocardiogramma (Ecg). Lo dimostra una sperimentazione italiana i cui dati, pubblicati sulla rivista Jama Cardiology, sono stati presentati oggi al congresso dell’European Society of Cardiology. Un Ecg tempestivo è fondamentale per la diagnosi di infarto, ma “non sempre è prontamente disponibile in caso di sintomi sospetti; gli smartwatch, invece, sono al polso di un numero sempre più elevato di persone”, spiega Carmen Spaccarotella del Centro di Ricerche in Malattie Cardiovascolari dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, coordinatrice della ricerca. “Gli smartwatch sono programmati per effettuare una sola derivazione elettrocardiografica e consentono di esplorare l’attività elettrica di una parte soltanto del cuore. Il nostro studio ha dimostrato che è possibile spostare l’orologio in diverse posizioni del corpo, effettuando così una misurazione a 9 derivazioni analoga a quella di un Ecg”. Per l’indagine sono stati analizzati 100 soggetti, di cui l’80% con sintomi di infarto e il 20% di controllo; per tutti sono state effettuate le registrazioni con l’Apple Watch e, in contemporanea, un Ecg. I risultati mostrano che con l’Apple watch la diagnosi corretta è stata del 94%, in pratica la stessa affidabilità dell’esame standard. La possibilità di individuare un attacco cardiaco in corso con rapidità può essere di grande aiuto, sottolinea Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia e autore senior della ricerca: “in caso di infarto, la tempestività è decisiva. Negli ultimi anni grazie all’angioplastica, la mortalità per infarto si è ridotta del 50%, a patto che la procedura venga effettuata entro 90-120 minuti dalla diagnosi. Gli smartwatch potrebbero essere d’aiuto per accorciare ulteriormente i tempi e salvare un maggior numero di vite”. Adesso che lo sapete ricordate, uno smartwatch potrebbe salvarvi la vita, non sottovalutate la cosa.

F.P.L.




Covid, picco di contagi: sono 1.733. Impennata per Campania, Toscana e Veneto

E’ di 11 morti e 1.733 nuovi contagiati il bilancio delle ultime 24 ore per il Coronavirus. Numeri in crescita rispetto a ieri, quando si erano registrati 1.397 positivi e 10 decessi. Per i nuovi casi è record: non si aveva un risultato analogo dal 2 maggio. E’ boom anche di tamponi, oltre 113 mila (+ 21 mila rispetto a ieri). Anche i guariti sono aumentati, a 537 (ieri erano stati 289) Questi i dati del ministero della Salute.

E’ stabile il numero delle terapie intensive da Covid, aumentate di una (121) mentre è in crescita il numero dei nuovi ricoverati con sintomi (1607, +102). Complessivamente gli attuali positivi superano quota 30 mila (30.099) con un incremento di 1.184 su ieri. Nessuna regione ha zero nuovi casi: solo la Valle d’Aosta (2), Molise (4) e Basilicata (7) sono sotto la decina. La Lombardia è la regione con il maggior incremento (337), seguita dal Veneto (273) e da Lazio e Campania (ambedue con 171 nuovi casi a testa).

Nel Lazio 171 positivi, 106 sono a Roma – “Su quasi 12 mila tamponi oggi nel Lazio si registrano 171 casi di questi 106 sono a Roma e zero decessi”. Così l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato.”Si conferma una prevalenza dei casi di rientro e continuano i link dalla Sardegna” aggiunge.

Veneto +373 casi, pesano Aia e test privati – Aumentano di 373 casi le positività al Coronavirus registrate in Veneto nelle ultime 24 ore, che portano il totale dall’inizio della pandemia a 23.577. Lo segnala il Bollettino regionale. Circa 45 delle nuove positività registrate oggi – precisa la Regione – sono correlate a un import da un laboratorio privato di test effettuati nella seconda metà di agosto. sono poi segnalati 121 casi a Treviso, per la maggior parte attribuibili alle positività nello stabilimento “Aia” e a viaggiatori provenienti da zone a rischio. Crescono di conseguenza anche gli attuali positivi, che sono 2.780, 166 in più rispetto a ieri, mentre vi sono 3 decessi, che portano il totale a 2.126. Nelle aree non critiche degli ospedali sono ricoverati 155 pazienti, di cui 79 positivi; nelle terapie intensive vi sono 14 ricoverati di cui 10 positivi.

De Luca, in Campania oggi 170 positivi – “Oggi abbiamo 170 positivi ed un 40 per cento è di contagi di persone provenienti dall’estero o dalla Sardegna”. Lo ha detto il presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, nel corso del consueto incontro settimanale sull’emergenza Covid annunciando che saranno altre 500 persone che saranno impiegate per l’esecuzione dei tamponi. “A breve comincia il secondo piano di controllo regionale iniziando dalla Rsa”, ha proseguito De Luca specificando i controlli riguarderanno per prima le categorie più esposte.

Altri 99 positivi in Toscana, nessun decesso – In Toscana sono 12.179 i casi di positività al Coronavirus, 99 in più rispetto a ieri (25 identificati in corso di tracciamento e 74 da attività di screening). Oggi non si registrano nuovi decessi che restano 1143 dall’inizio dell’epidemia. I nuovi casi sono lo 0,8% in più rispetto al totale del giorno precedente con un’età media di 38 anni circa (il 32% ha meno di 26 anni, il 23% tra 26 e 40 anni, il 38% tra 41 e 65 anni, il 7% ha più di 65 anni). Per quanto riguarda gli stati clinici, il 70% è risultato asintomatico, il 21% pauci-sintomatico. Delle 99 positività odierne, 16 casi sono ricollegabili a rientri dall’estero, di cui 3 per motivi di vacanza (Spagna). 6 sono ricollegabili a rientri da altre regioni italiane (5 Sardegna, 1 Sicilia) e 5 casi riferibili a cittadini residenti fuori regione, individuati grazie ai controlli attivati nei porti e stazioni. Il 34% della casistica è un contatto collegato a un precedente caso. I guariti crescono dello 0,1% e raggiungono quota 9.219 (75,7% dei casi totali). I tamponi eseguiti hanno raggiunto quota 567.766, 7.730 in più rispetto a ieri. Gli attualmente positivi sono 1.817 (+5%). A livello territoriale si registrano 22 nuovi casi a Firenze, 11 a Prato, 2 a Pistoia, 10 a Massa, 8 a Lucca, 12 a Pisa, 9 a Livorno, 8 ad Arezzo, 2 a Siena, e 10 a Grosseto. Sono 525 i casi positivi notificati in Toscana ma residenti in altre regioni (+5). Complessivamente, 1.742 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi o ne sono prive (+81). Sono 4.189 (+70) le persone, anche loro isolate, in sorveglianza attiva perché hanno avuto contatti con contagiati. I ricoverati nei posti letto Covid oggi sono 75 (+5), 8 in terapia intensiva (+1). Le persone complessivamente guarite sono 9.219 (+13).

In Basilicata sette positivi su 640 tamponi – Sette nuovi casi di coronavirus su 640 tamponi analizzati ieri in Basilicata, dove sono ricoverate quattro persone, una delle quali in terapia intensiva. Sono questi i dati principali del quotidiano aggiornamento fornito dalla task force regionale. I nuovi contagi riguardano due persone residenti a Potenza, due a Policoro (Matera), una a San Severino Lucano (Potenza), una a Tursi (Matera) e una a Matera. I lucani attualmente positivi sono ora 43, di cui 39 in isolamento domiciliare. A seguito del doppio tampone negativo, sono state inoltre registrate quattro guarigioni di cittadini stranieri: due tra quelli in isolamento domiciliare e due tra coloro che sono ospitati in strutture d’accoglienza. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria in Basilicata sono stati analizzati 58.690 tamponi, 58.109 dei quali sono risultati negativi.




Albano Laziale, Orciuoli: Villa Doria è lo specchio del fallimento della gestione Marini Borelli [VIDEO INTERVISTA ALL’INTERNO]

ALBANO LAZIALE (RM) – “Villa Doria è tra i luoghi simbolo di Albano, il biglietto da visita all’ingresso della Città ma soprattutto rappresenta lo stato di salute del nostro tessuto sociale che purtroppo, a guardarlo oggi desta molta preoccupazione”. 

Per la coalizione di centrodestra guidata dal candidato Sindaco di Albano Matteo Mauro Orciuoli, la villa comunale e i suoi giardini devono vivere una sostanziale e reale rinascita.

Il candidato a sindaco per il centrodestra ad Albano Laziale Matteo Mauro Orciuoli intervistato da Chiara Rai a Officina Stampa del 3/9/2020

Villa Doria è il parco pubblico dei cittadini di Albano, uno dei più ampi di tutti i Colli Albani

Al centro dell’area verde ci sono i resti di strutture romane, attribuite per convenzione a una villa romana di proprietà di Gneo Pompeo Magno: “Tutela dell’ambiente – dice Orciuoli – è un’azione per noi direttamente proporzionale con una particolare attenzione al verde pubblico e tra i nostri obiettivi primari ci sarà la riqualificazione completa delle aree verdi. Un traguardo possibile anche attraverso la stipula di accordi di collaborazione tra pubblico e privati. Il degrado delle aree verdi storiche ci fa correre il pericolo della perdita di riconoscibilità del paesaggio. Combatterlo significa rilanciare la relazione della cittadinanza con il patrimonio storico naturalistico”. Albano deve essere rilanciata attraverso la valorizzazione del suo patrimonio storico e naturale: “Dobbiamo attuare – prosegue il candidato Sindaco Orciuoli – un piano a breve e medio termine per far conoscere le risorse e ricchezze che abbiamo e riattribuirgli la loro naturale posizione: il cuore attrattivo e ricettivo dei Castelli Romani e soprattutto il fulcro della cultura e della accoglienza turistica. Per fare questo non basta soltanto l’Amministrazione ma è necessario coinvolgere la cittadinanza e le attività imprenditoriali creando posti di lavoro in sinergia. Questa coesione è mancata in 10 anni di amministrazione Marini – Borelli ed è proprio a causa della presunzione di gestire senza coinvolgere le realtà virtuose del territorio che viviamo questo periodo di profondo decadimento”. 

“La rinascita di Villa Doria, le cui condizioni attuali costituiscono la prova più eclatante del fallimento dell’amministrazione uscente, è al primo posto nel calendario delle cose da fare per la coalizione di centrodestra: “Il nostro parco pubblico più famoso – conclude Orciuoli – va reso  il cuore pulsante e d’attrazione per il cittadino e per il turista, attraverso un rilancio basato sui principi della sostenibilità e della vivibilità urbana. Villa Doria deve poter essere attrezzata per eventi musicali, teatrali, cinematografici, parco giochi, percorsi avventura, investendo sulla dimensione sociale ed intergenerazionale del contesto, senza alterarne la sua originaria vocazione. Vorremmo che Villa Doria fosse considerata il proprio giardino di casa dagli albanensi. Un giardino in cui trascorrere del tempo piacevole, da rispettare e di cui andare anche orgogliosi”.




Occupazione, ISTAT: tasso occupazione raggiunge quota -500 mila

“Da febbraio 2020 il livello dell’occupazione è sceso di quasi 500 mila unità e le persone in cerca di lavoro sono cresciute di circa 50 mila, a fronte di un aumento degli inattivi di quasi 400 mila”. Lo scrive l’Istat nelle statistiche flash su occupati e disoccupati a luglio. “In quattro mesi, – continua l’Istituto – il tasso di occupazione perde oltre un punto, mentre quello di disoccupazione, col dato di luglio, torna sopra ai livelli di febbraio”.

L’ultimo anno ha visto un’emorragia di dipendenti a termine (calati del -16,2% a luglio sui 12 mesi, -498mila) e lavoratori indipendenti (-4,5% pari a -239 mila). Il calo degli occupati registrato dall’Istat, non riguarda invece i lavoratori permanenti, che sono tutelati anche dal blocco dei licenziamenti per il Covid-19 e sono cresciuti dell’1,2% (+181 mila).

Aumentano in modo “consistente” a luglio 2020 le persone in cerca di lavoro, mentre calano gli inattivi. Così il tasso di disoccupazione registrato dall’Istat sale al 9,7% (+0,5 punti da giugno, +0,1 punti da luglio 2019). I disoccupati aumentano del 5,8% (+134mila unità) mentre gli inattivi diminuiscono dell’1,6% (-224mila unità) con una contrazione che riguarda uomini, donne e tutte le classi d’età. Il tasso di inattività diminuisce, attestandosi al 35,8% (-0,6 punti).

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE – Il tasso di disoccupazione giovanile torna sopra il 30%, a luglio, per la prima volta da oltre un anno, a partire da aprile 2019. L’Istat lo attesta al 31,1% per la fascia di età 15-24 anni, in aumento di 1,5 punti da giugno e di 3,2 punti da luglio 2019. “Su base annua – sottolinea l’istituto di statistica – il disoccupazione cresce tra i minori di 35 anni e cala nelle altre classi”. Tra i 25 e i 34 anni, il tasso di disoccupazione è del 15,9%, quasi il triplo di quello nella fascia di età 50-64 anni, ed è cresciuto di 0,9 punti nell’ultimo mese e di 1,4 punti nell’ultimo anno. 

RISALE L’OCCUPAZIONE – A luglio, dopo quattro mesi di flessioni consecutive, l’occupazione “torna a crescere”. L’Istat registra un aumento dell’occupazione su base mensile (+0,4% pari a +85mila unità) che coinvolge le donne (+0,8% pari a +80mila), i dipendenti (+0,8% pari a +145mila) e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 25-34enni. Gli uomini occupati risultano sostanzialmente stabili, mentre diminuiscono gli indipendenti. Nel complesso, il tasso di occupazione sale al 57,8% (+0,2 punti percentuali). Rispetto a luglio 2019 gli occupati diminuiscono di 556.000 unità e il tasso di occupazione perde 1,3 punti percentuali.




Riapertura scuole, incontro tra Ministro Speranza e vertici OMS: “Più azioni comuni e coordinamento”

“Se apriamo le economie, abbiamo bisogno di aprire le scuole. Oms Europa e Roberto Speranza hanno presieduto il 31 agosto una videoconferenza con i 53 paesi che vi fanno parte dedicata allo sviluppo di modalità di riapertura in sicurezza delle scuole ai tempi del Covid-19 proteggendo le comunità”.  Così Hans Kluge, direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Europa, su Twitter, aveva presentato l’incontro organizzato su iniziativa del ministro della Salute italiano, Roberto Speranza. La riunione in videoconferenza è stata dedicata a sviluppare un quadro comune di riferimento per scuole sicure in tempo di Covid-19, e sono state discusse le azioni messe e da mettere in atto per garantire ai ragazzi di tutta Europa un ritorno a scuola in totale sicurezza.

Oms: scuole sicure

 «La riapertura delle scuole in sicurezza è un grande tema globale su cui lavoriamo col massimo dell’attenzione, perché il diritto all’istruzione e il diritto alla salute devono camminare insieme» ha ribadito il ministro Speranza, ricordando che « su richiesta dell’Italia si è tenuta una riunione dell’Oms sul tema del ritorno fra i banchi di scuola», incontro co-presieduto con Hans Kluge, , che ha aggiunto: «Dobbiamo sostenere i nostri insegnanti mentre navighiamo insieme nell’ignoto. Ancora una volta l’Italia è in prima fila per elaborare strategie utili a combattere il coronavirus. Grazie al ministro Roberto Speranza, oggi 53 Paesi si sono confrontati con l’Oms sulla riapertura delle scuole in sicurezza. Questa è la nostra priorità».“Abbiamo convenuto che esiste un’ampia gamma di misure che possono essere prese in considerazione per la riduzione del rischio negli ambienti scolastici”, recita la nota congiunta emessa al termine della riunione. “Dalle misure protettive relative all’igiene delle mani – scrivono Kluge e Speranza – alle distanze fisiche, all’uso di mascherine ove appropriato e allo stare a casa in caso di malattia sono le pietre angolari di un’istruzione scolastica sicura all’interno della realtà Covid 19″. Sottolinea il comunicato: “Ci impegniamo a lavorare in tutti i settori per soddisfare le esigenze dei bambini”. Il Covid-19 ha creato la più grande interruzione dei sistemi educativi nella storia, colpendo quasi 1,6 miliardi di studenti in più di 190 paesi e la regione europea non ha fatto eccezione. La maggior parte dei paesi ha chiuso le scuole per favorire il contenimento del virus. Sebbene ciò sia stato vitale, mentre ci accingiamo alla riapertura delle scuole dobbiamo determinare come farlo in modo sicuro“. Ed ancora: “La chiusura delle scuole può avere un effetto profondo sulla salute e sul benessere dei bambini. Sebbene i bambini possano contrarre e trasmettere il Covid-19, sono stati in gran parte risparmiati dagli effetti diretti sulla salute del virus, con la maggior parte dei casi lievi o asintomatici. Nonostante ciò, continuano a essere influenzati negativamente dalla chiusura delle scuole, sia in termini di istruzione che di salute mentale, sviluppo sociale, con il rischio di trovarsi anche in un ambiente familiare violento“. – Speranza e Kluge hanno sottolineato come sia “realistico preparare e pianificare la disponibilità dell’apprendimento online per integrare l’apprendimento scolastico nel prossimo anno scolastico. Ciò sarà necessario durante le chiusure temporanee, può essere un’alternativa per bambini ed educatori con problemi di salute, può essere necessario durante la quarantena episodica e può integrare l’apprendimento scolastico in circostanze in cui i bambini alternano la presenza scolastica per rispettare le esigenze di distanziamento fisico nelle aule più piccole. L’importante collegamento tra i settori della salute e dell’istruzione continuerà a crescere mentre affrontiamo la nuova realtà post-COVID-19″. Tra gli obiettivi comuni stabiliti durante l’incontro c’è l’istituzione di una ” coalizione tra gli Stati membri per informare sulle nostre azioni e andare avanti congiuntamente per attuare le migliori misure possibili sull’offerta di un’istruzione scolastica sicura per tutti; un accordo per dati unificati per sapere di più sull’impatto del Covid-19 sui bambini, le loro famiglie e le comunità per meglio informare sulle politiche future; preservare l’equità come principio guida fondamentale per garantire che le popolazioni svantaggiate non siano ulteriormente svantaggiate“. La nota si conclude con la conferma dell’obiettivo di “fornire ai cittadini un quadro fattibile e realistico per gestire la riapertura delle scuole”.




Coronavirus, in Italia i contagi tornano sotto quota 1000

I contagi da Covid-19 in Italia tornano sotto quota mille. L’incremento in 24 ore è stato di 996, rispetto ai 1.365 di domenica. Sale, invece, il numero delle vittime, sei in un giorno (domenica erano quattro), per un numero complessivo di 35.483 morti. E’ quanto emerge dai dati del ministero della Salute.

Sono 117 i nuovi casi di positività al Coronavirus in Emilia-Romagna, individuati sulla base di 6.132 tamponi. Di questi 57 sono asintomatici, 53 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 40 sono stati individuati nell’ambito di focolai già noti. Con 9.866 tamponi eseguiti, sono 135 i nuovi casi in Lombardia (di cui 20 ‘debolmente positivi’ e 8 a seguito di test sierologico). E’ positivo quindi l’1,36% dei test eseguiti. “Su oltre 13 mila tamponi oggi nel Lazio si registrano 148 casi di questi 75 sono a Roma e zero decessi. Si conferma una prevalenza dei casi di rientro (circa 44%) e calano i casi con link dalla Sardegna (circa 34%)”. Così l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato. “Sono invece ventisette i casi del cluster del San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli a Genzano (25 ospiti e 2 operatori) nella struttura che ospita pazienti adulti con disagio mentale e dove è in corso l’indagine epidemiologica”, ha sottolineato l’assessore D’Amato spiegando che la situazione è sotto controllo. Nuova impennata di contagi in Sardegna, dopo il calo di ieri: nell’ultimo aggiornamento dell’Unità di crisi regionale si registrano 79 nuovi casi, 68 rilevati da screening e 11 da sospetto diagnostico. Sono 73 i nuovi casi di Coronavirus nelle ultime 24 ore in Toscana mentre in Liguria si registrano 44 nuovi positivi.

Covid in hotel a Porto Rotondo, 130 tamponi a staff – Centotrenta tamponi sono stati eseguiti tra i dipendenti dell’hotel Abi d’Oru, struttura a 5 stelle nel golfo di Marinella, vicino a Porto Rotondo. Il personale dell’Ats coordinato da Marcello Acciaro, responsabile dell’Unità di crisi per il nord Sardegna, ha effettuato i test in seguito alla prima positività al covid 19 di un barman di 20 anni di Orgosolo, che nei giorni scorsi aveva denunciato su Instagram la sua odissea prima di riuscire a ottenere il tampone dall’azienda sanitaria. Sottoposti a tampone anche 90 tra addetti e bambini del Centro estivo di La Maddalena, dove si era registrata la positività di uno dello staff. I risultati di entrambi i test arriveranno domani.




Pagine di storia: il campo di concentramento inglese Sant’Andrea alle porte di Taranto conosciuto come “il campo della fame”

I prigionieri italiani in gran parte provenienti dai combattimenti in Grecia, in Africa Orientale e dalle formazioni della X° MAS

di Francesco Tagliente*

Forse non tutti sanno che a Taranto, nel secondo conflitto bellico, fu costruito un Campo di concentramento chiamato “Campo S” o anche “Campo di Sant’Andrea”.

Il Campo, ancora visibile fra le masserie Caselle, Torre Bianca, Sant’Andrea e Torre Rossa, nei pressi dell’attuale quartiere Paolo VI, aveva l’obiettivo di raccogliere prigionieri di guerra principalmente italiani, ma anche di altre nazionalità, al fine del successivo smistamento in altri campi di prigionia.

Benché demolito nel maggio del 1946, dalle foto aeree sono ancora riconoscibili in maniera netta i basamenti delle baracche, parte dell’impianto fognario e stradale, nonché i percorsi delle recinzioni.

Alla fine della del secondo conflitto mondiale in quel Campo furono trattenuti circa diecimila prigionieri italiani divisi in 10 grandi recinti o pens, come li chiamavano gli inglesi, in gran parte provenienti dai combattimenti in Grecia, in Africa Orientale e dalle formazioni della X° MAS.

Tra questi anche ex prigionieri italiani provenienti dai vari campi di prigionia inglesi sparsi nelle varie colonie o da campi dell’Algeria e Tunisia. Parte erano prigionieri presi prima del’8 settembre 1943, qualche migliaio era stato catturato dopo l’armistizio nelle isole dell’Egeo.

I prigionieri di guerra italiani restarono rinchiusi in recinti detti Pens senza letti, sdraiati sulla terra nuda al freddo senza servizi igienici e senza cibo sufficiente a soffrire anche la fame.

Molti morirono. I giornali del tempo per questo lo definirono anche “Il campo della fame”.

I cittadini delle comunità della provincia di Taranto, attraverso le varie organizzazioni umanitarie locali (Arcivescovado, Croce Rossa, Ente Comunale di Assistenza, Enti privati) si mobilitarono con grande generosità per aiutare questi prigionieri malnutriti e in condizioni igieniche molto difficili.

Un ruolo importante fu svolto dall’arcivescovo del tempo, Mons. Ferdinando Bernardi e da altri sacerdoti tra cui il suo vicario generale Mons. Guglielmo Motolese.

L’ANCRI, l’Associazione Nazionale degli Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana intende ricordare anche la storia di questo Campo di concentramento alle porte di Crispiano passato nel dimenticatoio

L’occasione sarà l’evento organizzato dall’ANCRI e dal Comune di Crispiano – dalle ore 18.00 dell’8 settembre al teatro Comunale – per riflettere insieme sul “dramma dei soldati italiani che, dopo l’8 settembre 1943, rifiutando l’arruolamento nelle file dell’esercito tedesco, vennero fatti prigionieri e internati in campi di concentramento” e sul “significato autentico del Canto degli italiani”.

Per quella occasione ho chiamato il prof Vittorio De Marco, Ordinario di Storia Contemporanea all’Università del Salento, a parlare del Campo di concentramento Sant’Andrea di Taranto e del contributo della comunità del territorio per alleviare le sofferenze dei prigionieri di guerra.

Il prof. Vittorio De Marco è anche autore di un saggio molto interessante “Filo spinato alle porte di Taranto”

Sarà l’Inno Nazionale intonato dal Tenore Francesco Grollo, voce Ufficiale delle Frecce Tricolori e dell’ANCRI, ad introdurre le celebrazioni della ricorrenza della proclamazione.

Dopo i saluti istituzionali e gli interventi del Prof Pietro Speziale (autore del libro “Crispiano – uno sguardo al passato per capire il presente e orientare il futuro”) e del Prof. Vittorio de Marco sul Campo Sant’Andrea, il Generale Fulvio Poli, Capo Ufficio Generale Promozione Pubblicistica e Storia dello Stato Maggiore dell’Esercito, ricorderà il “dramma dei soldati italiani che, dopo l’8 settembre 1943, rifiutando l’arruolamento nelle file dell’esercito tedesco, vennero fatti prigionieri e internati in campi di concentramento, in condizioni di vita disumane e sottoposti a privazioni di ogni sorta”.

Seguirà una chiacchierata briosa sul Canto degli Italiani da parte del socio onorario dell’ANCRI, Prof Michele D’Andrea Storico del risorgimento, araldista, esperto della materia onorifica e cerimoniale, studioso della musica risorgimentale, autore dello stendardo presidenziale, dello stemma dell’Arma dei Carabinieri e delle revisioni degli stemmi della Marina e dell’Esercito. Per ultimo ha disegnato i nuovi distintivi di qualifica della Polizia di Stato.

Michele D’Andrea, svelerà il significato autentico dell’Inno Nazionale con una passeggiata a ritroso nel tempo, con il passo dell’ironia e del disincanto, tra le pieghe della storia ufficiale con le curiosità e gli aneddoti che ne hanno accompagnato la nascita, il successo, il significato.
Non mancheranno i richiami ad altri celebri canti dell’indipendenza italiana e i confronti con gli inni degli altri Paesi, ricchi di retroscena tanto gustosi quanto sconosciuti.
Attraverso la chiacchierata leggera e briosa accompagnata dalla musica si potranno comprendere, da una prospettiva diversa e originale, alcuni aspetti emblematici del nostro Risorgimento.
E previsto anche l’intervento via Zoom della Presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni.

Tra i saluti istituzionali oltre a quelli del Sindaco Luca Lopomo e dell’Assessore alla Cultura Aurora Bagnalasta sono attesi il saluto del presidente nazionale dei Benemeriti della Repubblica iscritti all’ANCRI Ufficiale Tommaso Bove e di altre Autorità.

L’evento, che sarà introdotto da me nella veste di delegato ai rapporti istituzionale dell’ANCRI, potrà essere seguito in diretta streaming.

Le misure di sicurezza Covid -19 hanno ridotto il numero di posti al Teatro, che per questo rimane accessibile solo agli invitati.

*Prefetto, già Questore di Roma e Firenze




Lombardia, ridotte le portate dei navigli: nel ferrarese torna lo spettro del cuneo salino

Tra Lombardia e Piemonte aumenta la preoccupazione per la scarsità d’acqua nel comprensorio, che utilizza l’acqua del fiume Ticino e quindi del lago Maggiore: in assenza di significative piogge, la situazione del sistema idrico si aggrava, sperando che le precipitazioni previste nel fine settimana siano utili per le campagne in un’annata purtroppo caratterizzata dal paradosso di un andamento siccitoso, accompagnato dalla violenza di concentrati fenomeni temporaleschi.

Per questo, da inizio settimana, il Consorzio del Ticino ha disposto drastiche manovre idrauliche per rendere disponibile risorsa idrica da utilizzare nella parte finale di una stagione irrigua atipica, che si sta prolungando soprattutto per le coltivazioni di riso.

Il Naviglio Grande ha ridotto la portata da 38 a 25 metri cubi al secondo e così, grazie ad un’attenta regolazione, anche i Navigli Bereguardo e Pavese riescono a garantire gli equilibri idrici per le colture ancora in campo.

La portata del Canale Villoresi è stata, invece, ridotta da 27 a 11 metri cubi al secondo, scendendo al 20% di quella autorizzata (mc/sec 55), in modo da garantire, per quanto possibile, le esigenze colturali dei produttori di riso, nonché la salvaguardia della fauna ittica e delle aree a forte valenza ambientale.

“Purtroppo, l’assoluta mancanza di precipitazioni e la severa riduzione degli afflussi, che interessano il lago Maggiore, stanno minacciando la conclusione della stagione irrigua; l’andamento anomalo delle condizioni meteo, dovuto ai cambiamenti climatici, suggerisce l’urgenza di misure efficaci a difesa dell’agricoltura, dell’ambiente e di tutte le altre necessità di utilizzo della risorsa idrica. È necessario intervenire tempestivamente e in modo coordinato su problematiche destinate a segnare il prossimo futuro” commenta il Presidente del Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi, Alessandro Folli.

Praticamente dimezzate rispetto alla media, sono anche le portate del fiume Po, con il rischio di un’ulteriore conseguenza nei territori vicino al mare.

“Negli ultimi vent’anni l’acqua salata del mare è riuscita a risalire di quasi 30 chilometri lungo le foci deltizie; entrando nell’entroterra, mette a rischio migliaia di ettari a causa della presenza di maggiori valori di salinità sia nelle acque ad uso potabile che in quelle necessarie per l’irrigazione”: a riproporre attenzione sull’argomento è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

La risalita del cuneo salino nei rami del Delta del Po è un grande problema, che viene accentuato dalla siccità e da una regimazione non regolare. Per contrastare il fenomeno, si immette acqua dolce nel territorio, prelevata dalla rete idraulica di bonifica, permettendo la diluizione della salinità; tale funzione è svolta soprattutto dai canali di gronda, realizzati paralleli alla costa e che creano una barriera naturale, favorendo la vita della flora e la produzione agricola.

A questo si aggiunge ora il progetto internazionale “Reservoir” per una gestione sostenibile delle acque sotterranee, gestito dal Consorzio C.E.R. – Canale Emiliano Romagnolo con l’obbiettivo di monitorare il fenomeno nella zona di Comacchio.

“Il cuneo salino è favorito dall’andamento climatico e dalla subsidenza, cioè l’abbassamento del suolo, dovuto a fenomeni naturali, nonché alle estrazioni sotterranee – ricorda Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Per salvaguardare l’ambiente e l’economia delle aziende agricole bisogna lavorare su più fronti, realizzando barriere antisale, ma anche una regimazione del Po, di cui si discute da anni e che, oltre a favorire la navigazione, renderebbe il fiume meno soggetto a magre estreme, contrastando con efficacia la risalita dell’acqua salata.”

“Nel contempo – conclude Franco Dalle Vacche, Presidente del Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara – sono necessarie azioni per la salvaguardia della coltura del riso, che è una barriera naturale contro la salinizzazione dei terreni; purtroppo si registra, invece, una forte contrazione delle aree deltizie coltivate, con il conseguente abbandono della risicoltura, a causa della concorrenza internazionale.”




Sequestro Modigliani in Svizzera. Lucarella: “Le Istituzioni italiane siano in prima linea sull’accaduto”

L’avvocato Angelo Lucarella, da pochi mesi Vice Presidente coordinatore della Commissione Giustizia del Ministero dello Sviluppo Economico, interviene sul particolare caso Modigliani.

“Questione delicata a cui dare risposte o, quantomeno, cercarle è dovere sia morale che istituzionale dinanzi alla portata incredibile che ne sta assumendo sia a livello nazionale che internazionale.

Anzitutto è necessario che si faccia chiarezza complessiva sull’accaduto ai fini di giustizia e per la tutela dell’interesse nazionale.

Le Istituzioni, laddove saranno ravvisabili responsabilità (a seconda dei diversi piani giuridici) punibili secondo l’ordinamento, non possono e non potranno che essere in prima linea nella difesa, per l’appunto, degli interessi italiani; quest’ultimi non possono prescindere da una operazione verità che, rispetto alle singole competenze, gli attori istituzionali devono e dovranno compiere per porre in essere tutto con coraggio.

Lo stesso coraggio che, prorompentemente, si percepisce nel libro-inchiesta “L’Affare Modigliani” scritto da Dania Mondini e Claudio Loiodice i quali, ne va dato atto, hanno contribuito alla realizzazione di una indagine che, ormai, sta registrando apprezzamenti e riscontri anche all’estero.

La Procura di Bellinzona in Svizzera, infatti, è intervenuta recentemente sequestrando i c.d. “Archivi” del celebre artista italiano Amedeo Modigliani; si tratta di circa 6000 reperti oggetto di cessione, nel 2006, da parte della figlia allo Stato italiano.

Un caso, non solo di connotato giudiziario, nel quale gli eventuali danni e diritti lesi non possono che considerarsi, per certi versi, anche connessi ad un pregiudizio serio e cospicuo degli interessi dello Stato italiano.

Ciò soprattutto se si dovesse considerare l’aspetto dell’economia culturale quale strategico per lo sviluppo del paese.

Perciò l’impegno istituzionale, doverosamente, comporta di attivare le dinamiche ministeriali più confacenti affinché se ne possa riconoscere una sorta di natura strategica, altresì, tenuto conto che Modigliani sarebbe diventato, stando alle parole utilizzate dagli autori del libro-inchiesta, un “brand” attorno al quale continuano, da circa un secolo, ad intrecciarsi affari milionari”.




Vino del Lazio, 4 cantine su 10 in crisi ma ottima annata

Sarà un’ottima annata per il vino del Lazio, nonostante le inevitabili ripercussioni che l’emergenza sanitaria avrà sulla vendemmia che è appena iniziata. Per poter confermare le previsioni anche sul piano quantitativo, l’andamento della raccolta delle uve dipenderà molto, oltre che dal mese di agosto, anche da quello di settembre. Si stima in Italia una produzione di vino Made in Italy intorno ai 45 milioni di ettolitri, in calo di circa il 5% rispetto allo scorso anno, con il testa a testa con i cugini francesi per il primato mondiale.

Solo a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza coronavirus, le vendite di vino italiano nel mondo sono in calo del 4% nel 2020, con una storica inversione di tendenza rispetto al passato. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat, relativi ai primi cinque mesi in riferimento al monitor di Intesa San Paolo sui distretti agroalimentari, che fotografa la situazione del primo trimestre pre emergenza covid.

“Questa è la prima vendemmia segnata dagli effetti della pandemia mondiale– spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri -con la minaccia dei dazi e della Brexit, con l’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna, che è stata per lungo tempo, il principale cliente del prosecco, il vino italiano più esportato nel mondo. Quest’anno a pesare sarà anche la carenza di manodopera qualificata per il blocco delle frontiere con il rischio Covid. A riguardo è fondamentale estendere i tamponi all’arrivo in Italia per i lavoratori stranieri nei campi provenienti dall’estero. Questo consentirà loro di svolgere le attività di raccolta con la Coldiretti, che ha avviato una campagna di comunicazione rivolta alle imprese e agli stessi lavoratori per garantire il rispetto delle regole e tutelare la salute pubblica”.

Anche nel Lazio il lockdown ha dimezzato le vendite del vino a causa degli effetti della pandemia, che ha portato alla chiusura forzata di ristoranti, hotel, bar e pub, per oltre due mesi, determinando un netto calo del fatturato.

“Le difficoltà registrate da quasi 4 cantine italiane su 10, pari al 39 percento, a causa dell’emergenza sanitaria– aggiunge il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri- dimostrano quanto sia indispensabile intervenire urgentemente per sostenere le esportazioni, alleggerire le scorte, ridurre i costi e tagliare la burocrazia.

La vendemmia deve essere ripensata attraverso un percorso di semplificazione, che renda questo settore più agile e flessibile, rispondendo ai criteri di tempestiva disponibilità all’impiego.

Uno strumento che sia anche in grado di generare opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati.

Intanto le misure di distillazione di crisi e di vendemmia selettiva, messe in campo dal ministero delle Politiche agricole e dalla Regione Lazio, hanno sicuramente alleggerito le quantità nelle cantine”.

In Italia, stando all’ultimo report “Cantina Italia” redatto dall’Icqrf, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi del Ministero delle Politiche agricole, si registra, rispetto allo scorso anno, una riduzione del 3,6% per i vini, del 10,6% per i mosti e del 31,1% per il vino nuovo ancora in fermentazione. Nel Lazio è presente oltre un milione di ettolitri di vino, di questi 358 mila sono Dop, 386 mila Igp, 278 mila altri vini e 2.661 mila vini varietati.




Coronavirus, Flavio Briatore ricoverato al San Raffaele di Milano: salgono a 63 i positivi del Billionaire

Flavio Briatore è ricoverato dopo aver contratto il coronavirus all’ospedale San Raffaele di Milano. Briatore, 70 anni, si trova in un reparto non di terapia intensiva.

Briatore è arrivato ieri all’ospedale San Raffaele di Milano dove è stato ricoverato nel reparto solventi con sintomi da polmonite. E’ stata effettuata una tac ed è stato sottoposto al tampone ed è risultato positivo al Coronavirus.

“Le condizioni di Flavio Briatore sono assolutamente stabili e buone e lo stesso tiene a ringraziare per le tante manifestazioni di affetto e interesse alla sua salute ricevute in queste ore”: è quanto si legge in una nota dello staff di Flavio Briatore, ricoverato al San Raffaele di Milano dopo aver contratto il coronavirus. “Il presente comunicato per informare che Flavio Briatore domenica sera, accusando leggera febbre e sintomi di spossatezza , si è recato all’Ospedale San Raffaele di Milano per un controllo. L’imprenditore e’ stato ricoverato, e’ stato sottoposto a un check up generale e resta sotto controllo medico”, spiega la nota. 

Salgono a 63 i casi postivi al Covid-19 accertati tra lo staff del Billionaire di Porto Cervo, su un totale 90 tamponi effettuati. I dati non sono definitivi e potrebbero subire qualche modifica, come spiega il responsabile dell’Unità di crisi del nord Sardegna, Marcello Acciaro: “Nel blocco dei dati che comprendono i tamponi eseguiti al Billionaire sono inclusi i controlli su un gruppo di persone di San Teodoro. Stiamo facendo ulteriori verifiche per cui il numero definitivo è suscettibile di lievi variazioni”. Sempre a Porto Cervo, da ieri ha chiuso anche un altro storico locale, il Sottovento, decisione presa dai gestori a seguito di un caso di positività tra lo staff.

Controlli a tappeto nelle maggiori discoteche e locali della movida della Costa Smeralda per individuare e isolare eventuali contagi da Covid-19. Su disposizione dell’Unità di crisi del nord Sardegna, tra oggi e domani saranno eseguiti i tamponi su tutti i dipendenti dei club più frequentati della costa gallurese, fra cui il Phi Beach, il disco club adagiato sulle rocce di Forte Cappellini, a Baja Sardinia.

Tre membri dello staff dello Yacht Club Costa Smeralda di Porto Cervo sono risultati positivi al coronavirus. Lo comunica il club che spiega: “Sono stati effettuati 101 tamponi, gli ospiti in struttura sono risultati tutti negativi mentre tra lo staff su 88 tamponi 3 sono risultati positivi”. I controlli sono partiti su richiesta dello Yacht club, che dopo aver avuto informazione da parte di alcuni ospiti risultati positivi al loro rientro dalla vacanza in Sardegna, ha contattato l’Ats per chiedere che fossero eseguiti i tamponi su ospiti e dipendenti.

Una grigliata a Grisolia (Cosenza) si è trasformata in un cluster covid, con due ragazze in quarantena risultate positive al virus. La task force dell’Asp di Cosenza ha avviato l’indagine epidemiologica e ha effettuato una quarantina di tamponi sui ragazzi che hanno partecipato alla serata e sui loro familiari. Di questi, una ventina sono risultati negativi, mentre altri tamponi devono ancora essere processati. A preoccupare sono soprattutto i tamponi effettuati sui ragazzi che hanno avuto contatti stretti con le due ragazze, che secondo quanto si é appreso stanno trascorrendo un periodo di vacazza in Calabria provenienti dalla Lombardia.

Intanto si registra un calo dei contagiati a livello nazionale: sono 953 (contro i 1.210 di ieri) i nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore. Sono 4 i morti, in calo rispetto ai 7 di ieri. I tamponi sono stati 45.914 (- 21 mila rispetto a ieri), secondo i dati del ministero della Salute. I guariti oggi sono 192 per un totale di 205.662. In totale i casi registrati dal ministero della Salute sono 260.298, mentre il totale dei decessi è di 35.441. Gli attualmente positivi sono 19.195 (+757). I malati in terapia intensiva calano di 4 unità e sono oggi 65, mentre i ricoverati con sintomi sono 74 in più per un totale di 1.045. In isolamento domiciliare i pazienti sono 18.085 (+687).

Ci sono tre regioni senza nuovi casi di coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore: Valle d’Aosta, Molise e Basilicata. In testa alla classifica dei nuovi contagi il Lazio con 146 casi, seguono il Veneto, la Campania e l’Emilia Romagna con 116 a testa, quindi la Lombardia con 110, mentre 91 se ne registrano in Sardegna.

Il numero dei tamponi positivi continua a salire in Veneto. Sono 119 in più nelle ultime 24 ore, passando da 22.071 a 22.190. Registrati 3 decessi in più con il totale che da quota 2.104 va a 2.107. I casi attualmente positivi sono cresciuti di 71 unità, passando da 2048 a 2.119. I negativizzati virologici sono attualmente 17.964 contro i 17.919 di ieri (+45).