Le leggende napoletane raccolte in un libro a fumetti

La presentazione del volume alla libreria Raffaello il 21 maggio 2019 alle ore 18

NAPOLI – Con gli autori dialogherà l’artista illustratore e docente alla scuola italiana di Comix, Paco Desiato, e la rappresentante dell’Iplac per la Campania, la scrittrice Nunzia Gionfriddo

Leggende napoletane, scritto da Emanuele Pellecchia e Francesco Saverio Tisi, con le illustrazioni di Gianluca Testaverde, è un libro a fumetto ˗ il primo di una serie ˗ che ha come protagonista la Napoli ammantata di mistero. Sono tante, sparse nei secoli, le leggende che affollano le sue strade, i vicoli, i palazzi e i sotterranei, e che accompagnano i cittadini come ombre silenziose. In questa prima raccolta si incontrano gli appassionati e maledetti amanti Stefano Mariconda e Catarinella Frezza, dal cui amore, breve e osteggiato, ha tratto origine la storia del “Munaciello”; poi, all’interno dei Girolamini, si viene a conoscenza del novizio Carlo Maria Vulcano, perseguitato dal diavolo; infine, con un salto nei pressi di Capodichino, s’incrocia una dolce ragazza con un segreto inquietante.
Il volume sarà presentato a Napoli martedì 21 maggio alle ore 18 alla libreria di via Kerbaker 35. Con gli autori dialogherà l’artista illustratore e docente alla scuola italiana di Comix, Paco Desiato, e la rappresentante dell’Iplac per la Campania, la scrittrice Nunzia Gionfriddo.
La Phoenix Publishing, sita a via Morghen a Napoli, è diretta da Emanuele Pellecchia. Gli altri membri sono Gianluca Testaverde, editor e illustratore; Luna Cecilia Kwok, vice editor, grafica e art director; Francesco Saverio Tisi, sceneggiatore.

“Il processo di scrittura, per me, è stato lungo e articolato”, precisa Tisi. “Essendo la mia una formazione prevalentemente teatrale, ho dovuto innanzitutto imparare a governare i metodi di scrittura dapprima cinematografica e in seguito fumettistica. Inoltre, era fondamentale che i testi risultassero fedeli alle storie originali, ma fruibili a tutte le fasce di pubblico”.

“Il mio tratto è decisamente realistico e dettagliato”, aggiunge Testaverde, “e pretendo molto da me stesso in termini di qualità, anche se il tempo a volte non lo consente (ma ci provo lo stesso). Di conseguenza, ho cercato di riprodurre in maniera fedele tutte le strade di Napoli, affinché fossero riconoscibili dal lettore, così da farlo sentire ancora più immerso nella lettura e coinvolgerlo maggiormente”.

Ma come è nato questo volume? Lo si legge nella misteriosa prefazione al testo, firmata Anonimo napoletano: “Per comprendere le peculiarità alla base del progetto, bisogna fare un salto indietro nel tempo, a quel giorno freddo e piovoso di metà novembre 2016 in cui Emanuele Pellecchia telefonò a Francesco Saverio Tisi. All’epoca il progetto era fatto di pochi appunti scritti a penna su un taccuino. Mentre Emanuele descriveva la sua idea con passione, Francesco sentiva un brivido percorrergli la schiena. A partire dal giorno dopo, i due appassionati autori passarono pomeriggi a scrivere, pensare, ideare, e in poco tempo buttarono giù l’ossatura di una web serie, da sviluppare in cinque o sei episodi, ciascuno imperniato su una leggenda specifica. La prima sceneggiatura fu basata sulla storia tragica e arcana del Munaciello di cui esistono, tra l’altro, svariate versioni. Dopo qualche mese impiegato tra riprese dei primi episodi e revisioni di sceneggiatura, il progetto fu convertito in un cortometraggio comprendente due leggende principali e vari elementi di altre storie, con inserti in motion comics ideati e realizzati da Gianluca Testaverde, amico di vecchia data di Emanuele. Il contributo, fondamentale, del talento di Gianluca, fece maturare gradualmente la determinazione di ampliare il concept di “Leggende Napoletane”, introducendo l’idea di un albo a fumetti”.

“La Phoenix Publishing ˗ racconta Pellecchia ˗ nasce dalla volontà di realizzare sogni anche su carta, infatti, è una costola della Phoenix Production Srls., già azienda di produzione e noleggio video”.
Leggende Napoletane risulta più di un fumetto, è un viaggio, una guida verso un mondo di misteri, di storie tramandate di generazione in generazione. Uno sguardo innovativo nei confronti di una tradizione che sopravvive nei secoli e per questo da non perdere di vista.
“La Phoenix si propone di mantenere un’identità dal sapore originale, cinematografico e, spesso, anche controcorrente ˗ continua il direttore ˗. Il suo tratto distintivo è sicuramente quello di riuscire ad unire diversi tipi di espressione artistica, dalla narrativa alla saggistica passando per il fumetto fino al cinema”.

Qualche piccola anticipazione su progetti futuri?
“Ne abbiamo in serbo molti, e non distoglieremo l’attenzione da opere ricche di Storia e di mistero, sia in campo editoriale che cinematografico”.




Napoli, stazione dell’arte Salvator Rosa: stile ecclettico e senza tempo

NAPOLI – Da visitare la Stazione dell’arte ‘Salvator Rosa’ per chi è in vacanza nel capoluogo campano progettata dall’Atelier Mendini. La metrò dell’arte partenopea nacque da una stretta collaborazione tra architetti e artisti di livello internazionale, il progetto fu coordinato dal critico d’arte Achille Bonito Oliva ed è caratterizzata da ben due entrate, ed insieme all’area circostante costituiscono una galleria d’arte a “cielo aperto”, un ponte che dialoga con il mondo antico e l’epoca contemporanea, un immersion che i “viaggiatori” faranno nell’arte in maniera totalitaria, tra reperti archeologici e opere di artisti appartenenti alla nostra epoca.

Lo spazio urbano dell’area è concepito come palcoscenico senza confini e rendono tutta la zona un’opera d’arte e di altre opere d’arte, Alessandro Mendini definì la stazione: “è un’opera estetica globale, che coinvolge profondamente il cittadino e fa da palcoscenico alla sua vita quotidiana.”
I visitatori di Salvator Rosa sono coinvolti in un “viaggio” culturale, in un continuo dialogo tra l’arte antica e contemporanea, un percorso espositivo che trasporta i “visitatori” in altri mondi e tra le varie epoche. Fra le testimonianze artistiche del passato da fruire di notevole importanza nell’atrio sono i resti di un ponte romano, ed anche una cappella neoclassica, grazie a questi ritrovamentl vi è stata una valorizzazione dei palazzi circostanti, trasformandoli a loro volta in attrattori turistici grazie agli interventi di artisti come Mimmo Palladino, Ernesto Tatafiore, Mimmo Rotella, Renato Barisani e Giovanni Pisani.

La stazione dell’arte Salvator Rosa è caratterizzata dallo stile ecclettico e senza tempo, grazie all’uso delle antiche tecniche come il mosaico, interessante la facciata su di un palazzo realizzato dall’artista partenopeo Renato Barisani dal titolo “Origine” in mosaico vetricolor. L’artista napoletano di fama internazionale faceva parte del “Gruppo Napoletano Arte Concreta”, l’opera “Origine” sembra dialogare perfettamente con le opere dell’area di Salvator Rosa, realizzate in materiali come l’acciaio del tunnel delle scale mobili, dà la sensazione ai visitatori di essere proiettati nel futuro, mentre i vetri colorati della stazione ed i marmi dorati sembrano far viaggiare in mondi fantastici.

Fra le opere che si trovano collocati nella stazione di artisti di notevole importanza che accolgono i viaggiatori nel loro percorso di transito di Perino & Vele sono le Quattro Fiat Cinquecento dal titolo “A Subway è chiù sicura” chiarendo il messaggio poetico: ossia meglio la metropolitana dell’automobile, è più sicura, e più ecologica. Fra le opere collocate all’esterno della stazione di Salvator Rosa da fruire in maniera meditativa è la scultura dal titolo Tebe (Edipo e la Sfinge) di Augusto Perez ( Messina, 1929 –Napoli, 2000), l’artista partenopeo d’adozione e Professore dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli realizzò l’opera Tebe in bronzo dando ai visitatori un forte impatto visivo, la scultura è di carattere sepolcrale e rappresenta una figura supina con una testa leonina. Tebe (Edipo e la Sfinge) si presenta palesemente con una grande potenza espressiva ed identicativa dell’artista scomparsa nel 2000 e trova la giusta collocazione nel piazzale perché offre ai viaggiatori la possibilità di poter fruire la scultura in maniera totalitaria.

Il parco della stazione è formato da diversi livelli che conducono al piazzale dei giochi e venne progettato da Salvatore Paladino e Mimmo Paladino, sul pavimento ad intarsi in travertino su pietra lavica vi sono i giochi praticabili, il Tris, la campana e il labirinto e le sculture ludiche con colori vivacissimi di Mimmo Paladino.

Nel percorso espositivo i fruitori troveranno opere di Renato Barisani, Augusto Perez, Lucio Del Pezzo, Nino Longobardi, Riccardo Dalisi, Alex Mocika e Ugo Marano, la stazione-museo è anche ricca di installazioni realizzate da Raffaele Nappo, Enzo Cucchi, LuCa, Santolo De Luca, Quintino Scovalino, Natalino Zullo, Perino & Vele e Anna Sorgenti.

La seconda uscita è sempre progettata dall’Atelier Mendini ha al centro una guglia ricoperta dai rilievi in ceramica di Enzo Cucchi e raffigura alcune icone dell’immaginario partenopeo, a poco distante un altro simbolo della città, il Pulcinella di Lello Esposito, e alle sue spalle il palazzo che fu abitato da Giovanni Capurro, autore di “O sole mio” la facciata è arricchita da una serie di stendardi colorati e da una scenografica pioggia di raggi dorati, l’opera è stata realizzata da Mimmo Paladino.

Interessanti sono gli incontri organizzati per far conoscere le opere singolarmente con Metro Art Focus Exhibition, gli appuntamenti propongono un approfondimento culturale e sono a cura del Critico d’arte Maria Corbi e Marco Izzolino e presentano le opere della collezione d’arte contemporanea del metrò in chiave inedita da esperti e storici dell’arte.
.




World War Z, un esaltante shooter a tema zombi

Siete alla ricerca di un videogame pieno zeppo di zombi,
veloce da giocare, ma che offra anche un tasso di sfida alto, divertimento di
gruppo e con possibilità di giocare sia in modalità cooperative che
competitive? Bene, allora il titolo che state cercando è World War Z. Uscito da
qualche giorno su PC, Xbox One e PS4, il gioco è ambientato nell’universo dell’omonimo
film con Brad Pitt di qualche anno fa e dà la possibilità di vivere l’apocalisse
zombi vestendo i panni di uno dei 16 sopravvissuti disponibili. Ma veniamo al
dunque, World War Z fa breccia nel cuore dei videogiocatori online, ispirandosi
alla lontana a produzioni ben più blasonate, come Left 4 Dead, ma le
arricchisce di contenuti e modalità per vivere al meglio il gameplay di gruppo.
Vi diciamo questo in quanto il titolo è valido se giocato in solitaria, ma dà
il meglio di se quando si affronta in compagnia di altri tre amici. World War Z
è uno sparatutto in terza persona che racconta gli apocalittici scenari
post-pandemici delle principali capitali mondiali attraverso gli occhi di
persone comuni che cercano di sopravvivere all’epidemia. Nei loro panni, i
giocatori devono superare ostacoli, imprevisti e un fiume inarrestabile di
zombi per avere finalmente salva la pelle. Tralasciando la parte puramente narrativa,
che in questo caso funge puramente da contorno, il giocatore viene coinvolto in
una serie di scontri adrenalinici enfatizzati dall’epicità di una battaglia
impari contro quelle stesse orde di infetti inferociti che caratterizzano la
pellicola cinematografica. Il focus della produzione è indubbiamente questo, e
lo si nota maggiormente spulciando tutti gli aspetti articolati di un gameplay
poco pretenzioso, che mette davanti a ogni cosa l’azione e il divertimento.

Ogni capitolo presenta degli scenari più o meno grandi
divisi per micro-aree in cui si respingono le ondate di zombi, giungendo infine
alla parte dove bisogna difendere per qualche minuto una zona di interesse così
da poter accedere, finalmente, al rifugio sicuro successivo o alla via di fuga.
A rendere ancora più complessa l’avventura dei survivors ci sono alcune creature
potenziate, pensate per costituire una minaccia maggiore da non prendere
assolutamente sottogamba: i corpulenti poliziotti in tenuta antisommossa, chiamati
tori, fanno una caricano il giocatore per poi sbstterlo ripetutamente a terra
fino a ucciderlo, gli screamer sono letteralmente degli urlatori che attirano
l’attenzione degli altri zombi generando ondate più numerose, mentre i lurker
spuntano da dietro gli angoli mirando direttamente alla giugulare. Queste
figure sono un modo pensato presumibilmente per scoraggiare il gioco
individuale e per favorire il gioco di squadra. Da un lato, infatti, queste
presenze riescono a rendere il gameplay più variegato e dall’altro rappresentano
un fastidiosissimo ostacolo verso la libertà. A variare questa struttura che,
alla lunga, potrebbe risultare troppo ripetitiva ci sono diversi livelli di
difficoltà che aumentano il livello di sfida al fine di rigiocare gli scenari
in cooperativa. Fuoco amico, munizioni e cure inferiori, potenza degli infetti
maggiorata e l’assenza del radar infatti rendono il completare ogni capitolo,
ai massimi livelli, un vero e proprio incubo. Solo un team di giocatori davvero
organizzati e molto coeso può riuscire a completare World War Z al livello più
difficile.

Uno degli aspetti meglio riusciti della produzione riguarda
la caratterizzazione dei personaggi. Essa è stata pensata seguendo un semplice
schema di suddivisione per skin e background narrativo. Ognuno dei sedici
personaggi presenti nel gioco può essere selezionato secondo l’ambientazione di
appartenenza e non inficia, in alcun modo, sulla selezione della classe da
giocare nello scenario designato. La parte interessante emerge proprio grazie a
quest’ultimo elemento, se non altro perché ognuna delle classi disponibili nel
gioco, per un totale di sei, ha una discreta utilità se adoperata in simbiosi
coi membri del team. Avere un medico in squadra garantisce un maggior indice di
sopravvivenza, specialmente perché a un determinato livello può sbloccare
interessanti abilità per la cura del party, finanche dimezzare i tempi di
recupero con cui quest’ultimo può rianimare i compagni. Il macellaio, invece, è
ottimo per le uccisioni corpo a corpo, ma non disdegna l’utilizzo di gadget
utilissimi contro i nemici speciali, dato che in dotazione vanta un particolare
taser capace di immobilizzare anche una piccola orda di zombi. Nei momenti più
“affollati” l’utilizzo di uno tra i tanti gadget disponibili, utilizzabili a
seconda della classe scelta, garantisce un buon livello di sopravvivenza, a
patto che come al solito funzioni prima di tutto la comunicazione nel gruppo di
gioco. Il titolo offre anche la possibilità di “livellare” le singole armi e
sbloccare interessanti potenziamenti che si renderanno indispensabili ai
livelli di difficoltà maggiori. Il level up dei personaggi segue il solito
sistema reiterato per questo genere di giochi e concede, al raggiungimento del
nuovo livello, la possibilità di sbloccare un’abilità spendendo la valuta in
game guadagnata alla fine dello scenario. Chiaramente all’inizio è bene
scegliere una classe preferita da implementare, se non altro perché potrebbe
risultare molto più utile potenziare prima un’arma al massimo piuttosto che
sbloccare dei talenti utili in una fase successiva. Potenziare più classi
regala al giocatore un discreto divertimento in qualunque scenario, se non
altro perché magari ha più senso giocare un medico nelle retrovie, così da
curare i compagni quando necessario, mentre demolitori e macellai possono
divertirsi a rompere le fila degli zombi. Da notare che oltre alle armi base,
suddivise per livelli di danno, ci sono anche delle armi speciali che possono
compiere delle vere stragi in massa di zombi, chiaramente per un lasso di tempo
molto breve dato che i colpi non possono essere ricaricati nelle stazioni
dedicate alle armi standard. Quando ci si trova per le vie di uno dei 4 scenari
disponibili, uno dei punti di forza di World War Z è il comportamento dello
sciame di zombi. Centinaia di singoli non morti si lanceranno a capofitto verso
la posizione del giocatore e in determinati frangenti si accatasteranno
furiosamente uno sull’altro per scavalcare muri e ostacoli. In queste occasioni
il giocatore dovrà organizzare una strenua difesa trovando equipaggiamento
difensivo particolare come filo spinato, pavimento elettrificato e torrette
automatiche. Gli sciami non possiedono alcun istinto di autoconservazione,
nessun ostacolo sarà mai di troppo fra loro e chi gioca, perciò si assisterà
spesso a scene inquietanti dove a centinaia cadono a cascata dalla cima di un
edificio o si calpestano l’un l’altro nel formare la fantomatica piramide
tramite cui possono scalare altezze impressionanti. Insieme alla campagna
cooperativa, la modalità principale, World War Z offre anche la possibilità ai
giocatori di competere gli uni contro gli altri a squadre in una modalità dal
ritmo differente e piuttosto profonda. L’idea di inserire gli zombi nel bel
mezzo dello scontro è senza dubbio interessante perché offre opportunità
strategiche interessanti come ad esempio farli rivoltare contro gli avversari e
sfruttare la furia degli infetti a proprio vantaggio.

Per quanto riguarda la modalità competitiva online, World War Z offre oltre al classico Deathmatch anche Re della Collina, Dominazione Orda, Approvvigionamento e Caccia al Vaccino. Queste sono tutte modalità pensate per giocare in squadre 4vs4 dove, come appena accennato, a svolgere il ruolo di variabile imprevedibile sono gli zombi, che possono comparire all’improvviso creando scompiglio e disagio. La parte online garantisce un sistema di progressione separato dalla campagna, oltre ad avere dieci classi tra cui scegliere, ma è comunque doveroso sottolineare come gli sviluppatori abbiano prodigato un discreto impegno nel confezionare un prodotto completo e pensato per intrattenere i giocatori che cercano diverse tipologie di svago. Tecnicamente il gioco si difende bene, anche se nelle fasi più movimentate mostra qualche imperfezione a livello di texture. Pur facendo un buon lavoro soprattutto grazie ai miglioramenti dal punto di vista grafico nell’ultimo decennio, World War Z non raggiunge un livello grafico da lasciare a bocca aperta, ma fortunatamente, vista la frenesia del gioco, difficilmente si bada al panorama o agli scorci caratteristici. Durante la fuga infatti fermarsi in un luogo per più del necessario equivale a morte certa in quanto gli infetti inizieranno ad arrivare sempre più numerosi fino a quando la situazione non diventa insostenibile. Il gioco supporta il 4K ma è ottimizzato anche per chi non ha la possibilità di sfruttarlo. A livello sonoro World War Z ha una colonna sonora ben realizzata, inoltre la musica del menù è il tema del film, quindi una vera goduria per gli appassionati. Tirando le somme, il titolo sviluppato da Saber Interactive non brilla per originalità, rimane comunque un prodotto derivativo che riprende le buone idee sviluppate per il genere cercando di difendersi come può sia per quanto riguarda la campagna, che per la modalità competitiva. Il prezzo accessibile decreta da una parte la sua piccola vittoria personale sul mercato, anche se alcune incertezze tecniche sono visibili e penalizzano lievemente l’avanzamento insieme a una campagna emozionante a tratti. Nel complesso però l’atmosfera di gioco offerta da World War Z, specialmente se giocata in gruppo, può garantire un buon numero di ore di divertimento. Inoltre gli appassionati di obbiettivi prima di poterli sbloccare tutti dovranno passare veramente molto tempo a uccidere non morti inferociti. A nostro avviso il gioco vale la candela e lasciarselo sfuggire sarebbe un errore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Gameplay: 8,5

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




Cortana parlerà come noi, parola di Microsoft

L’assistente vocale di Microsoft, l’ormai nota Cortana, in futuro arriverà a parlare come noi offrendo così un’esperienza di dialogo naturale. Tutto questo sarà possibile grazie alla tecnologia sviluppata da Semantic Machines, una startup acquisita dalla compagnia statunitense. Ad aprire una finestra sul domani è la Build 2019, la conferenza di Microsoft per gli sviluppatori, dove il colosso di Redmond ha presentato nuovi servizi cloud e strumenti per gli sviluppatori. Nel parlare degli agenti intelligenti, Microsoft ha descritto un nuovo approccio incentrato sulla creazione di interfacce conversazionali basate su dati e machine learning. L’azienda immagina un mondo in cui ogni organizzazione possiede un agente, proprio come oggi ha un sito web. La creazione del team Semantic Machines contribuisce ad accelerare il lavoro nell’ambito del linguaggio naturale. In futuro, questa tecnologia verrà integrata nelle esperienze conversazionali di Microsoft, inclusa Cortana, e sarà resa disponibile agli sviluppatori.  Tra le altre novità della Buid 2019, Microsoft ha presentato i nuovi servizi di collaborazione e produttività su app e web, nonché funzionalità di intelligenza artificiale (AI) su Microsoft 365, insieme a nuove tecnologie open source e nuovi strumenti di sviluppo per Azure e Windows. Spazio è stato dedicato alle funzioni della prossima versione del browser Microsoft Edge, basato su Chromium OS.  “Con la crescente integrazione della tecnologia in ogni aspetto della nostra vita, saranno le scelte degli sviluppatori a plasmare il mondo che ci circonda”, ha dichiarato il Ceo di Microsoft, Satya Nadella, nel discorso d’apertura. “Microsoft si impegna a dotare gli sviluppatori di piattaforme e strumenti affidabili per costruire esperienze “magiche” che creino nuove opportunità per tutti”. Insomma, nel futuro che immagina Microsoft l’interazione uomo-macchina sarà sempre più un elemento chiave per rendere la vita di tutti i giorni ancora più semplice e sempre più veloce sia nelle comunicazioni che nello scambio d’informazioni.

F.P.L.




Castel Gandolfo, Focolarini: successo di presenze per l’evento sull’educazione alla cittadinanza attiva e alla legalità

Grande successo di presenze per la cerimonia di premiazione del Progetto di Educazione alla Cittadinanza attiva e alla Legalità presso il Centro Mariapoli dei Focolarini a Castelgandolfo.

Il progetto rivolto alle scuole secondarie di secondo grado delle città metropolitana di Roma, organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Velletri, dall’Associazione Vittime del Dovere in collaborazione con la Polizia di Stato e la Fondazione dell’Avvocatura Veliterna .

La Giornata Finale si è tenuta presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. L’interessante iniziativa giunta alla sua terza edizione, nasce dalla collaborazione tra la Polizia di Stato, l’Ordine Forense di Velletri, la Fondazione dell’Avvocatura Veliterna e l’Associazione Vittime del Dovere Onlus, che promuove da oltre un decennio la cultura della legalità nelle scuole e avvicina i ragazzi alla conoscenza delle varie amministrazioni di cui è composto il nostro Stato.

Anche questa edizione è stata un vero successo: oltre 2.000 studenti, 14 lezioni svolte, 8 Istituti Scolastici Superiori dei Castelli e Litorale aderenti e 8 comuni coinvolti.

L’incontro tra i ragazzi e la Polizia di Stato si è rivelata un’esperienza ricca di significato, con importanti momenti di confronto e dialogo ed è stato possibile grazie al prezioso sostegno della Questura di Roma e alla fattiva collaborazione del Programma Scuole Sicure della Polizia di Stato, nonché dei Commissariati di Albano Laziale, Genzano di Roma, Frascati, Marino e Roma Lido, che hanno accettato questo grande e sentito impegno per contribuire alla formazione delle nuove generazioni, per rendere manifesto ai giovani la disponibilità all’ascolto e all’intervento necessario e per rendere sempre vivo il ricordo dei moltissimi colleghi, caduti in servizio.

Anche i temi affrontati sono stati molteplici e su richiesta di alcune scuole inoltre si è tenuta una simulazione di processo, connessa all’argomento prescelto : Vittime del Dovere: patrimonio etico della Nazione – Bullismo e Cyberbullismo – La Sicurezza in Rete – Reati informatici-Violenza di genere-Contrasto alle dipendenze – sul tema delle vecchie (alcool e droga) e nuove dipendenze (internet e gioco d’azzardo)- Tutela Ambientale- Cronaca giornalistica. La Cerimonia di oggi pomeriggio si è incentrata sulla premiazione dei lavori realizzati dai ragazzi a seguito degli incontri. Infatti tutti gli studenti sono stati invitati a svolgere, relativamente alle tematiche affrontate dal Progetto, degli elaborati a scelta – realizzati in forma individuale o collettiva – utilizzando mezzi espressivi di vario tipo (testuali, grafici, multimediali. video ).

Ben 8 i Licei e le scuole premiate per i lavori presentati durante l’anno scolastico 2019. Il momento più significativo è stato la consegna delle borse di studio ai vincitori, alla presenza delle Autorità, dei Dirigenti scolastici, dei Docenti referenti delle Scuole, dei rappresentanti degli Enti patrocinatori e delle famiglie, con ciò sottolineando l’importanza di una riflessione e di un impegno comune su tematiche, che devono essere di interesse per tutti i giovani cittadini.

Al miglior elaborato è stato assegnato il Premio “Antonella Fabi”, andato al liceo Vailati di Genzano, istituito per ricordare un’instancabile collaboratrice del Progetto dalla sua prima edizione, una bravissima avvocatessa di Frascati prematuramente scomparsa il settembre scorso per un malore a soli 54 anni .

I premi sono stati consegnati dalle autorità presenti in sala assemblee : il Vicesindaco della Città Metropolitana Teresa Maria Zotta, che ha concesso il prestigioso patrocinio al progetto, insieme alla Regione Lazio e all’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio; l’Assistente Capo Ciro Nutello del Programma Scuole Sicure della Questura di Roma, la collega Daniela Di Domenico, sostituto commissario ad Albano, il Presidente dell’ Ordine Forense di Velletri, Stefano Bertollini e il Presidente della Fondazione dell’Avvocatura Veliterna, Avvocato Alessia Meloni, che ha presentato sul palco l’evento insieme ad alcune colleghe.

Tutto lo staff degli avvocati veliterni ha collaborato con passione e sensibilità al progetto rendendo possibile ogni singola lezione e la serata finale, arricchita dal corpo di ballo della scuola di danza Etoile di Genzano diretta da Katia Attenni, che ha inscenato sul palco una splendida coreografia chiamata Libertango. Sono giunti i complimenti anche del Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Velletri Francesco Prete, che non ha mai fatto mancare il suo sostegno.

Presente l’instancabile Presidente dell’Associazione Vittime del Dovere Emanuela Piantadosi e l’Avvocato Sabrina Mariotti, responsabile dell’Ufficio Legale che ha partecipato personalmente agli incontri con i ragazzi portando la testimonianza delle Vittime. L’evento finale ha visto anche una performance dal titolo “IL VIAGGIO OLTRE IL LIMITE”di Cristina Colonnetti, tratta da alcuni degli spettacoli svolti dai ragazzi del laboratorio del liceo Augusto di Roma.

Visti gli esiti lusinghieri, hanno fatto sapere gli organizzatori, il progetto verrà esteso anche ad altre scuole, affinchè possa diventare sempre di più un’occasione per tutti coloro che credono nell’istruzione, nella scuola, luogo di formazione di generazioni consapevoli, nei giovani, che sono il nostro futuro, nei confronti dei quali è giusto mettersi a disposizione. I Licei premiati sono 8 di : Velletri, Pomezia, Genzano, Albano, Ariccia, Ciampino e Grottaferrata.




Napoli, Maggio dei Monumenti 2019: aperta al pubblico la biblioteca Filangieri

NAPOLI – Aperta al pubblico la biblioteca del Museo Filangieri a Napoli per la prima volta, in esposizione il prezioso carteggio inedito tra Gaetano Filangieri senior e Benjamin Franklin, e circa quindici lettere con Melchiorre Delfico, Francesco Mario Pagano e di Filippo Briganti.

L’exhibition è nell’ambito della 25esima edizione del ‘Maggio dei Monumenti 2019’ a cura dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del comune di Napoli dal titolo “Il diritto alla felicità di Filangieri e il ‘700 dei Lumi”. L’illuminista partenopeo ebbe nella sua breve vita una notevole corrispondenza con i più grandi filosofi, intellettuali e politici europei e degli Stati Uniti d’America, arrivando ad ispirare in Benjamin Franklin l’esigenza del “Diritto alla ricerca della Felicità” come diritto inalienabile di tutti gli uomini, inserito nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776.

La biblioteca del suggestivo Museo situato a via Duomo imponente con la sua facciata a bugnato è conosciuto anche come il “Palazzo che cammina” è si trova nella strada dei musei in pieno centro storico del capoluogo partenopeo, oltre ad esporre 10.000 volumi che consente ai viaggiatori un immersion totale nell’epoca di Filangieri potrà fruire anche dell’edizione originale della “Storia dell’Arte e dei Mestieri di Napoli e Provincia” scritta dall’illuminista giurista fondatore del museo.

In esposizione nel museo partenopeo anche diverse cinquecentine, classici latini e greci, la “Description de l’Egypte”, il fondo di D’Ambra con libretti di opere degli antichi teatri, Guide antiche di Napoli, tavole e disegni del Regno, rari libri inglesi e rari spartiti musicali. Le missive in esposizione tra Gaetano Filangieri junior e Benjamin Franklin tra cui quella del 14 ottobre del 1787 tra cui Franklin gli trasmise una copia della Costituzione che appunto venne varata il 17 settembre 1787. I fruitori potranno ammirare nell’antica biblioteca anche lettere, tra le altre, di Melchiorre Delfico che gli dice di aver letto la “Scienza della Legislazione” e di aver apprezzato i contenuti, la lettera di Bernardo Tanucci ministro del Regno quando Filangieri si trovava in Sicilia quando iniziò la sua carriera militare, ma anche “L’Elogio funebre” che fu letto nel 1799 da Mario Pagano.
“Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stessi evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità”. (Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, documento che segna la nascita degli Stati Uniti d’America, ratificato a Filadelfia il 4 luglio 1776).

Il nuovo percorso espositivo del Museo Filangieri diretto dal Direttore Paolo Jorio mette in esposizione quadri mai visti prima, tra i quali i due dipinti di Grandi che ritraggono Riccardo de Sangro e Argentina Caracciolo, il ritratto di Humboldt, dodici rari acquerelli con ricami e, in omaggio alla famiglia Filangieri, altri dipinti di personaggi legati alla nobile famiglia napoletana. Alla conferenza avvenuta il 9 maggio sono intervenuti l’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Nino Daniele, il Direttore del Museo Paolo Jorio, il discendente della famiglia Filangieri, l’avv. Riccardo Imperiali di Francavilla nonché presidente della Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli.




Il bosco viennese in trasferta a Roma

Visitabile dal 10 al 12 maggio, Airship.03 è
un‘installazione temporanea climatico-paesaggistica, che invita a immergersi in
un’esperienza di respirazione profonda. Il progetto nasce dal padiglione
austriaco a Expo Milano 2015: un’isola di verde che ha incuriosito, divertito e
– nei giorni più caldi –  rinfrescato il pubblico, testimone dello stretto
rapporto che lega l’Austria alla natura e all’ambiente.

Airship.03 ha
scelto Roma per mostrarsi nella cornice del Festival del Verde e del Paesaggio,
allestito nei giardini pensili dell’Auditorium Parco Della Musica, perfetto
interlocutore per aprire un dialogo sulla qualità della vita nell’ambiente
urbano. Tema dell’installazione è proprio l’essenza e l’essenziale. Il respiro,
l’ambiente, l’identità inconfondibile di un luogo e di un territorio percepiti
attraverso colori e profumi dello spazio circostante.

Progettato dal collettivo breathe.earth.collective
(già coautore del padiglione austriaco a EXPO 2015), Airship.03 è uno spazio di
microclima e respiro che si colloca come prototipo dalle diverse funzioni: oasi
di respiro in città, modello per purificare l’aria, spunto per stimolare il
visitatore a vivere un’esperienza attraverso i sensi e allo stesso tempo a
riflettere su aria e clima, risorse vitali del nostro tempo.

Airship.03 si presenta come una fitta, umida e profumata foresta, uno
spazio a disposizione della città, che offre un significativo miglioramento
della qualità dell’aria. Grazie alla ventilazione e alla tecnologia di
vaporizzazione dell’acqua, la temperatura interna percepita si riduce fino a
sei gradi in meno rispetto all’esterno. Un ruolo da protagonista hanno muschi,
felci e licheni: poco appariscenti per natura, sono importanti nell’ecosistema,
neutralizzando l’anidride carbonica e producendo ossigeno. La vasca d’acqua
centrale e la soprastante apertura al cielo agiscono come una sorta di radura
al centro della città. L’installazione interagisce direttamente con l’ambiente
locale: nelle calde, secche giornate Airship.03 diventa un’oasi rinfrescante.
Durante le giornate di pioggia, l’acqua viene raccolta sul tetto e pulita e
assorbita nella vasca centrale. In questo modo, l‘installazione diviene una
parte attiva dello spazio urbano nel moderare il microclima.

 Non appena entrati nell’oasi verde di Airship.03, il profumo delicato
del muschio e quello più deciso del pino cembro, esaltati dalle microgocce
d’acqua di cui è impregnata l’aria, colpiranno le narici. Tra le pareti
dell’Airship.03, gocce infinitesimali di acqua nebulizzata regaleranno una
piacevole sensazione di fresco benessere.

Effetti
speciali, della natura

Già dall‘esterno, il cilindro dell’Airship.03 lascia a bocca aperta.
All’interno, piante come felci e muschi, e un piccolo placido stagno rievocano
i paesaggi verdi dell’Austria. Il soffitto a specchio e la superficie dello
stagno giocano con il sole e regalano un luminoso benvenuto. Senza nemmeno
percepirlo, il visitatore si trova a essere un tutt’uno con l’ambiente e con le
atmosfere che lo circondano.

Aria
da vedere e da toccare

L’aria è un elemento vitale, il più importante, eppure spesso la
trascuriamo, forse perché non si vede e non si tocca. Almeno fino a ora.
All’interno dell’Airship.03 l’aria non sarà più invisibile. Piccole quantità di
acqua potabile vengono nebulizzate meccanicamente e diffuse nell’aria tramite
ugelli. Grazie a un gioco di specchi e di luci, le microgocce vengono
“magicamente“ illuminate e rese visibili. Un processo che non fa altro che
riassumere il naturale ciclo dell’acqua sulla terra. Muschi e felci trattengono
l’acqua, fino a che questa non evapora e torna nell’atmosfera sotto forma di
umidità, rinfrescando l’ambiente.

Le
piante primitive, (finalmente) protagoniste

A rivestire i 30 metri quadrati dell‘installazione sono oltre 500
piante. Ma la vera particolarità sta nel fatto che sono state scelte le
cosiddette piante inferiori – muschi, felci, licheni e licopodi – poco
appariscenti per natura e di conseguenza poco considerate, se non trascurate.
Con Airship.03 viene finalmente restituito loro il ruolo che meritano. È
infatti significativo il loro contributo all’ecosistema: neutralizzano
l’anidride carbonica, producono ossigeno e, in quanto piante indicatrici
d’inquinamento, immagazzinano informazioni importanti sui cambiamenti climatici
e sulle condizioni meteorologiche a livello locale. L’esperienza di
(ri)scoprire il bosco con il tutto il corpo e soprattutto con i sensi comincia
proprio da qui.

Breathe.earth.collective:
i cervelli dietro a Airship.03

Breathe.earth.collective è un gruppo di creativi – architetti,
paesaggisti, designer, tecnici e artisti – ovvero Karlheinz
Boiger, Lisa Maria Enzenhofer, Andreas Goritschnig, Markus Jeschaunig e
Bernhard König. Per i loro progetti si avvalgono della collaborazione di
esperti di altri settori. La passione per temi come l’ambiente, la natura, il
clima e l’aria ha poi permesso al gruppo di sviluppare le versioni successive
del prototipo Airship, che in futuro si intende realizzare anche in dimensioni
superiori. 

Per Airship.03 natura e high-tech

Il legname – larice e abete rosso – impiegato nell’installazione
proviene dalla Carinzia e viene fornito e assemblato dalla storica ditta
Tschabitscher, con componenti in acciaio della ditta Biribauer. L’involucro
esterno, a pannelli traslucidi, è stato realizzato con uno speciale tessuto,
capace di respingere i raggi solari fino a 75°, prodotto dalla ditta Svensson.
Ventilazione e tecnologia di vaporizzazione dell’acqua vengono forniti
dall’azienda viennese Raintime.

Alla presentazione romana sono
intervenuti Oskar Hinteregger Direttore
e Brigitte Resch
Addetta Stampa dell’Ente del Turismo Austriaco in Italia, aslla presenza del
console d’Austria e dell’addetta culturale d’Austria in Italia, nonché
rappresentanti di varie regioni austriache ed enti come OBB (Ferrovie
austriache).

Afferma Gaia Zadra, direttore e ideatore del Festival del
Verde e del Paesaggio,: “Ho
scelto il respiro, perché è l’origine di tutto. Volevo che il Festival
celebrasse la vita e ricordasse quanto l’uomo sia interconnesso con la natura e
i suoi abitanti con i quali condivide il pianeta. Respiro è reciprocità. Il
respiro delle piante consente il respiro degli esseri viventi che a loro volta
consumano e rilasciano sostanze necessarie al respiro altrui. E Airship.03
sintetizza concettualmente questo scambio e rappresenta visivamente il luogo in
cui questa complessa e affascinante simbiosi di respiri reciproci, si
manifesta”
ed Oskar Hinteregger: “Trovare dei luoghi di vacanza dove poter attingere ad ambienti di
salute e bellezza è una necessità con la frenetica vita dei nostri giorni.
 Luoghi giusti dove ritrovare la tranquillità e rigenerarsi. Concentrarsi
su quanto basta, ridurre i ritmi, condividere momenti di gioia con persone a
noi care, non è così immediato come potrebbe sembrare. La natura delle Alpi
austriache potrebbe aiutare. In quelle vallate, lontane dal caos cittadino, le
persone hanno imparato da secoli a utilizzare e trasformare le risorse
fondamentali per la vita, il benessere, l’alimentazione. Ne sono nati prodotti
di qualità, abitudini e stili di vita consapevoli che si possono condividere al
Festival del Verde e del Paesaggio. Con l‘installazione Airship.03 Austria
Turismo contribuisce a una riflessione sull‘importanza di respirare. È un
piccolo microcosmo, di alta tecnologia, dove si fa una sola cosa: si respira
aria fresca e pura, un nutrimento essenziale del quale non possiamo fare a
meno.”

6;
\lsdp




“Ci vediamo a via Veneto”: dalla strada della Dolce Vita parte un nuova pagina di giornalismo

Approdano a via Veneto nuove pagine di cultura e attualità, personaggi protagonisti e portatori di valori nell’attuale tessuto sociale, nel mondo delle istituzioni e dello spettacolo: tutto è pronto per il decollo della trasmissione giornalistica web tv “Ci vediamo a via Veneto”, condotta dalla giornalista Chiara Rai che negli anni ha lavorato su approfondimenti giornalistici di qualità, spaziando dagli articoli su quotidiani nazionali fino ad arrivare alla sperimentazione del digitale in tutte le sue forme.

Oggi alle 18 la prima puntata [Guardala su questa pagina]

Un progetto che nasce come conseguenza di un percorso, forte dell’esperienza di una rete di colleghi e amici tra cui #NoBavaglio liberi di essere informati.

Saranno interviste che solleticheranno la curiosità e la voglia di conoscere episodi ancora inesplorati dei personaggi che siederanno nell’esclusivo salotto. Una chiacchierata informale con la giornalista che aprirà nuovi scenari in tema di attualità. “Ci vediamo a via Veneto” è nata dall’idea di un gruppo di giornalisti che intendono far parlare, con maggiore intensità e nuovi impulsi intellettuali, una strada che ha regalato a Roma e al mondo tante emozioni.

Una location esclusiva

Il prestigioso salotto dell’Harry’s Bar nel cuore di Roma. È il locale più famoso della via della Dolce Vita, strada conosciuta in tutto il mondo per essere diventata espressione dei grandi film d’autore e red carpet di attori, registi italiani e celebrità che si sono affermati nel panorama internazionale nonché centro di attività legate al cinema e alla cronaca rosa d’eccellenza.

La ricetta delle interviste è semplice ma virale: ospiti variegati che provengono da diverse realtà. La parola d’ordine è conoscere e curiosare per acquisire notizie dietro l’angolo. Tanti gli ospiti già in scaletta per le dirette streaming in alta risoluzione che saranno lanciate tutti i sabati pomeriggio a partre dall’11 maggio alle ore 18 su tre piattaforme.

La trasmissione giornalistica sarà visibile in alta definizione su www.civediamoavianeto.it e sui canali YouTube e Facebook cercando civediamoaviaveneto. Su Instagram ci saranno foto e curiosità dei vari backstage.

“Invito tutti a lasciare dei commenti sui social di “Ci vediamo a via Veneto” – ha detto la conduttrice – sarà un modo per essere più vicini e confrontarci. Da sabato 11 maggio si parte! Seguiteci”.

La prima intervista che darà l’avvio alla trasmissione è alla presidente del I° Municipio di Roma Capitale Sabrina Alfonsi e il prossimo sabato 18 maggio sarà la volta del Prefetto Francesco Tagliente e di sua moglie Maria Teresa. Se la rivoluzione parte dalla volontà di fare cultura, i politici e gli amministratori prima di tutti devono esserne consapevoli. Suggestivo tornare a parlare di “servizio alla collettività”. Tanti gli stimoli per questa nuova avventura del web. Appuntamento dunque a sabato alle ore 18 su www.civediamoaviaveneto.it




Calcata 4.0, #NoBavaglio: resistenza e disobbedienza le parole chiave per la prima edizione del premio giornalismo digitale

Grande partecipazione per la prima edizione del Premio di Giornalismo Digitale ideato e organizzato dalla Rete NoBavaglio – Liberi di essere informati, con il patrocino del Comune di Calcata, antico borgo medioevale, in provincia di Viterbo, a circa 40 chilometri da Roma.

L’evento si è tenuto nelle giornate di sabato 4 e domenica 5 maggio 2019 nella suggestiva cornice naturale del borgo di Calcata Vecchia all’interno della sala del Granarone.

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 9/5/2019

“Ci candidiamo ad essere la residenza della Resistenza perché la Resistenza sta avendo molte difficoltà nel trovare una residenza in Italia, proprio per questo Calcata può esserne sede attiva con convizione e partecipazione. Dobbiamo guardare al futuro e Calcata 4.0 può contribuire a creare uno sviluppo sostenibile di questo borgo incantato che ha affascinato tanti artisti, personaggi della cultura e intellettuali”.”Le parole del sindaco di Calcata Sandra Pandolfi in apertura della manifestazione hanno ben sintetizzato lo spirito del Premio di Giornalismo Digitale ideato da NoBavaglio una rete di giornalisti e attivisti per i diritti umani e civili.

Il giornalista di Repubblica e tra i fondatori di NoBavaglio Marino Bisso lo ha definito un “non premio” in quanto l’intenzione è quella di “creare un laboratorio per valorizzare le storie delle nuove forme di resistenza e disobbedienza civile, un nuovo modello di giornalismo possibile grazie ai nuovi strumenti tecnologici inoovativi forniti dall’era digitale” Questo “non premio” è nato con la volontà di portare avanti questi lavori a Calcata ma anche a Roma e in altri ambiti al fine di promuovere a 360° le intenzioni di cui è portatore e non dare soltanto un premio spot,fine a se stesso.

“Del resto – ha detto lo storico giornalista Carlo Picozza, tra i fondatori di NoBavaglio e consigliere dell’ordine dei giornalisti del Lazio che ha inteso spiegare il senso della disobbedienza, una disobbedienza attiva che parte da queste iniziative – siamo in un mondo fatto di tanti “ismi”, egoismi che la fanno da padrone e in qualche modo sintetizzano tutti gli altri “ismi”… particolarismi, sovranismi, nazionalismi, populismi. Poi Picozza ha chiesto in forma retorico-ironica come si chiama il vicepresidente del Consiglio e ha aggiunto… ai “Salvinismi” (video Picozza).

È intervenuto anche il presidente del Biodistretto della via Amerina Famiano Crucianelli, il quale rappresenta una associazione che raccoglie tredici comuni del basso Viterbese, e della quale fanno parte gli agricoltori che praticano coltivazioni biologiche. Crucianelli ha puntato l’accento sulla necessità di tutelare l’ambiente per evitare disastri ambientali irreversibili: “(video Crucianelli ) la nocciola è stata e sarà una ricchezza. Però se la sua coltivazione continua senza regole, e senza rispetto per ambiente, suolo, acqua, aria arriverà a compromettere la salute delle persone e il territorio”.

Tra i sostenitori di Calcata 4.0 c’è la Cgil Roma Nord, Civitavecchia, Viterbo: “Una organizzazione sindacale intesa come luogo di confronto che ha come fondamento i principi di uguaglianza e di solidarietà e come caposaldo i diritti sociali e civili su cui si basa la nostra Costituzione – ha spiegato Stefania Pomante segretaria generale -e proprio per queste ragioni promuoviamo forme di attivismo civico che comportano l’esercizio di responsabilità nell’ambito delle politiche pubbliche soprattutto al fine di sostenere i soggetti in condizione di debolezza”.

Le inchieste giornalistiche scelte dalla giuria si sono distinte per aver affrontato tematiche inerenti la lotta alle diseguaglianze e nuove povertà; immigrazione e inclusione sociale; difesa dell’ambiente e nuove periferie. Per la selezione dei lavori video giornalistici, curata dalla Rete NoBavaglio in collaborazione con Castelnuovo Fotografia e CiviTonica e GVpress , è stata creata una giuria formata da esperti del settore e da personalità della cultura, tra le quali: Paolo Portoghesi, architetto e urbanista, Enrica Scalfari direttrice di Agf, Pietro Suber giornalista Mediaset e responsabile Carta di Roma, Marino Bisso giornalista La Repubblica e Rete NoBavaglio, Elisabetta Portoghese direttrice artistica ‘Castelnuovo Fotografia’, Carlo Picozza Ordine dei Giornalisti del Lazio, giornalista La Repubblica, Valerio Piccioni giornalista Gazzetta dello Sport e promotore della ‘Corsa di Miguel’, Ugo Baldi giornalista Il Messaggero, Cristina Pantaleoni responsabile di ‘GVpress – Associazione italiana dei giornalisti-videomaker’, Famiano Crucianelli presidente Bio distretto della Via Amerina, Ivano Maiorella direttore Giornale Radio Sociale, Roberto Pagano giornalista Forum Terzo Settore del Lazio, Alessia Marani giornalista de Il Messaggero, Giuseppe De Marzo responsabile Politiche sociali Libera e Rete dei Numeri Pari, Vincenzo Vita direttore Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio-AAMOD, Leandro Palestini giornalista e critico televisivo, Daniele Macheda giornalista Rai News 24, Vanessa Losurdo responsabile dell’associazione Civitonica.

I docufilm premiati:

Nonostante Roma di Tiziano Locci; Inshallah Europa, (Non)Persone di Chiara Ercolani, Alessandra Mancini, Giulia Monaco Giulia, Valentina Nardo; Made in Trullo, di Bruno Pace; Vite Sospese, di Floriana Bulfon e Ivan Corbucci; Dentro le baraccopoli nascoste nel cuore di Roma, di Sara Giudice (Piazza Pulita); Non Tacere, di Fabio Grimaldi; A scuola anch’io, di Simona Filippini (Rete Scuolemigranti); Speciale roghi in Campania, di Lorenzo Giroffi e Giuseppe Manzo (Radio Televisione Svizzera); Dino, il pensionato che sfama i senzatetto, di Simona Berterame (Fanpage); Viaggio tra Italia e Tunisia: se non vale il diritto di asilo, di Angela Nittoli; Bastogi, Franca aspetta una casa popolare da 24 anni, di Veronica Altimari (RomaToday ); Beni confiscati, di Stefano Cioni (Lega Coop sociali); This must be the place, di Luigi Narici (Action Aid ); Torre Maura: un ragazzo sfida CasaPound di Alessandro Serranò.

Il premio speciale Calcata 4.0 è stato conferito a Simone di Torre Maura, con la proiezione del docuvideo di Alessandro Serranò.

Molto interessante la proiezioni: “1938 Quando scoprimmo di non essere più italiani” di Pietro Suber con l’autore e il giornalista Carlo Picozza e Matteotti. Poi l’ultimo scatto con Italo Arcuri, autore del libro Il corpo di Matteotti, Tano D’Amico, Paolo Grassini e Marino Bisso e la proiezione dell’inchiesta video su Matteotti, la pista delle tangenti nere.

Suggestiva la mostra fotografica ‘Calcata, una storia di disobbedienza’ e molto apprezzata la cultura del territorio attraverso la scoperta e la conoscenza dei prodotti, del cibo, dei vini locali grazie alle competenze dello staff di Terra Mia, Cucina & Cantina un laboratorio dei sapori specializzato nella cultura enogastronomica della Tuscia.

La trasmissione web tv Officina Stampa con la regia di Ivan Galea e la conduzione di Chiara Rai, entrambi aderenti alla rete NoBavaglio hanno seguito tutto l’evento: “Esprimiamo grande apprezzamento – hanno detto Galea e Rai – per i lavori di attiva resistenza presentati durante questa ricca edizione del premio di giornalismo digitale che anno dopo anno riuscirà ad affermare sempre di più i valori di cui è portatore”




Alitalia Maintenance Systems: quel progetto che può salvare un’eccellenza

C’è un progetto che potrebbe camminare parallelo al rilancio di Alitalia (tanto atteso) e che prevede la creazione di un polo manutentivo in grado di mettere a regime nei prossimi cinque anni migliaia di lavoratori.

Questa è la proiezione futura sulla quale si sta cercando di lavorare alacremente

Il segretario nazionale Ugl Trasporto aereo Francesco Alfonsi, il sindaco di Fiumicino Esterino Montino sono in prima linea nella discussione in tempi (quelli attuali) apparentemente “morti” ma fondamentali per un comparto che potrebbe essere il fiore all’occhiello in materia di trasporti.

L’intervista a Francesco Alfonsi Segretario Nazionale UGL Trasporto Aereo
L’intervista a Esterino Montino sindaco di Fiumicino

La situazione è in bilico tra l’attesa e il desiderio di partire con un progetto che risolleverebbe le sorti della compagnia di bandiera e del comparto della manutenzione. Durante la trasmissione giornalistica web tv Officina Stampa sono stati diversi gli interventi del sindacato e delle istituzioni che lasciano ben pensare a un futuro più certo per Alitalia e Ams.

Nella discussione si è inserito anche l’onorevole Emiliano Minnucci, attuale consigliere regionale del Pd che da sempre è stato a fianco dei lavoratori anche se purtroppo la spinta da parte dei vertici regionali sarebbe venuta a mancare, almeno così ha riferito durante Officina Stampa l’ex lavoratore Ams Fabio Ceccalupo.

L’intervista a Emiliano Minnucci Consigliere regionale Pd
L’intervista a Fabio Ceccalupo Segreteria provinciale di Roma UGL Trasporto Aereo

Qual’è la situazione attuale?

Il videoservizio sulla situazione degli ex lavoratori Alitalia Maintenance Systems trasmesso a Officina Stampa del 9/5/2019

Circa 100 famiglie si trovano senza nessuna fonte di reddito. Si tratta degli ex dipendenti di Alitalia Maintenance Systems (Ams) che dallo scorso 14 aprile hanno visto terminare l’erogazione degli ammortizzatori sociali in attesa di essere ricollocati e, beffa oltre al danno, non possono accedere al reddito di cittadinanza in quanto avendo percepito il fondo di solidarietà del trasporto aereo nel corso del 2018 oggi si trovano “fuori parametri”.

La società era stata creata da Alitalia per esternalizzare l’attività di manutenzione e revisione dei propri motori ma il 30 settembre del 2015 arriva il fallimento. Un’azienda, l’AMS, che, al momento della costituzione, occupava oltre 400 tecnici specializzati già dipendenti di Alitalia.

Gli asset aziendali della ex Alitalia Maintenance Systems sono stati poi acquistati, a seguito di asta pubblica, dalla International Aerospace Group (Iag), che, nel maggio del 2016, aveva formalizzato la previsione di un sostanziale rilancio degli investimenti dell’attività aziendale.

Una vicenda, quella di queste 100 famiglie che lo scorso 1 marzo aveva visto presentare un’interrogazione da parte del capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio Francesco Lollobrigida e del Vicepresidente della Camera Fabio Rampelli al ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, dove si chiedeva quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo per evitare le gravi ed immediate conseguenze economiche per gli ex lavoratori di Ams e le loro famiglie e quali iniziative, in prospettiva, intendano intraprendere, anche alla luce delle trattative per la costituzione della nuova Alitalia e della possibile reinternalizzazione di funzioni centrali, quali la manutenzione e se sia prevista quella dei motori, per ricollocare adeguatamente questi ex dipendenti di un’azienda pubblica, con elevata capacità professionale, che chiedono unicamente la possibilità di lavorare e di essere reimmessi nel ciclo produttivo del Paese.

Domande alle quali ad oggi non è stata ancora data una risposta. Eppure lo stesso Alessandro Di Battista in un video girato a Fiumicino nel dicembre del 2015 presso quella che era l’officina di AMS affermava che: “Un ministero serio dello Sviluppo Economico deve però mantenere il lavoro e la sicurezza di determinati lavori qui in Italia”. Di Battista, dunque, dopo il fallimento di Alitalia Maintenance System, affermava nel video che “Oggi il Governo con un intervento forte, appunto del ministro dello Sviluppo Economico, si potrebbe garantire a questa azienda – AMS Ndr. – a questi lavoratori, a tutto l’indotto – Di Battista fa riferimento a tutte le aziende legate ad AMS per la riparazione dei motori degli aerei Ndr. – potrebbe essere garantito un futuro”.

Parole, quelle di Alessandro Di Battista rimaste in sospeso e che ora pesano come macigni soprattutto nei confronti del suo collega Di Maio.




A Ciampino un evento sull’Europa: quale presente?

Si terrà sabato 11 maggio dalle ore 10:00 presso la sala comunale Iqbal Masih di Ciampino ‘Europa, quale presente?’, un evento formativo sull’impatto delle politiche europee per i Paesi membri.
Dopo un breve excursus sull’evoluzione dell’Europa così come la conosciamo, i relatori si focalizzeranno in particolare sulle politiche giovanili e sulle opportunità offerte ai giovani cittadini comunitari, a partire dall’Erasmus.

Pensato come momento di riflessione e di confronto aperto ai dipendenti comunali, il convegno è stato organizzato in collaborazione con l’EuroDesk di Ciampino e con il patrocinio dell’Istituto di Diritto internazionale della pace Giuseppe Toniolo. La cittadinanza è invitata a partecipare.