Vetralla, la proloco lancia #VetrallaInFiore: al via la “caccia” agli angoli più belli della città

VETRALLA (VT) – A Vetralla in occasione dell’evento Fiori alle Finestre e Cene in Cantina in programma dall’8 al 17 Giugno la Pro Loco invita fotografi amatori e professionisti a scovare gli angoli più belli e caratteristici della città. Le foto verranno pubblicate sulla pagina Facebook e le 3 più votate verranno stampate su un forex di grande dimensione ed esposte presso l’ufficio turistico.

Il regolamento:

Le foto scattate dovranno essere pubblicate sui propri canali social usando l’hashtag #VetrallaInFiore e inviate, entro il 10 Giugno, a bassa risoluzione (con un peso non superiore ai 300 KB) inserendo nell’oggetto del messaggio “Foto per contest Vetralla in fiore”, all’indirizzo email: prolocovetralla@libero.it

All’interno del messaggio va specificato nome, cognome, numero di telefono e il consenso alla pubblicazione.
In caso di vincita il fotografo dovrà essere in grado di fornire la foto ad alta risoluzione adatta per la stampa, pena l’esclusione.
Potrà essere fotografato qualsiasi luogo della città di Vetralla, anche durante il primo weekend di manifestazione. Eventuali autorizzazioni o gestione della privacy, in caso nella foto dovessero comparire dei volti, sono a carico del fotografo.
La Proloco di Vetralla si riserva la facoltà di non pubblicare eventuali foto che non ritenesse idonee a proprio insindacabile giudizio.
Le foto verranno pubblicate contemporaneamente su un unico album all’interno della fanpage della proloco su Facebook: http://fb.me/prolocovetralla
Le votazioni inizieranno l’11 Giugno. Per votare gli utenti dovranno diventare fan della pagina e successivamente votare le foto preferite cliccando su “Mi piace” sulla singola foto.
Le votazioni termineranno il 16 Giugno e il vincitore verrà comunicato Domenica 17, ultimo giorno della festa




Nemi, il carretto a vino incanta i visitatori: ottima partenza per Borgo DiVino

NEMI (RM) – BorgoDiVino ha invaso il piccolo paese delle fragole con deliziose bancarelle. Spicca all’occhio un meraviglioso carretto a vino degli inizi del ‘900. Il presidente del gruppo Folcloristico Equestre dei Castelli Romani lo ha sistemato questa mattina. In tante occasioni ha curato l’esposizione dei carretti a vino. E questo carretto in piazza Umberto I a Nemi ne ha fatti di chilometri.

Dai Castelli alla Capitale

Buona parte del vino prodotto nell’area castellana veniva trasportato a Roma. A notte fonda partivano in gruppi di quattro carretti per farsi compagnia durante il viaggio e all’alba si ritrovavano fermi in lunghe code alle barriere del dazio dove, i più accorti, avevano già fatto sdaziare il prezioso carico da ambulanti che avevano anticipato pagando per loro, dietro un compenso molto modesto.

Com’è fatto il carretto a vino?

I tortori che, infilati al molinello, stringevano forte le funi per impedire ai barili di muoversi, e dello stesso colore a strisce era anche la timonella, una sorta di lungo e robusto bastone forcuto che si trova sul fianco destro del carretto, sia per reggere la stanga che per bilanciare il peso durante le operazioni di scarico. Sotto il carretto, il corno di montone con l’olio per la lubrificazione dei mozzi delle ruote e, un ferro di cavallo aruzzinito contro la jella. Magnifico e degno rappresentante di folklore e tradizione dei Castelli Romani




Ginnastica Italiana: Russo e Vignolini si scaldano per la seconda World Challenge Cup 2018

Una nuova World Challenge Cup del circuito internazionale attende le nostre ginnaste della Ritmica. Dopo il grande successo delle Farfalle azzurre e di Milena Baldassarri lo scorso week end a Guadalajara – sede dei prossimi Europei dei piccoli attrezzi dall’1 al 3 giugno – senza dimenticare la prova di carattere di Alexandra Agiurgiuculese al rientro da un infortunio, ora tocca ad Alessia Russo e a Chiara Vignolini sfidare le migliori individualiste al mondo. Sulla pedana dell’Arena di Portimao infatti, dall’11 al 13 maggio, la stella dell’ Armonia d’Abruzzo e della Motto Viareggio – accompagnate dalla tecnica Germana Germani e dall’ufficiale di gara Marta Pagnini – daranno battaglia sul quadrato portoghese a suon di cerchio, palla, clavette e nastro. Domani l’evento FIG prenderà il via con la prima parte dell’All Around. Le atlete gareggeranno con cerchio e palla mentre, sabato, le clavette e il nastro chiuderanno il concorso generale. Domenica rivedremo in gara le migliori otto di ogni attrezzo. Dalle 16.00 le finali di specialità saranno trasmesse in diretta – e in esclusiva per l’Italia – su Volare Tv.

Gianfranco Nitti




Alitalia, problematica “Mille Miglia”: Federconsumatori chiede un tavolo urgente di confronto

Il programma Mille Miglia di Alitalia, che consente di accumulare punti ogni volta che si acquista un biglietto aereo e di utilizzarli poi per volare pagando solo le tasse, conta circa cinque milioni di iscritti. L’edizione di Mille Miglia, iniziata l’1 gennaio 2013, è arrivata alla fine, “in ottemperanza alla legislazione italiana che stabilisce una durata massima di 5 anni per le operazioni a premio”. La nuova è iniziata il primo gennaio 2018 e, per agevolare i soci nell’utilizzo delle miglia accumulate fino al 31 dicembre 2017, Alitalia aveva deciso di estendere dal 31 gennaio al 31 marzo 2018 il periodo entro il quale spenderle in biglietti premio, validi per volare entro il 31 marzo 2019.

Ma proprio questa ulteriore scadenza ha suscitato numerose segnalazioni e reclami che Federconsumatori riferisce di aver ricevuto

Nel dettaglio le denunce lamentavano “in misura differente ed in giorni diversi, a partire dai primi del mese di marzo, estenuanti attese telefoniche, su numeri a pagamento, senza che nessuno rispondesse per fornire indicazioni e/o spiegazioni.” In pratica gli utenti coinvolti si sono ritrovati nella condizione di non riuscire a comunicare con gli operatori telefonici addetti e, allo stesso tempo, hanno rilevato che l’operatività della sezione del sito ufficiale Alitalia, riservato a questo tipo di operazioni, era completamente fuori uso.

La conseguenza è che il termine del 31 marzo 2018 è scaduto l

Lasciati moltissimi utenti senza risposta e senza la possibilità di utilizzare le miglia accumulate, grazie all’acquisto di biglietti costati migliaia di euro e spesso a tariffe meno convenienti di quelle di compagnie concorrenti. Federconsumatori afferma di capire che i Commissari nominati dal governo uscente hanno preso le redini di un’azienda disastrata, finita due volte in amministrazione straordinaria in meno di un decennio con due privatizzazioni fallite alle spalle e nessuna prospettiva per il futuro, ma che stanno svolgendo un lavoro molto positivo. I tre Commissari stanno guidando infatti un’impresa in ripresa, sia pure ancora in perdita. La gestione commissariale sta dimostrando che, se ben gestita, Alitalia funziona e si potrebbe risanare. E certo, in una situazione difficile come quella di Alitalia il problema delle carte mille miglia potrebbe sembrare di poco conto, tuttavia è necessario un risanamento che deve far ritrovare fiducia nelle persone che hanno viaggiato e continuano a viaggiare con Alitalia. Pertanto Federconsumatori ha chiesto che venga velocemente aperto un tavolo di confronto con le Associazioni dei Consumatori sulla problematica Mille Miglia, al fine di dare risposte concrete agli utenti coinvolti ed interessati che ancora non hanno alcuna notizia di dove siano disperse le miglia accumulate. Del resto è opportuno specificare che Alitalia Loyalty, la società che gestisce il Programma MilleMiglia ed appartiene al 75% a Etihad, è in attivo e il 25% detenuto dalla compagnia di bandiera è valutato circa 30 milioni di euro.

Gianfranco Nitti




Roma, all’Auditorium Parco della Musica la prima assise dei consumatori italiani

ROMA – Da oggi fino al 13 maggio, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, la 1a edizione di Expo Consumatori 4.0, promossa da Assoutenti, in collaborazione con Rete Consumatori Italia e con la partecipazione delle principali associazioni consumeristiche italiane, ma anche con decine di imprese, associazioni dei cittadini, sindacati, authority, esponenti politici e delle Università. Per la prima volta una tre giorni tutta dedicata al “consumatore”, alla sua consapevolezza, alla sua capacità di informarsi, di comprendere e difendere i propri diritti, ma anche come forza sociale attiva in grado di confrontarsi con la politica e le imprese, diventando protagonista e collaborando per la crescita comune. Il consumatore insomma non più come solo colui che protesta, ma come proposta attiva, come possibile alleato di imprese ed aziende pubbliche.

Tanti i temi in programma nelle varie tavole rotonde e seminari che si susseguiranno nei tre giorni:

13 dibattiti e tavole rotonde, oltre 80 protagonisti, 2 spettacoli e una mattinata, quella di domenica 13, interamente dedicata ai più piccoli con “La Città del Sole” che proporrà laboratori su riciclo dei rifiuti, economia circolare e sostenibilità consumerista. Il percorso della ‘ tre giorni’ consumerista parte venerdì 11 maggio affrontando l’attualità del ruolo e della condizione del consumatore nella società contemporanea attraverso quattro momenti di discussione plenaria: si parlerà di educazione finanziaria, rivoluzione digitale, contraffazione, economia circolare. “Oggi il consumatore ha una posizione cruciale nella transizione verso la società del futuro : dalle sue scelte e dalla capacità di coinvolgerlo e informarlo da parte del mondo economico e della politica dipenderà ad esempio il buon esito del passaggio a un’economia orientata al riuso e all’azzeramento degli sprechi” spiega Furio Truzzi, Presidente di Assoutenti. Alle discussioni plenarie, nelle giornate di venerdì 11 e sabato 12, si succederanno una decina di focus tematici . “I consumatori e gli utenti dei servizi sono protagonisti del cambiamento” prosegue Truzzi “e al contempo vivono in una società in cui è sempre più complicato accedere a informazioni corrette e ricorrere a meccanismi di tutela nel momento in cui i loro diritti vengono negati. Per questa ragione a EXPO Consumatori 4.0 faremo incontrare per la prima volta in Italia tutti gli attori che hanno voce in capitolo nelle tematiche consumeriste”.

Nel corso di EXPO Consumatori 4.0 saranno inoltre consegnati anche tre importanti riconoscimenti:

Premio Costituzione e Legalità; Premio Lotta alla Contraffazione; Premio Miglior Testimonial Crescita Felice. EXPO Consumatori 4.0 ha ottenuto il Patrocinio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Lazio, Comune di Roma Assessorato allo Sviluppo Economico, Turismo e Lavoro.

CLICCARE QUI PER SCARICARE IL PROGRAMMA

Gianfranco Nitti




Roma, il Capo della Polizia Franco Gabrielli fa ingresso tra i soci onorari dell’Associazione dei Benemeriti della Repubblica (ANCRI)

ROMA – Il Cavaliere di Gran Croce Franco Gabrielli, Capo della Polizia – Direttore generale della Pubblica Sicurezza da ieri è socio onorario dell’Associazione Nazionale degli Insigniti al Merito della Repubblica (ANCRI). La decisione di nominare il Capo della Polizia quale socio onorario dell’associazione è stata votata all’unanimità dei consensi da parte della presidenza nell’ultima assemblea sociale di Cosenza.

La consegna della tessera sociale Ancri

E’ avvenuta a margine delle celebrazioni della Giornata in ricordo delle vittime del terrorismo, organizzata in Questura, a Roma dall’ANCRI e dall’Associazione Memoria insieme alla Polizia di Stato. Erano presenti il Questore di Roma Guido Marino, il prefetto di Roma Paola Basilone, i generali comandanti provinciali dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Penitenziaria, tantissimi dirigenti ed operatori della Questura di Roma e oltre 60 parenti delle vittime del terrorismo. Il presidente dell’Associazione Tommaso Bove e il prefetto Francesco Tagliente, delegato ai rapporti istituzionali del Sodalizio hanno colto l’occasione ringraziare il prefetto Gabrielli per la sensibilità dimostrata nei confronti delle vittime del terrorismo e per rinnovargli auguri di buon lavoro e le congratulazioni per la recente riconferma al vertice del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

Bove: “Mantenere sempre viva la memoria delle Vittime del terrorismo”

Il presidente Bove nel suo indirizzo di saluto, ha sottolineato che “per l’associazione degli Insigniti al Merito della Repubblica Italiana, ricordare le vittime di quei terribili anni di piombo, manifestare la vicinanza ai familiari che ancora piangono i loro cari e condividere questo momento celebrativo con tanti protagonisti della lotta al terrorismo, è un grande privilegio. Gli Insigniti – prosegue Bove – sono impegnati a promuovere tutte le iniziative possibili per tenere alti i Valori ed i Simboli della Repubblica. Tra quelle avviate negli ultimi mesi questo momento di riflessione con la Polizia di Stato e con l’Associazione Vittime del Terrorismo su quei tragici anni di piombo e di strategia della tensione, rappresenta il momento più alto sia come gratificazione degli Insigniti che come esempio per gli altri, soprattutto per i nostri giovani. Sono convinto – ha aggiunto il Presidente Ancri – che questo incontro alimenta la riscoperta dei Valori primari, tra i quali vi è certamente quello del mantenere sempre viva la memoria delle Vittime del terrorismo, ed accresce il senso dello Stato per il quale quelle vite sono state sacrificate.”
Concludendo il suo intervento, Tommaso Bove ha voluto rivolgere un riconoscente pensiero a tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che nei cosiddetti anni di piombo hanno strenuamente lottato, e vinto, contro il terrorismo a rischio ed a costo della loro stessa vita.

Argomentando sulla motivazione del premio il prefetto Tagliente ha detto che:

“L’Ancri pone alla base di ogni decisione e iniziativa il valore unico e intangibile dell’uomo. Pone al vertice della scala dei valori il cittadino come persona e come individuo portatore di diritti e di doveri. Parlo – ha precisato Tagliente – del valore della legalità, della libertà, della dignità della persona, della dignità sociale, della democrazia, della solidarietà, dell’eguaglianza. Parlo della esigenza di rivolgere attenzione ai diritti delle persone che versano in una condizione di fragilità, come i familiari delle vittime del terrorismo.” L’Ancri – ha concluso Tagliente – riconoscendo nel tuo operato un modello di riferimento etico, ti chiede di accettare la nomina di socio onorario dell’Associazione degli insigniti OMRI”.

Poco prima il Capo della Polizia aveva concluso la cerimonia del ricordo con un apprezzatissimo intervento, che ha toccato le corde sia dei parenti delle vittime degli attentati terroristici che degli uomini delle istituzioni che in quegli anni, hanno creduto nel loro lavoro battendosi con tenacia a rischio della propria vita e della sicurezza dei propri familiari.




Vittime del terrorismo: fermo no ai terroristi in cattedra

ROMA – È stata una cerimonia da annoverare tra quelle destinate a ripetersi nel tempo: interessante ma soprattutto d’impatto perché, volenti o nolenti, è stato lanciato un messaggio forte e chiaro da parte delle istituzioni tutte: non esistono gli ex terroristi perché chi ha assassinato si porta questa macchia sanguinaria per sempre. Sono i familiari delle vittime, le istituzioni che hanno il sacrosanto diritto di ricordare le loro vittime cadute non gli autori dei loro assassinii che siedono in cattedra e scrivono libri. Questo la società civile che crede nella giustizia e nelle istituzioni lo respinge. La Memoria è un seme da coltivare anno dopo anno per concimare le generazioni future perché non si può guardare al futuro se alle spalle non c’è un passato solido. Si è tenuta in Questura la cerimonia di commemorazione del “Giorno della Memoria”, dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice organizzata dalla Polizia di Stato, dall’Associazione degli insigniti al Merito della Repubblica(ANCRI) e dalle Associazioni “Memoria” e “Europea Vittime del Terrorismo”

Erano presenti il Capo della Polizia prefetto Franco Gabrielli, del prefetto di Roma Paola Basilone, tantissimi dirigenti ed operatori della Polizia di Stato, e rappresentanti delle altre Forze di Polizia e della società civile.

Il discorso del Capo della Polizia Prefetto Franco Gabrielli

L’evento ha avuto inizio alle ore 12 per consentire anche la partecipazione di quei familiari delle vittime del terrorismo che, nella mattinata, erano stati invitati dal Presidente della Repubblica Sergio Matterella. Subito dopo la cerimonia al Quirinale, infatti, oltre 60 parenti delle vittime hanno raggiunto la vicina Questura, in via San Vitale.

Tra questi i familiari di Claudio Graziosi, Guardia di P.S., assassinato dai NAP a Roma nel 1977; Giuseppe Ciotta, brigadiere P.S. assassinato dalle Brigate combattenti a Torino nel 1977; Raffaele Iozzino, Guardia di P.S. assassinato dalle BR in via Fani nel 1978; Giulio Rivera,Guardia di P.S. assassinato in via Fani dalla BR nel 1978; Rosario Berardi, Maresciallo della P.S. assassinato dalle BR a Torino nel 1978; Lorenzo Cutugno, Agente di Custodia assassinato dalle B. R. a Torino nel 1978; Mariano Romiti, Maresciallo P.S. assassinato a Roma dalle BR nel 1979; Pierino Ollanu, Appuntato di P.S. assassinato dalle BR in piazza Nicosia nel 1979; Michele Granato, Appuntato di P.S. assassinato dalle BR a Roma nel 1979; Francesco Evangelista, Appuntato di P.S. assassinato dai NAR a Roma nel 1980; Mario Amato, magistrato, assassinato dai NAR a Roma nel 1980; Enrico Rizziero Galvaligi, Generale dei carabinieri, assassinato  a Roma 1980; Ciriaco Di Roma,Appuntato di P.S. assassinato dai NAR ad Acilia nel 1981; Sebastiano Vinci, vice Questore, assassinato a Roma dalle BR nel 1981; Luigi Carbone, Brigadiere della P.S. assassinato  dalle BR a Torre del Greco nel 1981; Antonio Galluzzo, Agente della P.S. assassinato a Roma dai NAR nel 1982; Franco Sammarco, Agente della P.S. assassinato dai NAR nel 1982; Rolando Lanari, Agente di P.S. assassinato in via Prati di Papa dalle BR nel 1987; Lucio Terminiello, impiegato di banca, assassinato da un esponente della destra extraparlamentare a Milano ; Pietro Scrofana, Commissario Capo, morto nel corso di una manifestazione in Piazzale Clodio; Emilio Perondi, docente Universitario, morto a Fiesole.

Nel corso della cerimonia ci sono stati vari momenti particolarmente toccanti dal punto di vista emotivo sia per i parenti delle vittime degli attentati terroristici che per gli uomini delle istituzioni che in quegli anni, hanno creduto nel loro lavoro battendosi con tenacia a rischio della propria vita e della sicurezza dei propri familiari.

I lavori, moderati dal prefetto Francesco Tagliente, sono stati aperti con la proiezione di un breve filmato dedicato alle vittime della Questura di Roma. Tra tutte le istituzioni impegnate nella lotta al terrorismo, la Questura di Roma è stata quella che in assoluto ha pagato di più anche in termini di vite umane. Ricordare quelle vittime in Questura – ha detto Tagliente – significa alimentare il senso dello Stato nel quale quei servitori dello Stato hanno creduto e per il quale si sono battute.

Aprendo gli interventi, Questore Guido Marino ha rivolto il saluto di benvenuto alle autorità e al numeroso pubblico, ricordando quanto è importante manifestare la vicinanza ai familiari delle vittime del terrorismo e manifestare il dovuto rispetto a quelle persone che hanno rischiato la vita per sconfiggere il terrorismo in quegli anni di piombo e di strategia della tensione.

A seguire è stato presentato un video messaggio fatto pervenire dal presidente dell’associazione “Memoria” Mariella Magi Dionisi che, impossibilitata a partecipare, ha voluto sottolineare che ai familiari delle vittime fatto male vedere i terroristi salire in cattedra e pontificare aggiungendo che l’associazione Memoria desidera solo verità e giustizia. Ha tenuto a sottolineare anche il ruolo svolto da tante persone che hanno combattuto con i loro cari.

Il presidente dell’ANCRI Tommaso Bove nel suo indirizzo di saluto ha sottolineato l’importanza della celebrazione per alimentare la riscoperta dei Valori primari, tra i quali vi è certamente quello del mantenere sempre viva la memoria delle Vittime del terrorismo. Ha ricordato inoltre la gratitudine a tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine che nei cosiddetti “anni di piombo” hanno strenuamente lottato, e vinto, contro il terrorismo a rischio ed a costo della loro stessa vita.

Il prefetto Tagliente ha quindi invitato a prendere la parola il presidente dell’Associazione europea vittime del terrorismo Giovanni Berardi figlio del maresciallo del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza Rosario Berardi, assassinato a Torino dalle BR nel 1978.

Anche Giovanni Berardi ha voluto sottolineare il disagio nel vedere terroristi salire in cattedra e pontificare. “Con superficialità e macabro gusto – ha detto – con i media complici alcune istituzioni e loro rappresentanti, sono sempre pronti ad offrire visibilità e pulpiti delle stesse istituzioni che gli stessi terroristi un tempo vollero abbattere armi in pugno”

Per sentire le riflessioni del mondo della comunicazione Tagliente ha invitato ad intervenire due grandi giornalisti.

Andrea Nemiz, entrato all’Agenzia Italia negli anni 60, che per circa 35 anni ha documentato tutti i fatti di terrorismo avvenuti sul territorio nazionale e Paolo Gambescia, un pezzo di storia della comunicazione perché ha cominciato a fare il giornalista nel 1965 all’Unità, dove è rimasto fino al 1979. Dal 1980 ha collaborato con il Messaggero di Roma, occupandosi di cronaca giudiziaria, mafia e terrorismo, diventando capo-redattore e infine vicedirettore. Dal 1998 al 2005 è stato direttore dell’Unità, del Mattino e del Messaggero.

Andrea Nemiz proiettando delle immagini fotografiche dell’archivio dell’AGI con il titolo “Il dolore nelle stragi” ha parlato del rapporto media- familiari delle vittime del terrorismo sottolineando che non di rado, i parenti vengono coinvolti del tutto inconsapevolmente, anche se solo da un punto di vista strettamente fotografico. Ciò – ha precisato –  a causa di immagini di dolore in famiglia scattate, e poi pubblicate senza alcuna autorizzazione dai soggetti interessati”.

Rivolgendosi poi a Paolo Gambescia, Tagliente ha gli ha fatto una domanda specifica guardando al futuro: “Che eredità ci hanno lasciato le vittime del terrorismo e gli uomini che in quegli anni, hanno combattuto, sopravvissuto e battuto al terrorismo utilizzando gli strumenti giuridici della democrazia?”

Gambescia è stato brillante e illuminante. Ha citato due episodi. Ha fatto emergere il vulnus della volontà che dovrebbe pervadere tutto il mondo del giornalismo di non pontificare gli assassini perché hanno scritto una delle pagine più nere della storia.

Nella foto Il Presidente Nazionale dell’associazione nazionale degli insigniti Tommaso BOVE e il Delegato Nazionale ai rapporti Istituzionali del Sodalizio Pref. Francesco TAGLIENTE consegnano al capo della Polizia Franco Gabrielli la tessera di SOCIO D’ONORE dell’ANCRI.




Castelli Romani, sindaci: competenze e titoli di studio

La realtà comunale è forse l’unico exemplum di democrazia realmente diretta oggi in Italia. Quando per democrazia si intende far riferimento al potere del popolo nel prendere la decisione di eleggere un rappresentante, bisogna tener a mente che l’obiettivo precipuo è quello di individuare le personalità maggiormente competenti. La competenza è un concetto alle volte astratto e settoriale ma nella società moderna uno dei suoi tratti distintivi risiede nei titoli di studio. Facendo convergere, perciò, la volontà di analizzare l’efficacia della democrazia diretta nelle elezioni comunali e la competenza (intesa nel possesso di titoli di studio che non significano direttamente reale competenza) abbiamo eseguito un fact checking dei titoli accademici dei sindaci dei 16 comuni dell’area dei Castelli Romani in provincia di Roma. Passando in rassegna i vari curricula, che per obbligo di legge, devono rintracciarsi sui siti comunali (D.lgs n.33/2013 agg.2016 art. 14), si evince come su 16 primi cittadini 8 abbiano conseguito una laurea per lo più in Giurisprudenza e 2 ancora in conseguimento.

Colonna:

Eletto per il secondo mandato nel 2014 con la lista civica Solidarietà e Sviluppo e aggiudicandosi il 56% del consenso, Augusto Cappellini presenta la licenza media superiore.

Nemi:

Proclamato sindaco per la seconda volta nel 2017 con il 67,8% di voti, Alberto Bertucci (lista civica Uniti per Nemi) presenta un diploma da perito elettronico ottenuto nel 1993 all’istituto G. Vallauri di Velletri.

Monte Porzio Catone:

Esponente del Partito Democratico e sullo scranno di primo cittadino con il 43,51% dei consensi dal 2014, Emanuele Pucci è il primo laureato del nostro novero: Giurisprudenza all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata nel 2012.

Marino:

Con una tesi riguardo le attività delle regioni all’estero, Carlo Colizza (M5S) si è laureato all’Università La Sapienza e ricopre la carica di primo cittadino dal 2016 con il 65,57% di votanti.

Frascati:

Dal 27 giugno 2017, aggiudicandosi il 53,6% dei consensi con cinque liste civiche a suo sostegno, Roberto Mastrosanti gode di una laurea in Giurisprudenza grazie alla quale esercita la professione di avvocato cassazionista nel suo studio a Roma e di una formazione in materie economiche che gli è valsa la qualifica di esperto in gestione aziendale presso la Business school della Fondazione Istud.

Castel Gandolfo:

Milvia Monachesi ha iniziato il suo secondo mandato nel 2017 felice del 50,11% di voti. Ma cercando meticolosamente tra sue dichiarazioni e leggendo il curriculum sul sito del suo comune, non siamo stati in grado di rinvenire informazioni riguardo le sue licenze accademiche.

Rocca Priora:

Damiano Pucci dopo ever conseguito la maturità classica, nel 2002 si è laureato in lettere sino ad occupare la carica di primo cittadino nel 2014.

Velletri:

Anche per il sindaco Fausto Servadio eletto nel 2013 di area sinistra non vi è traccia di titoli chiari di studio. Classe 1950, entra nel mondo del lavoro a metà anni ‘60 scalando le vette del mondo imprenditoriale delle realizzazioni impiantistiche meccaniche civili ed industriali. Proprietario di una società del settore meccanico, oggi è coadiuvato dalle due figli, laureate.

Lariano:

“Appassionato di lettura, cinema, teatro e sport” Maurizio Caliciotti diventa sindaco per la seconda volta nel 2017 ottenendo il 48,2% di voti. Ma prima ha conseguito il diploma di ragioniere e perito commerciale all’istituto Cesare Battisti di Velletri.

Rocca di Papa:

Eletto nel 2016 con il 60%, Emanuele Crestini nel suo curriculum vitae sotto la voce istruzione e formazione scrive Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dal 2013 alla data attuale.

Monte Compatri:

Nel giugno 2017 Fabio D’Acuti diviene nuovo sindaco con la lista civica Nuovi Orizzonti che ottiene il 43,2% di consenso comunale. Il primo cittadino D’Acuti presenta nella sezione dell’amministrazione a lui dedicata solo l’abbreviazione Avv. attraverso la quale comprendiamo il suo conseguimento di laurea anche se non è stato possibile imbattersi nel suo curriculum vitae.

Lanuvio:

La lista civica Lanuvio per la Democrazia con il 63,69% assurge a sindaco Luigi Galieti, forse il nostro vincitore. Il suo curriculum è troppo lungo e dettagliato per riassumerlo in poche righe, ma basti sapere la sua laurea in Medicina e Chirurgia con votazione 110/110 e lode, la specializzazione in Allergologia con 70/70 e lode, formazione specifica in medicina generale con massimo voto. Vanta quattro corsi di perfezionamento, la presidenza dell’Associazione Lanuvio nella storia, mentre è autore di saggi storici, collaboratore di testate giornalistiche e relatore.

Grottaferrata:

Dal giugno 2017 assume il ruolo di sindaco, Luciano Andreotti consegue la laurea in Architettura con 110/110 alla Sapienza di Roma.

Genzano di Roma:

Il giovane trentenne Daniele Lorenzon dal 2016 sindaco forte del 59,59% dei consensi è diplomato al liceo scientifico Vailati e laureando in Giurisprudenza presso Università degli Studi di Roma Tre.

Ariccia:

Roberto Di Felice diventa sindaco nel 2016 caldo del 58,40% dei votanti mentre nell’anno scolastico 1976-77 acquisisce il diploma di maturità classica al liceo Ugo Foscolo. Ma gli vale il riconoscimento di poliglotta alla voce “altre lingue conosciute” dove annovera Inglese, Francese, Spagnolo, Tedesco, Latino e Greco Antico.

Albano Laziale:

Eletto sindaco nel marzo 2010 e riconfermato nel giugno 2015 con un buon 53,78%, il sindaco Nicola Marini si è laureato nel 1983 in Farmacia ottenendo la lode. Nello stesso anno si iscrive all’Ordine dei Farmacisti e gestisce la Farmacia Marini a Cecchina.

Gianpaolo Plini




Olosegun a Malta e la mortificazione dei profughi: quando non si è capaci di indignarsi…

Mentre al festival Limes, il presidente uscente Paolo Gentiloni auspicava per l’Italia: ”Abbiamo bisogno di migranti..”, mentre decine di nigeriani si stringevano su gommoni semi gonfi sfidando le acque minacciose del mediterraneo che li separavano dal Belpaese e mentre corpi inermi di bambini e qualche donna ondeggiavano nella schiuma delle onde rabbiose del mare nostrum, giovedì 3 maggio, per una sosta di tre giorni è giunto sull’isola di Malta, accompagnato dalla sua signora e le due figliolette, il nigeriano Olusegun Oladiran Adebutu, multi miliardario sennonché fondatore, presidente e proprietario della compagnia petrolifera Oil & Gas, la stessa che questi giorni sta costruendo la più grande raffineria dell’Africa sub sahariana.

Il signor Olusegun non è arrivato sull’isola in barcone

E’ arrivato comodamente accompagnato da uno stuolo di amici e dignitari, artisti e personaggi del jet set per festeggiare il suo compleanno. Per questa festosa ricorrenza il magnate ha affittato 380 stanze nell’albergo più lussuoso di Malta, unico ed esclusivo albergo nella località di San Giuliano a mare, complesso completo di arena, dove in onore di Adebutu è stato organizzato un grande concerto con cantanti, banda e dj, arrivati nell’isola lo stesso giorno con il ricco nigeriano. Le 380 stanze, prenotate per tre giorni ospitavano altrettanti amici, cantanti, modelle e personaggi famosi del mondo dello spettacolo.

Il signor Olusegun non ha dovuto badare a spese e perciò non si è fatto mancare niente

Per il suo compleanno ha voluto circondarsi da nomi illustri e come riporta Netnews.com ha chiamato a brindare con lui la modella portoghese Victoria’s Secret Angel Sara Sampaio, la cantante americana Ashanti, il rapper Ja Rule, il gruppo R&B Blackstreet, il cantante Lewis Thomas, Tevin Campbell e non solo. Chi si aspettava di trovare nomi di profughi nella lista degli invitati è rimasto deluso perché non ne ha trovato alcuno. Quelli magari stavano ancora in campi di concentramento in Libia aspettando l’occasione di poter evadere per prendere il mare. Ci raccontano che dalla Nigeria si fugge per creare nuove speranze, affrontando viaggi che possono durare fino a sei mesi tra mare e deserto. Ci raccontano anche che il terrorismo è uno degli aspetti problematici di questo Stato. Questo è in parte vero e ciò è dovuto alla presenza del gruppo islamista militante Boko Haram. E’ vero in parte ma non è tutto. Il paese è afflitto anche da fame, malattie e danni ambientali, molti causati dal versamento di greggio estratto dai giacimenti locali che danneggia pesca e agricoltura. Le raffinerie ed i pozzi petroliferi dei vari Adebutu che festeggiano i loro compleanni spendendo un patrimonio in sistemazione per gli ospiti in alberghi di lusso, feste, canti e divertimenti vari, possono avere qualche nesso con quanto appena scritto?

La cronaca la si può concludere qui perché l’episodio vergognoso testé narrato è più che sufficiente per gridare vendetta al cospetto di Dio e non solo

Ahinoi non si è più capaci di indignarsi. Le associazioni pro emigranti, i vari “buonisti di stagione”, quelli che invocano altri emigranti per supplire al calo demografico, le tante Ong che strappano le vesti davanti all’indegno trattamento che subiscono gli emigranti, nulla hanno da ridire davanti a questo schiaffo alla povertà? Come si può parlare di profughi che fuggono dalla fame, dalla morte nel mare e girare la testa altrove per non dispiacere a chi sta danneggiando pesca ed agricoltura, pane quotidiano e sostentamento di povera gente? Che intende Gentiloni con “flusso sicuro”? L’Europa, anziché tagliare i fondi all’agricoltura del sud Italia per incrementare i fondi all’immigrazione, perché non si occupa seriamente dei vari Adebutu africani? E’ ora che al popolo africano sia data l’opportunità di partecipare al benessere del paese. La ricchezza derivante dalle risorse disponibili andrebbe equamente distribuita tra quella gente per non farla espatriare. “Non si può continuare a versare acqua in cisterne screpolate”. (Geremia 2:13)

Emanuel Galea




Aldo Moro, quarant’anni fa la morte: le lettere, la tragedia, l’enigma

Il nove maggio del 1978 a Roma era una giornata grigia e ventosa. L’asfalto era ancora bagnato per la pioggia caduta il giorno prima. Le pantere della polizia e le gazzelle dei carabinieri andavano e venivano per le strade, alla ricerca di qualche indizio, nella speranza di beccare una traccia che portasse al covo dei terroristi.

In quei 55 giorni nella capitale era stata fermata un’automobile ogni dieci, e una persona ogni venti era stata controllata, senza mai arrivare a nulla. Alle 12.30 di quella mattina con poco sole, il telefono squillò a casa del professor Francesco Tritto, un assistente universitario di Aldo Moro. “Pronto, chi parla?”. “Sono il dottor Nicolai” rispose una voce giovane. Ma a chiamare era il brigatista rosso Valerio Morucci, 29 anni, uno dei cervelli dell’operazione: “Lei deve comunicare alla famiglia che troveranno il corpo dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani. Lì c’è una R4 rossa. I primi numeri di targa sono N5”.

Era la fine annunciata di una spericolata azione terroristica durata poco meno di due mesi ma che influenzò la storia italiana per molti anni a seguire. Moro era stato ucciso poche ore prima, colpito nel petto dai proiettili sparati dagli assassini.

Da tre giorni il Paese intero aspettava quel tragico epilogo: il lugubre comunicato numero nove diffuso dalle Br il 6 maggio aveva annunciato seccamente l’imminente morte del presidente della Dc: “Concludiamo la battaglia, eseguendo la sentenza a cui Moro è stato condannato“.

Ormai nessuno credeva più alla possibilità di rivedere Moro vivo. Il Vaticano aveva segretamente raccolto una grande cifra per pagare un eventuale riscatto. Il presidente della Repubblica Giovanni Leone aveva sul tavolo le carte per concedere la grazia a un terrorista che non si era macchiato di crimini di sangue. Ma il governo presieduto da Giulio Andreotti e sostenuto dal Pci non voleva cedere ai terroristi. E così la sentenza fu eseguita.

Il 9 maggio il cadavere di Moro fu ritrovato adagiato nel bagagliaio della R4 rossa usata dai brigatisti per l’ultimo viaggio del presidente. La macchina era parcheggiata in via Caetani, a metà strada tra Piazza del Gesù, dove si trovava la sede della Democrazia, e via delle Botteghe Oscure, dov’era il quartier generale del Pci: i due partiti del compromesso storico che le Br avevano deciso di combattere imbracciando il mitra.

Aveva il vestito grigio a righe e la cravatta che indossava il giorno del suo rapimento in via Fani, dove i cinque uomini della sua scorta morirono crivellati dai colpi delle mitragliette Skorpion.

Moro non voleva soccombere, e non voleva che soccombesse la sua visione politica di sbloccare la democrazia italiana favorendo un’evoluzione socialdemocratica del Pci.

Le sue ‘lettere dal carcere’ (alla moglie Noretta, a Cossiga, a Zaccagnini, al Papa) chiedevano di trattare con i suoi sequestratori. Ma il fronte della fermezza (comunisti e democristiani) non poteva accettare che Moro parlasse all’opinione pubblica contraddicendo la linea dei partiti di governo, quel governo di unità nazionale che lui stesso aveva progettato e fatto nascere. E dunque durante la sua disperata battaglia per la vita, il presidente sequestrato dai brigatisti conobbe l’onta e il disonore di essere presentato dai suoi compagni di partito come una persona debole, fiaccato dai suoi carcerieri, che anteponeva la sua vita al bene del Paese.

Come poteva Moro aver scritto ai capi della Dc: ‘Il mio sangue ricadrà su di voi’? Eppure lo aveva fatto. Il giorno del ritrovamento del cadavere, la famiglia decise di consumare lo strappo con le istituzioni. La moglie e i figli rifiutarono i funerali di Stato e seppellirono Aldo Moro in forma privata nel cimitero di Torrita Tiberina. Lo Stato volle comunque una cerimonia solenne, che fu celebrata da Paolo VI a san Giovanni. La bara di fronte all’altare era vuota. Lo Stato non si era piegato al ricatto dei brigatisti. Le Br non avevano avuto nessuna forma di legittimazione.

Ma qualcuno poteva cantare vittoria? Quella vicenda si era conclusa con una morte (che si aggiungeva a quella degli uomini della scorta) e molti sconfitti. Lo Stato non era riuscito a trovare il covo delle Br e liberare Moro. Il compromesso storico tra Dc e Pci si sarebbe interrotto di lì a poco. Le Br sprofondarono in un delirio di incomunicabilità che le isolò completamente dal Paese. La famiglia lo aveva perso per sempre.

E da quel giorno di maggio è cresciuto sempre di più il sospetto che dietro l’uccisione del presidente della Dc ci sia stata qualche complicità inconfessabile, interna o internazionale. Questa è la morte di Aldo Moro 40 anni dopo: una tragedia che si è trasformata in un enigma che nessuno è riuscito ancora a sciogliere.




Scomparsa Mirella Gregori, la sorella: “Abbiamo elementi per riaprire il caso”

Faccio un appello finalizzato alla riapertura del caso di mia sorella Mirella Gregori.  Se c’è un avvocato che se la sente di rimettere mano agli atti processuali, alle prove raccolte negli anni per presentare una solida istanza di riapertura del caso io sono qui. Perché per noi questo caso non è chiuso, Mirella è scomparsa e noi vogliamo arrivare alla verità”.

L’appello, lanciato da Maria Antonietta Gregori giovedì 3 maggio in occasione della trasmissione web tv Officina Stampa condotta dalla giornalista Chiara Rai

Maria Antonietta Gregori ha ripetuto l’appello nell’aula magna dell’Università eCampus in via Matera a Roma di fronte a un gremito pubblico di persone che hanno partecipato al convegno promosso in occasione della ricorrenza dei 35 anni dalla scomparsa della 15enne Mirella Gregori che oggi avrebbe 50 anni.

Il convegno

Un convegno molto interessante con ospite principale Maria Antonietta Gregori e che ha vantato la presenza di Rita Neri, responsabile Università degli Studi eCampus sede di Roma, Andrea Mario Ferraris presidente dell’associazione Penelope Lazio, Flaminia Bolzan Mariotti Posocco consulente in processi penali di rilievo nazionale e ospite di trasmissioni televisive su temi di cronaca e sociale, Marina Baldi biologa e specialista in genetica medica e consulente tecnico in materia di genetica forense, Chiara Rai giornalista direttore del quotidiano d’inchiesta L’Osservatore d’Italia e collaboratore del quotidiano Il Messaggero, Fiore De Rienzo giornalista responsabile della cronaca nera de La Vita in diretta, Già inviato de la trasmissione Chi l’ha visto?

Una pagina di cronaca nera italiana che non è mai stata risolta

I crimini, le scomparse hanno sempre qualche falla, non sono perfetti ed è ai presunti errori che bisogna dare la caccia. È importante che negli anni non si dimentichi. Spesso Gregori e Orlandi vengono accomunate, ma forse sostanzialmente perché  entrambe sono scomparse nel 1983 a 40 giorni di distanza l’una dall’altra e perché ci sarebbero alcuni elementi che e pseudo testimonianze che vorrebbero legare i due fatti. Comunque le ragazze non si conoscevano e neppure le famiglie delle stesse. Ma ci sono elementi che le avvicinano o accumunano come il fatto che nei comunicati dei rapitori di Emanuela spuntò il nome di Mirella; i contatti delle adolescenti con venditori di prodotti Avon; la presenza nelle due indagini dell’allora vicecapo della vigilanza vaticana, Raoul Bonarelli

Come scompare Mirella Gregori?

Nel pomeriggio del 7 maggio 1983 Mirella uscì di casa e non vi fece più ritorno. Il giorno della scomparsa, la ragazza si recò regolarmente a scuola e tornò a casa attorno alle 14, dopo essersi intrattenuta qualche tempo in un bar vicino a casa assieme ad un’amica. Quest’ultima dichiarò che lei e Mirella avevano parlato del più e del meno e non seppe fornire altre informazioni.

Tornata a casa, Mirella fu chiamata al citofono da un sedicente amico, tale “Sandro”, alle cui richieste di uscire avrebbe esclamato: «Se non mi dici chi sei, non scendo!», per poi prendere tempo e proporre di vedersi attorno alle 15:00. A quell’ora, la ragazza effettivamente uscì, dicendo alla madre che “aveva un appuntamento” presso il monumento al bersagliere di Porta Pia con un vecchio compagno di classe, il quale, peraltro, quel pomeriggio era impegnato altrove. Da quel momento la famiglia non ha più avuto notizie della ragazza.

La ricostruzione nel servizio di Officina Stampa

 

L’americano e il canale con la Santa Sede

Emblematica e di rilievo la figura dell’“Americano“, colui che ha è riuscito ad avere un canale telefonico privilegiato con la Santa Sede e ha rivendicato entrambe le sparizioni. Chiamò al bar dei Gregori, rispose il marito di Maria Antonietta e disse ‘Prendi carta e penna e scrivi’ e dettò le etichette degli abiti che Mirella indossava il giorno della scomparsa, biancheria compresa. Mirella poteva aver avuto un canale con il Vaticano? È possibile.  Il collegamento con la Santa sede può essere stato rappresentato dalla figura di una guardia del corpo di papa Giovanni Paolo II. Quest’uomo abitava vicino alla casa della famiglia Gregori e qualche volta si sarebbe fermato a parlare con Mirella.

Fu la madre di Mirella a riconoscere quest’uomo

La donna, il cui stato d’animo e ricordi hanno fatto parte di un interessante racconto del cronista Di Rienzo che l’ha conosciuta, ha visto  durante una visita del Papa alla parrocchia romana di San Giuseppe il 15 dicembre 1985, un uomo della Vigilanza vaticana facente parte della scorta, Raoul Bonarelli. Quella persona spesso si intratteneva con la figlia e una sua amica in un bar vicino a casa. Dopo un primo riconoscimento però la mamma di Mirella, secondo i racconti del giornalista Di Rienzo, quando le furono fatti vedere dei filmati di quel giorno diede l’impressione di avere paura, di essere intimorita e neppure si soffermò tanto a guardare le immagini. Insomma disse di non riconoscere nessuno

Ma ci sono anche altri elementi di cui si è parlato al convegno

Chiara Rai ha commentato nei particolari il documento del 31 ottobre 1983 che avrebbe meritato un approfondimento da parte degli inquirenti. Invece i nomi presenti su quel documento del SISDE pubblicato in esclusiva dal giornalista Tommaso Nelli su Cronaca&Dossier.it, non sono stati ascoltati in merito. I servizi segreti hanno riportato i particolari di una intercettazione ambientale dalla quale si evince chiaramente che la figlia dei gestori del bar situato all’epoca sotto l’abitazione dei Gregori (nell’intercettazione parlava con una commessa di un negozio vicino, sua amica) sarebbe stata al corrente dell’identità dell’uomo che convinse Mirella a seguirlo.

Gli inquirenti concentrarono le attenzioni su Sonia De Vito, coetanea e definita da Maria Antonietta Gregori la migliore amica di Mirella. Sonia è la figlia dell’allora proprietario del bar “Italia”, situato all’inizio di via Nomentana, proprio sotto casa dei Gregori.

Le due ragazze, quel pomeriggio, prima che Mirella andasse via con “Alessandro”, trascorsero alcuni minuti assieme. Come scritto nel documento , a un certo punto, pronunciate dalla De Vito, «venivano udite chiaramente le seguenti frasi:

Certo… lui ci conosceva, contrariamente a noi che non lo conoscevamo… quindi poteva fare quello che voleva…

Come ha preso Mirella poteva prendere anche me, visto che andavamo insieme…».

Sonia De Vito conosceva l’uomo che portò via per sempre Mirella Gregori. Ma chi era? Perché non hanno accertato chi fosse l’altra amica della conversazione e se fosse al corrente dell’identità del misterioso rapitore?

Nel corso del convegno sono stati snocciolati diversi aspetti

Correttamente è stata anche fatta la cronaca della vile messinscena dei due plichi con la lettera, i ritagli di giornale, capelli, terriccio, un merletto e alcuni negativi fotografici recapitati oltre cinque anni fa alla sorella di Mirella Gregori e a una compagna di musica di Emanuela Orlandi. Il materiale fu sequestrato dalla Squadra mobile e l’epilogo è noto a tutti. Come lo stesso mistero della foto con il teschio: il cranio, appartenuto a una certa Eleonora De Bernardi, morta il 23 agosto 1854, si trovava nei sotterranei della chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, in via Giulia. Alla cripta si può accedere liberamente e il teschio era collocato su una nicchia ad altezza d’uomo, quindi facilmente fotografabile. Inutile continuare a ricordare il codardo atto di chi all’epoca ha cercato notorietà.