Le Case vacanza sono un business: si rafforza la richiesta di formazione dei futuri manager del settore

Donne e Millennial sono maggioranza fra gli aspiranti Property Manager in ambito extralberghiero

Lavorare nel settore delle Case vacanza si rivela una concreta opportunità di carriera per giovani e donne. Sono state oltre 1000, in meno di un anno, le richieste di formazione finalizzata all’avvio di un’attività nel settore delle case vacanza pervenute a Hospitality Revolution da parte di aspiranti Property Manager di immobili privati a vocazione ricettiva. È quanto emerge dai dati relativi al 2022 diffusi dal programma digitale di formazione rivolto ai futuri professionisti dell’ospitalità extra alberghiera. Numeri che segnalano l’accresciuta consapevolezza nei confronti delle opportunità offerte da un mercato, quello extra alberghiero, che in Italia copre oltre il 50% dell’offerta del settore Ospitalità. Nello specifico, da gennaio a dicembre 2022 la piattaforma di e-learning diretta da Angelo Spinalbelli ha erogato la propria Guida base a 1.024 persone, residenti principalmente al centro sud (59%). In larghissima maggioranza facenti parte della generazione dei Millennial (42-26 anni), il 54% degli aspiranti Property Manager sono donne, contro il 46% degli uomini, a conferma di quanto emerso da un sondaggio condotto da Airbnb, reso noto a maggio 2022, secondo cui in Italia quasi il 60% degli Host sono donne. Il “turismo in appartamento” ha acquisito negli ultimi anni un ruolo centrale nello sviluppo del settore, grazie soprattutto alla diffusione di piattaforme digitali come Airbnb e Booking, che hanno avuto un effetto dirompente nell’industria ricettiva. L’Ospitalità extra alberghiera risponde alle nuove esigenze di viaggiatori e turisti in tema di flessibilità, immediatezza e costi contenuti. Il trend del cosiddetto neverending tourism – vale a dire la voglia di visitare in qualsiasi periodo dell’anno, anche per brevissimi periodi, località turistiche, piccoli borghi storici e città d’arte – è infatti una filosofia che si sposa bene con la modalità “casa vacanza”. E gli italiani sembrano apprezzare: secondo una ricerca realizzata da Quorum, pubblicata a fine novembre 2022 con il contributo di Airbnb, 8 italiani su 10 sono favorevoli alla possibilità per i cittadini privati di affittare la propria casa attraverso piattaforme turistiche digitali e considerano “positivo” l’impatto delle locazioni a breve termine per fini turistici sull’economia delle città. Di qui l’occasione di fare della gestione delle case vacanze un vero e proprio lavoro. Anche senza possedere direttamente un immobile, grazie alla formula rent to rent, vale a dire prendere in locazione o gestire un immobile allo scopo di affittarlo a turisti per periodi brevi. D’altra parte il panorama immobiliare italiano lo consente: secondo i dati emersi dal 1° Rapporto Federproprietà-Censis, presentato nei giorni scorsi, il 28% delle famiglie italiane proprietarie di casa possiede altri immobili oltre a quello in cui vive. Un patrimonio immobiliare da poter mettere a reddito anche grazie alla figura del Property Manager in ambito ricettivo, sviluppatasi anche in Italia a seguito del boom delle locazioni brevi. «Anche nel 2022 il mercato immobiliare turistico si conferma fra le opportunità di business migliori degli ultimi anni» commenta Angelo Spinalbelli, fondatore e Direttore di Hospitality Revolution. «La voglia di viaggiare – prosegue Spinalbelli – il rinnovato desiderio da parte delle famiglie di conoscere luoghi nuovi, specialmente dopo lo shock causato dalla pandemia, e le opportunità offerte dallo smartworking, contribuiscono a produrre una domanda di abitazioni a scopo turistico situate in aree d’Italia ancora poco conosciute dal grande pubblico. E per rispondere a tale domanda, c’è bisogno oggi più che mai di professionisti dell’ospitalità extra alberghiera seri e preparati, in grado di operare sul mercato con trasparenza e nel solco della qualità di cui l’italianità è sinonimo. Per questo – sottolinea Spinalbelli – nell’anno che sta per concludersi Hospitality Revolution ha svolto un intenso di lavoro per avvicinare, con buoni risultati, i giovani adulti alla professione di Property Manager in ambito ricettivo». Sono stati 6 i pilastri dell’offerta formativa di Hospitality Revolution nel 2022: lo scouting e le valutazione delle opportunità immobiliari presenti sul mercato; l’implementazione di un business plan che tenga conto dei costi di investimento (locazione, budget dedicato all’advertising e spese di manutenzione e pulizia) e dei possibili ricavi sulla base delle previsioni dei flussi turistici nelle diverse aree geografiche; la gestione delle piattaforme, come Airbnb e Booking, e dei metamotori, come Trivago, Kayak e Tripadvisor; la valutazione del pricing rispetto alle stagioni e alla programmazione di eventi territoriali attrattivi; le azioni di marketing da mettere in campo; la gestione delle incombenze fiscali. «Per il 2023 – conclude il Direttore di Hospitality Revolution Angelo Spinalbelli – siamo già pronti con un’offerta formativa che tenga conto non soltanto delle attuali condizioni del mercato ma degli scenari del prossimo biennio».




Giustizia pilastro della democrazia, Lucarella: “Si intervenga sulle storture”

Il referendum sulla giustizia è alle porte. Si voterà il prossimo 12 giugno. Nel mezzo c’è la riforma del Ministro Cartabia che, dopo il primo passaggio alla Camera dei Deputati, è
incardinata al Senato della Repubblica.

Questo il commento a caldo di Angelo Lucarella, vice coordinatore della commissione giustizia del Ministero dello sviluppo economico, che L’Osservatore d’Italia ha raccolto per i lettori.
“Il referendum è un istituto costituzionalmente sacro del nostro Paese. Non si tratta di essere pro o contro la magistratura o sostenere una iniziativa di colore politico. Si tratta di riconoscere che esiste un problema e di non sottovalutare che la democrazia si deve esprimere, soprattutto, con la chiamata del popolo al voto.

Illustri giuristi come Nordio, Cassese, ecc. hanno sposato la questione perché siamo ad un punto cruciale della vita del sistema giudiziario.
Ecco, sebbene il referendum non risolva tutti i problemi di certo ne evidenzia quelli indifferibili da trattare. Porte girevoli in primis. Anzi, poiché c’è un limite oggettivo di natura costituzionale si dovrebbe anche intervenire con una revisione puntuale che includa un nuovo assetto del giusto processo e che fissi una volta per tutte la separazione delle carriere (che ad onor del vero, se passasse oggi il referendum, porrebbe un problema di politica giudiziaria ulteriore ovvero come pensare i percorsi sin dalle Università).

In sostanza siamo tutti per una magistratura sana, perché ci sono tanti giudici seri, coraggiosi, garantisti. È anche per loro, oltreché alle circa 30 mila persone colpite da ingiuste carcerazioni dagli anni 90 in poi (dati pubblicati dall’Osservatorio ErroriGiudiriari in collaborazione con l’Unione Camere Penali d’Italia) che occorre rispettare il voto referendario.
In ultimo è da tener conto che il Ministero della Giustizia ha riportato che nel 2021 ci sono stati circa 24 milioni di euro di risarcimenti per ingiusta carcerazione preventiva (nel 2020 il totale fu 37 milioni) e che 43 mila euro, invece, è la media-importo per caso.
Ad ogni modo l’importante è andare a votare (a prescindere dall’orientamento per il Si o per il No) perché più forte è la voce dei cittadini, migliore più essere il dialogo tra i poteri dello Stato”.




PMI, la ripresa è digital: +28% di utile netto per chi ci punta

La ripresa passa dal digital. La digitalizzazione può apportare grandi benefici alla produttività delle aziende, contribuendo alla crescita del PIL nazionale.

Le imprese sono chiamate a colmare il gap con gli altri paesi europei, e lo stanno già facendo. Come riporta l’infografica “Perché la digitalizzazione delle aziende fa crescere il fatturato?” di TeamSystem, rispetto ad un anno fa sono aumentate del 7,5% le aziende che hanno investito nel digitale; +13% è l’investimento medio per azienda e +22% sono gli investimenti totali nel digitale in Italia. C’è ancora un ampio margine di miglioramento: solo il 23% delle PMI di definisce altamente digitalizzato.

Da cosa deriva il grande vantaggio della digitalizzazione? Grazie a questo processo, le aziende possono migliorare l’efficienza dei propri processi, abbattendo costi e sprechi. Per fare qualche esempio, i più utilizzati dalle PMI sono i software per la fatturazione elettronica e la gestione contabile, per i servizi bancari e finanziari, ma anche i software di controllo e gestione, per la logistica e il magazzino.

I vantaggi sono immediatamente percepiti dalle aziende: secondo la ricerca Kantar per TeamSystem* sui cui si basa l’infografica, nel caso delle aziende che hanno adottato strumenti di pagamento digitale, il 70% afferma di aver beneficiato di una maggiore tracciabilità delle operazioni, il 62% ha semplificato le procedure di incasso e pagamento delle fatture, il 57% riscontra una maggiore sicurezza nello scambio dei dati e il 53% ha notato un minor rischio di errore e la riduzione dei costi di gestione.

Non solo, i benefici economici risultano altrettanto evidenti: le aziende digitalizzate hanno notato una crescita dei profitti (+28% di utile netto), la riduzione dei costi del 20%, ma anche una maggiore sostenibilità ambientale perché i processi automatici riducono l’impatto sull’ambiente e di conseguenza gli sprechi.

* TeamSystem è una tech company italiana che propone soluzioni digitali per la gestione del business di imprese e professionisti.




Si festeggia in Italia santa Lucia svedese 2022

 
L’Ambasciata di Svezia invita ai festeggiamenti di Santa Lucia svedese a Roma, Torino, Bari e Locorotondo
 
L’Ambasciata di Svezia riporta in Italia una delle tradizioni più amate e suggestive del calendario svedese: la festa di Santa Lucia. I festeggiamenti sono previsti a Roma, Torino, Bari e Locorotondo in collaborazione con Assosvezia, la Camera di Commercio italo-svedese, il Consolato Onorario di Svezia a Torino e l’associazione Euforica. Il buio di dicembre verrà illuminato dal corteo di Santa Lucia, composto da dieci giovani del liceo musicale Nordiska Musikgymnasiet di Stoccolma che canteranno i tradizionali inni natalizi.
 
Tra i concerti ci sarà il grande evento pubblico in Piazza di Pietra a Roma, il 12 dicembre alle ore 19.00 davanti alle colonne illuminate del Tempio di Adriano, con il patrocinio del Comune di Roma. Il concerto sarà seguito da una degustazione di glögg (bibita calda speziata) e pepparkakor (biscotti speziati) e per i più piccoli verrà servita una bibita tradizionale natalizia.
 
Novità per quest’anno, il Coro di Santa Lucia andrà anche in Puglia a portare i canti e la tradizione natalizia svedese. L’Ambasciata di Svezia e l’associazione Euforica, con il patrocinio di Città di Bari, Comune di Locorotondo e Regione Puglia, organizzano alcuni concerti a Bari e Locorotondo: nella Cattedrale di Bari San Sabino, nella Chiesa Madre di Locorotondo e presso IKEA Bari. Anche in occasione dei concerti in Puglia verranno offerti i tradizionali glögg e pepparkakor.
 
Gli eventi sono sponsorizzati da IKEA Porta di Roma, IKEA Bari e BCC Locorotondo, con il contributo del Gruppo Saab e la collaborazione di Salotto 42.
 
Programma:
 
Roma
Lunedì 12 dicembre
ore 13.00 Corteo e concerto nel negozio di IKEA Porta di Roma
ore 19.00 Piazza di Pietra, corteo e concerto con degustazione di glögg e pepparkakor (bibita calda speziata e biscotti speziati)
 
Martedì 13 dicembre
ore 17.00 Corteo e concerto nella Chiesa di Santa Lucia, Circonvallazione Clodia 133
 
Torino
Lunedì 12 dicembre
ore 18.00 Corteo e concerto a Villa della Regina, Strada Santa Margherita 79
Martedì 13 dicembre
ore 11.00 Corteo e concerto all’Ospedale Infantile Regina Margherita, Piazza Polonia 94
ore 19.00 Corteo e concerto al Mercato Centrale, Piazza della Repubblica 25
 
Bari
Mercoledì 14 dicembre
ore 17.00 Corteo e concerto nel negozio di IKEA Bari
ore 20.00 Corteo e concerto nella Cattedrale di Bari San Sabino
 
Locorotondo
Giovedì 15 dicembre
ore 20.00 Corteo e concerto nella Chiesa Madre di Locorotondo
 
 
 
Santa Lucia è originaria di Siracusa ed esistono diverse versioni in merito a come questa tradizione sia arrivata dall’Italia in Svezia. Sappiamo che l’aristocrazia settecentesca svedese introdusse questa tradizione che prevedeva che la figlia maggiore vestisse i panni di Lucia e servisse la colazione a letto ai genitori la mattina del 13 dicembre. Ora si festeggia Santa Lucia davvero dappertutto, all’alba del 13 dicembre migliaia di bambini e adolescenti illuminano il buio invernale con canti, dolci e candele. In ogni angolo del Paese, nelle famiglie, scuole, asili, uffici, negozi, ci si riunisce per ascoltare le incantevoli melodie natalizie e per festeggiare la luce in attesa del Natale. Il corteo di Santa Lucia arriva anche nelle prigioni, negli ospedali, nelle case di riposo e in altri luoghi in cui la mobilità è più difficile. È proprio questa l’idea di Santa Lucia: non bisogna cercarla, viene lei ovunque, e porta la luce dove c’è il buio.
 
L’ambasciata svedese invita tutti a seguire e a partecipare ai festeggiamenti della Santa Lucia svedese anche su Facebook e #santaluciasvedese
 




Presepe alla ribalta a Bologna

A Bologna, per le festività natalizie 2022-2023 si rinnova il tradizionale appuntamento espositivo con l’arte presepiale che i Musei Civici d’Arte Antica, in collaborazione con il Centro Studi per la Cultura Popolare, promuovono per valorizzare questa particolare espressione plastica di devozione che nella città felsinea, a partire dalla tarda età barocca, ebbe un qualificatissimo centro di produzione in cui anche artisti affermati si cimentarono con la produzione di statuine.
La mostra Un presepe “esemplare” di Pietro Righi (Bologna, 1772-1839) – visibile dal 14 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023 presso il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini con ingresso gratuito – consente di ammirare un inedito gruppo presepiale della Natività in terracotta dal modellato di notevole qualità, proveniente da collezione privata. Sul retro della scultura in terracotta è chiaramente leggibile una scritta tracciata sulla creta fresca, prima della cottura: «Pietro Righi/ Fece/ L’anno 1826/Li 4 ottobre/n° 5».
 
L’esposizione della scultura per la prima volta al pubblico si fa occasione per riunire, in stretto dialogo fra loro, altri due esemplari di mano dello stesso Righi aventi la medesima materia e tipologia iconografica, già presenti nella ricca collezione di antichi pezzi presepiali bolognesi conservata nel museo.
 
Così affiancati, i tre pezzi rappresentano una testimonianza significativa della statuaria da presepe realizzata da questo abile artista-artigiano, esponente di una generazione erede dei grandi maestri plasticatori bolognesi quali Giuseppe Maria Mazza (1653–1741), Angelo Gabriello Piò (1690-1770) e Filippo Scandellari (1717-1801). Pur non raggiungendo il livello qualitativo della più alta tradizione presepistica, egli si distinse nella produzione seriale a stampo dei presepi accessibile a tutti i ceti sociali, infondendovi l’ispirazione tratta dall’operato dei maestri della scultura che insegnavano all’Accademia di Belle Arti, dove svolse l’incarico di bidello.
 
La mostra è accompagnata da testi di Fernando e Gioia Lanzi e Antonella Mampieri.
 
La Natività inedita di Pietro Righi
 
Il gruppo presepiale emerso, che va ad arricchire il catalogo di Pietro Righi, rappresenta la Vergine, san Giuseppe e il Bambino, con l’asino e il bue nella greppia/mangiatoia, figure che tipicamente venivano realizzate singolarmente per poi essere assemblate su di una base, a creare composizioni lievemente variate. Si tratta di una composizione esemplare, probabilmente parte centrale di una scena più ampia, comprendente altri personaggi a completamento della rappresentazione presepiale.
 
La figura della Vergine fa corpo con la mangiatoia, in una forma che è quasi una firma dei plasticatori del presepio bolognese: non si tratta qui della semplice greppia a rastrelliera, ma paglia e fieno sono posti su di un recipiente rettangolare, realizzato con giunchi o rami intrecciati, come si vede bene nel lato posteriore della composizione, e come si vede pure in molti dipinti – per esempio nell’affresco con la Natività di Vitale da Bologna, un tempo nella chiesa di Mezzaratta, ma ora esposta nella Pinacoteca Nazionale cittadina -, in cui appunto è posto il cibo per gli animali, che la riempie completamente e deborda. Posto sopra, avvolto in fasce, giace il Bambino, e le fasce sono il segno indicato ai pastori dall’angelo annunciante. A fianco, e alle spalle del Bambino, si affaccia l’asino. La Vergine, figura della Chiesa, e il Bambino, sono significativamente il punto culminante della composizione: la Vergine, in atteggiamento tenero e protettivo, mostra il Figlio porgendolo delicatamente all’adorazione di san Giuseppe, e degli altri, che questo gruppo presuppone. Giuseppe, seduto accanto e più in basso, con le mani giunte all’altezza del cuore, volge il capo al Bambino che la Madre gli presenta e lo fissa intensamente, in adorazione. Ai piedi della Vergine, il bue, con una torsione robusta e suggestiva del collo, volge il capo verso il Bambino: asino e bue rappresentano i popoli che lasciano le religioni tradizionali per volgersi al Figlio di Dio incarnato, che, nell’Eucaristia, si farà cibo per gli uomini. Nella parte posteriore, il gruppo evidenzia data e numerazione della figura. Il numero progressivo di produzione 5 indica chiaramente che si tratta di un’opera seriale, mentre la data 4 ottobre 1828, incisa prima di inviare a cottura il pezzo, sottolinea la petronianità esemplare di Pietro Righi e della sua opera coincidendo con festa del Patrono san Petronio. (Gioia e Fernando Lanzi)
 
Pietro Righi (1772-1839)
 
Negli anni Novanta un plasticatore anonimo, di cui si conoscevano diversi gruppi da presepe simili, venne identificato come Pietro Righi, grazie al rinvenimento da parte di Stefano Tumidei della sua firma. Attorno a quel gruppo firmato, ripetuto in moltissime varianti con l’uso degli stampi, è stato possibile ricostituire negli ultimi anni un corpus piuttosto ricco e in continuo aumento, anche grazie ad occasioni come questa, che permette di presentare al pubblico un nuovo esemplare.
Pietro Righi nasce a Bologna il 30 aprile 1772, da Francesco e dalla sua seconda moglie, Anna Livizzani. La famiglia Righi era originaria di Gaggio Montano e il padre di Pietro si era trasferito a Bologna per esercitare con maggior profitto la professione di medico. Dopo la sua morte, nel 1786, i cinque figli ancora minori furono allevati dalla madre con l’aiuto dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi. Iniziò a lavorare in una fabbrica di maioliche in via San Vitale, dove produceva statuette e dipingeva stoviglie. La sua attività si concentra solo in un secondo momento sulla produzione artistica, che ha per oggetto statuette di soggetto sacro e profano. Allievo dell’Accademia Clementina dal 1795 al 1798, Righi aveva seguito le lezioni di scultura di due grandi artisti neoclassici, Giacomo Rossi prima, e poi Giacomo De Maria. Nel 1804 sposa Maria Spinelli da cui avrà tre figli, di cui uno, Francesco, sarà il padre del celebre fisico Augusto. Nel 1811 diviene bidello dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, incarico che terrà fino alla morte e che gli permetteva di esercitare l’attività di plasticatore con maggiore libertà, garantendogli uno stipendio fisso mensile. Pietro morirà a Bologna il 18 maggio 1839. Abitava in Borgo San Pietro.
Il prototipo del gruppo tradizionale creato e replicato da Pietro Righi, del quale è riemersa di recente sul mercato antiquario la prima copia numerata, si compone di un insieme di singole statuine, realizzate a stampo e fissate tra loro con la barbottina.
 
Il gruppo base è costituito dalle figure della Madonna col Bambino, di san Giuseppe, dell’asino stante e del bue accosciato. A questo nucleo principale sono spesso accostati pastori e pastorelle, angeli e bambini. Sono attualmente conosciuti, oltre al gruppo del Museo Davia Bargellini con la Sacra Famiglia ed un pastore inginocchiato che si toglie il turbante, quello esposto nel 2014 da un collezionista privato, attualmente in comodato gratuito presso lo stesso museo, che
rappresenta un esempio ben conservato di questa versione più semplice. Della stessa versione ho reso noto anche un esemplare nella collezione Guandalini di Modena, il primo esemplare firmato e numerato che ho potuto conoscere , che porta il numero 6 e la data 1829.
 
A questo nucleo si possono aggiungere quello della parrocchia di Santa Caterina di Strada Maggiore, datato 1829, quelli del Museo d’Arte Sacra di San Giovanni in Persiceto, delle chiese di Castagnolo e di San Matteo della Decima. Ma si tratta solo di una parte dei gruppi conosciuti, tra varianti, repliche e copie semplificate di diversi livelli qualitativi. Tra i gruppi conservati da enti pubblici ne figura uno presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, datato 1825, uno presso il Museo Civico “Andrea Tubino” di Masone (GE) e uno presso il Museo Diocesano di Arte Sacra di Faenza. Il bel gruppo di molte figure dei Musei Civici di Modena, accostabile a quello di Santa Caterina di Strada Maggiore, mostra la Madonna protesa ad abbracciare il Bambino sotto una capanna composta da una tenda tesa tra due pali, quasi un rifugio di fortuna. Un’idea mutuata dal gruppo inventato da un altro scultore bolognese che in questi anni frequenta l’Accademia, Giovanni Putti. Siamo dunque in grado di individuare al momento due tipologie di presepe realizzate da Righi, una che si ricollega al gruppo ridotto del tipo Davia Bargellini, dove la Madonna, seduta accanto alla mangiatoia, è posta di profilo e tiene tra le braccia il Bambino rivolgendosi verso san Giuseppe, il bue è accosciato davanti a lei e guarda verso l’alto, l’asino è in piedi dietro la mangiatoia e san Giuseppe, seduto, si gira verso la Madre e il Bambino con le mani giunte. Un secondo tipo più complesso, con la tenda sotto la quale la Madonna si protende tenendo tra le braccia il Bambino, san Giuseppe è seduto ma con le braccia libere, il sinistro disteso lungo il corpo, il destro raccolto sul ginocchio; il bue ripete la posa del gruppo precedente, mentre l’asino, non sempre presente, è in piedi dietro la Madonna. La fortuna di questa seconda versione è testimoniata anche da alcune produzioni di minor formato e di qualità molto modesta, quasi in sermo humilis, ma dove le figure sono però chiaramente derivate da quelle inventate da Righi, sulla scorta di Giovanni Putti. Lo dimostrano molto bene i due gruppi ora in comodato gratuito presso il Museo Davia Bargellini e provenienti da una collezione privata. Qui le figure, tozze, visibilmente realizzate a stampo, sono innegabili derivazioni popolari di un linguaggio espressivo già molto semplificato. (Antonella Mampieri).
 
 
Durante il periodo di apertura sono previste visite guidate gratuite:
venerdì 16 dicembre 2022 ore 17, con Fernando Lanzi
venerdì 23 dicembre 2022 ore 17, con Davide Scabbia
lunedì 26 dicembre 2022 ore 10.30, con Fernando Lanzi
venerdì 6 gennaio 2023 ore 10.30, con Fernando Lanzi
venerdì 13 gennaio 2023 ore 17, con Davide Scabbia
domenica 15 gennaio 2023 ore 10.30, con Antonella Mampieri.
 
SCHEDA TECNICA
Mostra
Un presepe “esemplare””di Pietro Righi (Bologna, 1772-1839), A cura di Settore Musei Civici  Bologna | Musei Civici d’Arte Antica, In collaborazione con Centro Studi per la Cultura Popolare
Sede
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna
Periodo: 14 dicembre 2022 – 15 gennaio 2023
Orari di apertura
martedì, mercoledì, giovedì ore 10-15
venerdì ore 14-18
sabato, domenica, festivi ore 10-18.30
sabato 24 e 31 dicembre ore 10-14
Natale (domenica 25 dicembre): chiuso
Santo Stefano (lunedì 26 dicembre): ore 10-18.30
Capodanno (domenica 1° gennaio): ore 10-18.30
Epifania (venerdì 6 gennaio): ore 10-18.30
Ingresso gratuito
Informazioni
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna
Tel. +39 051 236708
Facebook: Musei Civici d’Arte Antica
Instagram: @museiarteanticabologna
TiKTok: @museiarteanticabologna
Twitter: @MuseiCiviciBolo
Settore Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
 




Anbi chiede osservatorio nazionale risorse idriche e revisione direttiva quadro acque

“Istituire un osservatorio permanente sulle risorse idriche, attorno al quale far sedere tutti i soggetti interessati, superando l’attuale frazionamento decisionale che, pur essendo chiaro nell’individuazione dei compiti, manca di una regia nazionale, delegando le scelte ad ogni singola regione.”
 
A chiederlo è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) attraverso le parole del Direttore Generale, Massimo Gargano, intervenuto ad un convegno a Milano e che prosegue: “Un simile strumento già esiste in Spagna, Paese con problematiche idriche simili alle nostre e dove, però, già si trattiene in invasi oltre il 35% dell’acqua piovana, mentre noi siamo fermi all’11%. Qualche pioggia non può fare dimenticare l’inadeguatezza del nostro sistema idraulico di fronte ai cambiamenti climatici.”
 
“In merito alla realizzazione di nuovi bacini – incalza il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi – è necessario superare la sindrome del Vajont per infrastrutturare il Paese di fronte ad un’evidente crisi climatica, che ci sta facendo vivere la settima siccità in 19 anni, arrecando solo nel 2022, oltre 6 miliardi di danni all’agricoltura, che produce cibo. Il Piano Laghetti multifunzionali, proposto da ANBI e Coldiretti nel segno della sostenibilità, risponde a questa esigenza, dimostrando l’efficienza progettuale dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, la cui capacità operativa è anche testimoniata dai cantieri aperti in tutta Italia per circa 4 miliardi di fondi pregressi. Tutto questo deve essere inquadrato in una più incisiva presenza italiana in sede comunitaria, dove bisogna puntare ad una revisione della Direttiva Quadro Acque che, varata nel 2000 nel sostanziale disinteresse dei rappresentanti italiani, risulta oggi inapplicabile nel nostro Paese senza pesanti conseguenze sull’assetto territoriale ed ambientale.”
 
“Alla politica chiediamo di superare l’incoerenza fra sensibilità dichiarate ed azioni conseguenti, ad iniziare dalla necessità di approvare la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo – conclude il DG di ANBI – Serve una visione, che abbia il territorio al centro, perché 1 euro speso in prevenzione, ne fa risparmiare 5 nella conta dei danni oltre all’ingiustificabile tributo in vite umane. In Italia come in Europa serve una nuova cultura dell’acqua per evitare di essere travolti dalle conseguenze della crisi climatica. La dimostrata efficienza del sistema irriguo Irriframe e la prossima certificazione di sostenibilità idrica, denominata  Goccia Verde, sono un contributo di ANBI in questa direzione.”
 
 
 
 




Banca Popolare del Lazio, “Banca blu” e Popolare Valconca, operazione andata a male: si salvi chi può ancora uscirne a testa alta

Passata la buriana del 20 novembre, domenica che rimarrà nella memoria per molto tempo, è ora il momento di una più attenta riflessione sul perché sia accaduto che i soci di una “Banchetta” la Valconca, messa con le spalle al muro dalla stessa Banca D’Italia che in maniera definita da molti come strumentale faceva arrivare segnali di un imminente commissariamento, hanno avuto l’ardire di ribellarsi all’abbraccio della grande Banca Popolare del Lazio.

Probabilmente i soci irriconoscenti verso la grande mamma del Lazio, fortemente spalleggiata dalla vecchia (e forse obsoleta) nonna Banca D’Italia, si sono accorti che l’abbraccio era mortale, ed allora devono aver pensato “se si deve morire che ciò avvenga con onore con la schiena dritta e con la consapevolezza di essere morti in battaglia, senza aver ceduto ai “messaggi subliminali” della Banca D’Italia ormai confinata a regista ombra di operazioni sbrindellate che diminuiscono il numero delle Banche in Italia, probabilmente non avendo la capacità di controllarle tutte, qualunque sia il prezzo che gli investitori vengono chiamati a pagare e chiunque sia l’artefice di queste sciagurate manovre.”.

I riottosi soci della Banca Popolare Valconca, che non hanno inteso recitare la parte che un copione già scritto aveva loro assegnato, hanno dunque ritenuto probabilmente, per nulla dignitosa l’offerta formulata dalla Banca Blu (denominazione che a noi ricorda più i pupazzetti di un noto cartone animato), che li relegava al ruolo di sotto-comprimari con un misero 7% del capitale della Banca Blu. Un’operazione messa in piedi dai soliti squali della finanza che, forti di avere alle proprie spalle la madre di tutte le Banche (d’Italia), hanno offerto di scegliere se essere dilaniati dalle loro mascelle oppure da quelle della nonna; facendo credere che il loro morso sarebbe stato più dolce.

Coraggiosi quei soci che senza rimanere anonimi hanno avuto la forza di esprimere liberamente la loro volontà nonostante le pressioni subite ed i rischi a cui si sono esposti. Si sono battuti per la loro libertà e non si può che avere un plauso da tutti coloro che si ritengono uomini liberi.

Al contrario dei soci della Banca Popolare del Lazio che liberi di sicuro non lo sono, basta considerare che i molti o pochi dissenzienti hanno dovuto operare in forma anonima, definendosi impropriamente soci coraggiosi. Coraggiosi sono i soci della Valconca!!!!

Vogliamo sperare che la votazione del 20 novembre non rimanga senza effetti, quale arido esempio della pochezza della nostra organizzazione sociale, che definire civile risulterebbe essere un eufemismo.

Come potrà giustificare di rimanere nel proprio ruolo e non dare immediate dimissioni il direttore Dario Mancini ed il presidente Fabio Ronci dalla Banca Valconca, con tutto il consiglio del quale è componente anche il magnifico notaio Edmondo Maria Capecelatro, anche presidente delle Banca Popolare del Lazio, nonché Vice presidente della Banca blu, alla faccia del rispetto delle numerose norme di legge e di opportunità (interlocking) che hanno tutti contribuito a preparare il lauto pranzo per i padroni della Bplazio.

Come potrebbe non essere interpretato quale voto palese di sfiducia nel ruolo da loro ricoperto, la votazione contraria del 20 novembre su un argomento strategico di tale portata straordinaria. Come non tener conto dei comunicati fatti per favorire un voto favorevole a firma di tutto l’organo amministrativo e come non tener conto delle dichiarazioni del direttore generale che con non poca dose di equilibrismo passava da una posizione all’altra a seconda delle situazioni affermando dapprima che la banca era in buona salute, in seguito che pur essendo in buona salute per poter continuare a esistere non poteva prescindere dall’essere fagocitata dalla Bplazio attraverso la Banca blu, ed in seguito dopo la votazione del 20 novembre sostento che la Banca aveva la forza di procedere da sola!! Quale il futuro di Valconca con una simile classe dirigente??

Un discorso a parte merita il dottor Capecelatro, noto a queste pagine per le sue strepitose azioni a tutela dei propri interessi professionali nella veste di notaio anche quando comportavano effetti negativi sulla Banca di cui era amministratore, per chi non ci avesse seguito vi rimandiamo alle puntate sui casi Ladaga, Di Giacomantonio, Ciarla e chissà quanti altri. Il Presidente della BPlazio, nonché Vice presidente della Banca blu, Dott. Capecelatro, per garantirsi una positiva votazione da parte di quelli che riteneva essere soci mollaccioni della Valconca, pensando di avere a che fare con soci simil-Bplazio, prendeva posizione all’interno del Cda della Valconca nel ruolo di consigliere ma certo non un consigliere qualunque, bensì un consigliere che era anche Presidente della banca Bplazio, nonché Vice presidente della Banca blu, che stava per fagocitare la Valconca stessa; chi avrebbe contraddetto il consigliere/presidente/vicepresidente che un domani, come nel risiko e nelle sue intenzioni sarebbe stato il padrone assoluto??

Avevamo già sollevato un problema di violazione delle norme in tema di interlocking/incastro, ma evidentemente l’affermazione del Giolitti secondo il quale per i nemici le norme si applicano e per gli amici si interpretano è sempre attuale.
Non c’è dubbio, per ciò che abbiamo scritto nel corso degli ultimi anni, che ci siano buoni, anzi ottimi amici alla Banca D’Italia, ne costituisce dimostrazione la mancata sanzione personale a seguito dell’ispezione del 2018, perfino per coloro che in seguito sono stati rinviati a giudizio; non un semplice pisolino giustifica tale comportamento di Via XX Settembre bensì un letargo dal quale neanche il Principe sarebbe capace di risvegliare.

Vale in ultimo una considerazione di umano e civile senso della convivenza e che prescinde da ogni norma di legge: se l’incorporazione era così favorevole a entrambi gli istituti e così trasparente da non costituire un problema di consenso, per quale motivo il notaio-presidente-vicepresidente e consigliere Edmondo Maria Capecelatro sentiva l’esigenza di controllare dall’interno la acquisenda Banca Valconca, era opportuno che rivestisse il ruolo di consigliere nella Valconca dovendola di lì a poco amministrare quale Presidente? Una questione di opportunità e di prudenza avrebbe consigliato di rimanere al di fuori del processo di fusione almeno fin quando non si fosse compiuto; probabilmente un rischio che non potevano permettersi di correre in BPlazio e che hanno al contrario meritatamente subito.

Veniamo alla posizione della Banca blu, quest’ultima Presieduta dal Prof. Cesare Mirabelli già Presidente della Corte Costituzionale, proprio lui che con la sua presenza si è prestato a dare una ripulita alla malandata immagine dei noti Capecelatro/Lucidi/Romagnoli da noi più volte bacchettati con le note inchieste pubblicate (Protercave/Ampla/Natalizia ..), e che ora dovrà assumere le consequenziali decisioni per essersi prestato al gioco di questi bambini capricciosi ai quali la mamma non ha comprato la banca Valconca.

Ci siamo sempre chiesti se il Prof. Mirabelli fosse consapevole del reale motivo per il quale fosse stato scelto a presiedere la Banca blu, non a caso non gli è stata offerta la poltrona di Presidente della BPlazio che vista la sua caratura avrebbe meritato di ricoprire senza essere comprimario di personaggi quali il Dott. Capeceltro e/o il Ragionier Lucidi.

Dopo essersi esposto così tanto nel progetto di fusione ed essere stato mandato all’arrembaggio di una nave che non è riuscito a pirateggiare, dovrebbe avere più chiara la reale motivazione per la quale veniva relegato al ruolo di Presidente di una controllata delle BPlazio, oggi sicuramente ha tutti gli strumenti per comprendere di aver difeso gli indifendibili ed essere stato chiamato, non certo per le sue indubbie capacità e competenze, bensì solo per il ruolo di prestigio ricoperto.

Ebbene Prof. Mirabelli Cesare, se proprio riconoscesse di non avere le capacità e le qualità morali di combatterli, oggi che non può non comprendere di essere stato usato, dimostri di aver meritato il prestigioso ruolo da Lei ricoperto e con un ultimo bagliore di orgoglio dia le proprie immediate ed irrevocabili dimissioni dissociandosi apertamente dai personaggi che pure ha accompagnato per un breve quanto errato percorso di vita ed ai quali non chiederemo le dimissioni perché siamo sicuri che sono diversi da Lei.

Faccia in modo che le sue dimissioni creino un effetto domino che liberi la popolazione dei soci della BPlazio dall’oppressione e consenta loro di esprimere liberamente le loro volontà nella sede assembleare. Venga consentito ai soci di eleggere i propri amministratori senza il condizionamento di un voto palese che deve essere espresso da molti dipendenti, altrettanti soci affidati senza garanzie e solo pochi soci privi di reali condizionamenti.
Siamo sicuri che con un voto a scrutinio segreto, di cui si è persa traccia almeno negli ultimi 50 anni, la gran parte degli odierni amministratori verrebbero mandati a casa.

Certamente questi odierni amministratori della BPlazio non verranno ricordati nei decenni a venire quali lungimiranti e buoni amministratori, ben distanti dalla solidità che il vecchio Presidente Mastrostefano, troppo velocemente archiviato, aveva dato alla BPLazio e che merita ben altro riconoscimento.

Per quello che abbiamo avuto modo di conoscere il Vecchio Presidente aveva creato una piccola grande banca, da tutti rispettata nell’ambiente bancario ed in quello delle Popolari in modo particolare, con un percorso di lenta ma costante crescita; oggi i nuovi amministratori, dopo aver rinnegato il lavoro del loro predecessore, nel tentativo di fare una grande banca hanno fatto piccola la BPlazio da tutti derisa per la gran brutta figura fatta con la votazione del 20 novembre 2022.

Nonostante il breve tempo trascorso, lontani sono i tempi in cui la BPlazio primeggiava in tutte le classifiche nazionali tra le primissime banche italiane, oggi di tutto ciò rimane il ricordo di una Banca del territorio, vicina agli imprenditori ed alle famiglie che in quel territorio cercavano di migliorare la qualità della propria vita.

Oggi non c’è neanche più la speranza di ricostruire una realtà che il territorio in breve tempo ha ormai perduto, consegnandola nelle mani di soggetti che non hanno una visione che non sia quella di appagare il loro desiderio di onnipotenza trascurando le reali esigenze degli investitori che hanno visto scendere in picchiata il valore delle loro azioni da circa euro 40,00 agli attuali euro 17.00 con un trend in discesa inarrestabile e che certamente non si gioveranno della votazione del 20 novembre.




Maltempo Castelli Romani, Prenestina e Tiburtina: allagamenti, alberi caduti e persone intrappolate in casa

Nella notte tra il 21 e 22 novembre sono stati effettuati circa 80 interventi dalle squadre VVF a causa del maltempo. Le zone più colpite sono quelle dei Castelli Romani, Prenestina e Tiburtina , dove si è intervenuti per richieste legate a tipologie di interventi quali alberi e/o rami pericolanti ,insegne pericolanti, allagamenti e danni d’acqua in generale .

Si sta operando presso via del Passo della Sentinella, a Fiumicino (Idroscalo), dove il personale del Nucleo Sommozzatori con ulteriori 4 squadre in supporto ed il mezzo anfibio,stanno provvedendo al recupero di alcune persone rimaste intrappolate nelle loro abitazione a seguito di allagamenti.Seguiranno aggiornamenti.




Banca Popolare Valconca, salta la fusione col gruppo Banca Popolare del Lazio: l’analisi di un clamoroso “no”

Blu Banca offriva come biglietto da visita azioni svalutate che oggi ammontano a circa 17 euro cadauna contro i 40 euro di qualche anno fa

È clamorosamente saltata la fusione tra la Blu Banca (gruppo Banca Popolare del Lazio) e la Banca Popolare Valconca. Messi i pro e i contro sulla bilancia (e anche il nostro giornale è uscito con diversi interrogativi sul tema) i soci con la schiena dritta hanno impedito che questo matrimonio si perfezionasse, nonostante il bene placido di Banca D’Italia che in maniera fulminea aveva benedetto l’unione e sembra così voler proseguire a recitare il ruolo da protagonista di una tra le fiabe più famose al mondo: “La bella addormentata nel bosco”. Questo perché mentre dorme o peggio ancora finge di sonnecchiare, il gruppo Bpl continua a fare un po’ come gli pare, tentando gesta che vanno oltre le più temerarie intenzioni.

Blu Banca offriva come biglietto da visita azioni svalutate che oggi ammontano a circa 17 euro cadauna contro i 40 euro di qualche anno fa quando la governance era composta da elementi con la schiena dritta che proprio per questa conformazione sono stati sbattuti fuori in favore di modellanti e accomodanti uomini mutanti (o mutandis) stampati sul modello delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo.

Il 50,44 per cento dei soci, pari a 3.586.255 azioni, si è espresso contro la fusione, mentre il 46,74 per cento, pari a 3.323.169 azioni, a favore

«Si tratta di una vittoria abbondante – ha spiegato l’ex presidente Valconca Gianfranco Vanzini in un articolo di Corriere Romagna, contrario al progetto di fusione –. Con questo voto abbiamo sventato la morte della Banca Popolare Valconca. Ora vedremo se riusciamo a farla continuare a vivere», e sull’attuale Cda aggiunge: «Vedremo quali scelte prenderanno, se non faranno nulla oppure si dimetteranno. Certamente, almeno una riflessione dovranno farla».
E adesso Banca d’Italia come si muoverà? Il 5 ottobre scorso aveva rilasciato l’autorizzazione all’operazione di fusione e ora, terminata l’assemblea straordinaria dei soci e raccolto il sonante NO, chissà se la strada indicata verrà definitivamente archiviata (ricordiamo che la fusione era vista da tutti, direttore generale della Valconca Dario Mancini in testa, come l’unica possibile soluzione per dare un futuro alla Valconca).

Ebbene i soci Valconca, diversamente dai tanti Bpl, non hanno digerito la palese malconvenienza del cambio con le azioni Blu Banca. L’ex Vanzini ha spiegato chiaramente come con la fusione, il 93 per cento del capitale sarebbe stato di proprietà dei soci della Blu Banca, mentre ai soci dell’istituto di credito morcianese, sarebbe rimasto un 7 per cento. Un rapporto che si sarebbe senz’altro ripercosso sui dividendi futuri.

Nel frattempo a Mancini sembra non restare altro che addrizzare il tiro. Lui che due anni fa decantava la sana gestione Valconca e il bilancio in buona salute, lui che prima della fusione parlava di situazione compromessa a tal punto da vedere nella fusione la sola via d’uscita. Le sue prime parole a caldo dopo aver incassato la sonante stangata dai soci sono state: «La fusione non è passata e andremo avanti con le nostre forze». (Sicuramente la Valconca andrà avanti ma più di qualcuno non disdegna un periodo di commissariamento letto quasi come il classico periodo di riflessione tra due ex innamorati che preferiscono non rincollare i pezzi di una relazione ormai rotta. Mancini per mantenersi almeno apparentemente coerente ha aggiunto «Il fronte del no ha prevalso ma senza un motivo. Evidentemente la trasparenza non ha pagato. Andremo comunque avanti con forza».

E il presidente della Bpl Capecelatro che si era già “apparecchiato” nel Cda Valconca nonostante l’evidente conflitto d’interessi che cosa farà? Assaporato il pre aperitivo, non ha potuto apprezzare le portate più ricche… i soci hanno tenuto ben salde le redini di una banca che vuole mantenere la propria autonomia senza essere fagocitata da chicchessia o da certi strani soggetti il cui modus operandi poco trasparente è stato già messo nero su bianco in un verbale stilato, sembrerebbe obtortocollo, da Banca d’Italia che ha bacchettato la governance Bpl senza prendere provvedimenti concreti per “punire” gli errori commessi dai singoli. Anzi c’è anche chi aveva il dovere di investigare ma ahinoi, invece, ha trovato un posto sicuro in banca per il suo pupillo. D’altronde non è la prima volta che lo diciamo: «I figli so’ piezz’e core».




Turismo, l’Italia protagonista al Finnish Travel Gala 2022

L’Italia è stata protagonista al Finnish Travel Gala 2022, Gala Finlandese del Turismo vetrina annuale dell’industria del turismo finlandese.  Al Bel Paese è stato infatti riconosciuto il prestigioso titolo di “destinazione internazionale dell’anno” con la seguente motivazione: “Cos’è  l’Italia? Meraviglie architettoniche, capolavori artistici e artigianali, interpretazioni operistiche mozzafiato, appuntamenti culturali, storia, cucina e vino, spiagge, monti, paesaggi suggestivi, borghi quieti e città pulsanti vita senza sosta. C’è qualcosa che non si può ammirare in Italia? Un Paese dove riesci sempre a scoprire qualcosa di nuovo ed interessante, per tornarci ancora e ancora”.
 
Il premio è stato ritirato dal Consigliere dell’Ambasciata d’Italia a Helsinki Paolo Bonissone insieme ad Anna Andersson, responsabile della Sede ENIT Stoccolma, con competenza su tutta l’area scandinava; testimonia non solo della generale ammirazione del turista nordico per le bellezze dell’Italia, ma anche della capacità di attrazione dell’amplissima offerta italiana, che fa del nostro Paese una destinazione privilegiata per l’industria turistica finlandese. Non a caso il “Finnish Travel Gala” e’ l’evento di maggior richiamo organizzato annualmente da SMAL, associazione di categoria del settore turistico nazionale che raccoglie circa 180 operatori turistici finlandesi.
 
Dopo due anni di pausa, il Gala Finlandese del Turismo, tenutosi ad Helsinki, ha nuovamente premiato aziende, operatori e destinazioni turistiche meritevoli e popolari.
Il Gala, tenutosi a Little Finland, Helsinki, è stato organizzato da Smalser Oy, una società di servizi della Finnish Travel Association (SMAL) associazione finlandese degli operatori turistici ed ha riunito 400 professionisti del turismo nazionale e internazionale per celebrare la ripresa del turismo dalla pandemia, ma anche per tastare come le sfide politiche ed economiche si riflettano nelle diverse attività del settore. La serata è culminata con l’annuncio dei vincitori di nove diverse categorie di premi. I vincitori di ogni categoria sono stati selezionati sulla base di menzioni quantitative del pubblico e di un punteggio qualitativo della giuria del Gala.  Il  Gala mira a sottolineare l’importanza dell’industria del turismo nella società finlandese, sia come fonte di occupazione e stimolo economico, sia come fornitore di esperienze e facilitatore della vita quotidiana delle persone che viaggiano per lavoro e turismo. Prima della pandemia, il settore rappresentava il 2,7% del PIL finlandese e impiegava 154 100 persone in tutta la Finlandia.
 
Le categorie e i vincitori del Finnish Travel Gala 2022 sono stati i seguenti:
Innovazione turistica dell’anno – Sauna artistica dei Musei Serlachius
L’esperienza di viaggio o di servizio più memorabile dell’anno – Conduttori VR
Influencer turistico dell’anno – Adalmina’s Adventures
Azienda di trasporto dell’anno – Viking Line Abp
Fornitore di alloggi dell’anno – Hotel Alma
Destinazione nazionale dell’anno – Helsinki
Destinazione di viaggio internazionale dell’anno – Italia
Operatore responsabile dell’anno – Viking Line Abp – Viking Glory
Agenzia di viaggio/Tour Operator dell’anno – Oy Aurinkomatkat – Suntours Ltd Ab
 
Per ulteriori informazioni sul Gala, su tutti i candidati selezionati e sulla giuria, visitare il sito www.finnishtravelgala.fi
 




Bande giovanili. Comprendere il disagio dei ragazzi e prevenire comportamenti a rischio

L’ANCRI per le future generazioni. Contrastare il disagio psicologico dei ragazzi e prevenire i comportamenti a rischio

Negli ultimi tempi – scrive oggi il Prefetto Francesco Tagliente sul “Giornale di Pistoia” – stiamo registrando un crescente numero di minori protagonisti di atti di violenza, aggressioni, risse, e rapine anche a mano armata. Alcuni nonostante la giovanissima età hanno un pesante curriculum di violenze.Senza girarci troppo intorno con le parole – dice il Prefetto Tagliente– dobbiamo domandarci se abbiamo colto tutti i rischi che corrono i nostri ragazzi e le future generazioni. Di chi è la responsabilità di tutto questo? Cosa avremmo dovuto fare, e cosa si può ancora fare per tutelare i nostri ragazzi? Il Prefetto Francesco Tagliente e il Questore Roberto Massucci, con decenni di esperienza operativa rivolta anche alla sicurezza dei giovani, hanno rappresentato la necessità di un impianto legislativo che garantisca la “paura delle conseguenze”. “Servono percorsi provvedimentali, preferibilmente non penali, che accorcino in maniera significativa il tempo che oggi intercorre tra il fatto e la conseguenza che ad esso si connette. In sintesi è necessario rivedere gli strumenti nella cassetta degli attrezzi per scegliere la strada giusta.”

Scendendo nel dettaglio affermano che “Occorrerebbe

1. Tipizzare i comportamenti che si intende sanzionare;

2. Individuare provvedimenti sanzionatori sul piano amministrativo ovvero limitativi sul piano delle misure di prevenzione di competenza del Questore e solo in caso di recidiva prevedere sanzioni penali;

3. Varare un regolamento quadro dei comportamenti da tenere nelle scuole sulla base del quale i dirigenti scolastici possono adottare il proprio regolamento attuativo;

4. Definire mediante sanzioni amministrative immediate la responsabilità genitoriale;

5. Individuare percorsi di assistenza psicologica da affiancare ai meccanismi sanzionatori;

6. Adottare a livello nazionale un programma di cooperazione interistituzionale da calare nel rapporto sul territorio tra Dirigente scolastico provinciale e Questore in quanto Autorità tecnica di pubblica sicurezza.

“Sul punto l’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI) scendendo in campo per comprendere il disagio psicologico dei ragazzi e prevenire i comportamenti a rischio, prova a dare una risposta a cosa si può ancora fare per tutelare i nostri ragazzi nel corso di un all’incontro-dibattito sul tema “L’ANCRI per le future generazioni: comprendere il disagio psicologico per prevenire i comportamenti a rischio”, organizzato a Palermo sabato 19 novembre.Per i saluti istituzionali interverranno il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla; il Presidente della sezione ANCRI Palermo, Matteo Neri; il Presidente nazionale ANCRI, Tommaso Bove; il Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia e la Vice Prefetto Vicario di Palermo Anna Aurora Colosimo.Il dibattito sarà moderato dal prefetto Tagliente che aprirà i lavori con una relazione introduttiva sui comportamenti a rischio dei giovani con un cenno alla evoluzione del fenomeno delle gang giovanili. Interverranno poi, il Prof. Mario Rusconi, Presidente dell’Associazione Nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola di Roma; il Prof. Nicola Ferrigni, Direttore Osservatorio permanente sui giovani “Generazione Proteo”, esperto di politiche giovanili, Professore di Sociologia e Maria Carla Bocchino, Dirigente Superiore della Polizia di Stato, Delegata ANCRI alle politiche giovanili.

Per gli aspetti psicologici e psichiatrici del fenomeno, interverrà il neuroscienziato psichiatra Pietro Pietrini, professore di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica della Scuola IMT Alti Studi Lucca. È previsto anche un intervento del Prof Manlio Corselli, Professore di filosofia politica presso il dipartimento di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Università degli Studi di Palermo e del Questore di Livorno Roberto Massucci.Con questa iniziativa – scrive ancora Tagliente – l’ANCRI, che ha recentemente varato un progetto dal titolo “L’ANCRI per le future generazioni” vuole dare il proprio contributo per tentare di frenare l’emulazione dei cattivi educatori.