Catania e Acireale: un weekend per “le vie dei tesori”

Muoversi sulle tracce dei viaggiatori del Grand Tour, affascinati dai colori e dalla naturalezza di questo lembo di Sicilia: sarà un’esperienza speciale quella in programma questa domenica (16 ottobre) per il terzo weekend delle Vie dei Tesori Catania. Siamo nei pressi in effetti,  davanti alle Isole Ciclopi di Aci Trezza: qui, a Villa Fortuna, è stato ideato un percorso immersivo multimediale attraverso le riproduzioni fedeli di acquerelli, tele, disegni  realizzati dai viaggiatori che da fine Settecento sono giunti in Sicilia. Rivivono scene di vita quotidiana, scorci di un tempo che ormai non esiste più, ma che gli occhi e la matita dei viaggiatori registrarono con attenzione. Il percorso proposto domenica inizierà dall’antico scalo dei Malavoglia, per poi passare tra le barche in legno dei mastri d’ascia, sostare nel giardino spontaneo sul mare per ammirare le formazioni rocciose dei basalti colonnari. Si chiude vicino all’edicola della Madonna della Provvidenza, citata da Verga, con la Torre dei Faraglioni, e il museo dedicato a Salvatore Valastro, fotografo del secolo scorso che ha scattato tante immagini dell’antica Aci Trezza.

Ma non sarà l’unica esperienza proposta, anzi: nel cuore del centro storico sarà possibile (sia sabato alle 18 che domenica alle 11 e alle 17) entrare dietro le quinte del teatro dei pupi della famiglia Napoli, accedere al laboratorio dove nascono i pupi, carpire qualche segreto che si tramanda di padre in figlio.

E mentre Catania si prepara al suo terzo weekend, Ragusa, Scicli e Alcamo sono invece pronte a varare l’ultimo: a Ragusa la devozione popolare si stringe attorno alla Madonna di san Filippo Neri, che dopo sessant’anni ritorna tra la gente; a Scicli si va per chiese rupestri e sulle tracce dell’inossidabile commissario Montalbano; e a Alcamo è stata aggiunta una degustazione di vini del territorio che permetterà di scoprire le cantine e i vitigni più importanti.

Catania dunque: tra antichi palazzi (lo Scuderi Libertini è un capolavoro prezioso in stile rinascimentale e conserva ancora intatti gli arredi d’epoca), chiese che grondano storia e cappelle bizantine, cripte e antiche mura (il Bastione degli Infetti voluto da Carlo V  è aperto solo sabato ma c’è anche il castello Ursino costruito da Federico II che ha resistito ad ogni calamità),  grotte e piccoli musei. Sabato mattina si potrà visitare Cartura, bottega d’arte dedicata alla carta, ma anche l’ex calzaturificio Ega con il suo passaggio segreto verso il teatrino Dusmet. E se raggiungete piazza Scammacca, troverere un bellissimo esempio di rigenerazione urbana di un intero quartiere. Ma è fuori porta che assiste ad una maratona creativa straordinaria: a Montatagrande, a 615 metri d’altezza, a Trecastagni si va per filari e frutteti e si accarezzano le asinelle di famiglia; ma si proverà anche l’introvabile Donnavita, il liquore dell’Etna; a Viagrande si visitano anche gli ambienti agricoli di quella che fu la residenza di campagna dei marchesi di San Giuliano, oggi un relais. Si andrà per mare, per tentare i fondali con un sub esperto o veleggiare guardando Ognina. Si potrà scoprire un angolo di paradiso sulla lava (il Parco Paternò) a Sant’Agata Li Battiati; visitare un parco esotico calato tra reperti antichi a Mascalucia o scoprire un orto sostenibile.

ACIREALE

Inserito quest’anno nel programma di Catania, ecco Acireale dove sabato si potrà seguire un laboratorio della maestra della cartapesta: Laura Laudani spiegherà tecniche e materiali ai visitatori che poi verranno invitati a “mettere le mani in pasta”. Domenica invece un percorso tra fitness e storia si srotolerà tra i sentieri delle Chiazzette, fino alla Fortezza del tocco, seguendo l’istruttrice Francesca Russo. E non mancherà di intrigare anche un mestiere antico come è quello dei nevaroli: Franco Patanè, mastro gelataio aprirà le porte del suo laboratorio per spiegare come un tempo nascevano le granite, tanto amate nei salotti nobiliari settecenteschi.

Tra i luoghi che aprono le porte,la biblioteca Zelantea con i suoi 250 mila volumi, incunaboli, manoscritti, edizioni rare; la chiesa di San Benedetto con le rifiniture in oro sulle pareti e sul soffitto; ultima occasione per la barocca San Francesco di Paola,  costruita anche grazie al lavoro forzato dei carcerati; l’antichissima Sant’Antonio di Padova dove si salirà sul campanile e sarà anche possibile suonare le campane. Due siti diversi: un presepe in stile partenopeo, con ben 150 personaggi tra le caratteristiche rovine pompeiane; e il Museo del Carnevale dove ogni singolo pezzo, maschera, calco, prevede la lunga opera dei maestri.

Grande novità dell’anno, una App agile e funzionale, scaricabile gratis, dove avere tutte le informazioni per vivere il festival, acquistare i coupon, avere in tempo reale le notifiche sull’ultimora.

Scelto quest’anno dall’assessorato regionale al Turismo tra le manifestazioni che promuovono SeeSicily, Le Vie dei Tesori, con il supporto del main sponsor Unicredit, ha saputo creare sinergie e dialogo, e attivato un progetto che si compie grazie alla collaborazione di oltre 200 partner: Regione, Atenei, Comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari, col sostegno di Poste Italiane.




Merano, partito il count down per la 30esima edizione dei mercatini di Natale

Il villaggio tradizionale tirolese sarà riproposto in Piazza della Rena con un progetto tutto nuovo

In assoluto tra i più antichi d’Italia, i Mercatini di Natale di Merano festeggiano quest’anno il trentesimo anniversario e tornano in grande stile dal 25 novembre al 6 gennaio, con una suggestiva festa di inaugurazione il 24 alle ore 17.

Più di 60 casette in legno saranno protagoniste ai mercatini con il loro moderno design, ispirato alle vette che circondano la città, e ospiteranno un’attenta selezione di prodotti, espressione dell’artigianalità del territorio e della tradizione culinaria altoatesina. Tutto da vivere e gustare immersi in un’atmosfera autentica natalizia che probabilmente è la vera unicità dei Mercatini di Merano tra il fiume Passirio, i portici, le passeggiate, il Kurhaus, l’illuminazione della città e le montagne tutt’intorno.

Ecco una selezione delle cose più belle da visitare durante la prossima edizione

Il villaggio tradizionale tirolese sarà riproposto in Piazza della Rena con un progetto tutto nuovo, che porterà in città una tradizionale e accogliente “Almhütte” di ben 100mq, decorata secondo il gusto natalizio altoatesino, dove si potranno gustare le migliori specialità culinarie locali.
La Almhütte sarà anche sede del Goldys Club, il progetto di successo dedicato ai bambini dove anche gli adulti avranno possibilità di cimentarsi in laboratori pratici, come la preparazione dei canederli o la creazione di una corona d’avvento. Per gli amanti delle degustazioni ci sarà, inoltre, una speciale degustazione di gin. Non mancheranno i momenti musicali e un programma completo di laboratori, attività e musica, aggiornato sul sito ufficiale dei Mercatini di Merano.

L’Albero infopoint, già punto di riferimento nel cuore della manifestazione per farsi guidare tra i numerosi punti di interesse, quest’anno si arricchisce di piccole eccellenze dell’enogastronomia del territorio, attentamente selezionate tra le aziende altoatesine. Sempre al suo interno sarà acquistabile anche la tazza ufficiale dei Mercatini di Merano, che per il suo trentesimo anniversario avrà un prezioso design dorato, imperdibile per i collezionisti. In esclusiva saranno in vendita anche il berretto e la fascia “RE-BELLO x Merano”, 100% cashmere riciclato, 100% Made in Italy sviluppato in collaborazione con Rifo-Circular Fashion, oggetto testimone dell’impegno della manifestazione a rendersi promotore di attività sostenibili.

Da non perdere anche le visite guidate, momenti ideali per scoprire cultura, luoghi nascosti e aneddoti della città, dalla suggestiva visita guidata “A lume di lanterna” a quella naturalistica “I segreti di Merano giardino d’inverno”, per scoprire le storiche passeggiate che hanno reso Merano tra le più famose città-giardino.
Molto interessante anche la visita del Kurhaus, gioiello Jugendstil tra i simboli della città, elegante edificio che fa da sfondo ai Mercatini di Merano.

In Piazza Terme torneranno le colorate sfere, eleganti palline di Natale dove degustare ottime pietanze altoatesine accompagnate da una ricca carta vini.

È richiesta la prenotazione tramite app, maggiori info su www.termemerano.it. Inoltre, divertimento all’aria aperta con la pista di ghiaccio, il panoramico Skybar e i Christmas Aperitif ogni sabato mattina fino a Natale, con musica dal vivo.

Tra gli stand storici o interessanti:

  • “Dolciumi Dressel” l’immancabile stand degli spiedini di frutta ricoperti di cioccolato e di panpepato e “Schlossbeck”, un vero must della manifestazione, con le sue Dinnede preparate e cotte al forno sotto gli occhi dei visitatori;
  • Roman Perfler”, “l’oste del castello Pienzenau”, oggi anche scrittore, che vanta un’esperienza di più di 40 anni nella gestione di castelli dell’Alto Adige e ama trasmettere la sua passione per il medioevo e per le ricette autentiche altoatesine. Da lui ci si mette in coda per assaggiare il suo panino con arrosto affumicato.
  • “Al bosco incantato”, del giovane Matteo Menegotto, è una grotta di fate, gnomi e creature magiche realizzate in ceramica che prendono vita attraverso il racconto delle loro fiabe e saghe.
  • “By Mommy”, fondata da Kathi, sarta e mamma di tre bambini, che cuce a mano articoli per neonati e bambini utilizzando solo tessuti 100% certificati e 100% passione.
  • la new entry “Rescheralm – Hanslini”, il progetto culinario curato da Elin e Hannes. La giovane coppia porterà in città la vita alpina e in particolare saranno serviti piatti tradizionali realizzati con materie prime di produzione propria.
  • “Fischerhof”, punto di riferimento al mercatino per gli appassionati di distillati, con un’offerta di ben 45 diversi prodotti tra grappe premiate, brandy fruttati, liquori, gin e rum. La cultura della distillazione è propria del maso Fischerhof, a Cornaiano, da più di 100 anni e con la loro esperienza e professionalità guidano gli ospiti alla degustazione e all’acquisto.
  • “Hundebar” un angolo riservato ai cani attrezzato con ciotole d’acqua e cibo presso lo stand “Simon Schönweger”, che intende accogliere al meglio anche i visitatori a quattro zampe.

I Mercatini raggiungono quest’anno un altro traguardo altrettanto importante, ovvero, la decima edizione certificata “Green Event”. Insieme agli altri Mercatini Originali dell’Alto Adige, la manifestazione ha lavorato edizione dopo edizione al miglioramento della propria impronta ecologica e invita i visitatori a condividere i valori di eco-sostenibilità.

I Mercatini resteranno aperti da lunedì a giovedì, dalle ore 11 alle 19 (gastronomia fino alle 21); venerdì, sabato e festivi dalle ore 10 alle 20 (gastronomia fino alle 22.30); domenica dalle ore 10 alle 19 (gastronomia fino alle 21).
Aperture speciali: 24 e 31 dicembre, dalle ore 10 alle 15.30 (gastronomia fino alle 17). Il mercatino resta chiuso il 25 dicembre.




Passeggiando per Roma tra puzza, degrado e… tanti turisti in giro

Se solo fossero gli svizzeri o i francesi o i tedeschi a gestire tale incomparabile unico contesto architettonico e storico

Roma, domenica 9 ottobre, una giornata splendida con una temperatura di 25 gradi. Via Tuscolana, terzo mondo, ma non ci sono più sui marciapiedi le bancarelle e la pista delle bicilette si snoda funzionale, pur senza biciclette. Lo spettacolo della incredibile quantità di bidoni della spazzatura, quasi tutti sporchi luridi o sgangherati, è semplicemente desolante, terzo mondo!

Sono stato alla Università La Sapienza dove si leva il Monumento di Amleto Cataldi agli studenti caduti nella prima Guerra Mondiale, inaugurato solennemente il 1920 e da allora mai curato o manutenuto. Ora grazie al nuovo Rettore, una donna, la professoressa Polimeni di concerto con l’arch Marino, una donna, direttrice dell’Istituto Centrale per il Restauro ne hanno affidato i lavori di ripristino che saranno terminati il 30 ottobre: una folta schiera di tecnici ne sorveglierà lo svolgimento.

Passando sul Lungotevere davanti alla Sinagoga ho notato molto movimento; essendo ottobre si pensa alla festività del Kippur. Ho lasciato mia moglie in macchina in un parcheggio libero un pò distante e mi sono avviato verso l’antico Ghetto, passando, ricordo, per Via del Pellegrino: uno scorcio di Roma antica unico, irripetibile, splendidi palazzi e chiese e piazzette: quante sensazioni! Tanti turisti in giro. Ma incredibile il degrado e l’assenza totale di manutenzione; in un angolo un mucchio di immondizia, cartacce un pò dovunque, perfino erbacce in quantità lungo i muri: sotto un portico addirittura un letto con valige, cuscini, ecc. A Roma antica, oggi! bisognerebbe introdurre di nuovo almeno la berlina ed esporre al pubblico ludibrio i colpevoli di tale disastro, altrimenti le cose non cambieranno mai! Vengono a mente le parole di Goethe scritte nel lontano 1786: “questo popolo pur vivendo in mezzo alle magnificenze e alla maestà della religione e dell’arte, non è dissimile di un capello da quel che sarebbe se vivesse nelle caverne e nelle foreste”. Nulla è mutato. Quale emozione e quale atmosfera: se solo fossero gli svizzeri o i francesi o i tedeschi a gestire tale incomparabile unico contesto architettonico e storico! Arrivo al Ghetto, è un luogo in cui sostare e guardarsi attorno è una emozione. Quanta gente. Mi avvicino a qualcuno e chiedo: mi spiegano che il Kippur è passato da pochi giorni, oggi è la giornata del quarantennale dell’attentato alla Sinagoga, una commemorazione solenne di quel fatto terribile in cui vi fu anche la morte di un bimbo. Mi commuove vedere bimbi con la kippah: fortunati, mi dicevo. Scoperto il motivo dell’assembramento, rifaccio un percorso che amo fare e cioè imbocco Via della Reginella: un vicoletto la cui sola vista suscita pensieri e ricordi e ti avvolge in un‘atmosfera particolare. Davanti agli usci delle abitazioni ogni tanto vedi le cosiddette pietre di inciampo e cioè quelle piastre di ottone quadrangolari di circa 10×10 cm conficcate nel terreno dove è scritto un nome, delle date e delle località; sono le vittime di quell’immondo e ladro kappler nazista:16.X.1943 Auschwitz.
Al termine di via della Reginella si apre una piazzetta e al centro lo spettacolo che veramente trasporta in un mondo differente di bellezza e di perfezione: la cinquecentesca Fontana delle Tartarughe: quale gioia degli occhi e quale godimento, quale fortuna poterla ammirare, integra, ancora oggi: è qui che si dovrebbero collocare i carri armati a protezione di tali tesori unici al mondo! Torno indietro e vado all’incontro di un mio figlio. Stiamo un pò assieme ad una delle tante trattorie dei vicoli della Roma di Via Monserrato. Anche qui quale atmosfera impagabile ma anche qui, guardandoti attorno, si rimpiangono gli svizzeri o i francesi o i tedeschi a gestire tale incomparabile eccezionale patrimonio! Poi andiamo alla residenza dei miei in Via Po. Mentre ci intratteniamo, noto un palazzone in vetro di quattro o cinque piani dove in caratteri cubitali sulla facciata è scritto: ISTITUTO NAZIONALE PER L’ANALISI DELLE POLITICHE PUBBLICHE: mai sentito nominare, che cosa sarà mai? ANALISI DELLE POLITICHE PUBBLICHE! …

Alla fine verso Campo dé Fiori, una visita al caro Giordano Bruno: quel mercato che si svolge tutti i giorni dalle 6 di mattina alle cinque-sei di sera in quella piazza miracolosa nel cuore della Roma secentesca è un semplice abbominio, a parte la triviale oggettistica che pure vi si offre in vendita: ma come si può accettare oggi ancora che un tale inverecondo, perfino impudico, spettacolo si possa offrire agli occhi della Storia e delle migliaia di visitatori in quel luogo magico e pieno di malia? Non si immagina quello che avviene alle 6 di sera quando i camion e i furgoni della nettezza urbana e il personale addetto intervengono per la pulizia della piazza: rumori, emissioni di fumi, grida, i bancarellieri che ricaricano nei furgoni le loro mercanzie, una baraonda indescrivibile, indegna, immeritata per tutti, e i turisti che assistono stupiti, ogni sera! Voglio ricordare la storiella a chi non la conosce. Piazza Campo dé Fiori da sempre, come testimoniano i quadri dei pittori dell’epoca, era luogo dove quasi ogni mattina le contadine in numero di tre-quattro-cinque andavano a vendere i propri prodotti verdure, frutta, ecc. Alla fine del 1800 una quantità di uomini di lettere e di cultura decise di erigere una statua in onore del martire del libero pensiero Giordano Bruno, bruciato vivo dalla Chiesa proprio in questa piazza nel 1600 perché ‘eretico’ cioè dissidente! Fu dato incarico allo scultore Ettore Ferrari di realizzare l’opera. Il Vaticano, che aveva già subito l’usurpazione del 20 settembre 1870, considerò l’iniziativa un ulteriore torto alla propria storia e si oppose con tutti i mezzi. La cultura ebbe il sopravvento e il monumento fu eretto dove oggi si trova. Allorché una trentina di anni dopo, in epoca mussoliniana, in lunghe trattative nel 1929 si addivenne alla firma del famoso Concordato Chiesa-Italia, la questione di Giordano Bruno tornò in auge: la statua va rimossa, imponeva il papato, è un’offesa. Mussolini, forse erano gli originari sentimenti socialisti e di libertà ancora presenti in lui, si oppose alle mire pretesche; allo stesso tempo, non voleva né poteva opporsi eccessivamente. E si addivenne ad un compromesso che accontentò le due parti: Mussolini impose che Piazza Campo dé Fiori dalle 6 di mattina fino alle sei di sera, ogni giorno dell’anno, fosse data in concessione ai commercianti romani muniti di regolare licenza per la vendita dei loro prodotti e il Papa definì Mussolini, ‘uomo della Provvidenza’ e rispose alla iniziativa mussoliniana santificando due anni dopo Roberto Bellarmino, l’inquisitore assassino di Giordano Bruno. Effettivamente è avvenuto che la figura di Giordano Bruno a seguito delle tende e delle bancarelle e dei rifiuti che quotidianamente si accumulano ai suoi piedi, è diventata invisibile: si può ammirare solo a partire dal tramonto. Si attende che qualche politico attento, possibilmente il sindaco del Municipio o di Roma Capitale, si faccia promotore finalmente del ripristino dei luoghi originari e della cancellazione dell’abbominio attuale e degrado.
Ci congediamo da nostro figlio e famiglia e nella via che da Campo dé Fiori immette a Piazza Farnese assistiamo ad un altro spettacolo fuori del comune: avevo già notato la grande quantità di turisti e tutte le trattorie e locali quasi tutti pieni di avventori. Ora qui davanti al ristorante ‘da Fortunata’ dove tutti i tavoli dentro e fuori erano impegnati, vi erano almeno cinquanta persone in piedi, in attesa di qualcosa. Chiedo come mai tutti in fila là fuori. La risposta è: in attesa che si liberi qualche posto al ristorante!




Clima, l’Osservatorio ANBI Risorse Idriche lancia l’allarme: “Mentre è ancora siccità su larga parte d’Italia cresce il rischio alluvioni

Nel Lazio calano i livelli del fiume Tevere, così come del Sacco e del lago di Nemi, mentre crescono le portate di Liri ed Aniene
 
In Nord Italia, l’attesa di precipitazioni intense e regolari per riequilibrare il grave deficit idrico del 2022 continua a protrarsi, sistematicamente disattendendo  le speranze di piogge provvidenziali (per esempio: da inizio d’Ottobre su Udine, Pordenone, Trieste, nell’ormai ex “catino d’Italia” del Friuli Venezia Giulia, non si è finora registrato un significativo evento meteo) ed aumentando contestualmente il rischio idrogeologico su corsi d’acqua oggi irriconoscibili.
 
La percezione dell’alto pericolo idraulico si ha evidente, osservando la condizione del Piemonte dove, ad una timida ripresa della Stura di Lanzo (risalita a 9,5 metri cubi al secondo, ma l’anno scorso era  mc/s 18 e nel 2020 era mc/s 23!)  si contrappone la persistente  “asciutta” di corsi d’acqua, temuti per il regime torrentizio ad alto rischio come la Bormida e l’Orba; nella confinante Valle d’Aosta, dove le precipitazioni settembrine sono state inferiori alla media, si sono dimezzate le portate della Dora Baltea.
 
“Molti degli alvei oggi in secca sono stati, nel recente passato, protagonisti di disastrose esondazioni; i Consorzi di bonifica monitorano il territorio di competenza, ma va sollecitata l’attenzione anche delle comunità locali, perché un territorio arido è uno straordinario acceleratore della velocità delle acque di pioggia, le cui previsioni hanno dimostrato di non poterne determinare con precisione né la quantità, né le modalità” ricorda preoccupato Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI) 
 
Esemplare della grave crisi idrica, che si sta continuando a registrare nell’Italia settentrionale, è la situazione della Lombardia, dove permane in sofferenza il fiume Adda, nonostante il “sacrificio” del lago di Como, che sta rilasciando una portata quasi doppia di quella in entrata, immolandosi ad un crescente deficit che, in assenza di piogge, ne fa facilmente presagire l’insostenibilità; sono dimezzate anche le riserve idriche della regione, dove i bacini montani contengono solo il 30% dell’acqua, che normalmente hanno in questo periodo.
 
Tutti i grandi laghi del Nord sono prossimi ai livelli minimi, quando l’anno scorso segnavano percentuali di riempimento pari almeno al 60% (oggi il lago d’Iseo è al 6,4%, il Lario è al 10,6%, il Maggiore è al 20%, il Benaco al 22,1%!).
 
In Veneto calano i livelli dei fiumi (la Livenza è m. 1,80  sotto  quanto registrato l’anno scorso), pregiudicando la ricarica delle falde mai così basse in tempi recenti: in gran parte del trevigiano, nella fascia occidentale della provincia di Venezia, nella parte settentrionale del padovano  ed in alcune zone del medio-basso Polesine, è indicata una condizione di siccità estrema (fonte: A.R.P.A.V.).
 
Il fiume Po è quasi ovunque nuovamente sotto il minimo storico: al rilevamento di Pontelagoscuro si sfiora ancora la soglia limite per contrastare l’intrusione salina (mc/s 450 mc), registrando una portata inferiore di quasi il 75% a quella registrata lo scorso e addirittura -87% sul 2020!
 
Per i fiumi appenninici dell’Emilia Romagna, l’estate non sembra finire con portate ferme ai valori tipici dei periodi più siccitosi (Reno, mc/s 1,49  contro una media mensile di mc/s 8,4;  Secchia, mc/s 2,49 contro mc/s 8,54; Enza, mc/s 0,87 contro mc/s 6,89  della media mensile) con il livello della Trebbia, che ristagna attorno ai 35 centimetri.
 
Dopo gli exploit di fine settembre-inizio ottobre, le portate dei fiumi toscani  registrano ora cali generalizzati.
 
 
Lo scenario cambia man mano, che si scende verso Sud
 
Nelle Marche, i corsi d’acqua principali  si mantengono ad un buon livello idrometrico con andamento settimanale positivo per Tronto, Nera, Sentino , mentre  In calo sono Potenza ed Esino.
 
Analizzando i dati pluviometrici, l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche evidenzia un asse latitudinale, che va dall’alluvionata Senigallia alla livornese San Vincenzo, su cui in Settembre si sono rovesciate le maggiori precipitazioni, che sulle località toccate in Umbria hanno registrato una media di 167 millimetri (quasi 400 millimetri a Pieve di Saddi); a conferma dell’ormai consolidata localizzazione degli eventi estremi, nella stessa regione sono in calo i livelli del fiume Tevere, ma soprattutto del lago Trasimeno, che oggi segna metri –1,54 contro una media di -0,72 metri!
 
Nel Lazio, in linea con quanto verificato a monte, calano i livelli del fiume Tevere, così come del Sacco e del lago di Nemi, mentre crescono le portate di Liri ed Aniene.
 
Buoni, seppur in calo, sono i flussi negli alvei dei fiumi campani, tra cui spicca la buona performance del Garigliano.
 
Le alte temperature  proseguono la necessità di apporti irrigui  per le campagne di Basilicata e Puglia, i cui bacini hanno visto calare i volumi trattenuti rispettivamente di 6 e 5 milioni di metri cubi in una settimana.
 
In Calabria, analogia situazione si registra nel crotonese, dove  l’invaso di Sant’Anna è al minimo in anni recenti (Mmc.1,39 ).
 
Infine, la Sardegna, i cui invasi trattengono complessivamente una quantità d’acqua (circa 1 miliardo di metri cubi) inferiore alla media del decennio, ma sono bastati solo una trentina di millimetri di pioggia per allagare Orosei.
 
“E’ evidente che le situazioni soprattutto urbanistiche sono differenti, ma è altrettanto vero che la prevenzione civile parte ovunque dall’ordinaria manutenzione – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Per questo ci appelliamo ad Amministrazioni Comunali e cittadini perché, in una situazione di conclamato rischio come l’attuale, mantengano alta l’attenzione sull’efficienza delle reti idrauliche nei centri urbani ad iniziare dalla pulizia di caditoie e fossi anche privati: la caduta autunnale delle foglie, infatti, può trasformarsi in un drammatico tappo al fluire delle acque in condizioni di criticità.”
 




Roma, Mattarella presenzia alla celebrazione dei 110 anni della Stampa estera

In occasione del 110° anniversario dalla fondazione dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, ASEI, lo scorso 10 ottobre presso la prestigiosa sede romana delle Terme di Diocleziano, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, è stato presentato il documentario “La storia siamo (anche) noi” commissionato alla regista Diana Ferrero. Un racconto corale dei servizi sul campo, le notizie in esclusiva e le sfide di alcuni corrispondenti stranieri a Roma, dai “grandi” decani delle testate storiche ai giovani battitori liberi che si ingegnano ogni giorno per trovare il loro posto nella professione.
 
L’Associazione della Stampa Estera in Italia nasce nel 1912 a Roma ed è al giorno d’oggi la più grande organizzazione di corrispondenti esteri nel mondo, con circa 450 soci, tra Roma e Milano, da 54 Paesi che rappresentano oltre 800 testate. La storia dell’Associazione della Stampa Estera in Italia inizia nel famoso Caffè Faraglia a Piazza Venezia, quando il 17 febbraio del 1912 per la prima volta 14 giornalisti da 6 paesi diversi decisero di associarsi. La sede attuale è in Via dell’Umiltà ed ancora oggi il suo ruolo è quello del giorno della fondazione: offrire ai giornalisti stranieri servizi, assistenza professionale e vita sociale, ed alla città di Roma e al paese, una finestra sul mondo, un canale di comunicazione diretto con decine di paesi attraverso i soci corrispondenti. Il documentario ha l’obiettivo di raccogliere testimonianze importanti da parte dei soci giornalisti, le cui vite si sono intrecciate con la storia dell’Italia negli ultimi 110 anni.
 
110 anni di storia. I migliori giornalisti da tutto il mondo. Gli eventi, i personaggi, gli incontri, le conquiste e i premi che hanno segnato la storia d’Italia dal 1912 ad oggi, attraversando due guerre mondiali, riassunti in 47 minuti.
 
La francese Marcelle Padovani racconta la mafia e l’antimafia attraverso le sue interviste a porte chiuse con Giovanni Falcone; la messicana Valentina Alazraki rievoca i suoi 40 anni da vaticanista al fianco di cinque Papi; l’americana Patricia Thomas testimonia la sua presenza nel coprire sbarchi di migranti e proteste; l’iraniano Hamid Masoumi Nejad descrive il suo lavoro da tuttofare coprendo politica e manifestazioni. La presidente, Esma Çakır, turca, sfoglia gli archivi dell’associazione dai tempi di Mussolini, e ci riporta al presente con la missione di rappresentare i giornalisti indipendenti nell’era digitale e coprire l’Italia ai tempi del Covid.
 
Tra terremoti, migrazioni, politica, pandemia, arte e cibo, si costruisce così il mosaico del lavoro quotidiano di centinaia di giornalisti, italiani ed esteri, che da anni coprono l’Italia per i giornali, con i mezzi di comunicazione di massa internazionali.
 
Attraverso il racconto delle attività dell’associazione – dal premio cinematografico Globo D’Oro al Gruppo dello Sport, a quello della Cultura – il documentario è la fotografia di 110 di storia italiana, ma anche l’excursus di una professione in evoluzione, e soprattutto un racconto umano. Il racconto di chi è stato testimone della storia e ha avuto il privilegio e la responsabilità di capire, interpretare e raccontare l’Italia al resto del mondo.
 




Banca Popolare del Lazio, “minaccia” a L’Osservatore d’Italia: O si cancella l’articolo o sono 2mila euro al giorno…

Rispondiamo con chiarezza e senza troppi giri di parole

Il 4 ottobre ci arriva una lettera che non abbiamo problemi a definire “temeraria” dall’avvocato Gianluca Massimei in rappresentanza della Banca Popolare del Lazio per contestare “la natura diffamatoria, sotto plurimi profili, della pubblicazione “Conflitti di interesse, amici delle banche e curriculum striminziti: a.a.a. cercasi Banca d’Italia”.

Una lettera che contesta un articolo pubblicato su questo quotidiano lo scorso 26 giugno ma che arriva a ottobre, in un momento, caso vuole, dove pare ci siano diversi maldipancia dovuti a una operazione (resa pubblica a giugno scorso) in cui la Banca Popolare Valconca viene incorporata in Blu Banca, che fa capo alla Banca Popolare del Lazio.

Immaginarsi dunque quanto possa apparire scomodo, in questo momento, un giornale libero che ha sempre mantenuto la propria indipendenza di pensiero esercitando il sacrosanto diritto di critica e di cronaca. Mettere in luce gli affidamenti dati senza garanzie, il verbale di Banca d’Italia e certe strane coincidenze proprio mentre Blu Banca ingloba una popolare non è il massimo che i soci della Popolare Valconca possano sperare per il loro futuro.

In un momento delicato quindi dove l’operazione di fusione viene sostanzialmente sottoposta al vaglio autorizzativo della Banca d’Italia che L’Osservatore d’Italia ha spesso richiamato nei suoi articoli in quanto ha l’onere di vigilare sul corretto andamento delle banche e che in questi ultimi anni non risulta aver evidenziato le tante criticità rilevate poi in un verbale che all’esito non colpisce la governance della banca Popolare del Lazio facendo un po’ la parte del genitore che fa al figlio disobbediente una sgridata un po’all’acqua di rosa: “Ti sei comportato male, non farlo più e adesso esci pure con gli amici e divertiti!”.

Dopo cosicché le assemblee dei soci di Blu Banca e di BPV potranno pronunciarsi in merito alla medesima subordinatamente al positivo esito del procedimento autorizzativo in Banca d’Italia.

L’avvocato Massimei, dall’alto dell’incarico a lui affidatogli si concede la licenza di scrivere al giornale che “L’Articolo (il nostro articolo di giugno titolato su Banca d’Italia) arreca grave pregiudizio alla Banca, soprattutto per via della grave e notevolissima progressione informativa che la narrativa – ricca di superflue enfasi, sottesi e (poco celate) allusioni – ingenera nel lettore, inducendolo a dubitare della corretta gestione dell’Istituto”. Peraltro appare davvero singolare il fatto che la Banca Popolare del Lazio si faccia addirittura paladina e difensore della Banca d’Italia. E ancor più singolare che nessun fatto narrato nell’articolo in questione è stato contestato come non vero. Insomma anche la banca indirettamente sembra ammettere che non abbiamo raccontato falsità. Basta leggere “la lettera temeraria”.

Rispondiamo con chiarezza e senza troppi giri di parole:

Quello che abbiamo scritto è fondato, gli articoli non sono “informative” aziendali ma sono scritti proprio per far riflettere chi legge, in pieno diritto dell’esercizio della libertà di espressione e critica. Tanto più se gli ispettori di Banca d’Italia (che dal 15 maggio al 26 luglio del 2018 hanno effettuato una ispezione nella direzione generale di Banca Popolare del Lazio a Velletri ) scrivono nero su bianco che l’attività creditizia di Bpl ha seguito logiche puramente commerciali che hanno comportato l’assunzione di elevati rischi, anche per l’erogazione di finanziamenti al settore agricolo promossa, senza un attento vaglio, con l’intervento di una società di mediazione creditizia (Coopcredit). Gli ispettori di Banca d’Italia, (la stessa che ratifica la fusione di Blu Banca con la popolare Valcanonica) scrivono ancora che gli accertamenti hanno fatto emergere risultanze “parzialmente sfavorevoli da ascrivere ad un sistema di governo inciso da conflittualità interne che, oltre a ledere l’immagine della Banca, hanno compromesso l’efficacia dell’azione di indirizzo gestionale, con negativi riflessi sul presidio dei rischi creditizi e operativi nonché sulla redditività aziendale”. E ancora nelle considerazioni: “Gli organi aziendali (ndr. I vertici della Banca Popolare del Lazio) non hanno assicurato piena trasparenza informativa su potenziali conflitti d’interessi”.

Potremmo continuare ancora con esempi calzanti e circonstanze ma rischiamo di replicare quanto già accuratamente scritto nei precedenti nostri approfondimenti.  E poi, sinceramente, nel 2022 e con una mole di diritto che ci sostiene, perché mai dovremmo giustificare la pubblicazione di articoli critici che non piacciono certo ai diretti interessati ma che sono senz’altro approfondimenti di pubblico interesse e con anche la finalità di rendere un pubblico servizio utile alla società nonché a rendere informazioni utili che difficilmente si trovano sui canali promozionali di soggetti che ovviamente sono interessati a comunicare le loro virtù piuttosto che i chiaroscuri. Noi il bavaglio non lo mettiamo. E ci hanno provato e ci provano ancora.

Risparmiamo la lungaggine dei virgolettati del nostro articolo riportati e contestati e andiamo alla parte che consideriamo più grave e offensiva: la parte della minaccia economica

Per ogni giorno che “disobbediamo” a quanto ordinato dall’avvocato Massimei ci intimano di pagare duemila euro. Una minaccia bella e buona: se non cancelliamo gli articoli sono duemila euro al giorno che dobbiamo corrispondere alla Banca Popolare del lazio.

Non siamo il Tg1 e neppure una testata da migliaia di copie vendute ogni giorno nelle edicole italiane. Siamo però una redazione libera che non si piega ad alcun condizionamento. Forse non siamo troppo “affidabili” per mantenere un silenzio imposto ma siamo onesti nel rispedire al mittente queste offensive missive.

Iniziassero a fare il conto alla rovescia noi non ci pieghiamo a questo deplorevole e condannabile comportamento. Una condotta che ci riserviamo di denunciare alle Autorità competenti perché viola diversi principi costituzionali.

Leggere per credere (pubblichiamo per intero la diffida che ci è arrivata dalla Banca). Tant’è. E come diceva il grande Corrado con il suo bel sorriso aperto nella sua indimenticabile trasmissione “La Corrida”: “Non finisce qui”.




Tutti contro l’aggressione russa: ma è un’aggressione? O un’autodifesa?

E’ vero, in democrazia si può esprimere quello che si vuole, sulla propria pelle. Pur tuttavia è madornale che tutta l’Europa abbia la insolenza di scagliarsi e vilipendere la Russia, questo grande immenso paese, più europeo di non pochi altri paesi europei: un odio vero e proprio, una isteria generale che sta conseguendo situazioni da ricottari, grottesche: alcuni provvedimenti emessi addirittura ridicoli e offensivi, senza citare la Unione Europea, rappresentata da pettegole ancelle degli Stati Uniti, a grande onta della storia europea e, di più, dello spirito dei sacri Trattati di Roma germinati a Ventotene, dove si legge, art.3,comma 5: l’Europa contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo… in particolare al rispetto dei principi della carta delle Nazioni Unite.

Invece bombaroli e minacce e insulti, nessuno di questi postulati è rispettato. Armi e soldi sì, pace no, diplomazia no! E gli Stati Uniti stanno raggiungendo i loro obiettivi: indebolire la Russia l’eterna rivale e soggiogare l’Europa. La Germania, deve la sua riunificazione e la caduta del muro famoso solo ed esclusivamente alla ideologia e sentimenti democratici di Gorbaciov, altrimenti oggi sarebbe ancora divisa; la Francia, l’insegnamento di De Gaulle quando parlava della Europa delle patrie e proclamava che l’Europa comincia all’Atlantico e termina agli Urali, quindi Russia parte integrante dell’Europa, altro che Biden e Co.! “Questi sciagurati e pazzi” -impiego le parole addolorate di Papa Francesco- dimentichi e svergognati, la stanno allontanando dalla sua matrice originaria.

Tanto odio e, invece, tanta simpatia ed affetto quasi patologici, verso l’Ucraina, con grandi armamenti e grandi soldi, tolti ai cittadini: solo morti e distruzioni immense: loro si ammazzano e i fabbricanti di armi e produttori americani di petrolio e gas giubilano, mentre la gente in Europa soffre per gli aumenti e i governanti solo servi e sudditi. Si possa ancora pensare e addirittura sostenere le guerre, in Europa, oggi! Ai piedi di Biden e della NATO, ai piedi dei veri ed autentici predatori e distruttori della democrazia e della libertà nel pianeta: la lista dei soprusi e delle violenze degli USA è lunghissima ma si dimentica. E l’ONU che moltissimo potrebbe, vegeta! Gorbaciov, l’uomo politico più significativo della moderna Europa, parlava di una “casa comune dell’Europa lontana da alleanze militari”! Tutto cancellato, grazie a Biden & Co. e ai ‘salvatori’ europei.

Una libido di odio che rasenta la ilarità: le cosiddette sanzioni stanno al contrario appezzentendo le nazioni coinvolte e le imprese che hanno impiegato anni e investimenti in Russia. E perché? Per restare genuflessi ai piedi di Biden e favorire le mire nazionaliste di uno stato rappresentato da un personaggio che, incoraggiato anzi aizzato dal ‘civile e colto mondo occidentale’, sta in effetti distruggendo il proprio paese ma petulando soldi ed armamenti dovunque, non la pace o la tregua. Inoltre cosa mai ha rappresentato l’Ucraina nella storia dell’Europa? Nulla e niente, nota solo per pogroms e persecuzioni con la Polonia contro gli Ebrei.

‘Pazzi e sciagurati’ sono stati definiti a chiare lettere i bombaroli europei e prima di tutti americani: dal loro Papa! Inascoltato ma si ascolta e onora Zelenskij. E i pericoli di un cataclisma. Rasenta il folklore l’Europa che si pavoneggia avvolta nella bandiera ucraina, per piacere agli USA e alla NATO! E’ vero, si è tutti succubi della potenza militare micidiale americana: infatti in molti stati europei il potenziale militare americano si è imposto da sempre con proprie ‘basi di difesa (!?)’, in Italia, serva per antonomasia, circa cento e, in più, una ventina, si dice, sconosciute agli Italiani stessi! La Storia d’Europa fatta di sangue e dolore per la conquista della libertà e della indipendenza è stata cancellata, sostituita dal presente stato di servilismo e di massina violenza. In America, si dimentica facilmente, al primo posto nel mondo per gli armamenti mentre per il benessere pubblico, la sanità, la esistenza dei bimbi, l’assistenza, all’ultimo posto tra le venti maggiori potenze industriali, al ventesimo, probabilmente anche oltre, al terzo mondo! Questa è l’America, oggi, un incubo per il pianeta: miseria per molta popolazione, cuccagna per il capitale.

Tutti contro l’aggressione russa – ma è un’aggressione? o un’autodifesa?- tutti contro Putin, divenuto una sentina di vizi e perversioni: nessuno contro Biden, il leader di uno stato scientificamente imperialista: Vietnam, Corea, Cile, Timor Est, Iraq, Afghanistan, Bosnia, Panama, Honduras, Nicaragua, Guatemala, Haiti, Libia, Cambogia, Cuba ecc.ecc… distruzioni e massacri, tutto nel segno della ‘democrazia’, della ‘pace’, della ‘sicurezza’,‘contro la minaccia sovietica’ e tutto impunemente!!! Autentici genocidi, nella completa indifferenza e/o ignoranza dell’Europa e dell’ONU: ora invece tutti afflato lirico per l’Ucraina, perché così ordina Biden.

E’ stato osservato che se il Processo nazista di Norimberga fosse tenuto a mente, non pochi dei ‘salvatori’ europei, assieme a Biden e a Zelenskij, farebbero la fine dei gerarchi nazisti! Ingannato e provocato a seguito di palesi e notori torti politici e da ripetute manovre subdole, Putin, l’aggressore, non ha fatto altro che operare e intervenire per la propria incolumità avverso le minacce della NATO e degli USA ai propri confini e avverso un territorio che, armato e aizzato da ‘salvatori’ e ’fanatici’! si fa promotore di iniziative separatiste e nazionaliste, istigato e sobillato in patria da un novello falstaff, incurante dei morti e delle distruzioni provocate; si rammenti che la indipendenza ucraina è anche essa risultato del caso e della contingenza nonché della presenza palese di notevoli forze nazionaliste e integraliste e soprattutto della documentata provocazione e istigazione degli Stati Uniti, che da sempre opera per la disgregazione della Russia, il grande concorrente. E’ come se in Sicilia o in Sardegna o altrove si levasse una voce indipendentista: è normale che la madrepatria intervenga con tutti i mezzi, contro i seminatori di odio e di discordie. Si odia la Russia e si favorisce Zelenskij, così impone Biden. Già Bertrand Russell di fronte alla ‘imprevedibilità del comportamento umano’, ‘alla confusione dei fanatismi nel conflitto’, alle ‘fallacie nei ragionamenti… dei salvatori’ ha ricordato ‘il pericolo della distruzione della civiltà quale noi conosciamo’ continuando con armamenti e soldi: l’unica via è la ricerca della pace e dell’accordo e il bando delle armi, specie nucleari.

Odiare la Russia che al costo di milioni di morti e di immani distruzioni ha salvato anche l’Europa dalla veramente tale, aggressione hitleriana e un secolo prima da quella napoleonica. La Russia che ha dato una serie infinita di letterati, di compositori, di artisti, una quantità di donne eccezionali e straordinarie, uniche in Europa per cultura e spesso anche fascino, quali pittrici, ballerine, politiche, professioniste, poetesse, pianiste, attrici, sovrane; da dove l’ardire di ignorare e di vilipendere e da dove questo vero generalizzato ‘malato circuito mentale’ che ha condotto a tale gigantesca umiliazione? Non sarà forse paura della sua grandezza storica e politica? Quanti grandi artisti sono perfino sepolti in Francia, per non parlare di quelli a Berlino, a Monaco, a Colonia, tanto amate e ricercate e oggi, masochisticamente, ostili e oltraggiose! Quale enorme cecità! M.Chagall, V.Kandinskij, N.Goncharova, N.de Stael, L.Bakst, S.Poliakoff, V.Niinskij, C.Soutine, R. Nureviev e tanti tanti altri; lo stesso la insulsa Italia che avrebbe l’obbligo di starsene tranquilla e neutrale a salvaguardia delle proprie fragilissime ricchezze artistiche uniche nel mondo e invece si atteggia, piena di debiti e di buontemponi, a grande potenza, ai piedi di Biden, a favore di Zelenskij, ignorando tra l’altro i chiari dettati della Costituzione che bandiscono la guerra! Eppure gli americani hanno polverizzato Montecassino faro di civiltà; bombe su San Lorenzo a Roma a pochi passi da San Pietro, a Napoli su Santa Chiara, mille altre distruzioni irrecuperabili a Bologna, Firenze.., tutto dimenticato, grazie ai bombaroli nostrani, che mandano armi -comprate magari in America- e poi non hanno un soldo per le impellenze italiane…

Quanti russi e russe in Italia, ricordare i soli nomi induce più che a vergognarsi dell’attuale grottesca giravolta, a purificarsi a mezzo di un meritato harakiri! Due astri, cito a memoria, del Novecento sepolti l’uno affianco all’altro a Venezia, dove sono anche una grande quantità di altri russi innamorati della città, il grande Diaghilev e il grandissimo Stravinskij; Anna Kuliscioff dei socialisti italiani, i Demidoff di Firenze, i Borodine e la schiera russa di Merano, Villa Wolskonky, Villa Abamelek, Villa Kvitka, e poi Maria Roza Radziwill, Tatiana Pavlova, Jia Russkaia, Irene Galitzine, Olga Resnevic Signorelli, Nadine Helbig, Gr.Sciltian, Nadežda Volkonskaja Campanari e la incredibile nonna Zinaida Wolskonky, tutte fino alla morte a Roma e poi, assieme ad altra quantità di presenze inimmaginabili quali Basilio Lemmerman, S.Stroganoff, Massimo Gorki, Ileana Leonidoff che tutti, assieme a tanti altri che ho difficoltà a rammentare, per oltre un secolo hanno dato vita e fulgore nelle arti, nel teatro, nella musica, nella letteratura e, incredibile, nella filantropia e solidarietà, fatto letteralmente vivere in tutti i sensi Roma dalla fine del 1800 agli anni ‘70 del Novecento, e così in Versilia, in Liguria, a Capri… Ora invece altre scelte: è il momento delle, pur sempre benvenute, badanti ucraine in Italia!

In un prossimo intervento mi auguro di essere in grado di ricordare quanto da anni scrive e proclama Noam Chomsky a proposito delle violenze internazionali e di atre peculiarità, del suo Paese, gli USA.
Gli studenti europei, se non ancora indottrinati da tutti i ’salvatori’ europei, siano gli iniziatori di una raccolta di firme in Europa per imporre alla Unione Europea un immediato ritorno al rispetto dei Trattati di Roma! In dieci giorni raccoglierebbero il milione di firme necessarie, volendo. La guerra che si sviluppa e il conseguente incremento elevatissimo della temperatura ambientale e la smisurata e accresciuta da Biden produzione di combustibili fossili e di armamenti, ci stanno anche essi portando verso un punto incombente di non ritorno, di cui ancora non ci rendiamo conto!




Piotta in libreria con un diario generazionale sull’Hip-Hop italiano

Il primo re(p), alle origini del rap italico” è il titolo del nuovo libro firmato da TommasoPiottaZanello, da mercoledì 5 ottobre in libreria e negli store online pubblicato da Il Castello marchio Chinaski Edizioni. Dopo le precedenti esperienze editoriali con “Pioggia che cade, vita che scorre” del 2006 e “Troppo avanti: come sopravvivere al mondo dello spettacolo” del 2008, Piotta torna in libreria con un diario personale e generazionale, dove attraverso la sua storia umana e artistica, ripercorre la nascita della cultura Hip-Hop in Italia e della sua carriera.
Un volume ricco di aneddoti (“Penso ancora alla faccia di Albertino all’Hip Hop Village quando mi dovette presentare con i miei folli e giganteschi occhiali funk anni ‘70”) e racconti personali. Dal rapporto con i genitori e il fratello recentemente scomparso, all’amicizia con tanti artisti storici del rap capitolino come Colle der Fomento, Cor Veleno, Flaminio Maphia, Ice One e tanti altri. Dalla nascita di una hit come “Supercafone”, ecco che la sua vita cambia e arriva il successo di massa. Quel pezzo lo cantavano tutti, lo ballavano tutti e tutti ripetevano i celebri scambi di battute del videoclip tra lui e Valerio Mastandrea. In fondo però in pochi hanno capito che “Il nostro era un hip hop intellettuale declinato a greve, per fare colpo e arrivare alla pancia di tutto e tutti”. Un turbine di situazioni dove non sempre si trova a suo agio come il Festivalbar (“Una metafora degli anni Novanta, era tutto in playback, persino l’applauso del pubblico”), ma anche gli amici colleghi come J-Ax che gli disse “Hai spaccato, tu ne farai di strada!” oppure la gratitudine verso Jovanotti (“Se stavamo là a fare rap, lo dobbiamo anche un po’ tutti a Lorenzo”).
Una no fiction novel che rivendica la paternità di quel rap italiano, cantato in italiano, che “Per una famiglia media italiana il rap era solo un gioco. Noi ci siamo inventati questa professione in Italia, prima contro le famiglie, poi contro la miopia di molti addetti ai lavori”. Ma l’aneddoto più curioso avvenne a Latina, dove ci fu un battibecco con la sua crew e Neffa basato su motivi inconsistenti, alla presenza di un giovanissimo Tiziano Ferro.
Sullo sfondo lo show-biz con cui l’artista non avrà mai un bel rapporto, solo qualche “sveltina” come racconta nel libro. In particolare con la TV, “Su 100 proposte ricevute ne avrò declinate 90, dai talent ai reality, dalle ospitate alle fiction”. In questa storia c’è anche il cinema, Piotta ricorda infatti che per colpa di una casa discografica un suo brano non finì nella colonna sonora di un film di Matteo Garrone, preferendo un cinepanettone. Suo anche il primo film in assoluto legato all’Hip-Hop italiano, ovvero “Il Segreto del Giaguaro”. Un disastro al botteghino, ma oggi diventato un cult. E poi ancora con Suburra – La Serie. Non tutti sanno che la sigla della prima stagione, ovvero il fortunato brano “7 Vizi Capitale”, nasce per un film (mai uscito) che avrebbe dovuto sancire il ritorno di Tomas Milian sul grande schermo. E poi il teatro: Piotta ha condiviso il palco prima con l’ex giudice di Mani Pulite Gherardo Colombo in uno spettacolo sulla costituzione, poi con Andrea Camilleri in una rivisitazione del celebre romanzo “Pinocchio”.
La prefazione è affidata ai Manetti Bros., che proprio con Piotta hanno condiviso più di un set e la sincera passione per la musica rap.
L’uscita del libro sarà accompagnata poi da una serie di presentazioni in tutta Italia tra cui: 14/10 Palermo – I Candelai, 18/10 Milano – Feltrinelli Duomo, 19/10 Genova – Feltrinelli, 21/10 Roma – Feltrinelli Appia.
 




Cena vegan: il menù completo da preparare

La dieta vegana è un tipo di alimentazione che si sta diffondendo sempre di più e quindi potrebbe non essere insolito avere per cena degli ospiti che seguono questo regime alimentare. Il rischio, in questo caso, è di andare nel panico perché non si sa esattamente cosa cucinare.

In questo articolo verranno forniti consigli utili per deliziare i propri ospiti con ottime ricette vegane, semplici e pratiche, che permetteranno di capire che realizzarle non è poi così difficile.

Cosa mangiano i vegani

Prima di procedere con le ricette, è bene sapere quali sono le cose che un vengano può mangiare e quali invece non sono consone a questa scelta alimentare. Spesso, infatti, si fa confusione con i vegetariani che, nella loro dieta, mangiano anche alimenti di origine animale, mentre i vegani aboliscono anche tutti i loro derivati.

Quindi, in alternativa a carne, uova, latte e burro, i vegani propendono per tofu, soia, legumi, frutta secca e verdura fresca. In aiuto a chi si appresta a fare una spesa per accogliere a cena un ospite vegano, ci sono le confezioni degli alimenti che riportano fedelmente la lista degli ingredienti e anche il bollino “vegan ok”; in questo modo sarà molto più semplice selezionare i prodotti necessari e creare ricette adatte, evitando così di commettere qualche spiacevole gaffe.

Le ricette da provare

Prima di procedere a illustrare le ricette che è possibile fare, è molto importante reperire in anticipo tutto il necessario, a partire dalla verdura fresca di stagione, acquistabile nei supermercati fisici e online, che sarà la base di qualsiasi piatto si andrà a creare.

Per agevolare la scelta, si consiglia di stilare un menù da poter presentare alla cena con i propri ospiti. Ogni pasto che si rispetti ha inizio sempre con gli antipasti e un’ottima idea potrebbero essere gli spiedini di verdure, come quelli di melanzane e zucchine grigliati al momento e serviti caldi.

Per il primo, invece, si potrà optare per la pasta al forno con verdure e besciamella vegan, creata con verdure fresche, besciamella vegana e con un qualsiasi formato di pasta, ovviamente non all’uovo. Per unire gli ingredienti si consiglia di utilizzare il formaggio vegano o prodotti simili che siano a base di tofu o soia.

Quando tutti gli ingredienti saranno cotti, basterà unirli alla besciamella vegana, disporre il composto in un tegame da forno e cuocere per 20 minuti a 200° C.

Come secondo piatto si può optare per le sfiziose polpette vegane, realizzate frullando i ceci precotti, seitan e una melanzana già cotta precedentemente in forno. Con il composto che si andrà a creare, si formeranno le polpette che verranno poi impanate con pangrattato e cotte in forno per circa mezz’ora a 180° C.

Per chiudere in bellezza con il dolce, si potrà scegliere di realizzare il tiramisù vegano, a base di savoiardi vegan e crema di latte e panna vegetale che sicuramente non tradirà le aspettative rispetto alla sua versione più classica.




Samsung e Intel svelano un prototipo di portatile arrotolabile

Nel corso del lancio dei processori Intel Core di tredicesima generazione, anche noti come Raptor Lake, Samsung e Intel hanno svelato un portatile con display arrotolabile, capace di passare da 13 a 17 pollici. Secondo l’azienda coreana, si tratta di una dimostrazione di ciò che è possibile fare con la tecnologia di visualizzazione oled costruita su un substrato di plastica flessibile. Facendo scivolare il pannello dal bordo del prototipo, si passa dalle dimensioni di un tablet come l’iPad Pro ad un piccolo monitor. “Stiamo annunciando il primo display scorrevole da 17 pollici al mondo per pc”, ha detto JS Choi, l’amministratore delegato della divisione Samsung Display al pubblico della conferenza Intel Innovation 2022. “Questo dispositivo soddisferà diverse esigenze grazie alla sua portabilità”.

Nonostante si tratti di un prodotto non per la vendita, l’ad ha dunque parlato di bisogni reali degli utenti, lasciando intendere che presto il prototipo potrebbe diventare realtà. Samsung Display lavora da alcuni anni su schermi oled scorrevoli. L’azienda ha mostrato una versione di laboratorio l’anno scorso. Pat Gelsinger, il Ceo di Intel, ha definito il portatile uno “slidable pc” senza fornire però dettagli tecnici sulla dotazione di bordo. Il notebook, con tecnologia touch, non prevede la presenza di una tastiera, sebbene non sia escluso che possa includerne una a scomparsa nel dorso, qualora venga commercializzato. Di recente, Lenovo ha presentato il suo ThinkPad X1 Fold dotato di un pannello pieghevole mentre la taiwanese Asus, nel corso della fiera di tecnologia tedesca Ifa 2022, ha annunciato lo ZenBook 17 Fold Oled.

F.P.L.




Rai Yoyo, per la gioia dei più piccoli torna “L’Albero Azzurro”

Da lunedì 3 ottobre Rai Yoyo torna in una rinnovata edizione “L’Albero Azzurro”. La trasmissione andrà in onda dal lunedì al venerdì, alle ore 8.30, e in replica alle 15, con 20 puntate inedite in prima tv, arricchite di una nuova sigla e di nuove canzoni coreografate. Gli episodi saranno disponibili anche su RaiPlay. In oltre 30 anni, il programma ha saputo rinnovarsi nel segno di una evoluzione dei linguaggi e dell’estetica senza mai tradire la forza originale e il significato poetico di un “luogo speciale” per i più piccoli.
 
 
Nello spazio colorato dell’Albero Azzurro ritroviamo gli amici di sempre Dodò, il puppet amatissimo dai bimbi alle prese con nuovi apprendimenti che provengono dal confronto con il mondo, mentre al suo fianco ci saranno sempre Andrea Beltramo e Laura Carusino, i due conduttori che richiamando i rassicuranti ruoli di adulti di riferimento proteggono, sostengono, invitano all’autonomia, aiutano ad affrontare con gioia e leggerezza, ma anche con chiarezza e verità, le piccole e “grandi” conquiste di ogni giorno. Con Dodò due irresistibili cuccioli con cui giocare e vivere tante avventure: Zarina, la zanzarina saputella che con i suoi appuntiti interventi sfida Dodò a mettersi alla prova, e Ruggero, un leoncino che non ha ancora una criniera degna di questo nome ma già si sente uno spavaldo avventuriero.  Oggetti simbolici ricorrenti, ambientazioni, grafica e musiche armonizzano e legano tra loro i tanti elementi che insieme creano ogni giorno una nuova storia, semplice ed essenziale ma profonda e curata in ogni dettaglio. Ogni puntata propone un percorso pensato perché i più piccoli, seguendo il cammino di Dodò, possano entrare in contatto con la rappresentazione delle loro emozioni, elaborare competenze e conoscenze utili a superare le paure, apprezzare il valore della solidarietà e dell’amicizia, scoprire la ricchezza che risiede nella diversità e nell’accettazione. E dopo ogni avventura, si fa ritorno all’Albero, arricchiti di nuovi spunti per giocare e fare esperienza, ma anche di filastrocche e canzoni allegre da imparare e cantare insieme ad amici, insegnanti, genitori.  Lo sguardo è attento anche al mondo digital, dove si potranno trovare contenuti extra per una più forte interazione con il nostro pubblico dei più piccoli.