Il ritorno di “Adriano tuo”: revocati gli arresti a Palozzi. Si presenta in Regione e scoppia il caos

Adriano Palozzi che era stato interdetto dalle funzioni pubbliche si è presentato in Consiglio regionale bloccando i lavori dell’aula. Questo quanto accaduto durante la mattinata di oggi in Regione Lazio, dove l’esponente di Forza Italia Adriano Palozzi che, nonostante l’interdizione temporanea dalle funzioni pubbliche a seguito dell’arresto lo scorso giugno per l’inchiesta sul nuovo Stadio della Roma, ha firmato il registro presenze bloccando di fatto i lavori dell’aula, impegnata nella discussione del bilancio.

Palozzi, infatti, si è visto revocare dal Tribunale la misura degli arresti domiciliari qualche giorno fa con la conseguente decadenza degli effetti della legge Severino.
Al tempo stesso, però, esiste un’ordinanza del giudice che ha stabilito l’interdizione temporanea dalle funzioni pubbliche per lo stesso Adriano Palozzi. E questo impedisce al rappresentante di Forza Italia di riaffacciarsi in Consiglio regionale, ma Palozzi sembra non aver tenuto conto dell’ordinanza in questione.

Secondo quanto riportato da alcuni presenti in aula Adriano Palozzi si sarebbe presentato verso le 10.30, firmando al banco della presidenza. Il consigliere M5S Devid Porrello, che presiedeva il Consiglio regionale, gli ha fatto notare che aveva l’interdizione dai pubblici uffici, chiedendo a Palozzi la documentazione che attestasse la revoca della stessa. E secondo alcune testimonianze dei presenti l’esponente FI ha dichiarato di possedere la sospensiva dell’interdizione dai pubblici uffici ma non l’ha voluta presentare al presidente di turno del Consiglio regionale perché, a suo avviso, non è tenuto a farlo.




Lavoratori CUP e RECUP in protesta sotto la Regione Lazio: “No alla macelleria sociale”

È ancora in corso il sit-in di protesta della COBAS sotto la sede della Regione Lazio di via Cristoforo Colombo, in tutela dei lavoratori del CUP, RECUP e Amministrativi, “macellati” dalla precarizzazione dei nuovi contratti attuati, o in fase di attuazione, della nuove società che hanno strappato buona parte del servizio alla Capodarco.

Zingaretti vuole risparmiare”, attacca la nota sindacale, “taglieggiando i salari dei precari della sanità e favorire i profitti delle aziende amiche. In più di un’occasione la Giunta Zingaretti ha spergiurato che il subentro delle società in R.T.I. GPI/Mimosa/InOpera non avrebbe comportato alcun taglio alle retribuzioni. Ebbene, ora le bugie dette più volte dagli assessori D’Amato e Di Berardino sono sotto gli occhi di tutti”.

La vertenza
prosegue a ritmi serrati da mesi, nel silenzio, imbarazzante, della maggioranza
dei media e della politica. “Con il cambio appalto i dipendenti attualmente in NTA”, prosegue il comunicato, “oltre ad
essere pesantemente demansionati, subiscono un ribasso salariale del 18,64%,
equivalente per un full-time a 301 euro sulla retribuzione tabellare (oltre il
taglio degli scatti di anzianità che solo transitoriamente saranno erogati al
personale)”. E ancora, “i cambi appalti in corso devono essere sospesi fino a
che non sarà riconosciuto al personale il corretto inquadramento e la giusta
retribuzione. Altrimenti significa che per Zingaretti la Regione Lazio è un
porto franco dove si può far carta straccia della Costituzione e delle leggi
dello Stato, dove si può impunemente ridurre i salari a chi già vive di salari
bassissimi, dove impunemente si può demansionare lavoratrici e lavoratori che
da 5, 10, 15 20 anni svolgono le mansioni di assistente amministrativo per la
Sanità del Lazio”.

“Fermare
la macelleria sociale sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori dei CUP
del Lazio” è l’accorato appello rivolto ai vertici politici della Regione. E,
in risposta al silenzio, emblematico, è durissima la requisitoria del
Sindacato: “ribadiamo a Zingaretti e alla sua Giunta, ma anche ai dirigenti
delle ASL e A.O. che stanno procedendo alla stipula dei contratti di appalti
con le società subentranti, che il diritto al corretto inquadramento e alla
giusta retribuzione, in ragione delle mansioni svolte, è un principio giuridico
fondamentale del nostro ordinamento, ben espresso nella Costituzione e nel
Codice sugli appalti nella Pubblica Amministrazione. Non aver tenuto conto di
tale basilare principio, in fase di aggiudicazione della gara centralizzata e
nella fase della stipula dei contratti nelle singole aziende sanitarie e ospedalieri
è da furfanti, in quanto significa aver deliberatamente deciso di arrecare un
grave danno economico ai lavoratori e alle casse pubbliche, a causa degli
inevitabili contenziosi legali che tale situazione produrrà. Di tali danni
dovranno risponderne sia i responsabili del procedimento in Regione Lazio e
nelle singole ASL/A.O”.

E dovranno
anche “rispondere”, conclude, “poi dell’omesso controllo sulla palese
violazione della procedura di gara in tema di armonizzazione delle condizioni
contrattuali applicate, vista la mancata partecipazione di GPI e SDS alle
convocazioni presso le ITL competenti, nonché dell’omesso controllo sul mancato
rispetto della normativa vigente sui contratti a tempo parziale, tenuto conto
che la RTI GPI/Mimosa/InOpera impone contratti di lavoro privi della puntuale
indicazione della collocazione dell’orario di lavoro nel giorno, nella
settimana, nel mese e nell’anno e la sottoscrizione obbligatoria delle c.d.
clausole elastiche, non lasciando libertà di scelta alle lavoratrici e ai
lavoratori”.

Una delegazione è stata ricevuta dai vertici regionali. L’ennesimo incontro/confronto. Si auspica che, oltre ai soliti “vedremo”, ci sia qualcosa di più concreto, considerato, soprattutto, il delicato servizio offerto da anni da questi lavoratori.

David Nicodemi




Palermo, confisca dei beni investiti dalla mafia nelle società del gas riconducibili a Ciancimino e Provenzano

PALERMO – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palermo, stanno eseguendo la notifica del provvedimento, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, di confisca connesso agli investimenti della mafia corleonese nelle società di distribuzione del gas, disposta su numerosi beni mobili e immobili, aziende, disponibilità finanziarie, contanti e preziosi, in Italia, Spagna e Andorra (EE).

Il decreto di confisca è stato disposto nei confronti di D’ANNA Maria cl. ‘46 e delle figlie BRANCATO Monia cl. ‘73 e BRANCATO Antonella cl. ‘82, rispettivamente, vedova e figlie di BRANCATO Ezio Ruggero Maria, (deceduto nell’anno 2000), ex funzionario della Regione Sicilia fino al 1981, il quale aveva effettuato nel corso degli anni investimenti in alcune imprese palermitane, coinvolte, a partire dagli anni ’80, nel complesso processo politico imprenditoriale che ha portato alla realizzazione della rete di metanizzazione in Sicilia, nonché ai profitti derivanti dalla loro gestione e successiva vendita, avvenuta nel gennaio 2004, a favore della multinazionale spagnola “Gas Natural”, per un valore di oltre 115 milioni di euro, di cui oltre 46 milioni rappresentavano il profitto della cessione delle quote pagato a D’ANNA Maria e alle figlie BRANCATO Monia e Antonella. In particolare, il BRANCATO Ezio Ruggero Maria era socio di sei società facenti capo al cosiddetto “Gruppo gas” con sede a Palermo, ritenute, come accertato dalle indagini nel tempo eseguite, sotto il controllo dei noti esponenti mafiosi CIANCIMINO Vito e PROVENZANO Bernardo. Le numerose e convergenti propalazioni di collaboratori di giustizia e di atti riguardanti le imprese interessate hanno evidenziato la contiguità di BRANCATO Ezio Ruggero Maria e dei suoi eredi a Cosa Nostra, attraverso le partecipazioni dagli stessi detenute nel “Gruppo Gas”.

In particolare, i diversi collaboratori di giustizia hanno riferito che il “Gruppo GAS” era un’espressione di CIANCIMINO Vito, il quale era – scrivono i giudici del Tribunale – “l’interfaccia dei noti RIINA Salvatore e PROVENZANO Bernardo”. In tale ottica, il citato “Gruppo Gas”, attraverso i sub appalti concessi ad imprese vicine alla criminalità organizzata, avrebbe interagito con Cosa Nostra in una logica di “reciproco vantaggio”, atteggiandosi come una “impresa collusa mafiosa”, tale da ritenere il condizionamento mafioso esteso all’intera compagine sociale del medesimo “Gruppo Gas”. La gestione mafiosa del “Gruppo Gas” da parte di D’ANNA Maria e della di lei figlia BRANCATO Monia, deve considerarsi decisiva affinché alle imprese potesse attribuirsi il valore di vendita poi concordato con gli spagnoli della GAS NATURAL. Analoghe risultanze investigative avevano determinato il sequestro dei beni nella disponibilità di CIANCIMINO Massimo (figlio di Vito), considerati proventi della cessione delle quote del “Gruppo Gas” intestate al prestanome LAPIS Gianni (socio storico di BRANCATO Ezio), avendo ritenuto che la costituzione e gestione delle società del “Gruppo G.A.S.”, in passato, abbia rappresentato interessi di natura mafiosa.

Il frutto della maxi operazione di vendita delle società del Gas è stato quindi reinvestito in società, mobilità finanziare, ma soprattutto in immobili di grande pregio a Palermo (fra i quali spiccano un intero palazzo con vista sul teatro Massimo, un attico sul Giardino Inglese, ed altri in via Dante o in zona Notarbartolo), in Sardegna (in Costa Smeralda nella nota Cala del Faro ad Arzachena) ed all’estero. Inoltre il lavoro di ricostruzione dei flussi finanziari ha consentito di individuare il patrimonio della famiglia BRANCATO in Spagna e quello illecitamente detenuto nel Principato di Andorra, Paese con il quale è stata avviata dallo stesso Procuratore Capo di Palermo una cooperazione giudiziaria che ha aperto per la prima volta alla collaborazione attiva con l’Italia. Sono stati pertanto rinvenuti, celati nei caveau delle banche pirenaiche, intestati a terze persone e società di comodo, rapporti bancari e cassette di sicurezza che contenevano decine di preziosi monili e migliaia di euro in contanti.

La stima del valore dei beni complessivamente confiscati, allo stato ancora in corso di definizione, ammonta ad oltre 40 milioni di euro e riguarda:

  • n. 06 aziende commerciali con sede in Italia e Spagna
  • n. 05 quote societarie detenute da società italiane
  • n. 59 immobili di pregio situati sul territorio Italiano (Sicilia – Palermo, Sardegna – Costa Smeralda) e spagnolo (Barcellona)
  • n. 04 autovetture (di cui n. 03 in territorio spagnolo)
  • n. 01 motoveicolo
  • n. 118 rapporti finanziari detenuti in Italia, Spagna e Principato di Andorra
  • crediti vantati nei confronti di persone giuridiche e persone fisiche
  • denaro contante.

Le attività di indagine condotte dal Nucleo di P.E.F. di Palermo in collaborazione con lo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza, cui fa riferimento il provvedimento di confisca, rientrano nella strategia adottata dalla Procura della Repubblica di Palermo per rinvenire le ricchezze accumulate dalla mafia corleonese ed i soggetti a questa vicini negli anni, facendole così assumere al patrimonio dello Stato.




Roma, controlli contro degrado e illegalità: a soqquadro l'”Alberone”

I Carabinieri della Compagnia Roma Piazza Dante hanno passato al setaccio le vie del quartiere “Alberone” per contrastare fenomeni di illegalità e degrado.
Il bilancio delle attività è di 3 persone arrestate, 1 denunciata e 3 attività commerciali sanzionate.
I Carabinieri hanno arrestato una cittadina di origini bosniache di 28 anni, con precedenti, perché durante un controllo è risultata destinataria di un’ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari emessa dal Tribunale di Roma, la scorsa settimana, per precedenti reati commessi.
Nella rete dei controlli dei Carabinieri è finito anche un cittadino tunisino di 42 anni, ricercato dallo scorso mese di luglio, perché destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Roma, per reati inerenti agli stupefacenti.
Altre 2 persone, un 31enne algerino e 16enne, cittadino tunisino, sono stati arrestati perché sorpresi dai militari, subito dopo aver rubato uno smartphone, in via Appia Nuova, ad 49enne di origini capoverdiane. Il maggiorenne è stato accompagnato in caserma, dove sarà trattenuto in attesa del rito direttissimo, mentre il 16enne è stato denunciato in stato di libertà alla Procura per i minorenni.
I Carabinieri della Compagnia Roma Piazza Dante hanno anche eseguito numerosi accertamenti agli esercizi commerciali della zona elevando sanzioni amministrative per un totale di circa 3 mila euro.
In via Cesare Baronio, un minimarket gestito da un cittadino del Bangladesh di 29 anni è stato sanzionato per la mancata affissione dell’autorizzazione amministrativa alla vendita di alcolici e del cartello di avviso agli avventori dei divieti connessi al consumo di bevande alcoliche, imposti dall’ordinanza sindacale.
In via delle Cave, due negozi di alimentari, sono stati sanzionati per la mancata affissione del cartello degli orari di apertura dell’attività. Durante l’ingente attività sono state controllate e identificate 68 persone e 32 veicoli.




Castel Gandolfo, Protezione Civile: un 2019 pieno di novità per ARAC e RNRE

CASTEL GANDOLFO (RM) – Partecipato il consueto Pranzo di Natale dell’ARAC l’associazione di radioamatori volontari per la Protezione Civile a Castel Gandolfo che si è svolto la scorsa domenica presso il ristorante La Scogliera sul lungolago della città castellana.

Il benvenuto del Presidente Arac e Rnre

A dare il benvenuto ai numerosi ospiti intervenuti Fausto D’Angelo presidente dell’associazione di volontariato e dell’associazione RNRE, quest’ultima vero e proprio fiore all’occhiello della Protezione Civile nazionale, che ha rivolto un particolare ringraziamento ai rappresentanti istituzionali intervenuti che nel corso dell’anno hanno dato il loro sostegno ai volontari RNRE e dell’ARAC.

Officina Stampa puntata del 20/12/2018 il video servizio sull’evento

D’Angelo ha poi fatto un resoconto di quelle che sono state le numerose attività svolte nel corso del 2018 focalizzandosi soprattutto sulle nuove tecnologie acquisite e sui nuovi modi di operare per i volontari.

“Da radioamatori abbiamo visto che le radio durante il terremoto del centro Italia non sono servite” Ha detto D’Angelo che ha poi spiegato quella che è stata la necessità di aggiornarsi a sistemi di comunicazione alternativi quali a titolo esemplificativo le valigette satellitari già in dotazione dell’associazione.

Il presidente ha poi ripercorso la storia dell’Arac fondata nel lontano 1984 quando un gruppetto di radioamatori si riunì con l’intento di portare un apporto alle radiocomunicazioni fino a diventare veri e propri protagonisti col ministero delle radiocomunicazioni d’emergenza per po iarrivare all’ingresso nella protezione civile.

Le novità per il 2019

D’Angelo ha annunciato che nel 2019 dopo un anno di sperimentazione verrà messa in campo a tutti gli effetti la valigetta ricerca dispersi, vera e propria punta di diamante dell’associazione. Un congegno inventato da un volontario Gianni Marchese che è simile a un micro ripetitore telefonico in gsm in grado di agganciare i telefoni accesi senza campo delle persone in difficoltà. Con l’isolamento completo si captano tutti gli apparecchi ai quali si può inoltrare un messaggio che avvisa, ad esempio, che la Protezione Civile è in azione per il salvataggio delle persone.

Il presidente ha poi presentato ufficialmente il nuovo sito dell’ARAC che dopo tanti anni si presenta con un nuovo look e una migliore accessibilità.

Un evento partecipato e un momento importante di aggregazione per queste persone sempre pronte a intervenire nei momenti emergenziali a soccorso dei cittadini.




Anguillara Sabazia, Progetto Comune: al SabLab l’appuntamento con la solidarietà

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Appuntamento con la solidarietà il prossimo Sabato 22 dicembre ad Anguillara Sabazia con l’evento organizzato da ‘Progetto Comune’ – Gioca con noi! – i cui proventi saranno devoluti all’associazione per la ricerca sulla fibrosi cistica.

L’appuntamento è fissato per le 16 presso SabLab via A. Volta, 1 (sotto la Asl) dove si lasceranno rigorosamente i cellulari all’ingresso per immergersi in una full immersion di giochi di società.

Un momento di aggregazione, quindi, dove si potrà riscoprire il piacere di una sana chiacchierata “face to face” giocando tutti insieme nel “mondo reale” e soprattutto aiutare questa associazione attiva nel campo della ricerca per la lotta alla fibrosi cistica.




Frascati, Iaia (Pd) su Ztl: “Varco si, varco no grazie! È questo il vero problema del commercio a Frascati?”

“Le assurde scelte su viabilità e la continua assenza di parcheggi stanno esasperando cittadini e commercianti che in queste ore affrontano la frenesia dei regali di Natale – interviene Luca Iaia Segretario PD Frascati -.

Il rischio è quello di trasformare un bel momento e un piacevole clima di festa, in costanti difficoltà che spingono tante persone verso i centri commerciali. Poche azioni senza una regia chiara e un copione condiviso, i tanto promessi parcheggi di cui dopo 18 mesi ancora non si parla, gli interventi senza senso sulla viabilità che hanno complicato la vita di chi vive o passa per Frascati e allungato il tempo medio di percorrenza dei tragitti casa-lavoro di centinaia di persone. 

Aggiungiamo il fatto che non esiste una programmazione culturale in generale, nello specifico una non-programmazione natalizia che fa il paio con dei mercatini di Natale, sostanzialmente immutati rispetto ai tanto criticati anni passati, che peggiorano in termini di immagine. 
Ma non si doveva dare voce alle specificità del territorio? 
A salvare la faccia dell’Amministrazione sul Natale sono fortunatamente intervenuti proprio i commercianti che hanno investito sugli addobbi natalizi con buoni risultati e ai quali va davvero fatto un plauso.
Ma quale vuole essere il futuro commerciale e turistico di questa città? 
Cosa sta facendo quest’Amministrazione, al di là delle poche ptoposte presentati, o ha intenzione di fare per accrescere i flussi? 

Credo che il problema sia proprio questo – afferma Iaia -, non dobbiamo interrogarci sulla correttezza o meno dei varchi, quanto colpire la verità, ovvero la totale mancanza di una visione del futuro della nostra città da parte dell’Amministrazione.

Frascati ha bisogno di una progettualità seria che non per forza necessiti di risorse importanti – continua il segretario dem –, ha bisogno di strategia e azioni mirate ad accrescere l’immagine della stessa città e delle sue attività, delle peculiarità che la contraddistinguono da altre realtà vicino o meno. Il crescente alternarsi di esercizi in centro non è un buon segnale, alcuni negozi sfitti da tempo sono un altro cattivo segnale, come le società di servizi che fuggono e l’artigianato che chiude. Dobbiamo aspettare il crollo del mercato immobiliare o vogliamo muoverci prima per una crescita sana e sostenibile della città, del suo turismo e degli indici di qualità della vita?
Mi piacerebbe – conclude Iaia – che venisse proposta una programmazione degna di tale nome, che ci fosse la possibilità di partecipare ad un evento pubblico dove si parli di futuro, invece nulla di tutto ciò.
Gli unici documenti che trovo derivano dalla campagna elettorale e invito i cittadini a tornare a leggerli e pretendere magari qualcosa in più.”




Bologna, maestra d’infanzia ai domiciliari: lesioni personali e maltrattamenti sui minori aggravati dall’odio razziale

BOLOGNA – Dai filmati “si vede una donna sempre molto agitata, che sbraita in modo scomposto e dà sfogo alle proprie frustrazioni afferrando, strattonando e schiaffeggiando gli alunni. Del tutto esplicite sono le enunciazioni di tipo discriminatorio e razziale, che la maestra urla senza alcun ritegno in classe”. Sono parole molto dure quelle usate dal Gip del Tribunale di Bologna, che dopo le indagini (condotte dall’aliquota di polizia giudiziaria della Polizia di Stato della Procura di Bologna comandata dal vicecommissario Stefano Berti in collaborazione con il commissariato di polizia di Imola) ha deciso di mandare agli arresti domiciliari una maestra di scuola di infanzia di Imola, 55 anni, accusata di lesioni personali aggravate e di maltrattamenti su minori, aggravati dall’odio razziale.

Per tre anni la donna avrebbe maltrattato diversi bambini

Dai 3 ai 5 anni, con violenze fisiche e verbali, umiliazioni e insulti. Vessazioni che, nel caso dei bimbi di origine straniera, avevano riferimenti discriminatori. “Io da sola non faccio più niente… quei pochi italiani vengono poco perché c’ho della gentaglia”, diceva l’insegnante senza sapere di essere ripresa. “Perché lei non sta ferma… lei butta giù tutto. Anche quando mangia, fa il ballo dell’Africa… dell’Africa nera! Il ballo del qua qua!”. Di frasi come questa, condite anche da minacce nel caso l’alunno in questione avesse raccontato qualcosa alla famiglia, ce ne sono molte agli atti della Procura, che si è mossa dopo che lo scorso luglio alcuni genitori hanno denunciato gli episodi al commissariato imolese.

I fatti documentati dalle telecamere ‘piazzate’ nelle aule dagli agenti riguardano l’anno scolastico in corso, ma i maltrattamenti cominciano, secondo gli investigatori, fin dal 2015. Dagli accertamenti svolti all’Ufficio scolastico regionale è infatti emerso che già nel 2016 un gruppo di genitori, alcuni dei quali hanno firmato l’esposto di luglio, aveva segnalato il comportamento violento della maestra. Alla segnalazione, pero’, non c’era stato seguito perché le autorità scolastiche “avevano ritenuto ‘la non sussistenza di elementi tali da supportare l’eventuale apertura di un accertamento ispettivo'”.

Per il Gip emergono maltrattamenti e insulti, “che quando sono rivolti a bimbi di colore assumono inflessioni razziste”, nei loro confronti e in quelli dei genitori. “Dal Marocco, dalla Tunisia, dall’Algeria… Venite qui a fare delle idiozie!”. Se una bambina non stava seduta composta veniva colpita con “un colpo simile a quello di karate”, oppure quando un alunno era sdraiato a terra veniva afferrato per i pantaloni. “Colpi durissimi – li definisce il Gip -, destinati a rimanere impressi in modo indelebile nella memoria delle vittime”. Ma l’operato della maestra va anche oltre, abbattendo “i principi fondamentali su cui e’ fondata la Repubblica (art. 2 e 3 della Costituzione)”




Albano Laziale: sequestrato deposito con oltre 60 chili di fuochi d’artificio situato tra le case

Ben sessanta chili di botti di capodanno stoccati in un magazzino in una zona residenziale di Albano Laziale. La Santa Barbara è stata scoperta e sequestrata dalla polizia ai Castelli Romani.

I poliziotti della Divisione di Polizia Amministrativa della Questura, diretta da Angela Cannavale, nelle loro incessanti indagini volte a contrastare la produzione e la commercializzazione di materiale pirotecnico illegale, sono arrivati ad un trentenne dei castelli romani.

Seguendo i suoi movimenti, gli agenti hanno individuato un magazzino nel comune di Albano. Il blitz è scattato ieri pomeriggio e, mal conservati, sono stati trovati numerosi scatoloni di fuochi d’artificio illegali. La perquisizione è stata poi estesa nell’abitazione ed anche qui, nascosti in una cantina, sono state sequestrate altre identiche confezioni.Il tipo di materiale esplodente, appartiene alla categoria F2 ed F4 ed il “quantitativo di massa attiva netta”, cosi detto QEN, è di circa 61chili.

Per poter mettere in sicurezza i fuochi d’artificio sono intervenuti gli Artificieri della Polizia di Stato. L’ingente quantitativo, il precario stato di conservazione e confezionamento, ma soprattutto la vicinanza alle abitazioni, facevano si che i due depositi fossero potenzialmente micidiali.




Lanuvio, brutto incidente sulla Cisternense: 5 feriti. C’è anche un bambino

Brutto incidente ieri pomeriggio sulla via Campoleone-Cisterna all’altezza di Lanuvio: un frontale tra due auto. Una Fiat Panda, con a bordo marito e moglie, entrambi di 73 anni di Lanuvio, ha attreversato la Cisternense in direzione Lanuvio mentre dall’altra parte, in direzione Campoleone, arrivava una Volkswagen Golf, guidata da un 30enne di Velletri, con affianco la moglie di Cori, 27 anni, e il bambino sul sedile posteriore. La Golf ha colpito la fiancata dell’altra macchina, che, a causa dell’urto, si è cappottata ed è finita in una cunetta. 
Immediati i soccorsi: sul posto i Vigili del Fuoco Velletri, i carabinieri di Velletri e diverse ambulanze. I due coniugi di Lanuvio, sono stati trasportati in codice rosso al Nuovo ospedale dei Castelli. Gli altri all’ospedale di Velletri.




Verità e riconciliazione, un difficile percorso per il popolo lappone di Finlandia

È stato recentemente pubblicato,dal Governo finlandese, un rapporto denominato “Processo di verità e riconciliazione riguardante le questioni Sámi”.

Redattrice del rapporto è Anni-Kristiina Juuso, una nota esponente Sámi della provincia di Inari, attrice e giornalista e qui nella veste di consigliere speciale del Primo Ministro.

Il rapporto contiene una sintesi dei risultati delle audizioni svolte nell’ambito dei preparativi per il processo di verità e riconciliazione riguardante il popolo Sámi. La serie di audizioni, rivolte in particolare ai membri della comunità indigena Sámi, si è svolta dal 2 maggio al 29 giugno 2018.

Il processo di verità e riconciliazione attualmente in preparazione in Finlandia si basa sull’istituzione internazionale di commissioni di verità e riconciliazione emerse negli anni ’70.

Commissioni per la verità o commissioni per la verità e la riconciliazione si riferiscono a processi di investigazione delle ingiustizie che hanno avuto luogo nel corso della storia e alla scoperta della verità (cioè cosa è successo) al fine di evitare che tali ingiustizie si ripetano. Una caratteristica centrale delle commissioni che indagano le ingiustizie contro le popolazioni indigene è quella di mirare principalmente a mettere in evidenza le ingiustizie collettive piuttosto che a indagare sulle ingiustizie affrontate dagli individui. Queste ingiustizie collettive hanno avuto e continuano ad avere vari effetti sulle singole persone.

Il rapporto discute di argomenti che includono le riflessioni del popolo Sámi riguardo al processo di riconciliazione in preparazione in Finlandia, che decide quali tematiche la commissione, se stabilita, debba indagare e quali tipi di commissari o direttori di commissioni potrebbero godere della fiducia degli indigeni Sámi. Il rapporto elabora inoltre particolari caratteristiche emerse nelle audizioni in diverse aree e / o con diversi gruppi.

Il popolo indigeno Sámi ritiene che la verità e il processo di riconciliazione siano generalmente una buona idea. Tuttavia è stata espressa una certa sfiducia riguardo all’idea che la Finlandia stia indagando sulle ingiustizie affrontate dal popolo indigeno Sámi in buona fede.

La fase successiva del processo – se davvero ci sarà anche un’altra fase – dovrebbe dipendere da una decisione congiunta del Ministero della Giustizia, del Parlamento Sámi e dell’ufficio del Primo Ministro. Non vi è scadenza per il processo anche se sembra che ci sia volontà da tutte le parti di progredire.

Le rivendicazioni del popolo lappone o Sámi, probabilmente l’unico popolo autoctono d’Europa, sono di lunga data.

Sparsi in poche migliaia tra Svezia, Finlandia, Norvegia con tracce in Russia, i Sámi han subito nel corso dei secoli vessazioni e tentativi di assimilazione forzata che ne hanno messo in pericolo cultura, lingua e tradizioni. Ma negli ultimi trenta anni si è fatta strada un significativa consapevolezza delle proprie caratteristiche etniche, culturali e sociali, che ne hanno promosso il risveglio ed un rinnovato desiderio di valorizzazione di usanze, tradizioni e diritti, con particolare riguardo alla proprietà delle terre ed all’allevamento delle renne. Da qui l’esigenza di conformare le legislazioni degli Stati ove i Sámi sono distribuiti per meglio tutelare tali diritti ed anche sostenere insegnamento ed uso delle tre lingue Sámi.

Il rapporto, pubblicato nelle tre lingue Sámi, finlandese e svedese, è disponibile in inglese al link
http://julkaisut.valtioneuvosto.fi/bitstream/handle/10024/161203/15_18_Saamelaisten%20asioita%20koskeva%20sovintoprosessi_EN.pdf?sequence=1&isAllowed=y

Gianfranco Nitti