Mondello, estate 2018: migliaia di turisti pronti ad ammirare “Il più bel promontorio del mondo”

MONDELLO (PA) – Come ogni anno Mondello si appresta ad aprire le porte alla nuova stagione balneare e puntualmente migliaia di turisti da tutto il mondo sono attesi nella località balneare fra le più ambite e splendide d’Italia.

Per i pochi che non la conoscono Mondello è una frazione distaccata di Palermo facilmente raggiungibile attraversando il Parco della Favorita, l’area verde più vasta del capoluogo siciliano di poco superiore ai tre chilometri fra lunghi viali alberati che, una volta percorsi, consentono di raggiungere una spiaggia di sabbia bianca finissima, un meraviglioso golfo dai colori tropicali esteso per meno di due chilometri racchiuso dal Monte Gallo e dal Monte Pellegrino descritto dal grande poeta scrittore e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang Goethe nel suo meraviglioso libro “Viaggio in Sicilia” nel 1787 come “Il più bel promontorio del mondo”.

IL VIDEO SERVIZIO DI PAOLINO CANZONERI ANDATO IN ONDA SU OFFICINA STAMPA IL 5 APRILE 2018

Il golfo di Mondello era una zona estesa paludosa

Solamente nel 1891 Francesco Lanza di Scalea principe nobile della città ne dispose l’imponente intervento di bonifica che a seguito di sfruttamento dei terreni e drenaggio delle acque dell’intera area paludosa riuscì ad adattare i terreni e disporli in modo da poter diventare luogo per le prime costruzioni e insediamenti vicino la città. Il lungo mare di Mondello vanta la presenza di numerose strutture ricettive e molti club nautici, circoli, negozi e una presenza imponente di ristoranti che offrono l’opportunità ghiotta di assaporare specialità culinarie locali con la presenza quotidiana di pesce fresco costante grazie ad un mare abbondantemente pescoso. Non di meno il turista è in grado di godersi la giornata al sole con un mare pulito e con la comodità di poter affittare cabine in varie frazioni private della lunghissima spiaggia. Alla sera quando il sole non picchia forte e la temperatura è più mite sono previsti eventi di intrattenimento per tutta la stagione estiva con concerti e rassegne artistiche di vario genere. Al centro della lunga passeggiata lungomare spicca un imponente antico e bellissimo stabilimento balneare costruito a palafitta sul mare che i mondellani chiamano “Charleston” progettato e disegnato ad ampia piattaforma su piloni immersi nell’acqua la cui struttura venne decorata con fregi e sculture dai colori accesi e vivaci da risultare elegante e opera in stile architettonico Art Nouveau fra le più belle d’Europa. Lo stabilimento balneare oggi gestito da una importante società italo-belga, ospita al suo interno uno dei ristoranti più importanti e prestigiosi di Palermo. Senza timori di smentite è palese definire Mondello come una delle località più belle per coloro che amano il mare e la presenza copiosa di turisti ogni anno ne rappresenta una conferma assoluta.

Paolino Canzoneri




Incendio a Pavona, le analisi: presenza di amianto nella copertura del capannone. Pronta l’ordinanza del sindaco Marini

ALBANO LAZIALE (RM) – Il Dipartimento di Prevenzione della ASL RM 6 ha comunicato al sindaco di Albano Nicola Marini il risultato delle analisi sui campioni prelevati già a partire dalla mattina di sabato 30 marzo, il giorno successivo all’incendio. Il sindaco ha tempestivamente informato la cittadinanza circa l’esito e le prossime azioni che intraprenderà l’amministrazione: “Come era prevedibile – dice Marini –  le analisi hanno confermato la presenza di fibre cristallizzate di amianto nelle lastre di copertura del capannone interessato dall’incendio. Per fortuna, il campionamento, fatto tramite un aspiratore posizionato in una casa privata prospiciente il capannone, effettuato tra sabato 30 marzo e domenica 1 aprile, non ha rilevato alcuna presenza di fibre di amianto nell’aria“.

Il primo cittadino ha fatto sapere anche che la ASL RM6 ha disposto: la bonifica del sito dai materiali contenenti amianto ed altri eventuali rifiuti pericolosi; la messa in sicurezza attraverso l’interdizione al personale non autorizzato; l’installazione di teli frangivento, la bagnatura delle superfici e dei materiali contenenti amianto; di intercettare le acque di dilavamento nell’area dell’incendio, per evitare l’immissione nella rete fognaria di possibili inquinanti.

Oggi è attesa, a tutela della salute pubblica, specifica ordinanza già annunciata dal sindaco per far sì che vengano ottemperate le disposizioni della ASL: “Ricordo che qualsiasi intervento – ha concluso Marini –  visto il sequestro cautelativo a cui è stato sottoposto il capannone, dovrà avere il benestare della Procura della Repubblica di Velletri, a cui invieremo per conoscenza l’ordinanza”.




Vinitaly, ecco le previsioni della grande distribuzione per le vendite di vino nel 2018

Aumenteranno i vini a denominazione, i vini a marchio del distributore ed i vini tipici delle regioni – Preoccupazione per un aumento dei prezzi dovuto alla cattiva vendemmia del 2017

VERONA – Nonostante un avvio moderato dei consumi nella grande distribuzione, il 2018 dovrebbe vedere un’ulteriore crescita delle vendite di vino, specie nei settori dei vini a denominazione d’origine, delle bollicine e dei vini tipici delle regioni. Potranno, inoltre, verificarsi rialzi dei prezzi, a causa della cattiva vendemmia nel 2017. Buone le prospettive di crescita dei vini offerti col marchio delle insegne della grande distribuzione. Dovrebbero aumentare anche le vendite di vino biologico, ancora un settore di nicchia sugli scaffali dei supermercati. Questo il sentiment diffuso tra i buyer vino della grande distribuzione che parteciperanno all’evento “Gdo Buyers’ Club” organizzato da Veronafiere per Vinitaly2018 (Verona, 15/18 aprile).

Da qualche anno le catene distributive stanno operando un doveroso recupero di valore dei vini venduti, con un prezzo medio che aumenta anno dopo anno. La ricerca IRI per Vinitaly evidenzia che le bottiglie da 0,75 si sono vendute nel 2017 con un prezzo medio di 4,32 euro al litro (quindi vicino ai 5 euro nella bottiglia da 0,75cl) con un aumento del 2,3% sull’anno precedente. Un processo di stabilizzazione del prezzo quasi fisiologico che però potrebbe essere disturbato da aumenti di prezzo sensibili dovuti alla cattiva vendemmia del 2017.

“L’aumento dei prezzi di vendita potrebbe portare ad una riduzione degli acquisti – dichiara Francesco Scarcelli di Coop Italia – Si rischia anche che l’aumento concesso all’acquisto si traduca in spinta promozionale andando ulteriormente a svalorizzare il prodotto: l’invito che facciamo alle cantine è quello di essere flessibili, cercando di proporre listini sempre più in linea con il valore reale del prodotto”.

Aumenti che dovrebbero colpire più i vini da tavola, di uso quotidiano, che i vini a denominazione d’origine, secondo l’analisi di Valerio Frascaroli di Conad: “L’aumento dei prezzi è già in atto e proseguirà sui prodotti “tavola”. Sarà meno evidente sui prodotti di fascia medio/medio-alta dove una buona parte degli incrementi saranno probabilmente assorbiti dai distributori per non rallentare la crescita di questo segmento”.

La questione della definizione del prezzo più appropriato è ovviamente semplificata nei vini offerti col marchio dell’insegna distributrice, un settore che nel 2017 ha pesato per il 13,7% sulle vendite del vino e del 6% sulle bottiglie da 0,75cl (dati IRI, supermercati, iper, libero servizio piccolo) e sul quale diverse insegne puntano per il futuro.

“La nostra linea di vini a denominazione di origine a marchio Grandi Vigne – riferisce Marco Peduzzi di Iper, la Grande I – presenta una fascia di prezzo molto ampia, tra i 4 e i 40 euro. Nel 2017 abbiamo venduto 1 milione di bottiglie, in un’offerta completa che comprende anche vino biologico, senza solfiti ed anche mezze bottiglie”.

Anche il Gruppo Selex (insegne Famila, A&O ed altre insegne regionali) ha investito sul marchio “Le Vie dell’Uva”, come spiega Dario Triarico: “Sugli scaffali presentiamo 59 etichette con quel marchio con una fascia di prezzo per i vini più comuni che va dai 3 ai 5 euro e quella per le eccellenze enologiche regionali che va dai 6 euro in su. Nel 2017 abbiamo avuto una crescita delle vendite del 12% a volume”.

Nel 2018 potrebbero aumentare anche le vendite di vino e spumante biologico nella grande distribuzione, oggi limitate a poco più di 4 milioni di litri per un valore di circa 24 milioni di euro, come testimoniato anche dal successo di un’insegna specializzata nel biologico come EcorNaturaSi: “Nel 2017 abbiamo registrato un incremento a volume del 9%, meglio i rossi dei bianchi, con gli spumanti oltre il 15% – spiega Michele Bonato – Ma questo è un settore ancora ‘giovane’ che crescerà in tutta la grande distribuzione”.

Il 2017 ha fatto registrare un boom dei vini tipici delle regioni, che dovrebbe ripetersi nel 2018. Ecco i vini preferiti nelle diverse insegne: Capetta del Piemonte, Montecchio dalla Toscana, Terre de Trinci dall’Umbria (Gruppo Pam); Vermentino dalla Sardegna, Gewurztraminer dal Trentino Alto Adige, Pignoletto da Emilia Romagna (Conad); Primitivo dalla Puglia, Pecorino e Passerina da Marche e Abruzzo e Prosecco (Italy Discount); Chianti, Vermentino e Prosecco (Coop Italia).

Di vino e grande distribuzione si parlerà a Vinitaly2018 nei due tradizionali eventi organizzati da Veronafiere: la tavola rotonda del 16 aprile e il GDO Buyers’ Club del 16 e 17 aprile cui partecipano le seguenti catene: Coop, Conad, Gruppo Selex, Carrefour, Iper la Grande I, Gruppo Vègè, Gruppo Pam, EcorNaturaSì, Italy Discount, S&C-Consorzio Distribuzione Italia.




Milano, ex residence di via Cavezzali: blitz delle forze dell’ordine nel “fortino della droga”

MILANO – Intervento di sgombero della polizia, dalle prime ore di stamani, nello stabile di via Cavezzali 11. Dalle 5 di questa mattina la Questura di Milano sta dando esecuzione agli ordini di liberazione, emessi dall’Autorità Giudiziaria, degli appartamenti occupati abusivamente. Si sta procedendo al censimento degli abitanti delle unita’ abitative abusivamente occupate, provvedendo al loro allontanamento, d’intesa con i proprietari dei locali che dovranno assicurare la loro messa in sicurezza.

Partita l’operazione sgombero del palazzo di via Cavezzali 11 a Milano, meglio conosciuto come “il fortino di via Padova”.

Si tratta di un ex residence che da molti anni è diventato il “regno” del degrado, di occupazioni abusive, di spaccio di droga e di prostituzione.

Diverse volte le forze dell’ordine sono intervenute per operazioni tampone, ma nella mattinata di oggi gli uomini della Polizia di Stato, dei carabinieri e degli agenti della polizia locale stanno procedendo ad uno sgombero complessivo.

A renderlo noto la questura di Milano.
L’autorità giudiziaria ha emesso l’ordine di liberazione degli alloggi occupati. Gli abusivi vengono allontanati d’intesa con i proprietari degli appartamenti, che dovranno poi provvedere alla messa in sicurezza.




Minniti: nuovo governo continui con espulsioni contro i radicalizzati. Tagliente: i terroristi stranieri diventati cittadini italiani non possono essere espulsi

Allarme del Ministro dell’Interno Marco Minniti: la minaccia della jihad mai così forte in Italia. Un quadro senza eguali in Europa. Il nuovo governo continui con le espulsioni contro i radicalizzati. Alla domanda “qual’è lo strumento più importante di prevenzione del terrorismo religioso che lei lascia a chi verrà? Rivoltagli da Francesco Bei de”La Stampa” risponde: «Il rimpatrio per ragioni di sicurezza nazionale. Lo scorso anno abbiamo fatto 132 rimpatri, quest’anno già 29. Riportare questi soggetti nei Paesi di origine consente di intervenire all’inizio di una radicalizzazione prima che diventi un progetto terroristico. Questo ci pone all’avanguardia rispetto ad altre situazioni europee che purtroppo abbiamo sotto gli occhi in questi giorni».

In Italia dal 1^ gennaio 2015 ad oggi sono stati 264 gli stranieri gravitanti in ambienti dell’estremismo espulsi con accompagnamento nel proprio Paese. A Foggia alcuni giorni fa è stato arrestato il 59enne Abdel Rahman Mohy Eldin Mostafa Omer, cittadino italiano 59enne di origine egiziana, sposato con una donna italiana di 79 anni. E’ accusato di terrorismo internazionale. Indottrinava i bambini sul martirio durante le lezioni di religione che teneva nell’associazione culturale islamica ‘Al Dawa’ di Foggia.

Il Ministro Marco Minniti ad altra domanda di Francesco Bei: “Teme che ci siano altre ‘Al Dawa’ in Italia come quella di Foggia?” risponde che «La cosa importante oggi è soffermarci su questa indagine esemplare, che ha dimostrato con prove solari uno scenario assolutamente agghiacciante. Una cosa che non ha eguali in Occidente. L’unica cosa che si può associare alla “scuola” di Foggia sono le immagini che provenivano dal profondo dell’Iraq e della Siria, quelle di bambini addestrati a usare la pistola o utilizzati per esecuzioni capitali».

Ma l’espulsione, punto di forza per la prevenzione del terrorismo è praticabile anche nei confronti degli Jihadisti di cittadinanza italiana come l’egiziano Jihadista di Foggia ora di cittadinanza italiana e il 23enne marocchino naturalizzato italiano, Elmahdi Halili, pronto a mettere in atto un’azione terroristica?

Su questo argomento il prefetto Francesco Tagliente, grande esperto di sicurezza già Questore e Prefetto tra Firenze, Roma e Pisa ha rilasciato una interessante intervista a Vincenzo Ferrari, direttore del quotidiano taranto Buonasera. Ecco cosa ha detto per farci capire come si può procedere nei confronti dei due arrestati naturalizzati italiani e in particolare se possono essere espulsi.

 

Dott. Tagliente cosa prevede l’ordinamento in tema di espulsione per un terrorista straniero diventato cittadino italiano?

Il nostro legislatore non ha contemplato il potere di revoca della cittadinanza a un terrorista straniero diventato cittadino italiano

 

Per quali casi è prevista la revoca della cittadinanza?

La perdita della cittadinanza italiana è disciplinato da una legge del 1992 e consegue al verificarsi di determinati comportamenti da parte dei soggetti interessati che in modo esplicito, testimoniano la volontà di cessare i rapporti di cittadinanza con lo Stato italiano. In particolare la legge prevede la perdita della cittadinanza in due ipotesi: a) quando il cittadino italiano si arruola volontariamente nell’esercito di uno Stato estero o accetta un incarico pubblico presso uno Stato estero, o un ente pubblico estero, o un ente internazionale cui non partecipi l’Italia, nonostante gli venga espressamente vietato dal Governo italiano; b) quando il cittadino italiano, durante lo stato di guerra con uno Stato estero, presta servizio militare o svolge un incarico pubblico o acquista la cittadinanza di quello Stato.

 

All’indomani degli attacchi terroristici islamici in molti paesi, soprattutto quelli colpiti dal terrorismo, hanno adottato una serie di misure per fronteggiare i combattenti terroristi stranieri. In Italia cosa è stato previsto?

Nel 2015 il legislatore italiano ha affrontato la questione dei foreign fighters con il decreto‐legge del 18 febbraio 2015, n. 7, convertito nella legge 17 aprile 2015 n.43. Il decreto si limita a prevedere la facoltà del Questore di disporre del temporaneo ritiro del passaporto e la sospensione della sua validità ai fini dell’espatrio. Scopo della legge è certamente quello di sanzionare penalmente alcune fattispecie specifiche. Per coloro che si arruolano per il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo sono puniti con la reclusione da 5 a 8 anni. La stessa pena è prevista per coloro che organizzano, finanziano o propagandano viaggi finalizzati al compimento di condotte terroristiche. La legge prevede inoltre che, alla condanna per associazione terroristica, per assistenza agli associati, per arruolamento e per organizzazione di espatrio a fini di terrorismo, quando è coinvolto un minore, consegue la pena accessoria della perdita della potestà genitoriale.

 

Cosa è previsto in altri paesi in tema di revoca della Cittadinanza?

In alcuni paesi la revoca della cittadinanza esiste già o è riservata unicamente a chi possiede il doppia cittadinanza. In altri hanno introdotto misure che prevedono il ritiro dei permessi di soggiorno e dei documenti di viaggio, sino alla revoca della cittadinanza.

 

Può fare riferimento alla disciplina prevista nei paesi europei colpiti dal terrorismo?

In Francia all’indomani degli attacchi terroristici del 13 novembre, il Governo aveva proposto un disegno di legge che prevedeva anche la revoca della cittadinanza per i “binazionali” colpevoli di terrorismo. Poi ha dovuto rinunciare alla revoca della nazionalità perché in Senato non sono riusciti ad accordarsi per approvarla Nel Regno Unito è prevista la possibilità di revocare la nazionalità ai cittadini britannici naturalizzati per ragioni di difesa del «bene pubblico» o in caso di «serie minacce» alla sicurezza pubblica quindi in caso di condanna per attività terroristiche, spionaggio, criminalità organizzata o reati di guerra. In Belgio dal 2015 è possibile la revoca della cittadinanza per chi ha la doppia nazionalità.

 

In Germania cosa è previsto per i terroristi extracomunitari?

In Germania come in Italia è prevista solo la rinuncia volontaria alla nazionalità. Per i cittadini extracomunitari è previsto il ritiro della residenza, il divieto di lasciare il Paese per motivi di sicurezza o il divieto di farvi ingresso.

 

Negli Stati Uniti gli attacchi dell’11 settembre ebbero un immediato e travolgente effetto sulla popolazione di tutto il mondo, lasciando sotto shock anche chi aveva vissuto la tragedia indirettamente. Cosa è previsto negli USA?

Negli Stati Uniti, la nazionalità può essere revocata se un cittadino commette un atto di tradimento contro il proprio paese o se si arruola nell’esercito di un paese nemico.

 

È stata mai affrontata dal nostro legislatore la questione della revoca della cittadinanza concessa agli stranieri?

Nel corso delle passate legislature qualche iniziativa c’è stata ma non si parlava di terrorismo. Ricordo che un disegno di legge proponeva la revoca della cittadinanza concessa agli stranieri nel caso di reati gravi come, omicidio doloso, violenza sessuale, pedofilia, riduzione in schiavitù, associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di droga.

 

Un’ultima domanda. Come pensa si possa risolvere questo problema?

Il terrorismo è un problema europeo e, anche in tema di eventuale espulsione dei terroristi naturalizzati, richiede un approccio e una risposta comune a livello internazionale




Europa, clima di terrore verso lo straniero: ecco come i francesi affrontano la questione integrazione e terrorismo

PARIGI – La ville Lumière ha passato la pasqua in un clima di post-attentato. Molte le forze armate tra gendarmerie, police e militaires nelle strade della capitale, una città che rappresenta tutta la Francia. Infatti il 23 marzo scorso in un supermercato di Trèbes un jihadista ha ucciso Jean Mazières, Christian Medves e Hervés Sosna ai quali hanno reso omaggio il ministro dell’interno Gérard Collomb, il ministro della giustizia Nicole Bellobet e il primo ministro Edouard Philippe a l’Aude mentre la cattedrale di Saint-Michel ha accolto la salma del colonnello Arnaud Beltrame morto da eroe al Super U. Bandiere tricolore che sventolano mentre si alza la Marche funèbre di Chopin agli Invalides dove il Chef de l’Etat celebra l’eroe che ha combattuto contro “l’idra islamica”.

Macron esalta lo spirito francese di resistenza nella giornata dedicata “a uno di quei figli che la Francia si onora di avere e che ha deciso di morie per salvare la vita a degli innocenti”. Indicativo il fatto che il Presidente della Repubblica non abbia mai fatto il nome di Radouane Lakdim presentato solo con l’appellativo di “terrorista e imam dell’odio”. Anche durante la sua campagna elettorale Macron aveva espresso grande preoccupazione nei confronti del fascino della radicalizzazione islamica verso i giovani. Infatti Catherine Camprenault, procuratore generale di Parigi, definisce la minaccia terrorista come una problematica sempre più endogena. Il procuratore analizza l’evoluzione del terrorismo in Francia: nel 2017, 173 deferimenti contro i 240 del 2016 in corrispondenza delle sconfitte militari dello Stato Islamico. Mentre nel solo 2017 la Francia ha affrontato dieci attentati che hanno ucciso un poliziotto ad aprile sugli Champs-Elysées e due giovani donne ad ottobre alla gare Saint-Charles de Marseille. La polizia specializzata ed i servizi hanno sventato una ventina di colpi terroristici nel 2017 e due nel 2018. Camprenault chiede perciò un indurimento dei processi penali di matrice terroristica.

Adesso è l’ora delle domande per la Repubblica Francese:

Sei francesi su dieci (58%) pensano che il governo non abbia utilizzato tutti gli strumenti necessari alla repressione. In Parlamento la discussione si divide tra la gauche radicale che giudica sufficienti i mezzi fin qui utilizzati e le Fronte Nazional della Le Pen che propone di espellere tutti gli individui di nazionalità straniera sospettati di attività affini al terrorismo e di recludere tutte le fichés S (i soggetti più pericolosi), una decisione che richiederebbe un voto plenario del Parlamento. Quest’ultimo ha passato una dozzina di leggi sull’anti-terrorismo dal 1986 quando la prima legge è stata adottata otto giorni prima dell’attentato della rue de Rennes a Parigi. Il 28 marzo mentre la Francia piangeva le sue vittime il tribunale di Londra ha condannato all’ergastolo Umar Haque, insegnante di studi islamici nella moschea di Ripple Road colpevole di aver radicalizzato 16 giovani adepti al fine di concretizzare il suo disegno di terrore sotto al Big Ben o al Buckingham Palace. Il giorno prima in Italia la Polizia di Stato arrestava a Bari un egiziano sposato con una italiana che leggeva a figli di immigrati articoli della rivista Isis con l’asserzione di tagliare la testa agli infedeli.

L’Europa respira un clima di terrore eccessivo che porta come estrema conseguenza una forma di diffidenza e paura verso lo straniero

Sentimento questo che si produce in gran parte della nostra penisola e anche della Francia. Ma quest’ultima, almeno a Parigi, registra il tasso di integrazione più alto d’Europa. Dato importante se si considera la giungla di Calais. Parigi forse insegna una lezione fondamentale e per apprenderla basta sedersi su una metro ed osservare: l’integrazione, il rispetto ma anche la vicinanza sentimentale che ti lega al tuo vicino creatasi da una lettura simile, da uno sguardo sfuggente che porta ad un rapido saluto ed una semplice chiacchierata sulla giornata, oppure una mamma ben vestita che fa sedere le figlie piccole vicino ad un arabo o ad un uomo di colore mentre questi inventano semplici giochi per produrre delle risa alle giovani. Uomini e donne che si fermano a stringere a la mano ad un barbone che tiene in mano un cartone con scritto “famiglia siriana. Abbiamo figli. Abbiamo fame” porgendogli qualcosa da mangiare.

Gianpaolo Plini

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Dal prete d’avanguardia al parroco progressista: quando il sacro lascia spazio al profano, il profano adultera il sacro

La Nuova Bussola Quotidiana, un gruppo di giornalisti cattolici, accomunati dalla passione per la fede, come amano definirsi, hanno lanciato un grido d’allarme : #salviamolechiese, per fare argine alla deriva invalsa in tante parrocchie, di “usare” la “casa del culto divino e della preghiera” ad uso e consumo di svago, di divertimento e di usi sociali, tutte attività che possono essere facilmente e comodamente condotte nelle sale parrocchiali oppure in sale comunali.

Per meglio comprendere il fenomeno bisogna ritornare indietro di qualche anno quando allora si cominciava a parlare di “sacerdoti d’avanguardia”, “preti di trincea” passando al successivo e conseguente “parroco progressista”.

Si era iniziato con un canto liturgico “beat” per finire , in certe parrocchie, in funzioni liturgiche, veri show domenicali dove il povero fedele veniva, e viene ancora soventemente, costretto a subire
un cascame di musica urlata sul tam tam di chitarre e tamburi, battiti di mani ed ancheggiare di signore, che povere loro, ballando il tuca tuca dei “parroci adulti” al momento dell’alleluia, sono
convinte di pregare; forse sarà così, chi lo può dire? Tutti citano a sproposito S. Agostino: chi canta prega due volte. Sono proprio convinti che il loro sia veramente “canto“? Nel 1972 il Beato di Dio Paolo VI proclamò : “Il fumo di satana è entrato nel tempio di Dio. Si credeva che dopo il concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E’ venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio.” Per quella fatidica frase Paolo VI fu bersagliato da coloro che si erano autoproclamati custodi dello spirito del concilio. Gli autoproclamati custodi sono moltiplicati e diventano sempre più audaci.

Per la degenerazione non c’è mai fine e sembra che ci siano dei parroci che si sono messi in gara

L’uno con l’altro per fare sempre “meglio”. Piano piano stanno scivolando nella dissacrazione. Diversamente non può essere, perché quando il sacro cede il passo al profano, quest’ultimo si appropria degli spazi del sacro, in nome della solidarietà , un senso umanitario e, lasciamocelo dire, tanto vaneggiare del politicamente corretto.

Purtroppo il lassismo strisciante tra molti parroci d’avanguardia rischia di minare la fede di un popolo

Gli esempi da citare sono molteplici e quello che preoccupa è che non incontrano la dovuta e giusta reazione da parte dei fedeli. Molti eventi sono camuffati sotto le vesti di atti di misericordia, atti di carità ultimo grido. L’arcivescovo Corrado Lorefice, Diocesi di Palermo, serve il pranzo di Capodanno nella Cattedrale davanti alla Porta Santa della Misericordia ai poveri, a dei migranti e non solo. Ben altro modo di interpretare la Caritas cristiana è stata quella di Stefano Manetti, Vescovo della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, regalando alcuni momenti di gioia e buon umore ai poveri di Montepulciano e dintorni, offrendo loro un pranzo, organizzato dalla Caritas diocesana, in un noto ristorante del paese, evitando così di profanare il tempio sacro. Il modo di concepire la carità del Vescovo Manetti rimane una delle eccezioni perché molti altri parroci come Emanuele Germani di Villanova, vede nella casa della preghiera anche un luogo di incontro, di intrattenimento e di svago. Festeggiare il veglionissimo di fine anno in chiesa con il parroco-clown, con canti e balli, sta prendendo piede in molte parrocchie. La distinzione tra sacro e profano, ahinoi, è sparita.

Si è andati oltre la profanazione, oltre la dissacrazione. Il pacchiano di certi parroci non conosce limiti

A San Teodoro nella Diocesi di Tempio Pausania durante la cerimonia dei cresimandi 2017, il parroco del luogo ha pensato bene di organizzare per l’occasione un balletto in chiesa, adattando la canzone “l’esercito dei selfie” in “l’esercito di Cristo”. .Ma che bravo,molto evangelico! La creatività di certi parroci è ormai all’apice. A San Miniato Basso, cittadina in provincia di Pisa, è stato dato in scena un presepe vivente con attori scelti tra gli immigrati, naturalmente, di religione musulmana. Queste scelte dei “parroci intelligenti” sono molto trendy ma questo parroco ha superato se stesso perché la Madonna, teneva in braccio una bambinella di cinque mesi anziché un bambinello appena nato.

E chi crede che lo sfascio finisca qui, con questo episodio si sbaglia, il peggio della marcia dei parroci “progressisti” ancora è da venire.

Ad Alba, nei pressi della cattedrale cittadina, tra le volte gotiche della chiesa di S. Domenico, è andata in scena una sfilata di moda molto partecipata da un grande pubblico. Modelle elegantissime con generosi decolté in passerella attraversavano la corsia per ricevere il plauso degli ospiti. Oramai il calice del degrado è stracolmo, i pseudo fedeli vivono il loro letargo con rasserenata indifferenza, i parroci e i vescovi coinvolti si discolpano arrampicandosi con discorsi acrobatici che fanno più male che gli stessi eventi profanatori. La profanazione e la dissacrazione delle chiese con le più svariate iniziative, comizi elettorali, mostre, set fotografici, canti e balli e veglioni di Capodanno sono un fiume in piena che sta erodendo la sacralità e spazzando via quel tanto di fede che è rimasto nel Belpaese. Riti liturgici creativi, ritmi e gorgheggi insonori scambiati per musica sacra e battiti di mani e ancheggiare delle signore al canto di Shalom e alleluia sono la nuova evangelizzazione dei “parroci creativi”.

Meglio di tutt’altra documentazione, per chiudere questo articolo, quanto ebbe a ribadire Benedetto XVI, il prefetto del Culto Divino:

“La crisi della Chiesa è una crisi liturgica: non possiamo chiudere gli occhi sul disastro, la devastazione e lo scisma che i promotori moderni di una liturgia viva hanno provocato rimodellando la liturgia della Chiesa secondo le loro idee”.

Emanuel Galea




Nemi, rifiuti: da salotto d’Europa a ricettacolo è solo una questione di scelte

NEMI (RM) – Si aggrava ulteriormente la situazione gestionale dei rifiuti nel paese delle fragole dove ad oggi esistono ben due siti invasi letteralmente dalla spazzatura nonostante siano protetti da tutti i vincoli previsti per il territorio del Parco dei Castelli Romani. Siti che invece sono stati e vengono utilizzati quotidianamente per la gestione dei rifiuti.

Una questione quella della gestione allegra dei rifiuti di Nemi che avrebbe dovuto far sobbalzare letteralmente dalla sedia più di una persona

Una situazione nota a tutti ormai da due anni e che assiste al solito rimpallo di responsabilità tra i vari soggetti interessati mentre impera il festival dell’illegalità ambientale a Nemi tra abbandono di ingombranti e gestione dei rifiuti non a norma.

Due veri e propri ricettacoli nel cuore del Parco Regionale dei Castelli Romani

E così mentre in via della Radiosa, a pochi metri dal pozzo d’acqua che serve la popolazione, oggi ridotta a ricettacolo, esiste ancora l’area recintata dove vengono abbandonati rifiuti di ogni genere e che da qualche giorno davanti il cancello di ingresso vede di guardia un elettrodomestico, nonostante il cartello affisso da qualcuno che invita a non abbandonare rifiuti in quanto gli operatori ecologici si sono trasferiti.

Quest’ultima asserzione a testimonianza che fino a qualche tempo fa il sito di via della Radiosa era utilizzato dagli operatori ecologici nonostante il divieto di legge.

Quindi trasferiti dove? Nel secondo sito? A pochi metri dal lago di Nemi, sulla via Nemorense adiacente il campetto di calcio, sono apparsi tutti i cassonetti dei rifiuti, stracolmi di spazzatura, che vengono utilizzati dalla società incaricata dal Comune per la raccolta dei rifiuti, la Lazio Ambiente SpA, per effettuare il carico e lo scarico della spazzatura cittadina. Un’area, quella di via Nemorense che a tutti gli effetti è subentrata al posto di quella di via della Radiosa nel gestire il carico e lo scarico dei rifiuti e che ora accoglie anche gli sfalci delle potature degli alberi. Sembra quasi voler ricordare un’isola ecologica che in realtà non esiste e non potrà mai esistere in quel sito, zona a protezione speciale e piena di vincoli ambientali.

E ancora oggi riecheggiano quelle tre parole pronunciate nel 2012 da chi prometteva “Nemi salotto d’Europa”. Ebbene dopo 6 anni si deve ancora ribadire che da Salotto d’Europa a ricettacolo è solo una questione di scelte.

 




Marsala, tutto pronto per il terzo seminario di criminologia: ai partecipanti 12 crediti formativi

MARSALA (TP) – “Serial Killer – i crimini seriali” è il nome del terzo seminario di Criminologia che avrà luogo a Marsala il 20 e 21 aprile, presso il Complesso Monumentale San Pietro e vi parteciperanno importanti esperti del settore.  Il Seminario è stato fortemente voluto dal Presidente della Camera Penale di Marsala l’Avvocato Giacomo Frazzitta e dal Presidente della Scuola Territoriale Avv. Francesco Messina, che in questi anni sono riusciti a catalizzare il bagaglio di esperienze professionali accumulate con il fine di creare un punto d’incontro unico a Marsala aperto ad Avvocati, Giornalisti, Psicologi, Criminologi, Studenti, Forze Dell’Ordine e Appassionati.

Numerose le personalità di spicco che parteciperanno al convegno:

Luciano Garofano, già Comandante del R.I.S. di Parma esperto della scena del crimine; Gianloreto Carbone, Giornalista Rai del programma ‘Chi l’ha visto?”; Giuseppe Iuvara, Medico Legale; Ruben De Luca, Psicologo criminologo. Esperto di serial killer; Fabio Sanvitale, giornalista investigativo e scrittore di saggi. Esperto di cold case e criminalità informatica. Ha scritto per “Il Tempo”, “Il Messaggero”, “Detective”;

Il seminario avrà inizio venerdì 20 aprile e la prima giornata avrà una durata di sei ore Dalle 14.00 alle 14.30 ci saranno le registrazioni, dalle 15.00 alle 16.30 si parlerà di “indagini sui Serial Killer”, dalle 16.30 alle 18.00 Ruben De Luca parlerà della Fenomenologia dei serial killer e dalle 18.00 alle 20.00 Gianloreto Carbone parlerà di “serial killer e altre storie italiane”. Sabato 21 aprile il seminario durerà nove ore. Dalle ore 9.30 alle 11.00 Fabio Sanvitale parlerà di Jack lo Squartatore; dalle 11.00 alle 13.00 Giuseppe Iuvara parlera di “Casi clinici – il Serial Killer di Cassibile”. Dalle 13.00 alle 14 ci sarà una pausa pranzo e a seguire, fino alle 15.30, si parlerà di “Casi giudiziari – I Serial Killer Maurizio Minghella e Gino Girolimini”. Dalle 15.30 alle 17.30 Luciano Garofano parlerà di “Donato Bilancia – anatomia di una indagine”. Dalle 17.30 dalle 19.30 ci sarà un dibattito con i relatori in merito al caso del Mostro di Firenze e interverrà anche il giornalista marsalese Angelo Barraco, corrispondente de L’Osservatore d’Italia.

Il seminario è accreditato al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Marsala e saranno riconosciuti 12 crediti formativi per gli avvocati

Ogni iscritto riceverà il kit del congressista. Il corso è a numero chiuso per un massimo di 100 posti che verranno assegnati ai primi 100 che invieranno la richiesta alla email della camera penale e saranno confermati dalla segreteria e successivamente verseranno la quota. Per l’iscrizione è necessario inviare una email a camerapenalemarsala@gmail.com Il corso ha un costo di 100 euro, incluso il lunch del sabato.

Angelo Barraco

 

 




Orgoglio d’Italia: Un ingegnere di Alcamo alla Sony per lo sviluppo dei videogiochi VR del futuro

PALERMO – Alcamo oltre ad essere una meravigliosa cittadina siciliana che sorge ai piedi del Monte Bonifato ad una cinquantina di chilometri da Palermo, è luogo natio di Peter Cavanagh, ingegnere informatico curatore ed autore di determinati processi legati all’animazione di un nuovo videogame dal nome “Blood & Truth” destinato alla console Playstation 4.

La grande casa giapponese Sony, da tempo, ha incrementato lo sviluppo e la creazione di giochi in 3D integrando e producendo speciali visori indispensabili per immergersi nei giochi di realtà virtuale che avranno una capacità di impatto visivo ed emotivo come mai prima d’ora si poteva sperare. Una concezione nuova sicuramente destinata a rendere obsoleta la concezione del videogame 2D. Lo sviluppo dei visori 3d ancora in fase di sperimentazione era già stato introdotto nel mercato in versione di prova con l’impiego di occhiali speciali e testato con un dvd di giochi dal titolo “VR Worlds” dove un gioco in particolare “The London Heast” aveva raccolto maggiormente largo consenso tra i giovani tracciando cosi la giusta direzione da intraprendere per l’azienda che adesso punta e investe sul nuovo gioco e sul visore 3D.

L’alcamese trentaduenne che lavora come ingegnere per la Sony facendo la spola tra il Regno Unito e Alcamo si occupa nello specifico di animazione procedurale scrivendo del codice che teso a rendere il più possibile fluidi i movimenti dei personaggi del gioco cosi da rendere il tutto più reale possibile.

Quello di Peter è un ruolo complesso di game designer del siciliano frutto di assidui studi di ingegneria informatica multi disciplinare che abbraccia determinate branche tra cui bio-meccanica, cinematica inversa, intelligenza artificiale, fisica e matematica tridimensionale che comporta conoscenze approfondite di sistemi e tecnologie di animazione moderni nonchè linguaggio di informatica C++. Sempre più vicini alla fine del primo ventennio degli anni duemila, nuove frontiere dell’intrattenimento ludico richiedono specifiche attitudini difficili e non alla portata di tutti. Parallelamente allo sviluppo del videogioco, il mondo informatico sempre più violato e sotto attacco, ha imposto maggiore sicurezza ed aperto una vera e propria strada a figure professionali che si dovranno occupare di respingere e debellare le continue manipolazioni maldestre del social che divorate e “drogate” da ciechi interessi di marketing, mettono a serio rischio l’incolumità della privacy dell’utente. I recenti scandali hanno imposto una repentina e massiccia “Cyber security” tracciando la strada a nuove forme professionali che dovranno tutelare tutte le grosse aziende contro le violazioni dei diritti di privacy. In un mondo connesso 24 ore su 24, tutti i colossi aziendali e multinazionali di qualsiasi orientamento produttivo, anche quelli che sviluppano videogiochi dovranno tutelare i propri clienti ergendo un muro di sicurezza pena la perdita di fiducia dei clienti e il relativo crollo dei loro titoli in borsa.
Paolino Canzoneri




Con Google Assistant arrivano le prime app con cui parlare in italiano

Actions on Google, la piattaforma che consente agli sviluppatori di terze parti di creare applicazioni specifiche per Google Assistant in grado di sfruttare le tecnologie all’avanguardia di Google nell’elaborazione del linguaggio naturale, è ora disponibile anche in lingua italiana. Nel Bel Paese sono già disponibili, anche se non ancora a tutti gli utenti, le prime applicazioni create appositamente per l’Assistente Google su telefoni Android e iPhone. Si tratta del Corriere della Sera, del sito di ricette GialloZafferano, della app di viaggio Musement, di SuperGuidaTV e della app dell’Inter. Per iniziare la conversazione, basta chiedere all’assistente attraverso una serie di domande come “Ok Google, chiedi a… ” oppure “Ok Google, parla con…”. A disposizione c’è anche Relax Guru, per scaricare lo stress, il genio Akinator che legge nel pensiero, e Magic 8 Ball, la sfera di cristallo che risponde sì o no alle domande degli utenti.

F.P.L.