Efficientamento della rete idraulica del Paese: presentato il piano dell’ANBI per l’Emilia Romagna

Ammonta a circa 466 milioni di euro il valore delle opere previste in Emilia Romagna dal Piano ANBI di efficientamento della rete idraulica del Paese e presentate oggi a Bologna (presente il Presidente della Regione, Stefano Bonaccini) nel quadro degli interventi proposti per le aree settentrionali ed orientali del Paese.

“Il nostro Piano risponde alle emergenze climatiche, offrendo nuove prospettive occupazionali nella cornice del Green New Deal – afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione ela Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), ricordando gli oltre 4 miliardi di investimenti e 21.000 posti di lavoro previsti in tutta Italia – Per aumentare la resilienza dei territori all’estremizzazione degli eventi atmosferici, bisogna aumentare la capacità di trattenere le acque al suolo, oggi ferma all’11%, incrementando il numero degli invasi, ma anche manutenendo quelli esistenti, così come completando le troppe opere idrauliche tuttora incompiute. Premessa al miglioramento dell’efficienza – aggiunge il Presidente di ANBI – è però lo snellimento degli iter burocratici, utili se non diventano solo un ostacolo come nel caso di alcuni provvedimenti previsti dal Decreto Rilancio ed ancora in attesa, dopo mesi, di essere attivati. A chiederlo è il Paese, che esce dalla pandemia con la necessità e la voglia di cambiare modello di sviluppo, al cui servizio operano quotidianamente i Consorzi di bonifica ed irrigazione.”

“Ringrazio l’ANBI e tutti i consorzi per il lavoro molto importante, fatto in questi anni – dichiara Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna e della Conferenza Stato Regioni – L’acqua è un bene primario, che non possiamo sprecare; per questo è importate lavorare insieme, avendo sempre presenti tre obiettivi precisi: programmazione rigorosa degli investimenti, precedenza alle priorità strategiche e tempi rapidi di attuazione. Il piano presentato oggi mi pare vada in questa direzione. Abbiamo davanti grandi sfide, prima tra tutte il contrasto al cambiamento climatico, un impegno che farà parte anche del prossimo Patto per il Lavoro e per il Clima della Regione Emilia-Romagna e che firmeremo a breve con le parti sociali. In quest’ambito, il Recovery Fund europeo, con i 208 miliardi di euro assegnati all’Italia, rappresenta un’occasione formidabile per il futuro del Paese: se saremo capaci di spendere bene quelle risorse, avremo la possibilità di risalire velocemente, trasformando l’impatto della pandemia in opportunità. Infine, come Regione, dovremo rivedere la destinazione dei prossimi fondi europei, risorse che andranno rimodulate in base alle esigenze post Covid e che potranno essere determinanti per le nostre infrastrutture, sia materiali che digitali, l’ambiente e la sostenibilità.”

Agli odierni lavori sono intervenuti anche gli Assessori ad Ambiente (Irene Priolo) ed Agricoltura (Alessio Mammi) della Regione Emilia Romagna, unitamente al Segretario Generale dell’Autorità Distrettuale del Fiume Po (Meuccio Berselli), al Direttore Generale di ANBI (Massimo Gargano) ed al Presidente di ANBI Emilia Romagna, Massimiliano Pederzoli; “da remoto” si sono collegati gli Assessori all’Agricoltura di Lombardia (Fabio Rolfi) e Friuli Venezia Giulia (Stefano Zannier), interessati dal Piano ANBI per le regioni di competenza.




Scuola, Giannini (Lega): fallimento Raggi e Zingaretti evidente, hanno confuso scuola con paese dei balocchi

“Disagi un po’ ovunque. I banchi con le ruote un miraggio per molti, le mascherine gratuite non pervenute, il distanziamento una barzelletta. Senza contare gli Istituti che a Roma e nel Lazio ancora non hanno riaperto i battenti. Zingaretti e Raggi hanno avuto sette mesi di tempo per riorganizzare tutta la comunità scolastica, ma oggi sono arrivati entrambi impreparati all’esame decisivo. Probabilmente hanno confuso la scuola con il paese dei Balocchi di Collodi. E come il Gatto e la Volpe, meritano di finire al più presto in quel posto piuttosto che ricoprire incarichi istituzionali perché del tutto inadeguati”. Lo afferma Daniele Giannini, consigliere regionale della Lega.




Referendum taglio parlamentari, l’Anpi invita a difendere la democrazia votando NO

Il 20-21 settembre prossimi saremo chiamati alle urne per il rinnovo di alcune Amministrazioni comunali e di alcune Regioni, nonché per rispondere al quesito referendario sul taglio del numero dei parlamentari.

L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – Anpi – richiama l’attenzione dei cittadini sul rischio di una svolta antidemocratica e sull’importanza di questo passaggio elettorale.

“L’incidenza nella nostra vita dei problemi sui quali nell’occasione referendaria ci pronunceremo, – dichiarano dall’Anpi Grosseto – tanto più che le scelte di accorpare materie tanto diverse e di farci votare in estate difficilmente consentiranno agli italiani di esprimersi in modo informato e responsabile. Il mondo sta rischiando una grave recrudescenza del Covid-19: chi ha negato e nega l’emergenza, ritardando cure e tutele efficaci, e chi, al fine di speculare politicamente, continua a spararne grosse su un virus che sarebbe ormai vinto e rivendica piena libertà dei comportamenti espone tutti al pericolo che in una ulteriore recessione economica nel prossimo autunno, con insostenibili conseguenze sia sociali che sanitarie. Ne consegue la necessità di sconfiggere il negazionismo, anche elettoralmente, mettendo in primo piano il rispetto delle misure sanitarie contro l’epidemia, unitamente all’adozione di una politica economica lungimirante e giusta che costituisca un modello di vita e di consumo più evoluto e responsabile. La chiave è la lotta alle crescenti disuguaglianze sociali, tramite una distribuzione più equa della ricchezza e un sistema di welfare che tuteli i più deboli e indifesi. E’ la creazione di lavoro senza compromettere la natura, ma in perfetta armonia con essa. Il riscaldamento climatico annuncia l’apocalisse ecologica se non ripensiamo lo sviluppo, modellandolo sugli imperativi di un nuovo umanesimo, poiché quella ambientale è una questione che abbraccia ogni aspetto della nostra esistenza e direttamente ci riconduce all’uomo. L’occasione è offerta dalla destinazione delle ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa, grazie all’impegno del governo italiano e di chi l’ha spalleggiato. E’ forte il rischio della dispersione in mille rivoli di quei soldi, mentre Confindustria ha già fatto ruvidamente sapere che vuole tutto per sé. L’impresa ha diritto al giusto profitto, ma deve prioritariamente onorare la responsabilità sociale ad essa assegnata dalla Costituzione, nei cui valori si trova la traccia per l’investimento dei finanziamenti adesso disponibili. La riduzione dei deputati e dei senatori non è un tabù: ma una cosa è proporla nel quadro di una politica che valorizza le Assemblee elettive, altro è se viene motivata dalla volontà di ridurre la spesa, come se la democrazia contasse meno di un pugno di euro. Essa non è mai uno spreco; è sempre un investimento. D’altronde dei contrappesi che erano stati individuati, quali una nuova legge elettorale proporzionale, indispensabile per dare voce a tutti i territori e a tutte le culture politiche. Se ci sono privilegi è su quelli che si dovrebbe agire; se c’è un problema di qualità del personale politico, questo risale alla società e ai partiti che lo esprimono, non alle istituzioni. Perciò ci rivolgiamo agli elettori – concludono dall’Anpi Grosseto – chiedendo loro di recarsi ai seggi e di esprimere un voto ragionato, un voto prima di tutto antifascista ed ecologista, che apra una nuova prospettiva di benessere per tutti gli italiani. Votiamo per forze progressiste e democratiche, che hanno a cuore la libertà e la pace, la solidarietà e l’uguaglianza, con la testa e i piedi nell’anima viva della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza, e nella coeva Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo! Al referendum votiamo “NO” per la difesa e lo sviluppo della nostra democrazia!”




COVID-19, tra opinioni discordanti e confusione generale: che DIO ci aiuti!

Questa tragedia capitata e che affligge il mondo intero, sarà uno di quegli eventi che cambierà la vita del pianeta, e scriverà una pagina drammatica della nostra storia. Siamo disorientati, preoccupati ed impauriti da un nemico invisibile, che con subdola cattiveria, continua a falciare vittime in tutto il mondo.

Il malefico virus ci deride, perché nel nostro caos generale, lo abbiamo aiutato, e continuiamo ad aiutarlo nel suo progetto distruttivo. Le opinioni discordanti degli scienziati, hanno creato una tale confusione nelle nostre menti, ignoranti in materia, da alimentare a dismisura il propagarsi di questo male del secolo.

La Dea ECONOMIA ha prevalso sul valore della vita delle persone, l’incoscienza generale ha favorito ed alimentato il fuoco dilagante del COVID, e la scienza inerme davanti ad un nemico sconosciuto, tutte concause di una tragedia annunciata. Tanta superficialità iniziale, anche da parte di vari politici, che avrebbero dovuto usare estrema cautela nell’esprimersi in giudizi avventati e pericolosi, dando così adito a pensare nella massa, che sarebbe stata una semplice influenza, allentando così il livello di attenzione e di prudenza, necessaria in queste situazioni.

La cosa sconcertante, è sentire tante persone che continuano a credere che il virus non sia reale, ma tutta una montatura, ed altrettanto sconcertante è la leggerezza del comportamento di innumerevoli persone, che non si attengono alle regole seppur discordanti fra loro.

Regole discordanti fra le Regioni e Comuni, che continuano a disorientare l’opinione pubblica e rendere più pericolosa la situazione. Il caso Sardegna è uno degli esempi più lampanti. Si è inizialmente criticata la Regione, perché pretendeva giustamente delle garanzie mediche per chi si fosse recato nell’isola, per poi scagliarsi contro la stessa, per non aver saputo amministrare bene la situazione.

Ora, come si fa a gestire completamente, il comportamento di una massa di incoscienti, inosservanti delle regole vigenti, sprezzanti del pericolo che possono arrecare a se stessi e agli altri? A Palau in Sardegna, c’è tuttora l’obbligo della mascherina, ma nonostante i controlli continui, giovani continentali non la portano, deridendo chi glielo fa notare.

La situazione si è ribaltata nel dover tornare nel Lazio. Compilare il foglio di autocertificazione, che non chiede nessuno. Sulla nave, le poltrone vengono occupate in maniera alternata nella stessa fila, ma la distanza fra la fila anteriore e quella posteriore è minima. Nell’attesa di scendere le scale per andare nei garage dove tutti sono ammassati senza rispettare le distanze.

E per chi tornava nel continente sbarcando dalla nave il tampone era facoltativo. Occorreva aspettare circa quattro ore e trenta. La maggior parte dei viaggiatori, che magari, dovevano affrontare un altro lungo viaggio, si sono astenuti dal fare il tampone, rendendo la precauzione per il contagio del tutto inutile. Ciliegina sulla torta, scorrendo lungo tutto il lungo mare di Civitavecchia, migliaia di persone ammassate nei bar e nei ristorantini, puntualmente senza la mascherina.

Come al solito nel nostro paese, vige il caos, l’incoscienza, l’ignoranza e la malevola furbizia di chi pur di guadagnare ed arricchirsi, si disinteressa della salute e della vita degli altri. Non resta altro che affidarsi a qualcuno lassù per chi crede, e, per chi non crede deciderà la fortuna. CHE DIO CI AIUTI.




Ancri, Stato Maggiore Esercito e cultori dei valori costituzionali e dei simboli ufficiali della Repubblica in Puglia per celebrare l’8 settembre

Intervista al Prefetto Francesco Tagliente

Sono stati l’Inno Nazionale, intonato in apertura dei lavori dal Tenore Francesco Grollo e lo spettacolo in chiusura del prof Michele D’Andrea per svelare il significato autentico del maestoso solenne Canto degli italiani, a rendere unico e memorabile l’evento organizzato dall’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI) e dal Comune di Crispiano per ricordare il dramma dei soldati italiani deportati  nei Campi nazisti in Germania e quelli internati nel Campo di concentramento Sant’Andrea allestito dagli inglesi alle porte di Taranto.

La performance del tenore e l’esibizione a tratti ironica ed esilarante dello storico del risorgimento hanno dato un’impronta unica alla giornata rendendola memorabile.

Gli interventi degli storici Professori Pietro Speziale e Vittorio De Marco seguiti da quello del Generale Fulvio Poli, Capo Ufficio Generale Promozione Pubblicistica e Storia dello Stato Maggiore dell’Esercito, sul dramma dei militari italiani deportati nei Campi nazisti in Germania e di quelli internati nel Campo di concentramento Sant’Andrea allestito dagli inglesi alle porte di Taranto hanno toccato profondamente le corde dei presenti.

Gli interventi sono stati introdotti e moderati dal Prefetto Francesco Tagliente nella veste di Delegato alle relazioni istituzionali dell’ANCRI, il quale ha affrontando il tema del degrado morale che stiamo vivendo, ha toccato il tema delle relative responsabilità portando come esempio il linguaggio violento che va ad incidere negativamente sulla formazione della personalità dei giovani, nella fase della sua evoluzione.

Nel corso dell’evento il prefetto Tagliente ha fatto proiettare un frame dello spettacolo teatrale “Tra il filo spinato e l’Eternità” realizzato con 50 attrici protagonisti di Crispiano che parla dell’Olocausto assolvendo al dovere di rinnovare la memoria di una delle pagine più nere della storia d’Europa vissuta dalle donne. Le nuove misure di contenimento per contrastare e contenere il diffondersi di Covid-19 hanno suggerito di rinviare ad altra data la rappresentazione dal vivo. I registi dello spettacolo Luciano de Leonardis, Tina Lacatena e Concetta Vitale, presenti in teatro, sono stati travolti dagli applausi del pubblico commosso.

Al saluto istituzionale del Sindaco di Crispiano Luca Lopomo nella veste di padrone di casa, affiancato dall’assessore alla Cultura Aurora Bagnalasta, ha fatto seguito quello del presidente dell’ANCRI Tommaso Bove il quale ha chiamato accanto a se il Presidente della Sezione territoriale ANCRI di Taranto dott Angelo Centanni , il nuovo delegato ai rapporti istituzionali della Sezione di Taranto Vice Prefetto Paolo Gentilucci e l’ultimo iscritto al sodalizio, il S. Tenente di Vascello a riposo cavaliere Giovanni Greco di Crispiano.

Uno dei momenti più coinvolgenti è stato vissuto quando il professore Michele d’Andrea ha chiamato sul palco il Tenore Francesco Grollo per intonare l’Inno con il pubblico come solenne Canto di popolo.

La giornata, caratterizzata da momenti toccanti si è conclusa dal Prefetto di Taranto Demetrio Martino che prendendo la parola è andato oltre i semplici saluti istituzionali manifestando grande una sensibilità istituzionale e sociale.

Abbiamo raggiunto il Prefetto Francesco Tagliente per approfondire questo tema. Ecco cosa ci ha risposto

Un evento che ha riscosso un grande successo con una attenzione istituzionale e sociale di tutto rispetto. Di chi è il merito di questo successo?

Io penso che il successo dell’evento vada ricondotto allo spessore dei relatori,  alla Presidenza dell’ANCRI e al Sindaco Luca Lopomo e all’assessore alla cultura Aurora Bagnalasta, al consiglio comunale e a tutti i componenti dell’Amministrazione Comunale, a Pino Spadavecchia e ai dipendenti della biblioteca comunale Piero, Maria Rosaria e  Pino con a capo Anna Mancini, che si sono spesi molto per la riuscita della serata, a Giovanni Blasi, ad Angelo Marzia e a tutti coloro che a vario titolo hanno partecipato all’organizzazione ma soprattutto un grazie a tutte le testate giornalistiche che hanno dato rilievo alla notizia. E anche se in parte, il merito va anche a tutte le autorità intervenute.

Chi era presente alla celebrazione della ricorrenza?

Oltre al Prefetto di Taranto Demetrio Martino, tra le tantissime autorità sono intervenuti il Questore di Taranto Giuseppe Bellassai, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Colonnello Massimo Dell’Anna, il Comandante del 16° Stormo di Martina Franca Colonnello Antonio Pellegrino, il Cap di Vascello Giovanni Melle del Comando Marittimo Sud Taranto, il vice Questore Amati Pierfranco dirigente commissariato di Martina Franca, il Capitano Saverio Nicola Leone e il maresciallo Cosimo Vinciguerra dei Carabinieri, Comandante polizia Municipale Crispiano Luciano Console e gli ex sindaci Egidio Ippolito e Antonio Magazzino. Tra gli ospiti c’erano anche la cantante Tonia Cifrone e il soprano Angela Massafra

Avete invitato anche le scolaresche?

Le nuove misure per contenere il diffondersi di Covid-19 ci hanno fatto ritenere opportuno escludere la presenza delle scolaresche in Teatro. Per il mondo della scuola era presente Sabrina Leprano Dirigente Scolastico delle scuole Medie.

Avete invitato anche i familiari dei deportati?

Dei tre reduci della deportazione nei campi tedeschi di Crispiano erano presenti Francesco Caroli e Antonia Bella parenti di Vittorino Caroli deportato di Auschwitz e Anna Mandolla figlia del deportato Vitantonio Mandolla. Per il deportato Donato Tagliente di Belfiore era presente il figlio Prefetto Francesco Tagliente. C’erano anche rappresentanti delle Associazioni d’Arma: Francesco Todisco e Giovanni Greco per l’Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia, Gianni Giuliani per l’Associazione Nazionale del Fante e Pasquale Palmisano per l’Associazione Nazionale Bersaglieri.

Per gli organizzatori dell’evento invece chi era presente?

Per l’ANCRI oltre al Presidente Nazionale, Uff. Tommaso Bove erano presenti il Vice Presidente Cav. Francesco Avena, i Delegati Regionali di Puglia e Basilicata, i Presidenti delle Sezioni Territoriali della Puglia e di Matera e una cinquantina di Soci.

Per il Comune di Crispiano, oltre al Sindaco Luca Lopomo e all’Assessore alla Cultura Aurora Bagnalasta erano presenti il Presidente del Consiglio comunale Loredana Perrini assessori e consiglieri di maggioranza e di opposizione.

Avete avuto problemi per gestire le misure sicurezza Covid-19?

Inizialmente, valutato che con il distanziamento Covid il Teatro avrebbe potuto ospitare non più di 103 persone, avevamo deciso di tenere l’evento nella piazza centrale del Paese. Poi il timore che il tema e lo spessore dei relatori avrebbe potuto richiamare un numeri imprevedibile di cittadini con conseguente ammassamento incontrollabile a ridosso dell’area pubblico, abbiamo optato per il Teatro ad inviti limitati. Pr dare la possibilita a tutti di seguire da casa abbiamo annunciato per tempo dirette TV e social a partire dalle ore 18.00 per tutta la durata dell’evento.

E cosi alcune migliaia di cittadini hanno seguito la diretta televisiva sul digitale terrestre Canale85 con interviste agli organizzatori, relatori e ospiti, la diretta streaming sul sito Canale85.it, la diretta FB sul Canale85 e la diretta streaming dalla testata giornalistica di Crispianonline. Tutto questo ci ha consentito di non avere problemi. Ora alcune persone interessate ci stanno chiedendo come fare per vedere gli interventi. Oltre a fornire e informazioni sui canali che l’hanno trasmessa stiamo concordando con l’emittente la possibilità di rimandarla in differita. Faremo sapere per tempo giorno e ora.




Risorse idriche, Osservatorio dell’ANBI: Italia spaccata in due

L’autunno ormai all’orizzonte porta una normalizzazione nelle disponibilità idriche del Nord Italia, che dimentica qualche apprensione estiva e conclude regolarmente la stagione irrigua: ad affermarlo è il bollettino settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

I grandi laghi del Nord sono tutti abbondantemente sopra la media del periodo così come il fiume Po; analoga è la situazione dell’Adige, che segna la maggiore portata dal 2014, così come da record sono i livelli dei fiumi Piave e Livenza, sempre in Veneto. Su questa regione, l’Agosto 2020 è stato il mese più piovoso dei recenti 25 anni (+105% sulla media), garantendo portate nettamente superiori all’usuale su tutta la rete idrografica della regione.

Dopo le abbondanti precipitazioni segnano, invece, repentine  diminuzioni  di portata i  fiumi piemontesi (in una settimana, il Sesia è calato da 157 metri cubi al secondo a mc/sec 12,5!), mentre in Lombardia ai livelli inferiori di Mincio e Ticino (rispetto al 2019) si contrappongono le impennate di Chiese e Brembo, così come, in Emilia Romagna, l’ottima condizione del Secchia si contrappone a quella del Reno, sotto media.

Situazione “a macchia di leopardo” anche sulla dorsale adriatica: alla condizione deficitaria  degli invasi marchigiani, che trattengono circa 36 milioni di metri cubi d’acqua (superiori  solo al siccitoso 2017 in anni recenti ) fanno da contraltare le piogge record (mm. 90) del recente quinquennio, cadute  sull’Umbria.

Per quanto riguarda i fiumi, se il Liri Garigliano, nel Lazio, ha portata inferiore allo scorso anno, sono altresì in media i fiumi campani Volturno e Sele, così come i bacini della Sardegna, ora al 67,56% della capacità di riempimento.

Prosegue, infine, l’annata siccitosa della Basilicata dove, negli scorsi 10 giorni, non è caduta neppure una goccia di pioggia, determinando un ulteriore calo di 18 milioni di metri cubi nelle disponibilità idriche, scendendo a circa 204 milioni con un deficit di oltre 53 milioni sul 2019; analoga è la situazione della Puglia, il cui deficit sull’anno scorso sfiora i 70 milioni di metri cubi, pari alla residua disponibilità nei bacini della regione, da cui viene prelevato circa 1 milione di metri cubi d’acqua al giorno.

“La condizione  fortemente localizzata delle risorse idriche italiane necessita di investimenti infrastrutturali in grado non solo di trattenere l’acqua, quando arriva, ma di trasferirla nelle zone a maggiore bisogno” ricorda Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“Una risposta arriva dal Piano per l’efficientamento della rete idraulica del Paese, inoltrato dall’ANBI al Governo nel quadro del Green New Deal ed in vista delle scadenze previste dal Recovery Fund – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI –  Si tratta di 858 progetti definitivi ed esecutivi, interessanti tutte le regioni italiane e perlopiù indirizzati ad ottimizzare le possibilità d’utilizzo delle opere esistenti; sono previsti investimenti per oltre 4 miliardi di euro, capaci di garantire circa  21.000 posti di lavoro.




Efficientamento rete idraulica italiana: presentato il piano dell’ANBI

In Italia ci sono 90 bacini idrici, la cui capacità (mc. 697.775.190) è ridotta di oltre il 10% (mc. 72.439.993), perché interriti; per la loro pulizia si stima un costo di quasi 291 milioni di euro, capace di garantire circa 1.450 posti di lavoro: è questo uno dei dati ricompresi nel Piano di efficientamento della rete idraulica del Paese, presentato a Roma dall’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“È evidente che riportare la potenzialità degli invasi italiani alle quote originarie significa dotare il territorio di un enorme serbatoio a servizio della multifunzionalità della risorsa idrica” commenta Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.

Non è questo, però, l’unico dato sorprendente fornito dal Piano di progetti definitivi ed esecutivi (iter burocratico espletato ed in attesa solo di finanziamento), redatto dai Consorzi di bonifica ed irrigazione italiani: nel Paese, infatti, ci sono 16 bacini incompiuti (capacità complessiva: mc. 96.015.080), per il cui completamento servono circa 451 milioni di euro, che attiverebbero 2.258 posti di lavoro.

“Da questi dati – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – emerge chiaramente come mettere a regime l’esistente debba essere un obbiettivo prioritario per il Paese.”

Al proposito, il Piano ANBI presenta anche 729 progetti per opere di manutenzione straordinaria sulla rete idraulica italiana; costo previsto: oltre 2 miliardi 365 milioni di euro in grado di assicurare circa 11.800 posti di lavoro. Non solo: il Piano ANBI guarda al futuro ed indica la possibilità di realizzare rapidamente 23 nuovi bacini di accumulo idrico (capacità: mc. 264.493.800) per un investimento di oltre 1 miliardo e 230 milioni di euro con 6.154 nuovi posti di lavoro.

“Il nostro Piano – prosegue il Presidente di ANBI – è un concreto contributo, che offriamo al Governo nel quadro del Green New Deal, uno dei paradigmi degli interventi finanziabili dal Recovery Fund ed i cui tempi sono dettati dai cronoprogrammi europei: istruttorie completate entro il 2023, conclusione e rendicontazione dei lavori entro il 2026. Avere un importante pacchetto di progetti in avanzato iter burocratico, contiamo possa contribuire nelle impegnative trattative, che il Premier si troverà ad affrontare nelle prossime settimane. L’importante è fare presto e fare bene: i Consorzi di bonifica ed irrigazione hanno dimostrato di saperlo praticare.”

Alla presentazione del Piano ANBI per l’efficientamento della rete idraulica del Paese (previsti complessivamente investimenti per € 4.339.137.530,77 con oltre 21.000 unità lavorative da impiegare) hanno partecipato i Sottosegretari Salvatore Margiotta, Giuseppe L’Abbate, Roberto Morassut; i Presidenti delle Commissioni Agricoltura, Gianpaolo Vallardi (Senato) e Filippo Gallinella con la Vice, Susanna Cenni (Camera dei Deputati); il Capo Dipartimento Casa Italia – Presidenza del Consiglio, Fabrizio Curcio; il Segretario Generale dell’Autorità Distrettuale del Bacino Appennino Centrale, Erasmo D’Angelis. Ha coordinato i lavori, Anna Scafuri, caposervizio RAI Tg 1.




Crema, suona la campanella di scuola: un bambino ha la febbre. Tutta la classe a casa

La febbre di un bambino ha fatto scattare il protocollo anti-Covid in una scuola a Crema (Cremona), con tutta la classe del piccolo lasciata a casa, a pochi giorni dalla prima campanella, come prevedono le norme sanitarie. Lo riporta oggi La Provincia di Cremona.
A segnalare la temperatura sono stati, correttamente, i genitori prima dell’uscita da casa verso la scuola dell’infanzia comunale Iside Franceschini.

Per il bambino niente di grave, solo qualche linea di febbre, ma ora i genitori dovranno avvisare il pediatra e il medico di famiglia, e in attesa dell’esito del tampone sul minore tutta la sezione dovrà rimanere a casa a scopo precauzionale. Se il tampone sarà negativo torneranno tutti subito in classe, se sarà positivo saranno necessari tempi ben più lunghi.




Permesso premio a Johnny lo Zingaro e lui evade… per la quinta volta. Il Prefetto Tagliente “Non è questo la funzione rieducativa della pena che sognavano i nostri padri costituenti”

Giuseppe Mastini, 60 anni, l’ergastolano conosciuto come “Johnny lo Zingaro”, è evaso dal carcere di massima sicurezza di Bancali, a Sassari, facendo sparire ogni traccia di se.

Alla sua ricerca sono impegnate tutte le forze dell’ordine già da sabato scorso, quando è stata diramata la nota del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che segnalava il suo mancato rientro, fissato per le 12.20 di quello stesso giorno, da un permesso premio alla casa famiglia “Don Giovanni Muntoni” gestita dai salesiani a San Giorgio, una borgata di Sassari.

Oltre alla questura e alle stazioni dei carabinieri di Sassari, Porto Torres, Alghero e Olbia, dove si trovano i principali porti e aeroporti del Nord Sardegna, è stata allertata anche la polizia di frontiera degli scali di Alghero, Olbia e Cagliari, nonché quella dei porti di Palau, Olbia e Cagliari.

“Dopo 5 evasioni fotocopia l’ultima delle quali nel mese di luglio del 2007, nonostante il suo profilo criminale e le sue continue evasioni, al pluriomicida Johnny lo Zingaro gli viene concesso un PERMESSO PREMIO e come era prevedibile evade ancora”. Questo il commento del Prefetto Francesco Tagliente già Questore di Roma e Firenze postato su Facebook a margine della notizia. “No, no, cosi proprio non va. – Ha proseguito Tagliente – Non è questo la funzione rieducativa della pena che sognavano i nostri padri costituenti”.

Lo “zingaro”, il cui soprannome è legato alle sue origini sinti, era rinchiuso da luglio del 2017 nel carcere sassarese, dopo la precedente evasione avvenuta il 30 giugno di quell’anno dal penitenziario di Fasano, in provincia di Cuneo. Anche in quella circostanza era uscito, godendo del regime di semilibertà, e non aveva fatto più rientro. Mastini ha alle spalle una lunga scia di sangue dalla fine degli anni Settanta. Il suo primo omicidio risale a quando aveva solo undici anni. Era stato coinvolto anche nell’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta aveva seminato il terrore a Roma. La sua prima evasione risale al 1987 quando, approfittando di una licenza premio, non rientrò in carcere e si rese protagonista di numerosi fatti criminali: furti, rapine, ma anche il sequestro di una ragazza, Silvia Leonardi, l’omicidio della guardia giurata Michele Giraldi e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Fu catturato due anni dopo. È considerato socialmente pericoloso




Guidonia, impianto TMB: convocata audizione in Regione. Zarro prepara lo “scacco matto” per i pentastellati

GUIDONIA (RM) – Monnezza o non monezza, miasmi o non miasmi?», direbbe un Amleto moderno, catapultato a Guidonia, nel parco naturalistico dell’Inviolata, riconosciuto dalla Regione Lazio, che nel suo ventre ospita la megadiscarica, seconda solo a Malagrotta, e l’impianto di TMB pronto a partire e a raccogliere, secondo l’autorizzazione rilasciata, 190mila tonnellate di rifiuti l’anno, cioè, facendo un rapido calcolo, l’indifferenziato prodotto da circa 3 municipi romani. La sua attivazione continua a preoccupare, considerati gli effetti del vicino impianto di Rocca Cencia, al di là della Tiburtina, e proprio per questo torna prepotentemente alla ribalta della cronaca non solo cittadina, dopo la pausa estiva. Anzi, dopo il sit-in del 7 agosto, organizzato dal Comitato Spontaneo “NO TMB Guidonia” e dal Consigliere Comunale Claudio Zarro (Gruppo Misto),e l’approvazione del Piano Rifiuti da parte del Consiglio Regionale.

Audizione in Regione

Si parte con l’audizione in Regione in programma per martedì 8 settembre alle ore 12, convocata congiuntamente, in modalità telematica, dalle commissioni regionali “Agricoltura, ambiente” e “Urbanistica, politiche abitative, rifiuti”. «Ascoltiamo i territori», afferma Marco Cacciatore, Presidente di quest’ultima, sua la proposta dell’ATO a sé stante di Roma, un passaggio fondamentale, prima osteggiata dal Pd-M5S, poi ripresa e inserita nel “Piano Rifiuti” dall’Assessore Massimiliano Valeriani.

Invitato a partecipare insieme a Flaminia Tosini Direttore Regionale “Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti” e al Comune di Guidonia: il Sindaco Michel Barbet, l’assessore Antonio Correnti e i consiglieri di maggioranza Alessandro Cocchiarella, Giuliano Santoboni e Matteo Castorino. Invitati inoltre Carmine Laurenzano (“Fonte Nuova è Nostra”), Marco Gliardini (“Comitato CRA”), Umberto Calamita (“Amici dell’Inviolata”), Andrea Lucente (“Comitato di Risanamento Ambientale”) e lo stesso Comitato Spontaneo. «Occasione importante per ribadire la nostra netta contrarietà», spiegano, «quello di Guidonia è un territorio con un’alta concentrazione di impianti industriali, devastato dai roghi tossici e dove insiste una discarica che ancora aspetta un’adeguata bonifica. Attivare il sito significa aumentare gli agenti inquinanti nell’aria. E poi è troppo vicino all’impianto di Rocca Cencia. La politica deve ragionare, le disgraziate lacune del Campidoglio non possono sempre ricadere sul nostro quadrante che, in termini di rifiuti, ha già pagato pesanti cambiali». Dal Comitato poi aggiungono: «Ci stiamo strutturando, nei prossimi giorni contatteremo i cittadini che al sit-in del 7 agosto hanno dato la loro disponibilità, intendiamo creare un soggetto forte per la difesa dell’ambiente e della salute. Subito dopo l’audizione organizzeremo una nuova manifestazione».

L’ordine del Giorno

La protesta passa inoltre attraverso l’importante Ordine del Giorno presentato il 31 agosto dal Consigliere Claudio Zarro, che dovrebbe essere calendarizzato dalla Presidente del Consiglio prima del 15 settembre, data l’urgenza e il Regolamento Comunale.

«Conoscete il mio impegno su questo tema», esordisce l’esponente politico nel video pubblicato su facebook, divenuto subito virale. Il provvedimento, sottoscritto anche dalle consigliere Anna Checci e Lorena Roscetti, impegna l’Amministrazione ad «attivare tutti gli strumenti previsti dalla Legge Regionale n.13 del 19 luglio 2019 che consente la richiesta da parte dell’ente Comune alla Regione Lazio, di agire per tutelare quei siti già contaminati e/o inquinati», al fine di ottenere da quest’ultima il riconoscimento dell’«area dell’Inviolata come ad elevato rischio di crisi ambientale».

E ottenuto questo, il resto dovrebbe venire da sé, in quanto nei siti identificati come tali è vietato qualsiasi tipo di iniziativa capace ad appesantire ulteriormente le condizioni sanitarie e ambientali. Quindi il TMB subirebbe uno stop a prescindere, considerato il fatto che all’Inviolata, dove sorge, è stato riscontrato, stando alle rilevazioni dell’ARPA, «uno stato di inquinamento che per qualità e quantità degli inquinanti, è di sicuro dovuta all’attività di discarica», chiuse le virgolette.

La mossa è di certo sottile, rappresenta, se vogliamo, un chiaro scacco al re alla maggioranza pentastellata, capitanata da Barbet.

«È uno strumento legislativo reale, non mi sono inventato nulla, utile per impedire l’attivazione dell’impianto», commenta Zarro, «è stato utilizzato dal Comune di Patrica per difendere la Valle del Sacco. Mi chiedo perché la Giunta non si sia mossa prima». Infatti, perché? Nonostante tutto, il consigliere auspica un’ampia condivisione dell’atto, «questi temi non hanno colore politico», ribadisce, ma finora, contrariamente alle aspettative, non c’è stata alcuna presa di posizione ufficiale. «L’Amministrazione dice una cosa e ne fa un’altra», incalza infine Zarro, «è vero che si dice contraria al TMB ma poi per il bando sui rifiuti ha utilizzato tariffe come se l’impianto fosse operativo. A questo punto vediamo come si muoverà in Aula con l’Ordine del Giorno che, redatto anche grazie ai suggerimenti del consigliere Cacciatore, recepisce una legge regionale votata dal Pd e dal M5S».




Referendum, Sinistra Classe Rivoluzione: “Una farsa a cui diciamo no”

Dopo il rinvio dovuto all’epidemia di Covid-19, il 20 e 21 settembre si terrà il referendum per la conferma della legge di revisione costituzionale con cui è stata decisa la riduzione del numero dei parlamentari: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Essendo un referendum confermativo, non è previsto alcun quorum.

Si tratta di una riforma fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, che ne aveva fatto uno dei pilastri del “contratto di governo” con la Lega, sbandierandola come uno strumento fondamentale per combattere gli sprechi e sconfiggere “la casta”.

Approvata a cavallo dell’avvicendamento tra il primo e il secondo governo Conte, la proposta di legge ha ricevuto dapprima il voto contrario al Senato del Partito Democratico e di Liberi e Uguali, che nel luglio del 2019 erano ancora all’opposizione, prima di cambiare idea una volta sostituito Salvini al governo: nell’ottobre 2019, alla Camera, la legge è stata approvata con il voto favorevole di tutti i principali gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione.

I cittadini sono dunque chiamati a confermare (con il sì) o a respingere (con il no) la modifica della Costituzione. Modifica che (a differenza di quella a suo tempo proposta dal governo Renzi e clamorosamente bocciata dal referendum del 2016) riguarda in buona sostanza soltanto il numero dei parlamentari, senza incidere in alcun modo né sulle funzioni delle due camere, né sulle modalità di elezione.

Vuoi per via di questo bizzarro iter di approvazione, vuoi perché nel frattempo le priorità sono decisamente cambiate, la campagna elettorale si svolge in questi giorni in sordina, e soprattutto con argomenti debolissimi e viziati su un fronte come sull’altro.

Le ragioni del Sì

Di fatto, l’unico argomento ripetuto fino alla nausea dai promotori della legge di revisione, e in particolare dal M5S, è quello della lotta gli sprechi e alla “casta”: il taglio dei parlamentari – si dice – comporterà un bel risparmio ai conti pubblici.

L’argomento muove da una premessa condivisibile: i circa ventimila Euro intascati ogni mese da ciascun parlamentare, in un paese in cui circa venti milioni di persone vivono sotto la soglia o a rischio di povertà, sono un’infamia senza appello. Scandali come quello dei deputati che hanno chiesto il bonus di 600 Euro non fanno che esacerbare la sacrosanta indignazione popolare contro l’attuale ceto politico.

Indubbiamente milioni di lavoratori voteranno Sì con l’intento di dare colpire partiti e parlamentari che giustamente disprezzano e odiano sia per le leggi che approvano, che per i loro privilegi. Purtroppo però meno parlamentari non significherà meno privilegi, bensì più privilegi (legali o meno) per quelli che restano, che avranno ancora più potere e si distaccheranno ancora di più dal “popolo sovrano” che pretendono di rappresentare. Lo dimostra anche la riduzione già effettuata dei consiglieri regionali e comunali, che non ha certo fermato sprechi, corruzione e privilegi.

Inoltre, il semplice taglio del numero dei parlamentari di per sé non risolve affatto né il problema politico, né tanto meno quello meramente economico. Sotto questo aspetto, in particolare, si è calcolato che il risparmio connesso alla riforma ammonterebbe al massimo a circa cento milioni di Euro all’anno – in realtà la somma è anche (notevolmente) inferiore, dal momento che parte dei compensi ritorna nelle casse dello Stato sotto forma di tasse e contributi. Dunque parliamo di una goccia nel mare, sostanzialmente irrilevante rispetto al bilancio statale: per averne un’idea, il debito pubblico italiano ammonta attualmente a oltre 2.500 miliardi di Euro, ossia venticinquemila volte tanto.

Se davvero si volesse affrontare seriamente la questione dei costi della “politica” e stroncare il parassitismo dell’attuale ceto parlamentare, l’unica soluzione efficace dovrebbe essere invece quella di tagliare gli stipendi di tutti i parlamentari, portandoli al livello dei salari di un operaio specializzato: non solo il risparmio sarebbe enormemente superiore, ma verrebbe eliminato uno dei principali elementi materiali alla base del concetto stesso di “casta”. Ma ovviamente questa proposta, che fa parte storicamente delle rivendicazioni del movimento operaio e della nostra organizzazione in modo particolare, non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di Di Maio e soci.

Il fronte del No

Il fronte del No è quanto di più politicamente eterogeneo si possa concepire. Tra i partiti che hanno approvato la riforma in Parlamento, soltanto Sinistra Italiana ha avuto il “coraggio” di cambiare apertamente idea, mentre il partito di Renzi, Italia Viva, più prudentemente lascia “libertà di coscienza”. Sono preoccupati di perdere le loro poltrone, così come quei parlamentari di Forza Italia e perfino dello stesso M5S che si sono schierati per il No contro le indicazioni dei rispettivi partiti. All’interno del PD il dissenso rispetto alla linea ufficiale, di sostegno al Sì, è legato anche ai giochi di potere interni al partito, con un fronte che va dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ex renziano, fino a Gianni Cuperlo, dirigente della corrente di “sinistra”. Giochi in cui si inserisce anche la Cgil, che in una nota ufficiale dà un giudizio negativo della riforma ma non prende posizione per il No pur di evitare scontri con il governo.

Sono diversi poi i comitati per il No sorti negli ultimi mesi. Dal comitato “giovanile” NOstra ai “costituzionalisti per il No” (ma naturalmente ci sono anche altri “costituzionalisti per il Sì”), fino alle immancabili Sardine, questa volta sulla scia di Emma Bonino. L’enfasi di questi gruppi è tutta sul rispetto e la difesa della Costituzione, delle istituzioni e della “democrazia”. Al di là della retorica, anche questi sono argomenti puramente formali e sostanzialmente vuoti. Fuori dalla “bolla” in cui vivono evidentemente questi accademici e questi attivisti da salotto, non c’è nessuno che non veda oggi che le istituzioni repubblicane sono marce fino al midollo, che la carta costituzionale è soltanto un pezzo di carta, che la “democrazia” è un’illusione in un Paese in cui la forbice della disuguaglianza non è mai stata così ampia. Anche questi sono argomenti inconsistenti, destinati a essere ignorati (giustamente) da gran parte dei lavoratori e dei giovani in cerca di una via d’uscita al vicolo cieco della crisi.

Sinistra Classe Rivoluzione: “Perché voteremo No

“Non nutriamo alcuna fiducia nelle istituzioni e nella “democrazia” borghese, né abbiamo particolari timori reverenziali nei confronti della Costituzione. Il sistema parlamentare, dove agli elettori è permesso votare ogni quattro o cinque anni un proprio ”rappresentante”, inamovibile sino all’elezione successiva, è una farsa. Difendiamo la superiorità della democrazia operaia, basato sui consigli (soviet) dove i lavoratori possono eleggere e revocare in qualunque momento i propri rappresentanti.

Finché restiamo nel sistema parlamentare capitalista, sosteniamo il massimo livello possibile di democrazia e rappresentanza. Da nessuna delle forze politiche impegnate sui due fronti arriva una proposta di riforma dove gli elettori, compiuti i 18 anni, siano tutti elettori sia attivi che passivi. Questo si potrebbe ottenere abolendo semplicemente il Senato, nonché la soglia dei 25 anni di età per essere candidati.

Men che meno ci interessano giochi di posizionamento tattico nei confronti del PD o del governo. Tuttavia siamo contrari a questa riforma e il 20-21 settembre voteremo No al referendum.

Il taglio dei parlamentari non farà che ridurre la rappresentanza in generale e rendere ancora più ardua la partecipazione e l’elezione di candidati e forze politiche davvero alternativi e contrari al sistema. In alcune regioni sarebbe impossibile eleggere deputati degli schieramenti che perdono le elezioni. Dall’altro, e conseguentemente, vedremo il rafforzamento della rappresentanza della classe dominante, che potrà ancor più facilmente di adesso imporre la proprie priorità e i propri interessi. Vanno in questa direzione tutti gli argomenti che sottolineano la maggiore “efficienza” di un parlamento con numeri ridotti: efficienza nell’approvare le misure di austerità necessarie per far ricadere sui lavoratori e sui giovani gli effetti della crisi! Si tratta di processi già esistenti e in fase avanzata, come dimostra oltretutto il ricorso sempre più massiccio alla decretazione d’urgenza e al voto di fiducia.

Il punto fondamentale rimane la necessità per i lavoratori di avere un partito che dia voce alle loro istanze: un partito di classe che oggi non esiste e che deve essere costruito, un partito che dovrà poter avere in Parlamento una tribuna, ma che soprattutto dovrà guidare la classe lavoratrice nelle lotte, per sostituire a questa democrazia sempre più marcia un governo dei lavoratori”.