Da Palermo a Ivalo passando per Roma: 5mila chilometri di cultura e solidarietà

Una significativa esperienza comune di conoscenza e solidarietà ha portato a Roma, per una settimana di lavoro solidale e conoscenza reciproca, alcune classi, una ventina di componenti in tutto, di due licei posti ai confini opposti d’Europa: quello dell’Ivalon Lukio, il liceo di Ivalo, Lapponia finlandese, e quello del liceo Regina Margherita di Palermo.

I due istituti collaborano da una decina d’anni

In varie fasi, a progetti Erasmus, il più recente dei quali, avviato nel 2016 per concludersi nel 2018, è denominato Migrations: Broadcasting a New Outlook ovvero “Migrazioni: trasmettere una nuova prospettiva”, Erasmus plus KA2, un percorso di scoperta, ricerca e solidarietà verso quei popoli che sono alla ricerca di un “nuovo modo” di convivere, in Europa, con realtà diverse dalle loro.
Le due scuole rappresentano i due poli estremi della Unione Europea non soltanto per la distanza geografica significativa ma soprattutto per realtà scolastiche diverse, sia nella dimensione che nel sistema scolastico; tuttavia esse trovano un punto di incontro in un tema importante e più che mai attuale che riguarda tutta l’Europa, le migrazioni, appunto.

Le classi partecipanti si sono confrontate sul tema delle migrazioni e il loro lavoro viene divulgato attraverso trasmissioni radio, In Italia e Finlandia, anche via Web.

La lingua di scambio è stata l’inglese. Il gruppo di lavoro ha inteso acquisire consapevolezza della propria storia come popolo migrante confrontandosi con le realtà dei nuovi popoli che cercano su suolo europeo una nuova vita e una nuova identità. Gli studenti hanno avuto elementi per capire come queste migrazioni influiscono sulle loro stesse vite e quali possano le cause e le conseguenze dei flussi migratori. Lo scambio di idee e di informazioni tra i due gruppi di studenti è il primo obiettivo del progetto, nel tentativo di eliminare le barriere culturali e sociali, scambiare opinioni e contribuire al dibattito sulle politiche delle migrazioni. Le conferenze, i dibattiti, le interviste, le ricerche svolte sono strumenti tutti riportati in trasmissioni radio con podcast dando così a tanti l’opportunità di avvicinarsi e condividere le tematiche.

Non sono mancati all’interno del programma momenti di intrattenimento e di servizio sociale

Come la settimana trascorsa a Roma, miranti a d affrontare il tema della migrazione anche da punti di vista diversi, puntando al confronto di diverse realtà culturali che coesistono e si integrano nei rispettivi territori: interventi musicali (Orchestra di piazza Vittorio), artistici, letterari ed anche sportivi.
Il metodo utilizzato è quello della partecipazione e peer-education, “educazione tra pari”, della ricerca, dell’apprendere attraverso il fare e del confronto. Gli alunni fanno poi le loro relazioni anche attraverso il mezzo digitale del podcast. Un’iniziativa dunque di grande spessore educativo, umano e culturale, ben guidata da docenti sensibili e preparati che ne hanno reso i contenuti assimilabili e formativi. La settimana romana ha visto i ragazzi impegnati anche in ruoli di servizio sociale, quando hanno partecipato alla preparazione ed offerta dei pasti ai disagiati ed agli immigrati presso la mensa diurna della Caritas, Giovanni Paolo II a Colle Oppio, un modo concreto d0’avvicinarsi alla realtà dell’emigrazione più sofferta e causata da guerre e fame nei paesi d’origine.

Gianfranco Nitti




Facebook punta sugli incontri e aumenta i controlli per tutelare la privacy

Facebook si evolve e strizza l’occhio all’amore. Lo ha annunciato lo stesso Mark Zuckerberg, aprendo la conferenza annuale degli sviluppatori di software a San Jose, California, dove ha ribadito i suoi sforzi per proteggere i dati degli utenti dopo lo scandalo di Cambridge Analytica. “Vogliamo unire le persone”, ha dichiarato il patron del social network fedele alla nuova missione che ha dato all’azienda lo scorso anno, ossia: “Creare comunità e unire il mondo”. E allora, perché non iniziare proprio dalle coppie? “Un matrimonio su tre negli Usa nasce online. 200 milioni di persone si registrano sulla nostra piattaforma come single, così abbiamo deciso di pensare a loro”, ha sottolineato il giovane imprenditore, precisando che il nuovo servizio è pensato per le “relazioni serie, non per le avventure di una notte”. Dating, questo il nome, sarà una parte separata dal social e avrà una chat diversa. In pratica, gli utenti potranno creare un profilo ad hoc per gli appuntamenti che sarà visibile solo a chi ha fatto la stessa scelta. Niente invasioni di campo, quindi per evitare complicazioni e litigi fra le coppie già impegnate. Ma come funzionerà questa funzione dedicata a chi è in cerca dell’amore vero? Tutto ruoterà intorno agli eventi vicini agli iscritti: una volta selezionato quello che interessa, basterà vedere chi vi parteciperà. I potenziali partner verranno suggeriti in base agli interessi e agli amici che si hanno in comune.

Un passo in questa direzione era già stato compiuto con Discover People:

Una sorta di agevolatore di amicizie presentato agli inizi del 2017. Ora Mark Zuckerberg fa un balzo in avanti nel settore e, potendo contare su 2.2 miliardi di utenti attivi al mese, diventa il principale antagonista di Match Group: azienda leader nel settore, perché proprietaria sia di Tinder che di OkCupid, che dopo l’annuncio ha chiuso in borsa con un -22%. Il nuovo strumento dovrebbe essere a disposizione di tutti entro fine anno. Per quanto riguarda invece la privacy e la sicurezza dei dati su Facebook, il Ceo del popolare social network ha spiegato quali sono i punti deboli della piattaforma: “fake news, privacy, integrità delle elezioni politiche” e ha sottolineato come l’ultimo anno sia stato “un anno difficile”. Nel futuro di Facebook ci saranno ben 20mila mila le persone a lavorare per ridurre disinformazione, spam e sopprimere i falsi profili.

Parole dure sono state poi dedicate al caso Cambridge Analytica:

Società di consulenza che ha collezionato le informazioni di 87 milioni di utenti per inviar loro dei messaggi politici mirati. “Una violazione grave della nostra fiducia”, l’ha definita il fondatore. “Non deve ripetersi mai più”. Per proteggere i dati personali su Facebook, il creatore del social network ha presentato “Clear History”. “Grazie a questa funzione – ha spiegato Zuckerberg – sarete in grado di vedere le informazioni riguardo alle app e ai siti web con cui avete interagito attraverso il vostro account e di cancellarle. Inoltre, potrete anche scegliere di disabilitare la collezione di questi dati attraverso il vostro profilo”. Non sarà, però, una decisione completamente indolore: “In parole povere, come quando accade nel momento in cui si decide di eliminare i cookie dal browser, l’esperienza online potrebbe cambiare”. Novità in arrivo anche su Instagram, l’app per le fotografie di proprietà di Facebook, infatti per tutti gli utenti di questa popolare applicazione sono in arrivo diverse migliorie. Prima di tutto, le chat video, grazie alle quali presto si potranno videochiamare i propri amici. Rinnovata poi la funzione “Esplora” che si doterà di intelligenza artificiale e, assicura il patron di Facebook, sarà “organizzata in maniera più efficiente”. Con l’obiettivo di suggerire i contenuti che si accordano maggiormente ai propri gusti e interessi, evitando una vana e lunga ricerca all’interno dell’app. Nuove misure anche contro il bullismo, infatti l’ulteriore stretta prevede l’impiego di un nuovo filtro. Esso “Nasconderà i commenti contenenti attacchi all’apparenza fisica o al carattere di una persona, così come minacce alla sua salute o al suo benessere”, ha scritto il team di Instagram in un recente post.

Francesco Pellegrino Lise




Vaccini: a Torino due bambini non potranno frequentare la scuola

TORINO – Primi effetti, a Torino, della legge Lorenzin sull’obbligatorietà dei vaccini. La dirigente scolastica delle scuole materne Keller e Kandinskij, nel quartiere Mirafiori, ha notificato alle famiglie di due bambini il divieto a presentarsi in classe fino a quando non saranno in regola con le vaccinazioni. “Lo impone la legge – spiega la preside, Elena Cappai – e sino a quando non riceverò i documenti che attestano l’avvenuta messa in regola, non potrò fare altrimenti”.

E divieto di portare a scuola i figli sino a quando non saranno in regola con le vaccinazioni, anche per due famiglie residenti a Collegno, nel Torinese. Lo rende noto Matteo Cavallone, assessore comunale alle Politiche educative della cittadina alle porte del capoluogo piemontese. “Il rispetto della legge non è una questione politica – sostiene Cavallone -. Per tutto l’anno abbiamo inviato ai genitori numerose sollecitazioni. L’Asl ci ha comunicato che, su 172 bambini iscritti agli asili comunali, due non sono stati vaccinati. E così procederemo come da normativa. Nei mesi scorsi abbiamo anche incontrato le famiglie”

VAL D’AOSTA Scaduti i termini per l’adempimento dell’obbligo vaccinale, in Valle d’Aosta otto bambini non in regola con le norme nazionali sono stati ugualmente ammessi a scuola; di questi sette negli asili nido e uno nella scuola dell’infanzia. Lo riferisce all’ANSA Stefano Minetti, presidente dell’associazione Pro libera scelta Vda. “Nessuno si è assunto la responsabilità di non far entrare a scuola i bambini, anche a causa di un vuoto normativo”, ha spiegato Minetti.




118 nel caos, Balzanelli lancia allarme: “Smantellato il sistema di soccorso salva-vita”

“Chiamare il 118 è un terno al lotto”.  L’allarme è del presidente nazionale del Sis 118 Mario Balzanelli che denuncia: “Negli ultimi 7-8 anni il sistema di soccorso salva-vita è stato smantellato”. A bordo delle ambulanze di rado ci sono medico e un infermiere in grado di intervenire con diagnosi e terapia immediata, spiega Balzanelli.
La situazione e’ peggiore al Nord. “Al Sud – precisa – invece i mezzi di soccorso hanno il personale sanitario, ma troppo spesso arrivano in ritardo perchè le ambulanze sono poche”.

Balzanelli sottolinea che per il 118 si spende l’1,7% di tutta la spesa sanitaria nazionale, e che negli ultimi anni è stato chiuso il 50% delle Centrali operative. E ricorda che il DM del 2015 prevede che per ogni 60 mila persone, va garantito sui mezzi di soccorso “un team di prestazione avanzata”, in grado di fare una diagnosi immediata e di fornire una terapia urgente”. “Ogni regione – spiega – fa a modo suo. E così succede che a Milano su centinaia di ambulanze, quelle medicalizzate, cioè con medico e infermiere a bordo, sono solo cinque. Nel Lazio ce ne sono 16, poche in tutto il Friuli. A Taranto invece chi chiama il 118 sta tranquillo perchè il medico arriva sempre, come in Calabria e Sicilia, dove però c’è carenza di ambulanze e quindi sono sempre in ritardo mettendo a rischio la vita dei cittadini”. Non solo: “Troppo spesso sulle ambulanze ci sono solo soccorritori, volontari o persone che hanno seguito corsi certificati di rianimazione e che non possono intubare, dare farmaci, insomma salvare la vita alla gente”.




Portella della Ginestra, commemorazione strage del primo maggio. Enzo Campo (Cgil): “Rivendichiamo verità e giustizia”

PALERMO – Ieri primo maggio si è tenuta a Portella della Ginestra a due passi da Piana degli Albanesi la consueta commemorazione del tragico eccidio per mano del bandito latitante Giuliano che con la sua banda viveva nascosto nelle montagne adiacenti a Portella della Ginestra.

La vicenda

Nel primo maggio del 1947 oltre duemila lavoratori provenienti da Piana degli Albanesi, San Cipirello e San Giuseppe Jato si erano riuniti per la festa dei lavoratori in una vallata vicino ai monti Kumeta, Pelavet e Maja in località Portella della Ginestra e stavano manifestando contro il latifondo in favore della coltivazione delle terre lasciate incolte e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle elezioni regionali siciliane avvenute pochi giorni prima. Una volta riuniti tutti nella vallata decine di colpi di mitra e fucili si levarono improvvisamente dalla valle dove la banda di Giuliano si era nascosta nell’attesa dei lavoratori.

La commemorazione per il 71imo anno dalla strage

La carneficina che ne seguì lasciò sul suolo otto persone e tre bambini e oltre ventisette feriti di cui alcuni persero successivamente la vita per le ferite riportate. Ieri a 71 anni dalla strage le vittime sono state commemorate con un corteo che dalla Casa del Popolo di Piana degli Albanesi ha raggiunto la Casa del Partigiano per un comizio tenuto dalla Cgil e dove alcuni superstiti hanno raccontato la tragica esperienza, letto il memoriale e la lista dei nomi dei caduti con una vistosa commozione durante il minuto di silenzio dei molti partecipanti che hanno voluto, come ogni anno, far sentire la propria presenza.

Enzo Campo (Cgil): “Rivendichiamo verità e giustizia”

Quest’anno Cgil di Palermo, Nidil (Nuove Identità Di Lavoro) e Cgil di Sicilia insieme hanno voluto attribuire alla commemorazione un titolo: “Lavoro d’oggi , diritti di sempre” e il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo ha sottolineato: ““Siamo a Piana insieme ai lavoratori atipici, che non hanno certezza di un lavoro. Assieme a loro vogliamo lottare nel ricordare i martiri perché siano un monito. Rivendichiamo verità e giustizia per tutti i nostri caduti, i tanti sindacalisti uccisi che non hanno avuto giustizia. E questo uno Stato democratico non può permetterselo”. Una strage che negli anni ha suscitato perplessità su ipotesi e congetture fatte su un probabile e possibile coinvolgimento di alte sfere dello Stato che sembra che assoldarono Giuliano e la sua banda per compiere quello che è stato poi descritto in un famoso film cinematografico di successo dal titolo “Segreti di Stato” del 2003 con Paolo Benvenuti alla regia e che ancora oggi ripercorre e mette in evidenza incongruenze relative a come sono andati realmente i fatti e a fomentare la concreta possibilità che ci siano stati intrecci o accordi nelle sfere alte dello Stato intento a domare l’ondata dei lavoratori e sindacati contro il latifondo.

Paolino Canzoneri




GDPR, nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati: ecco come cambia il codice sulla privacy,

Si tratta di una norma che sostituirà l’attuale codice privacy. Tutti i cittadini ne sono interessati. La nuova norma sta destando tanto interesse tra gli addetti ai lavori e altrettanta apprensione tra le imprese e le pubbliche amministrazioni, che dovranno adeguarsi a queste nuove regole.

A destare tanta preoccupazione sono le pesanti sanzioni che possono arrivare a 20 milioni di euro (o al 4% del fatturato mondiale annuo qualora i 20 MLN risultino inefficaci, quindi inferiori in valore al 4% del fatturato).

Tecnicamente il 25 Maggio con l’entrata in vigore del Regolamento Europeo viene abrogata la direttiva europea 95/46/CE, e non il DLgs 196/03 che ha recepito tale direttiva nel nostro ordinamento. Le sorti di quest’ultimo sono rimesse ad un nuovo decreto legislativo, i cui lavori sono in corso, che pare sia orientato alla sua totale abrogazione e che lo andrà a sostituire affiancando il GDPR (General Data Protection Regulation).

Ma andiamo per ordine

L’avvocato Enrico Pellegrini

Cerchiamo di capire innanzitutto perchè c’è stato bisogno di questo intervento normativo da parte dell’Unione Europea e quali sono le novità che verranno introdotte dal GDPR.

Il Regolamento Europeo n.679/2016, d’ora in poi GDPR, nasce dall’esigenza di adeguare il preesistente impianto normativo a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali nonché della dignità delle persone fisiche, ad un contesto nel quale la quantità impressionante di informazioni personali trattate, le nuove tecnologie e l’abuso di tali informazioni da parte delle grandi multinazionali, ha portato il cittadino a perdere di fatto il controllo dei propri dati e ad essere continuamente monitorato, profilato e condizionato nella propria vita quotidiana e nelle proprie scelte, tanto da trasformarsi da consumatore a “prodotto”.

Il recente caso di Cambridge Analytica e di Facebook rappresenta solo l’ultima evidenza di questo preoccupante fenomeno, economico e sociale, di mercificazione di dati personali effettuato in via principale, ma non esclusiva, da parte dei BIG del Web.

Le tecnologie, sono diventate così pervasive, da essere entrate di prepotenza nella vita quotidiana di tutti noi. Applicazioni come i “Social network” e i sistemi di messaggistica riscuotono tanto successo e arrivano quasi a creare “dipendenza” perchè di fatto sfruttano una “debolezza umana”, manipolandoci.

Ma i risvolti della “disattenzione” che abbiamo nei confronti rispetto delle informazioni sulla nostra vita che cediamo quotidianamente e gratuitamente, attraverso foto, video, post, “like” e condivisioni, possono costarci caro, come nei casi di “furto di identità”, di quella identità digitale attraverso la quale si commettono frodi o altri reati, che poi ci vengono addebitati.

Questo è il difficile contesto in cui si colloca il GDPR, con l’obiettivo di fornire al cittadino strumenti per riprendere il controllo dei propri dati, e lo fa da un verso riconoscendogli nuovi diritti, come il “diritto all’oblio” e facilitandone l’esercizio, dall’altro imponendo alle aziende di rispettare nuovi obblighi per proteggere le informazioni riferite a persone fisiche, trattate nell’ambito delle proprie attività di business.

La scelta dello strumento normativo, il regolamento, è esso stesso uno strumento per facilitare al cittadino l’accesso ed il controllo sui propri dati, uniformando di fatto la normativa tra tutti gli stati membri, in quanto il regolamento è direttamente efficace e non richiede un recepimento da parte degli stati membri ed il conseguente rischio di “introdurre differenze” nella norma tra i diversi stati, come nel caso della “direttiva”. Questa è una facilitazione perchè il cittadino potrà rivolgersi alla sua Autorità Garante e non doversi preoccupare di affrontare istituzioni estere e norme differenti per esercitare i propri diritti.

Stesso beneficio lo ottengono le imprese operanti a livello internazionale, in quanto avranno un quadro normativo uniforme da dover rispettare.

Ma di fianco a questo principio direttamente connesso allo strumento normativo, il regolamento europeo adotta anche il principio del “targeting” che pone l’obbligo di rispetto delle norme del GDPR anche a imprese stabilite al di fuori dell’unione europea, per il trattamento di dati relativi a cittadini europei. Questo principio costringe anche le Big company del Web, stanziate principalmente oltre oceano, a dover rispettare il GDPR.

Entrando nel merito del GDPR, il vero cambiamento risiede nel fatto che impone, per come è strutturato, un radicale cambio di approccio alla gestione del dato da parte delle imprese e della pubblica amministrazione, e lo fa attraverso il principio di “Responsabilizzazione” (in inglese Accountability) e imponendo l’effettuazione di una “analisi del rischio” per la determinazione di ogni misura di sicurezza da porre a protezione del dato personale, e di ogni intervento organizzativo per evitare effetti sul trattamento che portino ad intaccare i diritti e le liberta fondamentali, nonché la dignità degli interessati.

La “responsabilizzazione” del titolare si traduce nella libertà di autodeterminare “il come” garantire un trattamento conforme al GDPR, nel pieno rispetto dei diritti degli interessati e dei principi del trattamento, tra i quali la sicurezza di quest’ultimo, ma con l’onere di “documentare” e produrre “evidenze” in merito alle sue scelte e all’assolvimento dei suoi compiti, promuovendo l’efficacia degli interventi.

Scompaiono le “misure minime” di sicurezza lasciando spazio esclusivamente a misure di sicurezza che devono rivelarsi “idonee” e preventive a garantire il corretto trattamento dei dati personali e la sua protezione.

L’approccio “preventivo” trova il suo apice nell’introduzione di un nuovo obbligo di conformità che impone la “Protezione dei dati fin dalla progettazione e protezione per impostazione predefinita” (Privacy by design e by default), con il chiaro intento di voler “risolvere il problema alla radice”, di costringere cioè a valutare in anticipo gli effetti che si potrebbero avere sul trattamento dei dati personali e quindi sulle persone fisiche, attraverso un nuovo servizio, un nuovo software, valutando in anticipo le eventuali situazioni di rischio che si potrebbero introdurre ed eliminarne le cause alla fonte.

L’ “Analisi del rischio”, richiamata oltre 70 volte nel GDPR, è un mantra. Il titolare del trattamento non deve mai abbassare la guardia, deve assicurare la correttezza del trattamento e la protezione dei dati, e deve controllare, monitorare e testare le stesse misure di sicurezza che ha autodeterminato per verificarne regolarmente l’efficacia (art. 32, par.1, lettera d) e documentare in appositi registri, tenuti anche in forma elettronica, al fine di dare evidenza di esercitare il controllo e di garantire efficacia, insomma di governare le informazioni che gestisce.

Il livello di responsabilizzazione è tale che il GDPR estende a tutti i titolari del trattamento anche l’obbligo di denunciare all’autorità di controllo (il Garante) eventuali “Data Breach” subiti (violazioni alla sicurezza dei dati) e di farlo entro 72 ore dal momento in cui ne viene a conoscenza.

Una sorta di “autodenuncia” del fallimento delle misure di sicurezza che avrebbero dovuto evitare che la violazione all’integrità o alla riservatezza o alla disponibilità dei dati si verificasse, e delle condizioni che hanno consentito che l’evento avverso si verificasse, il Titolare deve tenerne traccia in un apposito registro oltre che comunicarlo al garante.

Anche in questo l’analisi del rischio ha un ruolo importante, perchè se il rischio rispetto ai diritti e alle liberta fondamentali degli interessanti, derivante dalla violazione, dovesse risultare “alto”, la comunicazione della violazione non dovrà limitarsi all’autorità di controllo, ma deve essere estesa a tutti gli interessati, con una comunicazione “ad personam” e fornendo ogni informazione necessaria in merito alla violazione ed eventuali istruzioni sul “cosa” l’interessato potrebbe fare per evitare ulteriori danni.

In tutto questo, il Garante invita i titolari del trattamento (obbligandoli nel caso della PA e dei titolari privati che effettuano trattamento a rischio) a nominare un “Responsabile per la Protezione dei Dati” (RPD o DPO) al quale affidare il delicato compito supportare il titolare nelle sue scelte, nell’analisi del rischio e di sorvegliare l’intera organizzazione affinché adotti e rispetti le direttive che il titolare vorrà impartire nella propria organizzazione per garantire il rispetto del GDPR, e di facilitare l’esercizio dei diritti da parte degli interessati nonchè le stesse ispezioni del Garante, fungendo da punto di contatto. Questa figura, che non necessità di essere “certificato” ma che deve avere sufficiente esperienza e competenza in merito ai temi connessi alla protezione dei dati personali, dovrà essere nominata entro il 25 maggio ed il suo nominativo congiuntamente alle sue coordinate di contatto, dovrà essere comunicato al Garante.

Il GDPR consente di individuare la figura del DPO anche all’esterno dell’organizzazione, ma attenzione perché la mancata nomina del DPO, ove dovuta, sarà la prima evidenza di aver violato il GDPR.

Ricordatevi anche che le responsabilità restano in capo al Titolare del trattamento, e non si trasferiscono al DPO, quindi scegliete bene chi vi dovrà consigliare e vigilare sul corretto trattamento dei vostri dati, perché i vostri dati sono un bene prezioso.

Enrico Pellegrini




“Il Cynar e i suoi fratelli”: una grande storia italiana in un libro

MILANO – A Palazzo Visconti il prossimo giovedì 3 maggio sarà presentato il libro “Il Cynar e i suoi fratelli”, un volume – fortemente voluto da Antonio Dalle Molle, figlio di Mario – che racconta la loro storia, che è anche quella della nostra nazione nel secondo dopoguerra. Il volume coordinato dall’esperto d’arte Marco Bertoli, raccoglie con oltre 300 scatti d’epoca, l’evoluzione del Gruppo Grandi Associate che, per trent’anni, ha distribuito nel mondo non solo l’aperitivo a base di carciofo, ma anche i liquori VOV e Biancosarti. Alla presentazione – su invito – sarà presente Antonio Dalle Molle e il coordinatore editoriale modenese Marco Bertoli, esperto d’Arte e consulente per il Dipartimento di Arte Europea del XIX secolo da Christie’s a New York e Londra.

Chi ha vissuto negli anni Cinquanta non può non ricordare il Cynar:

L’aperitivo a base di carciofo che Ernesto Calindri sorseggiava “contro il logorio della vita moderna”. Da oggi la sua storia, una “storia italiana irripetibile”, è raccontata nel libro “Il Cynar e i suoi fratelli”. Oltre 300 fotografie, documenti e materiale d’archivio raccontano per immagini l’evoluzione di un brand lanciato, curato e commercializzato dal Gruppo Grandi Marche Associate, creato dai fratelli padovani Amedeo, Angelo e Mario Dalle Molle.

Dalle pubblicità realizzate da Marcello Dudovich ai documenti d’archivio della storica ditta Pezziol, alle foto dei membri della famiglia di Padova che l’ha rilevata, oltre a testimonianze e ricordi: il volume, a cura di Giustina Porcelli e Simone Marzari, ricostruisce con vivacità e precisione la storia di una famiglia italiana e della sua azienda, che ha contribuito al rinnovamento post-bellico generando un nuovo stile di vita. Oltre al Cynar, il Gruppo Grandi Marche dei fratelli Dalle Molle (ceduto tra gli anni Settanta e Ottanta alla Erven Lucas Bols e poi, in seguito, acquisito dal Gruppo Davide Campari) è stato infatti proprietario di tante altre specialità, tra cui il liquore allo zabaione VOV e il Biancosarti, tanto apprezzato da Amedeo Nazzari e Telly Savalas, ovvero l’indimenticabile tenete Kojak.

A realizzare la copertina de “Il Cynar e i suoi fratelli”, edito dalla Grafiche Veneziane, è stato l’artista Paolo Franzoso che, attraverso una sorta di collage con stratificazioni sovrapposte, ha ripreso i vari loghi e le immagini che hanno fatto la storia della pubblicità non solo dei prodotti del Gruppo, ma anche italiana. Ernesto Calindri e Giorgio Gaber, oltre a Ubaldo Lay e Domenico Mudugno hanno infatti prestato i loro volti per la promozione dei prodotti del Gruppo G.M.A. che, soprattutto grazie al Carosello, dalla metà degli anni Cinquanta, entrano quotidianamente nelle case degli italiani, con spot dedicati appunto al Cynar, al Biancosarti e al VOV. Mentre nel grande cinema il liquore a base di carciofo è ad esempio presente – tra gli altri film – ne “Il Sorpasso”, quando Gassman e Trintignant ordinano “due Cynar lisci” nel bar di una stazione di servizio.

Oltre a un’efficace ed efficiente capacità produttiva i fratelli Dalle Molle nel corso della loro attività si impegnano – Angelo in particolare – per garantire una migliore qualità della vita ai loro dipendenti, e non solo. Nel 1958 Angelo lancia, a tal proposito, la rivista mensile “La via aperta al benessere di tutti”. “Il Cynar e i suoi fratelli” racconta quindi non solo la storia imprenditoriale dei fratelli Dalle Molle, ma anche il loro aspetto umano.

“Il Cynar deve il suo inarrestabile successo a una serie di fortunate commistioni: le qualità umane di Amedeo, gli innovativi ed efficaci investimenti di comunicazione promossi da Angelo e le capacità manageriali e organizzative di mio padre Mario” – spiega Antonio “Toni” Dalle Molle – oltre ovviamente al carciofo – da sempre considerato un elemento naturale e salutare – alla fitta e motivata rete commerciale e a un momento storico nel quale l’Italia aveva un gran bisogno di sognare”.

Irene Tagliente




Avengers: è record d’incassi

Debutto da record al botteghino per Avengers: Infinity War, nuovo capitolo della saga, diretto da Joe e Anthony Russo e distribuito da Disney: il blockbuster ha rastrellato 630 milioni di dollari in tutto il mondo, frantumando il precedente record mondiale di Fast and Furious 8 (541,9 milioni di dollari). Negli Usa il film – in cui tutti i supereroi Marvel sono uniti nel difendere l’Universo – ha esordito con 250 milioni di dollari, il più alto fine settimana di tutti i tempi (battendo i 248 milioni di Star Wars: Il risveglio della forza) e con 380 milioni di apertura internazionale (al secondo posto di sempre dopo Fast and Furious 8, a quota 443 milioni compresa però la Cina, dove Avengers: Infinity War arriverà l’11 maggio).
Un record che segue l’enorme successo di Black Panther, la pantera della Marvel affermatasi come un fenomeno culturale, che resiste ancora al quinto posto nel week end con quasi 5 milioni di dollari che portano il totale solo negli Usa a 688 milioni di dollari.

Irene Tagliente




Rocca di Papa, teatro: amore ed equivoci nello spettacolo di Enrico Maria Falconi

ROCCA DI PAPA (RM) -“E’ senza meno di più” il titolo dello spettacolo in programmazione al teatro di Rocca di Papa i prossimi 4 e 5 maggio alle 21. Scritto e diretto da Enrico Maria Falconi, attore, autore e regista e direttore artistico del Teatro di Rocca di Papa, che vede in scena 11 attori in una storia corale sull’amore e gli equivoci. Una vicenda in cui, come nella vita, la menzogna nasconde sempre una sottile verità.

Alla fine della sua storia d’amore con Maria, Luigi decide di diventare frate, e viene così mandato come missionario in Africa, nel mentre Maria accetta il corteggiamento dell’amico Marcello. Quando Luigi decide di tornare a Roma gli amici di una vita, pur di non dargli l’ennesima delusione, preferiscono non raccontargli che Maria si sposerà da lì a qualche giorno, anzi gli fanno credere che Lei non ha più trovato nessuno e che quindi ci sono ancora speranze per il loro amore. Da qui un susseguirsi di bugie, tra verità non dette e amori non rivelati, con Marinella l’amica del cuore di Maria e Lucia che tenterà in tutti i modi di orchestrare le verità non dette, con Nicola marito di Marinella con un passato difficile alle spalle ed un futuro da interprete tailandese che cercherà sempre di tener vivo l’amore della sua dolce Marinella, con Marcello che vuole regalare a Luigi una nuova verità non detta, con Laura ed Augusto che aspettano il loro primo figlio e si trovano dentro questa storia tra risate, botte e Roma dove piove sempre, con Antonio il ragazzino di casa che racconta le sue verità o forse sono le verità di tutti, ma in una storia disimparata a memoria c’e’ bisogno di qualcuno che la storia la conosce e la racconta e quindi conviene ascoltare la voce della coscienza, conviene ascoltare ciò che ha da dire Mamoska, e poi e poi c’e’ Francesca che sconvolge tutto o forse rivela tutto, ma soprattutto venite ad ascoltare le parole di Fra Filippo che conosce tutti e tutto sà di quel passato che riemerge, a poco a poco, un passato mai esaurito.

 




La mafia uccide solo d’estate, al via la 2 stagione: un successo garantito da consolidate conferme

Al via sul primo canale della televisione di Stato la seconda stagione della fiction “La Mafia Uccide Solo d’Estate” prodotta da Rai Fiction-Wildside tratta e nata dal film omonimo del regista e attore Pif (Gianfrancesco Diliberto) ed è stata scritta da Michele Astori, Stefano Bises e Michele Pellegrini e alla regia Luca Ribuoli.

La storia della famiglia palermitana Giammarresi prosegue il suo corso

Dopo l’ardua scelta di restare a Palermo a seguito di complesse e rischiose vicissitudini precedenti. L’ottima interpretazione di attori di rilievo fra i quali Claudio Gioè, Anna Foglietta, assicurano e confermano il successo ottenuto della prima stagione che aveva comunque suscitato pareri discordanti per la difficile convivenza fra temi seri e drammatici ed episodi e rappresentazioni dal sapore comico e leggero che in un primo momento non è stato facile comprendere a fondo.

Le reazioni dei siciliani

La prima reazione nel giudicare la precedente stagione della serie, pur essendo entusiasta nella scelta degli attori, scenografia, montaggio e tutto il resto, aveva suscitato in molti siciliani che hanno vissuto nella pelle quei lunghi e terribili anni un certo disagio per le scene scimmiottanti e quasi cabarettistiche delle figure dei mafiosi corleonesi rappresentati come ignoranti, cialtroni e fuori luogo ovunque fossero. Era lecito avvertire un certo disagio per quella rappresentazione comica disprezzante e denigratoria di quei carnefici alla luce di tutto il sangue versato da servitori di uno Stato messo in ginocchio da gente rappresentata in quel modo. Pif e la regia in questo sicuramente sono stati i primi coraggiosi inventori di una ironia e “sfottò” che manifesta un modo efficace nel trattare e giudicare i responsabili di tutti quei caduti. Non temendo nessuna contrarietà nell’essere umili e nel contempo magari rendersi conto di aver frainteso questa geniale “messa in scena” in precedenti commenti, oggi, dopo l’avvio della seconda stagione della serie è giusto affermare quanto regia e autori siano stati abili scrittori e descrittori di una Palermo martoriata da anni faticosi dove la maggior parte assoluta di famiglie per bene non abbienti erano obbligate ad una resistenza quotidiana contro mostri che dilaniavano speranze e futuro. I palermitani stessi fuori da logiche criminali e piani occulti attuati “sopra le loro teste” non riuscivano a capire fino in fondo e rassegnati troppo spesso subivano in silenzio sotto una coltre minacciosa che costringeva ad una amara omertà.

Il racconto dettagliato di quegli anni cupi

Questa seconda stagione mantiene e conferma il pregio di proseguire sotto forma di fiction il racconto dettagliato di anni cupi che hanno contraddistinto un pezzo di storia del nostro paese. Un sud sconosciuto da molti che mostra il prezzo carissimo che è costato a chi ci viveva e vive oggi. Quella certa inflazione di fiction ambientate in un sud avvinghiato dalla stretta della mafia con “La Mafia Uccide Solo d’Estate” trova una forma distintiva di raccontare attraverso una famiglia “tipo”, quello che è stato il sud di quegli anni e cause e concause che portano al nostro presente.
Paolino Canzoneri




Scene di follia nel Pisano: studente punta un’arma giocattolo in fronte al prof

PISA – Avrebbe puntato una pistola alla fronte del suo professore per umiliarlo davanti alla classe, urlandogli di alzare le mani e abbassare la testa. Solo dopo avrebbe detto che era un’arma giocattolo e che stava scherzando.

Protagonista uno studente 17enne di un istituto superiore del Pisano. Il ragazzo è stato sospeso ed indagato per violenza privata continuata, minacce e ingiuria. La ‘colpa’ del docente, quella di averlo richiamato energicamente all’ordine.

L’atto di bullismo si sarebbe verificato nel gennaio scorso. Ancora scosso, l’insegnante avrebbe chiesto l’aiuto di una collega che si sarebbe incaricata di riferire al preside. A quel punto il 17enne l’avrebbe riempita di insulti, cercando di impedirle di entrare nell’ufficio del preside, parandosi davanti alla porta.
Sui fatti procede la procura presso il tribunale dei minori e indaga la polizia. Per lo studente, che secondo quanto appreso sarebbe già stato interrogato, potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio