La Polizia di Stato spegne 169 candeline

Oggi ricorre il 169° anniversario della fondazione della Polizia di Stato. Anni ricchi di cambiamenti, che vengono ricordati il 10 aprile giorno in cui nel 1981 è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale la Legge 121 che, come evidenziato dalle parole del Capo della Polizia Prefetto Lamberto Giannini “portava in sé il seme di grandi evoluzioni, ridisegnando una polizia moderna e a forte identità civile”.

Per il secondo anno consecutivo, l’emergenza epidemiologica impone la massima sobrietà nelle celebrazioni. Nella mattinata di ieri il Capo della Polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza Prefetto Lamberto Giannini è stato ricevuto a palazzo del Quirinale dal Presidente della Repubblica, accompagnato dai Vice Capi della Polizia, dai Direttori centrali del Dipartimento della pubblica sicurezza e da una rappresentanza del personale.

Proprio per suggellare questo Anniversario il servizio di Guardia d’onore al Palazzo del Quirinale oggi è affidato al Reparto a cavallo della Polizia di Stato che per l’occasione indosserà l’uniforme storico risorgimentale.

Questa mattina, il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese accompagnata dal Capo della Polizia, depone una corona d’alloro al Sacrario dei Caduti presso la Scuola Superiore di Polizia.

Successivamente nel piazzale della Scuola, dopo la rassegna dello schieramento e la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica, il Ministro dell’Interno consegna la medaglia d’oro al merito civile, conferita dal Presidente della Repubblica, alla Bandiera della Polizia di Stato. Il prestigioso riconoscimento è stato attribuito per il compito svolto dai Questori, Autorità provinciali di pubblica sicurezza preposte al coordinamento tecnico operativo dei servizi di ordine e sicurezza pubblica, con la seguente motivazione:

“Erede di una prestigiosa tradizione risalente a prima dell’Unificazione d’Italia, la Polizia di Stato, con assoluta fedeltà allo Stato e in difesa della collettività, ha assicurato, da centosessantanove anni, il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica facendosi interprete sul territorio dell’alto magistero affidato alle Autorità provinciali di pubblica sicurezza preposte al coordinamento tecnico operativo dei servizi di ordine e sicurezza pubblica. Attraverso le proprie donne e i propri uomini, chiamati a ricoprire questo difficile ed essenziale compito, la Polizia di Stato, nelle fasi anche più drammatiche della storia del Paese, ha contribuito in maniera decisiva alla coesione della Nazione e ha garantito, sin dalla nascita della Repubblica, la tutela delle libertà fondamentali, la salvezza delle Istituzioni democratiche, assicurando altresì i presupposti per il progresso e il benessere collettivo e dei singoli.”

L’attribuzione della medaglia d’oro corona un delicato lavoro svolto in un ampio lasso di tempo che ha visto cambiare profondamente le sensibilità ed il contesto sociale e culturale, fino ai nostri giorni caratterizzati dalla necessità di contemperare il pieno esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali previsti dalla nostra Costituzione Repubblicana, con le eccezionali condizioni imposte dalla pandemia.




Ancora bombe nei boschi tra Nemi e Rocca di Papa: sul posto gli artificieri del 6 Reggimento Genio Pionieri di Roma

ROCCA DI PAPA (RM) – Ancora bombe risalenti alla seconda guerra mondiale ritrovate nei boschi del parco regionale dei Castelli Romani nel territorio di Rocca di Papa ai confini con quello di Nemi.

Il video servizio sulla ritirata tedesca ai Castelli Romani nella zona di Nemi trasmesso a Officina Stampa del 13/08/2020

I due ordigni sono stati sono stati fatti esplodere questa mattina dagli artificieri del Sesto Reggimento Genio Pionieri di Roma.

Una granata era americana (MK2) e l’altra tedesca (BZ24)

Sul posto, oltre agli artificieri del Genio Pionieri, anche i Carabinieri della stazione di Rocca di Papa e la Croce Rossa militare. Le due bombe sono state fatte brillare in sicurezza, vicino al sito del ritrovamento.

I Castelli Romani furono distrutti e dilaniati dai bombardamenti delle Forze Alleate che cercavano di scalzare le truppe tedesche.




Roma, Tor Bella Monaca: in manette altri 3 pusher

ROMA – Non conosce sosta l’attività antidroga dei Carabinieri nel quartiere di Tor Bella Monaca, dove la scorsa sera, in tre distinte operazioni sono stati arrestati altri 3 pusher, di cui due noti poiché già sottoposti a misure cautelari alternative.

Nello specifico, i Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca, in largo Ferruccio Mengaroni, hanno sorpreso in strada una loro vecchia conoscenza, un 53enne già sottoposto agli arresti domiciliari e lo hanno subito bloccato. I militari dopo aver accertato che l’uomo si trovava fuori dal suo domicilio, senza un giustificato motivo, lo hanno sottoposto a una perquisizione personale ed è stato trovato in possesso di  9 dosi di cocaina e della somma di   875 euro in contanti, ritenuta il provento dell’attività illecita di spaccio.

Poco dopo sempre in Largo Ferruccio Mengaroni, gli stessi Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca hanno arrestato un cittadino tunisino di 60 anni. L’uomo è stato notato dai militari con fare sospetto, nella nota piazza di spaccio. La perquisizione ha permesso ai Carabinieri di rinvenire 16 dosi di cocaina e la somma di 100 euro in contanti, ritenuta il provento dell’illecita attività.

Infine in via dell’Archeologia, un’altra pattuglia dei Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca, ha arrestato un romano di 21 anni, anche lui già noto ai militari perché già sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di firma in caserma. Il 21enne è stato, notato dai militari a bordo di uno scooter sprovvisto di targa e lo hanno controllato. La perquisizione personale effettuata dai Carabinieri ha portato al sequestro di 12 dosi di cocaina e di 210 euro in contanti. Dai successivi accertamenti effettuati dai militari sul motociclo, dal numero di telaio è emerso che era stato rubato nel mese di marzo. Per questo il giovane è stato anche denunciato in stato di libertà per il reato di ricettazione.




Marina Militare Italiana, cambio della guardia nell’Operazione IRINI

L’Ammiraglio Fabio Agostini, Comandante di Operazione EUNAVFOR MED IRINI ha presenziato a Taranto all’insediamento del nuovo Force Commander dell’Operazione, il Contrammiraglio della Marina Militare Italiana, Stefano Frumento, che – a partire da oggi – assume il Comando in mare degli assetti aerei e navali disponibili in sostituzione del Commodoro Mikropoulos della Marina greca.

Contestualmente la nave italiana San Giorgio sostituisce la flagship greca HS Aegean. “L’Operazione IRINI ha appena concluso il suo primo anno di attività. Proprio in questi giorni il Consiglio dell’Unione europea ha esteso il mandato per altri due anni – ha detto l’Ammiraglio Fabio Agostini –  Si tratta della riconferma della volontà dell’Unione europea di tener fede agli impegni presi nella Conferenza di Berlino sulla Libia  e il riconoscimento del nostro efficace e imparziale lavoro nell’applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”. Il Contrammiraglio Frumento, nato a Savona (Italia), oltre ad essere un ufficiale incursore e ad avere svolto varie fasi della sua carriera nell’ambito delle Forze Speciali della Marina Militare italiana, ha comandato il pattugliatore Spica, la fregata Grecale e la portaeromobili Garibaldi. Ha ricoperto inoltre incarichi presso l’Accademia Navale di Livorno, il Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali e lo Stato Maggiore della Marina.

Differenza tra Operation Commander e Force Commander

Il Force Commander è il Comandante degli assetti (navali e aerei) schierati nell’area di  operazione e agisce sotto l’autorità dell’Operation Commander. Viene nominato dal Consiglio dell’Unione europea su proposta dell’Operation Commander (la più alta carica della missione) e dopo l’approvazione del Comitato militare dell’Ue. Nel ruolo di Force Commander, Italia e Grecia si alternano ogni sei mesi. La flagship è l’unità navale sulla quale il Force Commander è imbarcato con il suo staff. La nave ammiraglia si alterna con il Comandante della Forza in mare. Il Force Commander italiano Frumento e il suo staff sono imbarcati sulla nave italiana San Giorgio. Mentre il Force Commander Mikropoulos era imbarcato sulla nave greca Aegean.

Cos’è Operazione IRINI

Operazione IRINI – che in greco vuol dire “pace” – è stata lanciata il 31 marzo 2020 a seguito della decisione del Consiglio dell’Unione europea, che ha appena rinnovato il mandato della missione fino al 31 marzo 2023. Il compito principale della missione è implementare l’embargo delle armi in Libia in accordo alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’operazione ha come secondo obiettivo quello di monitorare il traffico illegale di petrolio e suoi derivati dalla Libia e contrastare il traffico di esseri umani attraverso il monitoraggio aereo. IRINI contribuisce inoltre all’addestramento e al monitoraggio della Guardia costiera e della Marina militare libica. Compito al momento congelato in attesa dell’accordo con il nuovo governo libico.

Gli assetti di IRINI

L’Operazione IRINI conta al momento su 4 navi, 6 aerei e un drone. In totale, 24 paesi dell’Unione europea forniscono il loro contributo con personale o assetti. L’Operazione IRINI può contare inoltre sul supporto di immagini satellitari fornite da SatCen (European Union Satellite Centre).

I risultati della missione

In un anno di attività Operazione IRINI ha investigato oltre 2400 navi e ha monitorato 200 voli sospetti. Ha condotto 100 visite consensuali (i cosiddetti Friendly Approach) a bordo di mercantili e 9 ispezioni. Il 10 settembre 2020 ha effettuato il primo dirottamento nella storia militare europea di una nave sospetta di violazione dell’embargo di armi. Il mercantile in questione, Royal Diamond 7, trasportava carburante usato anche per scopi militari, ed era diretta a Bengasi. L’Operazione monitora costantemente 25 porti e 16 aeroporti o strisce di atterraggio. Le violazioni o presunte tali dell’embargo di armi in Libia sono state finora segnalate agli esperti dell’Onu in 22 rapporti speciali e hanno riguardato tutte le parti in causa.




Roma, nuovo blitz dei Carabinieri a Tor Bella Monaca: in manette 5 pregiudicati

ROMA – Rimane alta l’attenzione dei Carabinieri sul fronte del contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, a Tor Bella Monaca, teatro nei giorni scorsi anche di un grave fatto di sangue nel corso del quale è stato ferito un uomo coinvolto in passato in diverse indagini per droga.

Anche nella giornata di ieri, in via dell’Archeologia, a pochi passi dove sono stati esplosi i colpi di pistola lo scorso 30 marzo, i Carabinieri  della Stazione di Roma Tor Bella Monaca hanno eseguito un blitz che, in un colpo solo, ha consentito di arrestare, in flagranza, 5 persone, perfettamente coordinate tra loro, sia nella gestione della “clientela”, sia nei ruoli che ognuno di loro ricopriva nell’attività di spaccio. Un sistema perfettamente oleato e organizzato per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Tra loro c’è dunque la vedetta, chi riforniva le dosi da consegnare, chi materialmente le spacciava e chi, infine, riceveva il denaro.

In manette sono finiti  un 26enne romano, già con precedenti, trovato in possesso di 53 dosi di cocaina per un peso complessivo di 25,2 g e 40 euro ritenuti il provento della vendita;  un 19enne romano, incensurato, trovato in possesso di 29 dosi di cocaina per un peso complessivo di 18,1 g e  160 Euro, ritenuti provento dell’attività illecita;  un 20enne, un 55enne romani e un 66enne egiziano, tutti con precedenti, sorpresi mentre cedevano una dose ad un uomo 45enne e trovati in possesso di 300 euro. Tutta la droga recuperata è stata sequestrata. I 5 fermati sono stati arrestati e trattenuti in caserma in attesa del rito direttissimo.

Per l’uomo che stava acquistando la droga, un impiegato romano, è scattata la segnalazione alla Prefettura.




Venezia, al convento dei Carmelitani scalzi torna Feelvenice: una giornata dedicata all’arte e alla cultura enologica

3 luglio 2021 a partire dalle ore 14:00 protagonisti i vini provenienti dalle 5 diverse denominazioni consortili

VENEZIA – Torna Feelvenice, un piccolo evento ricercato che celebra la ricchezza enologica dell’area di Venezia, e lo fa in una veste rinnovata: una data estiva, il 3 luglio 2021, e cinque isole di degustazione quante sono le denominazioni tutelate dal Consorzio disseminate all’interno dello splendido giardino in fiore del Convento dei Carmelitani scalzi di Venezia.

Protagonisti i vini provenienti dalle 5 diverse denominazioni consortili: DOC Piave, DOC Lison Pramaggiore, DOC Venezia, DOCG Malanotte e DOCG Lison che il pubblico di wine lovers ed esperti potranno degustare a partire dalle ore 14:00.

Per tutti gli appassionati saranno inoltre organizzate 2 degustazioni guidate (su prenotazione e a numero chiuso), in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier Veneto – Delegazione di Venezia, durante la quale i partecipanti saranno condotti alla scoperta della storia e delle caratteristiche del Lison DOCG e del Malanotte del Piave DOCG.

FeelVenice è anche una giornata dedicata all’arte e alla cultura enologica: durante la giornata infatti la chiesa seicentesca del Convento e l’antico Brolo saranno eccezionalmente aperti al pubblico che potrà andare alla scoperta del meraviglioso vigneto-collezione della biodiversità viticola sito nel giardino che racchiude più di 20 varietà recuperate da diversi orti e giardini veneziani.

Un appuntamento imperdibile, dunque, un’esclusiva festa d’estate dedicata al vino del territorio, all’arte e alla cultura che si svolgerà in totale sicurezza e nel rispetto della normativa anti- Covid.




Roma, festa con 21 persone assiepate in una casa, due pranzi su terrazzi condominiali e passeggiate non giustificate in orario di “coprifuoco”

ROMA – I Carabinieri di Roma continuano a vigilare sul rispetto della normativa anticovid in questi ultimi giorni di “zona rossa”.

Nel pomeriggio di ieri, i militari del Nucleo Operativo della Compagnia Roma E.U.R., della Stazione Roma E.U.R. e del Nucleo Radiomobile di Roma sono dovuti intervenire in un’abitazione privata di viale Egeo, dove alcune segnalazioni giunte al “112” avevano indicato una probabile festa privata in corso.

All’arrivo dei Carabinieri, ad aprire la porta di casa è stata la proprietaria – una romana di 51enne con precedenti – che aveva accolto in casa 19 amici del figlio 29enne per dare vita ad un party in barba alle più elementari disposizioni anticovid. Dopo l’identificazione, per tutti scatterà la prevista sanzione amministrativa di 280 euro a testa, che verrà recapitata nei rispettivi domicili.

Una mossa decisamente poco furba anche quella di 7 persone che, approfittando della bella e soleggiata giornata di ieri, avevano organizzato un pranzo con amici sul terrazzo condominiale di uno stabile ubicato in via San Nicola da Tolentino, a pochi metri dalla Stazione Carabinieri Roma via Vittorio Veneto.

Ad udire la musica ad alto volume e il vociare sono stati proprio i Carabinieri che sono riusciti ad individuare il terrazzo “incriminato” sorprendendo i commensali sul più bello. Non solo: i militari hanno notato che in un altro terrazzo attiguo a quello in cui era scattato il controllo, facente parte di uno stabile di via di San Basilio e di pertinenza di un B&B, i due affittuari dell’immobile stavano allegramente banchettando con altri 4 conoscenti.

Per tutti è scattata la prevista sanzione amministrativa per inosservanza divieto di spostamento verso abitazioni private diverse dalla propria e divieto di assembramento.

Nella notte, altre 6 persone sono state sanzionate tra San Lorenzo e Ponte Milvio, dopo essere state trovate in strada senza un valido motivo e in pieno “coprifuoco”.

Queste ultime attività si sommano alle sanzioni elevate nel fine settimana tra Bravetta e Pigneto nei confronti di altre 18 persone: tra queste, la titolare di un bar a cui è stata imposta anche la misura accessoria della chiusura per 5 giorni. 




Nemi, come ti spendo i soldi pubblici… continua (a suon di sentenze) l’opera di messa in sicurezza e di decoro

Il Comune condannato a pagare oltre 6 mila euro, tra lavori e spese legali, per tagliare la cima a un albero pericolante quando invece sarebbero bastati lavori per 200 euro

NEMI (RM) – Oltre seimila euro è il costo che dovrà pagare il Comune di Nemi per tagliare la cima a un albero pericolante. Incredibile ma vero. Sarebbero bastati dei lavori di manutenzione costati in tutto 200 euro ma il Comune di Nemi ha preferito andare in causa (già persa in partenza) contro un privato e trovarsi adesso con una condanna a pagare oltre 6 mila e 500 euro tra lavori e spese legali.

Tanto sperpero di denaro pubblico e una battaglia legale che si sarebbe potuta evitare soltanto se il Comune, su richiesta (pure reiterata) da parte dei privati avesse eliminato la situazione di pericolo consistente nel mettere in sicurezza un grosso albero di acacia che si trova a meno di dieci metri da due abitazioni in via Nemorense, in una “stradella” non asfaltata affianco alla strada principale.

Inoltre il Comune utilizza la “stradella non censita, adiacente la via Nemorense, sia per il rifacimento della strada, sia come area di sosta dello scuolabus ove giornalmente transitano oltre venti bambini.

L’albero è un pericolo per chi prende il pullman e per chi passeggia in quella zona e per chi vive nelle due abitazioni che distano solo 10 metri dal “pericolo”.

L’ appezzamento di terreno dove si trova l’albero è nella disponibilità del Comune di Nemi

La mancata manutenzione dell’acacia ha creato una condizione di pericolo perché rischia di crollare contro le proprietà private, soprattutto il pericolo è maggiore ed evidente quando piove e c’è maltempo.
Il Comune non ha mai preso in considerazione le segnalazioni e anzi ha rilanciato emettendo una ordinanza che intima ai privati di provvedere alla manutenzione di alberi e arbusti che si affacciano su suolo pubblico e che compromettono la pubblica incolumità.

Ma questa dell’acacia pericolante è tutta un’altra storia: insiste su territorio comunale e minaccia i privati. Non ci vuole molto a capirlo. Tant’è che i privati, tramite lo studio legale romano Torriero, portano il caso al tribunale civile di Velletri.

Il 2 dicembre 2020 l’ordinanza è subito emessa: il giudice ordina al Comune di provvedere nell’immediato alla capitozzatura dell’albero. Il Comune resiste e fa opposizione, da mandato all’avvocato D’Eletto e non ottempera a quanto ordinato.

Di nuovo davanti al giudice, in sede civile. Il tribunale ordinario di Velletri , il 21 dicembre, conferma il provvedimento emesso e ordina al Comune di Nemi di provvedere all’immediata capitozzatura o “cimatura” dell’arbusto descritto e condanna il Comune al pagamento delle spese di lite e compensi come per legge.

L’avvocato David Torriero è ancora incredulo e sorpreso rispetto alla vicenda: “Non si capisce – dice Torriero – perché invece di adeguarsi al decisum, magari attraverso l’adozione di un’ ordinanza contingibile ed urgente, viste le circostanze, il Comune di Nemi ha proposto reclamo a spese della collettività avverso l’ordinanza emessa dal Tribunale di Velletri in data 21/12/2020 di conferma del provvedimento del 02/12/2020 che, inaudita altera parte, ordinava all’ente territoriale di provvedere all’immediata capitozzatura o cimatura dell’arbusto (acacia) e ciò con le conseguenze sopra descritte. Purtroppo ad oggi ancora non è stato rispettato l’ordine del Giudice e rimane la situazione di pericolo ed il disinteresse del Comune accertata dal Tribunale di Velletri”.

Risuonano soltanto dei proclami su un giornale locale: “Affidati i lavori di potatura sulla via Nemorense. Stanziati 29 mila euro per abbattere le alberature pericolanti”.

E intanto chi dovrà pagare le spese legali sono i cittadini che faranno fronte a parcelle legali che si sarebbero potute evitare, non escluse quelle relative alle fase esecutiva che l’avvocato potrebbe azionare nonché un eventuale risarcimento danni.




Roma, manifestazione contro il lockdown: la protesta delle forze della Destra sociale arriva in piazza Montecitorio

ROMA – Si è tenuta in piazza Montecitorio la manifestazione contro le  restrizioni imposte dal governo Draghi che hanno di fatto ripiombato l’Italia in un nuovo lockdown.

“L’anno scorso ci avevano detto di pazientare, che le restrizioni sarebbero servite per tutelare la nostra salute. Invece siamo di nuovo punto e a capo, con un nuovo lockdown – a dichiararlo è Giustino D’Uva, esponente del Movimento Patria Nostra – Ora basta, l’economia nazionale è sull’orlo del baratro, per cui la crisi rischia di essere irreversibile. Di questo passo, pur sopravvivendo al covid, gli italiani moriranno di fame”.

Gli fa eco Francesco Capasso, di Magnitudo Italia: “Al governo Conte è seguito il governo Draghi; hanno rimescolato le carte, ma di fatto non è cambiato niente. Siamo governati da un branco di incompetenti che stanno sprofondando l’Italia nel pantano. Non esistendo una opposizione parlamentare, noi la stiamo organizzando in piazza; e sistematicamente i nemici della nostra Nazione ci troveranno pronti a contestarli per ridare dignità agli italiani”.

Infine è intervenuto Lorenzo Roselli, esponente di Militia Christi: “La pandemia ed il lockdown hanno messo in ginocchio le imprese italiane, favorendo a dismisura i colossi multinazionali del commercio online, che sfruttano i lavoratori e distruggono la concorrenza locale e pagano le tasse all’estero; i governi, invece di contrastarli, si asservono ai loro interessi, adottando provvedimenti illegittimi e scriteriati”.

Ha preso parte all’evento anche una delegazione di Fiamma Tricolore, che ha rimarcato “il dovere di portare avanti la battaglia sacrosanta per l’uscita dall’Europa”.




Pisa, l’Università promuove un evento internazionale e una nuova composizione musicale per “700 Dante”

In occasione del Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, l’Università di Pisa ha illustrato le principali iniziative con cui l’Ateneo intende celebrare il 700° anniversario della morte del Sommo Poeta.

“Gli eventi danteschi del nostro Ateneo – ha detto Alberto Casadei, ordinario di Letteratura italiana al Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica – entrano in sinergia con altri importanti qui a Pisa, come la mostra dedicata alle magnifiche illustrazioni all’’Inferno’ dell’artista inglese Tom Phillips a Palazzo Blu (marzo-luglio 2021). Nello stesso tempo si inseriscono perfettamente in un quadro nazionale, grazie alla collaborazione con l’Associazione degli Italianisti (Adi) per la serie di incontri “Nel nome di Dante” (il programma completo è disponibile sul sito www.dantenoi.it)”.

Nello specifico, a maggio, in continuità con gli appuntamenti organizzati a Pisa dal professor Marco Santagata sino al 2020, saranno proposti alcuni incontri di livello internazionale su “Dante a Pisa”, coordinati dai professori Alberto Casadei, Stefano Garzonio e Biancamaria Rizzardi e in collaborazione con la Fondazione Palazzo Blu.

Tra gli ospiti ci saranno Maaza Mengiste, considerata una delle voci più potenti della letteratura contemporanea afroamericana e autrice di opere che esplorano temi quali la guerra, l’esilio, la migrazione e la rivoluzione, con particolare attenzione all’Etiopia, sua terra di origine, e Marija Stepanova, personalità di spicco nella poesia e nella prosa russa contemporanea e autrice del romanzo “Memoria della memoria”, vero e proprio caso letterario dell’anno 2017, che nel ricostruire la storia della propria famiglia offre una riflessione storico-filosofica e politica sulle strategie di interpretazione del passato. In entrambe queste autrici la lettura di Dante ha lasciato il segno, e comunque è fondamentale sentire la voce di scrittrici contemporanee che rileggono il grande poeta a settecento anni dalla morte, come già sono state innovative le letture dantesche di Eliot, Montale o Borges.

Oltre a queste autrici, che si collegheranno in streaming il pomeriggio del 10 maggio, il giorno 11 maggio parlerà della sua idea di Dante il fisico pisano Guido Tonelli, mettendo in rilievo gli aspetti cosmologici della “Divina commedia” in rapporto alle convinzioni attuali. Sempre l’11 maggio, auspicabilmente in presenza, lo scrittore Walter Siti proporrà le sue come sempre intelligenti e provocatorie riflessioni in un intervento dal titolo “Dante ci aiuta o è un fantasma persecutorio?”. In questo ambito è previsto anche un ricordo di Marco Santagata a pochi mesi dalla sua prematura scomparsa, con la partecipazione di Maria Cristina Cabani e Giuseppe Petralia. Al termine di questi incontri sarà presentato il progetto dell’Università di Pisa dal titolo “Dante. L’altre stelle”, che intende proporre una nuova composizione su Dante Alighieri con un oratorio per soli, grande coro e orchestra composto per l’occasione dal musicista pisano Marco Bargagna, del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze, su testi originali e antologia dantesca del professor Alberto Casadei.

Il concerto è in programma per novembre, in prima mondiale, al Teatro Verdi e vedrà come protagonista il Coro dell’Università di Pisa insieme a solisti di chiara fama sotto la direzione del maestro Stefano Barandoni. Nel pomeriggio dell’11 maggio, alla Fondazione Palazzo Blu, sarà anticipata l’esecuzione di alcuni brani, con solisti accompagnati da un pianoforte: si potrà quindi almeno “assaggiare” questa nuova composizione, che presenterà un Dante inedito, quando pensa con rimpianto alla sua Firenze e medita di (ri)cominciare a scrivere la “Divina commedia”, trovandosi tra Lunigiana e Lucchesia all’incirca nel 1307. Biografia e poesia si intrecciano con una musica sempre variata, che accompagnerà il canto basato su alcuni fra i più celebri versi della “Vita nota” e della “Divina commedia”.




Roma, smantellata banda di criminali dedita ai furti in abitazione nel centro storico

La merce veniva rivenduta mediante un pregiudicato con base logistica nel quartiere di Centocelle

ROMA – I Carabinieri della Compagnia Roma Centro, nelle prime ore del mattino, hanno fatto scattare l’operazione “OPEN DOOR”. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Roma – avviata nel mese di Luglio 2020, ha portato ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal GIP del Tribunale di Roma, nei confronti di 4 persone (due uomini e due donne) di nazionalità serba (etnia rom), per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti in abitazione e ricettazione.

L’attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Centro, sono scaturite dall’analisi dei numerosi furti in abitazione commessi nel centro storico della Capitale, messi a segno, come emerso dai filmati di video sorveglianza, da donne di etnia rom mediante l’uso di arnesi da scasso e la copertura degli uomini appartenenti alle famiglie, che le coordinavano ed incoraggiavano da casa, pronti ad intervenire in caso di necessità.

Nel corso delle indagini sono stati individuati i ruoli svolti dai singoli e diversi indagati all’interno dell’associazione criminale, quasi a gestione familiare, e si sono compresi i meccanismi e le singole fasi delle azioni delittuose: dai meticolosi sopralluoghi, finalizzati alla comprensione delle abitudini degli ignari proprietari di casa, alla ricerca di itinerari sicuri per sfuggire ad eventuali telecamere di video sorveglianza, sino alla fase esecutiva vera e propria, con le donne del gruppo protagoniste assolute della scena.

Erano infatti le donne, di giovane età e ben vestite, ad introdursi all’interno delle abitazioni prese di mira, depredandole di ogni sorta di monili o preziosi, ma anche di borse griffate e altri generi di valore. Talvolta, scovata la cassaforte all’interno dell’abitazione, non esitavano a contattare gli uomini del gruppo, che intervenivano in supporto per cercare di smurarle.

La merce, soprattutto per quanto riguarda orologi e monili, venivano poi rivenduti mediante i canali di ricettazione interni al gruppo stesso, ed in particolare mediante un uomo – pregiudicato – di etnia rom, ma di nazionalità macedone, con base logistica nel quartiere di Centocelle.

L’attività di indagine ha consentito di attribuire al sodalizio la responsabilità di più furti in abitazione consumati e di uno tentato, perpetrati tra giugno e settembre 2020, arrestare 2 persone in flagranza di reato e deferirne 15 in stato di libertà per tentato furto, possesso di arnesi atti allo scasso, ricettazione e riciclaggio; trarre in arresto altre 5 persone, che frequentavano a vario titolo gli indagati, in esecuzione di provvedimenti pendenti dell’A.G. e recuperare beni (monili ed orologi) del valore complessivo di circa 25.000 euro.

È stata fatta luce su un vero e proprio gruppo criminale, composto da famiglie di etnia rom, tutte legate da vincoli di parentela, stanziali nel territorio sud est della Capitale, da dove, ogni mattina, partivano le “batterie” dei cosiddetti “appartamentari” diretti nel centro capitolino.

Una volta perpetrati i furti ad opera delle donne del gruppo, erano gli uomini a recuperarle con veicoli intestati a prestanome, accompagnandole presso le abitazioni, dove veniva poi stoccata e rivenduta la merce oggetto del reato.

Due dei destinatari dell’ordinanza sono stati rintracciati sul territorio romano e due in Lombardia, grazie alla collaborazione con i Carabinieri della Compagnia di Desio e del Nucleo Investigativo di Monza, sono stati associati in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.