Katowice, allarme mondiale: le emissioni di anidride carbonica continuano ad aumentare

ROMA – Le emissioni del principale gas serra, l’anidride carbonica, aumenteranno anche quest’anno, come erano aumentate nel 2017. Ed è esattamente il contrario di quello che dovrebbero fare, per evitare al mondo il riscaldamento globale, e i danni che ne conseguono. L’allarme lo lanciano due ricerche differenti.

Un pessimo segnale, mentre alla conferenza Cop24 di Katowice in Polonia i paesi dell’Onu cercano faticosamente il modo per attuare l’Accordo di Parigi sul clima.
Per l’Università britannica dell’East Anglia, le emissioni mondiali di CO2 da combustibili fossili nel 2018 cresceranno del 2,7%, raggiungendo i 37,1 miliardi di tonnellate.

Il risultato sarà che la concentrazione di CO2 nell’atmosfera salirà a 407 parti per milione, 2,3 parti in più rispetto al 2017. La produzione mondiale di anidride carbonica era calata per tre anni dal 2014 al 2016, ma nel 2017 era aumentata dell’1,6%.

Anche l’Agenzia internazionale per l’Energia (Iea), organismo dell’Ocse, per il 2018 si aspetta “una crescita delle emissioni globali di CO2”, dovuta a “un consumo di energia in aumento e una economia mondiale che si espande del 3,7%”.

Per centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, secondo la Iea il mondo dovrebbe tagliare le emissioni dell’1% ogni anno. Le emissioni dai paesi più ricchi, quelli più avanti nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica, aumenteranno dello 0,5%: un consumo maggiore di petrolio e gas supererà il calo del carbone.
Mercoledì sono usciti altri due studi che ci raccontano gli effetti che il riscaldamento globale può avere sulla salute e sull’ambiente. Per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi eviterebbe un milione di morti all’anno in malattie legate all’aumento delle temperature.

L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) calcola che 163 aree del Mediterraneo, tra cui alcuni siti Unesco come la Laguna di Venezia, le Cinque Terre o le spiagge di Lipari, potrebbero finire sott’acqua per la fine del secolo.

Cinquecento scienziati, riuniti a Roma dall’Istituto superiore di sanità, hanno siglato mercoledì una Carta con 24 azioni per contrastare i rischi per la salute del cambiamento climatico. Ma intanto, alla Cop24 di Katowice il padiglione polacco, tra lo sconcerto di molti delegati, esponeva gioielli e cosmetici fatti col carbone, che fornisce l’80% dell’energia al paese. E non basta: fra gli sponsor della Conferenza Onu sul clima, gli organizzatori polacchi hanno messo anche il colosso nazionale del carbone, la JSW.

Avvenia, società del gruppo Terna attiva nel campo dell’efficienza energetica, ha analizzato i principali dati del report ‘NET-Zero by 2050’, ricerca condotta dalla European Climate Foundation (EFC) che si pone l’obiettivo di indicare una strada per arrivare all’abbattimento delle emissioni inquinanti entro l’anno 2050.

La mobilitazione delle istituzioni mondiali a favore della sostenibilità ambientale non è mai stata così intensa, rimarcando, da più parti, la necessità di limitare l’emissione di gas serra se si vuole contenere l’innalzamento della temperatura globale entro 1,5°C.

“I target da raggiungere – spiega Avvenia – vengono ridefiniti e incrementati nello studio della Fondazione europea per il clima. Innanzitutto, occorre mettere in atto una molteplicità di azioni che coinvolgano i cittadini e gli stakeholder in campo economico. Nel caso del comparto industriale, la spinta all’economia circolare sarà fondamentale, così come l’innovazione su materiali e prodotti da usare in alternativa, laddove possibile, a quelli maggiormente impattanti. Lo studio ‘NET-Zero’ ad esempio evidenzia la possibilità di sostituire l’acciaio alla fibra di carbonio del settore automobilistico, in una quota dell’8%”.

Fondamentale per una società a emissioni zero, poi, sarà anche il contributo delle energie rinnovabili: eolico e solare dovranno raggiungere una produzione del 50% entro il 2030, mentre le fluttuazioni giornaliere e stagionali possono essere compensate da un mix di altre soluzioni, in cui rientra anche lo stoccaggio, a zero emissioni. “Questa transizione energetica – conclude Avvenia – implica l’utilizzo di tutte le migliori pratiche già applicate in tutta Europa, e l’estensione su scala molto più ampia, nonché l’incremento degli investimenti e l’attuazione di politiche per garantire l’adozione diffusa di più soluzioni di trasformazione, nel modello tecnico e di business, sociale e di governance. Il futuro, in sostanza, è già alla portata di tutti”.




Omicidio Regeni, Guido D’Ubaldo: “Tenere alta l’attenzione e la scorta mediatica”. Per la famiglia i sospettati sono almeno 20

Il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Guido D’Ubaldo, ha ribadito la necessità di «tenere alta l’attenzione e la scorta mediatica». Lo ha detto nel corso della conferenza stampa convocata in Fnsi dopo le ultime rivelazioni sul caso del giovane ricercatore italiano ucciso ormai quasi tre anni fa. D’Ubaldo ha portato il saluto di tutto l’Ordine professionale e ringraziato i rappresentanti dell’Ordine del Lazio presenti in sala.

Il 4 dicembre 2018 la Procura di Roma ha iscritto i nomi di cinque persone nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa, sulle torture e sulla morte di Giulio Regeni.

Si tratta di Sabir Tareq, del maggiore Magdi Abdlaal Sharif, del capitano Osan Helmy, del suo stretto collaboratore Mhamoud Najem, e del colonnello Ather Kamal. (qui i loro profili)

Il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco hanno iscritto per concorso in sequestro di persona cinque ufficiali appartenenti al Dipartimento Sicurezza nazionale e all’Ufficio dell’investigazione giudiziaria del Cairo. Il ruolo dei cinque era stato già confermato nell’informativa di un anno fa di Ros e Sco.

«Ci sono cinque indagati, appartenenti alle alte sfere dello Stato egiziano, ma noi abbiamo i nomi di venti persone che, secondo i documenti in nostro possesso, sono coinvolti nel sequestro, nelle torture e nell’omicidio di Giulio Regeni al Cairo». Lo dice la legale della famiglia, Alessandra Ballerini la quale fa nomi e cognomi, «grazie ai nostri consulenti in Egitto, che sono degli eroi, perché mettono a repentaglio la sicurezza loro e delle loro famiglie per ottenere i documenti che provano quanto denunciamo. Abbiamo venti nomi, ma sono necessariamente coinvolte molte più persone. Devono avere paura. Confidiamo che siano abbastanza avveduti da parlare per primi, che si facciano avanti. E ci affidiamo alla coscienza di chi ha torturato Giulio perché parli», incalza.

I nomi noti sono quelli dei responsabili delle indagini condotte su Giulio prima della sua morte. Tra questi, il generale a capo della National Security egiziana. «Non sappiamo se Al-Sisi sia stato informato delle indagini, ma sarebbe inusuale se così non fosse», risponde Ballerini al giornalista che le chiede fin dove arriva il coinvolgimento delle autorità egiziane. «Tra i venti nomi ci sono generali, colonnelli. Vogliamo che oggi loro sentano di non essere al sicuro. Devono sapere che se lasciano l’Egitto possono essere arrestati perché sono coinvolti nel sequestro, nelle torture e nell’omicidio di Giulio», ribadisce la legale.

Claudio Regeni ringrazia i giornalisti italiani per la loro vicinanza e i consulenti della famiglia in Egitto e poi ricorda la vicenda di Amal Fathy, da mesi in carcere per il suo sostegno alla causa dei diritti umani in Egitto, moglie di Mohamed Lotfy, «che ci aiuta a cercare verità e giustizia e per questo sta pagando un caro prezzo. Una ricerca che perseguiamo per Giulio e per tutti i Giulio e le Giulie d’Egitto e del mondo», dice il padre di Giulio.

«Grazie a tutta la squadra, perché è questo che siamo diventati: una squadra, con i legali, le associazioni, la scorta mediatica, i cittadini che ci sostengono, la Procura che ha continuato a indagare», dice Paola Deffendi, mamma di Giulio. «Continuate a starci vicino siamo in una fase importante. Non molliamo. Che lo sappiano in Egitto», ammonisce, e poi ringrazia dell’ospitalità e del sostegno la Fnsi.

Il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, ringrazia a sua volta la famiglia Regeni per aver scelto la sede del sindacato per la conferenza stampa e, esortando la categoria a continuare a impegnarsi per fornire la scorta mediatica a Giulio e a tutti coloro che chiedono verità e giustizia, anticipa: «Domattina saremo all’udienza del processo Cucchi per fare da scorta mediatica anche a chi non è giornalista».

Il segretario generale Raffaele Lorusso rivolge un appello ai colleghi «a raccontare tutta la verità su questo caso» e alle autorità italiane «a non voltare la testa dall’altra parte in nome di rapporti economici, commerciali e politici con l’Egitto», e poi ricorda la vicenda del giornalista pakistano Syed Saleem Shahzad, ucciso sette anni fa, sulla cui sorte non è ancora stata fatta chiarezza. E i casi di Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Andrea Rocchelli e Andrej Mironov, «che vedono la Fnsi impegnata anche in tribunale nella ricerca della verità».

E Luigi Manconi, direttore dell’Unar, che garantisce: «Nonostante i rapporti tra il governo italiano e quello egiziano siano sfociati in una indecorosa promiscuità, la battaglia per ottenere verità e giustizia prosegue».

A chiudere la conferenza stampa il consulente egiziano della famiglia Regeni, Ahmed Abdallah, che promette: «Chi ha rapito, torturato e ucciso Giulio pagherà per quello che ha fatto».




Televisione, specchio della società di oggi: a.a.a. cercasi storie pruriginose, liti in famiglia e disgrazie altrui per programmi vari

Un capannello, formato maggiormente da casalinghe, all’uscita del supermercato discuteva animosamente. Come succede soventemente in queste improvvisate assemblee, i temi in discussione variano e non seguono un’agenda prestabilita. Si parlava delle varie riviste che a pensarci bene – sempre secondo queste signore radunate all’uscita dallo shopping – vivono di gossip, di fuffa, di banalità che girano intorno a personaggi perlopiù senza alcuna importanza sociale.

A pensarci bene anche le trasmissioni di intrattenimenti e approfondimenti tv non fanno migliore figura. Tornata a casa, allestito il pranzo, la famiglia si siede a tavola e come da rito, accende la televisione per vedere cosa succede nel mondo.

E’ sufficiente assistere ad un solo telegiornale

Tutti gli altri sono copia e incolla. Le notizie vere e proprie si contano sulle dita di una mano, eppure tra cronisti che passeggiano con il gelato in mano, tra i commenti, le opinioni personali e le interpretazioni arbitrarie dei fatti da parte dei commentatori, il telegiornale tira avanti per un’ora bella e buona. Appena finisce la rappresentazione, colorita e rivestita dei fatti del giorno, inizia una tammuriata di pubblicità.

A tavola si serve lo stufato di carne e patate e anche di fagioli, mentre da quel tubo catodico fuoriescono creme per borse e occhiaie, pannolini per bambini, pannoloni per signore incontinenti, creme rassodanti per levigare le smagliature, pillole per la prostata, sciroppi per soggetti stitici, protesi di ogni tipo e quanto basta per rovinare l’appetito di chi sta a tavola, buttare lo stufato e cambiare canale in cerca di qualche trasmissione di intrattenimento. E’ l’ora pomeridiana e mezz’oretta di svago ci vorrebbe, dicevano quelle donne, contro “il logorio della vita moderna” come usava ripetere in una pubblicità di tanti anni fa Ernesto Calindri. A quei tempi la pubblicità era essa stessa intrattenimento. Chi non si ricorda il famoso Carosello ed il simpaticissimo Calimero?
Chissà perché la pubblicità è diventata così asettica, poco comunicativa, aggressiva ed impoverita?

Sarà forse per colpa dei tempi che cambiano?

Sarà per minori stanziamenti di fondi stanziati o sarà forse colpa degli operatori pubblicitari non proprio all’altezza del compito?
Cambiato canale inizia l’intrattenimento del pomeriggio. Una kermesse a voci concitate e sovrapposte tra consanguinei, amanti, sposini e vecchi amici. Ugualmente tutti, come leoni, pronti a sbranarci. E’ la periferia della società, ora sotto i fari della ribalta che offre il peggio di se stessa!
Senza ritegno ed alcun pudore si raccontano episodi che si credeva appartenessero all’intimo del focolare. Una vera apoteosi di insulti. L’amante che va raccontando in giro che “lui” è impotente. Storie per mesi velate sotto le lenzuola. Quel “lui” assiste alla kermesse, partecipa al dibattito e chiede i danni anziché nascondersi per la vergogna.

Una madre, se madre la si può chiamare, confessa e si giustifica, dicendo il perché aveva abbandonato il figliolo piccolo solo a casa. Per lei è semplice, cosa naturale: essendosi infatuata di un altro uomo aveva seguito il suo istinto primordiale, abbandonando casa. Il marciume della società, durante quell’ora di pasto, porta alla luce altri angoli bui ed il liquame mal odorante del “progresso” cola da quel tubo prepotentemente, colpendo stomaco e visceri dei commensali che storditi dalla nausea non si alzano a chiudere quella Cloaca Massima emanante un fetore nauseabondo.
Se quanto appena descritto rappresenta quello che offre l’intrattenimento televisivo del pomeriggio, quello della prima serata non si può dire che sia molto differente. Una ben nutrita rassegna di scivoloni di stile durante le dirette caratterizzano parte della serata. Poi segue il ciarpame raccolto da cronisti e croniste in erba, inviate in giro per le periferie in cerca di storie pruriginose per riempire la prima serata e fare gioire il conduttore o la conduttrice. A volte si riesumano storie deja-vù e le fanno passare per scoop sensazionali.

Tanta politica bla bla bla… e il brulicare di tanti esperti in economia, luminari della scienza dell’amministrazione e tanta politica politicante. Tutti in fila nei talk show, tutti con soluzioni facili e pronti in tasca per fare uscire l’Italia dal tunnel. Un’ubriacatura generale che contagia soggetti di tutta la scala sociale.

Il “Portobello” del compianto Enzo Tortora, ricordato per essere stato vittima della mala giustizia, il Rischiatutto di Mike Bongiorno, la serie della Famiglia Adams, i programmi televisivi di Padre Mariano, le esibizioni del mago Silvan, Lascia o raddoppia, il Musichiere, Canzonissima e poi Non è mai troppo tardi, trasmissione d’istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta curata e condotta dal maestro Alberto Manzi, sono tutte diventate trasmissioni d’intrattenimento demodé.

Oramai adulti analfabeti non ci sono più, sono tutti impegnati in politica , esperti analisti della situazione nazionale. Li trovi tutti o a Montecitorio oppure nei talk show. Oggi va di moda il cascame, il paccottiglia, il copia incolla, il clic ed il condividi.

Le trasmissioni degli anni 70/80 allietavano le serate delle famiglie. Oggi il loro spazio è stato rimpiazzato da dibattiti politici, approfondimenti su temi noiosi vari.

Caratteristica marcata di queste trasmissioni è il fatto che gli ospiti ed i personaggi politici che presiedono questi talk show sono sempre gli stessi che circolano su tutti i canali.

Per fortuna qualcosa ancora si salva e come intrattenimento sano e intelligente non si può non nominare gli show di Gerry Scotti che propone sempre serate di vero divertimento. Altri bravissimi come Proietti, Fiorello e Bonolis , nonostante molto ben amati dal pubblico, si vedono invece raramente.
Quel capannello di casalinghe fuori dal supermercato si scioglie. Tanto, diceva una di loro, aveva ragione Gino Bartali, anche nel campo della televisione “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”.

Emanuel Galea




Location straordinarie per il Pozzuoli Jazz Festival: ecco tutti gli appuntamenti

POZZUOLI (NA) – Al via la 10°edizione della rassegna musicale itinerante ‘Pozzuoli Jazz Festival dei Campi Flegrei’ organizzata dall’Associazione Jazz and Conversation, la manifestazione come di consueto ha anche quest’anno il Patrocinio morale del Comune di Pozzuoli, del Comune di Monte di Procida, Bacoli e il Comune di Assisi.

Gli appuntamenti con la manifestazione annuale con la musica jazz sono ben 13, e si svolgeranno dal 7 al 28 dicembre e come le scorse edizioni in location davvero straordinarie.

Un ”viaggio” eccezionale per i visitatori-spettatori

Le serate offrono la possibilità di ripercorrere, in parte, sulle orme dei viaggiatori del passato, nel periodo del Grand Tour. I visitatori del Jazz Festival vivranno la stessa emozione negli stessi luoghi che ispirarono Johann Wolfang Von Goethe nel suo libro intitolato “Viaggio in Italia”. I viaggiatori vivranno le stesse emozioni nei luoghi che ispirarono tantissimo i giovani artisti provenienti da qualsiasi parte dell’Europa del settecento e ottocento, emozioni che hanno lasciato a noi contemporanei Gouaches che sono tra le immagini e tra i capolavori tra i più identicativi e struggenti che caratterizzano e descrivono meglio Napoli e dintorni di com’era nel passato.

Pozzuoli Jazz Festival è oramai un Brand ben consolidato

Conosciuto a livello nazionale ed offre agli appassionati di arte e di musica Jazz momenti indimenticabili, è un dialogo tra le varie espressioni artistiche che i partecipanti vivranno, in luoghi magici accompagnati con le note musicali grazie alla bravura di jazzisti eccezionali, infatti negli anni passati la manifestazione ha ospitato grandi artisti del panorama musicale.
L’appuntamento con il Pozzuoli Jazz Festival coinvolge non solo siti archeologici come il Castello Aragonese presso Baia, oppure il Museo Archeologico di Nola, ma bensì anche noti locali della movida dell’area flegrea. Pozzuoli Faber Jazz Festival quest’anno ha anche delle novità, infatti la manifestazione con il Jazz prosegue anche fuori dall’area flegrea e regionale, infatti un appuntamento si svolgerà a Nola nel Museo Storico Archeologico, ed un altro appuntamento bensì nella Regione Umbria, nel Centro Storico di Assisi, nell’incantevole Chiesa Vitale Confraternita San Francesco.

La storia del festival

L’intento della manifestazione che da ben 10° anni riscuote un notevole successo nacque da un’idea di Antimo Civero e Nicodemo Macrì allo storico Bar “Al Blamangieri” di Arco Felice frazione di Pozzuoli, l’idea nacque perché entrambi gli organizzatori furono spinti dalla passione per la musica e per il grande Patrimonio Culturale di tutta l’area flegrea. “La musica è un mezzo, è un’occasione per conoscere ancora di più il nostro territorio e il grande patrimonio di notevole importanza storica e culturale di tutta l’area flegrea”, afferma Civero – “il Festival fin dall’inizio è stato volutamente organizzato nei siti archeologici”- precisa Antimo Civero che porta avanti questo progetto-sfida insieme agli altri collaboratori, prosegue sempre Civero – ”senza soldi pubblici insieme all’Associazione e tantissimi volontari, imprese e sponsor”- Prosegue sempre Civero – ”il mio obbiettivo futuro è di coinvolgere i giovani, perché il Festival è una opportunità di lavoro”.

Gli appuntamenti con Pozzuoli Jazz Festival

7 Dicembre al “Groove” Pozzuoli, Gennaro Porcelli/ Gigi di Rienzo ore 21.30
8 Dicembre Piazza Repubblica Cafè Serapide Pozzuoli, “Non solo Natale concert” con il “Coro dammi il la project” Ore 18.00
13 Dicembre Biblioteca polo culturale di Torre Toledo Pozzuoli, Simona Severini ore 18.00
13 Dicembre Akademia Cucina & More, Lago Lucrino Pozzuoli, Giulio Angrisani – Ergio valente Duo ore 22.00
14 Dicembre Groove Pozzuoli, Enzo Amazio Group ore 21.00
14 Dicembre Terrazza Ventidue, Pozzuoli, Ondanueve ore 21.00
15 Dicembre Castello Aragonese di Baia Bacoli, Carmine Joanna quartetto ore 20.30
16 Dicembre Museo Archeologico di Nola, in collaborazione con jazz lab Nola “Attilio Sepe jazz Quartet” ore 21.00
18 Dicembre Complesso Turistico Averno Damiani Pozzuoli, Jazz and Conversation con Roberta Gambarini e Ivan Dalia, conversazione in musica tra Napoli e New York…lo stesso parallelo ore 20.30
21 Dicembre Tenuta il “IV Miglio” Quarto, Beatrice valente Trio, “Christmas in jazz” ore 21.30
21 Dicembre Groove Pozzuoli, Lello Petrarca Trio ore 21.00
28 Dicembre Assisi Chiesa San Vitale Confraternita San Francesco (Centro Storico), Compagnia di Canto libero “In luce” Suoni e parole nei giorni di festa, Narrazioni Angela Cicala ore 18.00
28 Dicembre Groove Pozzuoli, Pino Aprile Quartet ore 21.30

Giuseppina Ercole




Minorenni schiave a Bari, vittima anche incinta: volevano vendere il neonato per 28 mila euro

BARI – Avrebbero fatto prostituire almeno tre ragazze di nazionalità romena di 16 e 17 anni, una delle quali incinta al settimo mese, i sei indagati dalla Dda di Bari e dalla Procura per i Minorenni, tutti romeni appartenenti allo stesso nucleo familiare, ora in carcere per i reati di riduzione in schiavitù, prostituzione minorile e sequestro di persona.

I sei fermati – che vivono in un campo nomadi, in via San Severo, a Foggia – sono una coppia, i loro tre figli (due dei quali minorenni) e una 26enne compagna di uno dei ragazzi.

A quanto si è appreso, gli indagati volevano vendere per 28 mila euro il bambino che portava in grembo una delle minorenni romene ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi.

Una delle persone finite oggi in carcere avrebbe proposto agli altri “la possibilità di vendere il nascituro ad un soggetto da lei conosciuto per la somma di 28mila euro”. Le ragazze erano segregate in baracche e venivano picchiate: una è stata stata pestata con calci, pugni e persino cinghiate




Velletri, aggredito il consigliere comunale Giorgio Greci: “Vergognoso atto compiuto dal fratello del sindaco”

VELLETRI (RM) – È il consigliere comunale Giorgio Greci a raccontare personalmente l’aggressione subita stamattina al Comune di Velletri.

Questa mattina in consiglio comunale si è trattato al primo punto dell’ordine del giorno la verifica delle condizioni di incompatibilità del sindaco Orlando Pocci. Giorgio Greci ha espresso alcune precisazioni che evidentemente non sono passate inosservate.

Interrotto il consiglio comunale per la riunione dei capogruppo, Greci recandosi alla toilette sarebbe stato seguito e poi aggredito non solo verbalmente da un soggetto che successivamente, ha raccontato il consigliere, è stato identificato nella persona del fratello del sindaco Pocci

Grazie all’intervento di numerositestimoni, tra i quali il consigliere Paolo felci, ed Elisabetta Monsco, l’aggressore è stato bloccato a fatica

Giorgio Greci ha riportato diverse contusioni e un profondo stato di amarezza a tal punto che lo stesso ha abbandonato i lavori consiliari

Il presidente del Consiglio, sollecitato dai consiglieri di opposizione, non ha ritenuto l’accaduto meritevole di interrompere definitivamente la seduta consiliare tant’è che ha portato a votazione la richiesta e tutta la maggioranza ha deciso di continuare.

“Incredibile l’atteggiamento del capogruppo del PD – ha detto Greci –  il quale giustificando la condotta dell aggressore avrebbe dichiarato: “Ad ogni azione corrisponde una reazione contraria. Nonostante i gesti intimidatori – ha concluso Greci – l’opposizione continuerà il suo lavoro nel interesse della verità e della legalità”.




“La sicurezza delle città tra diritti e Amministrazione”, Tagliente: “Servono tanta prevenzione, sfogatoi del disagio sociale” e certezza della esecuzione della pena, della condanna e dei provvedimenti di espulsione”

Iside Castagnola presenta il libro di Vincenzo Antonelli “La sicurezza delle città tra diritti e Amministrazione”

ROMA – Si è appena conclusa nella Sala del Carroccio, in Campidoglio, presentazione del libro “La sicurezza delle città tra diritti e Amministrazione”, edito da CEDAM, Wolters Kluwer Italia, scritto da Vincenzo Antonelli.

Oltre all’Autore, moderati magistralmente dall’Avvocato Iside Castagnola, sono intervenuti il prefetto Francesco Tagliente, già questore di Roma; Luca Bergamo, Vice Sindaco Roma Capitale; Maurizio Fiasco, Sociologo; Antonio Ragonesi, Responsabile sicurezza e legalità ANCI; Pierpaolo Romani, Coordinatore nazionale Avviso Pubblico e tanti altri.

“ Il libro del prof Antonelli – ha detto l’Avvocato Iside Castagnala chiudendo il dibattito- è il primo saggio completo che dà una visione sistemica di tutti gli strumenti a disposizione delle amministrazioni comunali per la tutela della sicurezza urbana alla luce del Decreto Legge 14 del 2017, credo profondamente che temi come Legalità e sicurezza vadano trattati con approccio scientifico e competenza, la sicurezza oggi anche a livello europeo è tra gli indicatori della qualità di vita delle città”

Al termine dell’incontro dibattito, abbiamo chiesto al Prefetto Tagliente una sua riflessione sulla sicurezza partecipata. Ecco casa ci ha detto.

“Partiamo da un una considerazione preliminare. I cittadini, i turisti e gli operatori economici chiedono di poter vivere ed esercitare l’attività lavorativa in sicurezza.

Secondo il recente rapporto realizzato dal Censis, si avverte più paura e voglia di armarsi. Il 39% degli italiani è favorevole all’introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un’arma da fuoco per la difesa personale.
E questo allarme sociale rimane nonostante lo stesso rapporto sulla sicurezza realizzato dal Censis ci dice che in Italia abbiamo una generalizzata diminuzione della criminalità. I reati denunciati risultano in calo del 10%, mentre gli omicidi del 43,9%, le rapine e del 37,6% e i furti del 13,9%.
Con questi dati la percezione di sicurezza dovrebbe aumentare. Invece, paradossalmente, sembra non essere così.
Dobbiamo cercare di capire il paradosso della diminuzione dei reati e dell’aumento della percezione di insicurezza.
Delle due l’una: O c’è un grave difetto di comunicazione con un linguaggio che alimenta l’insicurezza con gravi ripercussioni anche sull’economia oppure i dati statistici non sono fedeli alla realtà per difetto di rilevazione o perché la gente alle prime difficoltà ad accedere ai Servizi rinuncia a fare la denuncia o la segnalazione.
Il dato certo è che bisogna riflettere e prendere seriamente in considerazione una diversa politica della sicurezza.
Non c’è dubbio che la priorità, oggi, sia quella di far crescere nei cittadini la percezione della sicurezza. Per far questo occorre intervenire sul rapporto di fiducia tra questi e le Istituzioni chiamate a vario titolo a concorrere nella correzione ambientale, strutturale e sociale.
Per rispondere al diffuso senso di insicurezza è indispensabile che ai cittadini sia offerta una risposta efficace e idonea alle aspettative di chi si dovesse trovare in una condizione di disagio o di pericolo.
Le istituzioni, le amministrazioni e tutti gli altri soggetti interessati hanno il dovere di promuovere tutte le iniziative possibili sul piano legislativo, amministrativo ed operativo per garantire sicurezza e vivibilità.
Serve innanzitutto coesione interistituzionale e un lavoro di squadra. Bisogna assicurarsi che tutti svolgano attivamente il proprio ruolo e il proprio dovere. Immaginiamo la sicurezza come una catena, essa potrebbe sussistere solo se tutti gli anelli sono legati gli uni negli altri perché la rottura o il semplice indebolimento di una sola di essi potrebbe vanificare l’impegno degli altri a scapito della sicurezza generale.
Le Forze di polizia fanno la loro parte. Lo stesso rapporto Censis mette in evidenza che le Forze dell’ordine godono di una grande fiducia da parte degli italiani. Gli operatori di polizia che impegnandosi e rischiando su tutti i fronti assicurano alla giustizia gli autori dei delitti e i familiari delle vittime di quei criminali non vorrebbero rivedere il giorno dopo fuori dal carcere gli autori dei crimini violenti.
È necessario impegnarsi sul piano politico, giudiziario e diplomatico per garantire la certezza della esecuzione della condanna e della esecuzione dei provvedimenti di espulsione, serve ogni possibile iniziativa sul piano delle convenzioni e accordi internazionali per l’esecuzione della pena nel Paese di origine del condannato. Bisognerebbe valutare attentamente la concessione delle misure alternative alla detenzione carceraria a criminali sanguinari recidivi. Una diversa politica della sicurezza alimenta sfiducia nei cittadini e rassegnazione delle forze di polizia.
Servono delle sartorie sociali, serve un ascolto attivo per cercare di comprendere il disagio e ridurlo, serve andare lì dove l’orecchio e l’occhio del poliziotto, delle forze di polizia, delle istituzioni non possono arrivare. E’ necessario che tutte le maglie della rete svolgano il proprio dovere, è necessario evitare sfilacciamenti che portano a un disagio sociale, a un allarme sociale con la richiesta di ricorrere alle armi per difendersi.
Serve un partenariato territoriale, servono “sfogatoi del disagio” nelle aree più critiche dei centri urbani per consentire un ascolto attivo. Un luogo fisico (come circoscrizione, comitato di quartiere ecc,) dove i rappresentanti delle Forze di Polizia, del Comune, delle Società partecipate e degli enti erogatori dei servizi pubblici di interesse generale ascoltino, viso a viso, le esigenze dei rappresentanti delle categorie economiche e dei cittadini dei vari quartieri.
Per invogliare a denunciare i reati, servono corsi di psicologia della comunicazione e della testimonianza e grande determinazione ad assicurare immediata accessibilità ai servizi, disponibilità e risposte più rispondenti alle aspettative di chi ha bisogno.




Arrestata la ‘mantide’ di Torino: narcotizzava i suoi amanti

TORINO – Narcotizzava i suoi amanti, sciogliendo ansiolitici nel bicchiere, per poi rapinarli. Laura, commerciante di 30 anni, già nota alle forze dell’ordine per rapina aggravata e indebito utilizzo di carte bancomat, è stata arrestata dai carabinieri a Grugliasco (Torino).

La donna, soprannominata la ‘mantide del torinese’, lo scorso 16 febbraio ha invitato un uomo nel suo negozio per un aperitivo. Dopo avergli somministrato una dose di ansiolitici 24 volte superiore a quella consigliata, prima gli ha rubato il bancomat, la carta di credito e i contanti, poi si è fatta accompagnare a prelevare e ha preso 2.800 euro.

La vittima, una volta passato l’effetto degli ansiolitici, si è accorta del raggiro e ha sporto denuncia.     La donna era già stata arrestata per lo stesso reato nell’aprile 2017. I carabinieri sospettano che abbia raggirato diversi uomini nella provincia di Torino.




La spada dell’impero. Un viaggio tra gli intrighi al potere ai tempi di Nerone

Esce in Italia il nuovo thriller storico dello scrittore britannico Simon Scarrow: un libro dal ritmo incalzante, che ben rappresenta non solo le dinamiche politiche e militari dell’impero, ma strizza l’occhio al lettore attento delineando scenari di scottante attualità.

Pubblicato in Italia da Newton Compton, “La spada dell’impero” è la nuova fatica letteraria dello scrittore britannico Simon Scarrow, parte della fortunata collana “The Eagle Series”.

Sin dai primi anni della sua carriera, il romanziere nato a Lagos, Nigeria, aveva privilegiato, come tema centrale delle sue opere, le vicende di eroi e centurioni. In questa ennesima prova, Scarrow approfondisce le sanguinose vicende che, dopo la morte dell’imperatore Claudio, coinvolgono i suoi figli: Nerone, asceso al potere con l’appoggio della Guardia Pretoriana, e il fratellastro Britannico, legittimo erede di Claudio che rivendica a sua volta il proprio ruolo come successore del padre.

Alle controversie e agli scontri dei due rampolli della dinastia giulio-claudia si affiancano le aspirazioni del prefetto Catone e del centurione Macrone, desiderosi di prendere il comando dell’esercito. I due, rientrati a Roma dalla spedizione in Spagna, iniziano a nutrire il sospetto, nutrito da voci popolari, che l’imperatore Claudio non sia morto per cause naturali.

Nella scrittura fluida e magnetica di Scarrow, i personaggi vengono delineati con una grande dose di fedeltà alle ricostruzioni storiche. Al tempo stesso il narratore non si esime dal mettere in luce alcune contraddizioni assolutamente moderne che ben riflettono alcuni dettami comuni tanto al periodo storico a cui fa riferimento, quanto alla nostra epoca. Nerone, imperatore e stratega, è una figura complessa. Erano noti i suoi eccessi, ma anche il suo amore per la musica, gli spettacoli e il gioco. Il suo ritratto sembra quasi una maschera sotto cui potrebbe celarsi il volto di un qualsiasi aspirante dittatore del mondo contemporaneo. Al tempo stesso, la narrazione indugia su alcuni suoi momenti di fragilità e umanità.

Eppure non nelle lunghe descrizioni, bensí nell’azione trova la propria dimensione naturale la scrittura di Scarrow. Degne dell’epoca classica sono le descrizioni delle battaglie, delle morti sul campo, delle ultime parole pronunciate dagli eroi. Dietro le spalle dei potenti e a volte sotto i loro occhi, fitta è la trama degli intrighi, degna dei coniugi Underwood (o, sarebbe meglio dire, di Claire, considerando i recenti risvolti) in una qualsiasi puntata di “House of cards”.

In tal senso, rilevante è l’apporto dei personaggi minori, delle spie e degli aiutanti, che spesso hanno un quadro della situazione persino più chiaro rispetto ai protagonisti, spiazzati da una serie rocambolesca di eventi.
Le figure femminili sono solo apparentemente in secondo piano rispetto a quelle maschili: la loro influenza si avverte tra le righe, in particolare per quanto riguarda quella della frastagliata e al tempo stesso poderosa personalità di Domizia, moglie di Vespasiano, che cerca in varie occasioni di convincere Catone ad appoggiare i nemici di Nerone.

Il mondo creato dalla penna di Simon Scarrow è un mondo in cui arrivismo e sete di potere consumano i rapporti umani, ma è anche un avvincente riflessione sull’estrema fragilità dei meccanismi legati a quel potere stesso. Con una serie di impressionanti colpi di scena che rovesciano continuamente le sorti dei protagonisti, Scarrow sembra utilizzare l’espediente storico per delineare la traiettoria incerta dell’insorgere degli assolutismi moderni. Un messaggio che va ben al di là, dunque, delle vicende degli imperatori, dei centurioni, delle donne di corte.

Come tutti i classici moderni, “La spada dell’impero” è un libro che prevede vari livelli di lettura: dall’intrattenimento puro e semplice, degno di un ottimo dramma politico, alla riflessione sui nostri tempi, e su come, in maniera circolare, la storia si renda maestra di vita, spodestando i potenti e mostrandone i lati più fragili.

Non è un caso che Scarrow venga considerato, dai critici letterari e dalla stampa specializzata, uno dei più grandi scrittori di romanzi storici dei nostri tempi: a pochi appartiene la capacità di infrangere le barriere dei secoli per imporre una visione assolutamente umanizzata della storia. Le passioni, gli intrighi, gli affanni, i tradimenti improvvisi che i protagonisti delle sue novelle vivono e subiscono scaturiscono da eventi di certo legati al contesto storico, dato il certosino lavoro di investigazione compiuto da Scarrow. Eppure le loro reazioni e le relative conseguenze emotive sono comuni a un ampio ventaglio di umanità che lo scrittore descrive, mettendo a nudo dinamiche interiori in cui tutti, in una certa misura, possiamo riconoscere noi stessi e il mondo in cui viviamo.

 




Incontro con la stampa estera del Ministro per il Sud Barbara Lezzi

ROMA – Il Ministro per il Sud Barbara Lezzi ha incontrato a Roma i corrispondenti della stampa estera in Italia in un confronto a tutto campo, nel quale si è parlato della manovra economica, della riforma del sistema pensionistico, dei rapporti tra Italia ed Unione Europea, del governo e dei rapporti all’interno della maggioranza.

I giornalisti, inoltre, hanno manifestato particolare interesse per i provvedimenti per il rilancio del Sud, gli investimenti in infrastrutture, i rapporti economici tra il Mezzogiorno e i paesi del Mediterraneo e le misure per la lotta alla disoccupazione. Il ministro ha citato le infrastrutture ferroviarie come l’alta velocità Bari Napoli “da prolungare in Salento, per assecondare la vocazione turistica della zona”, e gli interventi stradali che si stanno completando dopo anni di attesa, come la Catania-Ragusa, la Sassari Olbia, e la Bari-Matera. Il ministro ha colto l’occasione anche per parlare dell’avvio delle Zone Economiche Speciali (Zes) che saranno coordinate da una cabina di regia centrale affinché agiscano in modo integrato e non isolatamente, e dell’imminente decreto sulle semplificazioni amministrative che interverrà anche su questa materia.

Una parte del lungo confronto è stata dedicata ai fondi europei e al loro utilizzo da parte delle Regioni del Sud: “Entro dicembre 2018 dovremo rendicontare circa 4miliardi e 200 milioni di fondi europei, e quando mi sono insediata la percentuale di rendicontazione era bassissima- ha spiegato il Barbara Lezzi – soprattutto in alcune regioni. In Sicilia ad esempio, restavano da rendicontare più di 700 milioni in meno di sei mesi, ma nonostante la difficoltà dell’impresa abbiamo attivato una procedura prevista dal regolamento per i fondi strutturali nella programmazione 2014/2020 e che consiste in un monitoraggio rafforzato che vede coinvolti direttamente il ministero, il presidente della Regione e la Commissione Europea. Grazie a questa collaborazione ad oggi il rischio di perdere questi fondi è quasi nullo, e i risultati si manifesteranno concretamente per i cittadini, perché saranno realizzati, tra l’altro, un’autostrada e uno snodo ferroviario su Palermo che erano attesi da anni.”

A latere dell’incontro, rispondendo ad un quesito dello scrivente, il ministro Lezzi ha ricordato l’attenzione che il governo intende riservare alla città di Taranto per il suo rilancio. Infatti il governo ha espresso parere favorevole rispetto alla candidatura della città per ospitare i Giochi del Mediterraneo nel 2025. Secondo la Lezzi, “Al di là dell’evento sportivo, già di per sé molto importante, questo appuntamento può diventare l’occasione per promuovere interventi migliorativi e di crescita nella città, che si possono innestare all’interno del processo di riconversione al quale questo governo sta lavorando, principalmente attraverso il lavoro del ministro Di Maio”.

Il ministro Lezzi, al termine dell’incontro tenutosi a Palazzo Chigi al quale avevano partecipato anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, il Direttore generale di Asset, Elio Sannicandro, e i deputati locali del M5S Giovanni Vianello e Paolo Lattanzio aveva affermato che “Per prima cosa è stato stabilito che verrà costituito un comitato promotore per Taranto 2025 al quale parteciperanno tutti gli attori che possono apportare un contributo. In particolare, l’intenzione è quella di mettere a sistema tutte le risorse che possono essere destinate a questo progetto, compresa una parte di quelle previste all’interno del Cis Taranto. Tutti abbiamo la volontà di investire su questa candidatura che può davvero rappresentare l’occasione giusta per il rilancio e lo sviluppo di una città e di un territorio che ne hanno estremo bisogno. Parliamo anche di una occasione di fondamentale importanza nella ridefinizione dell’identità culturale della città, che vanta una storia, un patrimonio ambientale e artistico la cui conoscenza deve essere incentivata e promossa, sia nel resto del Paese che in Europa”.

Gianfranco Nitti

 




Foligno, Babbo Natale più alto d’Europa

FOLIGNO – Il Babbo Natale in polistirolo più alto d’Europa si trova a Foligno. Lo conferma Simone Mattioli, presidente della locale Confesercenti, che ha voluto “regalare” alla città questo Santa Claus alto 8 metri e mezzo e dal peso di circa 180 chili. E’ stato installato a Porta Romana e viene già preso d’assalto da decine di bambini.

“E’ stato realizzato interamente in polistirolo – ha spiegato all’Ansa, Mattioli – da due artisti di Nocera Umbra, Rinaldo Agostini e Patrizia Copparoni. E’ composto da due monoblocchi, per poi essere unito all’altezza della vita”. Dei tiranti di acciaio, agganciati ai palazzi circostanti, ne garantiscono la stabilità.
“E’ un’opera che dominerà la via principale di Foligno, corso Cavour, fino al prossimo 6 gennaio. Speriamo – ha concluso Mattioli – che possa incontrare anche i favori degli adulti e soprattutto contribuisca a rendere ancora più magico il Natale di Foligno”