Da “Mani Pulite” alla legge spazzacorrotti. L’intervista allo storico magistrato Gherardo Colombo (2 parte)

Il 9 gennaio scorso L’Osservatore d’Italia ha intervistato lo storico magistrato Gherardo Colombo.

Il suo nome rievoca transizioni fondamentali della Repubblica italiana come Tangentopoli, la loggia massonica P2, il delitto Ambrosoli, i fondi neri dell’Iri.

Il dottor Colombo ricostruisce il suo pensiero sui risultati di Mani Pulite e sulle proposte legislative in tema di corruzione emanate dal governo gialloverde.

Nel corso della puntata di giovedì scorso della trasmissione Officina Stampa di Chiara Rai, si è discusso delle parole di Gherardo Colombo riguardo il sistema carcerario italiano che non rispetta il dettame costituzionale espresso dall’articolo 27 non garantendo nemmeno il diritto alla salute.

Seconda parte della video intervista a Gherardo Colombo trasmessa a Officina Stampa del 24/01/2019

Quindi, è urgente un ampliamento delle strutture carcerarie in modo da ottemperare al rispetto dello giusto spazio vitale del detenuto ma anche una rivalutazione tout court dei risultati ottenuti della limitazione della libertà personale.

Se si analizza il dato secondo cui il 69% dei detenuti sono recidivi contro il 19% di coloro che vengono destinati agli arresti domiciliari, è pleonastico che qualcosa non va. Se lo scopo ultimo del sistema persecutorio è la riabilitazione del condannato, allora bisogna approfondire gli effetti prodotti dall’affidamento in prova ai servizi sociali per i casi di minorenni condannati dal tribunale dei minori.

Passando alle iniziative del governo gialloverde, Gherardo Colombo considera la nuova riforma della prescrizione incomprensibile. Facciamo un po’ di chiarezza. Anche questa riforma rientra nella più ampia legge Anticorruzione proposta dal ministro di Grazia e Giustizia Alfonso Bonafede.

A partire dal 2020 la prescrizione, ossia la morte giuridica del reato, si fermerà una volta decorso il primo grado di giudizio. Perché il 2020? Il governo ha deciso che una riforma della prescrizione può produrre gli effetti sperati solo dopo un più ampio riordino del processo penale, in agenda per il 2019.

Colombo afferma che “la maggior parte dei reati vanno prescritti nell’indagine preliminare, allora sarà meglio agire lì”.

In Italia la prescrizione comincia a decorrere dal momento in cui viene commesso il reato e non dal momento in cui viene scoperto dalla magistratura. Se a ciò aggiungiamo l’obbligatorietà dell’azione penale da parte del pubblico ministero (art. 112 Costituzione) e l’abnorme numero di processi che il pm deve sostenere, il risultato è una necessaria cernita che priviolegia sempre, o quasi sempre, i processi che richiedono indagini celeri e meno dispendiose. Ergo, i reati come la corruzione che comportano rogatorie estere, intercettazioni telefoniche, lettura di documenti bancari, saranno destinate a non emergere mai.

Anche per questo, nel 2017 la commissione europea Greco ha consigliato all’Italia di agire sulla prescrizione nell’ambito della corruzione.

La questione principale è capire se tale istituto è una garanzia per l’imputato oppure un escamotage per il colpevole.

La prescrizione è una causa della lunghezza dei processi e non già una sua conseguenza. Essa rientra in una strategia dilatoria che gli avvocati sono quasi costretti a consigliere ai loro clienti colpevoli. In Italia mancano filtri per bloccare il ricorso in appello e soprattutto non è prevista la riformatio in peius. Così l’imputato ricorrendo in appello sa bene che il giudice, nella peggiore delle ipotesi, può riconfermagli la condanna di primo grado ma mai, comunque, inasprirla. La controparte afferma però che il blocco al primo grado di giudizio della prescrizione farà durare i processi all’infinito. Ma a giudicare dell’inerzia dei magistrati c’è già il Csm, la Procura Generale giudica quella del tribunale e la Cassazione quella delle Corti d’Appello. Non bisogna dimenticare poi che la prescrizione (dimezzata dalla legge Ex-Cirielli) vale anche per i casi di omicidio colposo e stupro.

Basta leggere le cronache per sapere che il caso di Viareggio o Rigopiano sono prossimi alla prescrizione e quindi all’impunità dei colpevoli e che molti stupratori hanno giovato della prescrizione: famoso il caso del padre che anche essendo accusato di aver violentato la figlia, è stato salvato da sopraggiunta prescrizione. I giudici hanno chiesto scusa al popolo italiano. Altro che “la prescrizione ha un’etica” come chiosa il ministro della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, già avvocato di Giulio Andreotti prescritto per concorso esterno in associazione mafiosa (ma colpevole fino alla primavera del 1980).

Gianpaolo Plini




Viterbo, scacco alla mafia: maxi operazione dei carabinieri. In manette 13 persone

VITERBO – Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Viterbo – con l’ausilio del Raggruppamento Aeromobili CC di Pratica di Mare (RM), di unità cinofile per la ricerca di armi e droga nonché Squadre della C.I.O. (Compagnia Intervento Operativo) dell’8° Reggimento “Lazio” sono impegnati in diverse località della Tuscia per l’esecuzione di un provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di tredici persone.

L’ordinanza applicativa della misura cautelare personale (11 in carcere, 2 agli arresti domiciliari) scaturisce da un’indagine, convenzionalmente denominata Operazione Erostrato, avviata nel mese di dicembre 2016, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo e della Compagnia di Viterbo, prima sotto la direzione della Procura della Repubblica di Viterbo e poi, configurandosi delitti di competenza della Procura Distrettuale, sotto la Direzione Distrettuale Antimafia. Più precisamente, il 18 aprile del 2017, a seguito di due incendi appiccati consecutivamente a Grotte Santo Stefano, a seguito dei quali veniva, prima, distrutta l’autovettura di un Carabiniere in servizio proprio al citato Nucleo Investigativo e, poi, a Capodimonte, con le stesse modalità, veniva resa inservibile la macchina e danneggiata pesantemente l’abitazione del titolare di un compro oro.

Le investigazioni, risultate molto complesse, hanno permesso di accertare l’esistenza a Viterbo di un sodalizio criminale – facente capo al calabrese TROVATO Giuseppe e all’albanese REBESHI Ismail – che presenta le precipue caratteristiche dell’associazione di tipo mafioso di cui all’art. 416 bis del codice penale. Nel caso di specie, i membri dell’organizzazione criminale hanno agito in accordo tra loro per la commissione di un numero potenzialmente indeterminato di reati coinvolgenti diversi settori, compreso quello economico, attraverso metodi propriamente mafiosi:
 la tradizionale attività estorsiva praticata dai predetti;
 la condizione di totale assoggettamento dei sodali piegati ad un contesto gerarchizzato;
 il clima di omertà e paura della popolazione, non sempre disposta a denunciare le vessazioni subite, talvolta pronta a ritrattare dichiarazioni accusatorie e più spesso costretta a subirle, determinandosi a mutare piuttosto le proprie abitudini di vita.
L’associazione di tipo mafioso
Il sodalizio, attraverso il ricorso sistematico alla violenza, ha come obiettivo quello di conseguire il “controllo del territorio” nella città di Viterbo per quanto riguarda alcuni settori economici ed attività illecite. Il metodo mafioso, cui ricorrono i sodali, per l’appunto, è finalizzato:
a. al controllo di attività economiche e segnatamente riguardanti:

  • il commercio di preziosi usati, i cosiddetti Compro Oro. A tale settore, in particolare, è interessato uno dei “capi”, il calabrese TROVATO Giuseppe, titolare a Viterbo di tre Compro Oro;
  • i locali notturni frequentati da stranieri, cui è direttamente interessato l’altro capo dell’organizzazione, l’albanese REBESHI Ismail
  • il settore dei traslochi, cui è interessato LAEZZA Gabriele, essendo il padre titolare di una ditta di traslochi;
    b. alla commissione di diversi delitti come:
  • il controllo del mercato degli stupefacenti, nel cui ambito REBESHI riveste uno storico ruolo di vertice;
  • il “recupero credito”;
  • forme diverse di estorsione (costrizione di soggetti a desistere da azioni giudiziarie nei confronti di persone vicine al sodalizio oppure l’offerta di protezione).

Inoltre, diverse persone si sono rivolte all’associazione criminale, alla quale hanno chiesto l’intervento di alcuni sodali per tentare di risolvere controversie di natura privatistica.

Il programma criminoso

L’organizzazione criminale – frutto della fusione tra la metodologia mafiosa “calabrese”, importata a Viterbo da TROVATO e l’inclinazione spiccatamente violenta della criminalità albanese, propria di REBESHI – persegue il proprio programma attuando sistematicamente una strategia basata sulle intimidazioni e violenze, capace di diffondere a Viterbo – ove si è radicata – un comune sentire nella comunità, caratterizzato dalla percezione di forte timore e da una soggezione di fronte alla forza prevaricatrice del gruppo. Tale forza intimidatrice è stata espressa all’esterno dell’organizzazione con concreti atti, tipici delle organizzazioni mafiose storiche, passando:
da un “semplice”, ma efficace, atteggiamento non violento ma minaccioso, appostandosi, ad esempio, nei pressi di attività commerciali delle vittime;
all’intervento “bonario” di uno dei due capi dell’associazione, TROVATO Giuseppe, per la risoluzione, grazie alla propria fama criminale, di controversie tra privati; all’invio di messaggi minatori, corredati di proiettili; alla collocazione di teste di animali mozzate nell’autovettura di una delle vittime, ovvero dinanzi a negozi o discoteche, “attenzionati” dal sodalizio; alla pianificazione di rapine nei confronti di un soggetto che non si è immediatamente sottomesso al volere dei sodali; ai numerosi attentati incendiari che hanno interessato le vittime delle attenzioni violente dell’associazione. Proprio tali atti rappresentano la caratteristica principale del violento modus operandi dell’associazione; fino ad arrivare all’esplosione di diversi colpi di arma contro la vetrina di un negozio compro oro, per costringerlo a chiudere.

Il ricorso sistematico alla violenza

L’associazione gode diffusamente, nella città di Viterbo, di una propria fama criminale, conferita non solo dalle azioni criminali di cui molti, nella locale comunità, ne hanno piena conoscenza, ma anche dalla caratura criminale di TROVATO Giuseppe, la cui figura si caratterizza di quell’alone evocativo di ‘ndranghetista, e di REBESHI Ismail, noto per i suoi trascorsi giudiziari. Con riferimento al personaggio TROVATO, come già si è avuto modo di dire, ha importato dalle sue zone d’origine, nel viterbese, una metodologia mafiosa, condivisa da tutti i sodali dell’organizzazione. Un metodo che TROVATO certamente ha mutuato da un agguerrito clan ‘ndranghetista, ossia quello della famiglia Giampà di Lamezia Terme , al quale risulta molto vicino e legato anche da rapporti di parentela con alcuni importanti esponenti.

La fama criminale e i collegamenti con la ‘ndrangheta

Dal mese di gennaio 2017 a oggi, gli investigatori hanno ricostruito una cinquantina di atti intimidatori, realizzati spesso dal sodalizio, con il medesimo modus operandi. Di seguito alcuni di detti violenti episodi che dimostrano anche un accanimento ossessivo nei confronti delle vittime per costringerle a sottostare alla volontà del sodalizio:

dal mese di gennaio 2017 a giugno 2018, ad un commercialista di Viterbo e alla sua famiglia, per motivi non ancora chiariti, sono state incendiate, nottetempo, in circostanze diverse, due autovetture e danneggiata una terza, inviata una lettera minatoria con proiettili all’interno e fatto ritrovare la carcassa di un animale;

dal mese di aprile a novembre 2017, al titolare di un negozio compro oro a Viterbo, sono state incendiate, nottetempo, in circostanze diverse, due autovetture, fatta ritrovare una testa di agnello sgozzato nella sua autovettura ed imbrattata la vetrina dell’esercizio;
dal mese di settembre a novembre 2017, alla titolare di un negozio compro oro di Viterbo, sono state incendiate, nottetempo, in circostanze diverse, due autovetture, apposti lumi funebri e fatte scritte minatorie sul vetrina dell’attività commerciale, collocate sulla serranda del negozio tre teste di maiali con proiettili conficcati sulla fronte e tentato di incendiare lo stesso negozio;
nel mese di aprile 2017, a Capodimonte, è stata incendiata l’autovettura del titolare un negozio compro oro a Viterbo. Le fiamme hanno interessato anche l’abitazione della vittima;

dal mese di marzo 2017 a febbraio 2018, a Viterbo, nottetempo, in circostanze diverse, sono state incendiate tre autovetture, appartenenti ad altri gestori di compro oro;
nel mese di febbraio 2017, è stata danneggiata l’autovettura di una ex dipendente di uno degli indagati;
nel mese di ottobre 2017, i titolari di una discoteca sono stati intimiditi con la collocazione di cinque teste di agnello mozzate all’ingresso del locale, con messaggi minatori, il danneggiamento di autovettura e altro;
a luglio 2017, in una zona residenziale di Viterbo, è stata incendiata l’autovettura di un avvocato;
il 3 settembre 2017, è stato tentato il furto in danno di un importante negozio compro oro e, esattamente un anno dopo, contro il medesimo esercizio, sono stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco;
nel mese di ottobre 2017, dinanzi ad una discoteca, è stata incendiata l’autovettura del titolare di una società specializzata nella sicurezza anche di locali notturni;
nel mese di dicembre 2017, sono stati predisposti due tentativi di rapina in danno del titolare di un ristorante di Viterbo, azioni non portate a termine per l’intervento dei Carabinieri;
il 31 dicembre 2017, a Viterbo, sono state incendiate due autovetture di un pregiudicato di origini campane;

nel mese di gennaio 2018, a Viterbo, sono state incendiate dodici autovetture che si trovavano parcheggiate nel parcheggio di un rivenditore di auto;
nello stesso mese di gennaio, a Viterbo, sono stati incendiati i furgoni di una ditta di traslochi;
nel mese di maggio 2018, a Viterbo, è stato vittima di un violento pestaggio un pregiudicato del posto;
durante lo stesso mese di maggio, a Viterbo, è stata incendiata l’autovettura di un parente di un direttore di ufficio postale.

Diversi altri azioni violente sono state ricostruite e tante altre i Carabinieri, intervenuti preventivamente, sono riusciti a evitare che fossero portate a termine.

Gli atti intimidatori

Le indagini – come già accennato per l’incendio dell’autovettura di un militare in servizio al Nucleo Investigativo di Viterbo, “reo” di aver partecipato ad alcuni fasi salienti delle operazioni di polizia giudiziaria che hanno portato all’arresto per droga di alcune persone vicine ad uno dei capi dell’organizzazione, REBESHI Ismail – hanno evidenziato il profondo rancore nutrito da tutti i componenti del sodalizio nei confronti di appartenenti alle Forze dell’Ordine, segnatamente all’Arma dei Carabinieri e alla Polizia di Stato. Tale astio è sfociato in azioni concrete come dimostra:

l’incendio dell’autovettura appartenente ad un secondo Carabiniere, avvenuto in una notte del mese di giugno 2017, quando il mezzo era parcheggiato nei pressi della sua abitazione. Il movente di tale gesto, sintomatico in un profondo odio verso i tutori della legge, è stato individuato nell’impegno profuso dal militare nel cercare informazioni utili ad individuare gli autori dell’incendio del veicolo del collega avvenuto nel precedente mese di aprile;

la predisposizione di un attentato incendiario ai danni dell’autovettura di un agente della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Viterbo, non portato a compimento per l’intervento preventivo dei Carabinieri che, nel mese di novembre 2017, hanno provveduto a sequestrare due bottiglie incendiarie destinate allo scopo. L’agente era ritenuto “responsabile” di aver proceduto a controlli e verifiche amministrative sui punti vendita di compro oro gestiti da TROVATO Giuseppe per recare un nocumento a quest’ultimo e, contestualmente, avvantaggiare la concorrenza;

i propositi violenti nei confronti di altro militare dell’Arma dei Carabinieri ed appartenenti alla Polizia di Stato, ritenuti “responsabili”, di svolgere indagini nei confronti dei componenti dell’associazione o effettuare ripetuti controlli. Detti propositi si sono concretizzati, talvolta, anche attraverso appostamenti e pedinamenti nei confronti delle Forze dell’Ordine per studiare abitudini di vita, i luoghi di privata dimora e le autovetture in uso per colpirli.
Le azioni ed i propositi violenti contro appartenente alle Forze di Polizia

Gli indagati sono:

  1. TROVATO Giuseppe, detto “Peppino”, quarantatreenne originario di Lamezia Terme, da anni trasferitosi a Viterbo, dove gestisce tre compro oro, con un ruolo di vertice nell’associazione oggi smantellata;
  2. REBESHI Ismail, detto “Ermal”, cittadino albanese di trentasei anni, domiciliato a Viterbo, dove gestisce una rivendita di autovettura ed un locale notturno, anche questi con ruolo di vertice nel sodalizio;
  3. PATOZI Spartak, detto “Ricmond”, cittadino albanese di trentuno anni, residente a Vitorchiano (VT), operaio, partecipe dell’associazione;
  4. DERVISHI Sokol, detto “Codino”, cittadino albanese di trentatré anni, residente a Viterbo, operaio, partecipe dell’associazione;
  5. GURGURI Gazmir, detto “Gas”, cittadino albanese di trentacinque anni, residente a Canepina (VT), operaio, partecipe dell’associazione;
  6. LAEZZA Gabriele, detto “Gamberone”, trentunenne, residente a Viterbo, residente a Viterbo, operaio, partecipe dell’associazione;
  7. OUFIR Fouzia, detta “Sofia”, cittadina marocchina di trentaquattro anni, residente a Viterbo, compagna e dipendente di TROVATO, partecipe dell’associazione;
  8. GUADAGNO Martina, trentunenne residente a Viterbo, dipendente di Trovato, partecipe dell’associazione;
  9. FORIERI Luigi, detto “Gigi”, cinquantunenne residente a Caprarola, titolare di un bar, partecipe dell’associazione;
  10. PATOZI Shkelzen, detto “Zen”, cittadino albanese di trentaquattro anni, residente a Viterbo, operaio, partecipe dell’associazione;
  11. PAVEL IONEL, cittadino romeno di trentacinque anni, concorrente in alcuni delitti-fine;
  12. PECCI Manuel, ventinovenne residente a Viterbo, titolare di un centro estetico, concorrente in un delitto-fine;
  13. ERASMI Emanuele, cinquantenne residente a Viterbo, artigiano, concorrente in un delitto-fine.

Le ipotesi delittuose contestate

Gli indagati ed i ruoli

I tredici indagati soggetti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione di tipo mafioso ed estorsioni, danneggiamenti, danneggiamento seguito di incendio, incendio, furto, tentativi di rapina, favoreggiamento personale, lesioni personali, illecita concorrenza con violenza o minaccia, detenzioni di armi comuni da sparo, con l’aggravante di aver commesso tali delitti per agevolare l’associazione mafiosa e/o avvalendosi del metodo mafioso”.

Gli indagati dopo le formalità di rito sono stati associati presso le Case Circondariali di Viterbo e Civitavecchia (per le donne), ad eccezione di PECCI ed ERASMI sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Presso la Casa Circondariale di Viterbo, i Carabinieri, unitamente a personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria hanno eseguito alcune perquisizioni anche in quell’Istituto.




Roma, maxi sequestro clan Casamonica per 2,4 milioni di euro di beni

Maxi sequestro al clan Casamonica-Guglielmi per un totale di 2,4 milioni di euro di beni. Il decreto è stato eseguito dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma. Dalle indagini è emersa una sproporzione tra le ricchezze possedute da alcuni componenti delle due famiglie e i redditi dichiarati. Il decreto di confisca è stato emesso confronti di Abramo Di Guglielmi, alias “Marcello Casamonica”, della sorella Giulia e del marito di quest’ultima, Romolo Cerello.

I membri del clan sarebbero coinvolti in gioco d’azzardo, traffici di droga, rapine e furti, e a numerose truffe.

Il sequestro dei beni fu emesso nel dicembre 2017 e ora è scattata la confisca per 8 unità immobiliari e un terreno a Roma e 8 rapporti finanziari.
    “Ringrazio gli uomini della Gdf di Roma e la Direzione Distrettuale Antimafia – ha scritto su twitter la Raggi – per la confisca di oltre due milioni di euro a Casamonica-Guglielmi.
    #NonAbbassiamoLoSguardo #FuoriLaMafiaDaRoma”.




Morte di Mario Biondo, verso la verità: medico legale spagnolo sotto i riflettori della magistratura

Svolta nel caso della morte di Mario Biondo, il cameraman italiano trovato impiccato a Madrid nel maggio del 2013.

Morte Mario Biondo: il video servizio andato in onda il 24/01/2019 nel corso della puntata di Officina Stampa

Biondo era sposato con la famosa conduttrice televisiva spagnola Raquel Sánchez Silva che dal 2014 intrattiene una nuova relazione d’amore con l’argentino Matias Dumont con il quale ha avuto due gemelli.

La conduttrice si era opposta alla riapertura delle indagini sulla tragica fine del marito, scatenando la protesta dei familiari di Biondo. Ora dopo 6 anni dalla morte di Mario Biondo sarà indagato il medico legale che effettuò in Spagna l’autopsia sul suo cadavere.

Il Tribunale provinciale di Madrid ha accolto infatti l’istanza presentata da Santina e Pippo, i genitori di Mario, che avevano sempre dubitato della veridicità della tesi del suicidio del figlio.

La testimonianza di Santina Biondo mamma di Mario trasmessa il 24/01/2019 nel corso della puntata di Officina Stampa

Mario Biondo fu trovato senza vita il 30 maggio 2013 nel soggiorno della casa in cui viveva con la moglie a Madrid, impiccato con una pashmina alla libreria. I segni sul collo, alcune contusioni, e il fatto che gli oggetti sul mobile siano stati trovati tutti al loro posto, erano alcuni degli elementi che avevano sempre fatto dubitare la famiglia di Biondo su quanto accaduto veramente quel giorno.

Il medico legale che aveva effettuato la prima autopsia però non aveva avuto dubbi: si era trattato di un suicidio. Tesi poi confermata da un secondo esame effettuato a Palermo.

Una terza autopsia è stata però effettuata sempre in Italia, a Palermo il caso, avocato dalla procura generale, è tuttora aperto con l’ipotesi di reato di omicidio volontario contro ignoti.

A novembre la salma di Mario Biondo era stata riesumata e a giorni si attendono gli esiti del terzo esame autoptico. Un nuovo fascicolo era stato aperto anche in Spagna, e ora la madre di Mario conferma che verrà indagato il medico legale che effettuò la prima autopsia.

A quanto si è appreso nella prima relazione il medico avrebbe omesso la presenza di un livido sul cranio dell’uomo, così come sussistono dei dubbi sull’esame effettuato a collo e polmoni.




Castel Gandolfo, prevenzione tragedie familiari: l’amministrazione Monachesi abbraccia il modello “Pisa” del prefetto Tagliente

Oggi alle 17 presso l’aula consiliare del Comune di Castel Gandolfo l’incontro dibattito

CASTEL GANDOLFO (RM) – Conto alla rovescia per il primo incontro in vista del “Premio Castel Gandolfo 2019” che ha come tema “La persona umana come valore fondante del nostro ordinamento Costituzionale”.

Il video servizio trasmesso nella puntata del 24/01/2019 di Officina Stampa

L’incontro dibattito, promosso dagli organizzatori del prestigioso Premio Castel Gandolfo Chiara Rai e Maria Grazia Piccirillo e dal Comune di Castel Gandolfo, si terrà oggi, alle ore 17:00 presso l’aula consiliare del Comune di Castel Gandolfo e vedrà un relatore d’eccezione un funzionario dello Stato che nel corso del suo percorso professionale ha tenuto in cima alla scala dei valori la persona umana. Si tratta di Francesco Tagliente, già questore di Roma e Firenze, prefetto di Pisa e presidente del “Servizio di ascolto e sostegno dei soggetti che si trovano in situazioni di disagio originate da motivi economici…” da lui istituito e sperimentato con successo nella città toscana. E per questa sua sensibilità istituzionale lo scorso anno gli è stato consegnato il Premio Castel Gandolfo.

Il modello toscano del prefetto Tagliente

Il suo “modello toscano” potrebbe essere “adottato” anche nel Lazio. Attesa la partecipazione degli amministratori dell’area castellana affinché possano considerare di abbracciare uno strumento concreto che ha aiutato tante famiglie in crisi. All’incontro saranno presenti alcuni componenti del Servizio di ascolto e sostegno delle “persone” in difficoltà. Prevista la partecipazione dello psichiatra neuroscienziato Pietro Pietrini ora direttore della Scuola Imt alti studi di Lucca, socio fondatore della Società Italiana di Neuroetica; l’avvocato Giuseppe Mazzotta Presidente Unione Giuristi Cattolici di Pisa; Paolo Giusti di Pontedera, responsabile sportello di ascolto della Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura; Antonio Cerrai, presidente del Comitato provinciale CRI di Pisa; Romano Pucci, presidente Confartigianato Pisa, tutti già componenti del Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari. Sarà presente anche il Sindaco di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e il Presidente della Banca Bcc Castelli Romani e del Tuscolo Domenico Caporicci. Invitati anche i sindaci del territorio dei Castelli Romani




Napoli, “Gragnano Città della Pasta” è ufficialmente Consorzio di Tutela

NAPOLI – Come se non bastasse il milione di quintali prodotti ogni anno dalle trafile al bronzo locali, adesso Gragnano è davvero la “città della pasta” anche per la legge dello Stato. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 18 gennaio 2019, il Consorzio che riunisce 14 produttori diventa formalmente un Consorzio di Tutela e ottiene un nuovo strumento per far crescere ancora di più una realtà produttiva unica nel suo genere: in un territorio di meno di 15 kmq vengono realizzati ogni giorno 3.500 quintali di pasta IGP, pari a 3 milioni di piatti, di cui più del 75% destinati all’estero.

Il boom dei prodotti italiani degli ultimi anni ha visto il Consorzio segnare un aumento del fatturato del 7,2% nel biennio 2016/2017, con un trend positivo continuato anche nel 2018. Dati che mettono oggi Gragnano all’11° posto tra le DOP e le IGP nazionali, a valore.

Un successo che poggia anche sulla singolare struttura imprenditoriale del luogo: i 300 milioni di fatturato totale dei soci del Consorzio Gragnano Città della Pasta si ripartiscono tra piccole realtà artigianali e top player del mercato. Uniti nel difendere i valori dell’artigianalità e della tradizione, oggi codificati nel severo disciplinare IGP che protegge una produzione legata a questo luogo fin dal XVI secolo. Solo qui l’impasto della semola di grano duro e l’acqua della falda acquifera locale diventano la Pasta di Gragnano IGP. E da qui sono partite tutte le principali innovazioni dell’industria nazionale a cominciare proprio dalle celebri trafile al bronzo.

“La pubblicazione in Gazzetta che riconosce ufficialmente il Consorzio darà nuovo impulso alla nostra attività – ha dichiarato Massimo Menna, Presidente del Consorzio – Questo importante risultato è un grande stimolo a lavorare sempre di più per la valorizzazione della Pasta di Gragnano e della Città della Pasta sia in Italia che all’estero”.

Per comprendere l’importanza di quanto pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale, è bene ricordare il lavoro del Consorzio per ottenere sempre più strumenti destinati alla tutela di questo bene nazionale. Nel 2003 la prima unione delle aziende storiche, eredi dei primi pastifici di 500 anni fa, e nel 2013 il conferimento dell’Indicazione Geografica Protetta. Dopo aver ottenuto il titolo di Consorzio di Promozione nel 2018, i soci avviano l’iter per lo step successivo: la denominazione di “Tutela”. Funzione, peraltro, non solo già svolta dai produttori vigilando su tutta la filiera, ma anche riconosciuta dallo stesso Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo. Tanto che nel novembre del 2018 il CSQA Certificazioni ha ottenuto dal MIPAAFT l’autorizzazione a esercitare i controlli di conformità, con un incremento sia delle attività ispettive che di verifica della qualità.

La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale che riconosce il Consorzio ai sensi dell’art. 14, comma 15, della legge n. 526 del 1999, conclude questo iter e aggiunge un ulteriore strumento per rendere più efficace l’azione di controllo.

Consorzio Gragnano Città della Pasta

Il Consorzio Gragnano Città della Pasta nasce nel 2003 dall’unione delle aziende storiche produttrici di Pasta di Gragnano. L’azione congiunta dei soci ha portato nel 2013 all’ottenimento dell’Indicazione Geografica Protetta, primo riconoscimento comunitario di qualità assegnato alla pasta in Italia e in Europa. La sua mission è oggi la tutela e il rilancio del prodotto Pasta di Gragnano IGP. in Italia e nel Mondo, facendone ambasciatore del Made in Italy e di uno stile di vita sostenibile, sano e naturale. L’IGP vincola ulteriormente la pasta di Gragnano al suo territorio, dove solo il peculiare microclima di questo altopiano, collocato tra il mare e i monti Lattari, e l’acqua pura e sorgiva che da qui sgorga creano un prodotto unico quando si uniscono alla semola di grano duro. Elementi che i Gragnanesi sfruttano per la produzione di pasta fin dall’antichità romana, creando nel XVI secolo i primi pastifici a conduzione familiare e ottenendo nel 1845 da Ferdinando II di Borbone l’alto privilegio di fornire la corte di tutte le paste lunghe, atto che sancisce formalmente la nascita della Città della Pasta.

Attualmente il consorzio riunisce 14 aziende produttrici per un fatturato totale di 300 milioni di euro, una produzione giornaliera di 3.500 quintali per il 75% destinata all’export.

I soci di Gragnano Città della Pasta: Pastificio Garofalo, Pastificio Liguori, Pastificio Antonio Massa, Pasta d’Aragona, Pastificio D’Aniello, il Re della pasta, Premiato Pastificio Afeltra, Il Mulino di Gragnano, La Fabbrica della Pasta, Antiche Tradizioni di Gragnano, Pastificio Di Martino, Pastificio dei Campi, Cooperativa Pastai Gragnanesi, L’oro di Gragnano.




Roma, al Salone Margherita applausi per la Lollo nazionale

ROMA – Una delle dive più amate del cinema italiano, Gina Lollobrigida, è stata applauditissima ospite al Salone Margherita in occasione dello spettacolo “Femmina”, scritto e diretto da Pier Francesco Pingitore, nel quale spicca l’omaggio che il regista ha voluto esprimerle attraverso l’imitazione portata in scena magistralmente da una delle protagoniste del varietà, Manuela Villa.

Divertita la Lollo nazionale si è complimentata con tutto il cast, Martufello, Mario Zamma, Manuela Zero, Morgana Giovannetti, Enzo Piscopo, Raffaella di Caprio, Vittoria Schisano insieme ad un gruppo di coloratissimi ballerini e musicisti, soffermandosi poi proprio con la Villa in una foto ricordo che le ha immortalate insieme, sorridenti, così simili come due gocce d’acqua.

Lo spettacolo, in scena fino al 3 febbraio, porta alla ribalta le donne che hanno fatto, o fanno, la storia Una serie di dialoghi improbabili, ma efficaci: Eva si confronta con Asia Argento, Lucrezia Borgia con Barbara D’Urso e via via fino a Sophia Loren e Gina Lollobrigida.

Il pensiero di Pingitore, maestro della satira italiana, si concretizza attorno ad una scorribanda musicale tra passato e presente, pronto a sottolineare l’importanza di un “cambio di pelle” in grado di garantire un cambiamento sostanziale perché, secondo il regista, l’Italia governata dalle donne avrebbe sicuramente una marcia in più.




Velletri, processo penale informatico: avviato il nuovo sistema Document@

VELLETRI (RM) – Alla Procura della Repubblica di Velletri ha preso avvio il sistema TIAP (Trattamento Informatizzato Atti Processuali) che consente la digitalizzazione del fascicolo processuale e la relativa gestione in tutte le sue fasi.

E’ dello scorso 7 novembre il protocollo firmato dal Procuratore Capo della Repubblica Francesco Prete, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati Stefano Bertollini e il Presidente della Camera Penale di Velletri Marco Fagiolo. Un protocollo d’intesa che consente ai difensori la visione del fascicolo e la richiesta di rilascio copie.

Esterno Tribunale di Velletri

Si tratta di un importante passo avanti nella direzione del processo penale telematico

Document@, denominato Tiap, nella precedente versione, è un sistema informatico – di proprietà del Ministero della Giustizia – che consente la digitalizzazione degli atti di un fascicolo processuale e la relativa gestione in tutte le sue fasi.

La Procura della Repubblica di Velletri ne ha implementato l’ultima versione, verificandone la funzionalità. Con separato ordine interno, è stato disciplinato il servizio, prevedendo le modalità operative, gli orari di apertura al pubblico, l’organigramma di coloro che vi lavoreranno.

Con il protocollo si disciplina l’ accesso al sistema degli Avvocati e delle parti legittimate al fine di consentire la visione del fascicolo e la richiesta di rilascio copie.

Il Regolamento

l. Una volta ricevuta la notifica dell’avviso ex art. 415 bis c.p.p. i difensori e le parti legittimate potranno recarsi presso l’ufficio Tiap, per consultare a video il fascicolo previamente scansionato.

2. Per visionare il fascicolo i difensori e le parti private aventi diritto dovranno esibire al personale dell’ufficio Tiap l’avviso ex art. 415 bis c.p.p. notificato. Gli avvocati, inoltre esibiranno la nomina a difensore di fiducia o di ufficio ovvero quale sostituto processuale delegato. Il personale dell ‘ ufficio potrà richiedere alle persone su indicate un documento di riconoscimento.

3- Il personale dell’ufficio rilascerà alla persona legittimata alla consultazione una password valida per una sola sessione.

4. Una volta visionati gli atti, il difensore e/o la parte privata potranno presentare richiesta di copia su modulo cartaceo o inviarla telematicamente. In ogni caso dovranno versare i diritti di copia al momento della presentazione della richiesta.

5. Nel caso di rilascio di copia informatica, il personale provvederà secondo un ordine cronologico, utilizzando CD o altri supporti nuovi o formattati, appositamente forniti dai richiedenti. Se richiesto, il personale potrà trasmettere telematicamente la copia del fascicolo all’indirizzo di posta elettronica ordinaria fornito dal difensore e/o dalla parte privata. Tale trasmissione potrà essere effettuata solo se il “peso” del file è inferiore a
20 mega byte.

6. All’ufficio Tiap potranno essere richieste copie di supporti informatici già contenuti nel fascicolo del pubblico ministero per il cui rilascio si procederà come sopra.

7. In caso di richiesta di copie su carta, il personale d eli ‘ ufficio Tiap provvederà alla stampa fronte-retro degli atti scansionati e li rilascerà previa riscossione dei diritti di copia. Neppure in questo caso i fascicoli digitalizzati potranno essere visionati in modalità cartacea.

8. Ufficio Tiap rimarrà aperto il pubblico, secondo l’ orario mattutino stabilito dall’ordine di servizio, tutti i giorni settimanali ad esclusione del sabato.

9. Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Velletri si impegna a fornire all ‘ ufficio tre computer da utilizzare per la consultazione del fascicolo digitale.

10. Le parti si impegnano a rivedere il presente accordo in caso di implementazione di nuove funzionalità tecniche.




Lotta contro il cancro: è svolta nell’immunoterapia

Scoperto il modo per rendere le cellule immunitarie ‘fameliche’ quando devono affrontare le cellule tumorali e distruggerle, rendendo in questo più efficace l’ultima frontiera della lotta contro il cancro, l’immunoterapia premiata con il Nobel per la Medicina 2018 e che rappresenta attualmente una grande speranza. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Immunology, si deve al gruppo della Scuola di Medicina dell’Università americana della Pennsylvania coordinato da Gregory Beatty.

Le cellule immunitarie protagoniste di questa ricerca sono i macrofagi, i ‘poliziotti’ dell’organismo. Punto di partenza della ricerca è stata l’osservazione di come le cellule tumorali, per non essere mangiate dai macrofagi, emettano un segnale che fa piombare le cellule immunitarie in uno stato di letargo.

Agendo sul metabolismo di queste cellule immunitarie, i ricercatori hanno trovato il modo di bloccare il segnale tumorale e di dare nello stesso tempo la sveglia ai macrofagi, rendendoli ancora più attivi e smaniosi di divorare le cellule maligne. “Prima di entrare in azione, i macrofagi devono essere attivati. Questo – ha concluso Beatty – spiega come mai i tumori solidi resistano al trattamento basato solo sull’uso di inibitori antitumorali”.




La crescita della Tunisia Destinazione di prima scelta per gli italiani

Anche quest’anno l’Ente Nazionale Tunisino per il Turismo in Italia sarà presente alla BIT (Borsa Internazionale del Turismo) che si terrà a Milano dal 10 al 12 febbraio 2019. L’occasione si rivela essere molto importante per portare l’attenzione del mondo del turismo sui risultati raggiunti dalla Tunisia durante il 2018. Inoltre le previsioni per il 2019, vedono la Tunisia posizionarsi come destinazione di prima scelta, recuperando il suo posto di destinazione attrattiva e imperdibile nel bacino del Mediterraneo.

La presenza in BIT del Ministro del Turismo e dell’Artigianato, René Trabelsi, è un chiaro segnale dell’importanza che il paese dà al mercato italiano nonché l’impegno del paese nel voler saldare ulteriormente i rapporti preesistenti e stringerne di nuovi con gli operatori del settore.

Se il 2017 si era già rivelato un anno in crescita, registrando 88.000 visite da parte di italiani (+22% sul 2016), il 2018 si è confermato su questa linea, registrando 103.000 arrivi dall’Italia con un incremento del 17% rispetto al 2017.

A livello europeo i dati segnano una ripresa ancora più netta, registrando un incremento del 42% con oltre 2.413.000 visitatori. Il 2018 ha visto in totale 8,3 milioni di visitatori da tutto il mondo, ovvero +45% rispetto al 2017, con un totale dei ricavi pari a 1,36 miliardi di dollari.

Molto importante è il ritorno dei principali Tour Operator italiani che, dalla scorsa stagione, hanno dato nuova enfasi alla programmazione della destinazione e, grazie all’incremento del numero complessivo di operatori, si prevede una stagione 2019 in crescita.

Una destinazione così facilmente raggiungibile dall’Italia è sicuramente meta ideale per vacanze in famiglia e short break. Il suo territorio molto variegato consente un’innumerevole quantità di attività ed esperienze diverse, capaci di soddisfare tutte le richieste.

Per il 2019 sarà posto l’accento sull’intensificazione del traffico turistico durante la bassa stagione, attraverso il turismo culturale (circuiti turistici volti alla scoperta del patrimonio culturale e archeologico della Tunisia), sportivo (maratona, sport estremi, motori…), la terza età e il turismo congressuale.

In Tunisia si può godere di una splendida vacanza rilassante al mare o dedicarsi alle vacanze attive. Ad esempio è possibile cimentarsi in rilassanti camminate nelle foreste del nord tra fiumi e laghi oppure effettuare delle escursioni in bici nella natura. Il mare, oltre al relax, offre svariate possibilità di splendide immersioni nei fondali e un’ampia gamma di sport acquatici. E poi le escursioni nel deserto con i 4×4 oppure sui quad o più tradizionalmente a dorso di dromedario e le fantastiche notti stellate che solo il deserto sa offrire. Da non dimenticare i trattamenti di talassoterapia o quelli offerti dagli hammam che fanno della Tunisia una destinazione perfetta per la cura di sé stessi e la remise en forme.

Cultura, arte, storia, eventi, gastronomia e tanto altro: sono queste le mille esperienze racchiuse in un viaggio in Tunisia. Palcoscenico di numerose civiltà che si sono succedute e hanno convissuto per millenni, la Tunisia è ricca delle tracce del loro passaggio: berberi, romani, arabi, andalusi e francesi hanno lasciato stupende eredità giunte fino a noi ad evidenziare la diversità culturale di questo paese.

I prodotti di punta della destinazione oltre al balneare sono:
– il benessere e la talassoterapia: la maggior parte degli hotel di categoria superiore ha dei centri all’avanguardia.
– Il turismo sportivo: 11 campi da golf di standard internazionale che ospitano competizioni di livello internazionale; inoltre, campi da tennis nella maggior parte degli hotel che ospitano tornei internazionali. La Tunisia ha ospitato anche raduni di auto e moto e maratone, ciclismo e sport estremi
– Il turismo culturale: la storia millenaria della Tunisia è testimoniata dai suoi siti archeologici, da Cartagine a Dougga, da Sbeitla a Kerkouane e El Jem e i suoi musei, quello del Bardo di Tunisi e di Sousse, nonché le città con le medine.
– Il turismo congressuale: hotel di alto livello che sono in grado di ospitare incontri e congressi.

I collegamenti aerei attualmente operati:
Tunisair: 24 voli settimanali da Roma, Milano, Venezia e Bologna
Tunisair Express: 5 voli settimanali da Palermo e Napoli
Alitalia: 12 voli settimanali da Roma

La programmazione charter 2019 prevede voli da: Milano Malpensa, Verona, Bergamo, Napoli, Bologna e Roma verso Djerba, Monastir e Tunisi, oltre alla programmazione dei voli di Linea operati da Tunisair e Tunisair Express (37 voli settimanali) e da Alitalia (14 voli settimanali)

Chi volesse ricevere informazioni sulla Tunisia ci potrà incontrare in BIT al padiglione 4 stand C89-D88 sarà presente anche la compagnia aerea Tunisair e diversi operatori tunisini.




Bracciano, Giornata della Memoria: all’archivio storico comunale il convegno nel giorno della ricorrenza

BRACCIANO (RM) – Bracciano, Tondinelli sul convegno per la Giornata della Memoria: “Nostro dovere tenere vivo il ricordo dell’orrore della Shoah”.

“Shoah. Come si diventa assassini di massa”

Questo il titolo della conferenza organizzata dal Comune di Bracciano fissata per il 27 Gennaio alle ore 18 nella sala conferenze dell’Archivio Storico Comunale al civico 5 di piazza Mazzini. Un incontro organizzato il giorno della ricorrenza della Giornata delle Memoria delle vittime dell’Olocausto.

Relatore del convegno sarà Andrea Cavola studioso della Shoah nonché collaboratore della Fondazione Museo della Shoah.

“Il nostro contributo – dichiara il Sindaco Armando Tondinelli – è tenere vivo il ricordo dell’orrore della Shoah affinché le coscienze rimangano sensibili, vigili rispetto a una delle pagine più nere della storia dell’umanità. Ebbene questo convegno si tiene proprio il 27 gennaio, data storica segnata, settantaquattro anni fa, dall’apertura dei cancelli del campo di Auschwitz e la liberazione dei sopravvissuti allo sterminio nazista”.

In occasione della conferenza la biblioteca comunale Bartolomea Orsini allestirà un espositore con libri e documenti dedicati all’argomento. Tutte le persone interessate potranno visionare e prendere in prestito il materiale selezionato nei giorni e negli orari di apertura della biblioteca.