Risorse idriche, Osservatorio dell’ANBI: Italia spaccata in due

L’autunno ormai all’orizzonte porta una normalizzazione nelle disponibilità idriche del Nord Italia, che dimentica qualche apprensione estiva e conclude regolarmente la stagione irrigua: ad affermarlo è il bollettino settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

I grandi laghi del Nord sono tutti abbondantemente sopra la media del periodo così come il fiume Po; analoga è la situazione dell’Adige, che segna la maggiore portata dal 2014, così come da record sono i livelli dei fiumi Piave e Livenza, sempre in Veneto. Su questa regione, l’Agosto 2020 è stato il mese più piovoso dei recenti 25 anni (+105% sulla media), garantendo portate nettamente superiori all’usuale su tutta la rete idrografica della regione.

Dopo le abbondanti precipitazioni segnano, invece, repentine  diminuzioni  di portata i  fiumi piemontesi (in una settimana, il Sesia è calato da 157 metri cubi al secondo a mc/sec 12,5!), mentre in Lombardia ai livelli inferiori di Mincio e Ticino (rispetto al 2019) si contrappongono le impennate di Chiese e Brembo, così come, in Emilia Romagna, l’ottima condizione del Secchia si contrappone a quella del Reno, sotto media.

Situazione “a macchia di leopardo” anche sulla dorsale adriatica: alla condizione deficitaria  degli invasi marchigiani, che trattengono circa 36 milioni di metri cubi d’acqua (superiori  solo al siccitoso 2017 in anni recenti ) fanno da contraltare le piogge record (mm. 90) del recente quinquennio, cadute  sull’Umbria.

Per quanto riguarda i fiumi, se il Liri Garigliano, nel Lazio, ha portata inferiore allo scorso anno, sono altresì in media i fiumi campani Volturno e Sele, così come i bacini della Sardegna, ora al 67,56% della capacità di riempimento.

Prosegue, infine, l’annata siccitosa della Basilicata dove, negli scorsi 10 giorni, non è caduta neppure una goccia di pioggia, determinando un ulteriore calo di 18 milioni di metri cubi nelle disponibilità idriche, scendendo a circa 204 milioni con un deficit di oltre 53 milioni sul 2019; analoga è la situazione della Puglia, il cui deficit sull’anno scorso sfiora i 70 milioni di metri cubi, pari alla residua disponibilità nei bacini della regione, da cui viene prelevato circa 1 milione di metri cubi d’acqua al giorno.

“La condizione  fortemente localizzata delle risorse idriche italiane necessita di investimenti infrastrutturali in grado non solo di trattenere l’acqua, quando arriva, ma di trasferirla nelle zone a maggiore bisogno” ricorda Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“Una risposta arriva dal Piano per l’efficientamento della rete idraulica del Paese, inoltrato dall’ANBI al Governo nel quadro del Green New Deal ed in vista delle scadenze previste dal Recovery Fund – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI –  Si tratta di 858 progetti definitivi ed esecutivi, interessanti tutte le regioni italiane e perlopiù indirizzati ad ottimizzare le possibilità d’utilizzo delle opere esistenti; sono previsti investimenti per oltre 4 miliardi di euro, capaci di garantire circa  21.000 posti di lavoro.




Smart working, abiti formali per fare fronte alle incertezze del futuro

Fiducia ed esperienza? Vanno cercate nell’armadio! Se per alcuni il pigiama è stato il grande compagno delle settimane da remoto, sono tantissimi coloro che hanno riscoperto l’importanza degli abiti formali per vedersi più confident e, di conseguenza, far fronte a stress e incertezza per il futuro.

Nasce così lo stile conformal, ultima tendenza a dettare legge in ambito lavorativo che unisce la sicurezza in se stessi (in inglese confident) agli abiti formali.

Come dimostra uno studio pubblicato dall’Harvard Business Review, infatti, il look business professional è il prediletto da chi vuole apparire esperto agli occhi di clienti e colleghi, anche per quanto riguarda le videochiamate.

Fra gli over 60 la percentuale di chi sceglie un abbigliamento formale da remoto è addirittura del 46% ma, a differenza di quanto si possa pensare, il trend riguarda da vicino anche le nuove generazioni. Per impressionare positivamente, sono ben 8 su 10 i giovani che optano per un dress code business anche su Skype e Zoom. In videochiamata, i vestiti sono infatti considerati uno degli elementi più importanti per fare bella figura, secondi solo al background. Infine, per il 39% degli intervistati oltre al tipo di vestito è il colore scelto a giocare un ruolo fondamentale: da quelli brillanti per sembrare più affidabili (33% degli intervistati), ai toni neutri per apparire esperti (74%), fino alle fantasie per dare l’idea di essere innovativi (34%).

“Non sono bastati mesi di smart working per mettere la parola fine all’importanza dell’eleganza, in ambito lavorativo e non solo – afferma Stefano Bigi, cravattaio di terza generazione e amministratore unico di Bigi Cravatte Milano – L’abito continua ad essere l’outfit d’eccellenza per l’uomo in quanto porta con sé un’aura di professionalità che pone immediatamente chi lo indossa in una posizione privilegiata, godendo di fiducia ed emanando professionalità e sicurezza. Provate ad entrare in un negozio, in un ufficio o al ristorante in giacca e cravatta e noterete di sicuro un’attenzione differente. La cravatta, in particolare, rafforza questa percezione positiva e permette di aggiungere a qualsiasi look maschile un tocco di eleganza e di personalità: giocando con i colori sarà possibile adattarla ad ogni situazione, da quella più formale sino a quella che richiede un abbigliamento più casual. Mai come in questo momento indossare un abito classico ed elegante e una bella cravatta di qualità è un segno di distinzione”.

La passione per il conformal è arrivata anche in Nuova Zelanda, come racconta The Guardian: dall’isola dell’emisfero australe è partito infatti il fenomeno del #formalFriday, in totale controtendenza con quello in auge da qualche anno a questa parte che prevede di indossare abiti casual il venerdì. Ed è così che in tantissimi hanno iniziato a postare le loro foto sui social vestiti di tutto punto, tanto che questo hashtag conta oggi oltre 37 mila post. A sottolineare il legame fra eleganza e comodità è anche l’editorialista americano Robert Armstrong che sulle pagine del Financial Times scrive: “Siamo a nostro agio quando ci vestiamo bene. I completi maschili sono comodi, in quanto sono disegnati per esserlo. Può darsi che quando torneremo in ufficio in un mondo ancora pieno di incertezze ci renderemo conto che il lavoro è un privilegio, qualcosa per il quale occorre essere all’altezza e ben vestiti”. Sul tema è intervenuto anche Giovanni Maria Conti, docente di Storia e Scenari della Moda presso il Politecnico di Milano: “L’abito formale da sempre pone chi lo indossa sotto una luce diversa; comunica maggiore rispetto e quindi ‘distanza’ in rapporto a modi di fare più amicali. Dona autorevolezza e determina comportamenti più ricercati”. E ancora sul cambio di paradigma innescato dalla pandemia spiega: “Il lockdown ci sta portando a nuove o rinnovate soluzioni di abbigliamento; credo che il #formalFriday sia la risposta al fatto che ci si voglia ‘dare attenzione’, prendersi cura di sé indossando abiti di un certo tipo, belli”. E non è la prima volta che dopo un momento buio della storia si assiste a una riscoperta dello stile come riporta il New York Times. Il primo esempio risale addirittura all’epidemia di peste bubbonica che colpì l’Europa nel quattordicesimo secolo: in quel periodo, infatti, gli abiti si arricchirono di ornamenti e l’abbigliamento divenne sempre più importante. A cambiare sarà anche il modo di acquistare: d’accordo con un’analisi elaborata dalla Royal Society, una delle più antiche accademie scientifiche, contrariamente a quanto avvenuto in Cina dove subito dopo la fine del lockdown si è assistito al “revenge buying”, nel resto del mondo le persone stimano di comprare meno vestiti, ma di spendere la stessa cifra. I consumatori punteranno quindi di più sulla qualità, acquistando meno ma meglio, lasciandosi alle spalle il fast fashion e il continuo desiderio di nuovo che per anni ha regnato sovrano.




Permesso premio a Johnny lo Zingaro e lui evade… per la quinta volta. Il Prefetto Tagliente “Non è questo la funzione rieducativa della pena che sognavano i nostri padri costituenti”

Giuseppe Mastini, 60 anni, l’ergastolano conosciuto come “Johnny lo Zingaro”, è evaso dal carcere di massima sicurezza di Bancali, a Sassari, facendo sparire ogni traccia di se.

Alla sua ricerca sono impegnate tutte le forze dell’ordine già da sabato scorso, quando è stata diramata la nota del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che segnalava il suo mancato rientro, fissato per le 12.20 di quello stesso giorno, da un permesso premio alla casa famiglia “Don Giovanni Muntoni” gestita dai salesiani a San Giorgio, una borgata di Sassari.

Oltre alla questura e alle stazioni dei carabinieri di Sassari, Porto Torres, Alghero e Olbia, dove si trovano i principali porti e aeroporti del Nord Sardegna, è stata allertata anche la polizia di frontiera degli scali di Alghero, Olbia e Cagliari, nonché quella dei porti di Palau, Olbia e Cagliari.

“Dopo 5 evasioni fotocopia l’ultima delle quali nel mese di luglio del 2007, nonostante il suo profilo criminale e le sue continue evasioni, al pluriomicida Johnny lo Zingaro gli viene concesso un PERMESSO PREMIO e come era prevedibile evade ancora”. Questo il commento del Prefetto Francesco Tagliente già Questore di Roma e Firenze postato su Facebook a margine della notizia. “No, no, cosi proprio non va. – Ha proseguito Tagliente – Non è questo la funzione rieducativa della pena che sognavano i nostri padri costituenti”.

Lo “zingaro”, il cui soprannome è legato alle sue origini sinti, era rinchiuso da luglio del 2017 nel carcere sassarese, dopo la precedente evasione avvenuta il 30 giugno di quell’anno dal penitenziario di Fasano, in provincia di Cuneo. Anche in quella circostanza era uscito, godendo del regime di semilibertà, e non aveva fatto più rientro. Mastini ha alle spalle una lunga scia di sangue dalla fine degli anni Settanta. Il suo primo omicidio risale a quando aveva solo undici anni. Era stato coinvolto anche nell’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta aveva seminato il terrore a Roma. La sua prima evasione risale al 1987 quando, approfittando di una licenza premio, non rientrò in carcere e si rese protagonista di numerosi fatti criminali: furti, rapine, ma anche il sequestro di una ragazza, Silvia Leonardi, l’omicidio della guardia giurata Michele Giraldi e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Fu catturato due anni dopo. È considerato socialmente pericoloso




Referendum, Sinistra Classe Rivoluzione: “Una farsa a cui diciamo no”

Dopo il rinvio dovuto all’epidemia di Covid-19, il 20 e 21 settembre si terrà il referendum per la conferma della legge di revisione costituzionale con cui è stata decisa la riduzione del numero dei parlamentari: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Essendo un referendum confermativo, non è previsto alcun quorum.

Si tratta di una riforma fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, che ne aveva fatto uno dei pilastri del “contratto di governo” con la Lega, sbandierandola come uno strumento fondamentale per combattere gli sprechi e sconfiggere “la casta”.

Approvata a cavallo dell’avvicendamento tra il primo e il secondo governo Conte, la proposta di legge ha ricevuto dapprima il voto contrario al Senato del Partito Democratico e di Liberi e Uguali, che nel luglio del 2019 erano ancora all’opposizione, prima di cambiare idea una volta sostituito Salvini al governo: nell’ottobre 2019, alla Camera, la legge è stata approvata con il voto favorevole di tutti i principali gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione.

I cittadini sono dunque chiamati a confermare (con il sì) o a respingere (con il no) la modifica della Costituzione. Modifica che (a differenza di quella a suo tempo proposta dal governo Renzi e clamorosamente bocciata dal referendum del 2016) riguarda in buona sostanza soltanto il numero dei parlamentari, senza incidere in alcun modo né sulle funzioni delle due camere, né sulle modalità di elezione.

Vuoi per via di questo bizzarro iter di approvazione, vuoi perché nel frattempo le priorità sono decisamente cambiate, la campagna elettorale si svolge in questi giorni in sordina, e soprattutto con argomenti debolissimi e viziati su un fronte come sull’altro.

Le ragioni del Sì

Di fatto, l’unico argomento ripetuto fino alla nausea dai promotori della legge di revisione, e in particolare dal M5S, è quello della lotta gli sprechi e alla “casta”: il taglio dei parlamentari – si dice – comporterà un bel risparmio ai conti pubblici.

L’argomento muove da una premessa condivisibile: i circa ventimila Euro intascati ogni mese da ciascun parlamentare, in un paese in cui circa venti milioni di persone vivono sotto la soglia o a rischio di povertà, sono un’infamia senza appello. Scandali come quello dei deputati che hanno chiesto il bonus di 600 Euro non fanno che esacerbare la sacrosanta indignazione popolare contro l’attuale ceto politico.

Indubbiamente milioni di lavoratori voteranno Sì con l’intento di dare colpire partiti e parlamentari che giustamente disprezzano e odiano sia per le leggi che approvano, che per i loro privilegi. Purtroppo però meno parlamentari non significherà meno privilegi, bensì più privilegi (legali o meno) per quelli che restano, che avranno ancora più potere e si distaccheranno ancora di più dal “popolo sovrano” che pretendono di rappresentare. Lo dimostra anche la riduzione già effettuata dei consiglieri regionali e comunali, che non ha certo fermato sprechi, corruzione e privilegi.

Inoltre, il semplice taglio del numero dei parlamentari di per sé non risolve affatto né il problema politico, né tanto meno quello meramente economico. Sotto questo aspetto, in particolare, si è calcolato che il risparmio connesso alla riforma ammonterebbe al massimo a circa cento milioni di Euro all’anno – in realtà la somma è anche (notevolmente) inferiore, dal momento che parte dei compensi ritorna nelle casse dello Stato sotto forma di tasse e contributi. Dunque parliamo di una goccia nel mare, sostanzialmente irrilevante rispetto al bilancio statale: per averne un’idea, il debito pubblico italiano ammonta attualmente a oltre 2.500 miliardi di Euro, ossia venticinquemila volte tanto.

Se davvero si volesse affrontare seriamente la questione dei costi della “politica” e stroncare il parassitismo dell’attuale ceto parlamentare, l’unica soluzione efficace dovrebbe essere invece quella di tagliare gli stipendi di tutti i parlamentari, portandoli al livello dei salari di un operaio specializzato: non solo il risparmio sarebbe enormemente superiore, ma verrebbe eliminato uno dei principali elementi materiali alla base del concetto stesso di “casta”. Ma ovviamente questa proposta, che fa parte storicamente delle rivendicazioni del movimento operaio e della nostra organizzazione in modo particolare, non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di Di Maio e soci.

Il fronte del No

Il fronte del No è quanto di più politicamente eterogeneo si possa concepire. Tra i partiti che hanno approvato la riforma in Parlamento, soltanto Sinistra Italiana ha avuto il “coraggio” di cambiare apertamente idea, mentre il partito di Renzi, Italia Viva, più prudentemente lascia “libertà di coscienza”. Sono preoccupati di perdere le loro poltrone, così come quei parlamentari di Forza Italia e perfino dello stesso M5S che si sono schierati per il No contro le indicazioni dei rispettivi partiti. All’interno del PD il dissenso rispetto alla linea ufficiale, di sostegno al Sì, è legato anche ai giochi di potere interni al partito, con un fronte che va dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ex renziano, fino a Gianni Cuperlo, dirigente della corrente di “sinistra”. Giochi in cui si inserisce anche la Cgil, che in una nota ufficiale dà un giudizio negativo della riforma ma non prende posizione per il No pur di evitare scontri con il governo.

Sono diversi poi i comitati per il No sorti negli ultimi mesi. Dal comitato “giovanile” NOstra ai “costituzionalisti per il No” (ma naturalmente ci sono anche altri “costituzionalisti per il Sì”), fino alle immancabili Sardine, questa volta sulla scia di Emma Bonino. L’enfasi di questi gruppi è tutta sul rispetto e la difesa della Costituzione, delle istituzioni e della “democrazia”. Al di là della retorica, anche questi sono argomenti puramente formali e sostanzialmente vuoti. Fuori dalla “bolla” in cui vivono evidentemente questi accademici e questi attivisti da salotto, non c’è nessuno che non veda oggi che le istituzioni repubblicane sono marce fino al midollo, che la carta costituzionale è soltanto un pezzo di carta, che la “democrazia” è un’illusione in un Paese in cui la forbice della disuguaglianza non è mai stata così ampia. Anche questi sono argomenti inconsistenti, destinati a essere ignorati (giustamente) da gran parte dei lavoratori e dei giovani in cerca di una via d’uscita al vicolo cieco della crisi.

Sinistra Classe Rivoluzione: “Perché voteremo No

“Non nutriamo alcuna fiducia nelle istituzioni e nella “democrazia” borghese, né abbiamo particolari timori reverenziali nei confronti della Costituzione. Il sistema parlamentare, dove agli elettori è permesso votare ogni quattro o cinque anni un proprio ”rappresentante”, inamovibile sino all’elezione successiva, è una farsa. Difendiamo la superiorità della democrazia operaia, basato sui consigli (soviet) dove i lavoratori possono eleggere e revocare in qualunque momento i propri rappresentanti.

Finché restiamo nel sistema parlamentare capitalista, sosteniamo il massimo livello possibile di democrazia e rappresentanza. Da nessuna delle forze politiche impegnate sui due fronti arriva una proposta di riforma dove gli elettori, compiuti i 18 anni, siano tutti elettori sia attivi che passivi. Questo si potrebbe ottenere abolendo semplicemente il Senato, nonché la soglia dei 25 anni di età per essere candidati.

Men che meno ci interessano giochi di posizionamento tattico nei confronti del PD o del governo. Tuttavia siamo contrari a questa riforma e il 20-21 settembre voteremo No al referendum.

Il taglio dei parlamentari non farà che ridurre la rappresentanza in generale e rendere ancora più ardua la partecipazione e l’elezione di candidati e forze politiche davvero alternativi e contrari al sistema. In alcune regioni sarebbe impossibile eleggere deputati degli schieramenti che perdono le elezioni. Dall’altro, e conseguentemente, vedremo il rafforzamento della rappresentanza della classe dominante, che potrà ancor più facilmente di adesso imporre la proprie priorità e i propri interessi. Vanno in questa direzione tutti gli argomenti che sottolineano la maggiore “efficienza” di un parlamento con numeri ridotti: efficienza nell’approvare le misure di austerità necessarie per far ricadere sui lavoratori e sui giovani gli effetti della crisi! Si tratta di processi già esistenti e in fase avanzata, come dimostra oltretutto il ricorso sempre più massiccio alla decretazione d’urgenza e al voto di fiducia.

Il punto fondamentale rimane la necessità per i lavoratori di avere un partito che dia voce alle loro istanze: un partito di classe che oggi non esiste e che deve essere costruito, un partito che dovrà poter avere in Parlamento una tribuna, ma che soprattutto dovrà guidare la classe lavoratrice nelle lotte, per sostituire a questa democrazia sempre più marcia un governo dei lavoratori”.




Cantagiro 2020, vince Alberto Giovinazzo: premio Bardotti a Lamarca. Jonio e Stefania Misurelli “spaccano”

Alberto Giovinazzo è il vincitore dell’edizione 2020 del Cantagiro con il brano “Pastori di Greggio” di cui è anche autore.

A conquistare invece l’ambito premio Sergio Bardotti, consegnato direttamente dalla moglie e dalla figlia del grande compositore e autore italiano Carmen Di Domenico e Fiore Bardotti è stata la canzone “Bambini nascosti” scritta e interpretata da Lamarca. Un testo che affronta il tema storico dell’emigrazione italiana verso la Svizzera attraverso “il silenzio” dei bambini dell’epoca costretti a non farsi sentire per non essere cacciati.

Di particolare bellezza il brano “Scusami” scritto e interpretato dal cantautore Jonio di Roma. Una di quelle canzoni che appena si ascolta si pensa “questa vince sicuramente”. Un brano eccezionale degno della migliore tradizione musicale italiana. Un brano, per intenderci, alla pari di un mostro sacro della canzone italiana come “Ti lascerò” interpretata da Oxa/Leali e che Jonio ha cantato dimostrando grandi doti di interprete oltre che di autore. Una canzone alla quale è andato comunque il premio “Due righe”.

Da segnalare la grande presenza scenica e il sound graffiante della cantante milanese Stefania Misurelli con il brano “Tutto così semplice”. Il classico pezzo radiofonico che una volta ascoltato ci si ritrova a fischiettarne il ritornello sotto la doccia.

Stefania Misurelli

Una edizione del Cantagiro che ha visto tante canzoni di qualità e tanti bravi giovani artisti che si sono visti assegnare tanti premi di cui ricordiamo:
Premio Little Tony – Daniele Giammusso
Premio Universo – Massimo Bussoli
Premio Emozione – Kate
Premio Opportunità – Luna Masarà
Premio Sergio Bardotti – Lamarca
Premio Radio Italia anni 60 – Antarten
Premio Interpretazione – Infelise Mariateresa
Premio Mio – Vincenzo Muscetta
Premio 2duerighe – Jonio

Un Cantagiro condotto da Claudio Lippi con Giulia Carla De Carlo e Marco Zingaretti nella slendida cornice delle Terme di Bonifacio VIII a Fiuggi e che rispetto alle scorse edizioni ha fatto un salto qualitativo di grande evidenza. I ragazzi che si sono alternati sul palco hanno dimostrato grandi doti canore.

Claudio Lippi con Giulia Carla De Carlo e Marco Zingaretti

Un mix di leggerezza ed impegno dunque hanno caratterizzato questa edizione, per certi versi non facile, visto il delicato momento della pandemia. Sia il Patron Enzo de Carlo che il Direttore Generale ed Artistico Elvino Echeoni sono molto soddisfatti per il gran lavoro fatto da tutto lo staff , che ha organizzato la manifestazione in maniera impeccabile nonostante le oggettive difficoltà. Tutto il team ha lavorato duramente in particolare per le selezioni, che per la prima volta si sono svolte anche via web. La scelta del vincitore, e dei vincitori delle varie categorie, è stato un compito arduo visto l’alto livello artistico degli artisti presenti. Un doveroso ringraziamento è poi andato all’Assessore al Turismo Simona Girolami, al comune di Fiuggi, all’amministrazione pubblica, la Camera di Commercio di Frosinone e all’ATF Fiuggi.

L´appuntamento per tutti è rinnovato come sempre all’anno prossimo, prontissimi per rivivere le emozioni uniche che solo Il Cantagiro sa offrire.




Colleferro, Willy ucciso da un branco di delinquenti: non si può morire a 21 anni

Come possono dei ragazzi giovani ritrovarsi degli spietati assassini. Non ci sono parole per esprimere il cordoglio per la morte di un ragazzo così solare e così bello. Non si può morire a 21 anni per aver difeso un amico aggredito. Non si può morire per mano di bestie senza scrupoli, senza educazione, senza valore, senza civiltà. Devono scontare una pena esemplare.

Sono finiti in manette quattro giovani fermati dai carabinieri per il brutale omicidio di Willy Monteiro avvenuto la scorsa notte a Colleferro, alle porte di Roma. Una notte di inaudita violenza costata la vita al ragazzo di 21 anni di origine capoverdiana e residente nella vicina Paliano. Il giovane è morto dopo essere stato picchiato a sangue dal branco. Inutile l’intervento dei sanitari del 118, Willy è giunto in ospedale senza vita. I suoi assassini hanno tra i 22 e i 26 anni.

Secondo una prima ricostruzione, Willy e l’amico sarebbero rimasti coinvolti in una rissa in un locale e quando il branco ha aggredito l’amico, Duarte sarebbe intervenuto invitando gli aggressori a smetterla. Ma i quattro si sono scatenati sul povero Duarte massacrandolo di botte. Un pestaggio opera di un gruppo di coetanei, a quanto pare già noti alle forze dell’ordine e residenti nella vicina Artena. Una vicenda terribilmente simile a quella di Emanuele Morganti, massacrato dal branco tre anni fa, nella piazza di Alatri.

Willy, figlio di una coppia di capoverdiani trasferitasi molti anni fa a Paliano e impegnata in una locale azienda agricola, era cresciuta nel piccolo centro della provincia di Frosinone ed era perfettamente inserita nel paese, dove giocava nella locale squadra di calcio e dove aveva anche partecipato alla sfilata in abiti storici per la rievocazione del Palio. Aveva una sorella più piccola e frequentava l’istituto alberghiero di Fiuggi e lavorava come aiuto cuoco all’Hotel degli Amici di Artena. Il suo sogno era quello di indossare la maglia giallorossa, Willy infatti era un grande tifoso della Roma e giocava a pallone: era una promessa della squadra locale di Paliano. I compagni della società sportiva del paese non si danno pace. “Willy Monteiro Duarte era l’anima della compagine, l’allegria e l’adrenalina di tutti nei momenti di sconforto”.

“Erano appena usciti da un locale e stavano tornando alla macchina quando si sono accorti di una rissa in corso. Mio figlio e Willy si sono avvicinati per calmare gli animi ma quelle persone, delle bestie perché solo così si possono definire, hanno iniziato ad aggredire anche loro e quelli che erano intervenuti. Mio figlio ed altri sono riusciti a scappare, il povero Willy è rimasto a terra.

Lo hanno pestato a sangue e preso a calci in testa. Cinque contro uno. Vigliacchi. Mio figlio era molto amico di Willy ed è sotto choc”, racconta il papà del ragazzo scampato all’aggressione. “Quel povero ragazzo è morto perché si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato”, ha concluso l’uomo.

“Sconforto e disperazione. Questo è quello che prova in questo momento la nostra città per la perdita del nostro Willy: uno splendido ragazzo che si è trovato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Tutta la città di Paliano si stringe intorno alla famiglia e ne condivide l’immenso dolore”, ha scritto in un post su Facebook il sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, che in segno di lutto ha annullato tutti gli eventi previsti per il weekend dello sport. “L’omicidio avvenuto questa notte a Colleferro ci lascia senza parole. L’atto gravissimo e le modalità, che se fossero confermate sarebbero inimmaginabili per il nostro territorio, ci sconvolgono e ci riempiono di dolore e rabbia. Sono personalmente in contatto con le forze dell’ordine per avere delle informazioni maggiori”, gli ha fatto eco con un altro post il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna.




Smartwatch, la nuova frontiera contro gli infarti

Lo smartwatch può essere uno strumento utile per aiutare il medico a eseguire una diagnosi tempestiva di infarto, migliorando le possibilità di sopravvivenza. Cambiano le linee guida per le cure in caso di infarto, andando nella direzione di un intervento meno standard e più basato sulla reale situazione del paziente. E aumentano le possibilità di diagnosi, aprendo la strada all’utilizzo dello smartwatch come alternativa di emergenza all’elettrocardiogramma. Mettendolo in 9 posizioni sul torace può riconoscere l’attacco cardiaco con una sensibilità simile a quella dell’elettrocardiogramma (Ecg). Lo dimostra una sperimentazione italiana i cui dati, pubblicati sulla rivista Jama Cardiology, sono stati presentati oggi al congresso dell’European Society of Cardiology. Un Ecg tempestivo è fondamentale per la diagnosi di infarto, ma “non sempre è prontamente disponibile in caso di sintomi sospetti; gli smartwatch, invece, sono al polso di un numero sempre più elevato di persone”, spiega Carmen Spaccarotella del Centro di Ricerche in Malattie Cardiovascolari dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, coordinatrice della ricerca. “Gli smartwatch sono programmati per effettuare una sola derivazione elettrocardiografica e consentono di esplorare l’attività elettrica di una parte soltanto del cuore. Il nostro studio ha dimostrato che è possibile spostare l’orologio in diverse posizioni del corpo, effettuando così una misurazione a 9 derivazioni analoga a quella di un Ecg”. Per l’indagine sono stati analizzati 100 soggetti, di cui l’80% con sintomi di infarto e il 20% di controllo; per tutti sono state effettuate le registrazioni con l’Apple Watch e, in contemporanea, un Ecg. I risultati mostrano che con l’Apple watch la diagnosi corretta è stata del 94%, in pratica la stessa affidabilità dell’esame standard. La possibilità di individuare un attacco cardiaco in corso con rapidità può essere di grande aiuto, sottolinea Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia e autore senior della ricerca: “in caso di infarto, la tempestività è decisiva. Negli ultimi anni grazie all’angioplastica, la mortalità per infarto si è ridotta del 50%, a patto che la procedura venga effettuata entro 90-120 minuti dalla diagnosi. Gli smartwatch potrebbero essere d’aiuto per accorciare ulteriormente i tempi e salvare un maggior numero di vite”. Adesso che lo sapete ricordate, uno smartwatch potrebbe salvarvi la vita, non sottovalutate la cosa.

F.P.L.




Musica d’autore, Cristian Melis: da Rocca di Papa a Sanremo Rock (L’intervista)

Cristian Melis, 34 enne, cantautore di Rocca di Papa si esibirà sul palco dell’Ariston in occasione della prossima edizione di Sanremo Rock, manifestazione musicale che si terrà nella città ligure dal 7 al 12 settembre.

Una chitarra tra le mani e una carica di energia non indifferente ha spinto Melis e la sua band a cercare sempre nuove esperienze.



Cristian scrive i testi delle sue canzoni da quando aveva 16 anni e da qualche tempo ha intrapreso un percorso che lo vede protagonista di pezzi inediti e molto apprezzati: Orgoglioso della cittadina in cui vive, molto attivo nella tutela dell’ambiente e sempre pronto a spronare i giovani a scommettere nei loro sogni.

I suoi maestri ispiratori sono italiani, lui stesso li definisce dei poeti dal sound graffiante e coinvolgente: Ligabue, Vasco, Fabrizio Moro e Rino Gaetano sono i fari che hanno dato linfa alle sue prime note.

E dalle note arricciate, incalzanti e spontanee sono arrivate anche parole profonde, nuove ma che raccontano sentimenti, odori e sapori antichi come la sua bella Rocca di Papa che specialmente sotto Natale sembra un presepe a cielo aperto.




Finlandia, partito Espoo Ciné International Film Festival con i film italiani

Partito oggi il 31° Espoo Ciné International Film Festival che proseguirà fino al prossimo 6 settembre ad Espoo, Finlandia.

Espoo Ciné è tra i maggiori festival cinematografici finlandesi e negli anni è diventato un importante promotore del nuovo cinema europeo in Finlandia. Il festival presenta film di nuova produzione tra i più interessanti sia di maestri affermati che di talenti emergenti. Quest’anno il programma del festival include due film italiani, Tornare (Cristina Comencini, 2020) e Vivere (Francesca Archibugi, 2019). A chiudere il festival la co-produzione tra Italia, Francia, Germania e Brasile Il traditore, diretto da Marco Bellocchio.

Tornare (Feel Your Memories)

Italia, 2020

Regia: Cristina Comencini

Sceneggiatura: Ilaria Macchia, Giulia Calenda & Cristina Comencini

Cast: Giovanna Mezzogiorno, Vincenzo Amato, Beatrice Grannò, Clelia Rossi Marcelli, Marco Valerio Montesano

Durata: 107′

Lingua: italiano, sottotitolato in inglese

Proiezioni:

Giovedì 3.9. ore 17:00, Omena 6 (Piispansilta 11, Espoo)

Sabato 5.9. ore 16:00, Sello 5 (Ratsukatu 3, Espoo)

Domenica 6.9. ore 14:45, Omena 4 (Piispansilta 11, Espoo)

 Vivere

Italia, 2019

Regia: Francesca Archibugi

Sceneggiatura: Francesca Archibugi, Francesco Piccolo & Paolo Virzì

Cast: Micaela Ramazzotti, Adriano Giannini, Roisin O’Donovan, Massimo Ghini, Marcello Fonte

Durata: 110’

Lingua: italiano, sottotitolato in inglese

 Proiezioni:

Giovedì 3.9. ore 19:30, Omena 6 (Piispansilta 11, Espoo)

Sabato 5.9. ore 18:30, Sello 5 (Ratsukatu 3, Espoo)

Domenica 6.9. ore 15:00, Sello 4 (Ratsukatu 3, Espoo)

 Il traditore (The Traitor)

Italia, Francia, Germania, Brasile 2019

Regia: Marco Bellocchio

Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Ludovica Rampoldi, Valia Santella & Francesco Piccolo

Cast: Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Candido, Fabrizio Ferracane, Luigi Lo Cascio, Fausto Russo Alesi, Nicola Calì

Durata: 150’

Lingua: italiano, siciliano, portoghese, inglese. Sottotitolato in inglese.

 Proiezioni:

Domenica 6.9. ore 20:00, Kino Tapiola (Mäntyviita 2, Espoo)

 Informazioni

Data: da merc. 2 set 2020 a dom. 6 set. 2020, organizzato da: Espoo Ciné in collaborazione con Istituto Italiano di Cultura, Helsinki.  Ingresso: a pagamento

Controllare il sito del festival per l’acquisto dei biglietti e per eventuali cambiamenti di programma: https://www.espoocine.fi/2020/en/.




Cantagiro 2020, le serate finali nella suggestiva location delle Terme di Bonifacio VIII con la conduzione di Claudio Lippi

Un’edizione che oltre al patrocinio del Comune di Fiuggi è promossa dall’UNICEF

Grande fermento ed ultimi preparativi per l’imminente partenza dell’edizione 2020 de Il Cantagiro, la storica manifestazione canora simbolo dell’evoluzione della musica italiana. Con un entusiasmo ancora più convinto e grande lavoro di tutta la squadra, anche in quest’anno così difficile, si accenderanno le luci presso la splendida location delle Terme di Bonifacio VIII a Fiuggi, una vasta area all’aperto che consentirà lo svolgimento della kermesse in piena sicurezza.

Si parte il 2 settembre con le semifinali, il 3 Settembre ci sarà la finale della categoria New Voice, per poi giungere sabato 5 Settembre alla serata della Finalissima Nazionale ed in chiusura il 6 Settembre la finale della sezione Junior-Baby. Tantissime le novità di questa edizione, che ha visto svolgersi le selezioni per la prima volta anche sul web, con la supervisione del Patron Enzo De Carlo e del Direttore Generale ed artistico Elvino Echeoni.

La serata della finalissima, in particolare, sarà ricca di sorprese ed ospiti a cominciare dal presentatore d’eccezione, il carismatico Claudio Lippi

Personaggio amatissimo dal pubblico, con una lunga carriera artistica che lo vede nascere prima come cantante per poi virare allo spettacolo ed alla tv. Sagace ironia e battute divertenti sono i suoi punti di forza, riconosciuti dal grande pubblico. Nella serata finale inoltre Lippi si esibirà con un tributo a Domenico Modugno, tornando in questo modo agli esordi della sua carriera.

Nella stessa serata verrà assegnato il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, consegnato dalla moglie Carmen Di Domenico (anche lei autrice) ed il Premio Little Tony per la migliore interpretazione, consegnato dalla figlia Cristiana che per l’occasione presenterà con la Little Tony Family l’ultimo brano inciso dal titolo “Wow”.

Ad affiancare la conduzione della serata, ed anche nelle altre due, ci saranno due volti ormai di casa della kermesse, Giulia Carla De Carlo ed il presentatore Marco Zingaretti. Durante la serata del 3 Settembre sarà ospite invece Massimiliano Polato, in arte Massy, che presenterà il suo nuovo singolo “Big Blu”, brano che vedrà sul palco il balletto coreografato dalle influencer Ilenia De Sena e Chiara Trincanato. Tre serate all’insegna del divertimento e della musica di qualità, come è da sempre lo stile di questa manifestazione, concepita per portare alla ribalta talenti e voci nuove da tutta Italia. Ancora oggi le selezioni si svolgono in diverse tappe, con numerosi agenti e collaboratori, nonché esperti del settore che svolgono un ruolo determinante per la selezione delle nuove voci.

La formula ideata nel lontano 1962 dall’allora fondatore e patron Ezio Radelli è ancora vincente

l’idea di un festival itinerante, una sorta di “Giro d’Italia canoro” dove artisti già noti ma soprattutto sconosciuti, venivano reclutati lungo le tappe dislocate in tutta Italia. Molte cose sono cambiate dagli esordi di cantanti come Lucio Battisti, Adriano Celentano, Gino Paoli, Domenico Modugno tra i tanti nomi eccellenti che si sono esibiti qui. E’ per questo motivo che il Cantagiro riesce a trasmettere ancora oggi un immutato fascino “vintage” legato agli anni ’60 e ’70 ed è con questa forza di un trascorso glorioso che si è saputa reinventare e stare al passo con i tempi. La capacità di innovarsi ed adattarsi perfettamente alle nuove generazioni si concretizza con la presenza costante sui principali canali Social con gli hashtag #iostoconilcantagiro #ilcantagiro2020 #unatempestadiemozioni #ilcantagiro ed i giovani artisti emergenti sono consapevoli della grande opportunità che una manifestazione del genere può regalare loro.




Sutri, una nuova luce al Mitreo per una visita indimenticabile

SUTRI (VT) – A partire da martedì 1° settembre, la chiesa rupestre della Madonna del Parto, il cosiddetto Mitreo di Sutri, avrà un nuovo sistema di illuminazione, destinato a rendere la visita al monumento un’esperienza indimenticabile.

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, titolare dell’importante monumento demaniale, esprime il proprio ringraziamento al Comune di Sutri guidato dal Professor Vittorio Sgarbi per aver reso possibile tale risultato, facendo ottimo uso di un finanziamento che l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e il Ministero dell’Ambiente hanno erogato già nel 2018, al termine di una lunga selezione, nell’ambito dell’iniziativa “Giubileo della Luce”.

Mitreo esterno

Il piccolo edificio di culto, interamente scavato nel tufo ai piedi della collina sulla quale sorge Villa Savorelli, è un luogo di antiche suggestioni mistiche: già sede di culti pagani, si è aperto poi ai pellegrini della via Francigena sotto l’egida dell’Arcangelo Michele, per essere infine dedicato, almeno dalla fine del XIII secolo, alla Vergine Maria protettrice delle partorienti.

Mitreo interno

Artefice del nuovo splendido progetto illuminotecnico è un gruppo di esperti lighting designers, capitanati da Carolina De Camillis, assieme a Riccardo Fibbi e Chiara Achilli, già responsabili di numerosi successi nell’ambito dell’illuminazione di luoghi d’arte e siti archeologici.

I progettisti hanno lavorato fianco a fianco con i tecnici del Comune di Sutri e sotto la supervisione della Soprintendenza per incrementare l’accessibilità e la visitabilità del Mitreo.

L’illuminazione esterna, garantita da apparecchi perfettamente integrati nell’ambiente, consente a chi si avvicina al monumento e persino a chi passa semplicemente sulla via Cassia di apprezzare la suggestiva facciata rupestre anche di notte. Ma la vera novità riguarda l’interno degli ambienti rupestri, dove la sapiente disposizione dei punti luce e una gestione elettronica del flusso luminoso permettono al visitatore di ripercorrere le diverse fasi di vita del luogo di culto. Si vengono così a creare mirabili scenografie luminose, in cui luci e ombre mettono in evidenza le strutture originarie dell’ipogeo, le navate della chiesa medievale con i resti della decorazione più antica, il prezioso ciclo di affreschi due e trecenteschi, fino al trionfo finale della Natività posta dietro l’altare.

La collaborazione tra Comune e Soprintendenza proseguirà ora con l’impegno a favorire l’accessibilità al Mitreo anche alle persone con disabilità motorie, completando l’operazione di abbattimento delle barriere architettoniche già iniziata all’interno del monumento.

Nel frattempo, grazie al rinnovo della Convenzione per la valorizzazione del Complesso Archeologico, a partire dal 1° settembre i visitatori potranno accedere al Mitreo dal martedì al venerdì dalle 10 alle 15 (e fino alle 17 nei weekend), mentre l’Anfiteatro resta aperto fino alle 18 fino al mese di ottobre (con l’orario estivo). Un ulteriore servizio di visite guidate è in preparazione, in modo da sfruttare appieno il nuovo sistema di scenografie luminose.

Purtroppo, le esigenze di conservazione del Mitreo richiedono di limitare il numero di visitatori a un massimo di 15 ogni ora, per mantenere un costante grado di umidità, CO2 e presenza batterica negli ambienti affrescati. Per questo motivo, sarà possibile accedere all’ipogeo solo su prenotazione, mentre l’accesso sul posto sarà consentito solo in base alla disponibilità di posti.

Ancora una volta la collaborazione tra istituzioni statali e locali porta i suoi frutti nella battaglia quotidiana tra tutela e valorizzazione, il cui scopo finale, come noto, è sempre la pubblica fruizione.