Anbi, sperimentazione internazionale nei consorzi di bonifica: arricchimento organico dei terreni per contrastare il rischio idrogeologico di fronte ai cambiamenti climatici

E’ l’apporto di sostanza organica in terreni ormai impoveriti, una delle nuove frontiere della ricerca promossa da ANBI

Per iniziativa dei Consorzi di bonifica della Burana e dell’Emilia Centrale, un progetto di calibro europeo è in corso sull’Appennino emiliano tra le province di Parma, Reggio Emilia e Modena; si chiama Life AgriCOlture e coinvolge 15 aziende impegnate a verificare come, attraverso buone pratiche (regimazioni idrauliche, miglioramento della foraggicoltura e della gestione della sostanza organica nel settore zootecnico) sia possibile contenere i costi di produzione e stoccare l’anidride carbonica nel terreno, garantendo una più efficace azione di difesa del suolo.

“E’ una sfida importante, che coinvolge anche Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e Centro Ricerche Produzioni Animali, nell’ambito della transizione ecologica europea, di cui devono essere protagoniste le aziende agricole unitamente a cittadini, istituzioni, mondo produttivo. Da tempo – precisa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – siamo impegnati nella ricerca di soluzioni per arricchire i terreni con sostanza organica, utile anche a trattenere le acque di pioggia; suoli impoveriti e crescente desertificazione sono fenomeni conclamati in alcune zone del Paese, contribuendo all’abbandono dei terreni agricoli.”

L’incremento della sostanza organica nei terreni, attraverso l’impiego di tecniche agronomiche sostenibili, è fondamentale non solo per la fertilità, ma anche per valorizzazione del paesaggio e la salvaguardia idrogeologica del territorio; per questo, il Consorzio di bonifica Veneto Orientale, insieme all’Università di Padova, è impegnato nel progetto sperimentale TerritoriBio (Territori e Reti Rurali per Innovazioni Tecniche e Organizzative Rivolte a Imprese Biologiche) finalizzato a promuovere un’agricoltura 4.0 a partire dai fabbisogni riscontrati in aziende agricole, sia biologiche che convenzionali, presenti sui Colli Euganei e nel veneziano.

[L’intervista] – cliccare sulla foto per seguire

Da sinistra il Direttore Generale di ANBI Dr. Massimo Gargano e il Presidente della VIII Commissione Agricoltura e Ambiente On. Valerio Novelli intervistati da Chiara Rai a Officina Stampa del 12/11/2020 su cambiamenti climatici e agricoltura

In questo quadro, grandi sono le potenzialità delle colture di copertura, meglio note come “cover crops”, seminate nei periodi, in cui il terreno non sta ospitando colture da reddito ed utili ad aumentare i servizi ecosistemici, promossi dall’agricoltura a servizio dell’ambiente.

L’attività in corso sta analizzando l’effetto dell’apporto di differenti matrici organiche e dell’impiego di “cover crops” sulla capacità di ritenzione idrica del terreno, volano fondamentale nell’ assorbimento delle acque in eccesso. Allo stesso tempo, trattenere le acque consente di aumentare la riserva idrica nei suoli, migliorando la capacità di resistenza delle coltivazioni ai periodi di scarse precipitazioni. Obbiettivo della ricerca è quindi individuare nuovi sistemi di gestione agronomica con evidenti esternalità verso la tutela del territorio e la salvaguardia ambientale.

“Numeri alla mano – afferma Maurizio Borin, docente all’Ateneo patavino – è dimostrato come un piccolo incremento di sostanza organica su scala planetaria possa avere effetti considerevoli in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici.”

“Progetti come Life AgriCOlture e SOILBANK – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – testimoniano il concreto impegno dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, attraverso la ricerca, nella sfida ai cambiamenti climatici, cruciali per il futuro del Pianeta.”




Case prefabbricate: è boom di costruzioni “green”: ecco il trend per i prossimi anni

Case prefabbricate con certificazioni green, utilizzo di calcestruzzo drenante e riduzioni massicce delle emissioni di CO2 tramite additivi. Sono questi alcuni dei principali trend che secondo gli esperti interesseranno il mondo dell’edilizia, destinato a essere sempre più “green”. Un mercato che secondo ricerche internazionali avrà un vero e proprio boom entro il 2027, raggiungendo a valore oltre 187 miliardi con una crescita annua dell’8,6%.

L’emergenza globale in atto ha costretto industrie e governi a ripensare il proprio futuro in ambito edilizio, puntando a costruzioni sempre più attente alla salute e all’impatto ambientale. Il mercato green dell’edilizia è infatti in netta crescita, come segnalato da una recente indagine americana di Research & Markets pubblicata sulla testata Environmental Leader: a livello mondiale si prevede infatti un raggiungimento a valore di 187,4 miliardi di dollari entro il 2027 con un tasso di aumento annuale dell’8,6%. Uno scenario confermato anche dal World Green Building Council, secondo cui le infrastrutture e gli edifici punteranno a dimezzare del 40% le emissioni di carbonio entro il 2030, e del 100% entro il 2050. Ma quali sono, secondo gli esperti, i principali trend del futuro nell’ambito dell’edilizia sostenibile? A primeggiare saranno le case prefabbricate dotate di certificazioni green come la LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), più sicure dal punto di vista sismico e meno impattanti, seguite da un utilizzo massiccio di materiali ecologici come additivi in grado di limitare le emissioni e il calcestruzzo drenante. Ampio spazio anche agli “smart buildings”, sistemi gestiti in maniera automatizzata e integrata, e all’utilizzo della tecnologia 5G, che faranno da apripista a un’era di connettività che favorirà l’interconnessione di dati nel settore edilizio. “Appare ormai evidente come anche il mondo edilizio si stia preparando ad abbracciare un futuro sempre più green e attento alla sostenibilità. Anche noi ci stiamo muovendo in questa direzione poiché l’attenzione all’innovazione è da sempre parte integrante del nostro DNA – ha spiegato Paolo Novello, CEO di Chryso Italia – Per questo motivo abbiamo di recente implementato nel nostro portfolio di prodotti la tecnologia CHRYSO ICARE, ideata per supportare i produttori di cemento nel raggiungimento dei loro obiettivi e collaborare con loro nell’implementazione degli ultimi processi in materia di incremento delle resistenze meccaniche. In questo modo il Gruppo continuerà ad aiutare le imprese nei loro incessanti sforzi di ridurre le emissioni di CO2 e i costi di produzione”. L’importanza di puntare sul green non ha solo effetti benefici sull’ambiente, ma anche sulla qualità della vita: ad esempio, una ricerca del National Center for Biotechnology Information pubblicata su CNBC ha evidenziato come gli edifici sostenibili contribuiscano alla diminuzione dei livelli di cortisolo dei dipendenti che vi lavorano. E ancora, secondo un’indagine di Harvard Business Review pubblicata su New Indian Express, lavorare all’interno di edifici green aumenta del 40% la produttività. Uno scenario sostenibile che punterà tutto sull’intelligenza artificiale, rivelandosi essere ancora più “disruptive”: tra le principali tendenze figureranno l’automatizzazione dei servizi, attraverso l’utilizzo di robot, intelligenze artificiali e stampanti 3D, e un aumento della richiesta di impianti di aerazione all’interno delle strutture. Il mondo dell’IA, in particolare, secondo una ricerca americana di Allied Market Research e pubblicata su Fox News, interesserà il 45% del settore edilizio, segno di una visione sempre incessante verso un futuro hi-tech che si prenda cura anche del Pianeta.

Ecco infine i 10 principali trend in ambito edilizio per i prossimi anni:

Case prefabbricate dotate di certificazioni green: sono più sicure a livello sismico, favoriscono la riduzione del consumo energetico e sono meno impattanti sull’ambiente.
Utilizzo di additivi per ridurre le emissioni di CO2: Chryso ICARE, ad esempio, è una tecnologia implementata che consente ai produttori di cemento di abbattere la CO2 emessa.
Spazio all’intelligenza artificiale: gestiti in maniera automatizzata e integrata, gli “smart buildings” rappresenteranno uno dei principali trend dell’edilizia nel futuro post emergenza.
Attenzione alla qualità della vita: gli edifici green garantiscono un miglior comfort abitativo e un notevole risparmio energetico, aumentando la produttività e diminuendo lo stress.
Importanza delle “Net-Zero Emissions”: la riduzione delle emissioni incorporate di carbonio entro il 2050 rappresenta uno degli aspetti principali dello scenario post emergenza.
Ampio ricorso ai pannelli solari: riducono il consumo di combustibili fossili, utilizzano energia pulita ed inesauribile e non producono inquinamento.
Utilizzo della tecnologia 5G: impianti di connessione ultraveloce che rappresenteranno il nuovo standard in ambito edilizio, favorendo la costruzione di edifici intelligenti.
Ispirazione sul modello della circular economy: la circolarità favorisce nuove opportunità commerciali e garantisce un sistema di raccolta differenziata totale.
Utilizzo della realtà aumentata in ambito edilizio: favorisce la riduzione dei costi e agevola gli spostamenti.
Ripensamento degli spazi: meno postazioni e meno consumi per ripensare a degli ambienti di lavoro “diffusi” e non più centralizzati, soprattutto per quanto concerne gli uffici.




“Lo Stato siamo noi”: dove va l’Italia?

E così il governo dice che sono pronti i ‘ristori’ per le aziende che hanno dovuto chiudere a causa dei provvedimenti anti-pandemia, o dichiarati tali. In verità, tutti i provvedimenti emanati con decine di DPCM, che rispecchiano soltanto la volontà di ‘uomo solo al comando, sono stati orientati piuttosto a bloccare ogni attività economica, che a provvedere in maniera efficace a bloccare il dilagare di una pandemia che parecchi medici degni di fede, e scienziati, negano per lo meno che abbia quelle caratteristiche di letalità che tutti temono, in isterica attesa di un vaccino che ci possa finalmente liberare dagli arresti domiciliari a cui siamo condannati.

Anche le resistenze più dure ad un vaccino che ha diverse incognite al suo interno, e parecchi sospetti di nocuità, di fronte al rilascio per decorrenza dei termini, è vincente. Tutti vorremmo riprendere la nostra vecchia vita, e se per farlo dobbiamo farci inoculare un prodotto che secondo alcuni potrebbe essere nocivo, lo faremo, affrontando il rischio, secondo il rapporto costo-beneficio, comune comunque ad ogni farmaco.

Rimane da guardare a cosa mira questo governo – o, per meglio dire, questo premier, il quale evidentemente obbedisce a disposizioni che vengono da lontano, fino al punto (lapsus freudiano) di lasciarsi sfuggire in TV una frase che abbiamo sentito da Luigi XIV, l’ultima volta: “Lo Stato siamo noi”.

Noi chi? Non certamente noi cittadini, sballottati qua e là dai vari colori delle regioni, le quali ambiscono il più scuro, dato che per loro significa ricevere provvidenze e contributi a fondo perduto, a debito sui prestiti che la UE magnanimamente ci elargisce. Facendo chiudere le imprese private di piccole dimensioni, a vantaggio delle grosse holding, in Italia arriveremo ad un punto in cui i ristori saranno la regola.

Insomma, da uno Stato liberale e democratico, ad una amministrazione statalista e assistenzialista, di tipo totalitario. Il che sembra essere assolutamente la mira di un premier che ha blindato a suo favore le cariche dei Servizi, e che va secretando atti pubblici, come i rapporti del CTS. Ci chiediamo ancora di che abbiano parlato Conte e Bergoglio durante un colloquio privato di mezz’ora avvenuto prima della pandemia. Sappiamo che la loro comune appartenenza è quella gesuitica, e che il card. Parolin è il mentore (o lo è stato) di Conte, cresciuto, guarda caso in un collegio di Gesuiti.

Vorremmo sapere CONTE CHI E’, DA DOVE VIENE, E CHI LO HA DESIGNATO PER IL PREMIERATO, visto che non ha un partito di appartenenza a chi rispondere per scelte più o meno gradite. Sappiamo anche dai vari media che – Deo gratias – la sua popolarità va sempre più precipitando, ma è chiaro dai fatti che a lui non importa più di tanto, non dovendo supportare voti al suo non esistente partito. Insomma, un invulnerabile.

Nessuno si fa più incantare dalle sue chiacchiere di ‘avvocato del popolo’ e che la sua esperienza politica sarebbe iniziata e finita col governo gialloverde: tutte bugie. Alle bugie di Renzi eravamo abituati, ma erano più istrioniche e pinocchiesche.

Questo personaggio, invece, è ben altra cosa. Nonostante ormai tutti osservino le disposizioni relative alle mascherine e al distanziamento, i contagi crescono, i morti anche, i ricoverati pure, e non c’è più posto nelle terapie intensive, che intervengono sulle patologie polmonari, mentre è dimostrato dall’inizio che si tratta di un’affezione cardiaca; e molti muoiono: allora, per Covid o per cure sbagliate? e perchè non si adottano le cure che ormai sono evidenti, con tecniche e prodotti alla portata di tutti? E le notizie che ci danno i media, RAI TV in testa, sono veritiere? E perchè Conte non risponde alle pur qualificate critiche che gli vengono dal mondo scientifico e medico?

Le provocazioni sono state molte, e incisive, ma tutto è caduto nel nulla, secondo la ben collaudata tecnica vaticana, quella di non alzare polvere. Il libro di Speranza, che parlava di guarigione è stato ritirato dal commercio: evidentemente il nostro non aveva ben compreso che di guarigione dal Covid NON SI DEVE PARLARE, perchè l’unica via dev’essere il vaccino. Ci ritroveremo come in Cina, con un capitalismo di Stato? Oppure come in quella che era l’URSS, dove per avere una camicia dovevi metterti in coda, e non potevi sceglierne il colore? Eccetera eccetera?

Ma questo assistenzialismo è peggiore, più subdolo, proprio perchè si ammanta di ciò che non è, cioè di una mai negata, ma mai praticata, democrazia. I giochi sono fatti. A meno di una rivoluzione in piazza, che non ci auguriamo, non abbiamo alternative. Neanche quel voto che, come vediamo anche in USA, non risolve nulla: posto che, con la scusa del Covid, ci facciano andare alle urne. Brogli permettendo.




Il Presidente dei medici italiani, Filippo Anelli alla Stampa Estera: massimo contributo possibile quando il vaccino anti Covid sarà disponibile per l’erogazione in Italia

Intervenendo ad una conferenza stampa in streaming, riservata ai corrispondenti della Stampa estera in Italia e moderata dalla romena Julia Sandra Virsta, il presidente dei medici italiani, il pugliese Filippo Anelli ha espresso “la piena solidarietà, mia e della FNOMCeO, a tutti i medici italiani, costretti, in questo momento difficile, insieme agli altri professionisti della salute, a reggere sulle loro spalle il Servizio Sanitario Nazionale, scontando carenze e inefficienze, organizzative e di sistema, dovute alle politiche degli anni passati, che consideravano la sanità come terreno di risparmio e non come risorsa su cui investire”.

Il presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, ha ricordato, nel giorno in cui salgono a 188 i colleghi morti a causa del Covid, le ultime due vittime, i medici di famiglia Domenico Pacilio, di Napoli, e Giorgio Drago, storico medico, per 40 anni, del “Quartiere Cristo” di Alessandria, dove, dopo la pensione, continuava la sua attività come libero professionista. E proprio durante una visita domiciliare a uno dei suoi pazienti avrebbe contratto il virus. E ha citato il grido d’allarme del sindacato Cimo-Fesmed, che invoca il lockdown per raffreddare il contagio ed evitare l’”esplosione” degli ospedali. A questa, si aggiunge la denuncia dei medici internisti, geriatri e infermieri di Medicina interna, che constatano come gli ospedali siano ormai vicini al collasso, per carenza di personale e mancanza di posti letto a fronte dell’abnorme afflusso di malati. Mentre Agenas avverte: in Italia, il 52% dei ricoveri nei reparti di area non critica degli ospedali riguarda pazienti Covid, il 37% nelle terapie intensive.

Non va meglio sul territorio, dove i medici di medicina generale portano avanti il loro lavoro in solitudine, imbrigliati in modelli organizzativi ormai superati dalla realtà dei fatti. E, a volte, denigrati dai media, con il solo conforto della gratitudine dei pazienti. Anelli ha ricordato come  l’organizzazione dei servizi territoriali sia la stessa di vent’anni fa, mentre, in tutto questo tempo, sono nate nuove professioni sanitarie; sono stati fatti enormi progressi scientifici, clinici, tecnologici; è mutata la demografia della popolazione generale, con un invecchiamento e aumento della cronicità, e anche di quella medica, con una carenza di medici di medicina generale dovuta ai pensionamenti non compensati da nuovi ingressi. E, in questo scenario così mobile, il medico di medicina generale è sempre, nell’immaginario collettivo ma anche nei fatti, il vecchio medico condotto, armato di borsa e fonendoscopio.

Rispondendo alle numerose domande dei giornalisti dei media esteri, Anelli ha affermato come sia giunto il momento di un colpo di reni, che faccia emergere questo lavoro oscuro ma efficace, che, anche con questa scarsità di risorse, salva ogni giorno migliaia di vite, e che occorre ora collaborare con le altre professioni, affiancando al medico di famiglia l’infermiere, lo psicologo, l’ostetrica, il fisioterapista, il tecnico di radiologia, l’assistente sanitaria il personale amministrativo e di studio. È il momento di coordinarli con gli specialisti ambulatoriali; di metterli in rete con il 118 e i colleghi dell’ospedale. È il momento di dotarli di strutture e strumentazioni adeguate, di metterli in condizione di prescrivere le terapie più appropriate e di fruire di tutte le possibilità offerte dalla telemedicina e dalle nuove tecnologie. Perché non è solo un modo di dire che l’unione fa la forza. L’unità tra i professionisti, la solidarietà tra i diversi attori, la sintonia con i cittadini è la sola chiave che aprirà le porte per uscire dalla pandemia. Ed è un diritto dei cittadini quello di avere a disposizione, con la maggiore prossimità e capillarità possibile, e con la massima sinergia, le migliori competenze per la sua salute nel momento e nel luogo in cui ne ha bisogno.

“I medici ci sono, fedeli ai valori del loro Giuramento – ha concluso -, così comene siamo certi – ci sono gli altri professionisti sanitari. Ma non si può contare sempre sulla disponibilità del singolo, magari criticandolo e additandolo perché ottiene un giusto riconoscimento economico per il proprio lavoro. Senza pensare ai contratti e alle convenzioni ferme da dieci anni, agli straordinari, per gli ospedalieri, non pagati, alle ferie non fruite. È vero, sono le persone a fare il sistema. Ma è, dall’altra parte, il sistema che deve riconoscere e valorizzare, anche concretamente, il ruolo dei professionisti della Salute, investendo sul capitale umano del nostro Servizio Sanitario nazionale. Servizio sanitario che ha retto sinora grazie alla forza, alle idee e anche ai sacrifici dei medici e degli altri operatori”. Rispondendo alla domanda di un corrispondente di testata finlandese, Anelli ha dichiarato che la sua organizzazione è disponibile a dare il massimo contributo possibile quando il vaccino anti Covid appena annunciato sarà disponibile per l’erogazione in Italia, data anche la sua particolare esigenza di una logistica molto particolare.




Nassiriya, 12 Novembre 2003. CNDDU: “L’esempio dei nostri caduti rappresenta un vincolo morale per la continuità del contributo del nostro Paese nei diversi ambiti”

Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani anche quest’anno ha inteso ricordare la strage di Nassiriya, verificatasi durante un’operazione militare con finalità di peacekeeping (mantenimento della pace), in cui furono uccisi, la mattina del 12 novembre 2003, 19 italiani (12 carabinieri: Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi, Alfonso Trincone; 5 militari: Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferraro, Pietro Petrucci; 2 civili: Marco Beci, Stefano Rolla) attraverso un momento di commemorazione digitale. .
Solo qualche anno prima, l’11 settembre 2001, un altro attentato scosse gli USA, destabilizzando il Paese e proiettando il mondo in un cupo cono d’ ombra. Anche se la strage irachena non ebbe la stessa entità numerica rispetto a quanto accadde appena due anni prima in America, il cordoglio espresso dal popolo italiano fu particolarmente sentito rispetto ai familiari delle giovani vittime cadute in servizio nell’adempimento del proprio dovere e dimostrò quanta umanità, commozione e coesione solidale può manifestarsi durante prove così terribili per la nostra nazione.

“Ho ancora nel cuore la compostezza dei familiari. – Dichiara il Prof. Romano Pesavento Presidente CNDDU – In loro – prosegue – ho visto l’immagine della famiglia e la più alta espressione dell’amor di patria. C’è un forte e crescente senso di comunità, grazie per la forza che mi trasmettete”. (Carlo Azeglio Ciampi, nel discorso di fine anno del 31 dicembre 2003). In questi giorni così difficili a causa dell’inasprirsi della pandemia non dobbiamo dimenticare tutti coloro che sono impegnati in missioni di pace o a carattere umanitario indossando una divisa o in qualità di semplici volontari e con mansioni differenziate nel mondo: infermieri, dottori, ingegneri, addetti alla sicurezza, insegnanti, ecc. Il CNDDU propone al Ministero dell’Istruzione di istituire un minuto di raccoglimento nelle scuole italiane in presenza e in DaD per omaggiare le vittime di Nassiriya e ricordarne l’esempio. L’hashtag è #NassiriyanelCuore. Indipendentemente dal trascorrere del tempo è doveroso custodire la memoria di quanto è accaduto e rinnovare la nostra vicinanza a tutti i congiunti delle vittime”.

(Sergio Mattarella, Messaggio sulla Strage di Nassiriya, 2019)

“L’esempio dei nostri caduti rappresenta un vincolo morale per la continuità del contributo del nostro Paese nei diversi ambiti: le donne e gli uomini presenti nelle diverse aree di conflitto sanno di poter contare sul concorde sostegno del popolo italiano. I conflitti e le tensioni, spesso provocati e sostenuti da forme di terrorismo transnazionale rivolte a sovvertire i principi di convivenza, rispetto dei diritti umani, libertà, vedono impegnata l’intera comunità internazionale per affrontare sfide insidiose contro l’umanità. Lo slancio e l’altruismo di quanti hanno donato la propria vita per il bene comune è fonte di riflessione per tutti i cittadini, che nel loro agire quotidiano sono chiamati ad un contributo egualmente prezioso per la civile convivenza e il progresso della comunità nazionale e internazionale.”




Vaccino anti Covid, via libera della UE: tra dicembre e inizio 2021 le prime dosi

Il collegio dei commissari dell’Ue ha dato il via libera a sottoscrivere il contratto per il vaccino anti-Covid 19 con Pfizer-Biontech, fino a 300 milioni di dosi. Lo ha annunciato il portavoce dell’Esecutivo comunitario, Eric Mamer.

Rafforzare il mandato del Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie (Ecdc) affinché possa avanzare “raccomandazioni in tempo reale”, compresa la “dichiarazione di una situazione di emergenza a livello Ue”, con l’attivazione di meccanismi di risposta comune. E’ una delle proposte per gettare le fondamenta dell’Unione della salute, illustrate dalla commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, che prevede, tra l’altro, la creazione di “una task force da mobilitare rapidamente” in seno all’Ecdc, a sostegno degli Stati membri.

Le proposte per gettare le fondamenta dell’Unione della salute saranno discusse nella seduta odierna del collegio dei commissari, aveva scritto in precedenza la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, su Twitter.


Nello scenario migliore le prime dosi di vaccino “potrebbero arrivare già a fine 2020, inizio 2021”, dice la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, ad una domanda.




Lockdown all’italiana: altre 4 regioni a rischio cambio di colore

Entro la fine della settimana potrebbero essere 14 le Regioni, oltre alla provincia di Bolzano, nelle quali sono necessarie misure più restrittive di quelle in vigore in tutta Italia: non un lockdown generale per fermare la crescita dei contagi da Covid, ma qualcosa che ci assomiglia molto visto che più di due terzi del Paese sarebbero in zona arancione o rossa.

Dopo aver firmato l’ordinanza per Abruzzo, Basilicata, Liguria e Toscana, che vanno ad affiancare Sicilia e Puglia in zona arancione – e quella che pone la provincia di Bolzano in zona rossa assieme a Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta – il ministro della Salute Roberto Speranza si è preso infatti ancora qualche ora per valutare non solo la situazione della Campania, già rinviata lunedì nel corso della cabina di regia, ma anche di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto, tutte Regioni che, secondo gli esperti, potrebbero veder schizzare verso l’alto i propri parametri nei prossimi giorni e per le quali è necessario “anticipare” gli interventi.

Per ora l’ipotesi di un nuovo lockdown totale “non esiste”, non è sul tavolo, ripetono fonti di governo e maggioranza aggiungendo che si vuole attendere di vedere gli effetti del Dpcm del 3 novembre sulla curva dei contagi e solo allora si deciderà. E gli stessi scienziati frenano, tanto che il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli parla di “decelerazione” della curva, “frutto delle misure già poste in essere”, e quello dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro di “segnali incoraggianti”. Anche se sono proprio i medici ad insistere: dopo Anelli, ad invocare il ‘tutto chiuso’ è stato infatti il presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti: “Serve una zona rossa in tutta Italia – dice – Mi pare assurdo che questo si sia deciso nel momento in cui il nord aveva percentuali di contagio così importanti e oggi si stia rimandando a questa barzelletta del puzzle”.

Il dato di fatto è però che già ora in mezza Italia sono chiusi bar e ristoranti e non ci si può spostare dal proprio comune. Se si aggiungessero le 4 regioni indicate dall’Istituto superiore di Sanità, resterebbero in zona gialla solo Lazio, Molise, Marche e Sardegna, oltre alla provincia di Trento.

Nel fine settimana, inoltre, scatterà un’ulteriore stretta in tutta Italia, con il Viminale che ha espressamente chiesto ai prefetti di convocare i Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica con un duplice obiettivo: incrementare i controlli per evitare gli assembramenti nelle zone più frequentate di città e località turistiche – come hanno ampiamente dimostrato le immagini dello scorso weekend – e di coordinare con i sindaci la chiusura di quelle strade e piazze dove si concentra la movida. L’indicazione che arriva dagli scienziati per Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto è chiara: “sulla base dell’ultimo monitoraggio ci sono 4 regioni che vanno verso un rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare le misure più restrittive” ha detto Brusaferro.

Sono Emilia Romagna, Campania, Friuli Venezia Giulia e Veneto – secondo quanto si apprende dall’ANSA – le quattro Regioni per cui l’Istituto superiore di sanità, sulla base dei dati dell’ultimo monitoraggio, ritiene opportuno che siano anticipare le misure più restrittive. Ciò sulla base del report, che indica le regioni entrate in scenario 4 a rischio moderato con alta probabilità di progressione.




Vaccino anti-Covid dalla Pfizer e BioNTech efficace al 90 percento: presto 300 milioni di dosi per l’Europa

Un vaccino anti-Covid sviluppato congiuntamente dalla Pfizer e BioNTech è risultato efficace nel prevenire il 90 per cento delle infezioni durante la fase 3 della sperimentazione, che è ancora in corso. Lo ha annunciato il presidente della Pfizer, Albert Bourla.

La Biontech tedesca conferma l’annuncio della Pfizer, annunciando in una pubblicazione di voler chiedere l’autorizzazione per la produzione, insieme alla stessa Pfizer, la settimana prossima all’ente FDA americano.

“Le notizie di oggi sul vaccino anticovid sono incoraggianti. Ma serve ancora tanta prudenza. La ricerca scientifica è la vera chiave per superare l’emergenza. Nel frattempo non dobbiamo mai dimenticare che i comportamenti di ciascuno di noi sono indispensabili per piegare la curva”. Lo afferma il ministro della Salute Roberto Speranza su Fb.

Euforia sui mercati sulle notizie di un vaccino in arrivo da parte di Pfizer e BioNTech.

“Vogliamo agire in modo europeo e non seguendo una linea nazionale”. Lo ha detto il ministro della Salute tedesco Jens Spahn, in conferenza stampa a Berlino, commentando la notizia della pubblicazione dei dati della Biontech, che si appresta a chiedere un’autorizzazione per il vaccino, in grado di proteggere al 90% dal virus. “Si deve arrivare a un vaccino volontario”, ha anche ribadito Spahn. “Alla domanda su quali quantità di dosi e da quando saranno a disposizione non possiamo ancora rispondere”, ha aggiunto.

“Allo stato attuale è probabile che si possa arrivare velocemente come mai prima nella storia dell’umanità a un vaccino contro un nuovo virus”, ha detto Jens Spahn, commentando i dati pubblicati da Biontech e Pfizer. “Possiamo essere ottimisti” , ha aggiunto.

Il vaccino contro il Covid dà “speranza”, ma la battaglia è ancora lunga. E’ quanto afferma il presidente eletto americano Joe Biden.

L’efficacia del vaccino Pfizer è “straordinaria”: avrà un importante impatto sulla risposta al Covid-19. Lo afferma Anthony Fauci, il super esperto americano in malattie infettive.

“Ottime notizie da Pfizer e BioNTech sui risultati positivi della loro sperimentazione clinica per un vaccino contro il Covid-19. La scienza europea funziona! La Commissione presto firmerà un contratto con loro per avere fino a 300 milioni di dosi. Continuiamo a proteggerci a vicenda nel frattempo”, scrive la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, su Twitter.

“Notizie incoraggianti”. Così il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus commenta l’annuncio di Pfizer.




Covid, ricoveri in ospedale e terapie intensive. Ordine dei Medici: “Lockdown totale, in tutto il Paese”

 “Lockdown totale, in tutto il Paese”.  A chiederlo, alla luce dei dati, soprattutto quelli sui ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive, è il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, dalla pagina Fb della stessa Federazione. .

“Considerando i dati di questa settimana come andamento-tipo e se li proiettiamo senza prevedere ulteriori incrementi, la situazione fra un mese sarà drammatica e quindi bisogna ricorrere subito ad una chiusura totale. O blocchiamo il virus o sarà lui a bloccarci perchè i segnali ci dicono che il sistema non tiene ed anche le regioni ora gialle presto si troveranno nelle stesse condizioni delle aree più colpite”. Lo ha detto all’ANSA il presidente della Federazione degli Ordini dei medici Filippo Anelli: “Con la media attuale, in un mese arriveremmo ad ulteriori 10mila decessi”..




Fondazione Open: indagati Renzi, Boschi e Lotti

Il senatore Matteo Renzi è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Firenze nell’inchiesta sulla fondazione Open. Secondo quanto confermano anche fonti inquirenti, l’ex segretario del Pd, ora leader di Italia Viva, sarebbe accusato di finanziamento illecito ai partiti in relazione ai fondi gestiti dalla fondazione che organizzava la Leopolda.

Stesse accuse, per fatti del periodo 2012-2018, sono contestate dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi a Luca Lotti e Maria Elena Boschi, in quanto componenti del direttivo della fondazione.

Nella fondazione Open sarebbero confluiti dal 2012 al 2018 oltre 7,2 milioni di euro in violazione delle norme sul finanziamento ai partiti secondo l’ipotesi di reato che la procura di Firenze attribuisce a Matteo Renzi e ai componenti del consiglio direttivo dell’ente fra Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Nell’inchiesta sono indagati, fin dalle prime fasi delle indagini, anche l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai. Secondo quanto appreso, la guardia di finanza indaga contributi in denaro versati da più finanziatori alla fondazione Open. Nel dettaglio gli importi totali finiti sotto la lente degli investigatori ammontano alle seguenti cifre: 671.961 euro nel 2012; 700.720 nel 2013; 1.096.283 per il 2014; 452.585 euro per il 2015; 2.105.899 euro nel 2016; 1.017.763 nel 2017 e 1.159.856 nel 2018.

La procura di Firenze ha notificato un invito a comparire nei suoi uffici per il 24 novembre prossimo – nell’ambito dell’inchiesta Open dove risultano indagati – al senatore Matteo Renzi e agli altri indagati, Marco Carrai, Alberto Bianchi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Dovranno presentarsi in procura per essere interrogati dai pm Luca Turco a Antonio Nastasi. Secondo quanto si legge nell’invito a comparire “Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi, componenti del consiglio direttivo della fondazione Open, riferibile a Matteo Renzi (e da lui diretta), articolazione politico organizzativa del Partito Democratico (corrente renziana)”, avrebbero ricevuto contributi per 7,2 milioni di euro “in violazione della normativa” sul finanziamento ai partiti, “somme dirette a sostenere l’attività politica di Renzi, Lotti e Boschi e della corrente renziana”. Inoltre Renzi Lotti e Boschi, si legge ancora nel documento, avrebbero ricevuto “dalla fondazione Open contributi in forma diretta e indiretta, in violazione della normativa” relativa al finanziamento ai partiti.

Sorpresa e incredulità” trapela da Italia Viva per le scelte della procura di Firenze su Open, “dopo che la sentenza della Corte di Cassazione aveva smentito con nettezza l’operato dei pm proprio su questa inchiesta”. Matteo Renzi, che interverrà nel pomeriggio all’Assemblea di Italia Viva, intende però evitare polemiche politiche con i magistrati – spiegano fonti di Iv – e affiderà la discussione nel merito del provvedimento agli avvocati.




Allarme psicologi: con lockdown sarà boom di violenze in famiglia

Lombardia, Piemonte e Calabria regioni più a rischio 

Un boom di violenze in famiglia del 50% nella Regione Lombardia a seguito del lockdown. Non solo, la presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, avv. Elisabetta Aldrovandi, stima anche un esplosione esponenziale di disturbi per quei nuclei famigliari in cui covano patologie emotive o psicologiche che potrebbero essere fatali a causa di un secondo lockdown.

L’Osservatorio ha rilevato alcune patologie: “Il disturbo acuto da stress (diagnosticato nel 97% delle vittime a una settimana dalla violenza sessuale e nel 47% a tre mesi dal trauma); il disturbo post-traumatico da stress (dal 13% al 70%); disturbi depressivi (dal 44% al 59% anche a distanza di anni); sintomi d’ansia; abuso di sostanze, bassa autostima, distress psicologico, disfunzioni sessuali. Fra le donne che hanno subito violenza si riscontra anche una maggiore frequenza di suicidio.

Sono descritti una serie di disturbi fisici acuti e cronici: lesioni determinate direttamente dai traumi (tra cui ecchimosi, fratture, denti rotti, aborti ripetuti, lesioni del timpano), patologie ginecologiche, gastro-enterologiche, disturbi alimentari, asma, tachicardia, emicrania, abuso di alcol e sostanze, oltre al rischio di gravidanze indesiderate o di malattie sessualmente trasmesse.” Commenta la Aldrovandi. “Grazie a una convenzione con l’Osservatorio Nazionale Violenza e Suicidio abbiamo psicologi su tutto il territorio nazionale che possono fornire aiuti e consulenze a chi soffre di disagio psicologico. Inoltre manteniamo alta l’attenzione per gli episodi di violenza domestica notevolmente aumentati in questi mesi a causa di situazioni personali, economiche e famigliari spesso complicate.

Le conseguenze psicologiche avranno degli effetti negativi: pensiamo a coloro che con grande fatica e impiego di risorse avevano riaperto le proprie attività in sicurezza e ora si ritrovano a dover chiudere pur avendo rispettato tutte le regole. Una situazione estremamente frustrante che può provocare stati depressivi e indurre, nei casi più gravi, ad azioni irreparabili. Le richieste di aiuto per fatti collegati alla violenza domestica sono notevolmente aumentate negli ultimi mesi. Le chiamate al Numero Anti Violenza e Stalking 1522, gratuito e attivo 24 h su 24, anche via chat, nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020 sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+119,6%), passando da 6.956 a 15.280″. Aggiunge l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, punto di riferimento per i famigliari delle vittime di violenza, che conclude con una preoccupante previsione: “Ci prepariamo a affrontare mesi in cui il disagio psicologico, l’ansia e la rabbia repressa potrebbero sfociare in azioni violente, soprattutto in ambito domestico: la vicinanza e l’assistenza psicologica saranno fondamentali”.