Roma, al teatro Ghione in anteprima mondiale il musical “Messiah”: la vita di Gesù dalla nascita all’ascensione

6 e 7 maggio 2022 con il 7hills Gospel Choir

La vita di Gesù dalla nascita all’ascensione è al centro del musical “Messiah”, che arriva per la prima volta a Roma in anteprima il 6 e 7 maggio presso il Teatro Ghione.

Una storia nella storia. L’autore dell’opera, Tore W. Aas, è il direttore dell’ Oslo Gospel Choir, che ha scritto canzoni per decenni per il suo coro, conosciuto e acclamato in tutta Europa. Tore ha sempre avuto l’ambizione di comporre un musical per l’Oslo Gospel Choir e il suo progetto è diventato realtà con la messa in scena di una bellissima opera. L’arrivo in Italia di questo spettacolo avviene a seguito di un importante incontro tra il bravissimo autore e il coro romano 7hills Gospel Choir, creato e diretto dal M^ Gianluca Buratti.

Da questo incontro è nata la voglia e l’esigenza di far approdare anche nel nostro paese il suo musical “Messiah”. E’ stato amore a prima vista: “Non pensavo che anche in Italia ci fossero dei cori così bravi e preparati!” ha dichiarato l’autore.

Ed ecco, quindi, che il 6 e 7 maggio al Teatro Ghione la storia di Gesù sarà raccontata con più di 20 nuove canzoni su diversi momenti della vita, le persone che hanno assistito alle sue opere, il suo messaggio e le sue parabole.

I brani, tutti in chiave moderna, coinvolgono da subito lo spettatore con ritmi vivaci e melodie accattivanti, mettendo nel giusto risalto l’azione scenica ed esaltandone il pathos e il significato. Il musical è stato rappresentato la prima volta lo scorso 25 marzo a Drachten, nei Paesi Bassi, e ha riscosso notevole successo.

Grande soddisfazione per i 7 Hills Gospel Choir, il coro diretto dal M^ Gianluca Buratti, con l’accompagnamento della 7 Hills Gospel Band, nato ufficialmente nel 2010 dopo una fase preparatoria durata 3 anni e che ha ormai al suo attivo decine di concerti ed esibizioni e un cd.




Volsca, i motivi della “disfatta” della BPL

Epilogo di una storia tutta italiana

Il lungo contenzioso tra la Volsca Ambiente e Servizi SPA (municipalizzata che gestisce la raccolta e il trasporto dei rifiuti per vari comuni tra cui Velletri, Albano Laziale, Lariano e da ultimo anche Genzano) e la Banca Popolare del Lazio finisce con una sentenza della Corte D’Appello che condanna l’istituto di credito a restituire alla Volsca circa 1 milione e 300 mila euro, somma che di recente la Banca ha provveduto a restituire.

Si conclude quindi con un nulla di fatto, quello che di fatto è risultato come un tentativo della Banca Popolare del Lazio di avvantaggiarsi rispetto agli altri creditori concorsuali, con un’azione giudiziaria che aveva trovato un provvisorio accoglimento da parte della sezione imprese del Tribunale di Roma.

La sentenza in appello di fine gennaio del 2022, ha dunque spento ogni velleità della Banca, riequilibrato le posizioni giuridiche di tutti i creditori fallimentari, ribaltando completamente quella di I° grado, concludendo in maniera irrevocabile che la società pubblica Volsca Ambiente e Servizi SpA, ha agito in maniera ineccepibile e che la BPL, stando alla decisione dei Giudici, ha intrapreso una causa che ha portato a un “nulla di fatto”, rimanendo sulle spalle dei cittadini le gravose spese di entrambi i gradi di giudizio. Purtroppo, infatti, pur sconfitta, la Banca è stata “graziata” dal pagamento delle spese copiose processuali, una abitudine tutta italiana che tende a moltiplicare giudizi che purtroppo si rivelano spesso inutili e strumentali.

Come può accadere che su una vicenda così visibilmente lineare ci sia stato un primo grado che ha sentenziato palesemente l’opposto del giudizio di appello?

Perché la Banca Popolare del Lazio ha fatto spendere i soldi dei soci, e dei cittadini per una causa che poi si è rivelata infondata?

La sentenza di primo grado è stata decisa nella camera di consiglio del Tribunale di Roma (presidente dott. Giuseppe Di Salvo) e giudice relatore Dott. Guido Romano, quella d’appello dal collegio presieduto dal Presidente dott.ssa Benedetta Thellung de Courtelary e giudice relatore dott.ssa Raffaella Tronci.

I fatti risalgono agli anni precedenti all’amministrazione guidata dall’allora sindaco di Velletri Fausto Servadio

Servadio nel 2008, ha ereditato la società Volsca Ambiente SPA sull’orlo del fallimento con debiti intorno ai 30 milioni di euro, favoriti anche dalla concessione, solo poco tempo prima e cioè nel 2006, di finanziamenti da parte proprio della Banca Popolare del Lazio. Nel 2009, preso atto della insolvenza della società partecipata e della contestuale dichiarazione di dissesto da parte del Comune di Velletri, veniva presentato ed approvato dai creditori, tra i quali anche al Banca Popolare del Lazio, il piano concordatario proposto dalla Volsca SpA.

Il piano proposto e portato a termine dall’allora amministrazione della partecipata, prevedeva la creazione di una nuova società, denominata Volsca Ambiente e servizi SpA che proseguisse, come in effetti accaduto e con risultati ragguardevoli sia dal punto di vista qualitativo che economico, l’attività di raccolta rifiuti, mentre la originaria società avrebbe dovuto procedere alla distribuzione della somme ricavate dagli asset ancora presenti, nelle forme e nella misura approvata anche dalla Banca.  

Tutta la procedura concordataria veniva conclusa sotto il rigoroso e stretto monitoraggio del Tribunale di Velletri e con il voto favorevole della maggioranza dei creditori chirografari, tra i quali la Banca Popolare del Lazio.

Esattamente il 24 maggio del 2010 la Banca Popolare del Lazio Soc. Cooperativa esprimeva voto favorevole alla proposta di concordato preventivo depositata a dicembre 2009 per un credito riconosciuto dagli organi del concordato nella misura di circa un milione di euro.

La nuova Volsca Ambiente e Servizi SPA, nel rispetto del decreto di omologa restituiva alla vecchia Volsca Ambiente SPA in liquidazione la somma di quasi tre milioni di euro quale patrimonio netto, in 72 rate mensili oltre interessi.

Il 4 marzo del 2014 l’Avvocato Piero Guidaldi entra nel Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare del Lazio.

Il 27 aprile del 2016 l’Avv. Piero Guidaldi cessa il proprio ruolo di Presidente della Volsca Ambiente e Servizi SPA, un ruolo ricoperto a partire dal 2008 e cioè solo successivamente agli affidamenti concessi dalla Banca Popolare del Lazio alla Volsca nel precedente 2006.

Un’azienda, la “nuova Volsca” che innegabilmente, dati alla mano, l’avvocato Piero Guidaldi ha saputo rimettere in piedi con una gestione onesta e trasparente al punto che prima di lasciare l’incarico, nonostante la inevitabile riconferma da parte degli allora Sindaci, Servadio, Marini e Caliciotti, distribuisce utili per 500mila euro, caso più unico che raro nel panorama nazionale.

Nel dicembre del 2016, la Banca Popolare del Lazio richiede al Tribunale di Velletri la risoluzione del concordato preventivo della Volsca Ambiente SPA in liquidazione e la dichiarazione di fallimento della stessa società.

I ritardi accumulati dalla gestione liquidatoria della vecchia Volsca, inducevamo la Banca Popolare del Lazio, erroneamente sicura di poterne trarre beneficio, a chiederne il fallimento previa risoluzione della procedura concordataria.

Il Tribunale di Velletri nel giugno 2017 dichiarava il fallimento della vecchia Volsca individuando le responsabilità, non nella originaria proposta concordataria valutata anche dalla Corte di Appello favorevolmente, bensì nelle eccessive lungaggini nella liquidazione delle poste attive a favore dei creditori concorsuali.

La BPL, già prima della dichiarazione di fallimento con risoluzione del concordato, si determina nell’agire contro la nuova Volsca Ambiente e Servizi SPA chiedendo il pagamento a quest’ultima, ed in barba al principio della parità di tutti i creditori fallimentari, del finanziamento concesso, secondo molti con troppa facilità, nel 2006 alla vecchia Volsca ormai dichiarata fallita.

Il resto è storia recente, dopo, infatti, una prima sentenza del Tribunale di Roma che condannava la nuova Volsca alla restituzione alla Banca delle somme finanziate (troppo facilmente?) alla vecchia Volsca, interveniva la sentenza della Corte di Appello di Roma che rimetteva la chiesa al centro del paese ordinando di fatto alla Banca di restituire l’importo che nel frattempo era lievitato a circa 1.300.000,00 euro e che veniva obtorto collo restituito.

La nuova Volsca Ambiente e Servizi versata la somma di circa 2.700.000,00 euro alla vecchia Volsca non aveva più nulla a che spartire con la vecchia, ivi compresi i suoi creditori.

Nulla doveva la nuova Volsca e la BPL ha di fatto intentato una “causa persa” in partenza

Un giudizio che, soprattutto dopo la riformata sentenza del Tribunale di Roma, ha visto esponenti anche politici locali esporsi contro gli ideatori della proposta concordataria che, al contrario e nella sostanza ha risollevato le sorti di una società pubblica, i cui costi diversamente sarebbero ricaduti sulla cittadinanza. Tutti questi detrattori sono scomparsi dopo la pubblicazione della sentenza della Corte di Appello di Roma.

In questo gruppo di detrattori si annovera anche il Consigliere Dott. Giorgio Greci che oltre cinque anni fa gridò allo scandalo e definì come tardive le dimissioni di Guidaldi in considerazione dei danni che aveva causato alla società pubblica, certo eravamo in periodo preelettorale, ma la presa di posizione non deve avergli giovato o quanto meno portato fortuna visto l’esito elettorale. Non ultimo il Dott. Valentino Di Prisco attuale Presidente della Volsca, che le cronache ci narrano essere da sempre critico nei confronti dell’operazione concordataria.

Al contrario nonostante la iniziale sconfitta hanno continuato a mantenere la propria convinzione l’attuale Sindaco del Comune di Lariano Caliciotti il quale non è mai arretrato di fronte alla Banca Popolare del Lazio di cui è stato dipendente per molti anni e consulente all’epoca dei fatti, fermamente convinti della bontà del proprio operato i Sindaci Fausto Servadio e Nicola Marini unitamente all’assessore Luca Andreassi, tutti indistintamente ed ingiustamente maltrattati dopo la sentenza del Tribunale di Roma.

Mentre i politici si accapigliavano tra di loro, la Banca Popolare del Lazio godeva di una sentenza che oggi risulta errata e spazzata via in fretta dalla Corte di Appello di Roma che dopo un solo anno ha emesso il fatidico verdetto.

Ci sono tanti paradossi, tanti interrogativi rimasti senza risposta. Ma l’Italia si sa è la patria dei paradossi e spesso di relazioni tanto inopportune quanto lucrose ma soprattutto di conflitti d’interesse.

Visti i fatti succedutisi, ci si chiede quali siano stati i reali motivi che hanno indotto la Banca Popolare del Lazio, una banca che opera nel territorio in cui opera anche la Volsca Ambiente e Servizi SpA, ad aggredire così violentemente ed inopinatamente quest’ultima società, che dopo la richiesta di pagamento dell’importo di 1milione di euro cessava tutti i rapporti con la Banca medesima alla quale nel corso degli anni oltre ad aver versato somme non indifferenti per il servizio reso, aveva anche portato un notevole indotto costituito dagli oltre 120 dipendenti a cui corrispondeva gli stipendi oltre ai fornitori e clienti per un volume d’affari annuo all’epoca dei fatti di circa 10milioni di euro, somme che nel corso del tempo hanno ed avrebbero di gran lunga ricompensato la Banca ben oltre la somma richiesta giudizialmente di 1milione di euro e che neanche ha recuperato.

Solo perdite per la Banca Popolare del Lazio da questa operazione

Perdite costituite anche dalla ridotta ammissione al passivo fallimentare; se infatti in sede concordataria il credito della Banca Popolare del Lazio era stato integralmente riconosciuto dagli amministratori della società nella misura di 1milione di euro in sede fallimentare, quello stesso fallimento voluto proprio dalla Banca, il curatore ha dimezzato il credito vantato dalla Banca, riconoscendo dovuta la sola somma di circa 490mila euro con una evidente perdita. Perdite infine costituite dalle non certo esigue parcelle dei proprio procuratori.

Ed allora cosa ha spinto la Banca ad affrontare un giudizio dall’esito tanto incerto e rischioso quanto sicuramente foriero di perdite prevedibili già prima dell’inizio dello stesso?

Dall’analisi dei documenti un primo elemento lo ritroviamo nell’incarico dato dalla banca ai propri avvocati per intraprendere questa azione contro la Volsca. L’incarico, infatti, non veniva sottoscritto dal Presidente della Banca il compianto Prof. Renato Mastrostefano bensì dal Direttore Generale dell’epoca Rag. Massimo Lucidi, un indizio, forse una prova del fatto che il Presidente dall’alto della propria esperienza e prevedendone gli esiti, non fosse d’accordo nell’intraprendere il giudizio, oppure che sia stato tenuto all’oscuro di questa iniziativa?

Forse una prima risposta ci può essere fornita dal contenuto di una comunicazione inviata alla Banca D’Italia nella quale si segnalavano alcune anomalie, tra le quali gli affidamenti concessi alla Volsca che potevano essere ricondotti nell’ambito di un rapporto privilegiato tra l’allora Consigliere della Banca Notaio Capecelatro e l’allora Sindaco del Comune di Velletri, Dott. Bruno Cesaroni storico cliente del Notaio.

Se ciò fosse vero, il Notaio probabilmente sarebbe incappato nel conflitto di interessi, violazione che si configura quando c’è un danno per la Banca, danno causato solo in presenza di un mancato pagamento e/o recupero dell’intera somma da parte dell’istituto di credito. Qualunque rischio valeva la pena di far correre alla Banca pur di tenere in piedi la fiammella della speranza di poter recuperare l’intera somma dalla Volsca così che non si potesse configurare un danno per la Banca? I cui effetti potessero ricadere personalmente sui singoli attori? In questo quadro generale si potrebbe anche meglio spiegare il perché della mancata sottoscrizione da parte del Prof. Mastrostefano che mai avrebbe esposto l’istituto di credito a rischi inutili per salvaguardare singoli soggetti.

La situazione sembra fosse ben monitorata dalla stessa Banca D’Italia

BankItalia è a conoscenza dell’esito del giudizio e del contenuto della sentenza della Corte di Appello di Roma? In caso affermativo sarebbe interessante capire quali sono i provvedimenti che ritiene di poter adottare, vista l’evidenza dei fatti.

Al riguardo dedicheremo sicuramente un maggiore approfondimento, soprattutto di fronte a fatti che sono stati oggetto di rilievo anche da parte della Procura di Velletri e che sono state attenzionate solo dopo una ormai famosa segnalazione anonima. Una lettera dove si parla addirittura testualmente di un “vecchio ispettore gratificato con una fiammante bmw, pagata da un fornitore storico della banca, pur di ammorbidire le sanzioni elevate”. A questo punto ci mancherebbe soltanto di leggere in qualche altro scritto di “figli di” assunti dagli amici degli amici in quelle stesse banche che invece devono essere “verificate”. Sarebbe davvero un paradosso imbarazzante.




Vertice dei primi ministri finlandese e greco su aggressione russa all’Ucraina: “Lavorare insieme per prevenire il traffico di esseri umani”

Il primo ministro finlandese ha sottolineato la necessità di aumentare rapidamente l’uso delle energie rinnovabili, poiché ciò contribuirà a ridurre la dipendenza dell’Europa dall’energia fossile importata dalla Russia

Il primo ministro finlandese Sanna Marin oggi ha incontrato il primo ministro greco Kyriákos Mitsotákis ad Atene. Nel loro incontro, i primi ministri hanno discusso della guerra d’aggressione della Russia in Ucraina, della mutata situazione della sicurezza in Europa, delle questioni di attualità dell’UE e delle relazioni tra Finlandia e Grecia.

I Primi Ministri hanno ribadito il loro forte sostegno e solidarietà all’Ucraina. Alla conferenza stampa successiva all’incontro, il primo ministro Marin ha affermato che la Finlandia considera importante che l’UE intensifichi la sua assistenza all’Ucraina.

Anche la Finlandia è pronta ad inasprire le sanzioni imposte alla Russia

Il primo ministro finlandese ha sottolineato la necessità di aumentare rapidamente l’uso delle energie rinnovabili, poiché ciò contribuirà a ridurre la dipendenza dell’Europa dall’energia fossile importata dalla Russia.

“La guerra di aggressione russa in Ucraina ha creato la più grande crisi di rifugiati in Europa dalla seconda guerra mondiale. Sia la Finlandia che la Grecia accolgono persone in fuga dalla guerra, soprattutto donne e bambini. La Finlandia sta inoltre collaborando con le autorità ucraine per organizzare il trasporto diretto dall’Ucraina alla Finlandia per le persone più vulnerabili, come i bambini che viaggiano da soli. Dobbiamo lavorare insieme per prevenire il traffico di esseri umani “, ha affermato il primo ministro Marin.

L’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato in modo significativo l’ambiente di sicurezza in Finlandia e in tutta Europa. Il primo ministro Marin ha dichiarato che la Finlandia deciderà nel prossimo futuro se presentare domanda per l’adesione alla NATO.

“Vorrei ringraziare la Grecia, che ha sostenuto la Finlandia nello sviluppo della sua partnership con la NATO. L’attuale stretta cooperazione della Finlandia con la NATO ci pone in una posizione eccellente per aderire.

Il messaggio della Finlandia ai paesi membri della NATO è questo: se decidiamo di fare domanda per l’adesione, rafforzeremo l’intera Alleanza per la difesa. La Finlandia ha una difesa nazionale credibile. Come la Grecia, anche la Finlandia ha un esercito forte e moderno “, ha affermato il primo ministro Marin in conferenza stampa.

L’incontro è stato il primo incontro bilaterale tra il primo ministro Marin e il primo ministro Mitsotákis ed è stato organizzato su invito del Primo Ministro greco.

Al termine della sua visita, il primo ministro Marin ha parlato anche con l’ex primo ministro greco Aléxis Tsipras, leader del più grande partito di opposizione del paese, Zyriza.




“Leucemia mieloide acuta. Un viaggio da fare insieme”: l’indagine dell’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma

La Lma colpisce a tutte le età, ma la sua incidenza aumenta progressivamente durante il corso della vita raggiungendo un picco tra i 60 e gli 80 anni

L’indagine con esperienze di pazienti, caregiver, ematologi e volontari     Una diagnosi che arriva presto, entro due settimane dal primo accesso del paziente al centro di cura ed è accompagnata da emozioni quali paura, sconforto, rabbia, preoccupazione. Un’assistenza sempre più integrata e multidisciplinare, che, insieme alle figure dell’ematologo e dell’infermiere, comprende ormai spesso anche lo psicologo e il nutrizionista. Una serie di bisogni ed esigenze legati alla qualità di vita che cercano nuove risposte, come il potenziamento dell’assistenza domiciliare, il supporto psicologico, la puntualità di visite e controlli e il trasporto in ospedale. Sono queste le principali tappe nel viaggio di diagnosi e cura dei pazienti con Leucemia mieloide acuta raccontate attraverso l’indagine ‘Leucemia mieloide acuta. Un viaggio da fare insieme‘ promossa da Ail- Associazione italiana contro leucemie linfomi e mieloma, realizzata da Doxa Pharma con il supporto non condizionante di AbbVie.

Pazienti, caregiver, ematologi e volontari Ail hanno risposto a un questionario online validato da un Board Scientifico composto da ematologi di rilievo nazionale, per mettere a fuoco il percorso del paziente e la sua qualità di vita, la gestione della patologia da parte dei clinici, i bisogni e le richieste di tutte le figure coinvolte.

‘Una diagnosi di una patologia aggressiva come la Lma-dichiara Sergio Amadori, professore onorario di Ematologia e consigliere nazionale Ail- crea angoscia, preoccupazione e paura nelle persone che ne sono colpite e comporta per la famiglia e il caregiver un impatto molto importante. Oggi lo scenario nazionale della presa in carico è di buona qualità. Il paziente, nel momento in cui comincia ad avere dei sintomi che fanno sospettare una malattia ematologica, viene inviato in un Centro di ematologia che si preoccupa di affrontare il percorso diagnostico e terapeutico fino alla possibile guarigione o follow-up.

Questo però è solo un aspetto della gestione di questi pazienti complessi, in cui il ruolo dei familiari, del caregiver, dei volontari e dei servizi territoriali diventa altrettanto importante’. ‘Naturalmente- aggiunge Amadori- esistono alcune criticità. Non sempre, ad esempio, le strutture sono perfettamente organizzate per poter seguire l’intero percorso di cura del paziente. E questo è un punto fondamentale perché la diagnosi deve essere fatta in tempi il più possibile rapidi’. Ma come inizia il viaggio dei pazienti? Un paziente su 4 dichiara di non essersi rivolto immediatamente al medico per la difficoltà di cogliere la gravità della situazione, anche a causa di sintomi che sembrano inizialmente sopportabili.

Quasi il 60% si rivolge in prima battuta al medico di famiglia prima di essere indirizzato dall’ematologo. In ogni caso, entro due settimane dalla comparsa dei sintomi, l‘80% dei pazienti viene preso in carico. Nella grande maggioranza dei casi (88%) l’ematologo comunica personalmente al paziente la diagnosi.

Centrale, fin dalle prime fasi del percorso di cura, il supporto ricevuto da Ail sia in ospedale che attraverso l’assistenza domiciliare: l’88% degli ematologi ritiene che l’Associazione abbia un ruolo fondamentale nel supportare e affiancare i pazienti con Lma.

‘Ail è un’Associazione molto radicata sul territorio nazionale grazie alle sue 82 sezioni, sempre attive anche in piena pandemia- afferma il presidente nazionale Ail, Giuseppe Toro– che assicurano il supporto ai pazienti e ai loro famigliari sia attraverso le attività di assistenza domiciliare, che assicurano la continuità terapeutica e assistenziale, che attraverso le Case alloggio dedicate ai pazienti che dopo le dimissioni dall’ospedale devono essere seguiti per lunghi periodi dal Centro ematologico’. ‘I risultati di questa indagine- prosegue Toro- ci confortano nella scelta di collaborare con gli ematologi, con i medici di medicina generale e con quanti operano sul territorio. E proseguiremo con le nostre campagne di raccolta fondi per dare sostegno alla ricerca scientifica e garantire ai nostri pazienti terapie sempre più innovative ed efficaci che possano migliorare sempre di più la loro qualità di vita’.

La Leucemia mieloide acuta è una patologia del sangue aggressiva, estremamente eterogenea, caratterizzata dalla proliferazione incontrollata delle cellule staminali emopoietiche del midollo osseo, con uno sviluppo particolarmente rapido.

La Lma colpisce a tutte le età, ma la sua incidenza aumenta progressivamente durante il corso della vita raggiungendo un picco tra i 60 e gli 80 anni

In Italia ogni anno ci sono circa 50 nuovi casi di Lma per milione di abitanti. ‘Sotto il nome di Lma- spiega Alessandro Rambaldi, professore di Ematologia, dipartimento di Oncologia e Ematologia, Università di Milano e Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Papa Giovanni XXIII di Bergamo- si riconoscono molte malattie che negli anni abbiamo imparato ad identificare grazie alla genetica e alla biologia molecolare. Per questa ragione I pazienti sono riferiti a Centri o a reti organizzative che garantiscano a ciascun paziente il più profondo e completo inquadramento biologico della loro malattia. Non ci si può prendere cura di pazienti ematologici se non si hanno a disposizione i laboratori per caratterizzare queste malattie’.’Capire quale forma di Lma abbiamo di fronte- precisa Rambaldi- è cruciale anche per la scelta del trattamento. A una prima valutazione dei dati clinici ed ematologici deve seguire una prima valutazione della funzione del suo midollo osseo. Questa è una diagnosi d’emergenza. Subito dopo, partono tutta una serie di indagini per la caratterizzazione immunologica e citogenetica e molecolare che possono prevedere l’evoluzione, quantificare le cellule leucemiche e scegliere la terapia più adatta’.Nonostante i notevoli progressi conseguiti negli ultimi anni, i trattamenti disponibili per la cura della Lma sono ancora limitati.Dal punto di vista degli ematologi il principale bisogno (78% delle risposte) è legato proprio alla disponibilità di farmaci innovativi.’Le terapie introdotte in questi ultimi anni- informa Alessandro Maria Vannucchi, professore ordinario di Ematologia, direttore SODc Ematologia Azienda Ospedaliera Careggi e direttore Scuola di Specializzazione in Ematologia, Università di Firenze– sono farmaci che colpiscono specifici target cellulari. Questo differenzia tali molecole dagli schemi chemioterapeutici che sono stati utilizzati finora, che peraltro continuano a rappresentare lo scheletro sostanziale del trattamento della Lma’.’Alcuni di questi farmaci possono essere utilizzati in associazione alla terapia convenzionale- rende poi noto Vannucchi- altri possono essere utilizzati in particolari gruppi di pazienti, per esempio nei cosiddetti ‘unfit’, cioè nei soggetti che non hanno le caratteristiche per poter tollerare una chemioterapia convenzionale; altri ancora per pazienti che hanno perso la risposta al primo trattamento o per mantenere una risposta dopo il trapianto di cellule staminali’.’Questa serie di nuove molecole- dichiara- sta modificando il panorama terapeutico attuale della Lma, assicurando significativi miglioramenti in termini di sopravvivenza e/o di assenza di recidiva della malattia, ma nessuno di questi può da solo portare a guarigione la malattia’.




L’Ue prepara lo stop al gas russo: prosegue la linea delle sanzioni

L’Unione europea prepara un sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, da varare in settimana, che includerà anche lo stop, graduale, al petrolio russo, mentre continua lo scambio di accuse tra Mosca e Kiev sui presunti crimini di guerra e gli Stati Uniti, denunciando nuovi abusi dell’esercito russo, si preparano a fornire ulteriori aiuti all’Ucraina per i prossimi 5 mesi.

Ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando al Consiglio europeo, ha già espresso il sì dell’Italia alle nuove sanzioni, invitando alla ricerca della pace attraverso il dialogo, più che nelle prove di forza tra grandi potenze, mentre il premier Draghi si appresta a far visita al presidente degli Stati Uniti Joe Biden il prossimo 10 maggio per rinsaldare l’alleanza.

Dopo il vertice Nato a Ramstein, in cui diverse voci di sono levate a favore di un riarmo, Putin minaccia di usare armi segrete contro l’Occidente e gli ucraini hanno già denunciato l’uso di armi al fosforo. Gli Stati Uniti fanno sapere di aver ricevuto “informazioni credibili” secondo cui una unità militare russa avrebbe giustiziato ucraini che volevano arrendersi vicino a Donetsk, “esecuzioni di persone alle quali erano state legate le mani, torture e violenze sessuali contro donne e ragazze”, tali da far ravvisare “abusi sistematici”. Mosca ribatte, con un suo diplomatico all’Onu, che gli ucraini avrebbero torturato prigionieri in un centro di tortura a Mariupol chiamato “la biblioteca”. Kiev chiede agli Usa altre armi, in particolare droni d’attacco e munizioni, richiesta che attende l’ok di Biden, il quale ha annunciato un discorso per questo pomeriggio e ha chiesto al Congresso fondi per sostenere l’Ucraina, sia dal punto di vista militare che umanitario, per altri 5 mesi. Intanto la Camera Usa ha approvato una legge che consente di sequestrare e vendere i beni degli oligarchi soggetti a sanzioni e di usare i proventi per la ricostruzione in Ucraina. Resta poi il nodo del gas. Dopo lo stop per Polonia e Bulgaria, il presidente della Duma ha chiesto di chiudere i rubinetti a tutti ‘i Paesi ostili’. In Italia i flussi dalla Russia sono al momento regolari, nonostante sia escluso il pagamento in rubli, ma il governo è al lavoro per diversificare le fonti di approvvigionamento. I prossimi pagamenti a Mosca sono previsti per metà maggio.




Giro d’Italia, per il 4 anno consecutivo il “Turismo slow” sulla Maglia Rosa

Ministero Turismo, Enit e Rcs presentano tutte le iniziative in programma

L’Italia turistica con il Ministero del Turismo, Enit e Rcs sarà anche quest’anno sulla Maglia Rosa della Premiazione del Giro d’Italia. La valorizzazione della Penisola attraverso la promozione del turismo slow è uno dei cardini delle azioni del Ministero con l’Agenzia Nazionale del Turismo. Una sinergia consolidata quella con il Giro d’Italia e presentata oggi dal Ministro del Turismo Massimo Garavaglia e dal Presidente di Rcs Media Group Urbano Cairo.

Sono ormai 4 anni di meravigliose avventure e promozione sostenibile dei territori. Dopo l’edizione numero zero del 2018, quest’anno arriva la quarta, che scatterà dal 6 maggio da Budapest e dalla Sicilia il 10 maggio con il Giro E e si concluderà all’Arena di Verona il 29.

Un Giro d’Italia all’insegna della tecnologia, dell’ecologia, della mobilità sostenibile che attraverso il Giro E poi diventerà anche un’esperienza in sella consentita a ciclisti non professionisti, in modo da coinvolgere istituzioni, investitori, e in generale esponenti del mondo del turismo, del giornalismo, dell’ imprenditoria capaci – proprio come una dinamo della bici – di trasformare un giro in bici in energia e progetti concreti.

Quest’anno per la partecipazione al Giro d’Italia sono previste azioni di grande valore e visibilità per la Penisola. L’Italia con un percorso di 3500 km entrerà nelle case di oltre 758 milioni di telespettatori nel mondo e 10 milioni di italiani lungo le strade con più di 24mila ore di trasmissioni. I risultati saranno certificati da rilevazioni Nielsen.

Tra le azioni messe in campo dall’Italia turistica ci saranno 25 guide digitali dedicate alle ciclovie più significative e lancia videoricette web locali per amplificare le tradizioni e le specifiche identità territoriali. Ogni giorno un menù italiano per esaltare le eccellenze culturali e enogastronomiche con le biodiversità di ogni regione. Sul portale Italia.it ci saranno contenuti dedicati e informazioni per approfondire l’Italia dalla prospettiva del sellino. Un videomaker e una giornalista internazionale coordinati dall’Agenzia Nazionale del Turismo racconteranno i luoghi in modo originale pedalando. 

Con il Giro Express poi uno storyteller belga realizzerà 18 tappe di approfondimento entrando nel tessuto connettivo del lifestyle e delle produzioni locali. Media amplification con le cartoline digitali che regalano viste mozzafiato dell’Italia in pillole, video di 5 minuti da condividere sui social. E ancora talk di approfondimento per vedere e testare i prodotti che rendono le due ruote, a trazione elettrica ma non solo, uno dei pilastri della mobilità di domani.

Quest’anno è poi particolarmente simbolico e significativo perché un secolo fa, nel 1912 andava in scena il quarto Giro d’Italia, partenza da Milano e arrivo a Bergamo, che si svolse in sole nove tappe (il più corto nella storia del Giro) e fu il primo e unico a essere disputato a squadre. Anche Enit ha una storia così antica e nel 1919 era investita del compito di far riscoprire l’ interesse per l’Italia dopo la guerra.  Ecco che in questo gioco di parallelismi, fare sintesi e collaborare è divenuto naturale.  Così anche quest’anno Enit non si limita a sponsorizzare il Giro ma monta a bordo della carovana con una propria squadra nel Giro E, rosa anche quella perché tutta al femminile.

Si sono accelerati processi che ci proiettano sempre di più sulla compatibilità del viaggio con la natura, sulla ricerca di luoghi a minor carico antropico e sulla sua distribuzione in diversi periodi dell’ anno. Questo porta a scoprire i territori da altre prospettive e si moltiplicano le esperienze e le “annessioni” e le misture culturali tra i visitatori e le popolazioni locali per cui il viaggiatore non è più di passaggio ma instaura rapporti e vive esperienze profonde. In questo senso torna di grande attualitá lo storytelling, i racconti di viaggio che diventano un moderno passaparola ossia consigli di viaggio declinati con gli strumenti che oggi offrono i social e la tecnologia 

Il Giro-E 2022 salterà, a differenza della Corsa Rosa, la partenza da Budapest e scatterà appunto dalla Sicilia, tappa numero quattro del Giro d’Italia. Da quel momento ne ricalcherà il percorso, con l’eccezione delle città di partenza, che sono diverse. In quattro di esse ci sarà la grande novità dell’EXPO-E, una fiera della micromobilità, della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente che animerà il fine settimana a Catania, Napoli, Torino, Verona. Una declinazione naturale per un evento che fra i suoi scopi ha quello di promuovere l’utilizzo della bici elettrica nella vita quotidiana e di conseguenza ridurre il consumo di carburante di origine fossile e l’inquinamento.




Corre per 65 chilometri attraverso i monti Lepini: l’incredibile impresa di Dante D’Elia

3.800 metri di dislivello con un fondo spessissimo sassoso in 12 ore e 26 minuti

Un’impresa sotto l’aspetto tecnico-sportivo ma anche umano quella del corese Dante D’Elia, che ha percorso un’incredibile traversata dei monti Lepini correndo per circa 65 km, da Patrica (FR) a Rocca Massima, il centro più alto della provincia di Latina, in neanche 12 ore e mezzo, spinto dalla passione sportiva e da un rapporto profondo con questo territorio, quello lepino, spesso visto e pensato a compartimenti e che invece rappresenta un’unica realtà, una sola, senza soluzione di continuità.

“Desideravo attraversarli tutti i Lepini – spiega Dante – passando su tutte le maggiori vette. E allora ho cominciato a costruire un sogno. Ho disegnato una diagonale da sud-est a nord-ovest sulla carta. La congiungente Patrica-Rocca Massima”.

Per lunghi mesi ogni mattina la sua sveglia è suonata prestissimo per allenarsi e per elaborare il suo viaggio, tanto trekking per conoscere tutti i sentieri e per sentirli “suoi”, per entrarvi in sintonia. “Un periodo di frequentazione – prosegue Dante – che ti svela la visione d’insieme del complesso montuoso. È proprio questo il senso della traversata. Mettere insieme le tessere dello stesso mosaico. Ogni paese dei monti Lepini è prezioso e irripetibile, ma ha anche un minimo comune denominatore: un forte senso di appartenenza e un legame intenso con le sue montagne. Ma quelle che intende sue non hanno soluzione di continuità con quelle del vicino paese e con quelle ancora oltre. Quindi l’identità è una sola, con caleidoscopiche sfaccettature, ma unica”.

Secondo le parole dello stesso Dante D’Elia, dunque, la sua traversata, che ha ricevuto il patrocinio della Compagnia dei Lepini e dei Comuni di Cori, Patrica e Rocca Massima, simboleggia “la continuità territoriale e il destino comune che è stato forgiato nel tempo dai monti Lepini”.

“Il principale messaggio di questa impresa – così il sindaco di Cori, Mauro De Lillis – è quello che ci restituisce i monti Lepini come una sola realtà, che va valorizzata in quanto tale unendo sinergicamente le forze. In secondo luogo, la traversata compiuta da Dante D’Elia mette in evidenza come il territorio lepino, oltre alle bellezze storico-architettoniche, offra anche quelle, e tante, paesaggistico-naturalistiche che meritano di essere valorizzate e promosse. Infine, ma non per importanza, da questa traversata giunge un messaggio di pace quanto mai rilevante in questa fase storica in cui i cupi suoni della guerra riecheggiano in Europa: Dante ha attraversato tutti i monti Lepini portando attaccato allo zaino un lembo della Bandiera della Pace”. “Esprimo allora – conclude il primo cittadino – l’orgoglio della Città per l’impresa di Dante, la prima di questo tipo mai realizzata”.

In sintesi, Dante D’Elia ha percorso 65 km con 3.800 metri di dislivello in 12 ore e 26 minuti. Questa traversata, che per caratteristiche può definirsi ultratrail, è dura. Alla distanza e al dislivello occorre aggiungere il fondo spessissimo sassoso. Al contempo regala un susseguirsi ininterrotto di emozioni, poiché gli ambienti sono pressoché selvaggi con rarissimi e modesti tratti in cui si sfiora “la civiltà”.




Un primo maggio tra querce secolari e magia nel bosco di Paliano

PALIANO (FR) – Cosa fare l’1 maggio vicino Roma? C’è un Bosco magico da visitare a mezz’ora di macchina dal GRA. Si trova vicino all’uscita di Colleferro dell’autostrada A1. Domenica 1 maggio, sotto le querce secolari del Bosco di Paliano, sarà di casa la magia, affiancata dai giochi per bambini e da tante attività da fare in famiglia.

Per chi non sa cosa fare il 1 maggio vicino Roma, il Bosco di Paliano ne avrà per tutti i gusti e tutte le età. Tra il tiro con l’arco, una dimostrazione di falconeria, il relax sulle amache e le passeggiate a cavallo o in bicicletta, domenica alle 12 sarà anche la volta di uno spettacolo di magia dedicato a grandi e bambini. A stupire gli spettatori ci penserà il Mago Dadà con i suoi giochi di prestigio sorprendenti.

A seguire apriranno anche due stand gastronomici, con un food-truck e un punto ristoro con prodotti locali. Il Bosco mette a disposizione anche un’area per giocare a calcio e un campo da pallavolo. Ci sono anche: una biblioteca ecologica per chi vuole fare delle letture green e dei giochi tradizionali per bambini.

Il Bosco alle porte di Roma fa parte del Monumento Naturale Selva di Paliano e Mola di Piscoli, un’area protetta che si trova in Ciociaria. Sarà aperto sabato e domenica. Ospiterà chiunque vorrà passare del tempo tra sentieri ombrosi, prati e picnic, nel pieno rispetto della natura.

Il Bosco di Paliano promuove una partecipazione attiva dell’ambiente naturale, invitando i visitatori a lasciare il Bosco migliore di come l’hanno trovato. In trenta ettari di querce, infatti, anche se non ci sono cestini dell’immondizia, non si vedono cartacce né plastica.

Ognuno riporta a casa i propri rifiuti, lasciando l’ambiente pulito. Per altre informazioni e prenotazioni, si può consultare il sito ilboscodipaliano.it. Il Bosco è in via Palianese sud, a 3 chilometri dal casello autostradale di Colleferro.




Montalto di Castro, Enel: nell’area della ex centrale nucleare inaugurato il museo dell’energia

Per favorire l’uscita dell’Italia dal carbone, all’interno della centrale “Alessandro Volta” resteranno attivi impianti turbogas rinnovati e resi più efficienti

Un innovativo centro culturale dedicato alla transizione energetica all’interno della centrale Enel “Alessandro Volta” di Montalto di Castro: il TECCC, Centro di Cultura e Conoscenza della Transizione Energetica, è stato presentato ieri dal Direttore Enel Italia Nicola Lanzetta e dal sindaco Sergio Caci alla presenza di Francesco Battistoni, Sottosegretario di Stato del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, Ministero della Cultura e Patricia Viel, Architetto e Co fondatrice, Studio ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel.

Il progetto punta alla rigenerazione dell’area del sito – originariamente destinata ad una centrale nucleare mai entrata in esercizio – attraverso la creazione di un vero e proprio distretto dell’innovazione, nel quale la narrazione del passato si intreccia con attività orientate al futuro. La creazione di uno spazio museale visitabile oltre che spazi funzionali dedicati ad attività di formazione, rappresenta una straordinaria opportunità che permette di fondere insieme aspetti tecnici, economici, sociali ed ambientali. All’interno del TECCC, prenderà vita il Museo della transizione energetica, coprendo una superficie complessiva di oltre 5.000 mq. A questo, si aggiungono circa 15.000 mq di spazi espositivi all’interno di due strutture esistenti (dedicati ad installazioni d’arte sul tema dell’energia, sale di esposizione divulgativa riguardanti il tema della transizione energetica) e una sala per eventi collegata ad una terrazza panoramica.

“Il progetto prevede anche un percorso di visita sopraelevato – spiega l’architetto Patricia Viel, co-fondatrice di ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel – che circonda l’area e immergerà il visitatore in un paesaggio che ben restituisce la complessità del sito, con l’obiettivo di valorizzare e rendere accessibili manufatti dallo straordinario valore storico e architettonico.”

“Poter raccontare passato e futuro dell’energia è particolarmente importante in un momento storico come questo, in cui la transizione energetica sta cambiando radicalmente l’intero settore, dalla produzione al trasporto fino al consumo, spingendo verso un modello più sostenibile”, commenta Nicola Lanzetta, Direttore Enel Italia. “Farlo all’interno della centrale di Montalto di Castro ha un valore anche simbolico e arricchisce ulteriormente il programma di valorizzazione del sito, che sarà il più grande dei nostri poli energetici integrati e multifunzionali in Italia. Grazie a uno spazio innovativo e aperto potremo coinvolgere anche i più giovani”.

“L’attività di un’amministrazione comunale è più efficace se al centro della sua azione politica pone lo sviluppo culturale”, commenta il sindaco Sergio Caci. “Il progetto che oggi Enel presenta e che noi, ma mi sento di dire anche le future amministrazioni, sosteniamo, va esattamente in questa direzione. Recuperare uno spazio in disuso, di rilevanza storica per la narrazione energetica del paese per raccontare la transizione energetica creando un polo museale e di conoscenza mai realizzato prima”.

“Il progetto energetico integrato che nasce a Montalto di Castro è un’importante occasione di sviluppo e di crescita non solo per il Lazio, ma per tutta l’Italia – dichiara il Sottosegretario al Mipaaf Francesco Battistoni. – Ambiente e territorio cresceranno in sinergia fra loro, coniugando transizione energetica e sostenibilità andando a creare le basi programmatiche per un progresso non solo energetico, ma anche occupazionale e di sistema”.

“Il progetto per la realizzazione di un polo energetico e culturale integrato nell’area della centrale nucleare di Montalto di Castro è un’ottima notizia – commenta Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, Ministero della Cultura. – Si restituisce finalmente dignità ad un pezzo di territorio di grande valore paesaggistico e storico: ci troviamo nel territorio di influenza di una delle maggiori città dell’Etruria, la città di Vulci, localizzata, con le sue sterminate necropoli, tra i comuni di Canino e, appunto, Montalto di Castro. Si tratta di un’ottima notizia anche perché conferma ancora una volta che fare imprenditoria e creare valore culturale non sono concetti antitetici, tutt’altro, possono convivere nella comune vocazione di apportare benefici alle comunità di riferimento. Diamo dunque il benvenuto al nuovo Museo della Transizione Energetica all’interno del variegato e vivace mondo dei luoghi della cultura italiani, con l’auspicio di poterlo presto accogliere nel nostro Sistema Museale Nazionale”.

La centrale di Montalto di Castro è al centro di un importante sviluppo a partire dalle necessità del sistema elettrico e dalle opportunità create dalla transizione energetica, piano che vedrà la realizzazione di un nuovo polo energetico integrato tra iniziative nel settore energetico, sviluppate da Enel, e nuove soluzioni imprenditoriali sviluppate da terzi. L’iniziativa rientra nel più ampio impegno del Gruppo Enel per un nuovo sviluppo dei siti dei propri impianti, secondo una strategia che pone come priorità la valorizzazione delle strutture esistenti e l’integrazione con nuovi impianti di produzione rinnovabile e sistemi di accumulo, combinati con nuovi progetti imprenditoriali in ambiti differenti.

Nel sito sono in corso le demolizioni dei gruppi ad olio già dismessi. Enel ha avviato l’iter autorizzativo necessario per poter realizzare nel sito un nuovo impianto fotovoltaico su una superficie di circa 20 ettari, per una potenza di circa 10 MW. Altre aree in fase di sviluppo (6 ettari) saranno destinate a ospitare sistemi di accumulo di energia per circa 245 MW, fornendo così un ulteriore contributo all’utilizzo delle energie rinnovabili e alla stabilità del sistema elettrico: anche in questo caso sono già in corso gli iter autorizzativi. In linea con le indicazioni del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) e per favorire l’uscita dell’Italia dal carbone, all’interno della Alessandro Volta resteranno attivi impianti turbogas rinnovati e resi più efficienti. Il nuovo sviluppo del sito è aperto anche a progettualità esterne: un’area non più utilizzata per produrre energia è stata affittata ad un’impresa del viterbese che avvierà una propria produzione di tracker solari generando occupazione e valore a livello locale. Sono in fase di studio ulteriori soluzioni, attualmente oggetto di dialogo con le istituzioni, che permetteranno di valorizzare asset e strutture esistenti garantendo ricadute positive per il territorio; tra queste, un innovativo progetto di serra idroponica, per il quale sono in corso analisi di fattibilità tecnico economiche e che potrà beneficiare delle aree e di parte delle strutture esistenti.




Sostenibilità, Transizione Ecologica e Digitale: nasce il Liceo T.R.E.D.

Il nuovo corso di studi permetterà il conseguimento della maturità scientifica in soli 4 anni permettendo, quindi, agli studenti di poter intraprendere la propria carriera universitaria a soli 18 anni

A partire dall’anno scolastico 2022/2023, gli studenti italiani avranno la possibilità di iscriversi ad un nuovo liceo. Si tratta del Liceo quadriennale Scienze Applicate per la Transizione Ecologica e Digitale, un percorso formativo di durata di 4 anni promosso dal consorzio Elis e Snam, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione.

Il nuovo Liceo segue gli obiettivi del PNRR e del Piano “RiGenerazione Scuola”

Il Liceo T.R.E.D. presenta diverse innovazioni sia sul piano del metodo che dei contenuti ed è il risultato di una stretta collaborazione tra scuole, imprese e università.

I contenuti didattici del primo anno, ad esempio, sono sviluppati dal Politecnico di Milano, Tor Vergata, Università di Padova, Università Lumsa in collaborazione con le aziende del Consorzio ELIS quali Amazon Web Services, A2A, Autostrade, CDP Venture Capital, Generali Italia, Snam e Iren.

Il nuovo corso di studi permetterà il conseguimento della maturità scientifica in soli 4 anni permettendo, quindi, agli studenti di poter intraprendere la propria carriera universitaria a soli 18 anni.

Il programma di insegnamento prevede un focus particolare sulla transizione ecologica, digitale e sullo sviluppo sostenibile, pur mantenendo gli insegnamenti classici di materie STEM e Humanities quali matematica, fisica, storia, geografia, filosofia e italiano.
Inoltre, il programma formativo presenta anche delle lezione svolte in lingua inglese e una preparazione adeguata al sostenimento della certificazione Cambridge di livello B2.
Lo sviluppo delle competenze sarà favorito grazie ad un continuo dialogo tra scuole, università e imprese. Infatti, le classiche lezioni saranno affiancate da project work e tirocini estivi, soggiorni all’estero, settimane di approfondimento, e workshop settimanali condotti da esperti a cui potranno partecipare tutte le scuole tramite internet.

Il liceo TRED

Al momento, sono 27 i Licei in tutta Italia che costituiranno la rete TRED a partire dal prossimo anno scolastico 2022/2023.

Infatti, hanno aderito alla sperimentazione del Liceo per la transizione ecologica e digitale scuole superiori in Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Veneto e in Liguria con l’IIS Capellini Sauro de La Spezia.

Il Liceo TRED rappresenta una grande opportunità per gli studenti: robotica, intelligenza artificiale e sostenibilità, per citarne alcune, stanno assumendo un ruolo sempre più importante non solo per la maggior parte dei Paesi (si pensi alle diverse manovre in atto in Italia per massimizzare la produzione di energia da fonti rinnovabili), ma anche nella nostra vita di tutti i giorni.

Da considerare, infine, che l’80% dei lavori futuri richiederà competenze STEM e che nei prossimi 3 anni le aziende saranno alla ricerca di circa 3 milioni di profili con competenze sul digitale.

Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/liceo-tred/




Cambiamenti climatici, osservatorio ANBI su emergenza siccità: “Preoccupazione per stagione agricola”

Sempre più grave la situazione del Po le cui portate sono addirittura inferiori a quelle registrate nelle estati più torride

Vincenzi: “Serve uno sforzo di coesione nazionale per potenziare le infrastrutture idrauliche, asset strategico del paese”

In uno scenario idricamente deficitario (Piemonte e Lombardia sono le regioni maggiormente in crisi secondo l’indice SPI – Standardized Precipitation Index nei primi 3 mesi del 2022), i primi caldi rappresentano un problema in più, poiché l’evapotraspirazione riduce i benefici delle sporadiche piogge primaverili, laddove neanche lo scioglimento dello scarso manto nevoso riesce a contrastare la crescente siccità. A segnalarlo è il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che indica come continui anche  la discesa dei livelli dei  maggiori laghi subalpini: il Maggiore è 80 centimetri al di sotto della media storica e in una settimana è sceso  dal 30% al 22,7 % di riempimento; dopo aver registrato alcuni minimi storici, il Lario è ora al  6,5% del proprio potenziale volume , mentre anche il livello del Garda è in repentino calo, scendendo sotto il 70% della capacità d’invaso.

In Lombardia si stanno già dissolvendo i recenti, seppur  esigui apporti di neve, il cui manto, in una sola settimana, è calato del 21,65%, assestandosi a  -66,7% sulla media del periodo; a ben rappresentare il quadro complessivo di sofferenza idrica è soprattutto la condizione del fiume Adda, la cui portata è in ulteriore calo: 43 metri cubi al secondo, cioè quasi la metà di quanto registrato nel 2017, la peggiore annata in tempi recenti.

Se in Valle d’Aosta lo scioglimento della neve (a Courmayeur , l’altezza del manto è scesa, in 7 giorni, da cm. 60.50 a cm. 25,50 contro una media storica di cm.85) sta ristorando le portate della Dora Baltea e del torrente Lys, in Piemonte i flussi dei fiumi sono largamente inferiori allo scorso anno (Tanaro: oggi, mc/sec.23,1; Aprile 2021, mc/sec 83,9)

Non fa eccezione il Po, classificato in condizione di estrema siccità idrologica e le cui portate sono addirittura inferiori a quelle registrate nelle estati più torride: al rilevamento di Piacenza il record negativo era di 232,34 metri cubi al secondo, registrato il 9 Agosto del siccitosissimo 2017; oggi si è a mc/sec 170,6! Stesse performance con il segno meno si registrano a Cremona e Boretto.     

Restando in Emilia-Romagna, oltre ai territori compresi nei bacini montani tra i fiumi Parma e Trebbia, entrano in zona rossa anche le aree  a Nord della foce del Reno, dove dall’inizio dell’anno idrologico (1 Ottobre) sono caduti solamente 191 millimetri di pioggia e la siccità sembra essere diventata ormai endemica  (da Gennaio 2021 si sono registrati appena  mm. 471 di pioggia). A soffrirne sono principalmente i fiumi, che perlopiù ristagnano con portate largamente sotto media (Secchia, Enza e Trebbia stabiliscono il nuovo minimo storico), così come il volume idrico invasato nei bacini piacentini di Mignano e Molato.

In Veneto, dove si è alla vigilia dello stop al 50% dei prelievi irrigui, sono  decrescenti i livelli di tutti i corsi d’acqua:  esemplare è il livello dell’Adige, ridotto  di ulteriori 35 centimetri in 7 giorni.

“Le paventate restrizioni ai prelievi irrigui influiranno significativamente sulle produzioni agricole proprio nel momento, in cui le emergenze pandemica e bellica pongono l’autosufficienza alimentare come elemento centrale per il futuro del Paese – osserva Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestine e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Così come si stanno cercando soluzioni energetiche alternative, è indispensabile avviare urgentemente un piano per adeguare ed implementare un conclamato asset strategico come le infrastrutture idrauliche.”

“Vista anche la multifunzionalità della nostra proposta sul “Piano Laghetti”, contiamo che su questo obbiettivo possa evidenziarsi quella coesione nazionale, che, nonostante le priorità di legge, spesso latita fra interessi concorrenti di fronte a risorse idriche insufficienti” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.  

Permangono sotto media i principali corsi d’acqua della Toscana: il Serchio è al 25% ca. della portata, l’Ombrone al 30% ca., il Sieve al 50% ca.

Le portate fluviali decrescono complessivamente anche in Centro Italia, seppur in maniera disomogenea: a stare meglio sono le Marche, dove le portate fluviali sono in linea con gli anni scorsi mentre, nel Lazio, l’Aniene registra una portata più che dimezzata rispetto alla media storica ed il Sacco è al minimo dal 2017.

In Abruzzo, nonostante il deficit pluviometrico di Marzo, il bacino della diga di Penne è al massimo livello in anni recenti a conferma dell’inversione di tendenza, registrata  sul versante adriatico centro-meridionale dall’autunno 2021 dopo un’annata idrologicamente negativa.

In Campania crescono mediamente i livelli dei fiumi Garigliano, Sele e Volturno.

In Basilicata, dove la stagione irrigua è avviata da settimane, i volumi idrici invasati si riducono di quasi 5 milioni di metri cubi, scendendo leggermente sotto quanto trattenuto lo scorso anno; curiosamente analogo quantitativo d’acqua è invece  l’incremento registrato nei bacini d Puglia, dove l’invaso di Capacciotti raggiunge, per il secondo anno consecutivo, il massimo livello  consentito.

In Calabria, Aprile ha mediamente  portato finora circa 33 millimetri di pioggia, consentendo volumi invasati nella media.

In Sicilia, i volumi invasati sono complessivamente superiori di circa 92 milioni di metri cubi a quelli dell’Aprile 2021;  le precipitazioni sono stati più abbondanti in provincia di Palermo (mm. 50,3 sulla città capoluogo), nel Siracusano (mm. 53,6 sull’antica Ortigia) ed  a Messina (mm. 43,1), mentre ha piovuto meno nell’entroterra (mm.7 a Caltanissetta, mm. 19,3 ad Enna), a Catania (mm. 22 caduti, però,  in un solo giorno) e ad Agrigento (mm. 4).

In Sardegna, infine,  ad Aprile sono caduti mediamente 23 millimetri di pioggia; nei bacini della regione, però, mancano all’appello circa 94 milioni di metri cubi pari indicativamente al 5%.