Coronavirus, 3678 casi in un solo giorno: numeri che non si registravano da metà aprile

Balzo dei contagi Covid in Italia, con l’incremento dei casi che per la prima volta dopo mesi torna sopra i tremila in un solo giorno: secondo il bollettino dei ministero della Salute nelle ultime 24 ore sono stati registrati 3.678 casi, mille più di martedì, un incremento che non si registrava da metà aprile. Il numero dei contagiati, comprese vittime e guariti, sale così a 333.940. In aumento anche il numero delle vittime – 31 in un giorno, ieri erano 28 – tornato sui valori di fine giugno.

Tra le regioni ben cinque hanno almeno trecento nuovi casi e ancora una volta è la Campania a far segnare l’incremento maggiore, con 544 casi. Seguono la Lombardia (520), il Veneto (375), il Lazio (357) e la Toscana (300). Incrementi consistenti si registrano anche in Piemonte (+287), Sicilia (213), Puglia (196) ed Emilia Romagna (193). Nessuna regione fa segnare zero casi

In giornata il commissario straordinario Domenico Arcuri aveva parlato della pandemia in Italia. “Siamo attrezzati – ha detto – a contenere la forza di una eventuale seconda ondata pandemica. Per i numeri che abbiamo realizzato finora, però abbiamo bisogno di rafforzare il territorio”. Arcuri ha ringraziato i medici, ricordando che “durante l’epidemia la medicina del territorio è stata sotto stress ed ha perduto molte vite con comportamenti spesso eroici “.

“Abbiamo dei numeri ancora nei limiti della normale gestione, ma dobbiamo prepararci alla possibilità che crescano”. “Per ora – ha spiegato – abbiamo stabilizzato 7.000 posti di terapia intensiva e 15mila di sub intensiva, e abbiamo già avviato un piano di rafforzamento delle reti ospedaliere Covid che porteranno altri 3.500 posti stabili in intensiva e 4.500 in sub intensiva. In questo momento ci sono circa 300 nostri concittadini in terapia intensiva”. All’inizio dell’epidemia, ha ricordato Arcuri, “avevamo 5.179 posti di terapia intensiva e 6.000 nelle malattie infettive e pneumologiche che potevano diventare di terapia sub intensiva. Al picco dell’emergenza avevamo attrezzato fino a 9.500 posti in intensiva e 30mila in malattie infettive e pneumologia”.

“Ieri – ha evidenziato – eravamo il diciottesimo Paese per numero di contagiati e il 21 marzo eravamo il secondo; il 21 marzo avevamo 793 morti e ieri erano 28; sempre a marzo avevamo 6525 posti in terapie sub intensive e ieri erano 14mila, avevamo fatto 26mila tamponi e ieri 99mila. Il risultato è che la Francia ha registrato ieri 34mila nuovi contagi, la Spagna 23mila, la Gran Bretagna 11mila e l’ italia 2677, cioè 15 volte meno che in Francia . Noi dobbiamo essere orgogliosi dello sforzo che abbiamo fatto in questi mesi. Siamo stati una comunità responsabile”.




Emergenza idrogeologica, i dati e i progetti di intervento dell’ANBI

Se i gravi danni subiti dal canale Cavour e dalle risaie sono l’immagine di un territorio agricolo, messo in ginocchio dalla violenza degli eventi atmosferici sul Nordovest dell’Italia, l’analisi dei dati diffusi dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche permette di comprendere l’evolversi dell’emergenza idrogeologica.

L’ondata di piena, dopo aver attraversato il Piemonte, sta riversandosi nel fiume Po, raggiungendo la Lombardia ed indirizzandosi progressivamente verso il delta; esemplare è quanto si registra al rilevamento di Cremona, dove la portata è pari a circa 5.770 metri cubi al secondo contro una media del periodo pari a mc. 1.487 .

In Emilia Romagna sono in piena sono i fiumi Secchia, ma soprattutto Trebbia (mc/sec 51,68 contro una media del periodo pari a mc/sec 17) e Taro (mc/sec 72,89 contro una media stagionale di 9,35 metri cubi al secondo).

La lettura di alcuni dati dei fiumi piemontesi ben illustra cosa accaduto lo scorso 3 Ottobre: in poche ore, la portata del Tanaro è schizzata a 942 metri cubi al secondo (un anno fa era mc/sec 14.1), il Cervo ha toccato quota 936 contro mc/sec 15,3 in questo periodo del 2019; la Dora Baltea ha raggiunto la portata di mc/sec 797 (un anno fa, mc/sec 45) per poi scendere repentinamente, dopo 24 ore, a mc/sec 225; analoghi andamenti si sono registrati per Sesia e Stura di Lanzo, ma anche Toce, Agogna, Vermegnana, Gesso e Pesio, creando situazioni di grave criticità.

“E’ evidente che di fronte a piogge che, in poche ore, riversano sul territorio la quantità d’acqua, che generalmente cade in sei mesi, si può solo incrementare la capacità di resilienza, migliorando l’efficienza della rete idraulica – chiarisce Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Per questo, il piano per la sistemazione idraulica del territorio, precedentemente redatto dai Consorzi di bonifica ed irrigazione piemontesi, prevede 54 progetti definitivi ed esecutivi, cioè cantierabili, per un importo complessivo di quasi 540 milioni di euro, in grado di attivare circa 2.700 posti di lavoro.”

Tra gli interventi più significativi, previsti in Piemonte, si segnalano l’adeguamento degli alvei del torrente Sessera ( € 150.050.000,00), del diramatore Quintino Sella (€ 22.700.000,00), del Canale Cavour (€ 40.800.000,00), del cavo Montebello (€ 21.910.000,00).

Analoga è la situazione registrata in Liguria, dove i fiumi Roya, Centa, Argentina, Vara sono passati, in pochissimo tempo, da livelli inferiori ad 1 a quote tra i 6 e gli 8 metri sullo zero idrometrico. Nella regione, l’unico Consorzio di bonifica ad oggi operante (il “Canale Lunense”) ha pronti 5 progetti di manutenzione straordinaria del territorio per un importo complessivo di € 2.517.000,00.

“Non possiamo che risollecitare la Regione Liguria, con la quale era già avviata una positiva interlocuzione, ad incentivare la costituzione di altri Consorzi di bonifica in un territorio particolarmente fragile – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – La risposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici non possono, infatti, essere gli stati di calamità, che ristorano solo il 10% dei danni subiti. Servono politiche di prevenzione, che devono vedere il diretto coinvolgimento delle comunità locali, così come avviene nei nostri enti consorziali, secondo i principi di sussidiarietà ed autogoverno.”




Governo, nuovo DPCM su Coronavirus: nessuna chiusura locali o restrizione su orari

Il governo al lavoro sulle nuove misure che saranno contenute nel Dpcm. Intanto fonti di Palazzo Chigi sottolineano che “non c’è nessuna intenzione da parte del governo di chiudere ristoranti, bar e locali come si legge su alcune testate, né di anticiparne l’orario di chiusura introducendo di fatto un coprifuoco”. 

Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e il ministro della Salute Roberto Speranza, a quanto si apprende, incontreranno i presidenti di Regione, i rappresentanti dell’Anci e dell’Unione delle province per illustrare i contenuti del nuovo dpcm e del decreto per una stretta alle nome anti contagio da Coronavirus, di cui domani Speranza riferirà alle Camere. L’incontro dovrebbe precedere il Consiglio dei ministri convocato alle 21 su decreti sicurezza e Nadef, ma la convocazione non è stata ancora diramata. 

“Escludiamo” nuovi lockdown, “ma per escluderli dobbiamo evitare i contagi. Proprio perché l’obiettivo è non dover tornare a nuovi lockdown, dobbiamo mettere un surplus di attenzione e rigore nel contenimento del virus”, ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a RaiNews24. 

“La scuola non ha avuto un impatto su aumento contagi se non residuale: nelle prime due settimane il personale docente contagiato è lo 0,047 per cento del totale, gli studenti lo 0,021 per cento, personale Ata 0,059%. I contagi nelle scuole sono casi sporadici e sono stati contratti per lo più fuori dalle scuole. E’ convinzione di tutti che serve molta più prudenza nella fasi che riguardano il pre e il post scuola”. Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. “Restiamo molto prudenti ma al momento i dati sono positivi e questo ovviamente è confortante per tutti”, ha detto ancora al termine di una riunione con l’Istituto Superiore di Sanità e il Comitato Tecnico Scientifico, in cui è stato tracciato un primo bilancio sulla riapertura delle scuole. 

“Il virus sta tornando, ma noi siamo più forti, lo abbiamo già dimostrato – ha scritto su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio -. E per questo motivo non dobbiamo abbassare la guardia. Usiamo le mascherine e rispettiamo tutte le norme anti Covid. Dimostriamo al mondo chi siamo. Anche perché grazie al senso civico e all’atteggiamento responsabile degli italiani abbiamo superato già una volta questa crisi sanitaria”.

La ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, rispondendo a una domanda sui trasporti nel prossimo Dpcm ha detto che “valuteremo se ci saranno delle modifiche da fare anche alla luce delle evidenze di questi giorni, soprattutto sul trasporto pubblico locale”. E alla domanda se potrà cambiare la capienza degli autobus risponde “no”, a margine di un convegno nella sede della Cgil.

Un appello a tutta la popolazione di Milano e in particolare ai giovani ad indossare la mascherina in questo momento in cui i contagi stanno risalendo. A lanciarlo dalle sue pagine social è il sindaco, Giuseppe Sala. “La prima domanda che dobbiamo farci è cosa possiamo fare noi sindaci, cittadini e la parola del giorno è mascherina – ha detto -. Io vi prego utilizzate la mascherina, tutti, lo dico in particolare ai giovani cercando di essere sempre vicino e comprensivo, ma utilizzatela perché è assolutamente importante”. Sala ha poi aggiunto, parlando del momento storico, che ” è chiaro che questa è una vita, una società anomala, ma è vita e ve lo dice uno che è passato anche in momenti più difficili e forse per questo apprezza di più questa vita anomala. Proteggiamola”. 




Regione Lazio, l’ex M5s Marco Cacciatore aderisce a Europa Verde: “il movimento non esiste più”

«Sono fuoriuscito dal M5S perché portavo avanti un programma che nei contenuti somigliava alle istanze ecologiste da sempre portate sostenute dai Verdi ma hanno prevalso i bastoni tra le ruote che mi sono stati messi, specie nel rapporto con Roma Capitale». A parlare è Marco Cacciatore, Presidente della Commissioni regionale Rifiuti, Urbanistica e Politiche abitative. Si scrolla di dosso l’identità grillina, ormai consunta, ed entra in Europa Verde.

Il passaggio ufficiale giovedì mattina, 1 ottobre, nella conferenza stampa indetta di fronte all’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio. «La riuscita di molte delle mie iniziative», ha dichiarato Cacciatore, «è dovuta anche al lavoro svolto dai Verdi in passato. Continuerò a portare in Regione Lazio il colore verde, i temi della giustizia ambientale e della giustizia sociale benché la mia collocazione non cambi».

Lo strappo lo scorso giugno, «il MoVimento non esiste più», aveva tuonato anche ai microfoni de L’Osservatore d’Italia, «la deriva è iniziata con l’elezione di Virginia Raggi. Rispetto al programma con cui si è presentata agli elettori, questi anni in Campidoglio sono stati un fallimento. Non solo non sono riusciti a portare a termine gli obiettivi, ma in molti casi – su tutti i rifiuti – non ci hanno neanche provato e non hanno mai dato ascolto né alla base né, ancor più grave, ai loro stessi Municipi». Una bordata micidiale. «La raccolta differenziata, secondo il programma, doveva essere al 70% entro il 2021, al momento siamo al 47% per i più ottimisti. Il quasi-fallimento di AMA, che avrebbe aperto, anzi continua a poter aprire le porte ad Acea, con ingenti partecipazioni private».

Poi la storia della discarica di Monte Carnevale, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Sono passati a “mai più discariche a Malagrotta” alla scelta di quel sito, sul quale dopo aver depositato un esposto a tutela della cittadinanza, che sollevava perplessità per atti tanto comunali quanti regionali, manifestando preoccupazione sul fatto che casualmente il sito fosse divenuto di proprietà di uno dei più grandi monopolisti privati nel settore delle discariche, il sottoscritto è stato sospeso dal M5S». E, infine, l’emendamento sull’ATO a sé stante di Roma, anch’esso fortemente osteggiato dal M5S – e non se ne capiscono le ragioni -, ripreso dall’assessore Valeriani e approvato insieme al “Piano Rifiuti” dal Consiglio regionale agli inizi di agosto.

L’adesione ai Verdi rappresenta un passaggio naturale, l’incontro tra esperienze diverse ma con lo stesso comune denominatore, «che può e deve proiettarsi dal livello locale e regionale a quello nazionale ed europeo», ha proseguito Cacciatore nella conferenza stampa, «serviva in Consiglio un soggetto ecologista, che rappresenta la continuazione della mia traiettoria». Dal palco invita la base ambientalista del MoVimento «a guardare all’alternativa che Europa Verde saprà costruire nel panorama politico nazionale», e chiarisce che non sosterrà automaticamente la maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale: «sono sempre stato disponibile al dialogo e continuerò ad esserlo su temi e obiettivi per il territorio. Non sarò disponibile a votare atti che cedono troppo spazio a logiche di profitto».

«Do il benvenuto a Marco Cacciatore», sono state le parole di Angelo Bonelli, Coordinatore dell’esecutivo nazionale dei Verdi, «la sua adesione testimonia una volta di più come, nel M5S, la stella dell’ambiente sia ormai spenta. La sua è un’entrata dal valore altamente simbolico dal punto di vista politico: attraverso la sua scelta, facciamo appello alle elettrici e agli elettori del M5S affinché possano trovare in Europa Verde una casa comune». «In questi anni, Cacciatore è stato punto di riferimento per tante battagli ambientaliste», ha aggiunto Filippo Zaratti, Coordinatore nazionale di Europa Verde, «dall’ampliamento del Parco dell’Appia Antica che i Verdi avevano promosso, alla questione della discarica di Monte Carnevale, su cui è stato inflessibile. Oggi si apre una fase importante nella costruzione di una forza ecologista aperta, radicata nel territorio e punto di riferimento per uomini e donne che vogliono prendersi cura dell’ambiente nella nostra regione. L’adesione di Marco Cacciatore rafforzerà queste istanze anche in un rapporto dialettico con la Giunta Regionale». Per il portavoce dei Verdi nel Lazio Nando Bonessio, «le azioni già svolte da Marco Cacciatore in Consiglio Regionale del Lazio sono ottimi biglietti da visita, ma, con l’arrivo dei fondi europei per la ripresa, ci saranno tanti progetti da sostenere per puntare sulla conversione ecologica dei modelli economici e produttivi: in questo, l’attuale maggioranza regionale, non potrà fare a meno dell’esperienza di Marco».




Roma, Colli Aniene: l’amministrazione Raggi fa un salto indietro nel tempo di 13 anni. Si torna ai cassonetti stradali

Rifiuti anno zero, un balzo indietro di 13 anni. È, in sintesi, il commento di Roberto Scacchi, Presidente di Legambiente Lazio, davanti alla decisione presa in maggio dal Campidoglio di fermare la raccolta Porta a Porta a Colli Aniene, quartiere tra la Tiburtina e l’A24 nel IV Municipio. «Si torna ai cassonetti stradali», tuona, «impossibile fare peggio».

È un attacco fontale quello che l’esponente di Legambiente Lazio riserva all’Amministrazione guidata dalla Raggi, in cerca del bis, che sull’argomento non brilla per efficienza. «Colli Aniene è stato uno dei primi quartieri della Capitale a inaugurare il porta a porta nel 2007», spiega Roberto Scacchi, «con il cambio di modello la percentuale di differenziata passò dal 17% al 63%. Ma da oggi, come annunciato a maggio scorso dal Campidoglio, tornano i cassonetti».

«Così a Roma, torniamo indietro di 13 anni in un colpo solo – prosegue – da un lato si discute di una nuova Malagrotta, dall’altro la Capitale rinuncia come se niente fosse a una delle prime, riuscitissime, raccolte porta a porta: impossibile fare di peggio nella gestione dei rifiuti. Se la raccolta domiciliare non funziona a dovere, bisogna lavorare per farla funzionare, invece a Roma arriva anche questa ulteriore, sciagurata decisione. Quello che sta avvenendo è inverosimile se pensiamo a quanto, in Campidoglio, ci si sia riempita la bocca negli ultimi anni di politiche rifiuti zero, obiettivi oltre il 70% di differenziata e promozione dell’economia circolare».

«Siamo all’anno zero nella gestione dei rifiuti», va avanti Roberto Scacchi, «la percentuale di differenziata è paralizzata intorno al 45% e invece dei nuovi impianti per l’economia circolare come i biodigestori anaerobici, si parla solo di una nuova discarica a Malagrotta. Grazie a quanto fatto da questa Amministrazione sui rifiuti, invece di una ripartenza sostenibile e una riconversione ecologica dell’economia, sprofondiamo indietro di 13 anni».




Psicologi in piazza contro il ministro Manfredi: “Non ha rispettato le promesse”

Il sit-it di protesta si è tenuto oggi davanti al Miur: “Il governo da mesi finge di ascoltarci e darci ragione ma non modifica la normativa vigente: ci sentiamo presi in giro”

Sono scesi in piazza oggi, davanti al Miur a Roma, gli psicologi in protesta contro il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, da mesi “presi in giro dal governo” spiega Davide Pirrone,  portavoce del Movimento spontaneo nao per riunire i circa 10mila abilitandi in Psicologia.

“Siamo qui – ha spiegato a margine del sit-in – per chiedere al ministro la riformulazione dell’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di psicologo. Ad oggi infatti, a poco più di un mese dalla prossima sessione d’esame la cui data d’inizio è prevista per novembre, non sono ancora chiare le modalità di esaminazione e le tempistiche di svolgimento per tutti coloro che aspettano l’abilitazione”.

A causa dell’emergenza covid, infatti, le modalità di svolgimento dell’esame sono state modificate. Prima della pandemia consisteva in tre prove scritte più un colloquio orale: una prima prova incentrata sulla psicologia generale, una seconda dedicata alla progettazione di un intervento e una terza riguardante l’analisi di un caso clinico reale e per potervi accedere era necessario un tirocinio professionalizzante di mille ore distribuite in due semestri. Alle prove seguivano poi un colloquio orale sull’analisi del tirocinio e uno sulla conoscenza e sulle capacità di applicazione del codice deontologico. “Allo stato attuale invece – continua Pirrone –  tutte le prove sono state sostituite da un colloquio telematico di cui continuano a non essere chiare né le modalità né i tempi: sostanzialmente, quindi, ci apprestiamo ad affrontare un esame che risente di una serie di criticità non indifferenti, prima su tutte quella inerente le modalità di valutazione, che risultano essere diverse da ateneo ad ateneo nonostante si tratti sulla carta di un esame ‘di Stato’”. Non solo, spiega il portavoce del movimento: “Sembra quasi uno scherzo di cattivo gusto, ma nel caso in cui durante la prova d’esame dovesse ‘cadere’ la connessione… il candidato viene automaticamente bocciato. Non è pazzesco?”. 

La manifestazione di oggi è avvenuta esattamente tre mesi dopo l’ultima protesta, che si è tenuta davanti a Montecitorio lo scorso 12 giugno, durante la quale gli abilitandi chiedevano incontri esaustivi con il ministro Manfredi e con i rappresentanti del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli psicologi: “Sì – ha proseguito Pirrone –  abbiamo incontrato sia il ministro che i rappresentanti dell’Ordine, ma da quegli incontri non è cambiato praticamente nulla: le linee guida emesse non sono vincolanti e danno comunque agli atenei universitari piena discrezionalità sulle modalità di svolgimento e di valutazione. In ogni occasione di incontro con le istituioni ci è stata ribadita la volontà del governo ad attuare le modifiche necessarie al fine di accogliere le nostre richieste ma nei fatti, e nonostante tutti i proclami e le dichiarazioni a mezzo stampa fatte dal ministro, finora è rimasto tutto lettera morta. Siamo scesi in piazza oggi rispettando tutte le regole anti-contagio è in maniera discreta, ma non possiamo proprio più aspettare: Manfredi deve ascoltarci e rispettare le promesse”.




Sabrina Alfonsi, presidente I Municipio: “Roma allo sbando e Raggi affronta tema violenza sugli uomini. distante dalla città e dalle donne”

Nota della Presidente del I Municipio Capitolino Sabrina Alfonsi: “Quando il Movimento 5 Stelle si è insediato in Campidoglio uno dei primi atti è stato quello di abolire la Commissione delle Elette, un luogo politico trasversale e corale che accoglieva tutte le donne elette, senza distinzione di colore politico. Un luogo delle donne a tutti gli effetti, all’interno delle istituzioni democratiche, abolito per essere sostituito dalla Commissione Pari Opportunità, che come tutte le commissioni funziona con rappresentanza politica in percentuale e ha altri obiettivi. Potevano essere mantenute entrambe. Perché eliminare questo luogo di dialogo e confronto? La disgregazione dei luoghi delle donne è iniziato in quel momento da parte del M5S ed è proseguita con l’attacco alla Casa Internazionale e a Lucha y Siesta. Il significato politico di quell’atto, passato come progresso, come normalità, esce oggi in tutta la sua fredda motivazione. Domani in questa Commissione, presieduta da Gemma Guerrini, si discute di violenza sugli uomini maltrattati, cercando pericolosamente di veicolare una narrazione che equipara i casi di violenza sugli uomini a quelli, innumerevoli, di violenza subita dalle donne. Non è così e non lo sarà mai, fino a che avremo numeri così schiaccianti dei casi di violenza maschile sulle donne, e non ne avremo eradicato le cause, che risiedono nel senso di potere, dominio e controllo che gli uomini da sempre pretendono di esercitare sulle donne. Non è la stessa cosa, ce lo dicono i numeri e ce lo raccontano le cause. La Commissione Pari Opportunità deve lavorare appunto sul suo tema dedicato: le pari opportunità. Penso al gender pay gap, i congedi parentali obbligatori anche per i papà, come sta ad esempio accadendo in Francia. E tutto questo mentre la Sindaca Raggi dichiara che il contrasto alla violenza sulle donne è uno dei temi portanti della sua campagna elettorale. Francamente lo trovo paradossale. Ce lo dimostri, restituendo i luoghi alle donne e affrontando il tema della violenza sulle donne in modo deciso, con politiche attive e senza appiattire tutto in un’unica narrazione”.




Villa San Giovanni, diritto alla salute: cittadini in piazza per difendere l’ambulatorio

Nonostante la minaccia incombente della pioggia e la necessaria cautela imposta dalla prevenzione del contagio da Covid-19, la cittadinanza di Villa San Giovanni si è impegnata in un ammirevole esercizio di democrazia nel partecipare, sabato scorso, all’assemblea pubblica indetta dalla Rete “Salviamo il Poliambulatorio di Villa San Giovanni”.
L’iniziativa, maturata nel quadro di riunioni pubbliche settimanali aperte a tutti, ha rappresentato un passaggio della mobilitazione cittadina volta a scongiurare il rischio di chiusura del presidio sanitario villese, che negli ultimi anni è andato incontro a considerevoli tagli di servizi e divisioni mediche. Oltre alla drastica riduzione dei servizi prettamente sanitari, a preoccupare è anche la contrazione del comparto amministrativo del poliambulatorio, che costringe pazienti e loro familiari a recarsi fuori comune per istituire varie pratiche o a trascorrere ore in attesa sotto il sole o la pioggia, senza il benché minimo rispetto del distanziamento sociale.
Ma, oltre a lanciare con determinazione un grido d’allarme sulle sorti del poliambulatorio, la Rete intende stimolare una presa di coscienza civica in merito alle politiche sanitarie che a tutti i livelli, da quello nazionale a quello locale, stanno drammaticamente mettendo a rischio l’accesso alle cure e il diritto universale alla salute, sancito peraltro dalla Costituzione repubblicana. L’assistenza domiciliare integrata, il Punto di Emergenza Territoriale (PET), gli accordi mai attuati tra Comune di Villa San Giovanni e ASP provinciale: i temi toccati sabato sono stati diversi, a testimonianza di come la sanità – e le diseguaglianze o l’ingiustizia sociale che determinano la portata dell’accesso alle cure e alla salute – sia oggi oggetto di una rinnovata percezione, dopo i mesi più bui della pandemia ancora in corso.
All’assemblea di sabato sono stati invitati i sindaci degli otto comuni dell’ambito sanitario-amministrativo (Villa San Giovanni, Campo Calabro, Fiumara, San Roberto, Calanna, Laganadi, Sant’Alessio in Aspromonte e Santo Stefano in Aspromonte). Il Poliambulatorio, è bene ricordarlo, raccoglie anche l’utenza dai comuni di Bagnara Calabra, Scilla, Sant’Eufemia d’Aspromonte, San Procopio e Sinopoli, nonché dalle frazioni Catona e Gallico di Reggio Calabria.
Presenti finalmente in piazza anche i sindaci del comprensorio, anche se in posizione defilata. Ad intervenire la sindaca facente funzione di Villa San Giovanni, Richichi, il sindaco di Campo Calabro, Repaci, e quello di Scilla, Ciccone. Durante i loro interventi hanno comunicato di aver incontrato a Palazzo San Giovanni il direttore del Distretto Sanitario Tirrenico, Salvatore Barillaro. Una scelta, questa, che ha lasciato perplessi i partecipanti all’assemblea: in tanti si sono chiesti perché il dirigente ASP abbia incontrato la parte istituzionale sottraendosi poi al confronto con i cittadini. Infatti, all’incontro erano stati invitati anche Commissari e dirigenza dell’ASP. La loro assenza riflette l’atteggiamento supponente e autoritario di chi non è interessato a dare risposte a una cittadinanza responsabile e vigile.
Le tante testimonianze rilasciate ieri da utenti della struttura, medici e cittadini che, come noi, hanno a cuore il bene comune, ci spingono a proseguire la mobilitazione fino a quando non otterremo risposte certe e non osserveremo segnali tangibili di cambiamento.
Non è più il momento delle promesse, degli inviti a pazientare, delle rassicurazioni a riporre fiducia nella classe dirigente. Questo è il momento dell’assunzione della responsabilità da parte della collettività, come testimoniano la disciplina, la pazienza e la passione che hanno contrassegnato la partecipazione all’assemblea di sabato, evento a cui seguiranno a breve altre iniziative, a partire da una raccolta firme che sarà presto organizzata per sottoscrivere le richieste indirizzate a ASP e istituzioni.




Grillo sospeso da e-bay: “Le attività sono un rischio per la community”

Beppe Grillo espulso da Ebay, la piattaforma di shopping on-line sui cui ieri «l’Elevato» aveva messo in vendita la sua pietra pomice per «smerigliare il cervello dalla stupidità umana». L’annuncio della sospensione permanente di tutti gli account correlati ad «elevatobeppegrillo» è stato notificato a Grillo da Ebay che ha anche rimosso il suo «articolo» in vendita.
«Gentile elevatobeppegrillo, dopo aver esaminato le attività correlate al tuo account abbiamo deciso di sospenderlo in quanto riteniamo che tali attività costituiscono un rischio per la community di eBay. Non abbiamo preso questa decisione con leggerezza. Ô tuttavia nostra priorità garantire un mercato affidabile in cui persone da tutto il mondo possano acquistare e vendere in sicurezza. Questa sospensione è permanente, per cui non potrai più prendere parte ad attività di acquisto o di vendita su eBay in futuro.

Qualsiasi altro account in tuo possesso o associato a questo account sarà inoltre sospeso» si legge nella comunicazione del sito di commercio che Grillo stesso pubblica sul suo profilo Fb. «Siamo spiacenti per il disappunto e il disagio che ciò potrà causarti, ma la nostra decisione è inappellabile» comunica ancora eBay che infine annuncia che l’oggetto «pietra pomice dell’elevato Beppe» verrà rimosso dall’elenco di quelli in vendita.
Alcuni giorni fa Beppe Grillo aveva postato un videomessaggio sui social mostrando la pietra pomice. Questo il testo: «Pietra pomice, firmata dall’Elevato. Serve a pulire, a grattare, a smerigliare il cervello della stupidità umana. In vendita su e-Bay a mille euro al pezzo, di meno non posso fare. Smerigliatevi, pulitevi, grattatevi l’anima con la pietra filosofale smerigliatrice dell’Elevato…».




Bracciano, passeggiata ecologica e di pulizia al “Fosso dei Quadri”: volontari rispondono all’appello del WWF e raccolgono quintali di rifiuti

BRACCIANO (RM) – Raccolti diversi quintali di materiale, tra carcasse di motocicli, elettrodomestici, materiali ingombranti e di risulta da ristrutturazioni edili, sparso in un ambiente talvolta caratterizzato da completa incuria e da vero spregio del territorio. Questo il risultato della passeggiata ecologica e di pulizia effettuata lungo alcuni tratti del territorio di Bracciano da parte di una ventina di volontari che hanno risposto all’appello rivolto dal Gruppo WWF Monti Sabatini.

L’iniziativa del Gruppo WWF era inserita nella più ampia manifestazione annuale “Urban Nature” prevista per il prossimo 4 ottobre in molte città che nel nostro paese, a vario titolo, studiano e divulgano l’importanza della biodiversità urbana e sono promotrici di esperienze civiche di gestione degli spazi verdi. In tale ambito, gli organizzatori si sono prefissi di procedere alla pulizia di alcune parti del Fosso dei Quadri, – importante canale che raccoglie le acque pluviali (chiare) provenienti, sia dalla parte alta di Bracciano (monte Cotognola), sia dal Fossato del centro storico cittadino -, che sfocia nel lago prima della spiaggia di Santo Celso.

Dalla fine degli anni ‘80 i paesi Sabatini, riuniti nel consorzio COBIS (Consorzio Bacino Idrico Sabatino) per la tutela della qualità delle acque del Lago di Bracciano, raccolgono e trattano i liquami prodotti prima della loro reimmissione nell’ambiente. Una ricognizione effettuata nei giorni precedenti all’operazione di bonifica, aveva evidenziato la presenza di numerosi rifiuti solidi ingombranti e altro materiale plastico e metallico, sia nelle immediate vicinanze, sia nell’alveo del Fosso che, se non raccolti, inevitabilmente con le piogge autunnali ed invernali si sarebbero riversati nel lago.

I volontari, dopo il raduno delle 9 in piazza Gen. Giardino (Pasqualetti), equipaggiati di pantaloni pesanti, camicie a maniche lunghe, scarponi e guanti da lavoro e “armati” di molle prendi oggetti, bastoni chiodati, pale ed attrezzi vari, i volenterosi hanno “pacificamente” invaso i tratti del fosso necessitanti degli interventi di pulizia pianificati, sotto la direzione del naturalista Luigi.

In condizioni ambientali di oggettiva difficoltà, tutto il ciarpame accumulato è stato selezionato, impacchettato per tipologia e poi trasportato all’isola ecologica comunale con il mezzo dei volontari di SalvaguardiAmo Bracciano.

L’iniziativa si è conclusa ben oltre le programmate ore 12:00, in un contesto di generale soddisfazione ed appagamento.

I partecipanti – donando parte del proprio tempo ed offrendo disinteressata disponibilità – hanno testimoniato il proprio genuino rispetto del territorio, serbando nel cuore la speranza di aver – con l’esempio – sensibilizzato le altre realtà civiche, e soprattutto quella parte della cittadinanza talvolta poco attenta, agli ideali di salvaguardia e cura del nostro paese ed in generale del nostro unico pianeta.

Gianni Palumbo




Elezioni regionali, Di Battista: “La più grande sconfitta della storia del M5s”

Sostanziale pareggio tra centrodestra e centrosinistra alle ultime elezioni regionali dove i 5 Stelle escono sconfitti ovunque, in ritirata non strategica al Sud, praticamente assenti al Nord.

Elezioni finite con un 3 a 3 dove il centrodestra, rispetto al gennaio scorso (quando si votò in Emilia-Romagna e il dem Stefano Bonaccini sconfisse la Lega), aggiunge comunque una regione nel proprio Risiko politico. Oggi, quindi, il centrodestra conduce 15 regioni a 5 rispetto al centrosinistra.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 24/09/2020

Un’evoluzione in cui l’Italia ha cambiato totalmente colore politico rispetto al 2014, quando lo strapotere dei governi “rossi” era di 16 a 4. Poi si è passati al 15 a 4 nel 2018, mentre il quadro è stato ribaltato nel 2019, quando il centrodestra ha rimontato, arrivando a condurre per 10 a 9 (non contando la Valle d’Aosta).

All’interno della coalizione di centrodestra sono iniziate subito le discussioni rispetto a un risultato che il leader della Lega, Matteo Salvini, aveva immaginato come molto più rotondo (“vinceremo 7-0”, aveva detto). Il leader della Lega ha però subito chiarito: “Nel centrodestra non ho competitor”. Secondo gli osservatori, questo risultato – unito a quello del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari: dove ha vinto il sì, con quasi il 70 per cento – dà respiro al governo e quelle che dovevano essere le elezioni della potenziale spallata sono diventate, dunque, le elezioni della stabilità.